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Clavicembali amminghi
Strumenti costruiti in modo molto
pragmatico, senza badare ad eccessi di
virtuosismo nell’ebanisteria e nello sfo io di
materie preziose o ricercate, sono manifesto
chiaro di una cultura pragmatica,
commerciale e ambiziosa come uella del
mondo dei paesi bassi del primo Seicento.
Pochi i nomi di costruttori (se paragonati alla
miriade di botteghe italiane) e perlopiù
concentrati nella città di Antwerpen (Anversa) prima e Amsterdam poi, svetta su tutti
piuttosto illustre già alla sua epoca, la famiglia dei Ruckers che mise in armi una vera e
propria manifattura di clavicembali e strumenti annessi, organizzata, seriale e capace di
produrre migliaia di strumenti esportati sin da subito in tutte le parti del mondo musicale
dell’epoca.
La gran parte di uesti cembali, per indubbia ualità di durata e molteplicità timbrica, per
vicinanza geogra ca e culturale, sono poi diventati materia prima per la costruzione di
molti cembali francesi del XVIII secolo nati come ravalement (restauro e ampliamento) di
cembali amminghi seicenteschi.
uando raramente sopravvissuti nella forma originale ovvero con disposizione 1×8’-1×4’ su
un manuale o con due tastiere ma disallineate tra loro per scopi “traspositivi”, i cembali
amminghi dimostrano un suono decisamente più nasale dei lontani cugini italiani, dei
bassi già profondi e caldi per uanto ancora ben lontani dalle impervie profondità dello
strumento francese del Settecento maturo, degli acuti decisi e svettanti in virtù di tensioni
di lavoro delle corde piuttosto alte.
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13/10/2020 Clavicembali fiamminghi | Giulio Fratini, cembalaro e organaro
La Bottega Fratini da oltre 10 anni è un punto di riferimento nella realizzazione e restauro di clavicembali e organi e nella
ricerca musicologica e organologica.
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