Sono una bambina normalissima! Questo voglio chiarirlo subito. E anche ben educata. Quando mi regalano una bambola io ringrazio sempre, in modo grazioso e gentile. Se poi le bambole le impicco, questo è un altro discorso. Una volta che mi sono state donate le bambole sono mie e posso farne ciò che voglio. Impiccarle, appunto. Se entrate nella mia cameretta ne vedrete un bel numero - quattordici, per la precisione - appese per il collo a scaffali, maniglie, rampini e una, la Barbie, al lampadario. I miei genitori sostengono che sono una svitata. E io glielo lascio credere. Non mi ci provo nemmeno a spiegargli i motivi di questa avversione per bambole e bambolotti, tanto non capirebbero. Cioè, se avessero voluto capire avrebbero capito da tempo. Per loro è del tutto ovvio , quasi una cosa naturale che una bambina, non si sa per quale motivo, se ne deva stare delle mezze giornate a parlare come una scema con una roba di plastica, vestirla farle delle moine e magari identificarcisi. Ma dico, identificarmi con una cosa di plastica! Magari con una col sorriso da deficiente e tutta superaccessoriata. O addirittura dovermi prendere cura di un bambolotto con tanto di pisellino in bella evidenza, facendo finta che ha fame o che gli scappa la popò... Ho altro a cui pensare, io. Mi piace osservare le cose, questo si. Le cose vive. Il mio gatto, ad esempio. Lui se ne sta delle ore sul letto, immobile e altero. Ha dei grandissimi occhi verdi. Io mi siedo ai piedi del letto e lo fisso negli occhi. A volte, senza che neanche me ne accorga, sopraggiunge la sera e calano le ombre. Nella penombra i suoi occhi acquistano una luce più intensa, diventano magici. In quella penombra, in quel silenzio, i nostri occhi continuano a scrutarsi ancora più profondamente. Ho allora come la sensazione che lui mi comunichi delle conoscenze misteriose o che mi racconti storie che appartengono a un altro mondo,ad un’altra realtà. Se sono fortunata capita che un ragno tessa la sua tela in qualche angolo della mia camera. Ragazze, non fatevi scappare l’occasione di osservare un ragno che tira i fili da una parte all’altra seguendo precise geometrie. A un certo punto, quando finalmente ha completato la ragnatela, si mette in disparte e aspetta. Voi penserete che se ne stia lì in atteggiamento speranzoso, pregando in cuor suo che prima o poi, casualmente, un insetto distratto vada ad impigliarsi nella sua rete. Sbagliate. Il ragno non nutre speranze di questo genere. Lui ha la Certezza che quando sarà il momento giusto la preda andrà intenzionalmente - suo malgrado - ad impigliarsi nella sua rete. Voi vi chiederete come faccio a sapere che è così che vanno le cose. Semplice: osservo attentamente il procedere del ragno mentre si dà da fare e capisco che quella è molto più di una intricata rete di fili: è un vero e proprio ordito, carico di potenza magica; per cui se una mosca, mettiamo, capita da quelle parti...è fregata! Viene come risucchiata in quella direzione e zak! è in trappola. La mosca è fortissima, quasi indistruttibile, ma vi assicuro che contro quella trappola magica c’è poco da fare. Avete mai toccato un filo d’erba? Toccate un filo d’erba con delicatezza, tenendo gli occhi chiusi. Voi non immaginate quante cose ha da dire un filo d’erba. Basta cha teniate gli occhi chiusi e posiate un polpastrello sulla sua superficie e vedrete che inizierà a parlarvi dei segreti della Terra. Un filo d’erba è come una tenera lingua, si fa strada fra le zolle e nella sua concavità convoglia la rugiada verso al terra. Non solo assapora la rugiada ma anche la brina la pioggia o soltanto l’umidità trasportata dal vento. Tramite i fili d’erba - piccole tenere lingue - la Terra assapora e si nutre dei doni del cielo. Se toccherete un filo d’erba, assaporerà anche voi. A proposito di polpastrelli: avete mai prestato attenzione al fitto intrico di linee sinuose impresse sulle vostre dita, quelle che nei racconti polizieschi lasciano dappertutto impronte digitali? Bene, di certo non sono state messe lì solo per farci beccare dagli investigatori nel caso commettiamo un delitto: servono a ’leggere’ le cose. Sono come dei circuiti elettronici che trasportano informazioni. Qualsiasi cosa noi tocchiamo loro la traducono in informazioni che mandano al cervello; il cervello le interpreta e ce ne svela i segreti. Si può dire che attraverso i polpastrelli noi percepiamo il mondo direttamente: accarezzandolo, volendogli bene. Potrei continuare all’infinito a parlarvi delle magie del mondo che ci circonda. Perché io vivo in questo mondo e questo mondo è magico. Io sono come Alice: vivo nel paese delle meraviglie.
Segue: La Setta dei Seguaci della Befana
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