Una delle cose che noi bambini amiamo fare quando se ne presenta l’occasione è sussurrare le nostre storie, le nostre avventure immaginarie, le nostre più segrete aspirazioni, al buio. A notte fonda capita che ci svegliamo, e allora sibiliamo un ’psss’ di richiamo. Se nella nostra camera dorme qualche altro bambino, ad esempio, un nostro fratello o sorella o un amico ospite di passaggio, immancabilmente arriva un altro ’psss’ di rimando. E’ come se ci si svegliasse nello stesso momento, quasi lo si fosse concordato in precedenza. Ma di rado è così. Di solito ci si sveglia simultaneamente, come rispondendo ad una misteriosa necessità. E la necessità è quella di comunicare a briglia sciolta, protetti dall’oscurità, ciò che abbiamo in animo, sussurrando fitto fitto, quasi fossimo una strana specie di uccelli notturni che cinguetta in modo sommesso. Lanciamo i nostri fievoli cinguettii e li affidiamo al buio che ci circonda impenetrabile: per un attimo sembra che spariscano nell’oscurità, forse per sempre, quasi che il buio - scambiandoli per dei vermiciattoli iridescenti che lo attraversano come guizzi repentini- se ne cibasse prima ancora che possano giungere a destinazione. Ma infine, quando dopo qualche attimo di abissale silenzio sentiamo che dall’oscurità arriva il bisbiglio di risposta, allora tiriamo un sospiro di sollievo. L’effetto di tutto questo bisbigliare nell’oscurità è anche visivo. Le parole ci arrivano come stelle filanti, penetrano nella nostra mente e si ricompongono come immagini fantasmagoriche sullo schermo buio che ci sovrasta. Così le fantasie e i sogni ad occhi aperti ci appaiono simili alle immagini di un film: scorrono man mano che le storie vengono narrate, quasi fossero dei fuochi d’artificio sommessi o dei fiori che sbocciano nel nero campo della notte, innaffiati dalla nostra immaginazione. Se la nostra camera è condivisa da più persone, ecco che il bisbigliare rassomiglia a un brusio ingarbugliato. In questi casi preferiamo radunarci tutti in un punto, ad esempio su un letto o un tappeto, alla luce di una torcia o di una candela. L’effetto è molto suggestivo perché, illuminati da quella luce incerta, sembriamo esseri arcani e misteriosi. Allora anche le nostre storie acquistano un che di stregato, di magico. C’è una mia cuginetta che spesso viene a trovarci. Per me è una festa condividere la mia camera con lei, perché le sue storie sono straordinarie. Lei le chiama ’Storie Misteriose’. Le ho chiesto di trascrivere il racconto della prima delle sue Storie Misteriose, in modo che anche voi possiate conoscerla perché secondo me dice delle cose molto importanti. La Prima delle Storie Misteriose Mi ero svegliata nel cuore della notte e non mi ricordavo più dove mi trovavo. Pensavo di essere a casa di amici, ma mi sbagliavo: ero nella mia cameretta. Comunque, di questo mi accorsi più tardi, nel frattempo avevo mandato un mio ’psss’ di richiamo. Solo che anziché arrivarmi il solito ’psss’ di risposta mi giunse all’orecchio un suono simile a un battito ritmico molto ovattato e, subito dopo, un frullare d’ali. Devo dire che mi spaventai. Che fosse entrato un pipistrello? Stavo per accendere la lampada ma poi , chissà perché, ci ripensai. Aprii il cassetto del comodino e afferrai la pila. Scandagliai con la lama di luce qua e là. Poi, attirata da un nuovo frullare d’ali puntai la pila verso un angolo della volta. Fu così che vidi quella splendida, enorme farfalla notturna. Come fu investita dalla luce spiccò un volo e mi raggiunse sul letto. Che bella falena! esclamai. Lei mi scrutava con i suoi grandi occhi neri; sembrava si sforzasse di comunicarmi qualcosa, sentivo che nella mia mente si articolava - no dei suoni. Alla fine mi parve di afferrare queste parole: Non sono una falena, o meglio, sono anche una falena...ma diciamo che sono la tua anima. - Tutto questo mi sembra un po’ assurdo - dissi io - Sei sicura di quello che dici? - Nessuna risposta. - Va bene, ammettiamo che sei la mia anima, non dovresti startene tranquilla dentro di me? - Dentro di te dove? - Ma, non so, da qualche parte. Che so, nel cervello, forse. - Che schifo! In mezzo a tutta quella materia grigia. - In ogni caso, perché te ne vai in giro anziché starmi vicina? E poi, mi spieghi come faccio a vivere senza la mia anima? - Guarda che avere un’anima non è obbligatorio, sai. Molti vivono benissimo facendone a meno. In ogni caso a noi anime non piace starcene rintanate da nessuna parte. Ci piace sgranchirci le ali, dal momento che le ali ce le abbiamo, noi. C’è tanto da vedere in questo vasto mondo; sapessi quante meraviglie! Mica come voi persone che passate la vita a pensare a cose piccine piccine, tipo: ’cosa mi metto oggi’ ’devo fare un po’ di dieta’ ’ Si, ma cosa mangio?’ ’ Ho prestato il mio anellino a quella sfacciata e non me lo ha ancora restituito’ ’ Quel bambino mi piace un sacco ma lui nemmeno mi nota’ ’Ecc. ecc.’ - Non pensavo che le anime fossero così criticone! - E’ che non ci date spazio. Il vostro mondo di tutti i giorni vi assorbe completamente. - Anche a noi bambini? - Beh, con voi bambini è diverso. Voi date maggiore importanza ai vostri sogni, alla vostra libertà. Ma poi, man mano che crescete siete sempre più presi da cose banali, materiali. Vi...inaridite. E così noi anime ci stufiamo e voliamo lontano.- Detto questo svolazzò lontano davvero. - Non voglio inaridirmi! Torna subito qui! - E no, carina. Non è così semplice: la propria anima bisogna conquistarsela. Mica è gratis. E per conquistarla ci vuole una vita- Rispose mentre continuava a svolazzare. - Che devo fare per conquistarti? - Devi solo usare un po’ d’attenzione. Noi non chiediamo altro, solo un po’ d’attenzione. - Ma allora è facile! - No, non lo è. Mi ha detto questo ed è volata via, nella notte. E ora io la cerco. Tendo le orecchie, aguzzo la vista. Ogni tanto sento che mi svolazza attorno, e mi rincuoro. Altre volte la sento lontana, distante. E allora mi dispero. Ma certe notti, nel dormiveglia sento che mi si avvicina e mi sussurra all’orecchio storie misteriose.
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