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L'ASSASSINO E LA BEFANA Un uomo scarno e alquanto sinistro, volto affilato pizzetto acuminato, noto a se stesso col nome di Assassino

sta in piedi di fronte a un drappo nero, come paralizzato. La stanza rischiarata dalla Luna e dai bagliori della citt notturna. Unaria gelida penetra dalla socchiusa vetrata che d al balcone e unOmbra silenziosamente si ricompone. LOmbra, nota a se stessa e al mito col nome di Befana, si delinea nella sua figura arcana: mantello ampio e nero, nero il cappello a larghe tese e a punta, capelli candidi e arruffati, cereo incarnato, volto fiero e arcigno tagliato da un sogghigno. Luomo noto a se stesso col nome di Assassino, ignaro dogni cosa se non dello scuro drappo che ha di fronte, ha seri problemi con la mano dal freddo intirizzita: violacee le dita, dolorante il polso, alla sua morsa il pugnale non sadatta; sente che la giugulare spazientita, la propria esecuzione ritardata, mentre non vede lora di farla finita. LOmbra, in un certo senso impietosita, alita su quelle dita rattrappite e un tiepido tepore ridona alla mano intorpidita vita. LAssassino (che sta per promuoversi Suicida) pare ora contento di questo inaspettato evento. Con ci ripensa che da quando nato, mai gli mancato che non potesse adempiere ad ogni suo misfatto nel modo pi adeguato. Un trasognato sorriso soddisfatto gli addolcisce i tratti e in successivo scarto una folla di volti nella sua mente si dipana: volti di trapassati, trapassati dalla sua generosa lama. Volti ben noti, anzi familiari, proprio perch al proprio volto uguali. E da notare che lAssassino cov da sempre questo curioso vezzo: che di simili a lui non dovessero calcare il mondo (togliendoli di mezzo). Volendo essere unico si impegn a fondo nel debellare chi gli potesse anche lontanamente somigliare. Parrebbe una mania, una banale idiosincrasia che lo colse fin da bambino, quando comp il suo primo delittino: gradevole vedere quel faccino simile al suo e odiato, laggi sul fondo, fra i calcinacci sfracellato. E pi avanti ormai gi adolescente far fuori un deficiente, suo sosia, soltanto pi attraente, sempre da ragazzine circondato.

Il lavoro di lama venne di conseguenza, quando impar a condurre una doppia esistenza: una pi rispettabile, unaltra alquanto malsana e irriferibile. A tanti e tanti trapass la panza, che avessero i suoi tratti o vaga somiglianza; fino allultimo caso, che di somigliante aveva soltanto il naso. Da molti mesi ormai vagava assai deluso che non ci fosse nessuno adatto al proprio uso. Le scorte pareva aver finito e la disperazione lo aveva irretito. Da qui la decisione di chiudere in bellezza la propria situazione. Strappato avrebbe finalmente il drappo che a lungo aveva la sua immagine occultato. Perch, bisogna dirlo, lui sera sempre detestato: schifandosi parecchio non sopportava il suo riflesso nello specchio. Via il drappo dunque, ed il volto appare: un po invecchiato, molto triangolare. Ma di triangolo non c soltanto quello, alle sue spalle ve ne uno a forma di cappello. Si volta lentamente e finalmente vede la Befana, col ghigno e tutto il resto nella faccia strana. Arretra di due passi la Befana, fa scivolare a terra il mantello, mettendo a nudo il suo corpo snello. Eretta e altera ha un unico ornamento: stretta come una giarrettiera sulla sua coscia fiera una calza di seta rossa spicca sul bianco latteo della pelle antica. La Befana, si sa, vaga a notte fonda e una volta allanno, quando il suo tempo, fa la ronda: vola di tetto in tetto cercando il suo diletto. E il suo diletto anche il suo delitto, giacch lOscura Potenza le comanda quella sera di procacciarle unanima solitaria e nera. Il rito usuale: scioglie la calza rossa dalla coscia, la cinge al collo del predestinato e, con fare professionale e esatto, lo strangola proferendo il nome della Tenebrosa Dea, orrendo e maledetto; di modo che lanima nera del malcapitato aggiunga alla Nerezza un ulteriore strato. LAssassino comprende e appare divertito, poich il suo collo era ormai gi ipotecato. Della sua anima poi non gliene mai fregato. Prima per vorrebbe che la Vecchia gli spiegasse come si pu un delitto perpetrare e farla franca, perch gli pare che mai nessuno ebbe a rimostrare che qualcheduno se ne fosse dipartito, la notte dellEpifania, in modo rituale strangolato. Son fatti che alla lunga balzano allocchio e presto o tardi una casistica traspare,

(in tanti anni un gesto spettacolare anche se occulto si fa pur notare). E questo un fattore che gli sta particolarmente a cuore perch, per poter passare inosservato, lui ha tanto faticato. La Befana sfodera un ghigno doppio alla usuale larghezza: se prima ghignava a sinistra ora ghigna anche a destra. Solleva il braccio verso lo specchio terso, che lampeggia ora per dritto e per traverso. LAssassino ha cos modo di vedere qualcosa che gli dar un certo dispiacere. Il mondo degli spiriti gli appare, il mondo che al nostro parallelo, dominio incontrastato delle streghe e di tutto ci che stregato. Non c da questa parte forma brutta o bella che dallaltra parte non abbia una gemella. Solo che qui da noi appare tutto statico, mentre di l ogni cosa ha un certo che delettrico. Scoppiettante quel mondo, mutevole e pirotecnico, stracolmo di cose senza senso (ammesso tuttavia che da questa parte di senso ve ne sia). LAssassino sente vacillar la mente vedendo che il suo Doppio vi presente. E che si diverta pure follemente a mutare di forma come se fosse niente, tendere agguati al pari di un animale, satollarsi di vita come un vampiro astrale, volando a parabola, planando a spirale. Su un picco lontano, schiarito da lampi di luce diafna, sferzata dal vento appare la Befana. Sullo sfondo di pece si staglia il suo volto feroce. Si capisce ci che cerca e anche il Doppio lo sa: provare a fuggire non gli servir. La lotta appare subito metamorfica e scintillosa ma la strega potente, supera ogni altra cosa. Il Doppio soccombe a una stretta micidiale, la Befana lo ha in pugno e non lo vuole mollare. Il Doppio scoppietta ridotto a un lumino, la Befana lo ha in pugno e lo stringe per benino. Il Doppio barbaglia sempre pi debolmente e lAssassino che guarda capisce finalmente. L oltre lo specchio, in quella terra arcana, si trasforma in riso il ghigno della Befana. Si oscura lo specchio, lAssassino si volta: nel pugno della Vecchia pulsa una luce smorta. La Befana distende le lunghe dita, mostrando una fiammella esile e rattrappita. Ma ecco che la luce si stira e si dilata, assume una sembianza allAssassino nota: il suo Doppio gli di fronte, solido e concreto:

un altro se stesso, compreso il tristo aspetto. Alquanto contrariato lAssassino ha un moto dira: costui gli sopravvive mentre la sua forma spira! Ma si rassegna alfine guardando la Befana: la vita non solo atroce ma anche molto strana. Porge il suo collo eretto al cappio maledetto. La Vecchia ora non ghigna, la faccia seria e fiera: stringe la rossa calza pensando alla Dea Nera. Tratto dalla webzine Vududada: http://vududada.blogspot.com

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