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ITALO SVEVO (TRIESTE 1861- MOTTA DI LIVENZA 1928)

In realtà si chiama Ettore Schmitz

La Coscienza di Zeno (1923)

La Coscienza di Zeno
- è un romanzo scritto in prima persona
- è un’ auto-biografia
- è una confessione psicanalitica: è il racconto di un “malato” che altera la
realtà

maschera la verità
manipola la verità
Zeno Cosini
- è stato in cura da uno psicanalista
- su consiglio del medico ha scritto un diario della propria vita

Comincia così l’analisi di Zeno su se stesso:


- segna ad esempio le date dei vani propositi di smettere di fumare
- registra gli strani casi che lo portano a fidanzarsi e a sposarsi
- descrive come, per caso, abbia avuto una relazione extraconiugale con Carla, senza che
sua moglie Augusta abbia mai sospettato nulla
- ricorda come diventa socio del cognato Guido (marito di Ada, sorella di sua moglie
Augusta) e, come Guido arrivi per sbaglio al suicidio
- analizza soprattutto la sua “malattia”

Zeno parla di sé,


- trascrivendo ricordi ed episodi senza un ordine logico
- in modo tumultuoso, seguendo solo il filo di quello che si agita nella sua coscienza,
nell’intimo, nel profondo

I suoi ricordi sono sfasati nel tempo: non c’è inizio né una fine precisa

tutto è raccontato in modo casuale

gli episodi e gli avvenimenti sono collegati fra loro grazie


all’importanza
che hanno per il malato o grazie all’effetto che hanno avuto o
hanno su di lui
Zeno
- non è solo un “malto immaginario”, è un inetto
- è un incapace
- non sa iniziare nè mantenere rapporti con gli altri, con la realtà che lo circonda
- è un vinto, che riesce ad avere qualche risultato positivo nella vita, soltanto quando si
affida al caso e rinuncia a scegliere

E’ sempre e solo il CASO che gli fa imboccare la strada giusta:


- Zeno sposa Augusta “per caso”, “quasi “per sbaglio” (voleva infatti sposare la bella Ada!)
- E, per caso, trova in Augusta un’ottima moglie e compagna di vita
- In affari, riesce a far soldi “senza volerlo”, “senza esserne consapevole, cosciente”

Alla fine Zeno


- non guarisce dalla “malattia”
- ma abbandona il medico, la sua terapia, e, quindi rifiuta, rinnega la psicanalisi

Zeno svela
- i meccanismi dell’animo umano
- i meccanismi psicologici: perché agisce in un certo modo piuttosto che in un
altro

perché “non si muove”, “non cammina”, “non agisce”

perché si fa sempre mille propositi e non li mantiene mai

perché non riesce a cambiare le sue “abitudini”, i suoi “vizi”, le sue


“regole”

Zeno si vede vivere:


- si analizza, andando indietro nel tempo, al suo passato, alla sua infanzia, al suo rapporto con
il padre…
- perché è consapevole di non saper agire e di non saper scegliere
- perché vuole capire da dove inizi il suo disagio nei confronti degli altri, della vita: la sua
“malattia”, il suo malessere
- perché vuole, o meglio vorrebbe, prendere coscienza delle menzogne che si è costruito per
non vedere, per non agire
- perché vorrebbe, almeno inizialmente, cambiare le sue abitudini, le sue regole, per essere
davvero “sano”

Zeno è un uomo “passivo”,


- da giovane è incostante e conduce una vita oziosa, passando da una facoltà
universitaria all’altra senza mai giungere alla laurea e senza dedicarsi ad un’attività seria
- da adulto non vive, ma “si lascia vivere”
- rinuncia a qualsiasi cambiamento “profondo”, e alla fine manda la diavolo la cura, la
psicanalisi, il medico

Svevo stesso crede del resto che


- la malattia dell’uomo contemporaneo,
- la difficoltà di relazione, il complesso insieme degli alibi e delle giustificazioni
che ognuno di noi porta con sé, non possa risolversi, né scomparire, a meno che non
scompaia tutto il genere umano e possa rinascere un nuovo mondo, dove l’uomo possa
“rifare se stesso” da zero

Il romanzo di Svevo risente:


- del cataclisma della Prima Guerra Mondiale
- della chiusura di un’epoca
- dell’affacciarsi della relatività e della psicanalisi

Il romanzo
- è narrato dal protagonista stesso, come auto-biografia e diario
- è ben lontano dal romanzo verista ottocentesco in cui l’autore era sempre una voce esterna
- non presenta gli avvenimenti – come nei romanzi ottocenteschi- in ordine o in
successione logica, rispettosa del tempo reale (inizio, sviluppo, fine)
- presenta un tempo “soggettivo” dato che il protagonista mescola passato e presente,
intrecciando quello che ha vissuto nel passato con il suo racconto (nel presente)

Zeno ricostruisce il suo passato raggruppandolo intorno ad alcuni temi fondamentali, a ciascuno dei
quali dedica un capitolo:
- il vizio del fumo e i vani sforzi per liberarsene
- la morte del padre
- la storia del proprio matrimonio
- il rapporto con la moglie e la giovane amante
- la storia dell’associazione commerciale con il cognato Guido Speier

Alla fine si colloca il capitolo intitolato Psicanalisi, in cui Zeno sfoga la sua rabbia contro lo
psicanalista e racconta la propria presunta guarigione

Quando si innamora della bella Ada,


- con il suo comportamento goffo e stravagante riesce solo a farsi respingere e rifiutare
- respinto da lei fa la domanda di matrimonio alla sorella minore Alberta, ma respinto anche
da lei, fa la sua proposta alla sorella più brutta Augusta

Augusta si rivela la donna di cui ha bisogno:


- amorevole come una madre
- capace di creargli intorno un clima di dolcezza, di affetto e di sicurezza
- è una moglie molto concreta, dotata di solido buon senso, che ha un suo preciso sistema di
vita e certezze solide, incrollabili sulla vita, sull’ordine, sulla morale
- è una persona “sana”, accanto ad un uomo “malato di nevrosi”

Zeno spera che il matrimonio


- possa assicurare anche a lui la “salute” di Augusta,
- lo faccia diventare come lei, che non è sfiorata dal “male di vivere”
- lo faccia diventare un uomo “normale”, integrato nella società borghese

Il diario di Zeno è un gigantesco tentativo di auto-giustificazione:


- Zeno vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con il padre, con la moglie, con
l’amante con il rivale Guido Speier (marito di Ada e, quindi, suo cognato)
- in realtà in ogni pagina emergono i suoi impulsi reali ostili ed aggressivi

Zeno
- da un lato cerca di far tacere i suoi sensi di colpa
- dall’altro agisce solo in base ad impulsi inconsci
- in quanto inetto, è incostante, mutevole, inafferrabile
- la sua “diversità” gli impedisce l’integrazione con gli altri, con il mondo; lo costringe
sempre a strare fuori da quel mondo, a vederlo con diffidenza e fastidio

La sua quindi non è una “coscienza”,


- ma una “coscienza falsa”
- più che la “coscienza di Zeno” si dovrebbe leggere come “L’incoscienza di Zeno”

In Zeno c’è un disperato bisogno di salute:


- di normalità
- di integrazione nel mondo borghese
- vorrebbe essere un buon padre, un abile e attivo uomo d’affari
- contro ogni suo proposito e intenzione, però, non riesce mai ad essere l’uomo che vorrebbe

Zeno è debole, malto, imperfetto


- ma la sua debolezza fa diventare tutto incerto e ambiguo, anche le realtà più solide
- è impossibile così definire i confini fra le sue “menzogne” e la sua “capacità di vedere oltre
o in qualche caso, più in profondità”

Il suo essere inetto


- Zeno non lo vive solo come marchio di inferiorità o come impossibilità di adattarsi al
mondo
- ma come possibilità aperta, disponibile ad ogni forma di sviluppo; come possibilità di aprirsi
ad una nuova visione meno chiusa del mondo

Con la sua malattia però Zeno


- può diventare anche uno strumento acutissimo di critica delle certezze ottuse del mondo
borghese, chiuso nel suo orizzonte, incapace di adattarsi alla mobilità del reale
- l’eroe mente, stravolge i fatti, si costruisce alibi, ma offre anche la chiave per evadere più a
fondo ciò che lo circonda

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