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Alcuni punti importati della Rerum Novarum

D’accordo con quanto è stato detto prima il gran tema sociale trattato nella RN sarebbe
quello della cosiddetta «questione operaia» la quale non è altro che gli insieme dei
problemi socio-economici originati dal conflitto tra capitale e lavoro. Da ciò che il papa fa
un richiamo ai capitalisti ed agli operai ai veri valori morali connessi alle loro funzioni.

Tenendo conto di questa realtà nella RN vengono formulati per la soluzione di questa
questione alcuni principi:

In primo luogo si parla del carattere naturale del diritto di proprietà privata il quale altro non
è che quel diritto che per natura l’umo ha ad avere beni stabili e perenni, infatti, «Egli deve
[..] scegliere i mezzi che giudica più propri al mantenimento della sua vita, non solo per il
momento che passa, ma per il tempo futuro. Ciò vale quanto dire che, oltre il dominio dei
frutti che dà la terra, spetta all'uomo la proprietà della terra stessa, dal cui seno fecondo
deve essergli somministrato il necessario ai suoi bisogni futuri» 1. Questo principio, poi, in
quanto diritto naturale, fa riferimento ad altri principi con i quali si complementa, tra questi
principi ci sono l’anteriorità dell’individuo e della famiglia allo stato. Quindi i diritti della
persona e della famiglia. Perciò si dedica nell’enciclica gran parte al tema della proprietà
privata, perché essa fa riferimento alla dignità della persona e alla stabilità e
sostentamento della famiglia mediante l’acquisto dei beni ed è dovere dello stato tutelare e
difendere affinché questi non siano ridotti a meri mezzi di produzione.

Altro principio importante affermato da Leone XIII è la necessaria inuguaglianza sociale.


Infatti, «togliere dal mondo le disparità sociali, è cosa impossibile. […]Poiché la più grande
varietà esiste per natura tra gli uomini: non tutti posseggono lo stesso ingegno, la stessa
solerzia, non la sanità, non le forze in pari grado: e da queste inevitabili differenze nasce di
necessità la differenza delle condizioni sociali.» 2 Con questo principio egli affronta il
problema della lotta tra classi e chiama ad una collaborazione tra di esse sottolineando la
necessità della concordia e ricordando agli uni e agli altri i mutui doveri, poiché è uno
scandalo «supporre una classe sociale nemica naturalmente dell'altra […]cosa tanto
contraria alla ragione e alla verità.[...] Invece è vero che la natura volle che nel civile
consorzio armonizzassero tra loro quelle due classi, e ne risultasse l'equilibrio. L'una ha
bisogno assoluto dell'altra: né il capitale può stare senza il lavoro, né il lavoro senza il
capitale»3. Infatti la natura delle cose è fatta da Dio in tal modo che ogni cosa all’interno
del tutto, collabori per l’armonia del tutto. Le classi sociali, dunque, dovrebbero collaborare
tra di loro anzi che lottare. Questa collaborazione reciproca viene chiamata da Leone XIII
con il termine «amicizia.»

A partire da questo argomento si formula un altro principio il quale viene definito in ordine
all’uso delle ricchezze, cioè l’obbligo dei cittadini a donare agli altri o di mettere in comune
il proprio. Infatti «nella ricchezza si suole distinguere il possesso legittimo dal legittimo

1
LEONE XIII, Rerum Novarum, n. 6
2
Ibi., n.14.
3
Ibi., n.15.
uso. Naturale diritto dell'uomo è, come vedemmo, la privata proprietà dei beni e
l'esercitare questo diritto è, specialmente nella vita socievole, non pur lecito, ma
assolutamente necessario.»4 dunque la proprietà privata è ordinata al bene comune.

Tutto questo argomento viene proposto come il vero rimedio alla questione sociale davanti
la quale la chiesa ha il pieno diritto di intervenire. Appunto, « si tratta di questione di cui
non è possibile trovare una risoluzione che valga senza ricorrere alla religione e alla
Chiesa.»5 Ma che allo stesso tempo richiede il concorso e l'efficace cooperazione anche
degli altri: vorrei dire dei governanti, dei padroni e dei ricchi, come pure degli stessi
proletari. Perciò gli ultimi argomenti trattati nell’enciclica riguardano ai vari apporti alla
soluzione della questione sociale. In primo luogo si parte dalla chiesa il quale apporte è in
ordine all’educazione e alla formazione di coscienze procurando non solo di illuminare la
mente, ma d'informare la vita e i costumi di ognuno. Successivamente si passa al
concorso dello stato il cui compito e competenza è quello di provvedere al bene comune.
Appunto, « I governanti debbono in primo luogo concorrervi in maniera generale con tutto
il complesso delle leggi e delle istituzioni politiche, ordinando e amministrando lo Stato in
modo che ne risulti naturalmente la pubblica e privata prosperità.[…] Ora, la prosperità
delle nazioni deriva specialmente dai buoni costumi, dal buon assetto della famiglia,
dall'osservanza della religione e della giustizia, dall'imposizione moderata e dall'equa
distribuzione dei pubblici oneri, ecc…» 6 ma sua volta questo intervento dello stato ha i
suoi limiti perché non è giusto, che il cittadino e la famiglia siano assorbiti dallo Stato,
perciò esso può soltanto intervenire in caso di strema necessita, quando è stato recato o
sovrasta un danno che non si possa in altro modo riparare o impedire.

In fine l’apporte dei capitalisti e dei proletari mediante le associazioni le quale essendo
necessarie e di diritto naturale, porgono opportuni soccorsi al bisognosi e parimenti
avvicinano le due classi tra loro.

4
Ibi., n.19.
5
Ibi., n.13.
6
Ibi., n.26.
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