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Quando intrapresi la pratica pubblica della guarigione della Scienza Cristiana, un collega
practitioner della Scienza Cristiana mi disse: “Se non è una gioia, non è Scienza Cristiana.”
Di certo, nella preghiera e nel trattamento degli altri, è una gioia riconoscere il potere di Dio
- Vita divina, Verità e Amore - e comprendere l'infinita presenza delle Sue qualità spirituali.
Tale percezione spirituale ci rivitalizza, porta guarigione e ci riempie di gratitudine.
Tuttavia, quando siamo afflitti da una malattia o da una circostanza problematica, la gioiosa
realtà della bontà di Dio può apparirci lontana o perfino irraggiungibile. Sembrerebbe più
facile adeguarsi all'andamento delle cose e accettare le brutte situazioni, invece di impegnarsi
nella preghiera che volgerebbe il pensiero verso nuovi canali, metterebbe un freno alla
consuetudine di rimuginare sui problemi e innalzerebbe il pensiero al di là della negatività
e del materialismo.
Ci vuole impegno per interrompere il ripasso mentale dei dettagli di un problema e passare
invece a riconoscere e affermare la presenza di Dio, la realtà e la potenza delle Sue qualità
spirituali che, se intrattenute nel pensiero, conducono alla guarigione.
Leggere nelle riviste della Scienza Cristiana i racconti di oltre 130 anni di guarigioni spirituali
o ascoltare in chiesa, alle riunioni del mercoledì sera, le testimonianze di guarigione, dà
speranza e un'utile comprensione della naturalezza della guarigione.
Le testimonianze incominciano tipicamente con la descrizione del problema. Quale che sia il
problema, malattia, rapporti difficili o difficoltà economiche, sembra a volte insormontabile.
Ci possono essere evidenze fisiche o radicate opinioni che complicano il problema, facendolo
apparire ancora più convincente. In alcuni casi il pensiero può avere scavato un tale solco che
la speranza di sollievo non appare più possibile.
Poi, però, succede qualcosa che non ha nulla a che fare con queste storie deprimenti.
Quel qualcosa è la venuta del Cristo nel nostro pensiero; il messaggio divino che porta la
comprensione della bontà di Dio, che è proprio qui e pienamente al comando.
Qualunque pretesa di discordia, per quanto imponente o toccante possa sembrare, non
è solida come appare. In Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy fa
riferimento a “materialità evanescente,” “uomo materiale come un sogno,” e “irrealtà che
MAKING THE EFFORT TO PRAY - L'ARALDO DELLA SCIENZA CRISTIANA
sembrano reali” (pagg.472 e 491), indicandoci che ritrarre la vita come meramente materiale
è un errore. Per quanto reale e definitiva possa apparire la sensazione che la vita sia limitata
e governata dalla materia, essa non è per nulla la creazione reale. È una falsa percezione ed è
fondamentalmente fallace, perché rappresenta in modo errato ciò che Dio ha creato.
Tutto ciò che ci condanna a vivere senza speranza e senza la grazia di Dio contraddice la realtà
spirituale. Le Scritture descrivono una nascente consapevolezza del bene divino nel resoconto
della nascita di Gesù Cristo: “Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figliuolo, al quale sarà
posto nome Emmanuele, che, interpretato, vuol dire: "Iddio con noi"” (Matteo 1:23). Questa
comprensione Cristica della nostra unità con Dio è con noi per sempre, ed è la ragione per
cui l'aiuto e la guarigione sono sempre possibili.
In Scienza e Salute, Mary Baker Eddy fornisce una descrizione dell'onnicomprensiva legge
divina che è, in tutte le circostanze, la vera autorità: “Nella Scienza l'uomo è la progenie dello
Spirito. Il bello, il buono e il puro costituiscono la sua ascendenza. La sua origine non si trova,
come quella dei mortali, nell'istinto bruto, né egli passa attraverso condizioni materiali prima
di giungere all'intelligenza. Lo Spirito è la sua prima e ultima sorgente dell'essere; Dio è il
padre suo, e la Vita è la legge del suo essere.” (pag. 63).
Guarigione e progresso sono possibili perché il potere di Dio, bontà divina, è la vera causa,
è colui che crea ed è reale. Questa verità mina alle fondamenta e corregge naturalmente
qualunque asserzione contraria. Possiamo quindi essere certi che questo fatto spirituale porta
sollievo e guarigione. Fare lo sforzo di sostituire la negatività e lo sgomento con l'umile
riconoscimento della realtà di Dio porta, al pensiero e alla nostra vita, un cambiamento
positivo, edificante e di trasformazione.
Questa nostra trasformazione mentale non solo è possibile, ma è naturale per via della nostra
inseparabile connessione con la bontà divina. Mia madre lo imparò al suo primo incontro
con la Scienza Cristiana. Dopo 16 anni di aborti spontanei, i dottori le avevano consigliato
di pensare all'adozione, spiegandole che non sarebbe mai stata in grado di portare a termine
una gravidanza e suggerendole di non continuare a provarci e di fare un'isterectomia. Poi
un'amica le fece conoscere una practitioner della Scienza Cristiana, che aveva idee ben diverse
in proposito.
Mia madre sentì che c'era qualcosa di radicalmente giusto nella spiegazione della practitioner
secondo cui lei era la figliuola di Dio, un Padre-Madre Dio amorevole che era la vera autorità
nella sua vita, l'Amore divino che non smetteva mai di abbracciarla. Questo la portò ad un
cambiamento nel modo di intendere la vita. Trovò rapidamente sollievo dai pensieri ricorrenti
e deprimenti di perdita e incapacità. La rivelazione che la bontà di Dio includeva anche lei, le
diede conforto in modo palpabile. Presto fu nuovamente incinta; non ci fu aborto spontaneo
e il parto si svolse normalmente.
Erano anni non mi rivolgevo in preghiera a Dio. Ciò nonostante, mi sembrava che ci fosse
qualcosa di sbagliato nella diagnosi dei medici. Sembrava troppo brutto per essere vero. Con
questa forte convinzione, trovai l'ispirazione per incominciare a “lavare i piatti.” Iniziai a
consacrarmi alla Scienza Cristiana. Il pensiero della bontà di Dio presente dappertutto, che
davvero costituisce il mio essere, diventò la mia pietra di paragone—il grande fatto cui aderivo
con fermezza. Volsi le spalle al parere dei medici che mi avevano condannata, e mi tenni
stretta con tutto il cuore alla realtà di Dio.
Non molto tempo dopo ebbi un bimbo, ma per me, il valore più profondo di questa
esperienza, fu di imparare a lasciare che Dio fosse Dio, la vera autorità della mia vita. Mi
affidai completamente alle seguenti parole di Scienza e Salute: “Spero, caro lettore, che io stia
guidandoti nella comprensione dei tuoi diritti divini, nell'armonia che il cielo ti accorda—
che mentre leggi, tu veda che non c'è alcuna causa (all'infuori del senso erroneo, mortale e
materiale che non è potere) che possa renderti malato o peccatore; e spero che tu stia vincendo
questo senso. Conoscendo la falsità del cosiddetto senso materiale, tu puoi rivendicare la tua
prerogativa di vincere la credenza nel peccato, nella malattia o nella morte” (pag. 253).
La preghiera che porta alla luce la testimonianza dell'Anima—la realtà della bontà divina e la
nostra inseparabilità da essa—è in grado di spezzare la spirale discendente del materialismo
e della disperazione. Quando accettiamo consciamente che l'evidenza spirituale del nostro
essere è vera, allora quella zona apparentemente priva di Dio, definita dai problemi divoranti,
incomincia a perdere la sua apparenza di realtà. Ne consegue in modo naturale la guarigione
e scopriamo che i nostri sforzi di ricordare e di dimostrare l'amore onnipotente di Dio non
sono qualcosa di oneroso, ma una gioia!
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