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02/01/16 Allarmismo di Stato | Libero Credo

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Allarmismo di Stato
Il Rapporto ministeriale del 1998 sulle “sette”
La campagna mediatica e le iniziative legislative che prendono di mira certi
movimenti religiosi sono frutto di un’analisi accurata e scientifica? Oppure esistono
degli interessi particolari che traggono vantaggio dalle strutture dello Stato per fini
discutibili? E lo Stato si presta e contribuisce ad amplificare questo allarme con
iniziative a dir poco crticabile.

Nel Febbraio del 1998, il Ministero dell’Interno stilò lo screditatissimo rapporto dal titolo “Sette
religiose e nuovi movimenti magici in Italia” .

Tale iniziativa non fu casuale e si potrebbero raccontare molti e curiosi retroscena per spiegare la
genesi di un simile provvedimento, a cominciare dall’utilizzo stesso del termine “setta” in un modo
alquanto inadeguato rispetto al significato originario del vocabolo.

Certo è che, se per realizzarlo vennero raccolte statistiche e svolte indagini conoscitive, in qualche
modo doveva sussistere una certa preoccupazione per il fenomeno delle “sette”.

Era una preoccupazione giustificata, oppure il risultato di una “campagna pubblicitaria” che era riuscita
a generare una ben precisa domanda di mercato?

Quale che sia la risposta a tale interrogativo (lecito e quasi spontaneo, se si volessero analizzare gli
eventi storici che conducono a una tale boutade da parte del Viminale), il caso vuole che il Rapporto
fosse inizialmente destinato a un uso interno , ma già pochi giorni dopo la sua compilazione
venisse diffuso ai mass media, in modo per niente misterioso e curiosamente rapido.

Infatti, lo stesso ufficio impegnato nella redazione di questo rapporto ad uso interno del Ministero, ne
inviò immediatamente copia ai membri della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei
Deputati. Da lì alla sua apparizione sui media il passo è stato brevissimo.

Una decisione, quella di rendere pubblico un siffatto documento, pieno di illazioni, imprecisioni, dati
non documentati e incompleti, opinioni e valutazioni basate su dicerie e informazioni obsolete, che ha
causato danni notevoli a vari gruppi religiosi e individui.

Forse l’imminente Giubileo cattolico del 2000, alla luce di notizie allarmistiche confezionate
principalmente dai propagandisti “anti-sette”, giustificava la necessità di pubblicare un rapporto
governativo per “valutare” la sussistenza di un “pericolo delle sette”.

E’ un fatto comunque che la scelta di dare pubblicità a questo documento privo di ogni utilità, ha fatto
comodo solo ai gruppi anti-sette e ai giornalisti scandalistici, non certo alla libertà di religione e alla
sicurezza dello Stato.

Il Rapporto venne più volte screditato come inattendibile da studiosi di religioni anche di corrente
cattolica come nel caso del “ CESNUR (http://www.cesnur.org/testi/V iminale.htm) ” e fatto oggetto di
ripetute interrogazioni parlamentari, come quella degli allora Deputati prof. Maselli e Giovine
presentata già il 15 maggio 1998 (http://www.olir.it/documenti/?documento=1 29) .

Peraltro, il Rapporto stesso, nonostante l’incipit allarmistico [ “informazione mediatica (che) ha


sempre più spesso richiamato l’attenzione sui pericoli insiti nell’espansione di alcune compagini

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settarie accusate di plagiare…” ] ispirato dalle notizie mediatiche di origine anti-settaria, e i contenuti
decisamente sfavorevoli a qualsiasi tipo di movimento religioso non tradizionale, non segnalava pericoli
imminenti e, tra l’altro, recitava “considerando che di mitomani e sconsiderati ne esistono
anche, ed in percentuale non minore, all’esterno dei movimenti religiosi” (pagina 14 del
rapporto al titolo “Pericoli e possibili implicazioni penali nell’attività di alcuni movimenti” ).

L’Onorevole Maselli ha ottenuto risposta alla sua interrogazione, dopo reiterati solleciti, durante la
seduta della I Commissione Permanente Affari Costituzionali della Camera di giovedì 11 giugno 1998
(http://www.camera.it/_dati/leg1 3/lav ori/bollet/1 99806/061 1 /pdf/01 .pdf) (vedere da metà pagina 12),
quando ha ricordato ancora una volta al Sottosegretario Lucio Testa del Ministero dell’Interno che
sebbene il rapporto era da intendersi “ad uso interno del Ministero… i mass media hanno diffuso il
contenuto del documento creando allarme nell'opinione pubblica”, pertanto voleva “essere
tranquillizzato circa il valore da attribuire al predetto documento”.

Il sottosegretario Lucio Lucio testa, ha risposto al Deputato facendo dei distinguo totalmente assenti
nel rapporto, affermando che “la pubblicazione curata dal Ministero dell'interno altro non è che uno
studio dei movimenti dediti ai riti magici e pratiche misteriche, che si ispirano a principi diversi da
quelli delle confessioni religiose in quanto tali”.

Viene il sospetto che il Sottosegretario Testa non avesse nemmeno letto il rapporto, visto che in esso
non si face alcuna distinzione tra “movimenti dediti ai riti magici e pratiche misteriche” e altri
movimenti che “si ispirano a principi diversi da quelli delle confessioni religiose in quanto tali”. Anzi,
escludendo solo la Chiesa Cattolica, l’Unione Ebraica e pochi altri gruppi, il rapporto ministeriale
spende parole ben poco lusinghiere virtualmente per ogni gruppo di cui tratta.

Il Sottosegretario ha anche rassicurato il Deputato interrogante dicendo che “non sussistono


preoccupazioni di rilievo sui fenomeni indicati che restano circoscritti ad una
fenomenologia limitata nella sua portata sociale e ancor meno criminale”.

Rassicurato dalla risposta del vice-Ministro, il Deputato Maselli si è dichiarato “ampiamente


soddisfatto della risposta ricevuta, che crede possa tranquillizzare tutti coloro che hanno preso
visione del dossier sulle sette religiose” ed ha auspicato che per il futuro di instaurasse “un rapporto
diretto con i vertici di tali movimenti religiosi - evitando l'intervento delle forze dell'ordine - al fine di
raccogliere elementi conoscitivi, per escludere possibili ambiguità informative al riguardo”.

Concludeva quindi la sua replica chiedendo se era “possibile calendarizzare il disegno di legge n. 3947,
recante norme sulla libertà religiosa, per la prossima settimana al fine di concludere la discussione di
carattere generale e costituire successivamente un Comitato ristretto, nel quale poter procedere
alle audizioni dei rappresentanti delle confessioni religiose”.

Nonostante le parole rassicuranti (e poco rispondenti al vero) del Sottosegretario Testa, le speranze
del Deputato Maselli son rimaste deluse. Il Rapporto ministeriale ha amplificato l’allarmismo mediatico
ed ha generato letteralmente centinaia di articoli stampa e servizi televisivi che lo citavano come
riferimento attendibile, come documento ufficiale del Ministero dell’Interno che segnalava un “grave
pericolo, un’emergenza sette”.

Nel contempo, non si è instaurato il “rapporto diretto con i vertici di tali movimenti religiosi” come si
auspicava Maselli. Un rapporto diretto si è instaurato invece tra questo stesso Ministero e i cosiddetti
gruppi anti-sette e il “il disegno di legge n. 3947, recante norme sulla libertà religiosa” è rimasto
lettera morta ed è scomparso dall’orizzonte parlamentare.

Appariva comunque evidente che il contenuto del Rapporto fosse stato alimentato dalla propaganda
dei “gruppi anti-sette”, e per questo diede adito, come abbiamo visto, a più d’una contestazione in
forma ufficiale, non ultima quella che valse a una delle sue vittime la vittoria di una causa legale per 50
milioni di vecchie Lire di danni ( sentenza Tribunale Civile di Roma n. RG-38334 del 16 Giugno 2000
(http://www.ontopsicologia.it/images/Sentenza_Ministero_Interni_Meneghetti.pdf) ).

In quel caso, a motivare la sentenza vi furono anche le “valutazioni prive di valore scientifico” e il
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“carattere diffamatorio” di parte del Rapporto e stigmatizzava la colpa del Ministero per aver
permesso la diffusione pubblica del Rapporto stesso.

In merito all’errore dell’aver diffuso pubblicamente un diffamante documento interno, tentando pure
di contestare la controparte, il Ministero ha tentato di spiegare al giudice che

Sul punto il magistrato ha risposto a tono censurando pesantemente le dichiarazioni dell’avvocato del
Ministero:

Recita inoltre la sentenza: «In realtà nel caso si tratta di informazioni basate su riferimenti scorretti
di due “precedenti penali” dell’attore del tutto irrilevanti dal punto di vista della personalità
dell'attore stesso e su valutazioni negative e denigratorie della natura scientifica del
programma psico-terapeutico organizzato dall’attore, valutazioni che oltre a non avere
ovviamente valore scientifico sono anche smentite dalla documentazione prodotta sul punto e
proveniente da organizzazioni ufficiali della cui serietà non può dubitarsi».

Un documento diffamatorio dunque, basato su riferimenti scorretti e irrilevanti, su valutazioni


negative e denigratorie, senza valore scientifico e surrettiziamente diffuso quando non lo doveva
essere.

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Del resto, non si può mancare di notare la partecipazione, determinante per la stesura del Rapporto, di
Cecilia Gatto Trocchi , antropologa morta suicida nel Luglio del 2005. A pagina 16, infatti, viene
specificato che i numeri dell’occultismo, esoterismo e satanismo sono stati desunti dai «sondaggi
demoscopici diretti dall’antropologa e compendiati nelle raccolte “I soldi del Diavolo” (marzo 1989) e
“Notizie dal Mistero” (febbraio 1990)». La Gatto Trocchi veniva definita “esperta di sette” ma era di
fatto affiliata al principale gruppo di pressione cattolico “anti-sette” denominato GRIS , ossia “Gruppo
di Ricerca e Informazione sulle Sette” o (come vuole la versione più moderna in voga da una decina
d’anni) “Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa”, fondato nel 1987.

In un convegno tenutosi a Roma il 12 Dicembre 2007, presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”
e organizzato proprio dagli “anti-sette”, un funzionario del Ministero dell’Interno ha dichiarato
apertamente e pubblicamente che i dati contenuti nel Rapporto del Febbraio del 1998 sono vecchi e
superati. Non era una novità, poiché tale fatto era risaputo anche prima, tuttavia mai in precedenza dal
Viminale era venuta una conferma tanto ufficiale.

Malgrado sia stato più volte smentito e screditato persino nelle aule di tribunale, negli ultimi
quattordici anni il Rapporto è stato utilizzato all’esasperazione (curiosamente, addirittura nello stesso
convegno di Roma qui menzionato) per sostenere la teoria secondo cui le “sette” sarebbero pericolose.
Sembra quasi di domandare all’oste quant’è buono il vino, dato che naturalmente, erano e sono ancora
proprio quegli stessi gruppi “anti-sette” (che l’avevano propiziato ed alimentato) a sbandierarlo ai
quattro venti.

Nonostante le critiche, le giustificazioni ministeriali e le sentenze avverse, le censure di studiosi e


politici, oltre a non ritirare il Rapporto scritto “per uso interno”, il Ministero non ha chiesto scusa a
nessuno. Anzi, vedremo in seguito come abbia continuato pervicacemente sulla stessa strada con altre
iniziative criticabili.

Eppure si sta parlando di spiritualità, di credenze diverse da quelle ritenute tradizionali, o di


movimenti che, se per una larga fetta della comunità non sono ancora del tutto conosciuti, per molte
persone rappresentano una vera e propria scelta di vita.

Viene quasi da pensare alle storie allarmistiche e alle accuse prive di fondamento che si sentivano
raccontare a proposito dei primi Cristiani nel IV secolo («fra cui l’ateismo, la ciarlataneria, la magia e
l’antropofagia», scrive il prof. Domingo Ramos-Lissòn dell’Università di Navarra), agli Albigesi da
parte dell’establishment vaticano di Papa Innocenzo III nel 1209-1229, piuttosto che agli ebrei sotto il
regime di Hitler negli anni 1930, o alle minoranze etniche in Serbia ad opera del governo di Slobodan
Milosevic poco più di vent’anni fa.

Historia magistra vitae? Sembra proprio di no, come vedremo in seguito.

oOo

21 maggio 2012

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