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11/01/14 Nel giallo due ragazze di nome Caterina «Servivano a ricattare Marcinkus» - Corriere.

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CASO ORLANDI-GREGORI

Nel giallo due ragazze di nome Caterina


«Servivano a ricattare Marcinkus»
Marco Accetti e le pressioni in Vaticano: scelte per evocare
Catherine Deneuve, attrice preferita dal capo dello Ior

Cronache 152

ALTRI 3 ARGOMENTI

ROMA - Caterina, in francese


Catherine: il nome di una delle
più affascinanti attrici della
storia del cinema. Nel giallo sulla
scomparsa di Emanuela Orlandi,
la figlia quindicenne del messo
pontificio di Karol Wojtyla
svanita nel nulla il 22 giugno
Catherine Deneuve
1983, s’affaccia qualcosa di più
di una coincidenza. Viene alla luce un codice, un ineffabile gioco
di rimandi, che riguarda tre donne, tutte con lo stesso nome: una
celebrata come diva in ogni angolo del mondo; una morta
ammazzata; una che la Procura sta cercando di rintracciare.

L’intreccio è emerso negli interrogatori di Marco Fassoni


Accetti, il fotografo indagato dalla scorsa primavera per il
sequestro della «ragazza con la fascetta», dopo che egli stesso a
fine marzo, all’indomani dell’elezione di papa Francesco, si era
presentato a Piazzale Clodio per confessare la sua
partecipazione ai fatti. Una novità che potrebbe risultare
determinante ai fini dell’ormai imminente decisione sul rinvio a
giudizio. «A noi interessava una ragazza straniera che si
chiamasse Caterina, requisito indispensabile per poter ricattare
monsignor Marcinkus», ha detto il supertestimone, dopo aver
spiegato che il rapimento della Orlandi (che sarebbe dovuto
durare poche ore, ma sfuggì di mano) nacque come atto di
pressione di una frangia di religiosi franco-lituani, contrari
all’offensiva anticomunista avviata dal pontefice polacco
attraverso il sostegno a Solidarnosc. «Si vociferava che il
presidente dello Ior avesse all’epoca, o avesse avuto in passato,
una simpatia per Catherine Deneuve», ha fatto presente
l’enigmatico personaggio.

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11/01/14 Nel giallo due ragazze di nome Caterina «Servivano a ricattare Marcinkus» - Corriere.it

Ora, attenzione. Della


passione del «banchiere di
Dio» per le donne - oltre che per
i sigari, i superalcolici e il golf -
s’è detto e scritto tanto, in tre
decenni. Soprattutto nel 2008,
all’indomani dell’irruzione nel
caso Orlandi di Sabrina Minardi,
amante del capo della banda
Monsignor Marcinkus
della Magliana Enrico de Pedis
detto «Renatino», la quale accollò al defunto boss l’esecuzione
del rapimento di Emanuela, su mandato del monsignore.
Anche il nome della Deneuve in relazione a Marcinkus era già
circolato. Ma il punto non è rincorrere gossip insensati, che
evaporano nella leggenda. La faccenda, agli occhi del
procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del pm Simona
Maisto, è un’altra: assodato che le voci sull’apprezzamento di
Marcinkus per l’attrice francese esistevano, può significare
qualcosa che lo stesso nome, Caterina, torni due volte nella
ricostruzione di Marco Fassoni Accetti?

In altre parole, il coinvolgimento delle omonime di cui


parla il superteste rispose effettivamente alla logica dei messaggi
cifrati, e come tale potrebbe assumere una rilevante valenza
probatoria?
La prima finita nei verbali è una ragazza bella e sventurata:
Caterina Skerl detta Katy, 17 anni, iscritta al liceo artistico di
Ponte Milvio, figlia del regista svedese-italiano Peter, famoso
per il film «Bestialità» e precedenti collaborazioni con Ingmar
Bergman, fu trovata strangolata in una vigna di Grottaferrata il
22 gennaio 1984, sette mesi dopo la scomparsa di Emanuela
Orlandi e otto dopo quella di Mirella Gregori, l’altra quindicenne
inghiottita dalla Vatican connection .

Giallo mai risolto, che tuttora


anima un acceso dibattito sul
web. Katy, dopo una festa
pomeridiana a casa di amici,
aveva appuntamento con una
compagna sulla Tuscolana, per
dormire da lei ed andare insieme
il giorno dopo in gita sulla neve.
Katy Skerl, uccisa nell’84
Ma non arrivò mai. Non fu
violentata, chiarì l’autopsia.
E adesso spunta la nuova versione: «Seppi della morte violenta
della Skerl in carcere, in quanto il mese precedente ero stato

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coinvolto in un incidente che costò la vita a un ragazzino - ha


dichiarato Marco Fassoni Accetti - e la coincidenza mi turbò:
capii subito che l’omicidio era stato compiuto dalla fazione a noi
opposta. Il 18 dicembre 1983, due giorni prima di essere
arrestato, fermammo infatti in via Nomentana una giovane
straniera, anche lei di nome Caterina. Il mio gruppo voleva
usarla per ricattare alti prelati, un po’ come la Orlandi e la
Gregori, senza però arrivare al sequestro. Non è strano che
poche settimane dopo un’altra Caterina venga assassinata in
circostanze oscure?».

Agli atti figura il


cognomedella «esca»
contattata in via Nomentana:
Gillesbie. Avrebbe dovuto
accusare falsamente Marcinkus
di incontrare minorenni in un
inesistente villino vicino la
stazione San Pietro. Quanto al
caso Skerl, il fotografo indagato
fornisce una sua interpretazione,
non è chiaro se elaborata a
posteriori o frutto di
informazioni dirette ricevute Emanuela Orlandi
all’epoca: «Il luogo in cui far
trovare il cadavere fu un modo di firmare il delitto, di inviare un
messaggio in codice. A Grottaferrata avevano infatti sede
l’associazione Pro Fratribus di monsignor Hnilica, molto attiva
nella raccolta di fondi in chiave anticomunista, e la villa
dell’avvocato Ortolani, anche lui nostra controparte».
Emanuela, Mirella, ora la povera Caterina, pure lei fotografata
con la fascetta tra i capelli, simbolo di quei tempi ribelli e
terribili: 30 anni dopo, quanti fantasmi e misteri incombono
dietro i volti puliti di tre ragazzine...

11 gennaio 2014

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