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Indice
Origini
Aspetti salienti del medioplatonismo
Il Sistema
La realtà metafisica
L'assimilazione a Dio
Principali rappresentanti e opere
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
Origini
Durante l'epoca ellenistica, l'Accademia aveva opposto alla gnoseologia stoica un
pensiero di stampo scettico, ritenendo impossibile per l'uomo una definizione
esaustiva del criterio di verità. Le opere di Antioco di Ascalona rovesciarono questa
posizione. Nel tentativo di dimostrare che lo scetticismo non era altro che una
scorretta interpretazione del pensiero di Platone, diede una interpretazione della
filosofia del maestro di orientamento marcatamente dogmatico, che avrebbe
influenzato lo sviluppo della sua scuola per tutte le epoche successive. Con la
chiusura dell'Accademia, voluta da Silla dopo la conquista di Atene nell'86 a.C., il
principale centro di elaborazione del pensiero platonico divenne Alessandria, in
Egitto. Qui operarono i primi filosofi propriamente medioplatonici, tra cui Eudoro
d'Alessandria ed Ammonio, il maestro di Plutarco: soprattutto Eudoro, ritenuto dai
moderni studiosi anche l'autore di alcuni trattati pseudo-pitagorici, introdusse nella
sua filosofia numerosi elementi tratti dal pitagorismo e dal neopitagorismo,
soprattutto per quanto riguarda la sua concezione del cosmo metafisico.
Il Sistema
Una delle convinzioni di base dell'intera filosofia di epoca imperiale, dovuta alla
grande influenza esercitata dallo Stoicismo fin dal periodo ellenistico, fu infatti
quella che i grandi pensatori del passato (Platone, Aristotele, Crisippo o Zenone di
Cizio per gli Stoici) avessero lasciato ai posteri delle filosofie che indagavano ogni
aspetto della realtà per edificare un complesso di dottrine e precetti riguardanti
l'intero campo della conoscenza umana. La costruzione di questo sistema fu in realtà
un'operazione compiuta soprattutto dai commentatori. Prendendo come punto di
partenza le allusioni alla realtà sovrasensibile che trovavano nei dialoghi, spesso
alternative se non contraddittorie tra di loro, si cercò di plasmare un quadro
coerente dell'universo, partendo dal presupposto di una divisione marcata tra mondo
materiale, sede dell'uomo e mondo immateriale, sede del divino.
La realtà metafisica
Per fare questo fu necessario per i platonici rivolgersi ad altre tradizioni di pensiero,
come per esempio il pitagorismo: sulla base di elementi pitagorici rinvenibili già in
alcuni Dialoghi, come per esempio il Filebo o il Timeo, l'intero cosmo fu pensato
come derivato da una coppia di principi divini, il primo unitario, chiamato monade, il
secondo duplice, chiamato diade, al di sopra dei quali, successivamente, alcuni
filosofi, come Numenio di Apamea posero un ulteriore dio, che identificarono con
l'intelletto divino di Aristotele. L'interazione tra i due principi avrebbe creato prima
di tutto l'Anima del mondo, che, infondendo la vita nella materia inerte (pensata in
maniera abbastanza ambigua come un principio indipendente), produceva il mondo
sensibile. Questa dottrina era utilizzata per interpretare il racconto cosmogonico del
Timeo, che proprio a causa del suo interesse per la cosmologia e per il mondo
spirituale venne ritenuto dai medioplatonici il più importante dei Dialoghi.
L'assimilazione a Dio
Sulla base di un passo del Teeteto (172b), i medioplatonici identificano in generale il
fine dell'uomo nella "assimilazione a dio" (homoiôsis theô). La natura umana è
pensata come intermedia tra il mondo delle bestie e quello degli dei. Già la dottrina
dell'anima tripartita, proposta da Platone nel Fedro, nella Repubblica e nello stesso
Timeo riconosceva all'uomo una parte divina, appunto l'anima razionale (logistikon),
che, qualora avesse prevalso sulle facoltà irrazionali, avrebbe condotto l'uomo alla
contemplazione del cosmo delle forme. Dato che le idee platoniche erano ritenute
dalla maggior parte dei medioplatonici i contenuti di pensiero dell'intelletto divino
aristotelico, e dunque del dio supremo, l'assimilazione a dio veniva a coincidere con
la conoscenza delle idee, e con il bios theôretikos, la vita beata del saggio descritta
da Aristotele nel libro X dell'Etica Nicomachea. L'assimilazione consisteva dunque in
una "purificazione" morale per ottenere la metriopatheia, il temperato dominio sulle
passioni che avrebbe permesso al sapiente di distaccarsi dalla realtà sensibile quanto
bastava per potersi dedicare all'attività contemplativa.
Tra i filosofi medioplatonici di cui ci sono giunte almeno in parte le opere possiamo
elencare:
Filone l'ebreo di Alessandria (13 a.C.- 45 d.C.), la cui originalità sta nell'aver
interpretato in maniera platonica la Bibbia, operando un primo embrionale
tentativo di fusione tra filosofia greca e religione mosaica (e per questo
considerato un precursore della Patristica).
Apuleio di Madaura, retore, letterato e filosofo del II secolo.
Albino, autore di un importante manuale di sintesi della filosofia platonica,
Introduzione ai dialoghi di Platone, pervenutoci sotto il nome di Alcinoo), vissuto
tra il I e il II secolo.
Galeno, medico dell'imperatore Marco Aurelio, vissuto nella seconda metà del II
secolo.
Plutarco di Cheronea, filosofo e moralista, vissuto nella prima metà del II secolo.
Voci correlate
Aristotele
Alessandro d'Afrodisia
Lista dei Platonici antichi
Metafisica
Neoplatonismo
Pitagorici
Platone
Collegamenti esterni
(EN) Edward Moore, Middle Platonism, su Internet Encyclopedia of Philosophy.
Controllo di
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