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Il 25 aprile 1942, in piena guerra, a due passi da piazza San Marco il collezio-
nista e editore Carlo Cardazzo (1908-1963) apre la sua prima galleria in Riva
degli Schiavoni, la fondamenta che conduce ai Giardini della Biennale di cui
due mesi più tardi sarà inaugurata la xxiii edizione. La Galleria del Cavallino,
questa nuova “fucina di idee”, appare immediatamente come il suo contrap-
punto. Libero De Libero (1903-1981), poeta, critico d’arte e direttore della Galle-
ria della Cometa a Roma, approva l’iniziativa di Cardazzo:
Architettura razionale = architettura moderna.
È un posto d’obbligo, una prefazione di attualità, un invito a riflettere. […] Là
86 Architettura non razionale = non architettura. 87
dentro mi sono riconciliato con la Biennale, perché la Biennale era in quelle
Abbiamo bisogno di un nuovo gusto architettonico.
sale. […] Perciò alcune sale e pareti ai Giardini per me altro non divennero
Questa architettura moderna che invochiamo sarà razionale, proprio per-
che dipendenze naturali del Cavallino.2
ché quella che ci ha preceduto da circa un secolo non lo è stata, e non fu ar-
chitettura.4
Raffaello Giolli (1889-1945), intellettuale antifascista che con Edoardo Persi-
co, il campione dell’architettura razionalista, crea a Milano la rivista d’ar-
Questa presa di posizione trova la sua applicazione nel 1937 nel restauro di Ca’
te contemporanea Poligono e la galleria eponima, sottolinea con entusiasmo
Foscari per ospitare l’Istituto superiore di economia e commercio.
quest’autentica prodezza:
Il progetto educativo e culturale di Cardazzo, una galleria “laboratorio”
L’arte e la cultura italiane non accettano la misura della Biennale: hanno progettata da Scarpa, era in linea con il programma ufficiale del ministro
troppe cose da dire. Qui tre Morandi, tre ultimi Carrà, vibratissimi, […] tre dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai (1895-1959), «l’azione per l’arte»,5
de Chirico […], un Modigliani […]. Qui gli artisti italiani vengon avanti senza come dimostra la maniera in cui Cardazzo descrive la sua galleria nel catalo-
paura di disturbare: non pensano alla buona educazione del sottovoce di sa- go della prima mostra:
lotto. […] Al Cavallino c’è anche un architetto: quello che ha ordinato l’in-
gresso e le sale, con intelligenza: Scarpa, proprio un architetto veneziano Una galleria che avesse per scopo il compito di far conoscere al vasto pubblico
che a Venezia non ha mai costruito una casa e che non ha altro da fare che di passaggio in questa città il meglio dell’arte italiana contemporanea.6
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La Galleria del Cavallino, Venezia, 1942. In alto: il corridoio dei disegni. In basso: la sala bianca
e il redent dei libri. Articolo pubblicato su Stile. Architettura, Arti, Lettere, Arredamento, Casa, n. 32-34, La Galleria del Cavallino, Venezia, 1942. In alto: la sala grande. In basso: la sala bianca e, sullo
agosto-settembre 1943, pp. 96-97. sfondo, la sala grande.
· Philippe Duboÿ · · Antologia ed espografia ·
tro storico di Venezia, un’intrusione che agli occhi di molti costituiva uno
scandalo. Quanto a Cardazzo, la scelta dell’architetto, il suo amico Scarpa,
corrispondeva perfettamente alle sue ambizioni di gallerista e il risultato
era all’altezza delle sue esigenze, almeno stando alle dichiarazioni di De Li-
bero, il quale sottolinea anche l’esemplarità dell’operazione:
Io non so se oggi ci sia un altro paese europeo che vanti una Galleria come
questa del Cavallino, in cui la semplicità dell’architettura e dell’arredamen-
to denomini meglio eleganza e gusto nell’insieme; ove le opere trovino luce e
onore.9