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SUGGERIMENTI PER LA STESURA

DI UNA BREVE DISSERTAZIONE FILOSOFICA

1. Che cosa si fa scrivendo un saggio di filosofia?

2. Connotati di una dissertazione

3. Come iniziare

4. Come procedere?

5. Comporre uno schema

6. Fare diverse bozze

7. Citazioni e note

8. Plagio e correttezza accademica

La preparazione di una dissertazione impegna anzitutto nella scelta


dell’argomento, ossia l’oggetto di studio proposto alla riflessione, ma la
chiave per un buon saggio di filosofia è la chiarezza. L’abilità più
importante da acquisire è saper discutere una posizione o un difficile
testo filosofico il più chiaramente e precisamente possibile. Ciò significa,
tra le altre cose, che non si può far uso di termini del gergo filosofico
senza spiegare dettagliatamente il significato con il quale vengono
impiegati.

Quando si tratta di scrivere su di un brano specifico, occorre leggere i


passaggi più rilevanti diverse volte, il più attentamente possibile. Prima
di cominciare a scrivere, bisogna familiarizzare con l’impostazione del
testo: chiedersi che cosa si sta argomentando, perché e come procede
esattamente l’argomentazione. Prima di scrivere, pertanto, occorre porsi
domande come: da quali premesse e assunti muove l’argomentazione?
A quali conclusioni conduce? Secondo quali linee argomentative
procede? Quali sono gli intenti del filosofo nello scrivere questo testo?
Quali precise asserzioni sono messe in gioco e qual’è la loro rilevanza
filosofica? A quale “domanda filosofica” risponde questo brano e perché
dovremmo ritenere importante la risposta?

Tra le cose da cercare c’è anche se l’argomentazione poggi su qualche


tacita assunzione o presupposto, se essa si affidi a qualche sorta di
ambiguità o alla confusione tra concetti diversi, se essa si fondi su
metafore implausibili o incoerenti, ecc. Inoltre, si deve essere in grado di
valutare un’argomentazione dal punto di vista della sua validità ed
eventuale solidità logica. Solitamente, rivolgendosi ad un testo, si tenta
di sviluppare una sensibilità maggiore per eventuali tensioni o difficoltà,
ma come buona regola generale, quando un materiale sembra troppo
chiaro e semplice da padroneggiare, allora molto probabilmente si ha
bisogno di leggerlo più attentamente.

Sebbene difficile e onerosa anche in termini di tempo, questa


preparazione ha un’importanza cruciale: cominciare a lavorare su un
tema all’ultimo minuto porterebbe ad una dissertazione inconsistente.
Scrivere un saggio di filosofia è diverso dallo scrivere qualunque altro
genere di testo. Occorre assicurarsi che il testo sia aderente alla
questione o al tema prescelto ed evitare, ad ogni costo, riassunti, glosse
o mere parafrasi. Ma soprattutto, il saggio dovrebbe focalizzarsi su ciò
che rende il brano che state esaminando filosoficamente interessante.
Per identificare questo punto, occorrono tutti i vari passaggi presentati
sopra.

1. Che cosa si fa scrivendo un saggio di filosofia?

Un saggio filosofico consiste nella difesa ragionata di una determinata


asserzione e deve offrire una argomentazione. Il saggio non può
consistere nella mera presentazione delle vostre opinioni e nemmeno
nel riportare pedissequamente le opinioni dei filosofi che state
affrontando. Dovete difendere le asserzioni che state facendo, e per fare
ciò dovete offrire delle ragioni per credere a tali asserzioni. Pertanto non
potete semplicemente dire: “La mia opinione è P”, ma piuttosto qualcosa
come: “La mia opinione è P, e credo questo perché…” Oppure: “Trovo
che le seguenti considerazioni…. forniscano una argomentazione
convincente per P”.
Similmente, non scrivete soltanto: “Descartes dice che Q”, piuttosto
qualcosa come: “Descartes dice che Q. Io trovo plausibile tale
asserzione, per le seguenti ragioni…”. Oppure: “Descartes dice che Q.
Tuttavia le seguenti analisi mostreranno che Q non è verosimilmente
sostenibile…”.
C’è una serie di cose differenti che un saggio di filosofia può tentare di
ottenere. Di solito comincia ponendo sul tappeto qualche tesi o una
argomentazione da esaminare. Quindi procede a fare una o due delle
seguenti cose:

1) Critica l’argomentazione, o mostra che alcune delle argomentazioni


prodotte per la tesi non sono buone.

2) Difende l’argomentazione o la tesi dalle critiche di un interlocutore.

3) Offre delle ragioni per credere alla tesi.

4) Fornisce esempi che aiutano a spiegare la tesi, o che aiutano a


rendere la tesi più plausibile.

5) Argomenta che alcuni filosofi sono portati a sostenere la tesi da


altre loro concezioni, sebbene non si espongano affermandola
esplicitamente.

6) Discute quali conseguenze deriverebbero dalla tesi, se essa fosse


vera.

7) Rivede la tesi, alla luce di qualche obiezione.

Non importa quale di questi compiti voi vi assumiate: dovete


esplicitamente presentare ragioni a sostegno delle vostre asserzioni.

Spesso si crede che poiché è chiaro che una certa affermazione è vera,
essa non richieda molte argomentazioni. Ma è molto facile
sopravvalutare la forza delle proprie posizioni (dopo tutto, voi stessi le
accettate già…). Dovete partire dal presupposto che i vostri interlocutori
non accettano in partenza le vostre posizioni, e quindi dovreste
considerare il vostro saggio come un tentativo di persuadere tale
uditorio. Di conseguenza, non partite con delle asserzioni che
sicuramente i vostri interlocutori rifiuterebbero. Se volete avere qualche
possibilità di persuadere delle persone, dovete partire da assunzioni
comuni sulle quali siamo tutti d’accordo.

Una dissertazione ben riuscita dev’essere di chiarezza cristallina, con


una acuta messa a fuoco ed un tema ben definito. Un buon saggio di
filosofia è modesto e sostiene un punto circoscritto, ma lo sostiene con
chiarezza, perspicuamente, ed offre buone ragioni a suo sostegno.
Spesso si tenta di realizzare troppo in un saggio di filosofia. Il risultato
comune di questa pretesa è un testo difficile da leggere, pieno di
asserzioni miseramente spiegate e non adeguatamente supportate.
Quindi, non siate troppo ambiziosi. Non cercate di stabilire nessuna
sconvolgente e definitiva conclusione nelle vostre 5 o 6 pagine. Fatta
propriamente, la filosofia si muove con ritmo lento.

2. Connotati di una dissertazione

Un saggio filosofico solitamente consiste nell’analisi critica di una tesi o


nella difesa ragionata di qualche asserzione. Regola base di questo
genere di scrittura è quella di assumere una posizione e sostenerla con
delle argomentazioni. Questo significa, tra l’altro, assumere una
posizione che può essere sostenuta. Assumere una posizione significa
proporre una qualche asserzione, e quando si propone una asserzione,
occorre che tale asserzione sia sostenuta da argomentazioni.

Quando la nostra asserzione consiste nell’attribuire una determinata


concezione a qualcuno, bisogna fondare tale attribuzione facendo
riferimento al testo originale ed alle sue interpretazioni accreditate.
Quando si fanno affermazioni su un filosofo che abbiamo letto,
dobbiamo assicurarci di sostenere la nostra interpretazione con
riferimenti a passaggi specifici. Quando si prende da un testo la
formulazione specifica di un particolare punto, è il caso di usare le
citazioni.

Ricapitolando, un buon saggio filosofico ha le seguenti qualità:

· chiarezza: dice ciò che deve dire con chiarezza e semplicità.

· profondità di analisi e capacità di porre questioni critiche: offre


un’analisi critica di un tema filosofico, presenta e analizza differenti
approcci al medesimo tema e li confronta tra loro.

· privilegia l’argomentazione: il lettore non è interessato alle vostre


opinioni personali, bensì al modo in cui ragionate su un tema
particolare, al come argomentate in proposito, al come difendete le
vostre asserzioni. Dovete esibire ragioni per ciò che state sostenendo,
non solo esprimere le vostre opinioni riguardo una particolare materia.
Rendete esplicite le vostre ragioni.
· è organizzato logicamente: ogni cosa che scrivete dev’essere
giustificata. Ci dovrebbe essere una ragione perché avete scritto ciò che
avete scritto, nella precisa maniera in cui lo avete scritto. Cercate di
usare solamente le frasi di cui avete bisogno per formulare le vostre
asserzioni. Al fine di costruire un’argomentazione, ogni passaggio del
vostro ragionamento deve essere chiaro e al posto giusto. Ogni
paragrafo deve seguire logicamente dal paragrafo precedente. In altre
parole, il vostro saggio deve esibire una organizzazione logica ed avere
una struttura precisa: ciò significa rendere il lettore consapevole del
punto in cui si trova all’interno della vostra argomentazione, di dove sta
andando e di che cosa dovrebbe aspettarsi.

· è originale: dovete mostrare che avete scritto il vostro saggio per un


motivo preciso, in quanto avevate effettivamente qualcosa da dire a
proposito di quell’argomento. Il vostro testo dovrebbe mostrare che
avete riflettuto seriamente sul tema, e che siete stati capaci di pensarlo
criticamente. Non è certo sufficiente elencare e riassumere tutte le
opinioni e le argomentazioni che avete udito da altri: avete bisogno di
esaminarli criticamente e di avanzare la vostra specifica posizione sulla
materia in discussione.

Quest’ultimo punto naturalmente non significa che dobbiate venirvene


fuori con la vostra inaudita teoria, o che dobbiate fornire un contributo
originale al pensiero umano. Per fare questo ci sarà un sacco di tempo,
più avanti… Non sentitevi costretti a produrre un contributo
assolutamente originale alla filosofia ogni qualvolta scrivete un saggio!

Un saggio ideale dovrebbe essere chiaro e inequivocabile, accurato e


pertinente quando attribuisce delle posizioni ad altri filosofi, e dovrebbe
contenere meditate risposte critiche ai testi presi in esame. Non
necessariamente deve sempre dissodare nuovi territori. Tuttavia
dovreste provare a venir fuori con i vostri propri argomenti, o con il
vostro proprio modo di elaborare o criticare o difendere qualche
argomentazione. Riassumere piattamente ciò che altri hanno già detto
non sarebbe sufficiente.

Originalità in questo caso significa semplicemente che attraverso una


attenta disamina delle argomentazioni, potete mostrare di esservi
formata una opinione ragionata riguardo un tema e di essere pronti a
difendere la vostra posizione argomentando.
3. Come iniziare

Solitamente, il passo più difficile nello scrivere è quello iniziale. La


sezione di apertura dovrebbe essere dedicata a spiegare al lettore ciò
che state intraprendendo. Ma ciò che diventerà eventualmente il
paragrafo iniziale del vostro saggio, è probabilmente l’ultimo ad essere
scritto. Quando cominciate a scrivere, il primo stadio è focalizzarsi sul
tema e cercare di capire che cosa esso richiede. Il primo paragrafo
dovrebbe essere scritto dopo che tutto quanto è al suo posto: quando
avete una asserzione, una argomentazione ed una conclusione. Per
partire: ascoltate la domanda, prima di tutto.

I momenti iniziali dello scrivere un saggio filosofico includono tutto ciò


che fate prima di sedervi e stendere la bozza del testo. Questi primi
stadi implicano anche lo scrivere, ma non rappresentano ancora un
tentativo di stilare un saggio completo. Dovreste piuttosto prendere note
sulle letture fatte, buttare giù le vostre idee, cercando di spiegare
l’argomentazione principale che vorrete avanzare, e comporre uno
schema di lavoro.

Potete trovarvi a scrivere due tipi di saggio: uno principalmente


ricostruttivo ed esegetico, ed un altro di taglio analitico, il cui scopo è
quello di analizzare un’argomentazione a favore o contro una
determinata tesi.

· Nel primo caso si tratta di spiegare una tesi, ad es., che cosa pensa
Kant della virtù. Dovete allora selezionare i passaggi rilevanti ed iniziare
il vostro saggio con un esame critico di un passaggio che ritenete
cruciale per mostrare la concezione kantiana della virtù. Quindi, cercare
di far emergere il senso di altri passaggi che concordano o che
confliggono con il brano che avete selezionato e commentato, ed offrire
la vostra congettura su come interpretare la concezione kantiana.
Dovendo rivolgersi anche alla letteratura secondaria, è il caso di riferirsi
ad essa sottolineando se la vostra congettura è sostenuta o meno da
altri studiosi. Confrontate diverse interpretazioni, spiegate qual’è la
migliore, e perché.

In questo genere di esercizio, dovete ovviamente spiegare e


commentare dei brani e quindi vi trovate a parafrasare un filosofo. Siate
cauti nel parafrasare: cercare di rendere i vostri commenti illuminanti e
validi, rende esplicita la visione del filosofo. Non ripetete pedantemente
ciò che l’autore ha detto: cercare di spiegare che cosa intendeva dire,
alla luce di altri passaggi e di ulteriori considerazioni, rende esplicita la
sua posizione. Sebbene questo genere di saggio sia principalmente
esegetico, potreste voler formulare le vostre asserzioni non solo
riguardo la concezione da attribuire a Kant, ma anche circa il fatto se
questa concezione abbia o meno un senso.

· Nel secondo caso, dovete affrontare una questione filosofica, ad es.


l’eutanasia, senza fare riferimento a testi specifici. Prima di tutto, cercate
di definire chiaramente il tema. Che cos’è l’eutanasia? Come la
definiscono i filosofi? Quali sono le ragioni a suo favore? Quali le ragioni
contro? Quali sono i presupposti e le assunzioni implicite su cui si
basano queste argomentazioni?

Di ogni argomentazione dovete cercate di dare la ricostruzione più


benevola e distaccata possibile, sia essa pro oppure contro la vostra
tesi. Offrite esempi che concordano con la tesi che state delucidando o
proponendo, e immaginate controesempi che mostrano che la vostra
tesi non regge, tentando di controbatterli.

Dopo aver considerato tutte le ragioni pro e contro, raggiungete una


conclusione. In qualche caso la conclusione potrebbe essere
meramente negativa: concludete che nessuna argomentazione, seppur
presentata nel modo più benevolo, risulta decisiva. In qualche altro
caso, la conclusione potrebbe essere positiva: avete mostrato che X è
l’argomentazione migliore per Y.

4. Come procedere?

Qualche osservazione generale:

· Non cercate di fare un lavoro eccessivo di ricostruzione dello sfondo


storico-culturale: andate al sodo!

· Esponente chiaramente le asserzioni che intendete fare.

· Sostenete le vostre asserzioni con ragionamenti e argomentazioni.


· Chiarite la struttura della vostra argomentazione.

· Assicuratevi di essere corretti nell’attribuire una tesi.

· Siate concisi, ma spiegatevi pienamente.

· Usate una prosa semplice (non mirate troppo all’eleganza letteraria).

· Siate cauti nell’impiego di termini con un preciso significato filosofico:


se non siete sicuri riguardo a un concetto, se avete perplessità
terminologiche, ricorrete ad un dizionario filosofico.

Riguardo la struttura:

· Assicuratevi che la struttura del saggio sia ovvia per il lettore: il lettore
non dovrebbe essere costretto ad un eccessivo sforzo ermeneutico per
figurarsela.

· Producete un breve paragrafo introduttivo che dica che cosa farà il


vostro saggio e in che modo lo farà.

· Ricordate al lettore: a quale punto della vostra argomentazione vi


trovate, perché questo passaggio è necessario per raggiungere la
vostra conclusione, che cosa state per fare successivamente. Rendete
esplicita la struttura della vostra argomentazione.

· Presentate la tesi chiaramente, direttamente e senza preamboli:


perché state proponendo questa tesi?

· Perché è importante?

· Chi è interessato da questa tesi?

· Come potete sostenere l’attribuzione della tesi ad altri autori?

· Esponete ciò che segue dalla tesi e ciò che segue dalla sua eventuale
attribuzione.

·Quali esempi potrebbero spiegare la tesi?

·Quali obiezioni e controesempi sono stati offerti?


· Quale obiezione potete presentare?

· Quali sono le effettive repliche dell’autore a cui avete attribuito la tesi?

· Quali sono altre possibili repliche?

· Qual è l’esito della discussione critica?

5. Comporre uno schema

Prima di cominciare qualsiasi bozza, avete bisogno di porvi alcune


domande: In quale ordine spiegherò i termini e le diverse posizioni che
ho intenzione di discutere? A che punto del discorso proporrò la
posizione o esporrò l’argomentazione del mio oppositore? In quale
ordine presenterò le mie critiche al mio oppositore? C’è qualche punto
tra quelli che presenterò che presuppone che io abbia già discusso
qualche altro punto in precedenza? E così via.

La chiarezza generale del vostro testo dipende in massima parte da


questa struttura. Ed è per questo motivo che è così importante porsi
queste domande prima di iniziare a scrivere.

Un saggio filosofico dovrebbe avere una struttura chiara e le sue


argomentazioni dovrebbero essere ben organizzate. Per dare
quest’ordine logico è il caso di buttare giù uno schema della vostra
argomentazione prima di cominciare a scrivere. Tale schema dovrebbe
essere molto dettagliato: presentate con precisione i vostri intenti e le
vostre affermazioni, esponete come intendete sostenerli, elencate quali
argomentazioni adotterete, descrivete ogni passaggio
dell’argomentazione e dite in che modo ne segue la conclusione.

Questo vi consente di organizzare i vari punti che volete sostenere nel


testo e profila il senso di come essi andranno a connettersi insieme. E
inoltre ciò vi mette in condizione di dire in che cosa consista la vostra
principale argomentazione o la vostra critica, prima di sedervi a scrivere
una stesura completa del vostro saggio. Le difficoltà nello scrivere
spesso derivano dalla scarsa comprensione di ciò che dovremmo
cercare di dire nel nostro saggio.
Quando si scrive, occorre sincerarsi di non aver trascurato le difficoltà
filosofiche e le complessità testuali che rendono il brano interessante.
Spesso una buona strategia consiste nel citare vari passaggi cruciali e
discuterli frase per frase, o addirittura parola per parola. Ciò aiuta sia ad
esser chiari che a rimanere concentrati sul testo.

(Esempio di un primo paragrafo: “La mia tesi è che Aristotele sostiene la


tesi X. Argomenterò questa affermazione sulla base dell’analisi critica
del Libro I. Innanzitutto, mostrerò che se noi interpretiamo Aristotele
come autore che sta difendendo X, ne deriva Y. Poi mostrerò che Y è
confermata dall’esempio E prodotto da Aristotele, mentre l’asserzione
contraria confligge con E…”).

Cercate di dare al vostro schema la massima attenzione. Esso dovrebbe


essere il più possibile dettagliato (per un testo di cinque pagine, uno
schema sufficiente dovrebbe occupare almeno una pagina). Definire un
buono schema significa aver fatto almeno l’80% del lavoro di scrittura
richiesto da un buon saggio di filosofia. Se avete uno schema ben fatto,
il resto del lavoro di scrittura scorrerà via rapidamente e senza intoppi.

6. Fare diverse bozze

Una chiara esposizione ed un’argomentazione stringente sono difficili da


ottenere. Tentate diversi modi di organizzare i vostri pensieri e le vostre
argomentazioni prima di redarre la stesura finale.

· Non attaccatevi alla vostra prima serie di frasi: provate diversi modi di
connettere e di presentare le vostre asserzioni

· Non abbiate timore di rivedere senza pietà il vostro testo

· Saggiate la vostra argomentazione con un amico, con dei colleghi, o


con qualcuno che non si interessa di filosofia: lui o lei sono convinti da
ciò che andate argomentando? Come potreste convincerlo/la?

Le condizioni ideali per il lavoro di scrittura richiedono un ampio margine


di tempo per le eventuali riscritture e per le correzioni. Quando si rivede
la bozza del proprio testo, bisogna controllare che ogni frase
contribuisca a rispondere al tema assegnato e che ogni punto sia
espresso chiaramente.
7. Citazioni e note

Se citate da una fonte, la citazione dev’essere tra virgolette, distinta dal


resto del testo e dotata di una relativa nota a fondo pagina riportante le
indicazioni bibliografiche. Se citate un’idea senza citare direttamente
dalla fonte, dovete esplicitare ciò in una nota a pie' di pagina.

Le note devono fornire tutte le informazioni rilevanti per consentire al


lettore di rintracciare il brano a cui vi state riferendo (autore, titolo,
editore, data, pagina, ecc.)

Vi sono diversi modi di inserire in un testo note e bibliografia. La


seguente è una possibile soluzione, adatta alla redazione di testi con un
programma di scrittura per computer:

7.1. Testo

- TESTO: Scrivere il testo almeno in interlinea 1.5 o 2, con ampi margini


ai lati. Vi sono diversi modi di quantificare le pagine; il più tradizionale è
parlare di "cartelle": una cartella è una pagina di 30 righe di circa 60
battute ciascuna, per un totale (approssimativo) di 2.000 battute. Per
trovare il corrispondente in cartelle di un file di testo basta fare i conti
delle battute (che comprendono anche gli spazi vuoti) con l'istruzione
“Conteggio parole…” (in Microsoft Word si trova all’interno del menu
“Strumenti”) ed andando a vedere il numero dei caratteri.

- NOTE: Se il programma di scrittura che usate lo consente, è


consigliabile mettere le note a pie' di pagina numerate automaticamente.
Nel caso di lavori lunghi (come una tesi) fate di ogni capitolo un file
diverso, con le relative note.

- SPAZIATURE: Lasciare spaziature diverse dopo i titoli dei capitoli e/o


dei paragrafi, distinguendo bene i diversi caratteri dei titoli delle parti e
capitoli. Si possono usare diversi caratteri (maiuscolo, maiuscoletto,
normale) o anche diversi formati (corsivo, grassetto). Un esempio
semplice è: PARTE PRIMA, CAPITOLO I, Paragrafo 1.
7.2. Citazioni in testo e in nota

Per evitare inutili appesantimenti e rendere più facile il recupero delle


informazioni, si possono abbreviare i riferimenti alle opere citate dando
solo nome e anno della prima edizione, così come verranno riportati
nella bibliografia generale.

Nel testo si può citare un libro nel modo seguente:

a) come ha detto Rossi (1986): «bla bla bla» (p. 51).

b) «bla, bla, bla» (Rossi 1986, p. 51).

c) Tra le opere principali sul tema vedi Rossi (1986).

7.3. Bibliografia: Vedi MNEME, Piccolo manuale di stile, Cap. 2. "I


riferimenti bibliografici":
http://mondodomani.org/mneme/gms.htm#par2.

7.4. Casi speciali: Classici

In alcuni casi, e spesso nel caso degli autori classici, ci si riferisce


all'edizione critica, impiegando una sigla nel testo e dando l'indicazione
completa dell'edizione critica usata nella bibliografia finale, oppure in
una nota introduttiva. Per “edizione critica” si intende l’edizione di
un’opera il cui testo è stato ricostruito criticamente dal curatore al fine di
ristabilirne la forma originale.

Si possono così avere abbreviazioni di singole opere, del tipo DIS e


MED per il Discorso sul metodo e le Meditazioni metafisiche di René
Descartes, seguite dal numero della pagina dell'edizione critica, citando
nella bibliografia generale sia le abbreviazioni usate che l'edizione usata
per le citazioni. Ad es.:

R. Descartes, Oeuvres, a cura di C. Adam e P. Tannery, Éd. du Cerf,


Paris 1904.
oppure, se si è usata una edizione italiana:

R. Descartes, Opere, a cura di E. Garin, Laterza, Roma-Bari 1967.

In alcuni casi vi sono abbreviazioni convenzionali, del tutto "istituzionali"


e ben consolidate. Ad esempio, la Critica della ragion pura di Kant viene
spesso citata come KRV (da: Kritik der reinen Vernunft). Ad esempio,
KRV A72 B98 vuol dire che il pezzo citato si riferisce alla pag. 72 della
prima edizione (A) e alla pag. 98 della seconda edizione (B) della
Critica.

Si potranno anche inventare abbreviazioni specifiche per opere


frequentemente citate, sia seguendo convenzioni consolidate (ad es.
GdA per le Grundlagen der Aritmetik di Gottlob Frege e PU per le
Philosophische Untersuchungen di Ludwig Wittgenstein), sia inventando
convenzioni ad hoc (ad es. SC per La scoperta del logaritmo di Rossi se
state scrivendo su questa opera o sul sig. Rossi in generale). Occorre
comunque indicare sempre l'abbreviazione adottata (tranne che nei casi
più ovvi e assolutamente standard).

8. Plagio e correttezza accademica

Riconoscete e attribuite inequivocabilmente le idee che avete derivato


da altri, soprattutto quando state impiegando letteratura secondaria
come fonte di interpretazione. Ciò è richiesto dalla correttezza
accademica. Citare un passaggio senza virgolette e senza riconoscerne
l’autore, o reimpastare dei passaggi da una fonte senza riconoscerne
l’autore, sono serie violazioni della correttezza accademica: il loro esito
è il plagio.

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