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Storie di

automobile
Nel mentre venivo grande

Sono nato in un paese bello. Come posso


spiegarvi? Devo spiegarvi che lo
consideravo casa mia. Non era grande, e
non so se questo sia un vantaggio perché
c’è gente che vive in città ed ama la città od
il quartiere in cui è nato, ma io a quella
piazza che si apriva davanti alla chiesa, e
quelle cinque strade che partivano dalla
piazza, tre in salita e due in discesa,
acciottolate quelle in salita ed asfaltate le
due in discesa, sono particolarmente
affezionato. Ci sono affezionato perchè a
metà di una di quelle in salita sorgeva casa
mia, che sarebbe poi la casa di mio nonno,
che era grande perché vecchia e tutta di
pietra, persino un po’ contadina perché
aveva un grande arco e un grande solaio ed
una grande aia ed una piccolissima
presunzione di esistere… sì, l’ho detto
proprio bene: piccolissima presunzione di
esistere perché era fatta di pietra, aveva
conosciuto lo sterco e la paglia, e le urla
delle partorienti, ed il richiamo del pastore e
l’abbaio dei cani…insomma, era vecchia e
saggia, ed io non avrei mai voluto

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allontanarmi da lei e dalle sue mura ricche di
racconti.
Non importa se poi l’ho fatto, o meno, di
allontanarmi, importa che casa è dove è il
tuo cuore, ed il mio è rimasto lì.
Dicevo della grande aia, che era stata
costruita per accogliere i carri, e quand’ero
bambino accoglieva però un paio di
automobili, e un camioncino, che, seppi, non
era di mio padre, anche se lui ci saliva tutte
le mattine e ne scendeva tutte le sere. Un
camioncino simpatico, devo dire, lungo e
squadrato, sembrava quasi un bastoncino di
mars, e quando mio padre aveva smesso di
lavorare, soprattutto d’estate, o in primavera,
quando io e i miei cugini ci scatenavamo nel
cortile e nei portici, io ci entravo e mi ci
nascondevo, quando ero da solo poi andavo
al posto di guida ed immaginavo di andare in
quei posti che solo i bambini conoscono.
Altra cosa che amavo fare era lucidarlo. Non
che io avessi una grande passione per il
pulito, ma mi piaceva farmi vedere da mio
padre mentre lavoravo, poi mi piaceva
moltissimo lo stemma.
Stesso stemma lo aveva la macchina di mio
zio. Era il fratello piccolo di mia madre, ed

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arrivava, ogni tanto, su una macchina
simpatica, lo so, l’ho già detto del
camioncino, ma io so esprimere la simpatia
in un modo solo: dicendo che una cosa mi è
simpatica.
Era una macchina bianca, mi ricordava un
maggiolino…solo dopo ho scoperto che
l’avevano chiamata proprio maggiolino, e un
mio amico avvocato mi ha raccontato tutta
una storia interessante sui marchi ed i nomi
in base alla quale, insomma, adesso una
macchina non può più chiamarsi maggiolino,
né bitol (deve essere inglese, scusate se
l’ho pronunciato male) perché, insomma,
oramai è protetto.
Protetto per protetto, io ricordo di avere
preso una maggiolino vero, di carne, dico,
cioè, carne, insomma, sì, ecco, l’insetto, e
ce l’ho messo sopra, lui si è fermato tutto
contento ed è rimasto lì, sembravano., giuro,
madre e figlio, anzi, bisnonno e trisnipote, un
dinosauro ed una lucertolina di quelle verdi,
però stavano bene insieme, molto, se ne è
accorto anche mio zio, che stava per
andarsene, e ha detto che gli dispiaceva e di
tenere dacconto l’insetto che lo avremmo
messo sempre lì sopra. In quel periodo ho

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anche visto un film, ma la macchina di mio
zio non era matta affatto, e gli insetti
tantomeno, anzi, a me che li osservavo
sembravano tanti impiegati a sei zampe.
alcuni ne avevano otto.
Io a mio zio gli volevo bene, perché mi
faceva giocare, e mi ascoltava, e mi
regalava i soldini e comperava il gelato e i
fumetti.
Mi era anche simpatico, tanto che non ho
capito.
Allora non capivo, e per dirla tutta faccio
fatica anche adesso a capire perché la
gente fa certe cose e certe fini.
Sì, dico, a sballarsi una volta ogni tanto non
si muore, e lo so ben io, che ogni tanto
faccio la cena con gli amici e lì poi non ce
n’è più per nessuno, ma lui…faccio fatica a
parlarne anche adesso che sono adulto.
Diventava sempre più magro, e parlava in
un modo sicuramente poco simpatico,
strano insomma, con la lingua impastata,
come se avesse una patata in bocca, e la
macchina era sempre simpatica e tonda, ma
piena di bozzi e si era arrugginita in certi
punti.

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Veniva spesso da noi, una sera ha litigato di
brutto con mio padre, perché gli aveva preso
le chiavi della macchina che se no si
vendeva pure quella, ha detto mio padre,
mio zio era forte, ma non si difendeva,
aveva il vuoto negli occhi…insomma, un
giorno non è venuto, quello dopo neppure,
dopo tre mia madre ha iniziato a

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preoccuparsi e mio padre dopo il lavoro
stava in giro.
Non l’ho più visto come me lo ricordavo, l’ho
visto in una bara, e ho sofferto molto, sono
scappato nella sua macchina, e un po’ ho
pianto, un po’ no.
Mio padre era brusco, ma non cattivo, ed
era dispiaciuto, soprattutto per quello che
vedeva negli occhi di mia madre, nessuna
accusa, solo tristezza.
Con mio padre si pensava a cosa farne, ed
io ho insistito per tenerla lì, me ne sarei
occupato io, ho giurato e spergiurato, mio
padre mi ha lanciato uno sguardo che era
come un laser e mi ha detto “sicuro?” io dissi
di sì, e lui ogni tanto mi aiutava. Insomma,
ero diventato grandicello, e con mio padre,
che intanto aveva comperato un camion,
ogni tanto la si aggiustava, prima insieme,
poi lui mi ha insegnato, e mi guardava
mentre rimettevo a posto le portiere e
raddrizzavo le lamiere, ed alla fine, avevo 16
anni, l’ho resa come nuova. Ci ho imparato a
guidare, un po’ da solo (vantaggi di un’aia
grande), ed un po’ mi hanno insegnato i miei
genitori: un po’ mio padre, di più mia madre,
che guidava poco, ma era brava ad

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insegnare; così una sera che sono uscito
per andare a prendere la ragazza sono stato
bravo, bravissimo, quasi bravo come mio
padre era bravo a dare i ceffoni, perché
quando sono tornato me ne ha dato solo
uno, ma era come lo sguardo di qualche
anno prima. Preciso, senza sbavature.
Istruttivo. Beh, ho aspettato i 18 anni per
guidarla ancora fuori casa.
Nel frattempo i miei interessi aumentavano,
di numero e dimensioni: oltre ad andare a
scuola spesso il pomeriggio accompagnavo
mio padre, e d’estate lavoravo sempre un
paio di mesi su tre, mi piaceva guadagnare,
mi piaceva fare, e tutto andava bene.
Nacquero nuove simpatie. Non posso dire
che fu per merito della macchina di mio zio e
delle sue forme tonde e sinuose che in me
nacque l’interesse per simili forme nelle
ragazze, no, probabilmente era un richiamo
nuovo, sì, ma anche antico. Eterno.
Beh, avevo diciassette anni (può darsi che io
sia stato un po’ tardo, ma ho sempre
preferito crescere sia dentro che fuori), non
sapevamo bene dove andare…
Improvvisamente la guardai, vedendo le sue
forme ricordai un certo cortile (quello di casa

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mia) ed una certa rimessa, dove era stata
chiusa la macchina di mio zio. Andammo lì,
non vorrei sbagliarmi, ma tutto andò così
bene perché lei entrò in risonanza con
l’auto, forma chiama forma, pensai, e le
forme fra loro si capiscono.
Fu un bel periodo, furono belle notti e bei
pomeriggi, a volte anche di mattina, contavo
i giorni per i 18 anni, che arrivarono dopo
lungo travaglio.

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Posso dire che presi la patente dopo aver
messo per la prima volta piede nella scuola
guida? In pratica insistettero per darmela, e
quando l’ebbi avuta stilai un piccolo
programma di cose da fare per la prima
sera. 18 locali visitammo, con tutta la mia
sicurezza avevo un po’ di paura a guidare al
buio, ma non troppa, quella necessaria per
la prudenza, poi, non so, forse la fine di mio
zio, forse le raccomandazioni di mia madre,
forse la lunga litania di incidenti che avevano

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portato ragazzi che conoscevo a finire prima
del tempo, beh, insomma, bevvi poco, anzi,
quasi niente, e a notte alta, con i miei amici
che ronfavano pacificamente in macchina io
seduto sul cofano guardavo il panorama
sotto di me, e mi sentivo stretto fra ricordi e
prospettive, gli uni mi spingevano verso il
burrone, gli altri mi massaggiavano i muscoli
delle spalle per prepararli al futuro.
Poi, chissà perché, gli anni scorrono veloci,
e se uno vive tanto, come feci io, che
lavoravo, studiavo, amavo, dicevo e facevo,
inorgogliendo i miei genitori che chissà
cos’avevano pensato quando, bambino,
stavo tanto attaccato al mio zio indegno, più
che scorrere volano, ma male, goffi come un
tacchino.
La macchinina mi serviva sempre
fedelmente, e non mi costava neanche
troppo in manutenzione, soprattutto perché
dato che ci avevo smanettato fin
dall’infanzia, conoscevo meglio lei di quanto
conoscessi la mia morosa, ops, oramai mi
ero anche sposato, quindi niente più
morosa, moglie si chiama, adesso.
Non usavo quasi più la macchinina, oramai
ero cresciuto in età reddito e responsabilità

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ed avevo una disponibilità di tempo libero
veramente minima.
Un giorno, mi presi un giorno di vacanza ed
un figlio, il più piccolo, partimmo all’alba di
un sabato primaverile, su quella macchina
che mi era tanto cara, che per me aveva
tanto significato, che ancora mi era
simpatica. Il bambino un po’ aveva dormito,
un po’ era stato con la testa fuori del
finestrino a guardare il panorama, con occhi
ingordi. Improvvisamente, mi trovai un
camion in contromano, eravamo su una
strada di pianura, con due fossi ai lati,
nell’altra corsia c’era un altro camion, più
piccolo, che il primo stava superando.
Cosa potevo fare?
La strada era stretta e non c’erano vie di
fuga, avevamo le cinture, sì, ma in un
frontale fra un camion ed un maggiolino le
cinture puoi anche mangiartele in insalata.
Poteva finire così?
Beh, no, tirai dritto, i due camion si
scostarono leggermente, ed in una
catastrofe di lamiere masticate passammo.
Mi ero tirato mio figlio in braccio ed avevo
continuato ad accelerare, uno dei camion
finì in un fosso. Non avevo fatto in tempo a

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spaventarmi, e mio figlio neppure. Il camion
rimasto in carreggiata si fermò e scese uno.
Non mi sarei stupito, e mio figlio neppure se
quell’uno fosse stato un serpente che
infilava le marce con i denti, ma era un
semplice camionista, molto, molto, molto
preoccupato. Fu la fine della macchina, ma
dato che le volevo bene, e continuava ad
essermi simpatica, la feci recuperare e ne
faci una scultura che fa ancora bella mostra
di sé davanti agli uffici della ditta.
Poi ho comperato il suo diretto discendente,
un modello col nome inglese, e linee più
geometriche che umane. Però ha il cruscotto
fondo, ed è comodo per tagliare il salame
quando andiamo in gita…

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Mp32
Grado zero

Che 32 erano i suoi


anni. Dopo vari
ripensamenti, dubbi,
ubbie, velleità, compì
la radicale scelta di
comperarsi la
macchina.
Che emozione: dopo
150.000 km percorsi
su varie macchine,
accomunate dalla
caratteristica di
essere cronicamente
altrui finalmente
poteva fregiarsi di una
polizza per la
responsabilità civile, e
detrarre dalle tasse
più voci di prima. Era
ormai un ometto
completo: aveva
anche fatto il
finanziamento, e
persino il fido in

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banca. Finalmente attore e non più
comparsa, finalmente al centro della vita ed
al volante di una station wagon nuova come
i mosaici bizantini di ravenna, già carica di
chilometri, che lo guidava sapiente lungo
curve, controcurve e rettilinei.
Buon Dio, quale soddisfazione!
Per completarla seriva un complementino,
fondamentale per uno cresciuto con la
musica di sottofondo in testa e correlativo
orrore per il silenzio: l'autoradio, Sua
Maestà.
Ne aveva già in casa una, vecchia, ma
decise di fare il gran passo e prendersi
quella con il lettore cd e, udite, udite, il
lettore mp3.
Alleggerito di una congrua quantità di euro,
sedette sul trono a forma di sedile ed inserì
un cd colmo di mp3.
Partì la musica: la colonna sonora di Easy
Rider.
Accidenti.

Nell Kimball, autrice di "memorie di una


maîtresse americana" scrisse che il passato
ha sempre il culo più rosa (frase citata
anche da Enzo Biagi), vecchioni ci ha fatto

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le luci a san Siro, con la sua seicento, i suoi
vent'anni ed una certa ragazza, François
Villon ci scrisse una poesia nella quale una
vecchia prostituta si lamenta del calo degli
affari e dell'accumulo di passato dovuto
all'età, Florentino Ariza, dopo una vita di
desiderio, realizza il suo sogno di fare
l'amore con la ragazza che aveva sempre
amato, ed all'atto tornano entrambi giovani e
pieni di umori anche se hanno passato
l’ottantina.

Nel suo piccolo, lui ripensò alla Y10 sulla


quale aveva imparato a guidare,
assolutamente priva di autoradio (anche se
l'alloggiamento era un comodissimo vano
portaoggetti), e ad uno stereo con
duplicatore di cassette che gli avevano
regalato per un compleanno, al quale lui
aveva messo le pile e che si portava in
macchina per ascoltare radio e cassette, al
fatto che uno sportellino dello stereo era
saltato (preso involontariamente a calci
durante un'allegra serata) e lui lo sventolava
dicendo "ho il frontalino estraibile!!!". Si era
(remota vocazione piratesca) fatto prestare
l'lp (ah, il vinile) con the easy rider

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soundtrack, l'aveva duplicata su
un'audiocassetta pescata da polverosi
recessi domestici e se l'era ascoltata una
marea di volte, ci aveva incollato sopra un
pezzo di carta a mo' di etichetta, bucato con
una candela (!!!) in corrispondenza dei buchi
della cassetta e ci aveva scritto, storto,
essendo difficile scrivere su una cassetta,
Easy Rider Strack, per manifestare la
propria padronanza dell'inglese.
Rieccola, quella musica, rieccole le ferite
aperte e chiuse di dieci anni prima.

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Il lettore di mp3, precisamente ottuso,
leggeva la traccia pulita pulita, senza traccia

dell'amichevole fruscio della testina.


Dove, dove, dove aveva messo il cd di
Robbie Williams?
Doveva, doveva, doveva cambiare la
musica, se no cos'era passato a fare tutto
quel tempo?

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Mp32bis
Grado due:iI consulente finanziario

Che 32 erano i suoi


anni.
Era stata una matura
scelta: dopo anni
passati ad astuto traino
quello era il momento
giusto per portare
qualcosa in detrazione;
la famiglia aveva
pagato per lui ed era il
momento giusto perché
lui mettesse spese in
detrazione.
Astuto traino? meglio
Logico sfruttamento
delle economie di scala.

In quest'ottica, in attesa
che le prospettive
professionali si
aprissero ed il reddito
crescesse a loro
proporzionale, non era
opportuno investire in

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qualcosa che gravasse troppo sul bilancio
mensile: il basso profilo sarebbe stato
prezioso per conservare liquidità in attesa di
sviluppi. Tale saggio investimento, per
mantenere la propria veste di saggezza,
doveva svilupparsi su qualcosa di almeno
dignitoso. Giusto, in quest'ottica, orientarsi
su una vecchia station wagon, avendo cura
di sceglierne una che pochi anni prima
avesse avuto la veste di ammiraglia, così
che il pubblico, vedendolo, pensasse che il
giovane professionista non era un
avventurista, ma uno che saviamente aveva
optato per qualcosa di vecchio, ma
dignitoso. Parliamoci chiaro: le automobili,
oltre che status symbol, sono dei giocattoli,
e meno il giocattolo è raffinato più chi ci
gioca é tenuto ad impegnarsi per cambiarlo
con qualcosa di leggermente migliore.
Decisamente, una buona scelta!
All'atto di prendere possesso
dell'automezzo, verificata la mancanza di un
fondamentale complemento utile, dato il
background generazionale, a viaggiare con
maggiore comfort, si risolse ad investire in
un impianto stereo per la macchina, e nel
farlo trovò logico dirigere su qualcosa che

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sfruttasse la tecnica moderna senza
risultarne schiavo; un lettore mp3 completo
di autoradio e lettore cd, così da essere
pronto ad ogni circostanza.
Nel corso della prima sperimentazione,
l'impianto diffuse la colonna sonora di un
famoso film americano degli anni settanta:
un manifesto generazionale intitolato Easy
Rider, interpretato da Peter Fonda, Dennis
Hopper prima del pluriennale blackout e da
un giovane e non ancora satanico, Jack
Nicholson.
Scelta generazionale.

Certe letture gli avevano mostrato come


fosse efficace il riferirsi al passato ed il
rimpiangere con un filo di amarezza la
gioventù: era un gioco che reggeva bene lo
scorrere degli anni, e quindi un'utile
argomentazione per la clientela e le
amicizie. Tutti compagni di strada
intercambiabili, nella loro peculiarità,
nell'ambito della crescita professionale, che
era inscindibile da quella personale, of
course.

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Indulse per un attimo al suo periodo di
formazione, quando, non più ragazzino, ma
giovane uomo, imparava a guidare su un
prodotto fiat autobianchi che aveva avuto un
notevole successo commerciale verso la
metà degli anni ottanta, ed era stato
recentemente oggetto di una mirata
campagna di restyling.
L'automezzo era privo di impianto stereo, ed
esigenze derivate dal suo background lo
portarono a fornirsi di un bene sostitutivo,
ma altrettanto efficace, un vecchio stereo
che funzionava anche a pile, regalatogli per
un compleanno.

Al fine di studiare l'efficacia del sommerso


nell'economia, aveva riprodotto su cassetta
il vinile di un amico e l'aveva artigianalmente
differenziata da altre audiocassette,
impreziosendola con certi artifici artigianali

Quella musica lo portò a riconsiderare certe


tappe del proprio percorso di sviluppo, tale
riconsiderazione in quel momento non gli si
confaceva.

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Con gesti misurati cercò di crearsi un
ambiente musicale più consono al proprio
stato di giovane professionista degli albori
del ventunesimo secolo: un giovane
cantante britannico che, come l'utilitaria di
cui sopra, aveva successfully affrontato
un'ardita operazione di restyling che gli
aveva garantito una nuova vita, secondo gli
aurei dettami della teoria del ciclo di vita del
prodotto.

Gli sorse spontaneo un pensiero che


meritava attenzione ed ulteriore sviluppo: le
batterie, simbolo di vita delle macchine,
vanno, dopo una certa percorrenza,
rinnovate, all'uomo, la più perfetta delle
macchine, quelle nuove dove vanno infilate?

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Mp32 ter
Grado 3: lo psichiatra
Il soggetto è
trentaduenne. Protratta
l'adolescenza quanto
possibile è riuscito a
maturare una primitiva
forma di coscienza delle
responsabilità del
maschio europeo medio.

Tale primitiva forma di


coscienza lo ha portato
ad acquistare una
macchina e ad accendere
un prodotto finanziario,
un mutuo, che gli
anticipasse la liquidità
necessaria alla bisogna.
La scelta si è orientata su
una macchina modello
station wagon, del 1996,
dalla linea datata, ma
ancora accattivante, va
notato come la scelta
della macchina "grossa"
abbia una valenza di

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autoaffermazione raggiunta tramite le
dimensioni; più che altri valori, sarebbe
opportuno disporre un rilievo antropometrico
al fine di acclarare se la scelta delle
dimensioni sia da ricondurre ad una
proiezione inconscia degli attributi virili. Il
soggetto afferma di aver compiuto tale
scelta sulla scorta di valutazioni riconducibili
a questioni di autopromozione commerciale,
note, negli ambienti di nascita e sviluppo del
concetto, come "self- marketing".

Conseguentemente a tale scelta, il soggetto,


il quale, dato il retroterra culturale dal quale
proviene, è abituato a vivere con un
sottofondo musicale costante, ha optato per
fornirsi di un dispositivo fonografico dotato di
lettore mp3, nome di un formato informatico
che comprime informazioni musicali, così da
permettere di stiparne, su un supporto
magnetico noto come "cd rom", una
notevole quantità, per ore di musica.
Verosimilmente, nel compiere questa scelta,
il soggetto, nell'ambito del processo di
automaturazione ha ritenuto opportuno
optare per tale prodotto al fine di separarsi
dalle musicassette autoprodotte: la valenza

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dell'audiocassetta essendo quella di
concedere grande libertà di scelta del
contenuto, potendo essere occupata anche
da registrazioni dalle stazioni radiofoniche e
da voci registrate, aveva un contenuto molto
personale, legato ad un passato dal quale il
soggetto intende separarsi, al contrario, la
tecnologia mp3 concede meno libertà,
portando la mente a svilupparsi lungo altre
direttrici.

Il soggetto riferisce di aver provato un "tuffo


al cuore", un "flash" nell'udire la prima
traccia letta dall'autoradio: la colonna sonora
di "Easy Rider", un film degli anni settanta,
pietra miliare di una generazione alla quale il
soggetto non appartiene per motivi
anagrafici, ma che per lui aveva assunto un
certo valore sentimentale, ricollegato
all'approccio sopradescritto alle
musicassette, vere proiezioni della sua
personalità leggermente dissociata.
Tale musica riporta il soggetto ad un
passato che lui ricorda come avventuroso,
per quanto svoltosi nell'ambito di una
famiglia ed un ambiente medio borghesi,

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parte di quel periodo, che, come sopra detto
egli intende rimuovere.
La modalità di rimozione da lui adottata
sembra valida: ha immediatamente cercato
in macchina il "cd"- si presume musicale,
non compilato con mp3- di un cantante
inglese che nel suo immaginario
rappresenta la negazione di quei valori ai
quali lui riferisce la colonna sonora di cui
sopra.
Il sistema di valori del soggetto è ancora in
formazione: nella ricerca del cd si è distratto
dalla guida per qualche attimo,
manifestando un fastidio sproporzionato alla
reale valenza emozionale della cosa.

Si consiglia un periodo di lavoro in fonderia


al fine di perfezionare lo sviluppo della
personalità, allego indirizzo di un'impresa
metalmeccanica della zona.
Si consiglia terapia a base di dosi limitate di
prozac.
Si consiglia di levargli l'orsacchiotto dal letto
e di cercare di favorire lo sviluppo di una vita
di relazioni congrua all'età, comprendente
una partner che gli scaldi il letto al posto
dell'orsetto, nel caso in cui dovesse preferire

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l'orsetto si prega di contattarmi prontamente,
sarà opportuno sostituire il prozac con un
prodotto più potente.

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Mp32 quater
Grado quattro: il compaesano

Non so l'età, ma
credo che ha
trent'anni.
È di quelli che non
vogliono crescere,
che stanno attaccati
alle gonne della
mamma e fanno
fatica a scrollarselo
da soli.

Non cambierà mai, li


conosco quelli così.
L'ho visto in giro su
una macchina che
non avevo mai visto.
Chissà chi gli ha
dato i soldi? Bah, li
avrà chiesti alla
mamma. Certo
anche lei sbaglia a
tenerselo ancora in
casa, anche se è
vedova deve capire

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che a quello lì un calcio in culo farebbe solo
bene. Non può averla comperata lui. La
macchina è grossa, bellina, ma figurarsi se
se la faceva prendere nuova. È un
quaqquaraqua, li conosco quelli come lui.

Una sera al bar mi hanno raccontato che ci


aveva messo il lettore mp3, ma cosa crede
di fare? Mi hanno detto che l'mp3 serve per
ascoltare la musica È di quelli che senza la
musichetta nelle orecchiette non sono
contenti, a cosa gli serviva, a farsi bello in
giro? Ci vuol altro. Mi hanno anche detto che
è di quelli che tirano giù la musica a gratis
dal coso, dal computer, immaginarsi se si
compera i dischi, scommetto che spende
tutto per farsi le canne: l'affitto non lo paga,
la macchina gliela hanno comperata e fa il
parassita anche con la musica.

Io l'ho visto in giro per un po' di anni con una


Y10 azzurra, doveva essere la macchina
della vecchia, pensate che lì non aveva
l'autoradio, ma si portava dietro un vecchio
stereo con le pile, e una volta l'ho sentito
dire che era saltato lo sportellino della

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cassetta e quindi aveva il frontalino
estraibile.
Proprio una mezza pippa.

È di quelli che hanno sempre avuto la pappa


pronta e il culo nel burro. Se era mio figlio
mica lo tiravo su così. Basta guardarlo in
faccia, con quegli occhi da pirla, scommetto
che è di quelli che piangono ascoltando una
canzone vecchia, e che fanno i fighetti
perché sanno due parole in inglese, il
dialetto deve parlare, quale inglese.

Una volta l'ho visto in macchina, ha levato


una mano dal volante come se lo ha punto
una vespa e ha fatto qualcosa con
l'autoradio.
Pensa te che roba è anche pericoloso a
andare in giro in macchina.

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mp32 quinquies
Grado 5: una ragazza
Non so quanti anni
ha, una trentina,
credo
Ma non importa.
Sono anni che lo
vedo, in questi anni
ho fatto la mia vita e
lui la sua. Mi hanno
detto che gli è morto
il padre, ha gli occhi
dolci e urla solo
quando si scalda
nelle discussioni,
però non è violento.
L'ho incrociato mille
volte nei locali e l'ho
visto in giro per anni
su una Y10 azzurra,
pensate che una
volta l'ho visto
sventolare di fronte ai
suoi amici una cosa
nera, doveva essere
un pezzo di una
radio, infatti nell'altra

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mano aveva una radio, appunto, e diceva
qualcosa del frontalino estraibile. Non era il
momento, ero con uno, però adesso siamo
amici, con questo.
Credo abbia fatto l'università, a volte in giro
era allegro, a volte triste, credo che non si
sia laureato proprio presto, però ha fatto un
sacco di altre cose, ne sono certa.

Adesso l'ho visto in giro con una macchina,


una station wagon blu, vecchiotta,
probabilmente ha iniziato a lavorare.
Ho chiesto in giro, a delle amiche, ma mai di
lui, dei suoi amici, e qualcuno mi ha
raccontato qualcosa di lui, deve essere uno
che parla, mi hanno detto che era orgoglioso
di aver messo il lettore mp3 in macchina, ma
non sembrava contentissimo, aveva
un'ombra sulla faccia, come se avesse
perso qualcosa. Un mio moroso lo
conosceva, abbiamo passato anche qualche
serata allo stasso tavolo, beve, ma non
troppo, e non è violento quando si ubriaca,
se ricordo bene.
Ha qualcosa di bambino, ma non di infantile,
spesso porta la barba, e sono anni che lo fa,
con la barba sembra un intellettuale di

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sinistra, non l'ho mai visto con il pizzetto, si
veste comodo, non bada alle marche e alle
mode.
Adesso va in giro anche in giacca e cravatta,
ci sta bene, ma si vede che non si sente a
suo agio.
Magari un giorno gli chiedo di portarmi a fare
un giro in macchina, ma forse è meglio a
piedi, scommetto che camminare gli piace...

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