Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
automobile
Nel mentre venivo grande
2
allontanarmi da lei e dalle sue mura ricche di
racconti.
Non importa se poi l’ho fatto, o meno, di
allontanarmi, importa che casa è dove è il
tuo cuore, ed il mio è rimasto lì.
Dicevo della grande aia, che era stata
costruita per accogliere i carri, e quand’ero
bambino accoglieva però un paio di
automobili, e un camioncino, che, seppi, non
era di mio padre, anche se lui ci saliva tutte
le mattine e ne scendeva tutte le sere. Un
camioncino simpatico, devo dire, lungo e
squadrato, sembrava quasi un bastoncino di
mars, e quando mio padre aveva smesso di
lavorare, soprattutto d’estate, o in primavera,
quando io e i miei cugini ci scatenavamo nel
cortile e nei portici, io ci entravo e mi ci
nascondevo, quando ero da solo poi andavo
al posto di guida ed immaginavo di andare in
quei posti che solo i bambini conoscono.
Altra cosa che amavo fare era lucidarlo. Non
che io avessi una grande passione per il
pulito, ma mi piaceva farmi vedere da mio
padre mentre lavoravo, poi mi piaceva
moltissimo lo stemma.
Stesso stemma lo aveva la macchina di mio
zio. Era il fratello piccolo di mia madre, ed
3
arrivava, ogni tanto, su una macchina
simpatica, lo so, l’ho già detto del
camioncino, ma io so esprimere la simpatia
in un modo solo: dicendo che una cosa mi è
simpatica.
Era una macchina bianca, mi ricordava un
maggiolino…solo dopo ho scoperto che
l’avevano chiamata proprio maggiolino, e un
mio amico avvocato mi ha raccontato tutta
una storia interessante sui marchi ed i nomi
in base alla quale, insomma, adesso una
macchina non può più chiamarsi maggiolino,
né bitol (deve essere inglese, scusate se
l’ho pronunciato male) perché, insomma,
oramai è protetto.
Protetto per protetto, io ricordo di avere
preso una maggiolino vero, di carne, dico,
cioè, carne, insomma, sì, ecco, l’insetto, e
ce l’ho messo sopra, lui si è fermato tutto
contento ed è rimasto lì, sembravano., giuro,
madre e figlio, anzi, bisnonno e trisnipote, un
dinosauro ed una lucertolina di quelle verdi,
però stavano bene insieme, molto, se ne è
accorto anche mio zio, che stava per
andarsene, e ha detto che gli dispiaceva e di
tenere dacconto l’insetto che lo avremmo
messo sempre lì sopra. In quel periodo ho
4
anche visto un film, ma la macchina di mio
zio non era matta affatto, e gli insetti
tantomeno, anzi, a me che li osservavo
sembravano tanti impiegati a sei zampe.
alcuni ne avevano otto.
Io a mio zio gli volevo bene, perché mi
faceva giocare, e mi ascoltava, e mi
regalava i soldini e comperava il gelato e i
fumetti.
Mi era anche simpatico, tanto che non ho
capito.
Allora non capivo, e per dirla tutta faccio
fatica anche adesso a capire perché la
gente fa certe cose e certe fini.
Sì, dico, a sballarsi una volta ogni tanto non
si muore, e lo so ben io, che ogni tanto
faccio la cena con gli amici e lì poi non ce
n’è più per nessuno, ma lui…faccio fatica a
parlarne anche adesso che sono adulto.
Diventava sempre più magro, e parlava in
un modo sicuramente poco simpatico,
strano insomma, con la lingua impastata,
come se avesse una patata in bocca, e la
macchina era sempre simpatica e tonda, ma
piena di bozzi e si era arrugginita in certi
punti.
5
Veniva spesso da noi, una sera ha litigato di
brutto con mio padre, perché gli aveva preso
le chiavi della macchina che se no si
vendeva pure quella, ha detto mio padre,
mio zio era forte, ma non si difendeva,
aveva il vuoto negli occhi…insomma, un
giorno non è venuto, quello dopo neppure,
dopo tre mia madre ha iniziato a
6
preoccuparsi e mio padre dopo il lavoro
stava in giro.
Non l’ho più visto come me lo ricordavo, l’ho
visto in una bara, e ho sofferto molto, sono
scappato nella sua macchina, e un po’ ho
pianto, un po’ no.
Mio padre era brusco, ma non cattivo, ed
era dispiaciuto, soprattutto per quello che
vedeva negli occhi di mia madre, nessuna
accusa, solo tristezza.
Con mio padre si pensava a cosa farne, ed
io ho insistito per tenerla lì, me ne sarei
occupato io, ho giurato e spergiurato, mio
padre mi ha lanciato uno sguardo che era
come un laser e mi ha detto “sicuro?” io dissi
di sì, e lui ogni tanto mi aiutava. Insomma,
ero diventato grandicello, e con mio padre,
che intanto aveva comperato un camion,
ogni tanto la si aggiustava, prima insieme,
poi lui mi ha insegnato, e mi guardava
mentre rimettevo a posto le portiere e
raddrizzavo le lamiere, ed alla fine, avevo 16
anni, l’ho resa come nuova. Ci ho imparato a
guidare, un po’ da solo (vantaggi di un’aia
grande), ed un po’ mi hanno insegnato i miei
genitori: un po’ mio padre, di più mia madre,
che guidava poco, ma era brava ad
7
insegnare; così una sera che sono uscito
per andare a prendere la ragazza sono stato
bravo, bravissimo, quasi bravo come mio
padre era bravo a dare i ceffoni, perché
quando sono tornato me ne ha dato solo
uno, ma era come lo sguardo di qualche
anno prima. Preciso, senza sbavature.
Istruttivo. Beh, ho aspettato i 18 anni per
guidarla ancora fuori casa.
Nel frattempo i miei interessi aumentavano,
di numero e dimensioni: oltre ad andare a
scuola spesso il pomeriggio accompagnavo
mio padre, e d’estate lavoravo sempre un
paio di mesi su tre, mi piaceva guadagnare,
mi piaceva fare, e tutto andava bene.
Nacquero nuove simpatie. Non posso dire
che fu per merito della macchina di mio zio e
delle sue forme tonde e sinuose che in me
nacque l’interesse per simili forme nelle
ragazze, no, probabilmente era un richiamo
nuovo, sì, ma anche antico. Eterno.
Beh, avevo diciassette anni (può darsi che io
sia stato un po’ tardo, ma ho sempre
preferito crescere sia dentro che fuori), non
sapevamo bene dove andare…
Improvvisamente la guardai, vedendo le sue
forme ricordai un certo cortile (quello di casa
8
mia) ed una certa rimessa, dove era stata
chiusa la macchina di mio zio. Andammo lì,
non vorrei sbagliarmi, ma tutto andò così
bene perché lei entrò in risonanza con
l’auto, forma chiama forma, pensai, e le
forme fra loro si capiscono.
Fu un bel periodo, furono belle notti e bei
pomeriggi, a volte anche di mattina, contavo
i giorni per i 18 anni, che arrivarono dopo
lungo travaglio.
9
Posso dire che presi la patente dopo aver
messo per la prima volta piede nella scuola
guida? In pratica insistettero per darmela, e
quando l’ebbi avuta stilai un piccolo
programma di cose da fare per la prima
sera. 18 locali visitammo, con tutta la mia
sicurezza avevo un po’ di paura a guidare al
buio, ma non troppa, quella necessaria per
la prudenza, poi, non so, forse la fine di mio
zio, forse le raccomandazioni di mia madre,
forse la lunga litania di incidenti che avevano
10
portato ragazzi che conoscevo a finire prima
del tempo, beh, insomma, bevvi poco, anzi,
quasi niente, e a notte alta, con i miei amici
che ronfavano pacificamente in macchina io
seduto sul cofano guardavo il panorama
sotto di me, e mi sentivo stretto fra ricordi e
prospettive, gli uni mi spingevano verso il
burrone, gli altri mi massaggiavano i muscoli
delle spalle per prepararli al futuro.
Poi, chissà perché, gli anni scorrono veloci,
e se uno vive tanto, come feci io, che
lavoravo, studiavo, amavo, dicevo e facevo,
inorgogliendo i miei genitori che chissà
cos’avevano pensato quando, bambino,
stavo tanto attaccato al mio zio indegno, più
che scorrere volano, ma male, goffi come un
tacchino.
La macchinina mi serviva sempre
fedelmente, e non mi costava neanche
troppo in manutenzione, soprattutto perché
dato che ci avevo smanettato fin
dall’infanzia, conoscevo meglio lei di quanto
conoscessi la mia morosa, ops, oramai mi
ero anche sposato, quindi niente più
morosa, moglie si chiama, adesso.
Non usavo quasi più la macchinina, oramai
ero cresciuto in età reddito e responsabilità
11
ed avevo una disponibilità di tempo libero
veramente minima.
Un giorno, mi presi un giorno di vacanza ed
un figlio, il più piccolo, partimmo all’alba di
un sabato primaverile, su quella macchina
che mi era tanto cara, che per me aveva
tanto significato, che ancora mi era
simpatica. Il bambino un po’ aveva dormito,
un po’ era stato con la testa fuori del
finestrino a guardare il panorama, con occhi
ingordi. Improvvisamente, mi trovai un
camion in contromano, eravamo su una
strada di pianura, con due fossi ai lati,
nell’altra corsia c’era un altro camion, più
piccolo, che il primo stava superando.
Cosa potevo fare?
La strada era stretta e non c’erano vie di
fuga, avevamo le cinture, sì, ma in un
frontale fra un camion ed un maggiolino le
cinture puoi anche mangiartele in insalata.
Poteva finire così?
Beh, no, tirai dritto, i due camion si
scostarono leggermente, ed in una
catastrofe di lamiere masticate passammo.
Mi ero tirato mio figlio in braccio ed avevo
continuato ad accelerare, uno dei camion
finì in un fosso. Non avevo fatto in tempo a
12
spaventarmi, e mio figlio neppure. Il camion
rimasto in carreggiata si fermò e scese uno.
Non mi sarei stupito, e mio figlio neppure se
quell’uno fosse stato un serpente che
infilava le marce con i denti, ma era un
semplice camionista, molto, molto, molto
preoccupato. Fu la fine della macchina, ma
dato che le volevo bene, e continuava ad
essermi simpatica, la feci recuperare e ne
faci una scultura che fa ancora bella mostra
di sé davanti agli uffici della ditta.
Poi ho comperato il suo diretto discendente,
un modello col nome inglese, e linee più
geometriche che umane. Però ha il cruscotto
fondo, ed è comodo per tagliare il salame
quando andiamo in gita…
13
Mp32
Grado zero
14
banca. Finalmente attore e non più
comparsa, finalmente al centro della vita ed
al volante di una station wagon nuova come
i mosaici bizantini di ravenna, già carica di
chilometri, che lo guidava sapiente lungo
curve, controcurve e rettilinei.
Buon Dio, quale soddisfazione!
Per completarla seriva un complementino,
fondamentale per uno cresciuto con la
musica di sottofondo in testa e correlativo
orrore per il silenzio: l'autoradio, Sua
Maestà.
Ne aveva già in casa una, vecchia, ma
decise di fare il gran passo e prendersi
quella con il lettore cd e, udite, udite, il
lettore mp3.
Alleggerito di una congrua quantità di euro,
sedette sul trono a forma di sedile ed inserì
un cd colmo di mp3.
Partì la musica: la colonna sonora di Easy
Rider.
Accidenti.
15
le luci a san Siro, con la sua seicento, i suoi
vent'anni ed una certa ragazza, François
Villon ci scrisse una poesia nella quale una
vecchia prostituta si lamenta del calo degli
affari e dell'accumulo di passato dovuto
all'età, Florentino Ariza, dopo una vita di
desiderio, realizza il suo sogno di fare
l'amore con la ragazza che aveva sempre
amato, ed all'atto tornano entrambi giovani e
pieni di umori anche se hanno passato
l’ottantina.
16
soundtrack, l'aveva duplicata su
un'audiocassetta pescata da polverosi
recessi domestici e se l'era ascoltata una
marea di volte, ci aveva incollato sopra un
pezzo di carta a mo' di etichetta, bucato con
una candela (!!!) in corrispondenza dei buchi
della cassetta e ci aveva scritto, storto,
essendo difficile scrivere su una cassetta,
Easy Rider Strack, per manifestare la
propria padronanza dell'inglese.
Rieccola, quella musica, rieccole le ferite
aperte e chiuse di dieci anni prima.
17
Il lettore di mp3, precisamente ottuso,
leggeva la traccia pulita pulita, senza traccia
18
Mp32bis
Grado due:iI consulente finanziario
In quest'ottica, in attesa
che le prospettive
professionali si
aprissero ed il reddito
crescesse a loro
proporzionale, non era
opportuno investire in
19
qualcosa che gravasse troppo sul bilancio
mensile: il basso profilo sarebbe stato
prezioso per conservare liquidità in attesa di
sviluppi. Tale saggio investimento, per
mantenere la propria veste di saggezza,
doveva svilupparsi su qualcosa di almeno
dignitoso. Giusto, in quest'ottica, orientarsi
su una vecchia station wagon, avendo cura
di sceglierne una che pochi anni prima
avesse avuto la veste di ammiraglia, così
che il pubblico, vedendolo, pensasse che il
giovane professionista non era un
avventurista, ma uno che saviamente aveva
optato per qualcosa di vecchio, ma
dignitoso. Parliamoci chiaro: le automobili,
oltre che status symbol, sono dei giocattoli,
e meno il giocattolo è raffinato più chi ci
gioca é tenuto ad impegnarsi per cambiarlo
con qualcosa di leggermente migliore.
Decisamente, una buona scelta!
All'atto di prendere possesso
dell'automezzo, verificata la mancanza di un
fondamentale complemento utile, dato il
background generazionale, a viaggiare con
maggiore comfort, si risolse ad investire in
un impianto stereo per la macchina, e nel
farlo trovò logico dirigere su qualcosa che
20
sfruttasse la tecnica moderna senza
risultarne schiavo; un lettore mp3 completo
di autoradio e lettore cd, così da essere
pronto ad ogni circostanza.
Nel corso della prima sperimentazione,
l'impianto diffuse la colonna sonora di un
famoso film americano degli anni settanta:
un manifesto generazionale intitolato Easy
Rider, interpretato da Peter Fonda, Dennis
Hopper prima del pluriennale blackout e da
un giovane e non ancora satanico, Jack
Nicholson.
Scelta generazionale.
21
Indulse per un attimo al suo periodo di
formazione, quando, non più ragazzino, ma
giovane uomo, imparava a guidare su un
prodotto fiat autobianchi che aveva avuto un
notevole successo commerciale verso la
metà degli anni ottanta, ed era stato
recentemente oggetto di una mirata
campagna di restyling.
L'automezzo era privo di impianto stereo, ed
esigenze derivate dal suo background lo
portarono a fornirsi di un bene sostitutivo,
ma altrettanto efficace, un vecchio stereo
che funzionava anche a pile, regalatogli per
un compleanno.
22
Con gesti misurati cercò di crearsi un
ambiente musicale più consono al proprio
stato di giovane professionista degli albori
del ventunesimo secolo: un giovane
cantante britannico che, come l'utilitaria di
cui sopra, aveva successfully affrontato
un'ardita operazione di restyling che gli
aveva garantito una nuova vita, secondo gli
aurei dettami della teoria del ciclo di vita del
prodotto.
23
Mp32 ter
Grado 3: lo psichiatra
Il soggetto è
trentaduenne. Protratta
l'adolescenza quanto
possibile è riuscito a
maturare una primitiva
forma di coscienza delle
responsabilità del
maschio europeo medio.
24
autoaffermazione raggiunta tramite le
dimensioni; più che altri valori, sarebbe
opportuno disporre un rilievo antropometrico
al fine di acclarare se la scelta delle
dimensioni sia da ricondurre ad una
proiezione inconscia degli attributi virili. Il
soggetto afferma di aver compiuto tale
scelta sulla scorta di valutazioni riconducibili
a questioni di autopromozione commerciale,
note, negli ambienti di nascita e sviluppo del
concetto, come "self- marketing".
25
dell'audiocassetta essendo quella di
concedere grande libertà di scelta del
contenuto, potendo essere occupata anche
da registrazioni dalle stazioni radiofoniche e
da voci registrate, aveva un contenuto molto
personale, legato ad un passato dal quale il
soggetto intende separarsi, al contrario, la
tecnologia mp3 concede meno libertà,
portando la mente a svilupparsi lungo altre
direttrici.
26
parte di quel periodo, che, come sopra detto
egli intende rimuovere.
La modalità di rimozione da lui adottata
sembra valida: ha immediatamente cercato
in macchina il "cd"- si presume musicale,
non compilato con mp3- di un cantante
inglese che nel suo immaginario
rappresenta la negazione di quei valori ai
quali lui riferisce la colonna sonora di cui
sopra.
Il sistema di valori del soggetto è ancora in
formazione: nella ricerca del cd si è distratto
dalla guida per qualche attimo,
manifestando un fastidio sproporzionato alla
reale valenza emozionale della cosa.
27
l'orsetto si prega di contattarmi prontamente,
sarà opportuno sostituire il prozac con un
prodotto più potente.
28
Mp32 quater
Grado quattro: il compaesano
Non so l'età, ma
credo che ha
trent'anni.
È di quelli che non
vogliono crescere,
che stanno attaccati
alle gonne della
mamma e fanno
fatica a scrollarselo
da soli.
29
che a quello lì un calcio in culo farebbe solo
bene. Non può averla comperata lui. La
macchina è grossa, bellina, ma figurarsi se
se la faceva prendere nuova. È un
quaqquaraqua, li conosco quelli come lui.
30
cassetta e quindi aveva il frontalino
estraibile.
Proprio una mezza pippa.
31
mp32 quinquies
Grado 5: una ragazza
Non so quanti anni
ha, una trentina,
credo
Ma non importa.
Sono anni che lo
vedo, in questi anni
ho fatto la mia vita e
lui la sua. Mi hanno
detto che gli è morto
il padre, ha gli occhi
dolci e urla solo
quando si scalda
nelle discussioni,
però non è violento.
L'ho incrociato mille
volte nei locali e l'ho
visto in giro per anni
su una Y10 azzurra,
pensate che una
volta l'ho visto
sventolare di fronte ai
suoi amici una cosa
nera, doveva essere
un pezzo di una
radio, infatti nell'altra
32
mano aveva una radio, appunto, e diceva
qualcosa del frontalino estraibile. Non era il
momento, ero con uno, però adesso siamo
amici, con questo.
Credo abbia fatto l'università, a volte in giro
era allegro, a volte triste, credo che non si
sia laureato proprio presto, però ha fatto un
sacco di altre cose, ne sono certa.
33
sinistra, non l'ho mai visto con il pizzetto, si
veste comodo, non bada alle marche e alle
mode.
Adesso va in giro anche in giacca e cravatta,
ci sta bene, ma si vede che non si sente a
suo agio.
Magari un giorno gli chiedo di portarmi a fare
un giro in macchina, ma forse è meglio a
piedi, scommetto che camminare gli piace...
34