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LAZZARO di BETANIA, santo.

SOMMARIO: I. I dati evangelici. – II. Leggende agiografiche. – III. Il culto: a) in


Betania; b) in Oriente; c) in Occidente; d) Santuari rivali In Borgogna e in Provenza. – IV.
Iconografia.

III. IL CULTO: a) in Betania.

1) Il sito. Beth-Aniah, cioè „casa di dolore“ o „di esaudimente“, sarebbe identico al


Beth-Ananiah del Vecchio Testamento (Neh. 11, 32). L'agglomerato d'orgine preistorica è
stato sostituito da un villaggio cristiano, sito a 300 m. ad Est, dí cui i nomo sono il Lazarium
d' Eteria il Lazarion bizantino, El-Azarieh arabo, nomi tutti che perpetuano il ricordo di
Lazzaro. Il villaggio è posto sul pendio del Monte degli Ulivi, ca. tre Km ad Est di
Gerusalemme.
2) Il pellegrinaggio. I luoghi santi primitivi di Betania sono noti grazie ai diari di
viaggio dei pellegrini in Terra Santa. L'Itinerario di Bordeaux, dell'anno 333, fa conoscere la
tomba di Lazzaro. Tra il 386 e il 415, l'Itinerario di Eteria e s. Girolamo danno maggiori
particolari, segnalando due santuari, l'uno sopra casa di Marta e Maria, l'altro sulla tomba di
Lazzaro. I pellegrini medievali ci informano inoltre, che vicino alla tomba era stato costruito
un monastero beneficato da Carlo Magno.
Nel sec. XII i re di Gerusalemme vi avevano stabilito delle monache benedettine. Dal
sec. XVII i Francescani curano il servizio del santuario.
3) La liturgia locale. Il ricordo di Lazzaro era celebrato, dalla fine del sec. IV, nello
svoglimento della liturgia delle Palme. Secondo Eteria, alla vigilia delle Palme, i fedeli di
Gerusalemme andavano in processione a Betania, cantando inni ed antifone: alla toma di
Lazzaro il diacono leggeva il Vangelo della sua risurrezione; nel Lazarium, un sacerdote
annunziava la Pasqua col racconto del banchetto di Betania. A questo'ufficio era dato il nome
di „sabato di Lazzaro“ che, nella liturgia posteriore, rimase l'appellativo della vigilia delle
Palme. Nel sec. VI, come ci dice il pellegrino Teodosio, la sacra funzione era stata trasferita
alla domenica stessa delle Palme, e ciò, probabilmente, per ragioni di comodità.
b) in Oriente.
1) Il sabato (o la domenica) di Lazzaro. I pellegrini gerosolimitani introdussero nei
loro paesi gli usi della città santa.
In Oriente la menzione piú antica di questa festa sembra essere quella che si legge si
legge in un'omelia di Tito di Bostra (m. 364-378). Altre omelie, pronunziate per la stessa
circostanza, vanno sotto i nomi di molti Padri della Chiesa: s. Giovanni Crisostomo, s.
Anfilochio d'Iconio, s. Basilio di Seleucia, s. Esichio di Gerusalemme, nel sec. V; poi s.
Andrea di Creta, s. Leonzio d'Arabissos, Giovanni „d'Eubea“, s. Teodoro Studita, s. Giuseppe
di Tessalonica, Leonzio di Constantinopoli e Leonzio di Gerusalemme, dal VII al IX sec.
Alcune altre omelie sono anonime o pseudo-epigrafiche. Tra questi testi una dozzina sono
relativi al sabato, solo due alla domenica di Lazzaro.
Questi usi sono stati codificati a partire dal sec. VI nei libri liturgici orientali: il sabato
di Lazzaro con le relative letture è incluso in due lezionari siraici, in evangeliari copti e, sotto
la forme che gli è propria, nel Sinassario Constantinopolitano. I documenti greci, usati dal
Beissel per il suo studio sulle pericopi evangeliche nella Chiesa antica, pongono il giorno di
Lazzaro alla domenica prima delle Palme.
2) Le date liturgiche. Oltre alle date del 17 ott. e del 4 magg., registrate dal Sinassario
Constatinopolitano e dai documenti slavi usati dal Martinov, come date di traslazione,
soltanto alcuni evangeliari ed un Salterio copti fissano al 22 magg. „la seconda morte di
Lazzaro“. È da notare che il Salterio Barberini 2 sposta la traslazione di Lazzaro dal 17 al 18
ott.
c) in Occidente.
1) La domenica di Lazzaro. In Occidente la tradizione primitiva del giorno di Lazzaro
è stata imbrogliata dall'introduzione degli scrutini nella liturgia dalla Quaresima.
Può darsi che certe omelie patristiche offrano testimonianze in favore dell'uso antico:
secondo s. Agostino la pericope di Lazzaro figurava nell'Ufficio notturno e nella Messa
diurna della domenica delle Palme in Africa; da altre prediche dei Padri, come s. Cromazio
d'Aquileia, s. Massimo di Torino, s. Pietro Crisologo, si sa soltanto che furono proferite
durante la Quaresima.
La domenica di Lazzaro è fissata alla domenica della Passione nei libri mozarabici:
Liber mozarabicus sacramentorum, Liber comicus, Homiliae toletanae, Oracional visigótico.
Il solo tardo Missale mixtum del cardinale Ximenés la fissa alla terza domenica di Quaresima.
Nel rito ambrosiano, le domeniche di Quaresima traggono il loro nome dalla lezione
evangelica: la domenica prima delle Palme si chiama domenica de Lazzaro. Cosí leggiamo
nelle annotazioni liturgiche del sec. VII-VIII aggiunte ad un Lezionario anteriore, o anche nel
Codex Bergomensis del sec. X. All'uso milanese si avvicina ciò che attesta il Codex
Rehdigeranus, della fine del sec. VII, usato nell'alta Italia: la pericope di Lazzaro si trova alla
domenica della Passione come a Milano, ma questa domenica si schiama domenica ante
symbolum, come a Roma.
I libri gallicani recano, anch'essi la traccia di modifiche. L'Evangelo di Lazzaro vi è
stato trasportato al mercoledí di Pasqua, come nel Lezionario di Luxeuil e nel Messale gotico.
Ma, al giorno delle Palma, il formulario della Messa contiene molte allusioni alla risurrezione
di Lazzaro, come testimoniano il Messale gotico, il Missale gallicanum vetus e il Messale di
Bobbio.
Quanto alla pericope evangelico del banchetto di Betania, press'a poco tutti gli antichi
libri liturgici occidentali la lasciano al suo posto primitivo della domenica delle Palme.
L'attuale sistema romano risulta dal trasferimento delle lezioni di Lazzaro fuori del
loro posto originale. La risurrezione di Lazzaro viene commemorata al venerdí della quarta
settimana di Quaresima, il banchetto di Betania al lunedí santo: cosí è nell'Evangeliario di
Burcardo, nel Lezionario di Würzburg, nel Comes di Murbach, che sono dei secc. VII-VIII.
La domenica di Lazzaro è quindi completamente sparita dalla nostra attuale liturgia
occidentale.
2) La date fisse. I martirologi antichi non contengono nessuna indicazione intorno alle
feste fisse, che hanno preso il posto, nel Medio Evo, della domenica di Lazzaro.
Adone di Vienne è l'autore della notizia del 17 dic., che, dal suo, passa nel
Martirologio di Usuardo e, da questo, nel Martirologio Romano. Questa data è attestata circa
centoventi volte nei mss. di cui il Leroquais ha fatto l'inventario, ma non ha alcun
fondamento storico.
Sono state raccolte, inoltre, parecchie date speciali: il 5 dic. a Tournai, il 16 a Tolosa e
a Verdun, il 14 marzo a Parigi e a Tréguier, il 2 sett. alla badia della Trinità di Vendôme. Si
tratta o di feste spostate a cagione di concorrenza, o di dediche locali.
Le commemorazioni del 17 marzo, del 1° sett. e del 20 ott. sono originarie di Autun,
quella del 31 ag. di Marsiglia.
3) Le appropriazioni cultuali. I santuari messi sotto il patrocinio di Lazzaro sono rari.
Gli ospedali, i lazzaretti per i lebbrosi, gli Ordini ospedalieri lo rivendicano come patrono in
conseguenza della già accennata confusione con Lazzaro il poverodella parabola (Lc. 16, 19-
31). Le reliquie venerate a Andlau ed a Piacenza, inoltre, non offorno alcuna garanzia di
autenticità.
d) I santuari rivali in Borgogna e in Provenza.
1) Autun. Questa città celebrava tre feste proprie in onore di Lazzaro, oltre a quella del
17. dic., che non vi compare prima del sec. XIII: la sua risurrezione al 17 marzo,
l’anniversario della sua seconda morte, al 1° sett., la rivelazione delle sue reliquie al 20 ott.
La prima è scritta soltanto nei calendari tardi del sec. XV, l’ultima appare per la prima volta
in un calendario della seconda metà del sec. XII, continua a figurare in quasi tutti i libri
liturgici augustodunesi ed è anche indicata da religiosi stabiliti ad Autun, ad Auxerre, Chalon,
Cluny. Quella del 1° sett. è la piú antica: si legge in due Sacramentari di Besançon del sec. XI
e la menzionano tutti i libri augustodunesi conservati; è festeggiata anche a Beaune,
Besançon, Cambrai, Chalon, Charlieu, Langres, Lione, Mâcon, Maubeuge, Saint-Benoît-sur-
Loire, Saint-Géry, Saint-Sauveur-en-Vosges, Valenza, Vézelay e Vienne. La data del 17 dic.
non appare ad Autun prima del sec. XIII.
L’origine di queste feste non può essere sempre agevolmente determinabile. Quella
del 17 marzo, nella sua redazione e nella sua data, concorda perfettamente coi dati del
Sinassario Constantinopolitano ed è stata probabilmente presa da esso o da documenti simili
nel sec. XV. La festa del 20 ott. commemora l’anniversario della traslazione del 1146.
Alle due date del 1° sett. e del 17 dic., un esemplare augustodunese, datato del sec.
XII, del Martirologio di Usuardo prota queste notizie: „Anniversario della morte di s. Lazzaro
martire resuscitato dal Signore dopo quattro giorni“, e: „Anniversario (della traslazione) del
beato Lazzaro martire, che il Signore resuscitò dai morti come si legge nel Vangelo. Dopo fu
ucciso da Domiziano e il suo corpo trasportato a Marsiglia da Tito e Vespasiano. Dopo molti
anni fu finalmente trasferito ad Autun dal vescovo Gerardo.“
Queste notizie pongono piú problemi di quanti non ne risolvano. Un indizio
sull’epoca della loro composizione potrebbe trovarsi nella traslazione operata dal vescovo
Gerardo che sedette ad Autun dal 968 al 976. Ma una discussione utile potrebbe fondarsi
soprattutto su una cronologia precisa dei libri liturgici di Autun del sec. XII. Sarebbe allora
possibile chiarire le origini del culto di Lazzaro nella città, le sue relazioni con le notizie di
Besançon del sec. XI e con rivendicazioni di Avallon del sec. XII, come le origini del culto
del santo a Marsiglia nei secc. XII e XIII. È sicuro, infatti, che il suo culto ad Autun è
anteriore al sec. XII, che fu quello del suo grande sviluppo segnato dalla costruzione della
cattdrale, dalla sua dedicazione al santo evangelico, dall’invenzione del suo corpo nel 1146 e
dall’erezione del grande sepolcro del 1170-1180, di cui tre bellissimi pezzi si conservano al
Museo Rollin di Autun.
2) Avallon. Accanto ad Autun, Avallon fa una ben povera figura. Le sue pretese di
conservare il capo di Lazzaro risalgono al sec. XI, sono all’origine di una ricostruzione della
cattedrale in onore del santo nel sec. XII e procurarono alla Chiesa il favore di Luigi XI, re di
Francia. Tale culto però non ha trovato eco nella liturgia medievale.
3) Marsiglia. Non alterttanto può dirsi di Marsiglia. Si cominciò, dapprima, col
rivendicare alla città il martirio del santo. In tal senso si esprime il famoso Diploma del 1040,
che, pur riferendo il fatto, forse vero, della dedicazione della chiesa abbaziale di S. Vittore,
sembra esser stato interpolato nel sec. XII per quanto riguarda tutte le circostanze personali e
cultuali, fra l’altro, per le indicazioni su Lazzaro. Un parziale controllo può essere fatto
attraverso le testimonianze sicure del sec. XII. Reliquie del santo sono segnalate nella
cattedrale di Marsiglia da un inventario del 15 ag. 1122, ed ancora nel 1172-1174. Dell’anno
1190 abbiamo due attestazioni contradittorie: l’una ci viene da Guido di Bazoches, che
conosce l’episcopato marsigliese di Lazzaro, ma situa le sue relique ad Avallon; l’altra da
Riccardo di Devizes, che rivendica per la città provenzale, oltre a un episcopato di sette anni,
le contrastate reliquie. Nel 1199 Rogerio di Hoveden localizza nell’abbazia di S. Vittore la
mascella di Lazzaro. Intorno al 1216, il Breviario della chiesa Maggiore dà inizio al culto
liturgico del santo nella diocesi. Nel 1254 è consacrato in suo onore l’altare maggiore della
certosa di Montrieux, allora nella diocesi di Marsiglia.
Il 31 ag. è la data specifica della celebrazione liturgica del santo a Marsiglia, non
nell’abbazia, ma nella città. La stessa data è stata adottata da alcune diocesi vicine: Aix, Apt,
Digne, Grandève, Ulzio, Saint-Paul-Trois-Châteaux, e inoltre dalle diocesi lontane di Langres
e di Metz. Tale data fu messa in rapporto con un’iscrizione della cripta di S. Vittore relativa
al vescovo aquense Lazaro, che rinunziò alla sua sede nel 412 e morí a Marsiglia: cosí mentre
il Peiresc l’aveva incompletamete decifrata, il Le Blant proponeva di completare il giorno
della sua deposizione in pridie kalendas, e i Benedettini di Parigi suggeriscono di vedervi il
31 ag. leggendo pridie kalendas septembris. Il problema, in questo caso, è che la festa del 31
ag. si trova prima, non nei libri vittorini (in cui figura, per di piú, in uno solo di essi e come
aggiunta tarda), ma in quelli della cattedrale. Sembra dunque che essa non rammenti un
avvenimento liturgico verificatosi nell’abbazia, ma nella chiesa Maggiore, forse una
traslazione, dall’abbazia alla cattedrale, d’una reliquia del martire.

Victor Saxer

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