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1
5 Calibrazione di una sonda p-p e p-v 33
A Risposta all'impulso 34
2
Capitolo 1
lineare
3
con 4V l'elemento di volume, si può esprimere l'equazione F = ma come:
~ 4V
−∇P = (ρ 4 V )~a
∂~v
~
−∇P = ρ[ ~ v]
+ (~v · ∇)~ (1.2)
∂t
In maniera analoga è possibile esprimere la legge di conservazione della massa
in forma dierenziale:
~ · (ρ~v ) + ∂ρ = 0
∇ (1.3)
∂t
~ · ~v + ∂s
ρo ∇ = 0 (1.8)
∂t
∂~v 1 ~
+ ∇p = 0 (1.9)
∂t ρo
Utilizzando queste due equazini e la 1.7 è possibile ottenere per ogni variabile
l'equazione di d'Alembert.
1 ∂2p
∇2 p = (1.10)
c2 ∂t2
1 ∂2s
∇2 s = (1.11)
c2 ∂t2
1 ∂ 2~v
∇2~v = (1.12)
c2 ∂t2
4
In coordinate cartesiane l'operatore ∇2 è denito come:
∂2 ∂2 ∂2
∇2 = + +
∂x2 ∂y 2 ∂z 2
Le tre equazioni sono nella forma di equazioni dierenziali d'onda. Il valore c è
la velocità di propagazione dell'onda e vale:
dP
c2 = (ρo ) (1.13)
dρ
É possibile esprimere la velocità del suono in un gas in funzione delle variabili ter-
modinamiche utilizzando l'equazione di stato adiabatica e la 1.13. Riscrivendo
la 1.4 si ottiene: γ
ρ
P (ρ) = Po
ργo
Per trovare la velocità c2 è necessario derivare rispetto a ρ e calcolare la derivata
in ρ = ρo .
ργ−1
dP Po
= γPo =γ
dρ ρ=ρo ργo ρ=ρo ρo
Si può quindi scrivere c come:
s r
Po kT
c= γ = γ (1.14)
ρo mo
L'ultima uguaglianza è stata ottenuta utilizzando l'equazione di stato P V =
nRT , mo indica la massa di una molecola del gas. Il risultato è che la velocità
del suono in un gas può essere espressa come funzione della temperatura del
gas.
5
1.2.1 Impedenza
Nell'asunzione di campo acustico monodimensionale la 1.9 si riduce a:
∂v 1 ∂p
=− (1.16)
∂t ρo ∂x
Considerando un'onda progressiva o regressiva si ottiene la seguente relazione:
p± = ±Zo v± (1.17)
Dove Zo = ρo c è chiamata impendenza specica del mezzo.
In generale l'impedenza acustica Z è denita come rapporto tra pressione e velo-
cità in un generico campo acustico. Il valore di Z può dipendere dalla posizione
nello spazione e dal tempo. L'impedenza specica Zo è denita come l'impe-
denza di un'onda piana progressiva ed è una caratteristica del mezzo in cui si
propaga l'onda. L'impedenza acusitca è misurata in rayl. Il valore dell'im-
pedenza specica dell'aria dipende dalla temperatura, a temperatura ambiente
(20◦ C ) vale circa 413rayl.
6
Il contributo all'intensità di I 0 è legato all'integrale nel tempo della velocità, e
quindi allo spostamento del uido. Per questo è chiamato contributo convettivo.
Il campo di velocità di un'onda acustica è di tipo non-convettivo, dato che la
velocità è descritta da funzioni armoniche che integrate nel tempo restituiscono
uno spostamento complessivo nullo delle particelle del mezzo.
L'intensità media si riduce quindi al termine non convettivo:
ˆ T
1
Im = im = pvdt (1.19)
T 0
É possibile denire una densità di energia del campo sonoro legata all'intensità
dalla relazione (valida nel caso monodimensionale):
ˆ x2
d
W (x, t)Sdx = S(I(x1 , t) − I(x2 , t)) (1.20)
dt x1
7
Il primo addendo del secondo termine della 1.26 è chiamato intensità attiva
e il secondo intensità reattiva. Integrando sul tempo per calcolare l'intensità
media, la parte reattiva forniscie un contributo nullo dato che la sua dipendenza
temporale è di tipo sinusoidale.
É possibile caratterizzare i due contribuit all'intensità a partire dal campo di
velocità. Utilizzando la denizione 1.25 si può scrivere la velcità esplicitando la
parte reale e immaginaria di e−iφz :
1
v= [cos(φz ) − isin(φz )] |p|ei(φp +ωt) (1.27)
|Z|
In questo modo si divide v in una componente in fase con p e una in quadra-
tura con p. Chiamando le due componenti rispettivamente velocità attiva va e
velocità reattiva vr , e calcolando la parte reale di v si ottiene:
Re(v) = Re (va + ivr )|p|ei(φp +ωt) = |p| [cos(φp + ωt)va − sen(φp + ωt)vr ]
(1.28)
Che moltiplicata per la parte reale di p è l'intensità dell'onda. Confrontando
con la 1.26 si può notare che l'annullarsi della componente attiva o reattiva del-
la velocità comporta l'annullamento del corrispettivo contributo dell'intensità
attiva o reattiva.
La parte reattiva dell'intensità è legata a una propagazione dell'energia "oscil-
lante", che mediata nel tempo non contribuisce al trasporto di energia. Un
campo puramente reattivo non ha un trasporto di energia netto. Al contrario
un campo puramente attivo ha solo il termine di intensità legato al trasporto di
energia.
La 1.28 permette di caratterizzare la perturbazione acustica in base alla com-
ponenti in fase e quadratura della velocità rispetto alla pressione. Per esempio,
in un onda progressiva piana si ha:
p = Zo v
8
1.2.5 Linea di trasmissione acustica
Si può generalizzare il caso delle onde stazionarie nel caso in cui l'onda progres-
siva e regressiva non abbiano la stessa ampiezza.
Consideriamo una conduttura con sezione costante, nella quale la perturbazio-
ne acustica sia approssimabile a onde piane e quindi di tipo mondimensionale.
L'apprissimazione è valida se le pareti della conduttura sono rigide e il diametro
è piccolo rispetto alla lunghezza d'onda delle onde considerate.
Per studiare la linea di trasmissione è possibile considerare la sovrapposizione
di un'onda progressiva e un'onda regressiva, in analogia alle linee di trasmis-
sione elettromagnetiche. Come nel caso di onde stazionarie si possono scrivere
pressione e velocità nel seguente modo:
pi e−ikx + pr eikx (1.29)
p =
1
pi e−ikx − pr eikx (1.30)
v =
Zo
Per ricavare i valori di pi e pr sono necessarie due condizioni al contorno. Ipo-
tizzando di conoscere i valori di ampiezza |p|(x = 0, t) = po e |v|(x = 0, t) = vo
a x = 0, si ottiene:
po = pi + pr (1.31)
1
vo = (vi − vr ) (1.32)
Zo
Risolvendo il sistema si ottiene:
1
pi = (po + Zo vo ) (1.33)
2
1
vi = (po − Zo vo ) (1.34)
2
Inserendo questi valori nelle 1.29 si ottengono le equazioni della linea di trasmis-
sione:
p = [po cosh(ikx) − Zo vo senh(ikx)] eiωt (1.35)
po
v = − senh(ikx) + vo cosh(ikx) eiωt (1.36)
Zo
9
pressione del mezzo imperturbato, la condizione diventa po = 0.
Applicando la condizione alle 1.35 si ottiene:
p = −iZo vo sen(kx)eiωt (1.37)
v = vo cos(ikx)e iωt
(1.38)
L'impedenza complessa Za è, quindi:
p
Za = = −iZo tan(kx) (1.39)
v
Tubo chiuso : chiudendo il tubo con una parete perfettamente rigida lo strato
del mezzo acustico a contatto con la prete deve restare in quiete. La condizione
che si ricava è vo = 0. Applicandola alle 1.35:
p = po cos(kx)eiωt (1.40)
po
v = −i sin(kx)eiωt (1.41)
Zo
L'impedenza complessa Zc vale:
Zc = iZo cot(kl) (1.42)
10
Capitolo 2
Sonde acustiche
intensimetriche
11
in corrente continua a 200◦ C . Il passaggio di una particella acustica in dire-
zione perpendicolare ai lamenti varia la temperatura dei lamenti. Dato che
la resistenza elettrica dei lamenti dipende dalla temperatura, la velocità della
particella viene trasdotta da un circuito sensibile alle variazioni di resistenza.
I due trasduttori sono racchiusi in uno scheletro cilindrico in modo da fornire
una sonda compatta.
La sonda p-v richiede un'accurata calibrazione dei due trasduttori per essere
utilizzata. Inoltre è necessario calibrare la sonda in un campo acustico di rife-
rimento per compensare possibili dierenze di fase tra i due trasduttori.
Infatti, è possibile stimare l'inuenza di un errore di fase aggiungendo uno
sfasamento sso alla velocità. Indicando con Iˆ l'intensità misurata si ha:
Iˆ = Re(p)Re(veiφ )
Facendo riferimento al risultato della 1.26, basta sostituire nella 1.25 (φz − φ)
a φz nel risultato. Considerando solo la parte attiva dell'intensità si ottiene:
|p|2
Iˆa cos2 (φp + ωt)cos(φz − φ) (2.1)
=
|Z|
|p|2
= (cos2 (φp + ωt)) [cos(φz )cos(φ) + sen(φz )sen(φ)] (2.2)
|Z|
(2.3)
Calcolando il valore medio:
1 |p|2 1 |p|2
Iˆm = cos(φz )cos(φ) + sen(φz )sen(φ) = Im cos(φ) + Irmax sen(φ)
2 |Z| 2 |Z|
12
di p a una dierenza nita:
∂vr 1 ∂p 1 ∆p
=− =−
∂t ρo ∂r ρo ∆r
Integrando sul tempo si ricostruisce il valore di vr
ˆ
1
vr = − ∆p(t)dt (2.6)
ρo ∆r
Il valore della velocità ricavato con questo procedimento è un'approssimazione e
l'errore dipende dalla distanza dei due microfoni. Nelle sezioni successive verrà
analizzata più dettagliatamente questa dipendenza.
É inoltre necessario tenere conto che l'integrazione temporale viene eseguita su
dati campionati, che comporta un altra fonte di errore dipendente dalla frequen-
za di campionamento.
I due microfoni di pressione possono essere disposti in varie congurazioni, in
base all'orientazione della superfcie sensibile alla pressione del trasduttore. I
microfoni sono generalmente montati su un supporto rigido e, eventualmente,
sono sepratai da un separatore che mantiene ssa la loro distanza.
La sonda calibrata in questa tesi è costituita da due microfoni MEMS, posi-
zionati su un supporto rigido costituito dalla scheda del circuito stampato. I
due microfoni sono in congurazione "lato a lato", cioè le superci sensibili si
trovano sullo stesso piano.
13
La pressione misurata nel punto medio è:
p1 + p2 po iωt
pm (t) = = e + ei(ωt−k∆r) (2.9)
2 2
po iωt
1 + e−i∆r (2.10)
= e
2
po iωt −i ∆r i ∆r
(2.11)
∆r
= e e 2 e 2 + e−i 2
2
∆r
(2.12)
∆r
= po ei(ωt−k 2 ) cos( )
2
Mentre la pressione reale è:
(2.13)
∆r
p(t) = po ei(ωt−k 2 )
14
In questo modo di possono scrivere pressione e velocità misurate in funzione di
pev
pm = pδp (2.24)
vm = vδv (2.25)
Ricordando che δv e δp sono reali e indipendenti dal tempo, si procede a calcolare
l'intensità misurata media:
ˆ
1
Im = Re(pm )Re(vm )dt (2.26)
T
ˆ
1
= δp Re(p)δv Re(v)dt (2.27)
T
= δp δv I (2.28)
2sen(k∆r/2)
= cos(k∆r/2) I (2.29)
k∆r
sen(k∆r)
= I (2.30)
k∆r
L'errore sull'intensità (media) è dato da:
sen(k∆r)
e(I) = 1 − (2.31)
k∆r
15
Facendo la media temporale si ottiene l'intensità media. I due termini sinusoidali
dipendenti dal tempo non contribuiscono all'intensità media.
p2o p2 sen(φ) senφ
Im = − sen(φ) = − o = −I (2.39)
2ρo ∆rω 2ρo c k∆r k∆r
Inserendo al posto di φ lo sfasamento tra i due microfoni senza errori agguntivi,
cioè −k∆r, si ritrova la 2.30.
Per stimare l'errore legato allo sfasamento dei trasduttori si può inserire una
fase ssa φe nel secondo microfono, ottenendo:
p1 = po eiωt (2.40)
p2 = po e i(ωt−k∆r+φe )
(2.41)
In questo modo il parametro φ diventa −k∆ + rφe . Inserendo nella 2.39 si
ottiene l'intensità media misurata:
sen(k∆r − φe ) I I
Im = I ≈ sen(k∆r) − cos(k∆r)φe (2.42)
k∆r k∆r k∆r
Dove l'ultima approssimazione è valida per sfasamenti piccoli.
Dalla 2.42 si deduce che un errore di fase tra i due trasduttori comporta un
ulteriore errore sistematico oltre a quello dato dall'approsimazione nita del
gradiente di p. In particolare, in approssimazione di piccole dierenze di fase
l'errore è proporzionale a φe e inversamente proporzionale al fattore k∆r. L'er-
rore sarà rilevante per piccole distanze di separazione tra i microfoni e per alte
frequenze, mentre diventa poco rilevante de ∆r è maggiore della lunghezza d'on-
da. Bisogna però tenere in conto che l'errore sull'intensità sale all'aumentare di
∆r secondo la 2.31. La scelta della distanza ottimale per ridurre l'errore verrà
approfondita nelle sezioni successive.
16
Applicando la 2.42 nei due casi si trovano i due valori di intensità misurata
media, Im e Im
0
:
I I
Im = sen(k∆r) − cos(k∆r)φe (2.49)
k∆r k∆r
I I
0
Im = − sen(k∆r) − cos(k∆r)φe (2.50)
k∆r k∆r
L'inversione della sonda fa cambiare il segno dell'intensità ma non dell'errore.
Calcolando la semidierenza dell'intensità media misurata con la sonda nelle
due congurazioni è possibile eliminare il contributo dell'errore. Questo pro-
cedimento è ecace se la sonda è ruotata con precisione rispetto all'asse2 e
presuppone che i microfoni siano perfettamente allineati.
Durante la calibrazione eettuata in questa tesi non verrà utilizzato questo me-
todo, ma si compenseranno eventuali errori di fase con una calibrazione in un
campo acustico di riferimento.
2 FAHY
17
Capitolo 3
intensimetriche
Per denire un criterio sulla distanza ∆r alla quale posizionare i due microfoni
è utile considerare, inizialmente, i microfoni perfettamente in fase.
Per valutare l'errore verranno utilizzate le formule ricavate in approssimazione
di onda piana nel capitolo precedente. Nonostante nel processo di calibrazione
trattato in questa tesi si utilizzi un campo acustico che in buona approssimazio-
ne può essere considerato di onde piane, in generale le misure eettuate con una
sonda intensimetrica non riguardano necessariamente un campo di questo tipo.
Per conoscere l'errore su una misura in un campo generico sarebbe necessario
conoscere la struttura del campo. Dato che ciò non è sempre possibile si utilizza
l'errore in approssimazione di onda piana per stimare l'errore sulla misura.
In ambito acustico l'errore sull'intensità viene spesso valutato esprimendo l'in-
tensità misurata in decibel, con valore di riferimento l'intensità reale:
Im
Im [dB] = 10log (3.1)
I
18
1.6
1.4
1.2
1
|1-e(p)| (dB)
0.8
0.6
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
Figura 3.1: Pressione misurata nel punto medio in dB rispetto alla pressione
reale
0.5
0.45
0.4
0.35
|1-e(v) (dB)|
0.3
0.25
0.2
0.15
0.1
0.05
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
Figura 3.2: Velocità misurata nel punto medio in dB rispetto alla velocità reale
19
2.5
1.5
|1-e(I)| (dB)
0.5
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6
Figura 3.3: Intensità media misurata nel punto medio in dB rispetto all'intensità
reale
20
50
45
40
35
30
25
20
15
10
Figura 3.4: Distanza massima tra i microfoni per avere un errore sistematico
minore di 0.11, in funzione della frequenza dell'onda incidente
21
0.4
Errore con fase
Errore senza fase
0.35
0.3
0.25
|1-e(I)| (dB)
0.2
0.15
0.1
0.05
0
0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0.3 0.35 0.4 0.45
22
δ entro una serie di valori di φe compatibile con le approssimazioni fatte. Nella
gura 3.6 sono riportati i valori di δ che minimizzano l'errore. All'aumentare
dello sfasamento il valore di δ cresce. É interessante notare che, nel caso consi-
derato in gura, il valore di δ ottimale è sempre minore del limite considerato
nella sezione precedente, cioè δ < 0.83. Per avere avere dei valori maggiori di
0.83 sono necessai sfasamenti di più di 8◦ , che esulano dall'approssimaizone di
piccoli sfasamenti considerata.
0.4
0.35
0.3
0.25
0.2
0.15
0.1
0.05
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
Figura 3.6: Valore di δ per minizzare l'errore in funzione della fase φe in gradi.
Chiaramente, dato che non lo sfasamento non è noto a priori e non è ne-
cessariamente costante per tutte le frequenze, non è possibile identicare uni-
vocamente il paramentro δ della sonda. Inoltre, dato che la sonda dovrà essere
operativa su una determinata gamma di frequenze, anche conoscendo il δ otti-
male la distanza ∆r non sarebbe unica.
Per valutare la distanza tra i microfoni si può denire uno sfasamento massimale
e trovare il valore di∆r che permetta di avere un errore piccolo per la gamma
di frequenze considerata.
Come riferimento del valore limite di errore si consideri sempre 0.5dB come nella
sezione precedente.
23
300Hz
0.7 600Hz
900Hz
1200Hz
0.6 1500Hz
Errore = 0.5 dB
|1-e(I)| (dB)
0.5
0.4
0.3
0.2
5 10 15 20 25 30 35 40
Figura 3.7: Curve dell'errore in decibel per varie frequenze con φe = 0.5◦
0.6
300Hz
600Hz
0.5 900Hz
1200Hz
1500Hz
Errore = 0.5dB
0.4
|1-e(I)| (dB)
0.3
0.2
0.1
0
0 5 10 15 20 25 30
Figura 3.8: Curve dell'errore in decibel per varie frequenze con φe = 0.08◦
24
nché non si superano i 2◦ di sfasamento. In questo caso le curve per frequenze
diverse sono molto più spaziate ed è dicile indenticare una distanza ottimale
su intervalli di frequenze di qualche kHz.
Diminuendo la dierenza di fase le curve si avvicinano e i minimi si spostano a
distanze minori. In questo caso la distanza ottimale si sposta verso i 5mm.
2 matlab
25
0.7
Simulazione
Previsione teorica
0.6
0.5
|1-e(I)| (dB)
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
r (mm)
0.7
Simulazione
Previsione teorica
0.6
0.5
|1-e(I)| (dB)
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 5 10 15 20 25 30 35
r (mm)
Figura 3.10: Simulazione dell'errore con φe = 0.1° su un' onda piana a 1kHz.
26
0.7
Simulazione
Previsione teorica
0.6
0.5
|1-e(I)| (dB)
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 5 10 15 20 25 30 35
r (mm)
Figura 3.11: Simulazione dell'errore con φe = 0.1° e errore sulle misure con
σ = 25% del valore di pressione, su un onda piana a 1kHz.
0.45
Simulazione
Previsione teorica
0.4
0.35
0.3
|1-e(I)| (dB)
0.25
0.2
0.15
0.1
0.05
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40
r (mm)
Figura 3.12: Simulazione dell'errore con φe = 0.01° e errore sulle misure con
σ = 25% del valore di pressione, su un onda piana a 1kHz.
27
1.1 Simulazione
Previsione teorica
1
0.9
0.8
|1-e(I)| (dB)
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0 5 10 15 20 25 30 35 40
r (mm)
0.2
Simulazione
0.18 Previsione teorica
0.16
0.14
0.12
|1-e(I)| (dB)
0.1
0.08
0.06
0.04
0.02
0
0 5 10 15 20
r (mm)
Figura 3.14: Simulazione dell'errore con φe = 0.01° e errore sulle misure con
σ = 1% del valore di pressione, su un onda piana a 1kHz.
28
Nella gura 3.1.3 è simulato un errore gaussiano sulle misure. L'errore è
stato ottenuto sostituendo a ogni valore di pressione letto dai trasduttori una
distribuzione gaussiana centrata sul valore e con deivazione standard una fra-
zione del valore originale.
L'errore non inuenza particolarmente l'andamento della curva, la zonda di mi-
nimo risulta più dicile da individuare, ma in generale tra i 5mm e i 15mm
l'errore è più piccolo che alle altre distanze. In genereale l'errore casuale in-
uenza molto la curva per piccoli sfasamenti, come si può vedere nella gura
3.12, mentre è meno rilevante per sfasamenti maggiori, come in gura 3.13.
Ciò è dovuto al fatto che diminuendo φe l'errore dovuto al solo sfasamento cala,
mentre quello dovuto all'errore casuale non subisce sostanziali modiche. Per
sfasamenti maggiori di 0.1° è ancora possibile identicare un minimo nella curva
dell'errore, mentre sfasamenti più piccoli per distanze minori di 10mm l'errore
casuale domina sullo sfasamento.
Anche errori minori del 5% dominano sulla dierenza di fase per φe < 0.1°.
Nella gura 3.14 si può vedere come la presenza dell'errore casuale alza l'errore
nella zona del minimo teorico. In questo modo diventa poco rilevante il posizio-
nare i microfoni alla distanza corrispondente al minimo errore teorico, dato che
no a 15mm l'errore non cresce signicativamente.
3.2 Conclusioni
É stato mostrato come sia possibile valutare la distanza ottimale tra i due mi-
crofoni di pressione trovando il minimo della curva di errore sulla misurà dell'in-
tensità. Il procedimento illustrato non permette di determinare univocamente
una distanza ottimale, dato che non sempre si conosce a priori lo sfasamento dei
microfoni e che le curve di errore dipendono dalla frequenza dell'onda misurata.
Utilizzando le considerazioni e le simulazioni fatte nelle sezioni precedenti è pos-
sibile identicare un intervallo di distanze nel quale è conveniente posizionare
i microfoni. Si supponga che, in generale, lo sfasamento dei microfoni non sia
molto più grande di 1°. Nel caso che i microfoni in uso abbiano uno sfasamento
prossimo a da 0.1° a 1° ,o di poco maggiore, l'errore casuale non inuisce troppo
e si possono utilizzare le curve teoriche. Per frequenze no a 3000/4000Hz la
distanza ottimale si trova tra i 10mm e i 15mm.
Nel caso i microfoni avessero dierenze di fase minori di 0.1° l'errore casuale
dominerebbe su quello dovuto alla fase, rendendo poco utile l'individuazione
del minimo delle curve di errore. In questo caso si dovrebbe utilizzare il cri-
terio δ < 0.83, che porterebbe ancora alla conclusione di utilizzare distanze di
10/15mm.
La distanza di 12mm generalmente utilizzata risulta, quindi, un buon compro-
messo che permette di tenere sotto controllo l'errore senza conoscere lo sfasa-
mento dei microfoni. Le curve dell'errore possono essere utillzate per stimare
l'intervallo di frequenze osservabili con la sonda in una determinata congura-
zione. Per esempio, nel caso di sfasamento dell'ordine di 0.5, dalla gura 3.7
si può notare come l'errore sulle frequenze minori di 300Hz superi i 0.5dB che
indica un errore signifcativo per basse frequenze.
29
Capitolo 4
sonde
In questo capitolo verrà descritto il procedimento per calibrare una sonda in-
tensimetrica p-p o p-v in un campo acustico di riferimento. La calibrazione
permette di ottenere delle curve di correzione spettrale per le misure di pres-
sione e velocità fatte dalla sonda. Le correzioni su pressione e velocità sono
fondamentali perché, a partire da queste due grandezze, è possibile calcolare le
altre grandezze intensimetriche del campo acustico considerato.
Il processo di calibrazione si basa sulla correzione dello spettro di pressione
rispetto a un microfono di riferimento e dello spettro di velocità rispetto al-
l'impedenza di riferimento del campo considerato.Il processo descritto in questo
capitolo è identico per la sonda di p-p e p-v.
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Utilizzando una sorgente a 1Pa si registra il valore rms del microfono di rife-
rimento srms
rif , in unità arbitrarie del trasduttore (Ua), e si calcola il fattore di
conversione nel seguente modo:
1[P a]
αrif = (4.1)
srms
rif [U a]
Una volta tarato il microfono di riferimento lo si posiziona nel punto dove verrà
calibrata la sonda e si registra il valore rms di pressione (srms
rif1kHz ) ad una fre-
quenza di riferimento, ad esempio 1kHz. Utilizzando il fattore αrif si converte
il valore in Pa:
P a rms
prms
rif _1kHz [P a] = α rif srif1 kHz (4.2)
Ua
Alla stessa frequenza di riferimento si registrano i valori rms di pressione (srms
p )
e velocità (srms
v ) misurati dalla sonda. Utilizzando come riferimento un campo
di onde piane in un tubo anecoico si ottengono i fattori di conversione in pascal
(α) e ms−1 (β ) della sonda:
prms
rif _1kHz [P a]
Pa
α = (4.3)
Ua srms
p [U a]
prms
rif _1kHz [P a] 1
−1 −1
ms ms
β = (4.4)
Ua srms
v [U a] ρ o c Pa
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Le funzioni di calibrazione si ottengono passando nello spazio delle frequenze e
sono denite nel seguente modo:
F [hp_rif (t)] Hp_rif (ω)
K(ω) = =
F [hp_sonda (t)] Hp_sonda (ω) (4.5)
F [hp_sonda (t)] 1 Hp_sonda (ω) 1
Γ(ω) = = (4.6)
F [hv_sonda (t)] Zo Hv_sonda (ω) Zo
Per calibrare le misure ottenute dalla sonda si procede nel seguente modo. De-
nite sp (t) e sv (t) le misure scalibrate ottenute dalla sonda, si convertono in
unità siche:
Pa
p(t)[P a] = sp (t)[U a]α (4.8)
Ua
−1
ms
v(t)[ms−1 ] = sv (t)[U a]β (4.9)
Ua
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Capitolo 5
e p-v
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Appendice A
Risposta all'impulso
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