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In questa sezione ripercorreremo brevemente la storia della batteria dalle

sue prime apparizioni alle concezioni più moderne, considerando che i


singoli tamburi hanno un origine ben più antica, così come i piatti più
rudimentali.
Anno “0” della batteria

Super early trap kit

L’invenzione della batteria viene dai più indicata con l’introduzione del
pedale per la cassa brevettato e messo in commercio dai fratelli Ludwig nel
1909, grazie al quale un’unica persona poteva in questo modo gestire più
“tamburi”. Prima di allora infatti la batteria non era concepita come uno
strumento unico, ma più persone che suonavano ciascuna un pezzo
diverso, chi la gran cassa, chi il rullante, chi i piatti ed altri alcune
percussioni. Solitamente questo avveniva nelle esibizioni bandistiche o per
accompagnare i funerali, C’è da dire però che originariamente la cassa
veniva suonata semplicemente dando dei calci, ed è da qui infatti che
deriva il suo nome in inglese kick-drum (tamburo a calcio). “ prima che Ludwig
introdusse il pedale per la cassa, non era possibile che una persona gestisse

contemporaneamente più tamburi1”

1 Shultz, Thomas. A History of Jazz Drumming. Percussive Notes 16, no. 3 (1979): 106-132.
W.F.L drum and cymbals playing apparatus 1909

Questa necessità di far convergere tutti questi strumenti in un’unico


strumento era data soprattutto da motivi di spazio. Fino ad allora le
esibizioni avvenivano prevalentemente in strada con grandi orchestre,
mentre ad un certo punto si è preferito organizzare concerti al chiuso,
dentro i locali e quindi riuscire a risparmiare spazio consentendo ad
un’unica persona di gestire questi strumenti è diventata un’ottima
soluzione.
Vintage 1920's Sonor kit from drummuseum

Una delle prime “batterie”


cassa e rullante

La storia della batteria è iniziata con il mettere insieme la cassa ed il


rullante, ai quali vennero aggiunti i piatti, con lo scopo di creare dei suoni
acuti che si sovrapponessero al suono grave dei tamburi. In seguito la
multietnicità americana diede il suo fondamentale contributo, infatti ogni
etnia aveva una sua versione della batteria, così i cinesi utilizzavano dei
tamburi di piccolo diametro che poi divennero i toms, i turchi
perfezionarono la lavorazione delle leghe nei piatti, inventando quelli che
sono gli attuali piatti, con le loro caratteristiche di resistenza e sonorità.
Abbiamo parlato dell’invenzione del pedale per la cassa, che fù una
rivoluzione in questo ambito.
Vintage drum kits from the 1920s and 1930s

Arriva il jazz

Con il passare degli anni, l’evoluzione dello strumento era di pari passo con
l’evoluzione degli stili e dei generi musicali. A partire dagli anni ’30 le
esigenze dei primi ensemble musicali e dei musicisti jazz condizionarono
molto l’evoluzione della batteria, ed un ruolo fondamentale fu giocato
come già detto dalla fusione di diverse culture. Si iniziarono quindi ad avere
delle esigenze sonore fino ad allora sconosciute come ad esempio le
membrane sui toms, fino ad allora fisse, vennero sostituite con i tiranti per
permettere la regolazione dell’intonazione a seconda delle esigenze.
Nacquero le prime collaborazioni tra i più grandi esponenti musicali
dell’epoca e le case produttrici. E’ infatti nel 1936 che Buddy Rich divenne il
primo endorser della Slingerland.
Buddy Rich catalogo Slingerland

E in Italia? “in Italia la batteria compare negli anni ’30” In Italia la storia
della batteria è un po’ diversa ovviamente ed inizia quando lo strumento fa
le sue prime apparizioni proprio negli anni ’30, grazie all’eco dei grandi
batteristi, oltre al già citato Buddy Rich c’era anche il grandissimo Gene
Krupa e quindi la batteria viene ufficialmente riconosciuta anche in Italia
come strumento singolo, indispensabile nella musica commerciale e degno
di studi accademici.
Gene Krupa con una batteria Slingerland

Negli anni ’40 il diametro della cassa diminuì ed aumentò la sua profondità
andando incontro alle necessità sonore dell’epoca. Durante la seconda
guerra mondiale, il governo statunitense pose dei limiti, grazie a musicisti
come Krupa aumenteranno anche i diametri dei tom e del timpano per
quanto riguarda l’impiego di metalli come ottone e acciaio su materie non
essenziali. Molte case produttrici si trovarono quindi a doversi adattare
costruendo i cerchi con materiali come noce e palissandro. Negli anni ’50
l’uso dei piatti diventò di primaria importanza, si diffuse infatti il moderno
uso del piatto a pedale che si chiamerà low hat fino a diventare (hi-hat o
charleston). Le pelli, fino ad allora fatte di tessuto animale, vennero
rivoluzionate grazie a un ragazzo, figlio di immigrati italiani, Remo Belli che
brevettò la prima pelle sintetica in Mylar, una pellicola in poliestere
sviluppata per scopi militari, ma poi gradualmente adattata per uso civile. Il
lancio di queste pelli e la conseguente campagna pubblicitaria furono
grandiose per l’epoca. Per convincere anche i più scettici Belli realizzò una
pelle molto grande, cosa che con le pelli animali era naturalmente
impossibile. Inoltre a differenza delle pelli animali le remo non subivano gli
effetti delle condizioni atmosferiche qiundi perdervano meno spesso
accordatura ed intonazione, da qui il caratteristico motto che ancora oggi
troviamo stampato sulle pelli (weatherking) Fu subito un successo e nacque
la Remo. L’innovazione di Remo Belli ha cambiato per sempre la storia della
batteria e le industrie produttrici iniziarono così a fabbricare batterie in
serie, accessoriate allo stesso modo, condizionando in questo modo
chiunque si avvicinava a questo strumento.
Sua maestà Remo Belli.

Evoluzione continua

Da li in poi è stato tutto un crescendo di ricerca tecnologica e marketing,


nasceva l’accordatura diversificata, la ricerca sui legni, sulle leghe dei piatti.
Nascevano le pelli risonanti e l’hardware avanzato, le finiture migliorarono
e cominciarono a farsi influenzare dalle mode. Era nata la batteria
moderna.

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