Sei sulla pagina 1di 51

1

1       

         

     



      

      


     

       

           
         
          
 

2
[...]

È da tempo che viaggio tra i popoli delle montagne.


Sono particolarmente incuriosito da questi barbari guerrieri, possono sembra-
re poco più che bestie, ma ho imparato a capire che nascondono molto di più.

Ultimamente mi sono interessato di un gruppo di questi barbari sito in una


valle piuttosto fuori mano nella Catena del Titano. Si fanno chiamare il Clan
Krhom. Sono piuttosto lontani dai più famosi insediamenti dei Forhen o del
Clan Tankard, ma quello che m’incuriosisce è la loro struttura sociale e la loro
religione molto particolare e ben strutturata.
Pur essendo un cospicuo gruppo di persone, sono riusciti a stanziarsi in una
valle e a rimanere pressoché incontaminati dagli eventi esterni, presumo che
l’esistenza di Aurelio Mortan e del suo impero sia stata solo un’eco lontana.
Sono in guerra, pressoché perenne, con i Clan vicini, poiché sembra che per
loro la battaglia abbia un significato particolare, quasi rituale.

[…]

A capo del Clan vi è lo “Jarl”, il sangue nobile. Comandante indiscusso del


Clan, è la guida sia in battaglia che nella vita comune. I suoi più stretti con-
siglieri sono due; Il primo è l’Ahalu Athedeth o, come spesso viene chiamato,
il Custode della Via. E’ colui che si occupa dei rituali e delle cerimonie pub-
bliche, ma soprattutto è il maggiore conoscitore delle tradizioni e della storia
del clan (Nota: devo necessariamente avvicinarmi di più a lui se voglio capire
questo Clan) e consigliere per tutta la popolazione nella strada del Krahal. Il
secondo è il capo dei Vikti, ovvero i maghi del clan, quasi esclusivamente tau-
maturghi ed elementalisti, sembra che abbiano un’avversione particolare per
le altre forme di magia. Questo è un consigliere, diciamo, più progressista e
più slegato dal controllo dello Jarl. E curioso notare come si siano adeguati a
certe consuetudini, tipo quella di avere un consigliere mago, nonostante siano
così distanti.

Come secondo comandante e guardia personale dello Jarl c’è l’Huscarl, gene-
ralmente un parente dello Jarl (non che sia difficile dato che le famiglie qui
sono piuttosto poche e molto grandi). Assume il comando del Clan in assenza
dello Jarl.

3
Poi vi è il Thane, ovvero il campione dello Jarl, scelto di persona dal coman-
dante, ha l’onore perenne della prima linea. Poi vi sono tutti gli altri combat-
tenti divisi per categorie, dall’Hirdh, ovvero i maestri combattenti, ai Kern,
ossia i guerrieri leggeri o esploratori. Quest’ultimi non sono sempre ben visti
dal Clan poiché non sono combattenti di prima linea e sono sempre control-
lati a vista dall’Ahalu Athedeth data la convinzione che siano coloro che si
allontanano dalla via del Krahal più facilmente. In fine vi sono due gruppi di
combattenti, da quello che ho capito, più legati alle loro religione; le Lama-
nithiane, un gruppo di sole donne, e gli Ulfhedinn, un gruppo di soli uomini,
ma su questo argomento devo ancora approfondire.

[…]

Il Clan Krhom è un clan guerriero, qualunque uomo o donna che sia è un com-
battente e, quando non sono in guerra, dedicano sempre del tempo all’adde-
stramento poiché non possono e non vogliono farsi mai trovare impreparati.
Ogni membro si guadagna il rispetto del Clan seguendo la via del Krahal e
quindi principalmente in combattimento. In un loro schieramento non im-
porta l’età o il sesso poiché sono tutti addestrati e sufficientemente feroci per
stare in prima linea. Fuori dal combattimento si occupano di tutte le mansioni
necessarie alla sopravvivenza del clan, dai pastori, agli agricoltori (anche se
le montagne non sono il terreno migliore per coltivare), ai fabbri e così via. È
curioso che la prima introduzione alla via del Krahal e al combattimento dei
bambini sia fatta dalle donne del clan. Le madri sembra che lascino i bambini
liberi di giocare, ma, in realtà, gli insegnano giochi votati a renderli più agili
e forti, soprattutto fanno in modo che in loro cresca inconscio l’istinto com-
battivo e li educano ad accettare la paura e sconfiggerla, questo fino agli 8/10
anni. Una volta finita la fase dei giochi, i ragazzi passano al lavoro manuale
all’interno del villaggio, fino ai 15/17 anni circa, nello stesso tempo comincia-
no anche l’addestramento al combattimento ad opera degli anziani che inse-
gnano le tecniche di base. Dai 15/17 anni i ragazzi passano all’addestramento
vero e proprio, che occupa tutta la giornata, tenuto dai combattenti del clan.
La conclusione dell’addestramento di un giovane guerriero è il battesimo del
primo sangue che può avvenire tra i 17 e i 20 anni a seconda della bravura e
predisposizione del ragazzo. Questo battesimo non è nient’altro che la prima
razzia alla quale un giovane partecipa, ma ha un’importante valenza religio-
sa.

4
Il clan crede, infatti, che se un bambino non abbia partecipato alla sua prima
battaglia, e non ha versato sangue nemico, non ha nemmeno fatto il primo
passo nella via del Krahal, quindi se il fanciullo, sfortunatamente, dovesse
morire, la sua anima non potrebbe partecipare alla Guerra Eterna e finirebbe
divorata dalla Dea Madre Saja. In sostanza non esiste il concetto d’innocenza
fanciullesca. Mi sono permesso di chiedere all’Ahalu Athedeth cosa succede-
rebbe se il villaggio fosse attaccato, i bambini fossero costretti a combattere
prima del loro battesimo e dovessero morire nello scontro. La risposta mi ha
lasciato piuttosto basito. L’Ahalu mi ha risposto molto tranquillamente che
se il ragazzo si comporta secondo il Krahal e prima di morire versa il sangue
di un nemico, viene considerato “battezzato”, ma se il sangue non viene versa-
to o non si comporta secondo il Krahal la sua anima è dannata. Ha concluso
dicendo: “Certo più il bambino è piccolo più è difficile che riesca a combattere,
ma qui sta l’importanza delle madri e del loro addestramento inconscio” come
se fosse la cosa più naturale del mondo. Agli anziani, o a coloro che non sono
più in grado di sostenere delle battaglie, è affidata la cura e la custodia dei
bambini mentre le donne e gli uomini svolgono le mansioni per il clan, si ad-
destrano o sono in guerra.

[…]

Il fine del clan è la sopravvivenza e la proliferazione, nuovi bambini vuol dire


nuovi guerrieri per la Guerra Eterna. Il matrimonio è una pietra miliare nel-
la vita del clan. Ogni guerriero cerca una moglie con cui condividere la vita
e avere molti figli. La monogamia è un valore generalmente seguito con delle
eccezioni. Vi sono delle occasioni, come i cinque giorni di festeggiamenti dopo
un rito funebre solenne o in alcune feste particolari, nelle quali il legame ma-
trimoniale è considerato temporaneamente sciolto e la fornicazione con altri
membri del clan è consentita, solitamente in festose orge o anche in accoppia-
menti singoli. Tutto è visto come un’espressione della gioia stessa per la vita e
della vita del clan. Tanto che i figli che sono concepiti in queste occasioni sono
considerati a tutti gli effetti figli della partoriente e del marito. Gli uomini e le
donne del clan che hanno superato i 40 anni senza essersi uniti in matrimonio
vestono quello che è chiamato l’amuleto di Lamanith. Questo ninnolo sta a
simboleggiare che la persona che lo indossa è a disposizione per una relazione
dedicata non all’amore, ma alla proliferazione del clan. L’unica figura all’in-
terno del clan che è sostanzialmente obbligata al matrimonio è lo Jarl. Per
garantire una discendenza di sangue nobile egli è obbligato a prender moglie
entro i 30 anni e generare dei figli che possano succedergli. Per il resto la fami-
glia dello Jarl è come tutte le altre.

5
[…]
Vi sono tre festività principali nella vita del Clan Krhom. L’invernale, che
solitamente avviene nel primo mese dell’anno, è divisa in due giorni, uno di
lutto, nel quale si ricorda l’assassinio del loro primo Jarl per mano della Dea
Madre. Atto per il quale è cominciata la Guerra Eterna. Il secondo giorno,
invece, è un giorno festoso poiché si ricorda la nascita di Grettir, primo degli
Ulfhedinn.
Poi vi è la festività della primavera, dedicata alla Dea Lamanith. Non ha una
data precisa, si svolge in tre giorni di primavera. E’ la festa della vita, della
creazione, della nascita e della forza dell’anima. Si celebra, sostanzialmente,
la creazione dell’uomo e la nascita dei Fratelli Divini. Curiosa è l’usanza di
riprodurre, in maniera rituale, i duelli che dovrebbero avvenire sulla collina di
Lamanith.
In fine, ma forse la più sentita, è la festività estiva dedicata a Thork e alle
Valchirie. E’ la festa della Guerra, della luce dorata del sole, che rappresen-
ta Thork, che combatte contro l’oscurità. E’ la festa in cui si celebra L’Eterna
Battaglia come paradiso del guerriero del Krahal. Dura solitamente quattro
o cinque giorni.L’evento principale della festa è il torneo d’arme per la nomi-
na del Thane, ovvero il campione del clan. Si scontrano tutti i combattenti
dell’esercito, Hirdh, Kern, Lamanithiane e Ulhfedinn, il vincitore avrà l’onore
di rappresentate il clan fino all’anno successivo. Si racconta ancora la leggen-
da di Bronn, figlio di Gunther, un Hirdh, che vinse il torneo per dodici anni di
fila.

[…]

Durante la mia permanenza presso il clan Krhom ho potuto assistere a come


viene amministrata la giustizia presso questa tribù. Ho avuto la fortuna di
assistere a due tipi di quelli che potrebbero definirsi dei processi, loro li chia-
mano “cammino del Krahal” e “ la sfida di Lamanith”. Da quanto ho capito
quando un appartenente al Clan compie un crimine verso un altro membro del
clan, viene condotto di fronte al Jarl che ascolterà entrambe le versioni.
Se l’accusato mantiene intatto il suo onore e si proclama colpelvole è compito
del capoclan deciderne la pena. Al contrario se si dichiara innocente, e le pro-
ve son chiaramente e senza ombra di dubbio contro di lui, il Jarl si rifiuta di
essere giudice dato che sarebbe riconducibile alla Creatrice. Egli allora convo-
ca il Thane, ovvero il campione, e avrà luogo la “sfida di Lamanith”.
Questi uomini credono che ogni uomo deve essere giudice di se stesso, e se non
ha abbastanza onore per prendersi le sue colpe deve, almeno, avere la forza
per proteggere la sua parola. L’accusato e il Thane si affronteranno in duello
come fanno le anime alla “speranza di Lamanith”. Se il colpevole vince la sfi-
da è innocente altrimenti morirà per mano del Thane.
6
Il “cammino del Krahal” invece è tutta un’altra faccenda, viene utilizzato
quando qualcuno va contro il loro credo di vita, ovvero il Krahal.
Quando qualcuno abbandona la via o compie azioni che si allontanano da
essa, viene portato al cospetto del Jarl che ascolterà le sue motivazioni.
Nel caso in cui il capoclan si ritrovasse indeciso su quale pena infliggere egli
indirebbe il “cammino del Krahal”.
Tutto il clan si raduna nella piazza e ascolta le azioni e le motivazioni
dell’imputato in modo che ognuno possa valutare per proprio conto.
Infine tutti gli adulti del villaggio si posizionano in fila di fronte all’accusato.
Se son stati convinti dalle motivazioni esposte lo lasceranno passare, se inve-
ce non sono d’accordo con lui lo attaccheranno per fargli guadagnare il pas-
saggio.
Se arriverà in fondo sarà libero, se invece fallirà gli verrà inflitta un pena de-
cisa dallo Jarl in base a come si è comportato durante la prova.
Da notare che lo stesso procedimento del “cammino del Krahal” viene effet-
tuato quando una persona chiede di entrare a far parte del clan, al termine del
periodo in cui viene messo alla prova per dimostrarsi degno. […]

(dalle pagine del diario di Pierus Anghelos, studioso di popolazioni)

7
8
Al principio era il tempo:
Saja vi dimorava;
non c’era sabbia né mare
né gelide onde;
terra non si distingueva
né cielo in alto:
il baratro era spalancato
e in nessun luogo erba.
Finché la volontà di Saja
trasse su le terre,
lei che Numea vasta formò.
Splendette da sud il sole
sulle pareti di pietra;
allora si ricoprì il suolo
di germogli verdi.
Con forza da sud il sole,
compagno della luna,
stese la mano destra
verso l’orlo del cielo;
il sole non sapeva
dov’era la sua corte,
le stelle non sapevano
dov’era la loro dimora,
la luna non sapeva
qual era il suo potere.
Andò allora al trono del giudizio,
e su questo deliberò:
alla notte e alle fasi lunari
nome impose;
al mattino dette un nome
e al mezzogiorno,
al pomeriggio e alla sera
per contare gli anni.

9
     

Guardò Numea
Dal trono del giudizio
Vide la montagna,
di ghiaccio coronata,
che indomita si erge
al centro del mondo.
Guardò il cielo
Dal trono del giudizio
Vide le nubi,
di fulmini vestite,
volare possenti e
minacciose nell’aria.
Su questo deliberò:
dal cielo nero
prese una folgore
fremente di vita,
la scagliò e la montagna colpì.
si sgretolò la cima,
si fuse la roccia
dal tuono una figura emerse.
Saja si avvicinò
Poggiò le labbra sulla roccia
E l’uomo visse.
Guardò il cielo e urlò
Piovvero fulmini,
lampi, folgori, saette
sulla montagna del mondo
l’assordante rombo
l’unico suono.
Poi il silenzio
Una stirpe era nata,
il popolo del Tuono.

10
   

Da tempo osservava e
finalmente uno venne
dalla stirpe del tuono,
potente e bello,
orgoglioso e coraggioso.
Saja scese su Numea
splendida fanciulla,
carne e cuore, per lui si fece.
Baldr la trovò nel letto,
bianca come la luna e addormentata.
I privilegi di uno Jarl
non erano nulla
se non l’avesse presa quella notte.
Vede lei il ventre levarsi
del sole più bello,
d’oro ricoperto,
crebbe florido
il campo divino
col seme dell’uomo.
Tork si chiama
quel che si leva davanti al sole,
scudo, dinanzi alla divinità splendente;
figlio delle virtù dell’uomo.
Lamanith si chiama il fiore
che insegue la divinità splendente
al riparo tra i boschi;
figlia stessa della vita.
Andarono allora gli dèi tutti
ai troni del giudizio,
divinità santissime
e su questo deliberarono:
che i figli si uniscano
alla madre sui troni.

11
   

Fu così che Saja vide arrivare


sotto il bosco di Hveralund
l’imponente figura di Baldr.
Là sedeva Sigyn
l’incantevole fanciulla
bella come una dea, si diceva,
in attesa entusiasta.
Così che lei li vide giacere
sotto il bosco di Hveralund
Andò allora al trono del giudizio,
e su questo deliberò:
un sacrificio di sangue;
per l’amato di Saja
il celato destino.
Ritto cresceva
alto sui monti
esile e molto bello
un ramoscello di vischio.
Venne su da quel ramo
che esile parea
un terribile dardo di dolore.
Saja stessa lo scagliò.
Non lavò mai le mani
né si pettinò il capo
finché non giurò lo sterminio
della gente traditrice di Baldr.
Ma Tork pianse, in Lamanith
il dolore del Popolo del Tuono.
Fu così che i figli si legarono
con ceppi di battaglia.
Molto vennero stretti
i lacci di budello.

12
 

Andarono allora gli dèi tutti


ai troni del giudizio,
ma non si sedettero
e su questo deliberarono:
Ruppero i giuramenti,
le parole e i sacri voti,
ogni possente patto
che fra loro avevano stretto.
Colpiranno i fratelli,
spezzeranno i legami di parentela.
crudo è il mondo,
grande l’adulterio.
Tempo d’asce, tempo di spade,
gli scudi si fenderanno,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
Fece Lamanith le vergini
venire da lontano,
pronte a cavalcare
con il popolo del Tuono.
Denath teneva lo scudo,
seconda era Valirya,
Kashka, Deirdr, Kyrthu
e Ashyn.
Ora elencate le fanciulle
pronte a cavalcare
la terra, Tork le prese
A Denath diede Fratellanza
A Valirya Coraggio
A Kashka Onore
A Deirdr Lealtà
A Kyrthu Determinazione
Ad Ashyn Rispetto

13
Le Valchirie del Krahal.
Divisero il Popolo.
I Clan dalle valchirie
vennero guidati
nell’eterna battaglia
mai dovranno abbandonare
la via del Krahal
o Saja la guerra eterna vincerà.

(Scritto da Bragi, Skald del Primo Jarl Baldr)

14
Ho finalmente avuto modo di approfondire la loro religione. Sono molto
precisi negli eventi e particolarmente descrittivi in alcuni passaggi. Questo
perché sembrerebbe che all’origine del Clan vi fosse una tradizione solo orale
tramandata dai bardi e solo con la nascita del primo Ahalu Athedeth si sia
cominciato a mettere per iscritto la loro “storia”.
Ho avuto qualche difficoltà con la parafrasi di alcuni testi, ma, con l’aiuto del
Custode della Via, che mi sono fatto amico, sono riuscito a capire che, secon-
do le scritture, in origine c’era il nulla.
Saja (la dea Madre) si svegliò e decise di creare il mondo. Creò la terra, il
mare, il cielo, il sole, la luna e definì lo scorrere del tempo dividendolo in gior-
ni, mesi e gli anni.
Quando terminò ne fu compiaciuta, ma vide che mancava di vita, quindi creò
le piante, gli alberi, gli uccelli, i pesci e gli animali di terra. Ma non era anco-
ra soddisfatta, prese, dunque, una folgore e la scagliò contro una montagna,
la roccia ci fuse e ne emerse una figura. Saja si avvicinò, la baciò, infondendo
vita nel corpo.
E cosi fece molte altre volte finche il Popolo del Tuono non fu creato.
Vide gli uomini prendere coscienza di sé stessi, imparare a vivere, ma si com-
portavano come barbari primitivi, prendevano ciò che volevano uccidendosi
tra fratelli.
Allora li visitò in sogno e gli insegnò come dovevano vivere, insegnò loro il
Krahal. A seguito di quella visione un uomo si distinse tra tutti per essere il
migliore “rappresentante” della via del Krahal e li riunì in un unico clan, il
Primo Clan.
Il suo nome era Baldr. Egli prese il Krahal e ne fece legge, divise il popolo in
Hird e Kern, prese coloro che sembravano avere il potere di Saja e li definì Vik-
ti, decise come il clan avrebbe dovuto vivere, combattere e onorare la Dea.
Saja vide la forza e la devozione di quest’uomo e se ne innamorò.
Prese sembianze umane e discese nella tenda di Baldr unendosi carnalmente a
lui in quella notte.
Nacquero così due bambini, Thork e Lamanith. Il primo quasi completamente
simile al padre, forte, giusto, onorevole, leale, coraggioso, quasi fosse l’incar-
nazione del Krahal e del combattimento. La sorella, invece, prese l’amore per
popolo che aveva il padre e la bontà creatrice della Madre, quasi fosse l’incar-
nazione della creazione e della nascita.
Essi crebbero velocemente e una volta adulti, la madre, Saja, decise di farli
ascendere con lei ai “troni del giudizio” (il luogo da dove governano gli dei) e
farne delle divinità. Insieme regnarono dall’alto del cielo, portando prosperità
al Primo Clan.

15
Ma Baldr non era a conoscenza di questa decisione e una volta che lo scoprì
si sentì abbandonato e tradito. Fu così che s’innamorò di una fanciulla uma-
na. Lei era Sigyn, la donna più bella del clan e colei che portò la distruzione.
Saja fu colta da una gelosia mai provata, si privò di tutto ciò che raffigurava
il Krahal, prese un ramo di vischio e, di nascosto, uccise il condottiero umano
nella stessa foresta dove Sygil e Baldr si erano uniti per la prima volta. Ma
questo non bastò, ormai presa da un’incontrollabile ira e prossima alla follia
la Dea si pentì di aver creato l’uomo, lo giudicò colpevole di tradimento per la
sua stessa natura e ne decretò l’estinzione.
Ma i figli non furono d’accordo con lei, si schierarono a difesa del popolo del
padre, rimanendo fedeli al Krahal, e scesero in guerra (quella che viene chia-
mata da loro la “Guerra Eterna”) contro la stessa madre.
Dopo la morte dello Jarl Baldr, il clan si divise in sei tribù, ogni una guidata
da una delle sei famiglie principali del Primo Clan. Presero ognuna una dire-
zione diversa e costruirono i loro villaggi, ma la battaglia infuriava in cielo e
i due fratelli, insieme all’anima frammentata del padre giunta a loro dopo la
sua morte, avevano bisogno di un esercito per contenere il potere della madre.
Così Lamanith scelse una vergine per ogni villaggio e con l’aiuto di Thork, che
infuse in loro i principi del Krahal, creò le Valchirie.

Le fanciulle vennero inviate alle tribù per guidarli e ispirarli, insegnarono loro
la via per il campo di battaglia eterno e infine tornarono in cielo a difendere la
figlia della Dea.

[…]

E’ questo che mi affascina: una storia così ben congeniata e strutturata, sen-
za alcun riferimento a forze naturali come il vento o il fuoco o il sole. Quasi
come se non importasse loro da dove arrivano questi eventi, come se fossero
un contorno inutile al loro unico scopo di vita, la battaglia e la Guerra Eter-
na. Nonostante questo vi sono delle similitudini con gli altri popoli, ad esem-
pio la credenza di essere stati creati da un fulmine che plasma una roccia come
nel Clan Tankard.

[...]

(dalle pagine del diario di Pierus Anghelos, studioso di popolazioni)

16
[…]Da quello che sono riuscito a capire il loro Pantheon è il seguente:

SAJA

La Creatrice, la Madre, la Corrotta, l’Origine


SIMBOLI: un corvo o una bilancia pendente
La creatrice di tutto, ha generato Numea e la vita su
di essa.
Madre, insieme al primo Jarl Baldr, di Lamanith e
Thork.
In principio rappresentava la creazione, il valore,
l’onore.
Impazzita, dopo quello che viene ricordato come il
tradimento di Baldr,
ora incarna la follia, il tradimento, la corruzione e
ogni altro aspetto
negativo della vita. Ha giudicato il clan dei primi uo-
mini e ora lo vuole sterminare.

THORK

Il Guerriero, il Giusto, lo Scudo, il Figlio


SIMBOLI: un lupo o un’ascia e uno scudo
Figlio di Saja e del primo Jarl Baldr.
Ha ereditato la forza e la furia del padre,
così come il suo amore per la battaglia.
Condottiero delle anime dorate durante la
guerra eterna, ultimo baluardo della salvezza
del clan.
Protettore della guerra, dell’onore, della furia
in battaglia e della gloria.

LAMANITH

La Benevola, la Guardiana, la Speranza, la Figlia


SIMBOLI: una cerva o un bastone con due punteFiglia di
Saja e del primo Jarl Baldr.
Ha ereditato la magia della madre e il suo amore per l’uo-
mo.
Guardiana della vita e del libero arbitrio, crede che non sia
compito degli Dei giudicare l’uomo, ma che essi debbano
essere giudici di loro stessi.
Protettrice dell’amore, delle nascite, del bestiame e del fo-
colare.
Colei che dona l’ultima speranza ad un’anima che ha ab-
bandonato la via del Krahal.

17
E’ una descrizione schematica, ma esplicativa.

(Nota: sono preoccupato, ormai mi sto abituando a pensare come questo po-
polo che non si perde tanto in fronzoli, spero di non cominciare a perdere la
mia fine abilità descrittiva)
[…]

Sulle Valchirie, invece, non sono riuscito a scoprire molto, se non che sono sei
e rappresentano ognuna un valore del Krahal:

Sono state scelte da Lamanith tra


le vergini dei sei clan e le virtù
sono state donate da Thork in per-
sona. Ora risiederebbero al fianco
di Lamanith per proteggerla da
Saja. Se per caso ve ne fosse biso-
gno, Lamanith invierebbe una del-
le sue Valchirie a guidare e proteg-
gere direttamente gli uomini, come
fecero all’alba della guerra eterna.
Si dice che sia stata la discesa in
terra di una Valchiria, Denath nel
particolare, a ispirare la nascita
dell’ordine delle Lamanithiane,
c’è chi dice, anche, che sia stata
Denath stessa a fondarle per mo-
tivare e proteggere i Clan. Dovrò
indagare di più con quell’ordine
per scoprirne la vera origine. […]

18
19
20
“… fu cosi che caddi in un sonno profondo, o almeno così mi dissero, poiché
ciò che vidi fu per me talmente reale che non posso credere che fosse un so-
gno. Camminavo nelle nebbie sul fianco di un’enorme montagna, avevo perso
l’orientamento, il muro bianco-grigiastro della nebbia non mi faceva vedere a
più di un metro. Ad un tratto la nebbia prese a muoversi in piccoli vortici, si
andava diradando in certi punti, mentre in altri si accumulava quasi a for-
mare delle figure di guerrieri, uomini e donne vestiti con armi e armature. Le
vidi muoversi tremolanti in una direzione precisa, incuriosito presi a seguirle,
non potevo farne a meno. Mentre seguivo la loro silente marcia vedevo i loro
visi delinearsi, sempre più precisi, in dei sorrisi sereni, in contrasto con i loro
occhi che si facevano sempre più ardenti e determinati mentre ci avvicinava-
mo al bagliore luminescente all’orizzonte. Una volta in prossimità di quella luce
le figure di nebbia, che ormai avevano assunto pienamente forma in guerrieri,
si misero a correre come nella più furente delle cariche. Non potei resistere e
mi misi a correre anche io verso la luminescenza, quando la raggiunsi rimasi
scioccato ed euforico nello stesso momento. Un’enorme battaglia mi si dipanò
davanti, il fronte era talmente vasto che nessun uomo può nemmeno immagi-
narne la dimensione. Un lato abbagliante nel suo splendore, mentre l’altro tal-
mente oscuro che nemmeno la luce, palesemente divina, dell’altro schieramento
poteva penetrare. Al centro della battaglia due figure, un uomo e una donna.
Lei con in mano un martello e una spada, con un armatura che sembrava di
onice nera, menava fendenti talmente potenti che solo con l’onda d’urto dei
colpi parati dello scudo d’oro dell’uomo sterminava centinaia di guerrieri, in-
differentemente che fossero dell’altro schieramento o del suo. Dall’altra parte
un uomo, che in confronto alla donna sembrava un ragazzo, con un’armatura
bianco candido, intarsiata dello stesso oro di cui erano fatti la sua ascia e lo
scudo, parava i colpi della donna come se nemmeno li sentisse e menava fen-
denti altrettanto terribili che, però venivano immancabilmente parati o schi-
vati dalla donna. Intorno a loro i due eserciti si scontravano con un impeto
che mai nessun mortale potrebbe sopportare, ma nessuno dei due guadagnava
metri sull’altro. Il furore della battaglia mi prese e mi lanciai nella mischia, ma
una mano candida mi fermò. Mi girai ed una fanciulla dal volto estatico mi
disse: “non è ancora tempo per te di partecipare all’Eterna Battaglia, ti devi
ancora conquistare l’onore” detto questo tutto si fece luce e sentii il mio cor-
po svanire. Quando ripresi coscienza di me mi ritrovai in un arido altopiano,
mi girai e vidi al mio fianco la stessa fanciulla di prima, vestita in un candido
abito di seta bianca, quasi trasparente, che ne faceva intuire perfettamente le
forme. In mano aveva un bastone elaborato e al fianco un’ascia di un materiale
che non sono riuscito a definire, colore latteo, ma quasi trasparente, consisten-
za della pietra, ma leggerezza dell’aria. Mi prese per mano e mi disse di seguir-
la. Camminammo a lungo per il tetro altipiano, più volte un’ombra nera, molto
simile ai guerrieri dell’esercito oscuro, tentò di assalirci, ma la fanciulla, con un
solo gesto del bastone, le allontanava. “Queste sono le anime di coloro che si
sono allontanati definitivamente dalla via del Krahal” mi spiegò. “E dove van-
no?” le chiesi, “Sono irrimediabilmente attratte dal potere di Saja, non posso-
no farne a meno, vanno a infoltire le schiere del suo esercito.”

21
Detto questo una lacrima le scese sul volto. Dopo un lungo e silenzioso cammi-
no giungemmo in prossimità di una collina che, fin dalle sue pendici, era piena
di vita e rigogliosa di verde, piante e fiori di tutti i tipi, in netto contrasto con
il brullo altopiano. Mentre salivamo centinaia di duelli, uno contro uno, riem-
pivano l’aria del rumore del metallo. Ogni coppia di combattenti era formata
da un’ombra nera ed un rilucente guerriero dorato, come quelli dei due schie-
ramenti che avevo visto prima. “Qui l’uomo ha la sua ultima possibilità tornare
pienamente sulla via del Krahal, coloro che in vita non hanno avuto una con-
dotta irreprensibile vengono radunati qui, la loro parte retta divisa dalla loro
parte oscura, in modo che possano combattere contro se stessi, fino a che una
delle due parti non vince; se vince l’anima d’oro si unirà a Thork nell’eterna
battaglia, se vince la sua anima nera… ti ho già spiegato dove va.”
“Quindi le figure che ho visto nella nebbia sono queste anime dorate?”,
“No, la nebbia è la via per le anime che nella vita si sono pienamente dedicate
alla via del Krahal, loro non hanno bisogno della mia speranza”.
Mentre diceva queste parole giungemmo in una radura piena di figure tralu-
centi con riflessi oro e neri. Al centro della radura si ergeva un trono scolpito
dello stesso materiale dell’ascia che portava alla cintola la fanciulla, la quale,
con passo fermo, vi si diresse, poggiò il bastone e impugnò l’ascia. Con un unico
colpo divise tutte le anime presenti negli stessi combattenti che avevo visto fin
lì, subito cominciarono a combattere spostandosi dalla radura.
La fanciulla ripose l’ascia e si sedette sul trono e disse: I“Dal trono del giudizio
questo ho deliberato: io Lamanith, figlia di Baldr e di Saja, non farò lo stesso
errore di mia madre, non giudicherò mai le anime degli uomini. La loro stessa
condotta è l’unico giudizio di cui hanno bisogno, io gli dono la speranza nella
battaglia contro loro stessi. Sarà la loro forza e alla loro determinazione a de-
cidere il destino dell’eternità. Mio fratello Thork combatte l’eterna battaglia e
aspetta le anime degli uomini degni affichè si uniscano a lui contro nostra Ma-
dre, Saja, la traditrice del suo creato.” Dette queste parole tutto si fece luce.
Quando aprii gli occhi rividi il viso del mio Jarl che mi aiutava ad alzarmi.”

(dalle pergamene dell’Ahalu Athedeth Odin, primo Ahalu Athedeth del Clan
Krhom)

22
23
 
“...intrapresi un viaggio per elaborare e capire ciò che avevo visto. Lo Jarl sem-
brava dubbioso sulla mia visione, eppure era stata così viva!
Decisi di recarmi alla montagna della creazione, la vetta più alta del mondo,
convinto che quel luogo mistico potesse finalmente chiarirmi le idee.
La strada era lunga e i pensieri si affollavano nella mia testa, più confusi ogni
passo. Ero assorto nei miei pensieri quando incontrai un uomo; fin dal primo
sguardo capii che si trattava di una persona particolare, mi ricordava, al ma-
schile, la figura di Lamanith che avevo visto in sogno.

Mi disse che il suo scopo era quello di diffondere e tramandare la conoscenza e


che aveva visto in me un mezzo per farlo. Non capii cosa intendesse, ma quan-
do mi chiese di accompagnarlo alla montagna sacra sentii che dovevo andare.
Lungo il tragitto parlò molto dell’importanza della conoscenza, della tradizio-
ne, della storia, mi narrava cose che non riuscivo a comprendere, ma quando
arrivai alle pendici della montagna tutto cominciò a diventare chiaro.

Dal basso la vetta non era chiaramente visibile, un barlume luminoso avvolgeva
per metà la montagna. Quando entrammo nel barlume capii tutto! La mon-
tagna era scomparsa ed al suo posto vidi una piana dove un’immensa battaglia
si stava combattendo, di una ferocia già vista, di un colore già visto, ma que-
sta volta i dorati perdevano terreno. Non vidi le due figure centrali di Thork e
Saja, ma probabilmente questo doveva essere un fronte lontano. Quando vidi
cosa accadeva ai caduti ebbi la conferma, i caduti si disintegravano! Doveva es-
sere per forza un eco dell’Eterna Battaglia! Mi rivolsi verso il mio compagno di
viaggio, mi confermò che quella che vedevo era proprio l’eterna battaglia!
Finalmente lo riconobbi come Lamanith!

Ringraziandola infinitamente per avermi indicato la via da percorrere tornai


al villaggio. Certo di quello che avevo visto e di quello che avrei dovuto fare,
raccolsi tutte le storie cantate dagli Skald, scrissi tutto quello che avevo visto,
riunii tutti ricordi della tradizione. Studiai per mesi fino a che non mi sentii
pronto a parlare con lo Jarl.

Quando spiegai tutto allo Jarl questi mi chiese di rimanere al suo fianco come
consigliere, si rese conto che il Clan Krhom stava impercettibilmente ed ine-
sorabilmente abbandonando la via del Krahal. Mi disse che da quel momen-
to in poi sarebbe stato mio compito consigliarlo affinché potesse mantenere la
via corretta, affinché tutto il clan potesse riunirsi nei campi di battaglia del-
la Guerra Eterna dalla parte di Thork. Mi nominò Ahalu Athedeth del Clan
Krhom, primo consigliere dello Jarl, custode della tradizione e pastore dei
morti.

24
M’impose, in fine, di tramandare le mie conoscenze ad un solo discepolo che
avrebbe preso il mio posto alla mia morte. Presi, dunque, diversi giovani del
clan, li tenni con me per un anno, ne selezionai sei, gli insegnai tutto ciò che
sapevo e che avevo visto. Gli insegnai anche la tecnica di combattimento con il
bastone che avevo affinato in onore della protezione che mi aveva fornito

Lamanith nel viaggio sulla piana brulla. Alla fine dell’addestramento feci come
mi aveva ordinato lo Jarl, ne scelsi uno solo che mi succedesse, mentre gli al-
tri cinque li mandai negli altri Clan a diffondere la saggezza e a proteggere la
Via accompagnati ognuno da un Ulhfedinn. La storia degli Ahalu Athedeth era
cominciata.”

(dalle pergamene di Odin, Primo Ahalu Athedeth del Clan Krhom)

[…]

Dopo molti giorni di osservazione e attesa sono riuscito a parlare con l’Aha-
lu Athedeth. Questa figura è uno dei cardini del Clan. Su di lui poggia tutto il
peso della conoscenza e della tradizione di questo popolo.
Mi ha raccontato che la figura del custode della via, altro modo in cui vengo-
no chiamati, non era presente agli albori, quando i clan erano uniti, ma nac-
que proprio nel Clan Krhom, dopo la divisione e l’inizio della guerra eterna.
E’ documentato che il primo Ahalu Athedeth, Odin, il ritualista funebre del
Clan Krhom, ebbe alcune visioni: la prima durante un rito, nella quale viag-
giò nell’aldilà accompagnato da Lamanith che le fece da guida per il regno dei
morti; la seconda alle pendici della Montagna della Creazione, ovvero il Picco
Superno, nella quale ebbe un’altra visione della battaglia dove le anime dora-
te stavano perdendo. Un curioso particolare è, durante la seconda visione, la
presenza di un uomo molto interessato alla cultura e alla conoscenza. Odin
credette di vedere un’incarnazione di Lamanith, io credo, cosa molto più pro-
babile, che questo antico ritualista funebre abbia incontrato semplicemente un
altro Sapiente.
Sta di fatto che tornò al villaggio, raccolse tutto ciò che riguardava la tra-
dizione e la storia del clan, andò a parlare con l’allora Jarl (molto probabil-
mente lo stesso Krhom) mettendolo al corrente di tutto, ovvero che il clan
stava perdendo la via del Krahal, che la Guerra eterna sarebbe stata persa se
non si fosse tornati sulla strada maestra tracciata dagli Dei e che questa era
la volontà di Lamanith. Lo Jarl allora lo nominò Ahalu Athedeth, che nella
loro lingua antica vuol dire “Alto Custode”, e creò questa figura decretando
che dovesse sempre esistere uno e un solo Custode per ogni Clan. Odin, quindi,
addestrò sei giovani, dei quali uno lo tenne con se e cinque li mandò negli altri
Clan per fondare anche li una stirpe di Athedeth.

25
Da quel momento si sono succedute molte persone con quella nomina, o per
meglio dire stile di vita, mantenendo sempre la loro funzione originaria di
ritualisti funebri, ma sedendo alla destra dello Jarl, consigliandolo su come
mantenere il popolo sulla via del Krahal e custodendo tutta la conoscenza e le
tradizioni del Clan Krhom.
Se vuoi conoscere la loro storia, stile di vita, cultura e usanze non puoi far
altro che rivolgerti all’Ahalu Athedeth, ed è quello che farò per tutto il resto
della mia permanenza presso questo popolo.

[…]

(dalle pagine del diario di Pierus Anghelos, studioso di popolazioni)

26

"...Tradimento!!!... Sono stata tradita.... Io!!!... Io vi ho creato! E mi avete tradi-
to!
Baldr! Che tu sia maledetto! Tu e tutta la tua genia! Maledetto sia il giorno che
vi ho dato vita! Benedetto sia il giorno di oggi, il giorno in cui ve la toglierò!
Ho giurato! Io ho deciso! Io, vostro unico dio, vi ho giudicato colpevoli! Baldr ha
già pagato, ora tocca a voi piccoli essere ingrati! Vermi a cui ho dato un potere
che neanche immaginate."
Mi fa male la testa, le urla mi entrano direttamente nel cervello, non serve
nemmeno tapparsi le orecchie.
"Dalla roccia da cui vi ho plasmato, vi trasformerò in argilla deforme. Voi "vik-
ti" sarete i miei araldi della disperazione. Vi rimodellerò per primi. Porterete il
mio odio per Numea!! Strisciando come i vermi che siete!!"
Mi fanno male le ossa, sto impazzendo dal dolore. I miei arti stanno cambian-
do forma. Vedo, tra le lacrime, le mie gambe trasformarsi in ammassi di carne
indefinita. Ma la cosa che fa più male è la voce di Saja nella testa. Continua ad
urlare, sto per impazzire.
"Esseri inutili, vi ho dato un assaggio del mio potere e siete miei. Voi tra tutti
non potete sfuggirmi. Voi siete legati a me!"
Sento come una morsa stringersi in petto, come se una tenaglia rovente mi
stringesse il cuore e i polmoni tentando di strapparmeli fuori dal petto.
"Tradita!!! ... Io!!! ... Come avete osato!!! Folli, pazzi, MALEDETTI!!! Vi umilierò!
Striscerete disperati, poiché il potere che vi ho dato sarà la vostra catena!
Morite da uomini! E rinascete da miei deformi araldi!"
Ero giunto al limite, il dolore era alla follia. Sentivo la mente abbandonarmi
nel mare di disperazione. La coscienza stava svanendo. Tutto divenne nero. Ero
perduto…
…Sentii distintamente una goccia cadere sul mio viso e tutto si fece calmo. Il
dolore, l'angoscia, la disperazione erano spariti. Una luce dorata squarciò l'o-
scurità e mi apparve un bellissimo volto di fanciulla in lacrime. Dietro di lei un
possente giovane in armatura bianca con lo scudo e l'ascia dorati: era la fon-
te della luce. Le labbra non si mossero, ma percepii la sua voce cristallina e fu
come abbeverarsi con della limpida acqua di fonte.
"Miei fratelli, piango per voi. Nostra madre è folle. A te e a tutti i tuoi simi-
li, che avete ricevuto parte del potere maledetto di saja, faccio un dono. Una
mia lacrima, affinché le catene che vi legano a lei siano spezzate e siate liberi
di scegliere come meglio usare quel potere. Ma ricordatevi di non abbandonare
mai la Via del Krahal, poiché se seguirete le orme deviate di Saja vi ricongiun-
gerete a lei e a quel punto nemmeno io potrò fare più nulla."
Le immagini della mia stanza stavano tornando pian piano. Ricominciavo a
sentire il mio corpo, integro. Mentre la luce dorata svaniva sentii le ultime
parole. "Ora va fratello mio, usa il tuo potere da uomo e come uomo decidi del
tuo destino. Thork ti aspetterà sul campo di battaglia, che tu sia suo alleato o
suo nemico".

(Racconto del Vikti-Aral del fu Primo Clan ora del Clan Krhom a Odin, Ritualista Funebre
del Clan)
27
[...]

Come tutti i clan guerrieri, anche il clan Krhom possiede una casta di cerusici.
In genere coloro che sono troppo deboli per poter combattere, vengono adde-
strati nell’utilizzo di erbe o procedure curative per poter essere anche loro utili
e di supporto alla propria comunità.
Tra di loro vi sono anche individui che utilizzano un potere chiamato “Lacri-
ma di Lamanith”, che sarebbe quello che noi chiamiamo “scintilla”. Vengono
chiamati Vikti.
Si racconta che il loro potere derivi dalla Dea madre Saja, ma che sia stato
purificato da una Lacrima di Lamanith (da qui il nome del loro dono). Questa
credenza porta, alcune volte, a superstizioni e contrasti con il resto della co-
munità, che li crede facili alla corruzione, ma il loro valore e la loro utilità è
totalmente riconosciuta tanto che lo Jarl ha l’usanza di avere per consigliere il
Vikti-Aral ovvero il “capo” dei Vikti, solitamente un taumaturgo.
Il Vikti-Aral nel momento della nomina rinuncia alla propria famiglia per
dedicarsi interamente al proprio clan, la gestione dei Vikti e lavorare diretta-
mente al servizio dello Jarl.
Il Vikti-Aral ha come compito controllare e testare tutti i nuovi nati nel clan,
nel caso il bambino risulti in possesso della “Lacrima”, il Vikti-Aral prende in
consegna il bambino per poterlo educare all’uso del potere a seconda della sua
natura (ad esempio, l’uso della magia elementale o della taumaturgia, le due
forme di utilizzo della scintilla più utilizzate).
La casta dei Vikti, data la loro particolare natura, è sotto il comando dello
Jarl, ma godono di una discreta libertà, poichè sta al Vikti-Aral decidere il
modo di eseguire gli ordini.
Si dice che alcuni, rari, Vikti siano riusciti ad arrivare ad un livello di potere e
di conoscenze tali da riuscire ad attirare l’attenzione di alcuni stranieri (altri
sapienti, probabilmente) e a diventare loro allievi, iniziando a viaggiare con
loro abbandonando il clan.
Sembrerebbe che queste decisioni non siano state facili dato il legame che in-
tercorre tra i membri del Clan, ma con l’approvazione dello Jarl, dell’Ahalu
Athedeth e del Vikti-Aral si siano potuti allontanare.

[...]

(dalle pagine del diario di Pierus Anghelos, studioso di popolazioni)

28

[...]Ormai sono più di sei mesi che ci siamo divisi e Krhom ha deciso di stanziarci in
questa valle ai confini occidentali della sacra dorsale. Sono stanca di camminare, ma
non posso farmi prendere dallo sconforto altrimenti le mie sorelline cederanno.
Alla fine del sesto mese Denath ci ha lasciato dicendoci che si sarebbe riunita con le
sue sorelle e indicandoci la direzione da prendere. Mi è sempre stata simpatica De-
nath, ci ha sempre guidati con decisione e coraggio, ispirandoci all’aiuto reciproco e
il sostegno vicendevole, beh d’altro canto è ciò che lei rappresenta. Mi sento vuota da
quando e n’è andata.

[...]
Mi sono svegliata con una sensazione strana, un’euforia che non mi permetteva di
rimanere a letto. Uscii di corsa da casa, la notte era fresca e la luna piena. Corsi
fino al limitate del villaggio e oltre la collina, stagliate contro la luna, vidi delle figu-
re che avanzavano a cavallo. Non potevano essere nemici, nessun nemico degno di tal
nome a riebbe commesso l’errore di attaccarci con la luna alle spalle, ma comunque
non sentivo nessuna sensazione di pericolo venir da loro, anzi la mia euforia cresce-
va. Quando riuscii a vedere meglio riconobbi in testa alla piccola colonna Denath e al
suo fianco altre cinque figure che non potevano che essere le altre sue sorelle valchirie.
Dietro di loro venivano dodici ragazze a cavallo.
Corsi a perdifiato per il villaggio svegliando chiunque urlando che le valchirie erano
tornate, ancor prima che le guardie dessero l’allarme.

[...]
Non posso crederci, le valchirie hanno scelto me!
Quando sono arrivate al villaggio hanno parlato con Krhom, o meglio lo Jarl Krhom,
ora che siam divisi è lui lo Jarl del villaggio. Volevano scegliere sei ragazze da portare
con loro. Sei ragazze da istruire come loro sono state istruite da Lamanith in persona
e una delle sei sono io! Non ci posso credere, io Helda, figlia di Gunner, sono una delle
prescelte dalle valchirie. Ci hanno detto che saremo sei per ogni villaggio e che avremo
l’onore di proseguire la loro opera. Dovremo peró abbandonare i nostri averi persona-
li e i nostri affetti per non so quanto tempo. Anche questo diario, non mi è concesso
portarlo con me, lo lascerò a mia madre, che lo tenga con cura.

[...]
Che emozione riprendere in mano queste pagine. Ora che mia madre è morta ho ri-
trovato questo diario. Appena l’ho preso in mano mi è venuta subito voglia di conclu-
dere la storia che avevo cominciato a dodici anni.
Sono passati diciotto anni, ma ho ancora i ricordi vividi di tutto ciò che è successo.
Partimmo all’alba successiva e continuammo il giro dei villaggi. Raccogliemmo tren-
tasei ragazze in tutto. Le valchirie ci portarono in una radura nascosta tra le mon-
tagne, dove cominciammo a costruirci i primi rifugi fatti di rami e foglie. Quando
finimmo cominciò l’addestramento vero e proprio, sia al combattimento che al Kra-
hal. Partimmo dalle basi del combattimento con tutte le armi, esplorammo i principi
fondamentali del Krahal, ma soprattutto ci concentrammo sullo studio delle aber-
razioni create da saja. Nel tempo libero portavamo avanti i lavori per consolidare i
nostri rifugi che nel corso degli anni passarono da semplici capanne di legno e fronde
a vere e proprie case come quelle dei nostri villaggi.

29
L’addestramento divenne sempre più duro ogni giorno che passava, non voglio di-
lungarmi qui su cosa studiammo e come ci allenammo, sarebbe troppo lungo e poi ci
sono le pergamene dell’ordine a tramandare queste cose.

Ricordo che dopo sei anni di addestramento giunse il giorno in cui ci chiesero di cac-
ciare un cervo come principio del rito del battesimo del sangue, fu l’esperienza più
incredibile della mia vita, in quel momento ebbi la certezza di aver conosciuto Lama-
nith. Ebbi una specie di illuminazione e capii di essere Fratellanza. Quando tornammo
al nostro rifugio le Valchirie scelsero una ragazza per ogni clan, una sola che avrebbe
dovuto guidare le altre.

Denath venne da me e mi disse: “Tu da oggi sei me. Da oggi sei Fratellanza. Guida le
tue sorelle del Clan Krhom e proseguite ciò he abbiamo iniziato qui”.
Tornammo, dopo otto anni dalla partenza, al villaggio, quando arrivai non ero più
Helda, figlia di Gunner, ma Helda, prescelta di Denath, signora dell’odine di Lama-
nith.”

(dalle pagine del diario di Helda, figlia di Gunner)

[…] Finalmente sono riuscito a carpire l’origine dell’ordine guerriero riservato


unicamente al gentil sesso.
Viene chiamato “Ordine di Lamanith”.
Il nome ha origine da una leggenda che narra la storia delle sei Valchirie
Ashyn, Kashka, Valirya, Denath, Deirdr, e Kyrthu inviate dalla dea Lamanith
nei vari clan.

Sì, tutte le Valchirie, non solo Denath come credevo in origine.


Queste avevano il compito di scegliere le bambine più agguerrite per ispirale
e segnarle col simbolo della loro virtù in modo che, crescendo, diventassero
delle guerriere forti e indomite.
Sei bambine per ogni clan.

Queste divennero le prime Sei che generarono dal loro ventre altre come loro,
unendosi con i combattenti più abili e feroci del clan, gli Ulfedihn, dando let-
teralmente vita all’Ordine.

Per questo motivo vengono considerate le prescelte di Lamanith.


Da quel giorno l’Ordine di Lamanith viene sempre guidato dalle Sei Incarna-
zioni.
Donne che hanno acquisito una grande esperienza sul campo ma non sono più
in grado di combattere come un tempo. Queste Sei vengono scelte dallo Jarl
del clan per meriti durante la vita e quando questo succede acquisiscono il
nome della Valchiria che incarnano oltre a quello di discendenza.

30
Ad esempio: Asgred figlia di Freygerd diventerà Asgred di Kashka figlia di
Freygerd.
Sei Incarnazioni per le sei virtù delle Valchirie.
Le Lamanithiane hanno due ragioni di vita. Una è cacciare e mandare al co-
spetto di Lamanith tutti coloro che non seguono più la via del Krahal e l’altra
è salvaguardare e proteggere i Vikty del clan.

Non tutte, però, danno la stessa priorità allo stesso scopo.


Coloro che sono state segnate dall’onore di Kashka e dal rispetto di Asyn da-
ranno la priorità alla caccia. Coloro che sono state segnate dalla fratellanza
di Denath e dalla lealtà di Deirdr daranno la priorità alla protezione. Mentre
coloro che sono state segnate dalla determinazione di Kyrthu e dal coraggio
di Valirya daranno la priorità a quello che la situazione richiede.
Se è vero che Lamanithiane si nasce è altrettanto vero che per esserlo a tutti
gli effetti le giovani devono affrontare differenti prove per le sei settimane che
precedono il loro ventesimo compleanno.

Non ho mai saputo cosa accadesse in quei giorni, so solo che non era poi così
raro che qualcuna vi perdesse la vita.
Per farla breve la giovane viene assegnata ad una Lamanithiana veterana la
quale sarà il suo unico contatto per le settimane a venire. Durante le prove la
quest’ultima dovrà osservare senza interferire e comprendere di quale virtù la
sua osservata è stata segnata dalle Valchirie durante il concepimento.
L’ultima prova della ragazza verrà eseguita la notte precedente al suo com-
pleanno e consiste nello scegliere una cerva cacciarla e ucciderla.

Mi sono sempre chiesto a cosa servisse, fino a quando non ho potuto assistere
da lontano a un Battesimo del Sangue. Mi è stato spiegato che stavo riceven-
do un grande onore poichè a nessuno al di fuori del clan è permesso osservare.
La giovane siederà in ginocchio nel sangue della sua preda mentre la Lama-
nithiana che l’ha seguita nelle sue prove le disegnerà con quello stesso sangue
il simbolo della virtù a cui la ragazza appartiene.

Una volta che la ragazza è stata segnata dovrà onorare il cervo abbattuto
mangiandone il cuore crudo e sanguinante in modo che la sua essenza non
vada perduta ma che possa per sempre vivere in lei.
Ora potrà davvero dirsi una Lamanithiana e tornare al suo clan. […]

(dalle pagine del diario di Pierus Anghelos, studioso di popolazioni)

31

Là sedeva Sigyn, sotto il bosco di Hveralund,
attendeva il ritorno del valoroso Baldr
Ma il Primo Jarl non tornò
La fanciulla, bella come una dea, aspettò.
Ma il guerriero era al fianco di Thork

Molte lune passarono ed ella era ancora seduta


Lacrime versarono i suoi profondi occhi
La disperazione sciolse il cuore di Lamanith
La tristezza dello sguardo si trasformò in una pioggia
Andò al trono del giudizio e su questo deliberò:

che egli raggiunga la sua amata e le porga l’ultimo saluto.


Si recò da Thork e raccolse l’anima dello Jarl
Cercò sul monte una creatura degna
Un lupo forte e solitario, il lupo bianco Managarmr,
degno del valoroso Baldr e li unì.

Là sedeva Sigyn, sotto il bosco di Hveralund,


attendendo il suo amore.
Il grosso lupo si fece avanti e lei raccolse l’ascia
Come una guerriera si preparò
Per morire nella gloria dello scontro

Iniziò a studiar la belva e nei suoi occhi si specchiò.


non vide fame o furia, ma solo amore
e allora capì, ella vide il suo Jarl.
da quella notte un figlio nacque,
portando con se la furia del padre.

Saja vide.
Andò al trono del giudizio
e su questo deliberò:
Che l’anima resti intrappolata nella bestia,
mai più si possa allontanare.

E Tork ispirò Grettir,


il figlio del lupo
Egli sognò il padre, sognò la sua morte
e la potenza che si tramandava al figlio
E la caccia iniziò.

32
Per giorni il giovane seguì la bestia
La luna si ergeva tonda,
rossa, la sera in cui si scontrarono
Padre e figlio duellarono,
uno scontro tra belve furiose

Ormai stremato Grettir trovò l’ultima forza,


staccò la testa del lupo.
La scuoiò e ne fece un elmo,
Con il sangue si bagnò la gola,
il potere del padre si riversò in lui

Alla luce della luna di sangue


Egli gridò, ma ululato rieccheggiò
nelle profondità del Hveralund
Corse nei boschi finche non tornò uomo.
Grettir, figlio di Managarmr, primo degli Ulfhedinn

(Scritto da Bragi, Skald del Primo Jarl Baldr)

33
[…]
Nel Clan Khrom non è possibile non notare una particolare casta di guerrieri.
Vengono chiamati Ulfhedinn, o Ulfhednar al singolare, e sono riconoscibili per
la testa di lupo che portano come copricapo.
Sono guerrieri molto feroci e con dei caratteristici tratti bestiali, in uno scon-
tro assomigliano più a delle fiere che a degli uomini, il genere di guerriero che
non si vuole mai avere contro, ma alle volte nemmeno al fianco (a mio mode-
sto parere).

La maggior parte di loro combatte indossando solamente una pesante pellic-


cia animale, in pochi vestono armature in metallo. Adottano diversi stili di
combattimento, ma il più diffuso è quello con due asce.
E’ singolare il fatto che vi siano solo uomini tra di loro, sembrerebbe che le
donne siano completamente escluse, pare che vi sia un ordine apposito per il
gentil sesso.

Gli Ulfhednar possono sposarsi esclusivamente con le donne appartenenti


all’ordine di Lamanith, l’ordine apposito di cui sopra, in modo da mantenere
il seme forte e puro e rafforzare quella straordinaria unione che c’è tra i fratel-
li, tant’è che il titolo di Ulfhednar è ereditario.
Sembrerebbe che non siano solo guerrieri, ma anche degli abili sciamani, be-
nedetti dal dio Thork. In loro risiederebbe uno spirito di lupo, che durante le
battaglie prende il sopravvento e li trasforma in bestie assetate di sangue.
Per tutta la vita loro lotterebbero internamente per avere il controllo del-
la loro parte animale, in caso di fallimento si trasformerebbero in lupi a due
zampe, chiamati MyrkrVargr.

Questi mostri sarebbero gli Ulfhedinn che hanno ceduto alla magia e si son
schierati con Saja nell’eterna battaglia.
E’ credenza comune che per concedere loro la “speranza di Lamanith” sia ne-
cessario abbatterli e successivamente tagliargli la testa, che sarebbe la fonte
del potere generato dal patto tra uomo e bestia.

Ben poco son riuscito a scoprire dei loro rituali, sono pratiche segrete anche
alla maggior parte del Clan. L’unico di cui parlano tranquillamente è quello
che precede il rituale di iniziazione, il quale prevede che l’aspirante s’inoltri
da solo nel bosco a cacciare per tre giorni un lupo. Se riesce nel suo tentativo
dovrà abbeverarsi del suo sangue e fabbricare il suo copricapo dalla testa del-
la preda. Infatti credono che quando un Ulfhednar muore, parte del suo spirito
finisca nel corpo di un lupo. I giovani, allora, lo cacciano per liberare la sua
anima e, tramite il sangue, acquisire la sua potenza.

34
Ho assistito ad una schermaglia con un clan vicino, tutti gli Ulfhedinn prima
dello scontro hanno bevuto da un corno portato da uno di loro. Come conse-
guenza sembra che siano impazziti, hanno caricato a testa bassa i propri av-
versari, massacrando qualunque cosa ci fosse davanti, persino i loro alleati
sprovvisti della testa di lupo.

Sembravano inarrestabili, il dolore non li fermava, non sapevano cosa fosse la


paura. Erano dei mostri, ringhiavano, ululavano, mordevano. Non erano più
uomini, solo bestie.

Una volta sterminati tutti gli avversari vidi un uomo incamminarsi verso
quelle bestie ululanti. Riconobbi l’Ahalu Athedeth del villaggio, egli avanzava
per nulla preoccupato dagli Ulfhedinn che si preparavano a saltargli alla gola.
Camminava lento, mormorando una litania che, purtroppo, non sono riuscito
a comprendere.

Sentii i lupi interrompere gli ululati e cominciare ad emettere suoni compren-


sibili e umani. Infine ciò che era animale tornò uomo, le parole del custode
della via calmarono la furia distruttrice e iniziarono i festeggiamenti per la
vittoria. […]

(dalle pagine del diario di Pierus Anghelos, studioso di popolazioni)

35
36
  
Fu così che Farengar sì recò dallo Jarl Wulfgar per subire, o perlomeno ciò che si
aspettava, la punizione per il suo comportamento; lo Jarl decise di lasciarlo parlare
e Farengar spiegò d’aver capito di aver commesso un errore rispetto al Krahal con le
sue azioni, ma che il problema più grave era la convinzione che se si fosse ripresentata
la stessa occasione uguale sarebbe stata la sua scelta.
Lo Jarl fu colpito dalla sincerità di Farengar e si trovò un dubbio su come agire sull’
Hirdh, quindi si consultò con l’Ahalu Athedeth che rischiarò i suoi pensieri, fù così
chiamato il “cammino del Krahal”.

Tutti i combattenti e gli sciamani furono chiamati per ascoltare la voce dell’Hirdh e
compiere una propria decisione, sentite le motivazioni tutti si schierarono in una lun-
ga linea di fronte a Farengar pronti a far trasparire il loro pensiero, lo Jarl e l’Ahalu
Athedeth guardavano a distanza la scena.

Il primo era il Vikti Argar lo svelto, quando l’Hirdh fu davanti a lui Argar fece un
passo di lato lasciando libero il passaggio, questo fece capire che per Argar non si
sarebbe dovuto punire Farengar, dietro di lui il Kern Olaf sfoderò la sua ascia e i due
cominciarono a combattere, Farengar atterrò il Kern senza ucciderlo, se l’avesse fatto
la sua vita sarebbe giunta prematuramente alla sua fine, dietro di loro ancora gente
che lasciava libero il passaggio o che attaccava l’Hird in segno di rifiuto delle sue mo-
tivazioni.

Già una decina di persone si erano alternate fino a quando non fu il turno di Dahary,
la Lamanithiana fu una sfida molto pesante per l’Hirdh, nonostante Dahary lo aves-
se fatto riposare dopo lo scontro appena fatto per avere la meglio su di lei Farengar
perdette l’uso di un braccio ed entrambe le gambe, il Vikyi Vaygrad non fu invece
permissivo ed appena finito il duello fece capire di voler combattere e subito scarico
campate di fuoco sull’Hirdh ferito.

Farengar aveva fallito il suo cammino e lo Jarl sapeva cosa fare, molti nel villaggio
mormorarono che Vaygrad avrebbe vinto in qualsiasi caso, troppo potente la via degli
elementi nello sciamano, tuttavia il suo modo d’agire aveva portato benefici a Faren-
gar, lo Jarl avrebbe tenuto conto di come l’Hirdh aveva fallito il cammino, in questo
modo la sua pena sarebbe stata di molto più lieve.

(dai ricordi di Bolverk figlio di Erik )

37
   
Due uomini si sono recati da me questa mattina, giunti per derimere una questione di
poca importanza che avrebbero potuto sistemare tra di loro.

Uno accusava l’altro di furto urlandogli contro come una schiava fa con le capre che
non la ascoltano, l’altro con apparente calma respingeva le accuse, nonostante le ap-
parenze ho notato che la tesi del primo sembrava coerente mentre le giustificazioni
dell’accusato si contraddicevano spesso e volentieri, nonostante questo si continuava a
proferire innocente, in lui mi sembro di scorgere la menzogna.

Ma mai uno Jarl accetterà la tentazione di Saja nel diventare giudice malevolo di chi
si dichiara innocente nel nostro clan, decisi quindi di ricorrere alla sfida di Lamanith
e feci convocare il Thane.

Le mie convinzioni non tardarono a mostrarsi corrette, al Thane bastò calare una
sola volta la sua immensa ascia per aver ragione del vile, “che la punizione per aver
rubato sia la frantumazione della mano sinistra e il divieto a Vikti e cerusici di curar-
lo per una intera luna...” questa fu la punizione decretata per lo stupido atto di cui
ormai era palesemente colpevole, ma non era tutto qui, egli infatti commise cosa ben
più grave, giurando il falso aveva completamente infranto una legge sacra, la puni-
zione sarebbe stata l’esilio, questa la condanna per chi sbaglia e non chiede ammenda,
tuttavia questo stolto aveva commesso tale atto durante un processo, il Thane sapeva
cosa fare, “ La mia parola sarà una sola!

Questo era quello a cui dovevi attenerti difronte ad un processo, hai infangato il tuo
onore e il tuo spirito... Thane procedi!”

L’ascia del Thane calò per l’ultima volta e tutto il clan si riunì per spingere la sua
anima dorata a vincere il duello che lo attendeva d’innanzi a Lamanith.

(Memorie dello Jarl Kodlav )

38
  
Antica anima guerriera,
invoco l’aiuto delle valchirie
per spezzare le catene di corruzione
che ti legano a Saja:

Per la Fratellanza di Denath, (colpire con la proria arma)


Per il Coraggio di Valirya, (colpire con la proria arma)
Per l’Onore di Kashka, (colpire con la proria arma)
Per la Lealtà di Deirdr, (colpire con la proria arma)
Per la Determinazione di Kyrthu, (colpire con la proria arma)
Per il Rispetto di Ashyn, (colpire con la proria arma)

Ora vai, le tue catene sono spezzate,


presentati difronte Lamanith,
ritorna padrone del tuo Destino
e conquista il tuo posto al fianco di Thork!

(Memorie di Hakon, Ahalu Athedeth del clan Krhom )

39
 

Dalla morte del guerriero:

1 - Viene sotterrato per 5 giorni nei quali il clan rievoca le gesta del defunto in modo
che la sua anima si rafforzi grazie ai ricordi delle gesta fedeli al Krahal che ha com-
piuto in vita.

2 - Alla mezzanotte del 5 giorno viene riesumato e ripulito e sistemato con le armi e
lo scudo

3 - Al sorgere del sole viene efdettuato il rituale vero e proprio che a grandi linee
consiste in:
Ora è giunto il tempo perché lasci questa terra
I tuoi ultimi passi troveranno la giusta via
Tra le nebbie ti farai strada fino al dorato bagliore,
Dove Thork ti aspetta per l’eterna battaglia.
O alla verde collina della speranza giungerai,
Dove Lamanith ti porrà di fronte te stesso e combatterai.

Thork, figlio della guerra, guida l’anima di (…….)


affinché giunga a rafforzare le tue schiere.
Proteggilo/a con tuo scudo dorato dalle insidiose
corruzioni di nostra madre, dissipa con la tua ascia dorata
qualunque ombra gli/le si ponga davanti.

Lamanith, figlia della vita, luce della speranza,


sostieni l’anima di (……...) nella sua battaglia,
affinché possa sconfiggere l’ombra che risiede dentro ognuno di noi.
Fai in modo che i nostri ricordi e i nostri canti giungano all’anima di
(……...)
per potergli/le ricordare l’onore di essere un fino del Krahal

40
Viene posto un le suolo bianco sul corpo del morto sul quale viene tracciato un simbo-
lo di protezione che rappresenta thork e le valchirie:

mentre il ritualista li traccia i simboli: per ognuno dedica un invocazione alla Valchiria
corrispondente.

Denath!
Signora della Fratellanza, sii portavoce del modo in cui ha protetto la famiglia e il
Clan,
fai sentire la tua voce semmai dovesse giungere alla collina della speranza;

Kirthu!
Signora della Determinazione, sii testimone della forza di volontà che ha dimostrato
in vita nel seguire il Krahal,
fai sentire la tua voce semmai dovesse giungere alla collina della
speranza;

41
Ashyn!
Signora del Rispetto, sii latrice dello spirito con il quale ha combattuto il nemico e
trattato il fratello,
fai sentire la tua voce semmai dovesse giungere alla collina della speranza;

Valyria!
Signora del Coraggio, sii portavoce delle gesta che hanno guidato la sua vita e di
come abbia sconfitto la paura in ogni sua azione,
fai sentire la tua voce per indicargli la via tra le nebbie verso l’eterna battaglia.

Kashka!
Signora dell’Onore, sii tesimone di come, nelle vittorie e nelle sconfitte, si sia
dimostrato/a un degno guerriero del Krahal,
fai sentire la tua voce per indicargli la via tra le nebbie verso l’eterna battaglia.

Deirdr!
Signora della Lealtà, sii latrice della sincerità e della fedeltà delle sue parole e gesta,
fai sentire la tua voce per indicargli la via tra le nebbie verso l’eterna battaglia.

Finito il simbolo invocazioni alla guerra eterna Il defunto viene coperto da roccia
nuda dai compagni del clan mentre il Ritualista regge il bastone rituale di Lamanit in
verticale con la punta al centro del simbolo sul lenzuolo.

Finito il tumulo viene tracciato sopra il simbolo di lamanith con invocazioni a lama-
nith.

Il tumulo di pietre viene ricoperto di terra e seminato ad erba e fiori


Si mette in cima una pietra levigata in cima con il nome del defunto inciso
Al tramonto invocazioni finale.

4 - Dopo la tumulazione 5 giorni di festa gioiosa per incitate l’anima a seguire la


strada corretta o per tifare per l’anima dorata

(Memorie di Hakon, Ahalu Athedeth del clan Krhom )

42
  
Preparazione pre-rituale :

-Lo sposo commissiona al fabbro l’arma preferita della futura sposa. Una volta realiz-
zata, la consacrerà ai Fratelli Divini e le darà un nome, che verrà inciso sull’arma.
-La sposa commissiona al fabbro l’arma preferita del futuro sposo. Una volta realiz-
zata, la consacrerà ai Fratelli Divini e le darà un nome, che verrà inciso sull’arma.

Promesse:
Entrambe verranno ampliate con promesse di matrimonio libere.

Lei:
“Ti dono #nome arma#, con essa/o/i combatterai le tue battaglie,
proteggerai la nostra famiglia, renderai gloria al clan.
Che sia l’arma che rafforzerà il tuo braccio nell’Eterna Battaglia al
fianco di Thork.
Ora nella vita come nella morte, sii di esempio per nostra fami-
glia nella via del krahal. Che Thork ti renda forte, che Lamanith
ti protegga affinché la nostra famiglia possa crescere prosperosa e
con lei tutto il Clan.”

Lui:
“Ti dono #nome arma#, con essa/o/i combatterai le tue battaglie,
proteggerai la nostra famiglia, renderai gloria al clan.
Che sia l’arma che rafforzerà il tuo braccio nell’Eterna Battaglia al
fianco di Thork.
Ora nella vita come nella morte, sii di esempio per nostra fami-
glia nella via del krahal. Che Thork ti renda forte, che Lamanith
ti protegga affinché la nostra famiglia possa crescere prosperosa e
con lei tutto il Clan.”

Entrambe verranno ampliate con promesse di matrimonio libere.

Il ritualista avvicina la coppa piena di birra alla coppia:

“Possano le vostra armi essere sempre affilate.


Possano le vostre chiavi aprire infinite memorie e risorse.
Possa il vostro tetto essere come gli alberi di Hveralund ed ospitare
la vostra famiglia.
Possa la vostra tavola essere sempre piena di cibo e di grida gioiose.
Possa il vostro cuore ascoltare sempre racconti di grandi gesta.”

Il ritualista porge la coppa e gli sposi bevono tutto

(Memorie di Hakon, Ahalu Athedeth del clan Krhom )

43
44
Catena del Titano, villaggio Krahal-Vajar, nella nostra antica lingua signi-
ficava “coloro che percorrono la via del Krahal”, patria del clan guerriero
Krhom, un tempo li chiamavamo casa.

Come ogni clan guerriero il nostro aveva nemici, molti nemici, forse troppi. Lo
Jarl Heimdall aveva mosso guerra con tutti i clan vicini, secondo la sua visio-
ne più nemici si aveva più grande risultava il nostro coraggio nell’affrontarli,
purtroppo il coraggio non vince da solo le battaglie.

Dopo molte razzie un esercito dei clan riuniti si presentò alle nostre porte,
cominciò così la battaglia delle sette notti, tante ne servirono infatti per aver
ragione delle nostre difese, al sorgere della settima luna lo Jarl Vilkas, coman-
dante dell’esercito riunito, arrivò al cospetto di Heimdall e lo sfidò, il nostro
jarl seppur già ferito e stanco accettò di buon grado, lottò con coraggio e ono-
re e alla fine fù sconfitto.

Pochi combattenti erano rimasti in vita e a combattere per il clan Krhom, la


grande maggioranza era morta, alcuni erano fuggiti, mentre noi eravamo li,
ormai sconfitti, ma non spezzati nell’orgoglio.

Vilkas riconobbe il nostro onore, quello del nostro clan e quello del nostro
defunto signore, decise di lasciarci l’onore delle armi, lasciarci quindi i nostri
averi e renderci liberi... liberi, forse voleva dire esiliati, in effetti questo termi-
ne raffigurava meglio la nostra condizione.

Qui ha inizio la nostra storia, non eravamo più un clan ma una fratellanza, il
Krahal-Vajar non era più un villaggio ma
uno stile di vita, ora vaghiamo in cerca di battaglie, come mercenari, non che
ci serva un compenso per farci decidere di scendere in campo, ma gli equipag-
giamenti e i viveri hanno un costo e senza un villaggio che ti supporti devi
trovare alternative, le nostre regole sono facili, seguire i dettami del Krahal
fino alla morte, il nostro scopo altrettanto chiaro, trovare i disertori del clan
Krhom, coloro che hanno preferito fuggire difronte alla morte piuttosto che
abbracciarla con il giusto onore, trovarli e consegnarli al severo giudizio dei
loro antenati!

45
46
Il lupo bianco è morto, mi disseto col suo sangue.
L’essenza di Managarmr scorre in me, i miei sensi si acutizzano, urlo un ode a
Thork.
Le parole non abbandonano la mia bocca, da essa esce un lungo ululato.
La potenza di Baldr fluisce in me, spezzo un albero con le mie mani nude.
Mi vedo a quattro zampe, correre nella foresta come un lupo solitario.
Arrivo al lago Ysilmir, mi specchio nell’acqua e non mi riconosco, un lupo è
riflesso in quello specchio.
Alzo la testa guardando il cielo, una luna tonda e rossa si affaccia dietro le
montagne e io la saluto con un lungo e poderoso ululato.
Ma la vista mi si confonde, il paesaggio cambia.
Vedo il clan dei primi uomini, il clan di mio padre , dividersi in sei tribù più
piccole e spargersi agli angoli di Numea.
Vedo Baldr che si divide anchesso in sei parti, perde forza e poi svanisce.
I miei discendenti mi scorrono davanti agli occhi, indossano pelli di lupo,
hanno creato un branco di lupi famelici.
Il clan è diviso, il branco con esso.
Vedo lo scorrere dei secoli, fratelli morire e raggiungere Thork nella battaglia
eterna.
Vedo miei figli cadere preda della magia, diventare semplicemente bestie e
schierarsi con Saja.
I giorni trascorrono, gli anni finiscono, i secoli passano ma nulla cambia.
I lupi azzannano qualsiasi cosa non faccia parte del branco, compresi i com-
pagni di clan.
Sembrano colti da una furia distruttrice che li porta in una trance mistica.
Un uomo combatte in mezzo a loro.
Essi lo vedono come uno di loro, ma io no...non è un lupo.
È un uomo, come lo ero io un tempo….com’era mio padre.
Lo scruto in volto, nei suoi occhi vedo Baldr.
Riunisce i lupi intorno a lui, si muove e arriva ad un secondo villaggio, e poi
ad un altro ancora.
Nel suo viaggio tocca i sei villaggi in cui si è spezzato il clan dei primi uomi-
ni.
In ogni tribù si ripete la scena, lui arriva e riunisce gli uomini e i lupi sotto di
se.
Il primo clan è riunito, vedo mio padre al fianco di Thork tornare integro, ri-
acquistare la sua antica potenza.
L’uomo che è anche lupo guida il suo popolo alla montagna e spazza via i
guerrieri di Saja, porge omaggio a Lamanith e insieme si dirigono sul campo
di battaglia.
Si avvicina a Thork, gli porge omaggio e prende il suo posto alla guida dell’e-
sercito eterno.
47
Duella con Saja, e le sferra un colpo mortale.
Egli porterà la fine della guerra eterna, la salvezza per il Clan.
Una litania si fa strada nelle mie orecchie, dolci parole che ricordano la fine
della caccia.
Calmano le mie emozioni, non so da dove giungano, ma stanno ponendo fine
alla visione.
La terra tutt’ intorno
è buia e inospitale,
ma c’è una luna piena e scintillante
sopra di me.
Ritorno a casa
carico di gloria
che pesa sulle spalle,
ma alleggerisce il cuore.
Son tornato uomo, la visione è salda nella mia mente.
Mi dirigerò dall’Ahalu atedeth, vedremo cosa fare.

(visione di Grettir, figlio di Baldr, figlio di Sigyn, figlio di Managarmr, primo degli
Ulfhedinn )

“… e questa è la fine Tull. Con questa notte concluderai la formazione come


Ahalu Athedeth. Al tramonto vieni nella Sala della Memoria, li passeremo
la tua ultima notte da apprendista. Domani mattina potrai cominciare il tuo
addestramento di combattimento con il bastone.”
Il sole comincio a tramontare e il giovane Tull si avvio presso la sala dove
sono custodite le pergamene del Krahal e le altre pergamene che costituiscono
la vita di un Ahalu. Da sotto la porta si levava ul leggero fumo, tipico di un
rituale.
Tull entrò, non senza un certo timore, non aveva mai partecipato ad un rituale
vero e proprio. La sala era densa del fumo delle erbe bruciate negli incensieri,
l’Ahalu Athedeth era seduto al centro della stanza.
“Vieni, Tull, stasera comincia la tua ultima lezione.”

48
Il ragazzo si sedette senza dire una parola, aveva ormai capito che quando
l’Ahalu cominciava una lezione l’unica cosa da fare era ascoltare e recepire,
senza proferire una parola fino a quando la lezione non era finita.
“Stasera canterai, Tull. Canterai la canzone più importante della tua vita.
Canterai tutta la notte, nei momenti di lucidità, ma soprattutto nei momenti
d’incoscienza. Poiché questa canzone trascende le semplici parole. Deve rag-
giungere i confini della mente, senza passare dalle orecchie, deve essere udita
anche da chi non vuole udire, compresa da chi non vuole comprendere. Questa
canzone deve riportare la coscienza nella bestia. Questa notte imparerai a
cantare ‘Il risveglio dell’Ulhfednar’.”
Al ragazzo si gelò il sangue, non sapeva che per imparare il canto fosse neces-
sario un rituale, e se i suoi studi non erano stati una perdita di tempo, com-
prese, quello doveva essere anche un rituale estremamente potente, e Tull ne
percepiva l’enorme rischio.
“Prima di cominciare a cantare, mio giovane allievo, dovrai sapere perché noi
cantiamo agli Ulhfedinn. Questa tua nuova consapevolezza ti darà la forza
di superare la notte e il rituale del canto.
Ciò che ti sto per rivelare dovrà rimanere un assoluto segreto, un patto fra gli
Ahalu Athedeth e gli Ulhfedinn, che solo i diretti interessati dovranno cono-
scere. Una volta rivelato, tu stesso capirai, se ti ho istruito bene, la necessità
di tale segreto.”
“Devi sapere che la guerra tra Thork e Saja non è eterna. Vi è una fine. C’è una
possibilità di vittoria per Thork e per gli uomini del Krahal. Esiste una profe-
zia, rivelata dallo stesso Primo Jarl Baldr in una visione al primo Ulhfednar
Grettir, figlio di Managamr, mentre si bagnava la gola con il sangue del
padre. Questa profezia racconta che un giorno nascerà un uomo capace di
rimanere tra gli Uhlfedinn in furia senza venire attaccato, poiché i lupi lo
vedranno come uno di loro pur non vestendo la pelliccia. Quando questo suc-
cederà l’Ahalu Athedeth dovrà risvegliare gli Uhlfedinn e presentare al mondo
l’uomo come I’incarnazione di Baldr, nuovo Primo Jarl e unificatore dei Clan.
Sotto di lui i clan torneranno uniti ed insieme marceranno verso l’Eterna Bat-
taglia dove, finalmente, Padre e Figlio potranno combattere per la prima vol-
ta insieme e uniti sconfiggere Saja.”
“Ora conosci il più antico segreto degli Ahalu Athedeth. Sii forte e resisti alla
forza del canto o ti perderai in esso. Dimostra il tuo coraggio e la tua deter-
minazione, combatti e sconfiggi la bestia o ti perderai in essa. E’ giunta l’ora
di cantare, Tull, segui le mie parole e non perderti lungo la via…”

(ultima lezione di un Ahalu Athedeth )

49
Il rituale è finito e Grettir ci convoca tutti assieme.
Siamo in sei, in questi anni siamo diventati i suoi figli, ci ha insegnato a com-
battere, ci ha insegnato i segreti delle erbe e ci ha fatto diventare parte del
branco.
Solo poche ore fa, al chiaro della luna rossa, stavamo danzando per il rituale
di iniziazione. Ma oggi sono un Ulfhednar.
“Figli miei” Grettir inizia a parlare, tutti noi ci volgiamo verso di lui “ vi ho
chiamati qua per svelarvi il segreto che siamo chiamati a tramandare. Un
giorno Baldr tornerà in una delle sei tribù. Egli sarà un uomo come tutti gli
altri ma noi, figli miei, lo vedremo come parte del branco.
Egli riunirà le tribù e riformerà il primo clan, portandolo poi alla guerra eter-
na e sconfiggendo Saja.”
Non sta scherzando, il primo Ulfhednar non scherza mai. Come posso però
prendere sul serio questa storia?
“Vedo il dubbio nei vostri occhi figli, ma credetemi. La notte in cui mi abbe-
verai dal sangue di Managarmr ebbi una visione, vidi la divisione del clan, la
comparsa di quest’uomo e la riunione delle tribù. Vidi anche la sconfitta della
Madre.
Ne parlai con Odin e prendemmo una decisione.
Io e lui avremmo addestrato sei giovani ognuno, sei ulfhednar e sei ahalu
athedeth.
Un lupo e un custode rimarranno qua al villaggio, saranno i nostri successori.
Gli altri partiranno, dovrete cercare le altre tribù,stanziarvi tra di loro, adde-
strare nuovi lupi, ampliare il branco, in modo che quando Baldr ritornerà noi
saremo con lui.
Un allievo di Odin si unirà a voi e farà lo stesso, tramanderà le sue conoscen-
ze ad un membro di quel clan per portare avanti la tradizione del Krahal.
Ricordate nessuno deve venire a conoscenza di questa visione, solo i lupi e gli
ahalu athedeth devono sapere, non vogliamo che qualcuno nel futuro venga
traviato da questa informazioni e abbandoni la via credendosi Baldr rinato.
Ora andate e preparatevi, partirete appena la luna tornerà in cielo. Jorund, te
resterai con me invece.”

(ricordi di Jorund figlio di Kalf )

50
INDICE
2. Legge del Krahal
3. Introduzione al clan
8. La creazione
17. Il Pantheon
21. Il Regno dei Morti
23. Gli Uomini del Krahal
24. Ahalu Athedeth
27. Vikti
29. Lamanithiane
32. Ulfhedinn
36. Rituali e Usanze
37. Il cammino del Krahal
38. La Sfida di Lamanith
39. Purificazione dei Non Morti
40. Rituale Funebre
43. Rito del Matrimonio
44. Krahal Vajar
46. Leggende Segrete

51

Potrebbero piacerti anche