Sei sulla pagina 1di 72

Tratto da

1
Del Tibet abbiamo "un'immagine da cartolina buddhista"...
in realtà scavando bene nelle fonti veniamo a sapere che...

Padmasambhava è una delle figure più venerate del


Buddhismo tibetano e le sue statue si trovano in numerosi
templi e dimore private. I tibetani si riferiscono a lui col
nome di Guru Rinpoche.

2
Egli era originario del Pakistan. Il suo viaggio in Tibet fu
ostacolato da forze malevole che grazie ai suoi poteri
magici fu in grado di soggiogare e convertire nelle entità
protettrici del Buddhismo. Quando arrivò a Samye,
disperse i demoni che infestavano la valle, e prese in sposa
Yeshe Tsogyal, una delle dame di corte di Trisong Detsen,
oggi venerata come una specie di Dea e considerata una
delle madri spirituali del Tibet

3
4
Le donne in Tibet

5
Le donne hanno sempre occupato una posizione importante
nella società tradizionale tibetana. Hanno rivestito ruoli di
spicco anche in ambito religioso e sociale; tra le figure di
primo piano emergono Yeshe Tsogyal e Machig Labdron e
sono state soprattutto le monache a guidare il dissenso
politico nel XX secolo.

6
Le donne si acconciano i capelli con moltissime treccine,
per la precisione, 108, numero di buon auspicio.

7
Fino al 1950 era molto diffusa la poliandria: una donna
sposava un uomo e se questo uomo aveva fratelli, sposava
anche i fratelli minori. I figli nati dal primo marito si

8
consideravano figli di tutti i fratelli del padre.

"la ruota buddhista delle preghiere"

Il Mandala

9
Oltre ad essere una bellissima creazione artistica, il
Mandala (kyilkhor, "cerchio") è uno strumento di
meditazione che può essere in un certo senso considerato
un quadro tridimensionale. I Mandala possono anche essere
realizzati con la sabbia e divengono anche un simbolo della
fugacità della vita terrena.

Il classico Mandala raffigura una Divinità centrale


circondata da altre 4 o 8 Divinità che rappresentano
aspetti diversi di quella centrale e sono spesso
accompagnate da una consorte. Possono esserci diversi
cerchi di Divinità, fino ad arrivare ad un totale di diverse
centinaia di figure.

Il Mandala è associato al Buddhismo tantrico e utilizzato


principalmente in un rituale detto "Sadhana" (mezzo per la

10
realizzazione) in cui l'adepto medita, invoca e si identifica
con una particolare Divinità, prima di dissolversi nel Vuoto
e riemergerne come la Divinità stessa. Vi è un rituale che
impone all'adepto di visualizzare mentalmente 72 Divinità
con chiarezza sufficiente a distinguerne il "bianco degli
occhi" e mantenere tale visione per 4 ore.

Nota di Lunaria: prima di vedere l'argomento che ci


interessa, ovvero il Bön, il Politeismo Sciamanico pre-
buddhista, inserisco un commento sintetico al Buddhismo,
tratto da Diez

11
12
13
14
A un livello superficiale, storicamente il Buddhismo ha
inglobato i precetti morali e le pratiche religiose di adepti
laici, la tradizione dotta delle università buddhiste indiane
e un corpus di insegnamenti mistici tantrici che ebbe
particolare ascendente sui seguaci della fede sciamanica
Bön. La reazione del Buddhismo tibetano al contatto con il
culto degli spiriti Bön e con il panthen Hindu ha dato
origine a un'ampia gamma di Divinità, sia adirate, sia
benevole (che di fatto rappresentano soltanto aspetti
diversi dell'ego umano).

A parte le innumerevoli diverse manifestazioni del Buddha

15
ci sono anche Divinità protettrici generiche chiamate
"Dharmapala" e Divinità personali per la meditazione dette
"Yidam", che gli studenti di tantrismo adottano all'inizio
della loro formazione spirituale.

16
Strettamente legata al Bön e al Buddhismo è la religione
popolare del Tibet, chiamata "Mi Chös" (il Dharma
dell'uomo), basata soprattutto sugli spiriti. Tra questi ci
sono i "Nyen", che risiedono nelle rocce e negli alberi;

17
i "Lu" o "Naga", spiriti dal corpo di serpente che vivono in
fondo ai laghi, fiumi e pozzi

18
(Nota di Lunaria: diffusi anche in India e in Cambogia); i
"Sadok", Signori della Terra, entità connesse
all'agricoltura; gli "Tsen", gli spiriti dell'aria o della
montagna, che scagliano agli umani le frecce della malattia
e della morte; e infine i "Dud", associati al demone
buddhista Mara. In ogni casa buddhista risiedono spiriti
del focolare, del tetto e della cucina. Le credenze religiose
dei tibetani sono in definitiva un'affascinante mescolanza
di Buddhismo, fede Bön e religione popolare.

Il Bön
A causa della storica predominanza del Buddhismo in
Tibet, la fede Bön è stata soffocata per secoli e solo di
recente ha cominciato ad attirare l'attenzione degli

19
studiosi. Il credo Bön e il Buddhismo si sono influenzati e
hanno interagito l'uno con l'altro per centinaia di anni,
scambiandosi testi, tradizioni e rituali.

20
La parola Bön ha tre connotazioni principali: la prima si
riferisce alla religione pre-buddhista del Tibet, soppressa
e soppiantata dal Buddhismo nel VIII sec. e nel IX sec. La
seconda è la forma di Bön organizzato (Gyur Bön)
sistematicamente secondo i principi della religione
buddhista nel XI secolo, la terza connotazione, legata alla
seconda, è un corpus di credenze popolari che comportano
la venerazione di Divinità e spiriti protettori locali. La
tradizione Bön affonda le sue radici nelle più antiche
credenze religiose del popolo tibetano, fondate su una
fede animista comune a tutte le popolazioni dell'Asia
centrale, che si esprimeva attraverso formule magiche,
talismani, giuramenti, incantesimi, processioni rituali di
tamburi e sacrifici. I riti erano spesso eseguiti da un
individuo che faceva da mediatore tra gli esseri umani e il
mondo degli spiriti.

21
Si ritiene che tale religione si sia originata nel regno di
Shang-Shung, nel Tibet Occidentale. Il padre fondatore
fu Shenrab Miwoche, noto anche col nome di Tonpa
Shenrab

22
23
Ad occhi di un osservatore occasionale la pratica
Buddhista e la pratica Bönpo risultano molto difficili da
distinguere. Tra i concetti condivisi vi sono il samsara, il
karma, la rinascita nei sei stadi dell'esistenza. Il credo
Bön però possiede il suo caratteristico Kangyur, un corpus
di testi tradotti dalla lingua di Shang-Shung, e i Bönpo
fanno girare la ruota delle preghiere

e compiono il percorso rituale intorno al monastero in


senso antiorario.

24
Tonpa Shenrab

25
A completare la schiera di Divinità, concorre il gran
numero di Divinità locali - spiriti potenzialmente malevoli,
noti come "Gekho" (i protettori del Bön) e le loro
controparti femminili, le Drapla. Welchen Gekho è il re dei
Gekho e la sua consorte Logbar Tsame è la regina delle
Drapla.

26
27
28
La bellezza della scrittura tibetana, che purtroppo sta
cadendo nel dimenticatoio, per via del "potere cinese"

29
Sipe Gyalmo, la Regina del mondo, è la manifestazione irata
della Dea della Pace, Sherab Chamma

30
Dzogchen

31
32
Sukasiddhi

33
34
35
36
Bodhissatva
I Bodhisattva sono esseri che hanno raggiunto lo stato di
illuminazione ma che rinunciano al nirvana per salvare il
resto del mondo. A differenza del Buddha, sono spesso
raffigurati adorni di corone e gioielli

è il Buddha storico.

è il Buddha del Futuro.

37
è un Bodhisattva femminile che ricorre in 21
manifestazioni o aspetti diversi. Ebbe origine da una
lacrima di compassione comparsa sul volto di Chenresig ed
è considerata la versione femminile di Chenresig nonché
protettrice del popolo tibetano.

38
è il simbolo della purezza e della fertilità e le viene
attribuito il potere di esaudire i desideri. L'iconografia più
comune la rappresenta come Tara Verde, associata alla
notte, o come Drölkar (Tara Bianca) associata al giorno (e
anche alla moglie cinese di Songtsen Gampo). Nella
versione Verde è seduta nella posizione del mezzo loto,
con la gamba destra penzoloni. Nella versione Bianca è
invece nella posizione del loto completo e presenta 7 occhi,
uno dei quali sulla fronte, 2 sui palmi delle mani e 2 sulle
piante dei piedi. Spesso è vista come parte di una Triade
della Longevità, insieme con il rosso Tsepame (Amitayus)

39
e Namgyelma (Vijaya), Divinità Femminile con 3 facce e 8
braccia.

40
Divinità Protettrici
Le Divinità Protettrici sono facilmente riconoscibili dalla
loro feroce espressione, dagli occhi sporgenti e dalla
posizione tipica del guerriero pronto all'attacco (con una
gamba leggermente protesa in avanti), dalle fiamme
intorno al capo o dalla presenza di una serie di strumenti
tantrici. Sono raffigurati o con l'Io umano sotto i piedi o
in groppa a un animale con indosso pelli umane o animali.
Rappresentano antichi demoni del Tibet, Divinità adorate o
demoni psicologici che appartengono al mondo interiore
degli uomini.

41
Come formi femminili abbiamo Palden Lhamo (Shri Devi)

42
e Vajravarahi.

43
Palden Lhamo è la speciale protettrice di Lhasa, del Dalai
Lama e dell'ordine gelugpa. è il corrispondente femminile
di Nagpo Chenpo.

Le sue origini risalgono probabilmente alla Dea Kali


44
è di colore blu, indossa indumenti di pelle di tigre e di pelle
umana e porta orecchini che rappresentano un serpente e
un leone

45
Nella mano destra tiene una mazza, nella sinistra una
coppa cranica piena di sangue. Ha un dado bianco e nero
intorno alla vita (legato a una sacca di malattie) per

46
stabilire il destino delle persone.

47
Ha la Luna nei capelli, il Sole nel ventre e un cadavere in
bocca, e cavalca un mulo con un occhio sulla groppa.

Per quanto riguarda Vajravarahi

ha una testa di scrofa nei capelli (e la potremmo quindi


collegare a Cerridwen)

48
Il simbolismo che sta dietro a Palden e Vajravarahi è
davvero complessissimo... mi limito a riportare solo una
sintesi del significato in generale, perché riportare le
49
caratteristiche complete richiederebbe pagine e pagine :P

"Dakini è una traduzione della parola tibetana "khandro",


che letteralmente significa "colei che va in cielo", o "colei
che si muove nel cielo". In termini più poetici, Ella è detta
"la Danzatrice del Cielo" e per tale appellativo è stata
assimilata qui in occidente alle figure celesti angeliche.

Colei che danza nel cielo, che è libera, libera grazie


all'aver superato gli ostacoli e i limiti della mente comune.

Le Dakini - perchè Dakini in realtà è plurale, una pluralità


di Dee, una pluralità di forme della Dakini, incarnazione del
femminile divino - sono diverse fra loro come possono
esserlo le singole fiamme dell'unico fuoco che
nell'iconografia la circonda. Sono la conoscenza e il potere
magico.

Come aiuti spirituali, sono in grado di risvegliare le forze


dormienti che giaciono nel profondo. Le Dakini hanno la
natura del fuoco e dell'acqua: sono il fuoco della
conoscenza che disperde l'illusione e sono forme fluide, in
grado di sciogliere le parti di noi che si sono irrigidite.

In generale, la dakini rappresenta il flusso sempre


mutevole di energia su cui chi pratica la meditazione deve
lavorare per arrivare alla realizzazione. Può assumere
sembianze umane, apparire come una Dea - pacifica o

50
aggressiva - o essere percepita semplicemente come
l’eterna manifestazione dell’energia nel mondo fenomenico.
La dakini è probabilmente la più importante manifestazione
del principio femminile nel buddhismo tibetano. Secondo
l'insegnamento tibetano, il principio femminile si compone
di due aspetti principali: la Madre e la Dakini.

In quanto principio femminile, questi due aspetti liberano


la mente del praticante dagli schemi abituali teorici e li
portano nel campo dell'esperienza immediata del mondo
dei fenomeni.

L'aspetto della dakini è direttamente legato al primo


aspetto del principio femminile, il principio materno, che
rappresenta la purezza non-nata della madre di tutti i
fenomeni, ma lo coniuga anche con la potenza del discorso
logico

Molte donne illuminate della tradizione buddista tibetana


sono state riconosciute come incarnazioni di una dakini.
Spesso esse avevano, della dakini, il potere oracolare. Per
lo più tali donne mostrano una predilezione per l'abitare
solitarie in una caverna, luogo del femminile archetipico."

http://pochaontas.jimdo.com/galleria-delle-dee-oriente/

51
Dakini

52
53
54
Esistono poi re e figure storiche divinizzate:

55
Amuleti dal Tibet

56
Amuleto di Garuda

57
58
59
60
61
62
63
64
Coltello Rituale Kartari

65
66
La Valle Barun

67
68
69
Lo Yak, tipico animale dal quale si ricava un "Thé al burro
di Yak" (il cui sapore, a palati occidentali, è orribile...)

Qui lo vediamo raffigurato in un amuleto

segno che forse era un animale totemico (o persino


divinizzato).

70
Sito Web consigliato:

71
72

Potrebbero piacerti anche