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Terrence Malick
2005
Parla dell'arrivo dei primi inglesi sulle coste della futura America e l'incontro con i nativi
pellerossa. È centrato sul fatto che un ufficiale della spedizione inglese (Colin Farrell) stabilisce
un rapporto di confidenza con in Nativi e una storia d'amore con Pocahontas, figlia del capo
tribù.
Scena di apertura del film, una scena di straordinaria pregnanza: arrivano delle navi
nell'estuario del fiume nella Virginia del 1607, i nativi vedono arrivare queste navi
sconosciute, i bianchi si stanno addentrando in una terra ignota per cui c'è il senso di
stupore, di sgomento e straordinaria attesa che non risolve che è reso formidabilmente
dalla musica; questo è uno dei casi in cui la musica dice tutto, di formidabile impatto
musico-visivo.
E’ una straordinaria scena di stupore dei Nativi dal un lato e dei naviganti dall’altra.
All’inizio si sentono i rumori della natura e poi inizia la musica. La musica è un
celeberrimo brano che ha la caratteristica, scelta magistralmente, di non risolvere, sono
onde melodiche che si accavallano senza mai giungere ad una risoluzione: è il preludio
di Wagner dell'Oro del Reno. È un'ottima scelta perché c'è questo senso dell'apertura. Il
preludio nacque, lo disse Wagner, in un suo sogno, lo sentì in sogno mentre si trovava di
passaggio a La Spezia nel Golfo dei Poeti, infatti a La Spezia, in centro, c'è una lapide su
una vecchia casa che spiega questo fatto. Dalla nota di pedale profonda, che sarebbe il
tema della madre terra, nasce, quasi per partenogenesi, tutto il fluvio melodico
meraviglioso che si espande, come è tipico di Wagner, senza risolvere. È un'onda che si
amplifica proprio come nell'idea della nascita del mondo. Si accoppia benissimo con le
immagini della vicenda, con lo stupore, sgomento e dell’attesa anche della prua delle
navi che solcano l'acqua dell'estuario del fiume. Poi il vento soffia, la musica cessa, e
comincia l’azione. Un inizio di film formidabile, con una pertinenza concettuale e
simbolica molto forte e cinetica tra la musica e il concetto della scena.
Si spossa perfettamente con la musica di Mozart per una ragione non solo percettiva:
quando lui dice che non conoscono la parola invidia, possesso, perdono, menzogna il
significato allusivo-metaforico della musica sta nel richiamo alla visione del buon
selvaggio di Rousseau, alla concezione che nella civiltà originaria, primitiva, l'uomo era
buono, ma non nel senso che fosse privo di impulsi aggressivi bensì in linea con la
natura. Rousseau ha teorizzato famoso teorema secondo cui è la società che rovina
l'uomo, la società dalle caratteristiche occidentali, cristiane ed ovviamente il possesso e
la proprietà.
Una visione elegiaca dove Mozart evocava questa serenità razionale che è sottesa
all'illuminismo, in modo particolare alla visione poetica di Rousseau, perché Rousseau
rappresenta non l’illuminismo polemico, distruttivo e corrosivo come Voltaire, bensì
l'aspetto nostalgico dell'armonia di natura primigenia. Questo è proprio un ritratto
spontaneo, fatto da un navigatore che si rende conto che “il sogno pensato impossibile
invece era reale”, il dell'uomo prima degli inganni e delle mistificazioni della civiltà e il
ricorso a Mozart è perfetto anche per lo spirito di serena simmetria: tutto è circoscritto
in un ordine naturale.
Tutta la prima parte del film è incentrata sulla nascita dell'uomo, su come il soffio
dell'intelligenza (il logos) sia entrato nella mente dei nostri progenitori (i primati che si vedono
nelle prime sequenze sono i nostri progenitori). Subito dall'inizio si vedono i nostri progenitori
che dormono in quest'alba del mondo primitiva, siamo proprio alle origini dell'uomo; il mattino
si svegliano e appare di fronte a loro questo misterioso monolite nero che rappresenta il logos
di Dio che non è Dio nel senso di soggetto di volontà ab extra nell'accezione giudaico cristiana,
ma piuttosto il logos, la struttura dell'intelligenza, la perfezione geometrica. In coloro che tra i
primati hanno avuto dei rapporti col monolite (lo tocca, lo vede, lo bacia), non negli altri, ma in
coloro che hanno avuto questo privilegio fortuito, si accende la luce dell'intelligenza. All'inizio è
un'intelligenza di tipo tecnico-strumentale ma significativa e si abbina ad una psichicità e
istintività ferina per cui diventa subito dominio: il fatto di vedere l'osso di un animale morto
come uno strumento, una clava, un’arma, fa sì che la tribù per la prima volta si armi e, in una
contesa con un’altra tribù uccida con lo strumento.
La musica scelta per queste scene primitive è una musica atonale che esprime un sentire di
pulsioni emotive non codificato è stata scelta la musica di uno dei più efficaci, e non solo
intellettualisticamente parlando ma anche proprio matericamente efficace, autori della nuova
musica: Ligeti. Ligeti è nato nel 1923, la generazione si Stockhausen, Berio, fu uno dei docenti
dei corsi di Darmstadt nell'immediato dopo guerra. Eppure lui è probabilmente l'autore di
quella generazione che ha avuto una maggiore pregnanza materica con la musica: gli altri
spesso erano degli speculatori intellettuali e tecnologici. Si sentiranno ben tre composizioni di
Ligeti nel corso del film: Requiem (1965); Lux Aeterna (1966); Atmosfere (1942).
Le bellissime scenografie sono foto che Kubrick si fece mandare perché non amava viaggiare in
aereo e quindi non poteva andare a filmare in quei posti.
I nostri progenitori hanno questa visione sgomenta e c’è una venerazione totemica del
monolite. Come direbbe Nietzsche, la volontà di potenza si accende nel progenitore.
L'intelligenza applicata ad un'emotività primitiva genera la volontà di potenza che poi si
deve trasfigurare, deve sublimarsi ed allora si stacca dalla ferinità primitiva.
La memoria di uno dei primati del monolite puntato verso il sole fa scattare un'altra citazione
memorabile, il marchio del film:
Poema sinfonico di Richard Strauss (1964 - 1949) che commenta e segue il famoso
Poema di Nietzsche. Il primate che ha toccato il monolite vede per la prima volta l'osso e
lo guarda come strumento, cioè gli si accende la scintilla di una consapevolezza
strumentale che è la premessa dell'autocoscienza e di tutto il cammino.
Segue la colluttazione tra le due tribù per una pozza d’acqua: quella munita di arma ha la
meglio e poi, in un momento di trionfo il primate vincitore lancia in aria l'osso che, ricadendo, si
trasforma nell'astronave: un salto di milioni di anni di storia fatto in una sequenza con la
musica, è uno dei momenti artistici, dei capolavori dell’intuizione perché è una sintesi
simbolica intuitiva fantastica.
Nel film ci sono due Strauss: il grande Richard dei poemi sinfonici, autore del decadentismo, e
poi c'è Johann Strauss figlio (1825 - 1899 figlio Johann Strauss padre) che è stato il più grande
degli Strauss dei valzer come il famoso
Tutto è simmetria dal punto di vista musicale: dove c'è la pulsione primigenia confusa c’è
atonalità con questi cori gridati, sommessi e tormentati di Ligeti; quando invece siamo in
ambito di civiltà si sente il Danubio Blu come simbolo perfetto di codificazione e di simmetria,
di formalizzazione.
Si arriva nello spazio perché si diffonde la notizia sulla terra che per la prima volta è stato
scoperto un segnale di vita intelligente extra planetaria. È una notizia top secret ed una
commissione si raduna in gran segreto e decide di mandare un'astronave, che sarà poi quella
in cui si trovano i protagonisti della vicenda, alla ricerca del punto di emissione della frequenza.
Il monolite sembra che mandi delle interferenze sugli operanti umani. Il punto di ricezione di
queste onde radio che il monolite manda viene da Giove ed oltre per cui partirà l'astronave.
C'è da supporre che questa intelligenza pura ed assoluta di chiara provenienza divina, sempre
alludendo al concetto di Dio del Deus Sine Natura di Spinoza che non ha nulla a che vedere col
dio della Bibbia, interferisca con le conquiste tecnologiche. L’uomo dovrà riconciliarsi e
riconoscere l'origine metafisica della sua intelligenza e questo è la morale del film.
Dopo la riunione, una delle poche scene parlate, è stato trovato nuovamente il monolite nero
scavando sulla superficie lunare dopo aver seguito delle radiazioni. Allo scavo gli scienziati, con
uno dei protagonisti, vanno a vedere il monolite e si ripete la stessa identica scena dei loro
progenitori, cioè lo guardano, lo toccano, fanno tutto quello che hanno fatto i progenitori e,
scena ironica, ad un certo punto si radunano per farsi una foto ricordo. Quello che nei primati
era un approccio psichico confuso e tumultuoso qui è tutto codificato, ma fanno le stesse
identiche cose, se ne vogliono impossessare come immagine ricordo e, mentre fanno la
fotografia, parte questa emissione radio potente che li intontisce. Nella scena seguente parte
l'immensa astronave che va nella direzione delle emissioni radio.
La musica cambia: quando gli scienziati vanno a vedere il monolite scavato nella superficie
lunare c'è Lux Aeterna di Ligeti (1966), poi quando l'astronave enorme sfila in questo vuoto
siderale e in questo mistero c'è una musica ricercata molto bene: la Gayaneh di Aram
Il'ič Chačaturjan (1942): Chačaturjan è stato un compositore tonalissimo di scuola
tradizionale, molto più tradizionale di Ligeti, per altro è di venti anni prima.
Quando l’astronave atterra sulla Luna per portare allo scavo si sente Lux aeterna, poi
quando gli scienziati si trovano attorno al monolite e lo toccano torna il requiem per
creare analogia con i progenitori.
L’astronave parte alla ricerca della frequenza. È una frase melodica molto legata,
malinconica, e stupendamente si accoppia con questa immensa astronave che sfila nel
cosmo. Si vedono i due ufficiali che si allenano e la musica dà l’idea di questa solitudine
malinconica.
La Gayaneh poi accompagna anche la scena di quando il computer HAL 9000 si ribella e
c'è questa solitudine siderale che la musica esprime benissimo, perché l'astronave è
partita, ed essendo un viaggio di due anni per ragioni di convenienza economica sono
solo i due ufficiali che guidano l'astronave assieme al computer mentre gli scienziati
sono stati ibernati per essere poi svegliati quando a destinazione ed HAL 9000 quando si
ribella li ucciderà tutti. Il nome HAL è stato scelto perché sono le lettere che precedono
IBM.
C’è un momento ironico: quando si accende la tv e danno la notizia dell’astronave che è partita
anche se doveva essere top secret, si legge BBC 12. Ai tempi non si sapeva che poi avrebbero
avuto centinaia di canali perché nel 68 c’erano solo 3 canali della BBC e BBC 12 sembrava
un’iperbole.
Dettaglio importante per capire come va usata la musicanel libro uno degli astronauti dice:
“di fronte allo spettacolo del cosmo ascoltavamo solo musica classica: Bach, Mozart e
Beethoven. Poi dopo qualche tempo Beethoven ci sembrò troppo impetuosamente legato ai
sentimenti umani e rimanemmo a Bach e Mozart. Ma poi, dopo un altro trascorrere di tempo,
solo le limpide architetture del clavicembalo di Bach ci sembrarono idonee allo spettacolo che
vedevamo.” Questa frase al cinema non poteva essere usata perché la musica deve
accompagnare lo svolgimento scenico e cinetico, la musica di Bach che ha forte strutture
necessitanti non si adatta all’immagine. Poteva entrarci come evocazione d’ambiente culturale
ma non sarebbe stata pertinente, mentre lo è la Gayaneh di Chačaturjan che, nonostante sia
molto inferiore alla musica di Bach, con questa lunga linea melodica legata dà questo senso di
malinconia siderale e dello svolgersi monotono della vita nel mondo cosmico. Nel libro invece,
siccome la letteratura obbedisce a rifrazioni concettuali simboliche, si parla di Bach. Ciò che è
evidentemente letterario non può essere messo nel film: il cinema è letteratura meno
letteratura nel senso che si deve sottrarre dal film che si ispira ad un libro quello he è
evidentemente letterario e lì la musica può avere un’importanza enorme perché la vita
interiore dei protagonisti nel libro viene narrata, ma in un film non si può e la musica può fare
le veci della letteratura.
Avvicinandosi alla fonte dell’intelligenza originaria, HAL 9000 si ribella perché evidentemente il
computer e l’operato umano sono l’espressione di un’intelligenza finalizzata al dominio
tecnologico che viene messo in crisi dal lobo oscuro che è intelligenza pura, non applicata ad
un intervento sulla materia. HAL 9000 si ribella perché intuisce che vogliono disattivarlo, uccide
l’equipaggio e la navicella viene risucchiata in quei vortici di colore. La navicella esce in
esplorazione verso il monolite con l’ultimo uomo dell’equipaggio in vita per poi essere
risucchiata.
Atmosfere - Ligeti
Monolite galleggia sui pianeti. Di nuovo il brano “Atmosfere” Ligeti, titolo quantomai
idoneo.
La scena finale con l’uomo morente che si tende verso il monolite potrebbe essere
contrassegnata da una bellissima frase di Sant’Agostino: “fecisti nos ad te et inquietum est cor
nostrum donec requiescat in te” (ci creasti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa
in te); in termini non confessionali dato che fino alla fine San’Agostino è stato un pensatore
Platonico, voleva dire che l’uomo tende all’assoluto e finché non lo raggiunge o si risolve in
esso non è contento.
Il significato del film è chiaramente un percorso circolare dall’origine dell’uomo, la scintilla
dell’intelligenza che all’inizio si applica ad una ferinità animalesca appetitiva e violenta e che
poi si trascende fino alla scienza più raffinata ma rimane sempre una ricerca dell’essere del
fondamento che si compie alla fine.
E’ un film paradigmatico. È un film che trascende i pur riusciti racconti mimetici della vita
emotiva dell’uomo; questo arriva alla cifra assoluta e ci arriva in un modo che, a distanza di 50
anni, è ancora straordinario.
Solaris
Andrej Tarkovskij
1972
Trama
Sulla base che ruota in orbita intorno al pianeta Solaris, avvengono dei fenomeni strani perché
intorno alla base c’è un oceano di materia cosmica, chiamato “plasma”, che tende a realizzare
le immaginazioni ed i pensieri di coloro che vivono su Solaris. Il protagonista Kris Kelvin, uno
scienziato, ha il ricordo della moglie che si è suicidata perché lui se n’è andato e lei gli
compare, ma non come i fantasmi di Ulisse nell’Ade, bensì in carne ed ossa. Ha due colleghi:
uno è un fanatico tecnologico a cui si materializzano i sogni dei suoi esperimenti di carattere
genetico: esseri deformi…
La moglie viene annichilita per sua stessa volontà perché sa di non appartenere a quel
mondo. Lui torna sulla terra e si rivedono i luoghi che si sono visti nel filmino, rivede i
luoghi della sua infanzia accompagnato dal corale di Bach. Va dal padre che lo
abbraccia, gli si inginocchia davanti come segno di omaggio alle proprie origini
(abbraccia le ginocchia al padre come fa Ulisse quando rivede Laerte). Vede il padre
attraverso un rigagnolo d’acqua che è simbolo dell’affettività.
Gli ultimi minuti sono la ragione per cui questo film non fu amato in URSS l’occhio della
cinepresa alla fine si alza mostrando che anche la sua vita concreta è dentro l’oceano di
Solaris. Questo vuol dire che anche la vita in cui vive è un’emanazione di Solaris. Come sulla
base spaziale le cose che appaiono sono pensate dai soggetti, così il mondo esiste perché è
pensato da qualcuno. È un’ipotesi platonico-metafisica: come là i tuoi pensieri si
materializzano, così qui anche la tua vita esiste perché pensata da qualcuno. Solaris coincide
col monolite di Kubrickil mondo esiste perché pensato da Dio. Non si parla, ovviamente, del
Dio tradizionale ma è la coincidenza di pensiero ed essere che è a chiave della metafisica
platonica e, in genere, di tutta la metafisica perché anche in Hegel dialettica e pensiero
coincidono.
Il concetto finale il mondo esiste perché pensato ma non nell’accezione della genesi. C’è una
struttura pensante che non necessita. Per cui in questa dialettica il corale di Bach è
eccezionalmente significativo perché è la richiesta della mediazione tra la realtà concreta e la
realtà trascendente.