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Tra «età industriale» e storia contemporanea

Author(s): Tommaso Detti


Source: Contemporanea, Vol. 2, No. 4 (ottobre 1999), pp. 722-726
Published by: Società editrice Il Mulino S.p.A.
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/24651847
Accessed: 03-04-2020 15:52 UTC

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significato. A quanti sono esterni al mestie- soddisfiamo le finalità della stessa scienza
re degli storici, la periodizzazione pare storica - la storia come quel metodo di com
un'attività particolarmente esoterica. Di fat- prendere la società eminentemente basato
to, però, è per molti aspetti distintiva del sul tempo - attraverso queste incessanti ri
mestiere dello storico. Forse che noi non cerche di coesioni sequenziali?

Tommaso Detti

Tra «età industriale» e storia contemporanea

Periodizzazione e mutamen- storia contemporanea e rende arduo come


to. Il procedimento che a me, come a molti non mai individuare i tratti di fondo del
altri, sembra il più pertinente per affrontare tempo presente, esponendo ogni ipotesi di
il problema di una periodizzazione della periodizzazione al rischio di essere smenti
storia contemporanea è del tipo di quello ta a breve scadenza. Il secolo breve è del
proposto nel 1964 da Geoffrey Barraclough, 1994 e appena due anni dopo Eric Hob
secondo il quale «la storia contemporanea sbawm ha ammesso che il suo termine ad
ha inizio quando i problemi che sono attua- quem è suscettibile di essere rivisto. La se
li nel mondo odierno assumono per la pri- conda difficoltà è specifica dell'attuale mo
ma volta una chiara fisionomia». Se l'agget- mento storico, o quanto meno delle inter
tivo contemporaneo ha un senso, si tratta pretazioni che se ne possono dare: giacché
cioè di assumere come punto di partenza i una compiuta valutazione del «carattere» di
tratti di fondo del mondo attuale e di ricer- un'epoca non può essere che retrospettiva,
carne a ritroso nel tempo i processi di for- il fatto che con ogni probabilità abbiamo da
mazione; o, se si preferisce, di individuare poco attraversato (o stiamo tuttora attraver
una fase storica relativamente omogenea sando) un'importante fase di transizione e
che appaia caratterizzata da elementi di di svolta costituisce un'ulteriore complica
continuità più forti con il presente che con zione.
le epoche antecedenti. Nonostante ciò riflettere su questi problemi
Mettere in pratica tale procedimento, tutta- è indispensabile perché le coordinate in
via, è divenuto sempre più difficile. Al «na- base alle quali abbiamo ricostruito per de
turale» handicap del contemporaneista, che cenni la storia contemporanea hanno fatto
per definire il suo campo di studio può ope- il loro tempo. La messa in discussione delle
rare per differenza rispetto alle epoche pre- categorie interpretative generali dello stori
cedenti ma non alla successiva, si somma- cismo ha significativamente preceduto nel
no infatti almeno due principali difficoltà, la storiografia la percezione di un possibile
La prima è costituita dalla continua accele- mutamento epocale, ma oggi è forse possi
razione del cambiamento, che è una carat- bile stabilire una relazione tra la crisi del
teristica universalmente riconosciuta della paradigma storicista giunta al suo epilogo

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con la svolta storiografica degli anni Settan- crisi del «regime statunitense» del Novecen
ta e l'apertura di una fase storica di transi- to è inoltre segnalata dalla prevalenza delle
zione proprio negli stessi anni. attività finanziarie sugli investimenti e dal
fondamentale mutamento spaziale deter
Una fase di transizione. Sono in minato dall'ascesa di un arcipelago produt
molti a ritenere che la prima metà di quel tivo e finanziario nell'Asia orientale e sudo
decennio abbia non soltanto posto fine alla rientale. Per Maier la globalizzazione, la ri
cosiddetta golden age del 1945-73, ma se- voluzione telematica, l'espansione del for
gnato un punto di svolta di più vasta porta- dismo in Asia e nell'America latina e lo svi
ta. Hobsbawm può essere stato indotto dalla luppo di un'economia centrata sull'elettro
profondità del proprio sguardo autobiogra- nica e sui servizi nel Nordamerica e in Eu
fico e dalla vicinanza del crollo dell'Unione ropa hanno distrutto la territorialità in
sovietica a un eccesso di drammatizzazione quanto principio di organizzazione politi
quando ha qualificato come una frana il pe- co-sociale ed economica dell'epoca prece
riodo che allora si aprì. Le osservazioni di dente.
Alan Milward e Pierluigi Ciocca mi sembra- Del resto, se diversa è la periodizzazione
no, sotto questo profilo, del tutto pertinenti, proposta da Leonardo Paggi, che ha parla
Tuttavia anche Giovanni Arrighi e Charles to di un Novecento spezzato in due dal
Maier hanno individuato nella crisi econo- 1945, anche per lui è stata la crisi di un
mica degli anni Settanta-Novanta un mo- modello di sviluppo fondato su logiche po
mento di svolta cruciale: che per il primo ha litico-territoriali ad aprire la strada al si
fatto entrare nella sua terza e ultima fase il stema di interdipendenze commerciali e
«lungo XX secolo» apertosi con la grande alla globalizzazione del mondo contempo
depressione del 1873-96 e potrebbe addirit- raneo, dove l'agente primo della moder
tura preludere alla fine del capitalismo così nizzazione è costituito dal consumo di
come si è sviluppato da cinque secoli a que- massa. Tanto meno si discostano da questo
sta parte; e che per il secondo ha segnato la quadro le rapide ma efficaci annotazioni di
conclusione di una «epoca lunga» iniziata Milward, che non appaiono meno signifi
negli anni Cinquanta-Sessanta dell'Otto- cative per il fatto di riferirsi ai soli paesi
cento. sviluppati. Dal 1974 al 1994 due terzi degli
Le argomentazioni sviluppate da questi stu- occupati hanno avuto redditi
diosi sono in larga misura coincidenti. Per a fronte di un forte aumen
Arrighi la crescente integrazione centrata pazione giovanile: si tratta di u
sulle grandi imprese multinazionali ha ri- senza precedenti negli ult
dimensionato la sovranità degli Stati-nazio- che aggiunto alla fine del
ne, producendo il superamento della terri- l'industria nella produzio
torialità come base per l'organizzazione zione e di un rapporto fisso
della vita politica e rendendo molto proble- ne e reddito ha indotto M
matico distinguere fra diverse economie, nella golden age il culmin
fra mercato interno e mercato estero. La zione industriale» e nel 1974 «un cambia

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mento radicale nella storia moderna, non periodo storico al quale da molti decenni e
soltanto nella storia del XX secolo». sino a ieri abbiamo dato quasi per conven
La vicinanza di alcuni di questi fenomeni e zione il nome di età contemporanea,
il fatto che altri appaiano tuttora in atto deve All'idea di Hobsbawm di un breve Novecen
naturalmente indurre a molte cautele pri- to apertosi nel 1914 Maier ha contrapposto
ma di trarre da considerazioni del genere un'«epoca lunga» caratterizzata dal fordi
conclusioni affrettate. Jeffrey G. Williamson smo e da una «organizzazione territoriale
ha ad esempio notato che prima del 1914 il dell'umanità». Collocarne il termine a quo
processo di globalizzazione non era meno alla metà dell'Ottocento non mi sembra tut
accentuato che nella seconda metà del No- tavia giustificato dal precipuo interesse del
vecento. Anche un esame meno sommario l'autore per la parabola dello Stato-nazione,
della storiografia più recente non contrad- i cui processi formativi risalgono in realtà
dice tuttavia l'ipotesi che nella prima metà per lo meno alla prima metà del secolo,
degli anni Settanta il mondo possa essere Quanto al fordismo, esso non si afferma
entrato in una fase di svolta di grande, se compiutamente neppure con la cosiddetta
non eccezionale rilievo. Taluni l'hanno giù- «seconda rivoluzione industriale», bensì
dicata conclusa mentre altri, forse più pru- con il primo conflitto mondiale e con il bal
dentemente, la ritengono tuttora aperta. Se zo della produzione e dei consumi del do
in un caso l'età contemporanea sarebbe ap- poguerra. Sul ruolo periodizzante della se
pena iniziata e nell'altro sarebbe ancora conda rivoluzione industriale hanno invece
alle porte, in entrambi l'ultimo quarto del in vario modo insistito, a mio avviso con
XX secolo rivestirebbe comunque un deci- maggior fondamento, molti altri studiosi,
sivo ruolo di spartiacque. Ne uscirebbe in tal modo confermata
un'ipotesi originariamente sviluppatasi
L'età della rivoluzione indù- nell'ambito del grande dibattito
striale. Quanto poi sia stata profonda strializzazione e volta a ridimen
tale cesura, è appunto la questione su cui il portata della rivoluzione indust
dibattito è più aperto. Le differenze tra gli se, se non a negarne l'esistenza,
studiosi che si sono confrontati con questi Tutte queste proposte di perio
problemi, infatti, non vertono tanto sui ca- peraltro, presentano il serio incon
ratteri per adesso mal decifrabili di un'età di risospingere nell'alveo di un'età m
contemporanea verosimilmente agli inizi o sempre più lunga e meno unitar
addirittura incipiente, quanto sulla fisiono- ni dirompenti come quelli che cost
mia e sulla durata dell'epoca che l'ha prece- la cosiddetta «duplice rivoluzio
duta. E a ben guardare si fratta di un inter- videndo l'opinione di quanti conti
rogativo di fondo dal momento che que- considerare la rivoluzione indust
st'epoca - pur apparendoci sempre più una cesura fondamentale nella sto
come una sorta di nuovo medio evo, come l'umanità, trovo comunque molt
una fase di transizione fra la storia moder- le la svalutazione che ne cons
na e il tempo presente - altro non è che il svolta dell'ultimo quarto del Se

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Nell'attuale dibattito sulla periodizzazione sintesi da una riduzione della divisione del
della storia contemporanea, in verità, non lavoro; un lavoro privo di corporeità, legato
sembra trattarsi tanto di una svalutazione allo sviluppo di un'economia smaterializ
esplicita e consapevole, quanto di una tra- zata i cui mercati sono costituiti da termina
scuratezza. Ritengo tuttavia che una seria li sui quali girano dati e i cui scambi - di un
riflessione sulle caratteristiche dell'età con- valore da 50 a 100 volte maggiore di quello
temporanea non possa essere racchiusa in dell'economia materiale - non hanno per
una troppo angusta ottica di breve o medio oggetto beni o servizi, ma sono puramente
periodo. finanziari.
In definitiva la periodizzazione che a me P
sembra più convincente per circoscrivere p
quella che un tempo chiamavamo età con- p
temporanea e che Maier ha ribattezzato in s
modo calzante come età industriale non è si
affatto nuova perché considera come un pe- m
riodo sostanzialmente unitario i due secoli industriale. Allora il lavoro venne accentra

tra la «duplice rivoluzione» e l'ultimo quarto to nella fabbrica, oggi esso torna ad essere
del Novecento, ricomprendendo così il privo di un luogo fisico definito. Allora i la
«lungo Ottocento» di Hobsbawm ma la- voratori dovettero rinunciare a stabilire il
sciando volutamente sfumato il termine ad proprio orario per assoggettarsi alla disci
quem di questa epoca storica. Molte delle plina delle macchine, oggi gli orari tornano
argomentazioni a sostegno di tale ipotesi ad essere flessibili. Se la divisione del lavoro
sono così risapute, che ripeterle sarebbe del fu un aspetto decisivo del nuovo modo di
tutto superfluo. In aggiunta a quelle che ho produzione capitalistico, oggi essa si riduce
già ricordato, mi limito a richiamare l'atten- e diviene meno rigida. Se lo sviluppo eco
zione su alcuni punti che considero partico- nomico portato dall'industrializzazione si
larmente significativi. fondò sulla produzione e sulla commercia
lizzazione di massa di beni materiah, oggi
Una Svolta epocale? Passando in l'economia poggia in misura crescente su
rassegna i cambiamenti intervenuti nel la- scambi finanziari ai quali non corrisponde
voro industriale, Luciano Gallino ha segna- uno scambio di merci,
lato che l'innovazione tecnologica del no- L'impressione di trovarsi davvero ad un
stro tempo ha portato tra l'altro con sé: un tornante cruciale è confermata anche da
lavoro privo di luogo, mobile, autonomo e una questione di non lieve peso come quel
senza vincoli di orario, del quale non si può la dello sviluppo compatibile, dato che tra i
dire dove venga prodotto il valore aggiunto; suoi fattori è indubbiamente centrale l'ero
un lavoro privo di struttura, prodotto dalla sione delle risorse minerali non reintegra
destrutturazione delle mansioni, dalla di- bili che furono alla base dell'industrializ
minuzione del numero dei livelli gerarchici zazione. Da ultimo non è forse inutile tor
e dalla diffusione di orari flessibili, cioè in nare a insistere su un fenomeno di indub

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bio rilievo, qual è l'ascesa produttiva e fi- duato le due cesure fondamentali dell'inte
nanziaria di alcuni paesi asiatici. Da tem- ra storia dell'umanità - in un domani non
po esso non riguarda più soltanto le cosid- troppo lontano qualcuno non trovi retori
dette «quattro tigri», ma sterminati subcon- camente più efficace un'ipotesi di perio
tinenti nei quali vive una parte molto co- dizzazione basata sulla fine del secondo
spicua della popolazione del pianeta. Cioc- millennio,
ca ha richiamato opportunamente l'atten
zione sul fatto che la Cina ha raddoppiato Oltre che a E.J. Hobsbawm, II secolo breve,
due volte il suo reddito pro capite dal 1950 Milano, Rizzoli, 1995 e a G. Arrighi, Il lungo
a oggi e che dal 1979 al 1994 ha fatto regi- XX secolo. Denaro, potere e le origini del no
strare una crescita della produzione del stro tempo, Milano, Il Saggiatore, 1996, in
9,3% all'anno: riguardando la seconda eco- questo intervento mi sono essenzialmente
nomia del globo e una popolazione salita riferito ad alcuni dei contributi pubblicati in
in meno di cinquant'anni da 550 a 1.200 C. Pavone (a cura di), '900.1 tempi della sto
milioni, questi tassi di sviluppo segnalano ria, Roma, Donzelli, 1997; S. Pons (a cima
fenomeni macroscopici e di portata scon- di), L'età degli estremi. Discutendo con Hobs
volgente, tanto più che anche l'India sem- bawm del Secolo breve, Roma, Carocci,
bra incamminata sulla stessa strada. Si di- 1998; P. Ciocca (a cura di), L'economia mon
rebbe insomma davvero che dall'Occiden- diale nel Novecento. Una sintesi, un dibatti
le europeo e nordamericano, dove l'aveva to, Bologna, Il Mulino, 1998. Il saggio citato
collocato l'industrializzazione, il baricen- di J.G. Williamson, Globalization, Conver
go dello sviluppo si stia spostando in Asia, gence, and History, è apparso sul n. 2,1996
È un ulteriore elemento per ipotizzare che del «Journal of Economie History»; quello di
questo scorcio del XX secolo possa coinci- L. Gallino, Su alcune trasformazioni del la
dete con la fine di un'epoca. E chi sa che - voro, in A. Vami (a cura di), Alla ricerca del
assumendo come punti di riferimento la lavoro. Tra storia e sociologia: bilancio sto
rivoluzione neolitica e la rivoluzione indù- riograjico e prospettive di studio, Torino,
striale, nelle quali Paul Bairoch ha indivi- Rosenberg & Selber, 1998.

Nicolas Roussellier

Date ed epoche della storia contemporanea

L'apprendistato dello Storico, nostra libera riflessione e perché tendono a


Quando si evoca il problema delle date e dei imporsi e a formare una catena, da cui è dif
periodi, solitamente l'animo degli storici è ficile sfuggire. Peraltro, siamo sempre pron
attraversato da due sensazioni contrastanti, ti ad ammettere che date e fasi costituiscono

Dapprima si avverte un moto di ripulsa, degli strumenti indispensabili per ricostrui


perché le date non sono il prodotto della re delle vicende. Infatti, trasmettere una

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