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europea). Questa nuova generazione iniziò a concepire l’Islam come una serie di valori
etici, non come una legge o una serie di azioni che ti faranno andare in Paradiso.
In Iran si diffuse un altro grande movimento “importato” dall’Europa: il
COSTITUZIONALISMO1 .
Questo fenomeno si diffuse rapidamente in Iran, grazie alla formazione di una nuova
classe di intellettuali. Gli intellettuali modernisti iraniani decisero che il loro paese
aveva bisogno di evolversi e sfogarono il loro malcontento sui sovrani Qajar, che avevano
sempre trattato il paese come una loro proprietà privata. Essi chiesero la stesura di una
costituzione che limitasse i poteri del re e desse voce in capitolo al popolo nella
gestione del paese. Il clero si oppose a ciò poiché una costituzione sarebbe stata anti-
islamica in quanto l'Iran aveva già una costituzione: la shari'a2. Inlotre ridicolizzavano
l'idea di una democrazia dato che l'islam permetteva solo il dominio dinastico. Corona e
clero erano dunque uniti contro i modernisti, ma questi ultimi guadagnavano sempre
maggior forza e alla fine, nel 1906, il sovrano si vide costretto a dover cedere. Accettò
una costituzione che limitava drasticamente i suoi poteri e autorizzò la creazione di un
parlamento. Sebbene non fosse chiaro quali fossero effettivamente i poteri del
parlamento, nel giro di un paio di anni questo varò una serie di leggi che posero le basi
per la libertà di stampa ed espressione. Il figlio del sovrano che accettò la costituzione e
autorizzò la creazione del parlamento, fece però saltare quest'ultimo in aria a 3 anni
dalla sua creazione, con il plauso di tutti igruppi tradizionalisti del paese. Questa era la
situazione in Iran alla vigilia della prima guerra mondiale.
1 Costituzionalismo: l’insieme delle dottrine politico-giuridiche che affrontano il tema del potere politico
e dei suoi limiti.Il fenomeno del costituzionalismoma è un presupposto sicuramente necessario per la
democrazia. Si fonda sul principio secondo cui una società deve operare all'interno di una cornice
prestabilita di leggi, vincolanti sia per governanti che governatori.
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-Misure atte a garantire la sicurezza e la garanzia della vita e della proprietà a tutti gli
ottomani
Queste riforme apparvero ai tradizionalisti soltanto come la prova lampante del potere
straniero che governava le loro vite (pareva inoltre che l'editto imperiale fosse stato
scritto da un europeo, un ambasciatore britannico).
Non tutti gli ottomani musulmani la pensavano così. Alcuni riformatori pensavano che
l'unico modo per sconfiggere l'imperialismo fosse battere gli europei al loro stesso gioco,
adottando così tutte quelle idee che rappresentavano la loro forza.
Le tanzimat andavano però contro gli interessi del clero, dunque opposero resistenza a
queste riforme e il sultano e i suoi consulenti si ritrovarono schiacciati tra i modernisti
laici e i tradizionalisti islamici.
Nel 1876 i modernisti parvero avere la meglio, riuscendo a costringere il sultano ad
adottare una costituzione, celebrata come “Rivoluzione francese d'Oriente”. L’adozione
della costituzione portò l’impero ottomano a trasformarsi in una monarchia
costituzionale Per un breve periodo sembrò che tutti i modernisti, di qualsiasi etnia e
religione, vivessero in un’atmosfera di pace e di progresso.
Questa situazione durò fin quando i conservatori, rafforzando nuovamente il potere del
sultano, riuscirono a far abolire la costituzione e a restaurare la monarchia assoluta. Le
pressioni provocate dalle grandi forze europee su questi territori tornarono quindi a farsi
sentire, esisteva inoltre un piccolo frammento di quel mondo esterno, che si trovava
completamente sotto il loro controllo: la comunità armena. Gli armeni, in realtà,
avevano ben poco di europeo; possedevano una propria lingua, una tradizione e una
storia che li distingueva alquanto però, l’essere una minoranza cristiana, circondata da
una maggioranza musulmana era un punto a loro sfavore. Inoltre, in questo periodo gli
europei avevano stabilito relazioni commerciali con l’impero ottomano e i cittadini
ottomani erano arrivati alla conclusione che, l’unico modo per arricchirsi era quello di
fare affari con gli europei. Tuttavia gli europei, nel cercare appoggi commerciali
all’interno dell’Impero preferivano beneficiare coloro con i quali sentivano più affinità,
in questo caso gli armeni che, essendo stati esclusi da qualsiasi attività amministrativa e
sociale all’interno del mondo musulmano, si erano dati all’imprenditoria e alla finanza,
per poi diventarne esperti, anche perché ai musulmani invece era vietato lavorare nella
finanza, in quanto vista come una forma di usura. Ciò porto i musulmani a creare nuove
tensioni nei confronti degli armeni, tensioni così forti che tra il 1894 e il 1896 dettero
vita ad una serie di pogrom antiarmeni e massacri (similarmente a ciò che accadde agli
ebrei in Europa ), e l’intervento degli europei per far cessare questa follia non fece altro
che aumentare le tensioni, dato che il potere di questi ultimi era stata una delle ragioni
principali che avevano portato all’odio contro gli armeni.
Nel 1900 però, una nuova generazione giovani modernisti ebbe di nuovo la meglio Questi
giovani si sentivano illuminati che combattevano contro gente ignorante ed erano uniti
dalla loro fede nella ”modernità”, appartenevano ad nuova generazione di attivisti e si
facevano chiamare i Giovani Turchi, sia perché molti di loro avevano meno di 30 anni,
sia perché volevano distinguersi dalla vecchia guardia. Anche se i Giovani Turchi avevano
opinioni diverse su molti aspetti, rimasero uniti a lungo contro i conservatori e riuscirono
ad imporre la loro volontà all’ultimo sovrano ottomano, che nel 1908 costrinsero a
reintegrare la costituzione, riducendo il suo ruolo solo a rappresentante simbolico.
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Una volta che erano riusciti a sconfiggere il sultano, si resero conto che erano solo un
insieme di tanti gruppi diversi. Una fazione era a favore di un impero decentralizzato, di
diritti per le minoranze e di una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni di
governo. (questa fazione venne espulsa dal governo). Un’altra era a favore di un
nazionalismo turco e venne fondata nel 1902 da degli studenti di medicina e divenne un
partito militaresco e ben organizzato chiamato Comitato per l’unione e il Progresso
(CUP). Il CUP in poco tempo ottenne un forte consenso popolare in particolare fra coloro
che erano istruiti e che avevano potuto leggere le argomentazioni nazionaliste dei
filosofi europei. Presto molti iniziarono a vedere nel nazionalismo la via di scampo
dell’imperialismo. Il progetto del CUP era di rimpiazzare il vecchio impero
multiculturale con uno Stato turco forte e deciso, eliminando le province arabe e
unendo l’Anatolia ai territori dell’Asia Centrale, le zone abitate dagli antenati dei
turchi. Mentre il nazionalismo militarista viveva un periodo di ascesa, l’impero
continuava a decadere: la Bulgaria si era staccata, la Bosnia e l’Erzegovina erano state
assorbite dagli Asburgo nell’impero austro-ungarico e in seguito a ciò circa un milione di
musulmani si riversarono in Anatolia per rifugiarsi nell’impero ormai morente e
sovraffollato. Gli Ottomani persero anche Creta e anche qui avvenne un’emigrazione. In
questo momento di caos e di ansia, il nazionalismo contagiò anche altri gruppi. Nacque il
nazionalismo arabo e poi quello armeno che portò alla fondazione dell’Armenia. Nel
1912, una guerra dei Balcani strappò all’impero la Macedonia e l’Albania, gli ultimi suoi
possedimenti in Europa.
Alla fine nel 1913 il CUP organizzò un colpo di Stato. Assassinò il visir in carica e depose
l’ultimo sultano ottomano, cacciò gli altri leader dal governo, dichiarò gli altri partiti
illegali e trasformò la Turchia ottomana in uno stato monopartito.
Un triumvirato “ I TRE PASHA” si mise alla guida del partito e di ciò che rimaneva
dell’impero ottomano nel 1914, quando la Grande Guerra tra Germania e Austria alleate
contro la Francia e la Gran Bretagna e la Russia e altri paesi europei che vennero
trascinati. I musulmani non avevano interessi diretti in questo scontro, ma i leader del
CUP pensarono di poter ottenere dei benefici alleandosi con la squadra vincente prima
della fine della Guerra.