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Drammaturgia

Ci sono dei momenti in cui senti che tutto ti è chiaro, che non poteva
andare meglio di così, che tutto era destinato a quel singolo istante di
meraviglia, altri invece in cui la confusione che hai in testa aumenta
sempre di più e sei condizionato da quei mille pensieri che non ti fanno
dormire la notte, che ti tormentano.
Mi succede ogni sera, di pensare a tutto ciò che sto facendo della mia vita,
cosa farò il giorno dopo e se sarà più interessante del precedente. E
mentre sono qui a scrivere questa pagina di diario mi chiedo se arriverà
anche per me una svolta, se potrò di nuovo essere felice.
Un mese fa ho perso la persona più pura che io avessi mai potuto avere
nella mia vita, mia madre... ma non ho perso solo lei, ho perso anche me
stesso. Con lei è svanito tutto, tutte le emozioni belle che un essere umano
possa provare si sono trasformate in un vuoto incolmabile. Ho continuato
a provare inutilmente a colmare quel vuoto. Vado ogni giorno in
biblioteca, quel silenzio che si pretende in quegli ambienti mi fa sentire
meno solo rispetto ai luoghi rumorosi e affollati, ma soprattutto riempirmi
di parole scritte da altre persone mi rende in qualche modo completo.
E’ proprio qui che mi trovo in questo momento, dove gli attimi possono
sembrare eterni, o molte volte scivolano via.
“Signor Lo Greco, sono le 20.45, tra 15 minuti la Biblioteca chiude.”
Annuisco. Come al solito non mi sono reso conto del tempo che passa.
Rimango per altri dieci secondi con lo sguardo perso nel foglio di diario
che stavo scrivendo e poi chiudo il libro che stavo leggendo prima di
gettarmi tra le mie parole. E’ il momento di tornare al mio piccolo
appartamento. Mi alzo per posizionare il libro nel suo scaffale, ma proprio
in quel momento noto una persona nella scrivania di fronte alla mia. Era
così immersa nella lettura che sembrava che nessuno potesse toglierle il
libro dalle mani, lei ormai era parte integrante della storia che stava
scorrendo nei suoi occhi verdi, pagina dopo pagina. Mi blocco per un
attimo a guardarla, la osservo come se fosse in una teca di vetro, come se
non potesse in alcun modo vedermi, come se non avessi mai visto una
donna così bella, e forse era proprio così.
Lei guarda l’orologio e poi alza lo sguardo incrociando il mio. Mi sorride.
Rimango lì, ancora immobile, devo esserle sembrato davvero uno sciocco.
Decido di riprendere le mie cose e vado a posare il libro destinato al suo
polveroso scaffale; do un’ultima occhiata al tavolo dove era seduta, ma lei
non c’è più. Esco dalla biblioteca e sento per la prima volta dopo un mese
qualcosa che mi porta a sorridere, un’emozione. Sorpreso inizio a
camminare verso casa, mentre infiniti pensieri si fanno spazio nella mia
testa. Chi è quella ragazza?
Una volta arrivato a casa mi lavo la faccia, mi cambio e mi metto a letto,
continuo a fissare il soffitto come se non lo avessi mai visto prima di quel
momento, come se con la mia mente potessi distruggerlo e vedere le stelle.
Mi sento forte, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sento vivo… E mi
sembra così strano che per un attimo penso di essere sul punto di
impazzire… Ma mentre sono in preda all’emozione, la mia stanchezza
prende il sopravvento e cado in un sonno profondo.
“I suoi capelli rossi le scivolano sulla pelle come lenzuola di seta e ...”
Continuo la lettura del libro che il giorno prima avevo lasciato in sospeso.
Sono le 14.15, chissà cosa starà facendo quella ragazza, chissà cosa fa
nella vita, cosa studia, come si chiama … Mi perdo per un attimo tra i
miei pensieri, poi continuo a leggere. “Marta stringe i miei capelli ricci in
un pugno e mi bacia dolcemente ...” Marta, che bel nome.
D’un tratto vedo la ragazza misteriosa arrivare e sedersi al solito tavolo.
Sono le 14.30 ed io sono così sorpreso che lei sia qui. Mi sorride
imbarazzata e inizia a leggere uno dei suoi libri, ma non riesco a
coglierne il titolo. Mi guarda tra una pagina e l’altra e poi abbassa lo
sguardo, vorrei andare a parlarle ma non trovo il coraggio. Continuo ad
osservarla anche io a mia volta, tra una pagina e l’altra, tra un’ora e la
successiva, tra un giorno e l’altro ancora. Sempre lì, alla stessa ora, alle
14.30 come se fosse un appuntamento, un vero e proprio appuntamento
quotidiano.
E’ trascorsa una settimana ed io la sogno ogni notte, sogno di baciarla, di
stringerla a me. Lei è diventata il motivo per la quale ogni mattino
accenno ad un sorriso, so che la rivedrò. Poi però un’enorme paura mi
assale. E se lei … Se lei un giorno sparisse?
Ogni mattina questo pensiero mi tormenta, guardo fuori dalla finestra
sorseggiando il mio caffè e mi sento un pesce rosso in un acquario, ma
quando c’è lei, quando c’è lei io non mi sento più solo.
14.30 ed io sono appena arrivato. La mia scrivania è occupata, ma lei è lì
come al solito, immersa nelle sue storie. Vedo che alza lo sguardo e
osserva la scrivania dove sono solito sedermi, sembra sorpresa. Vedo che
si alza e va verso uno degli scaffali della biblioteca, mi avvicino. Voglio
parlarle, si, vorrei dirle almeno una frase di senso compiuto, ma quando
sono vicino a lei mi sento affetto da mutismo. Prendo un libro nello
scaffale di fronte al suo e lei mi nota. Sta al gioco che non sapevo di
giocare e si avvicina sempre di più a me. “Io ...” Le dico quando me la
trovo di fronte, interrotto da un suo improvviso e dolce bacio. Il cuore mi
batte così forte che non riesco a controllarlo, sento una strana sensazione,
mentre la biblioteca ed ogni suo dettaglio intorno a me sembra svanire.

“Il cuore ha ripreso a battere”


“Controllate i monitor”
“Sistemate la flebo”
“E’ vivo?”
“Uscite dalla sala!”
“Cosa sta succedendo?”

Apro gli occhi, sono in una sala d’ospedale, tutto intorno sembra sfocato
ed io non capisco. La confusione svanisce quando la figura d’un uomo si
avvicina al mio viso. Adesso riesco a vederlo con chiarezza.

“Bentornato tra noi Marco” mi dice il dottore sorridendomi.

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