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Il mare sa suonare l’armonica

Pol ha 12 anni. Pol ama guardare il mare. Per guadagnarsi da vivere lavora nel porto della sua città
come garzone in un’officina navale. È specializzato nella saldatura delle caldaie (con il suo acorpo
piccolo riusciva facilmente ad infilarsi negli spazi angusti).

Un suo amico di poco più grande un giorno gli confessa di avere intenzione di arruolarsi, o almeno
presentarsi alla selezione segreta per i “marinai della della Mayalaalata, questa nave faceva spola
tra un continente e l’altro trasportando carne di pregiatissima qualità. Carne che si credeva
possedesse poteri curativi.

Pol non avendo più nessuno, decide di candidarsi. Viene arruolato. E parte. Pol comincia con il suo
nuovo lavoro. Arriva la nave in porto e lui deve pulire alla perfezione la stiva dove verranno
sistemate le casse contenenti la carne miracolose. La durata del viaggio previsto, era di circa 45
giorni, dovevano percorre 11000 km (Genova, New York) e secondo i piani il veliero sarebbe riuscito
a tenere una velocità media di crociera di 10 km/h.

L’equipaggio era composto da 34 persone, Pol era il più piccolo. Il capitano ogni mattina distribuiva
i compiti e Pol dopo appena tre giorni dalla partenza già si sentiva nel suo mondo. Come in tutti gli
ambienti militari il nonnismo regnava e Pol era sempre preso in giro perché il più piccolo, non
poteva bere vino, non poteva fumare, e sopratutto Il Gigante non gli faceva mai provare l’armonica.
Alla fine però tutti lo trattavano come fosse un figlio di tutti, regalando al mare la sua giovanissima
età. Pol si sente grande, per aver preso una decisione cosi seria, per essere lontano da casa da più
di 25 giorni, l’equipaggio ha dovuto affrontare brutte burrasche, un albero in fiamme, le vele da
ricucire e Pol si è dimostrato all’altezza di tutti i compiti che gli venivano affidati. I suoi compiti
erano sempre molto pericolosi perché doveva infilarsi in spazi troppo stretti e sporchi.

Un giorno una piccolissima falla nelle ventre del veliero, fece allagare la stanza in cui erano tenute le
scorte di cibo, per evitare di farle bagnare le portarono sul ponte, e mentre i marinai erano
impegnati ad asciugare e a richiudere quella piccola ferita; il tempo cambiò volto e fece una ferita
ancora più grande in viso a tutti i marinai, e al capitano. Arrivò una tempesta che fece traballare
bruscamente la barca. Tutte le scorte di cibo finirono in mare, mentre tutti erano impegnati a
mettere i puntelli per chiudere la falla. Quando si accorsero di aver perso le scorte avevano già
percorso 15 km. Da quel giorno hanno dovuto razionare al massimo le pochissimo scorte di cibo
rimaste in cucina. Avevano ridotto a un solo pasto giornaliero e dopo 10 giorni l’equipaggio era
completamente privo di forze e per metà malato. Il capitano comunicò che aveva intenzione di
aprire una cassa di ciò che trasportavano, la carne miracolosa, ma che solo i più deboli e i più
vecchio avrebbero potuto mangiarne.

Cosi accadde e dopo qualche giorno alcuni di coloro che avevano mangiato la carne, cominciano a
stare male, vomito, dissenteria, bruciori di pelle e pustole, finché la mattina del 39esimo giorno 15
persone dell’equipaggio non arrivarono all’appello mattutino. Erano morte.

Il capitano preso dal panico si chiuse in cabina e tra i documenti relativi alla carne miracolose, vide
che una volta arrivate in poro, le casse sarebbero partite per Endplace.

Il capitanò capì immediatamente che la carne che trasportavano era sì miracolosa, ma perché
sapeva dare la morte senza che nessuno se ne accorgesse.

Il capitano spiegò che la carne era infetta da un virus trasmissibile tramite i liquidi corporei.
L’equipaggio si riduceva sempre di più e Pol venne chiuso in cabina.

Per 5 giorni Pol resta in cabina come gli disse il capitano, quando poi per una giornata non sentì
nessun rumore, salita la luna uscì in coperta.

Il mare era calmo nella notte che la luna avvolgeva col suo gelido splendore. Dal ponte di coperta lo
vedevo estendersi come una prateria infinita.

Erano morti tutti e li aveva gettati fuori bordo uno dopo l’altro, seguendo le istruzioni del capitano.
-Quelli di voi che rimarranno - aveva detto - dovranno liberarsi subito dei cadaveri. Bisogna evitare
il contagio, anche se credo che ormai sia troppo tardi…-

Era un mozzo su una nave alla deriva; in quelle notti calme imparò a suonare l’armonica e diventò
un uomo.

Pol aveva trovato il documento nella cabina del capitano.

Capì che quelle casse di carne avrebbero ucciso migliaia di persone. Che la Mayalaalata era una
missione di morte, una dichiarazione di guerra e non un viaggio per portare speranza.

L’armonica del Gigante era infetta, Pol decise di suonare la sua prima melodia, salvare migliaia di
vite, perdere se stesso e diventare uomo.

Ogni uomo che sceglie la vita di un’altro uomo al posto della sua, è il primo a potersi chiamare
uomo.

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