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AMBRA.
FAVOLA.
Fla
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H a combattuto dell' imperio, e vinto
La notte, e prigion mena il breve giorno :
Nel ciel seren d'eterne fiamme cinto
Lieta il carro stellato mena intorno;
Nè prima surge, eh' in oceano tinto
Si vede l'altro aurato carro adorno;
Orion freddo col coltel minaccia
Febo, se mostra a noi la bella faccia.
Quanto
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Quanto è diversa, anzi contraria sorte
D e ' lieti amanti nell' algente bruma,
A cui le notti sono chiare e corte,
Il giorno oscuro e tardo si consuma.
Nella stagion così gelida, e forte,
Già rivestiti di novella piuma,
Hanno deposto gli aùgelletti alquanto,
Non so s'io dica, o lieti versi, o pianto.
1. P. 2 o Quel
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Quel monte, che s'oppone a Cauro fero,
Che non molesti il gentil fior cresciuto
Nel suo grembo d'onor, ricchezze, e'mpero,
Cigne di nebbie il capo già canuto ;
Gli omer cadenti giù dal capo altero
Cuoprono i bianchi crini, e '1 petto irsuto
L'orribil barba, eh' è pel ghiaccio rigida :
Fan gli occhi e '1 naso un fonte, e '1 ciel lo 'nfrigida.
Non
Non per vie torte, o per cammino obìico,
A guisa di serpenti, a gran volumi
Sollecitan la via al padre antico ;
Congiungon l'onde insieme ilontan fiumi,
E dice l'uno all' altro, come amico,
Nuove del suo paese, e de' costumi :
Così parlando insieme in strana voce,
Cercan, nè trovan la smarrita foce.
2 o 2 Appena
Appena è suta a tempo la villana
Pavida a aprir alle bestie la stalla;
Porta il figlio che piange nella zana;
Segue la figlia grande, ed ha la spalla
Grave di panni vili, lini e lana:
Va l'altra vecchia masserizia a galla:
Nuotano i porci, e spaventati i buoi.
Le pecorelle non si tosan poi.
E
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E saltando dell' onde strigne il passo,
D i timor piena fugge nuda e scalza;
Lascia i panni, e li strali, ed il turcasso ;
Non cura i pruni acuti, o F aspra balza;
Resta lo Dio dolente, afflitto, e lasso,
Pel dolor le man stringe, al ciel gli occhi alza,
Maladice la man crudele, e tarda,
Quando i biondi capelli svelti guarda.
Timida
Timida e vergognosa AMBRA pur corre,
Nel corso a' venti rapidi non cede ;
Le leggier piante sulle spighe porre
Potria, e sosterrieno il gentil piede ;
Vedesi OMBRONE ognor più campo torre,
La Ninfa ad ogni passo manco vede,
Già nel pian largo tanto il corso avanza,
Che di giugnerla perde ogni speranza.
Diana
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Diana bella, questo petto casto
Non maculò giammai folle disio,
Guardalo or tu, perch'io Ninfa non basto
A duo nimici, e l'uno e l'altro è Dio;
Col desìo del morir m' è sol rimasto
Al core il casto amor di LAURO mio;
Portate, o venti, questa voce estrema
A LAURO mio, che la mia morte gema.
I. P. Così
Così lo Dio ferma la veloce orma,
Guarda pietoso il bel sasso crescente ;
Il sasso, che ancor serba qualche forma
Di bella Donna, e qualche-poco sente;
E come amore e la pietà l'informa,
Di pianto bagna il sasso amaramente ;
Dicendo : o AMBRA mia, queste'son l'acque;
Ove bagnar già il bel corpo ti piacque ?
2 p 2 Quando