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COSA E' LA TECNICA ESECUTIVA MUSICALE

Comunemente si pensa alla tecnica esecutiva


musicale in modo errato.
Moltissimi misurano il tasso tecnico di strumentisti/
brani/gruppi prestando attenzione soltanto
all’eventuale presenza di esecuzioni di passaggi
musicali estremamente rapidi e netti (di solito a
note singole pertanto melodici). Certamente non è
sbagliato, ma assai parziale.
Oltre a questo elementare aspetto della tecnica
musicale, la mera meccanica del quanto (più
rapidamente e nettamente possibile), c’è quello
sofisticato del come ossia la cosiddetta pronuncia
musicale, e il cognitivo quando ossia intendere
delle misure ritmiche-metriche: sono gli aspetti più
importanti e avanzati.

IL QUANTO
La prassi strumentale inerente la rapidità esecutiva
(unita con la pulizia sonica) è da sempre un dato
controverso, sopravvalutato pure perché facilmente
stimabile, anche dai profani: è evidente a tutti se
tante o poche sono le note suonate da un musicista.
Naturalmente la velocità non è stata usata solo per
impressionare, ma a volte anche come efficace mezzo
espressivo: ebbrezza vertiginosa… Nella pratica
l’estrema velocità non è tanto l’esito di addestramento
strumentale quanto un dato di predisposizione
fisiologica, come il correre a piedi: ci si può allenare
quanto si vuole, ma dopo aver quasi subito stabilito
il proprio standard, la curva d’incremento del fattore
velocità è molto bassa.

IL COME
Conseguire questa tecnica è più complicato di
quella della rapidità esecutiva, il “come pronunciare”
è più propriamente una tecnica: tutti la potrebbero
conseguire, dopo molti anni di esercizio dedicato,
nessuno è potenzialmente penalizzato (come
invece la prima), e sempre si può notevolmente
incrementare. La grande abilità di come emettere
suoni musicali in molte varianti, accenti, inflessioni,
dizioni (le articolazioni di legato, staccato, portato,
accentato, glissato ecc.) determina peraltro la
massima individualità dello stile esecutivo, quello
altamente espressivo.

IL QUANDO
E’ l’aspetto tecnico cognitivo e attiene al controllo
del flusso temporale, quindi la capacità del singolo
musicista (di solito in connessione con gli altri)
di comprendere perfettamente e quindi muoversi
nel reticolo metrico-ritmico in divenire. Insomma,
dopo aver imparato a emettere suoni con uno
strumento abbastanza rapidamente e in modo netto
e possedere una buona varietà articolativa, capire
perfettamente il flusso temporale, con le sue misure
metrico-ritmiche, è la tecnica definitiva, principale
e superiore. La finalizzazione del fare musica non è
tanto come (o addirittura cosa) suonare, ma QUANDO
suonare. Questa è la più notevole discriminante
tecnica operativa.

Di solito in tutti i generi di musica (Classica, Jazz, Rock


ecc.) ci sono strumentisti in grado di suonare molto
rapidamente e in modo netto; se chiedessimo a un
musicista classico di suonare una parte (melodica
o armonica o ritmica) di Jazz o di Rock, magari
particolarmente veloce, non avrebbe grossi problemi,
come viceversa. Quello che spesso manca è la
“corretta” pronuncia che il genere richiede. Dunque
l’invalsa inadeguatezza del musicista classico nel
suonare Jazz o di quello Rock nel suonare Jazz ecc.,
non è nella tecnica dell’emettere velocemente le note,
ma nel farlo con il “giusto” linguaggio tecnico, la sua
articolazione; il raffinato come.
E se altresì chiedessimo di suonare parti anche meno
rapide, ma con intricati tempi (e ritmi), che scorrono
in modo tale che è complicato pure solo capire dove
sia la scansione, l’Uno della metrica, ciò innalzerebbe
ancor più l’asticella della tecnica esecutiva. E’ questa
la discriminante tecnica finale, l’intellettivo quando.
Infatti per converso il Punk (e declinazioni metallare:
speed/trash metal) si contraddistingue per un’estrema
semplicità esecutiva che è data non tanto dalla
velocità ridotta delle sue parti, anzi, quanto dal
grossolano suonare, del tutto privo di sfumature
articolative, insieme con l’estrema linearità di
metri (pari e in 2) e ritmi fornita dalla loro perfetta
coincidenza con la scansione 1-2 rapida e martellante
del flusso temporale: la figura ritmica, in sostanza
l’unica, è la scansione metronomica 1-2; e viceversa, la
scansione è il ritmo. Elementare.

Non così, per esempio, un brano come Sly Monkey dei


Soft Machine (1981): sembra alquanto agevole, ma è
un pezzo da alto tasso virtuosistico. Ciò è determinato
innanzitutto dalla sua struttura metrico-ritmica.
Il tema è inserito in un flusso di 21/8 + 27/8 + 21/8
+ 27/8 + 30/8, e contrappuntato dalla ritmica (anche
col piano elettrico), accentuando alcuni passaggi. Poi
sezione B (45”) 25/8 + 25/8; segue Ponte (59”) con
aggiunto il sax (8/4 + 8/4); ancora B con codina 25/8
+ 25/8 + 14/8 + 14/8.
Al netto delle complesse numerazioni metriche, Sly
Monkey è ulteriormente difficile perché la scansione
nel suo fluire non si capisce: la pulsazione dell’unità
di tempo non è chiara. Mediamente un brano come
questo non è accessibile a musicisti rock e affini,
seppur molto bravi, è tecnicamente troppo difficile: se
non lo si comprende a livello di timing, è ineseguibile.
Per avere una conferma e un termine di comparazione
(peraltro dello stesso periodo), il brano Yyz, uno dei più
importanti dell’ottimo gruppo Rush, è tecnicamente
impegnativo, potrebbe sembrare più difficile di Sly
Monkey, ma non lo è…

Infatti, la sola parte complicata è la primissima fase,


quella relativa all’introduzione, riff e unisono, giacché
il flusso dell’unità di tempo non è evidente: è infida
la percussione iniziale che esegue due misure di un
ritmo sincopato in 10/8 (5+5), poi il riff di due sole note
ribattute: se non si intende perfettamente la scansione
del tempo manifestato dal ritmo della percussione,
non si riesce a “entrare” correttamente per eseguire
il minimale riff e quel che segue (tutto in 10/8)...
Quindi (a 31”) le 4 battute successive ancora in 10/8
con la frase in unisono con distribuite varie pause
e sincopi. Il resto di Yyz è tanto seducente quanto
tecnicamente di ordinaria amministrazione, quel che
eleva il brano (tecnicamente) sono i primi secondi con
la percussione e questa asimmetrica segmentazione
del tempo dopo il martellamento in 5.

In conclusione, le musiche con esplicite scansioni


delle unità temporali e non complicate forme metrico/
ritmiche si possono intendere come di ridotta difficoltà
tecnica. Semplicità aumentata se le musiche hanno
limitate varianti articolative della pronuncia esecutiva
(per esempio Blues, Metal, Pop…).
Pertanto la stima tecnica di un brano/gruppo/
musicista si deve primariamente rapportare ai tre
fattori sopra elencati: gruppi come gli Yes o i King
Crimson sono molto tecnici perché hanno tutti e
tre i fattori molto “spinti”, mentre i Rolling Stones
o i Coldplay li hanno tutti e tre alquanto flosci; e
Frank Zappa è un chitarrista più tecnico di Yngwie
Malmsteen, giacché se è vero come è vero che lo
svedese è meccanicamente più veloce dell’americano,
ha però molte meno varietà espressive-articolative e
capacità metrico-ritmiche.
Ultima modifica: 2 Dic 2018

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