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CAPITOLO

L’atomo Di Carbonio

La chimica del carbonio ha per oggetto lo studio di tutti quei composti aventi
una struttura di base di atomi di carbonio, legati sempre ad atomi di idrogeno e
spesso ad atomi di altri elementi, soprattutto ossigeno e azoto.
Il carbonio può essere considerato il più versatile tra gli elementi chimici,
in quanto i suoi atomi formano la struttura di base di uno svariato numero di
molecole, quelle dei composti organici, il cui numero supera di gran lunga il
numero di quelli inorganici.
Le ragioni dell’enorme varietà di molecole possono essere spiegate in
base:
• alla tetravalenza dell’atomo di carbonio e alla sua non elevata
elettronegatività, che permettono la formazione di quattro legami covalenti C —
C estesi a catene;
• alla possibilità dei composti del carbonio di esistere in due o più
isomeri, aventi cioè la stessa formula bruta e diversa formula di struttura.
Le forme allotropiche del carbonio
In natura ci sono tre forme del carbonio ‘’puro’’:
• Diamante: ogni atomo di carbonio si lega con altri quattro atomi.
Un diamante ‘’perfetto’’ è un cristallo unico.
• Grafite: gli atomi di carbonio si legano on altri tre atomi e si
formano dei ‘’piani di atomi’’. Fra questi vi sono elettroni ‘’mobili’’.
• Fullereni


Ibridazione:
• sp3: gli orbitali ibridi sp3 sono diretti nello spazio ai vertici di un
tetraedro avente per centro l’atomo di carbonio e formano tra di loro angoli di
109,5°. Quando i quattro orbitali atomici ibridi sp3 di un atomo di carbonio si
sovrappongono agli orbitali 1s di quattro atomi di idrogeno, si formano quattro
orbitali molecolari di tipo sigma, ciascuno riempito da un coppia di elettroni: ne
risultano 4 legami covalenti sigma ( C — H ) ad orientazione tetraedri, che
rappresentano la molecola del metano.
• sp2: interviene quando il carbonio si lega a tre atomi. Quando
due atomi di carbonio ibridati sp2 si legano tra loro, la sovrapposizione du due
orbitali sp2 porta alla formazione di un legame sigma. Si forma una molecola
planare con angoli di legame di circa 120°.
sp: interviene quando il carbonio si lega a due atomi. I due orbitali ibridi sp
sono orientati a 180° da parti opposte rispetto all’atomo di carbonio. Gli altri due
atomi occupano due orbitali p perpendicolari tra loro e all’asse degli orbitali sp.
Due atomi di carbonio ibridati sp possono legarsi con legame sigma, dovuto alla
sovrapposizione di due orbitali sp, e con due legami π dovuti alla
sovrapposizione delle due coppie di orbitali p. In tal modo i due atomi di
carbonio risultano uniti da un triplo legame.

A cura di Elena Berri

da Wikipedia
CAPITOLO 2

Ibridazione Del Carbonio

Ibridazione sp3, sp2, sp.


La configurazione elettronica del carbonio è 1s2 2s2 2p2 . Avendo solo due
elettroni spaiati, dovrebbe formare soltanto due legami covalenti. Nel metano
(CH4), invece, l’atomo di carbonio lega a sé quattro atomi di idrogeno (H),
attraverso quattro legami covalenti.
Questo è possibile grazie alla formazione di quattro orbitali ibridi,
ciascuno contenente un elettrone spaiato. Quando un carbonio si lega ad altri
atomi, un elettrone del suo orbitale più esterno 2s può spostarsi nell’orbitale
vuoto 2p, portando alla formazione di quattro elettroni spaiati.
Esistono tre diversi tipi di ibridazione, a seconda di quali legami si
formano e di come si mescolano gli orbitali.
• Si ha ibridazione sp3 quando si mescolano un orbitale s e tre
orbitali p di uno stesso atomo, formando orbitali ibridi. Questi orbitali sp3 sono
identici tra loro, ma hanno forma, energia e disposizione nello spazio diverse da
quelle originarie. Essi puntano verso i vertici di un tetraedro e sono disposti con
angoli di legame di 109,5°.
Presentano questo tipo di ibridazione gli atomi ci carbonio uniti da legame
covalente semplice, come gli alcani.

• Si ha ibridazione sp2 quando due orbitali p e un orbitale s si


combinano, generando tre orbitali ibridi. Questi tre orbitali si dispongono
planarmente con angoli di legame di 120°. L’orbitale p, non coinvolto in questo
tipo di ibridazione, si posiziona in modo perpendicolare al piano formato dai tre
orbitali sp2.
In questa ibridazione si viene a formare il legame covalente doppio, tipico
degli alcheni, in seguito a una sovrapposizione frontale di due orbitali ibridi, e a
una sovrapposizione laterale degli orbitali p non coinvolti.

• L’ibridazione sp coinvolge un orbitale p e un orbitale s. In


seguito alla combinazione, si vengono a formare due orbitali ibridi, disposti in
modo lineare con un angolo di legame di 180°.
Anche in questa ibridazione, gli orbitali p non coinvolti si dispongono
perpendicolarmente tra di loro e ai due orbitali ibridi.
Quest’ibridazione è caratteristica del legame covalente triplo, tipico degli
alchini, che si forma dopo la sovrapposizione frontale fra due orbitali ibridi sp e
la sovrapposizione laterale fra le due coppie di orbitali p.


A cura di Elena Bertaglia


CAPITOLO 3

Idocarburi Alifatici 1

Gli idrocarburi alifatici (dal greco: unto, ungente) sono idrocarburi a


catena aperta (a differenza degli idrocarburi aromatici).
Essi possono essere SATURI se hanno solo legami semplici carbonio-
carbonio (alcani e cicloalcani) o INSATURI se i legami carbonio-carbonio sono
doppi (alcheni, dieni e polieni) o tripli (alchini).

Gli alcani
Gli alcani sono idrocarburi alifatici. Gli atomi di carbonio presenti nella
molecola hanno ibridazione sp3, e formano legami sigma con gli altri carboni.
La loro formula bruta generale è Cn H2n+2.
Le reazioni tipiche degli alcani sono la combustione (come tutti gli
idrocarburi) e la sostituzione radicalica.
Gli alcani si trovano nei combustibili fossili.


Metano (1 atomo di C)
Esano (6 atomi di C)
Gli alcheni
Gli alcheni sono idrocarburi alifatici insaturi (è presente un doppio legame
carbonio-carbonio). Gli atomi di carbonio coinvolti nel doppio legame hanno
ibridazione sp2, e formano un legame sigma e un legame pigreco tra di loro.
La loro formula bruta generale è Cn H2n.
Le reazioni tipiche degli alcheni sono la combustione (come tutti gli
idrocarburi), la sostituzione e l’addizione nucleofila, in cui si aggiungono degli
atomi alla molecola rompendo il doppio legame carbonio-carbonio. Nei
composti asimmetrici la reazione segue la regola di Markownikow.
Gli alcheni sono reperibili nei combustibili fossili.

Etene (alchene a 2 atomi di carbonio)



A cura di Andrea Bertoglio


CAPITOLO 4

Idrocarburi Alifatici 2

Gli idrocarburi Alifatici


Nell’ambito della chimica organica, il termine alifatico (dal Greco: unto,
ungente) viene impiegato per definire gli idrocarburi a catena aperta e che,
pertanto, si contrappongono ai composti aromatici.
Nei composti alifatici, gli idrocarburi vengono classificati in base
all’ibridazione del Carbonio. Sono definiti idrocarburi saturi se, come nel caso
degli alcani, contengono solo legami semplici (-c-c-c-c-); Si chiamano, invece,
Idrocarburi insaturi quando sono presenti legami doppi (alcheni) o tripli
(alchini).
Gli alchini
Gli alchini sono caratterizzati dalla presenza di uno o più tripli legami
carbonio-carbonio e sono classificati come idrocarburi insaturi. Gli alchini
presentano un triplo legame tra due atomi di carbonio, formato da un legame σ
(tra orbitali ibridi sp), lungo l’asse di legame e due legami π (tra orbitali p non
ibridi), disposti su due piani perpendicolari tra loro e perpendicolari all’asse di
legame. I due orbitali sp non coinvolti nel legame tra i due atomi di carbonio
formano un angolo di legame di 180°, con una geometria molecolare lineare.
Ecco un esempio degli orbitali dell’Acetilene:

Per quanto riguarda la Nomenclatura degli alchini, il loro nome deriva da


quello del corrispondente idrocarburo saturo sostituendo alla desinenza -ano la
desinenza -ino.
Il più semplice idrocarburo della serie degli alchini è l’etino C2H2 o
acetilene, un gas inammabile e incolore. Gli alchini presentano proprietà siche
simili a quelle degli alcani e degli alcheni e, come gli altri idrocarburi, sono
insolubili in acqua. Infine, la formula generale degli alchini è CnH2n-2.

Dieni e Polieni
I polieni sono molecole che presentano 2 o più doppi legami (=) tra i
carbonii. Tutti gli altri tipi di legame tra carbonio e carbonio sono SINGOLI o
SEMPLICI (-). Si differenziano perciò dagli ALCHENI, che sono idrocarburi
con un solo doppio legame e tutti gli altri legami semplici.
A seconda di quanti doppi legami sono presenti, i polieni si dividono in:
– Dieni: presenza di 2 doppi legami
– Trieni: presenza di 3 doppi legami
– Tetraeni: presenza di 4 doppi legami
La loro formula molecolare generale, nelle molecole aperte, è: CnH2n+2-2k,
dove k è il numero di doppi legami. Nelle molecole chiuse o cicliche dei polieni
la formula molecolare generale è invece CnH2n-2k. Quindi, più saranno i doppi
legami tra carbonio e carbonio, minore sarà il numero di idrogeni che potranno
legarsi alla molecola.
Concentriamoci ora sui Dieni, che sono i polieni più importanti per via del
loro uso commerciale.
In realtà, col termine “dieni” si intendono tutti i composti in generale che
presentano 2 doppi legami. Questi doppi legami si definiscono:
– Cumulati, se si trovano in immediata successione. Ad esempio:
– C = C = C –
– Coniugati, quando sono separati da un legame singolo. Ad esempio:
– C = C – C = C –
– Isolati, se sono separati da due o più legami singoli. Ad esempio:
– C = C – C – C = C –
Anche questi composti, come tutti gli altri idrocarburi, vengono indicati
con un prefisso che specifica il numero di atomi di carbonio da cui sono. Il
suffisso è invece -diene, separato dal prefisso tramite la lettera A:
PROPADIENE, BUTADIENE, PENTADIENE
La nomenclatura dei dieni segue la regola della nomenclatura degli
alcheni, con l’unica eccezione che devono essere indicati entrambi i doppi
legami e che al posto del suffisso –ene, si utilizza il suffisso –diene.

A cura di Alessandro Bongiorno




CAPITOLO 5

Isomeria

Definizione
L'isomeria è il fenomeno per cui a una stessa composizione chimica
corrispondono diverse disposizioni spaziali degli atomi costituenti. Sono quindi
isomeri quei composti che hanno la stessa formula bruta ma che differiscono per
il modo in cui gli atomi sono legati tra loro o sono disposti nello spazio.

Isomeria strutturale
L'isomeria di struttura è connessa al diverso modo in cui gli atomi di due o
più composti si legano tra loro in sequenza. Ci sono più forme di isomeria
strutturale:

di catena: che si ha quando i composti si differenziano per il diverso modo
in cui sono legati gli atomi del carbonio, a catena lineare, ramificata o ciclica;

• di posizione: che si ha quando i composti differiscono per la


posizione diversa che occupa un sostituente, oppure per la posizione del doppio
legame;

di funzione: che si ha quando i composti si differiscono unicamente per la
diversa orientazione nello spazio dei loro atomi;

Isomeria conformazionale
Gli isomeri conformazionali differiscono a seguito di una libera rotazione
attorno al legame semplice carbonio-carbonio.
In conseguenza a questa rotazione, sono possibili un numero infinito di
strutture chiamate conformeri o rotameri.
Prendendo in esame la molecola dell’etano C2H6, ad esempio, si nota che
essa può esistere in due diverse forme spaziali, una eclissata e una sfalsata.

A cura di Alice Capellino

CAPITOLO 6

Isomeria 2

STEREOISOMERIA
La stereoisomeria è un particolare tipo di isomeria che si ha nei composti
che, pur avendo la stessa formula bruta e pur avendo gli atomi legati nel
medesimo ordine, differiscono per una diversa disposizione spaziale degli atomi.

CENTRO CHIRALE (isomeria ottica)
La chiralità è la proprietà di una molecola di non essere sovrapponibile alla
sua immagine speculare nelle tre dimensioni. Al contrario, una molecola
sovrapponibile alla propria immagine speculare nelle tre dimensioni (tramite
rotazioni e traslazioni) è detta achirale.
Sono detti enantiomeri una coppia di entità molecolari che sono immagini
speculari ciascuna dell'altra e non sovrapponibili.

ISOMERIA CIS-TRANS
L'isomeria cis-trans (o isomeria geometrica) è un particolare tipo
di stereoisomeria.
Si dice che i due sostituenti sono cis se si trovano dalla stessa parte rispetto
al piano della molecola, trans se si trovano in parti opposte.

La disposizione dei due atomi di bromo rispetto al piano della molecole
determina l’isomeria
A cura di Carlo Carbone

CAPITOLO 7

Rappresentazione Dei Composti


Organici

Proiezioni di Fischer
Non è possibile disegnare un atomo di carbonio tetraedrico su un piano
bidimensionale.
Per rappresentare le molecole tridimensionale, vengono utilizzate,
grazie alla loro semplicità, le proiezioni di Fischer.
Nella proiezione di Fischer la catena di atomi di carbonio viene riportata
verticalmente, collocando in alto l'atomo di carbonio a cui spetta il numero più
basso derivante dalla numerazione della catena secondo la nomenclatura IUPAC.
I sostituenti legati al carbonio vengono rappresentati da due linee
verticali e due linee orizzontali.
Le linee verticali indicano legami che affondano sotto il piano del foglio,
mentre le linee orizzontali indicano legami che emergono dal piano del foglio:

Per una molecola che contiene un solo atomo di carbonio asimmetrico, lo


scambio di due gruppi qualunque nella proiezione di Fischer converte la
molecola nel suo enantiomero.
Dunque la proiezione di Fischer consiste di una croce al cui centro si trova
l'atomo di carbonio asimmetrico; sui bracci orizzontali della croce vengono
messi i gruppi che escono dal piano di scrittura diretti verso l'osservatore, su
quelli verticali vengono messi i gruppi che entrano nel piano di scrittura
allontanandosi dall'osservatore.
In questo modo, la rotazione di una proiezione di Fischer di 180° non
cambia la struttura della molecola, ruotandola invece di 90° si passa a
rappresentare l'enantiomero opposto.
Qualora la molecola contenga più carboni asimmetrici, ognuno di essi è
rappresentato da un'intersezione.

Proiezione di Fischer (a sinistra) e proiezione a cuneo e tratteggio (centro e


destra) di una molecola chirale.

Pr. Fischer ottenuta da proiezione di molecola su un piano.



Proiezioni di Haworth
Una ulteriore possibilità di rappresentazione per gli zuccheri è data
dalle formule di Haworth. Si tratta di strutture pentagonali o esagonali con
l’ossigeno eterociclico che occupa uno spigolo alto a destra (nel caso degli
esagoni), con immediatamente accanto a destra il carbonio anomerico. I trattini
verticali indicano i legami che escono (sopra e sotto) dal piano della molecola.
I tratti più marcati della formula indicano legami in avvicinamento agli
occhi dell’osservatore, quindi il piano molecolare è leggermente inclinato
rispetto al piano del foglio. E’ un tipo di rappresentazione che rispecchia meglio
la tridimensionalità della molecola, ma al pari del caso dei cicloalcani, non
rispecchia l’esatta forma della stessa, non essendo realmente planare. Nella
trasformazione di una formula di Fisher in una di Haworth, gli ossidrili che si
trovano a destra vanno a finire sotto il piano della molecola. Nei monosaccaridi a
conformazione D, il gruppo terminale -CH2OH punta sopra il piano.
La trasformazione Fisher-Haworth merita ulteriori approfondimenti che
non prenderemo in considerazione in quest’articolo.
Vediamo come distinguere i due anomeri, ancora una volta partendo dal
caso del D-Glucosio. Cominciamo col dire che il gruppo -CH2OH che troviamo
in basso nella rappresentazione di Fisher, in Haworth lo troviamo a sinistra
rispetto all’ossigeno eterociclico (legato al C5), e punta verso l’alto
(configurazione D).
L’ ossidrile principale, che è stato coinvolto nel legame semiacetalico,
appartiene ora al piano dell’anello: non è ovviamente più visibile . Prendiamo in
considerazione proprio il gruppo -CH2OH per distinguere i due anomeri: se il
gruppo ossidrile anomerico punta verso il basso, ovvero dalla parte opposta
rispetto al -CH2OH , l’anomero è quello α.
Proiezione di Newmann
La proiezione di Newman è un metodo utilizzato per la rappresentazione
grafica di una struttura molecolare che consiste in una proiezione frontale lungo
il legame tra due atomi, legame che è nascosto, con i legami che si dipartono
dall'atomo anteriore che giungono al centro della proiezione mentre i legami che
si dipartono dall'atomo posteriore sono indicati parzialmente.
La proiezione di Newman è particolarmente sfruttata nello studio
della conformazione dei composti aciclici, in quanto riesce a evidenziare
facilmente i diversi conformeri sfalsati o eclissati considerando semplicemente
l'effetto della rotazione lungo l'asse di legame in cui è effettuata la proiezione.
Graficamente è possibile mettere in relazione in modo chiaro i vari
conformeri ottenibili e la loro energia associata, in modo tale da evidenziarne il
diverso livello di stabilità.
Si nota che i conformeri a più alta energia, e quindi quelli più instabili,
sono quelli che presentano i gruppi a maggiore ingombro sterico in posizione
eclissata, mentre nella configurazione a minore energia tali gruppi sono in
posizione opposta l'uno all'altro (anti). Se invece questi due gruppi sono
adiacenti la conformazione viene definita gauche.

Proiezioni di Newman per la molecola del butano che evidenziano,
dall'alto in basso, rispettivamente i conformeri gauche, anti e quello eclissato

Proiezione di Natta
In stereochimica , la proiezione di Natta (o formula proiettiva di Natta) è
una rappresentazione delle molecole in due dimensioni attraverso una particolare
formula schematica in cui la catena carboniosa principale è rappresentata in
una conformazione lineare.
La rappresentazione di Natta viene spesso utilizzata per evidenziare
la tatticità di un polimero
In chimica la tatticità è la configurazione stereochimica relativa
tra atomi di carbonio asimmetrici (o stereogenici ) adiacenti lungo la catena di
un polimero.
Un polimero può essere definito ISOTATTICO, SINDIOTATTICO o
ATATTICO.

A cura di Fabio Corrao

CAPITOLO 8

Nomenclatura IUPAC

Nomenclatura: regole IUPAC


Per assegnare il nome IUPAC ad una molecola si deve seguire una
procedura complessa che può essere riassunta in quattro regole.
1) Determinare la catena principale
La catena principale è la catena ininterrotta più lunga. Tale catena
costituirà la base del nome, in funzione del numero di atomi di carbonio che
possiede (1: metano, 2: etano, etc.).
Quando la molecola è un alchene o un alchino in caso di parità di
lunghezza tra più catene, la principale è la catena con più doppi o tripli legami.
Se la parità persiste, va scelta la catena con più doppi legami. Poi quella con più
sostituenti, poi quella con la prima ramificazione più vicina all’ estremità. Se la
parità persiste allora le due catene principali sono identiche.

2) Numerare la catena principale ed assegnarle un nome


La catena deve essere numerata partendo da una delle estremità.
Per gli alcani, bisogna scegliere l’estremità in modo che assegni il numero
più basso ai sostituenti.
Per alcheni e alchini, bisogna scegliere l’estremità in modo che il primo
legame multiplo abbia il numero più basso possibile. In caso di parità si assegna
il numero più basso al secondo legame multiplo. Se la parità persiste si dà la
preferenza al doppio legame dell’alchene. Se la disposizione di doppi e tripli
legami è simmetrica si assegna il numero più basso al primo sostituente. Se la
parità persiste allora la catena è simmetrica.

3) Assegnare il nome e il numero d’ordine ad ogni sostituente


Si assegna un nome ad ogni sostituente facendolo precedere dal numero
d’ordine. Il nome dei sostituenti si ottiene da quello dell’alcano corrispondente
sostituendo la desinenza –ano con –il (metil, etil, etc.).
In caso di sostituenti più complessi, il loro nome va ricavato applicando al
sostituente le 4 regole IUPAC e il nome ottenuto, terminante con –il, va messo
tra parentesi. Nei
sostituenti complessi la numerazione deve iniziare dal punto più vicino al
punto di aggancio alla catena principale.

4) Scrivere il nome completo


Il nome della molecola va scritto in un unico blocco, le varie parti devono
essere unite da trattini. Il nome della catena principale va scritto per ultimo
preceduto dal nome dei sostituenti. Questi vanno elencati in ordine alfabetico,
preceduti dal loro numero d'ordine. In caso di sostituenti uguali, questi vanno
raggruppati e nominati insieme facendoli precedere da tutti i loro numeri
d’ordine separati da virgole e da un prefisso di quantità (di, tri, tetra, ecc.). Es:
2,4,4-trimetil.

A cura di Alessandro d’Avella
CAPITOLO 9

Reattività Degli Idrocarburi:


Sostituzione Radicalica

Le molecole degli idrocarburi alifatici possono essere modificate mediante


processi differenti, tra cui la sostituazione radicalica e l'alogenazione.
Cosa sono:
La sostituzione radicalica è una reazione chimica mediante la quale, come
dice la parola stessa, avviene la sostituzione di uno o più atomi di idrogeno con
altri atomi o gruppi atomici. Se gli atomi di idrogeno vengono sostituiti con
atomi di alogeno allora si avrà una reazione di alogenazione.
A─B ──> A─C
Dove e quando avvengono:
Affichè queste reazioni avvengano è necessario spezzare i legami semplici
o composti per mezzo di energia, fornita sotto forma di calore o di radiazioni
UV. Perciò se una miscela formata da un idrocarburo alifatico e un alogeno viene
mantenuta al buio e a temperatura ambiente non si verifica alcuna
trasformazione.
Gli alogeni (Cl2 cloro e Br2 bromo) solitamente reagiscono con gli alcani,
ma sono in grado di reagire anche con gli alcheni a temperatura superiore di
500° e in presenza di luce; in questo caso si tratta però di una reazione
realizzabile solo a livello industriale.
Come avvengono:
Le reazioni di sostituzione radicalica si svolgono in tre fasi: inizio,
propagazione e terminazione.
Prendiamo per esmpio la sostituzione radicalica del cloro.
La fase di inizio coincide con la rottura omolitica di un legame. La rottura
omolitica è quel processo per cui ciascun atomo riappropria il suo elettrone.
Cl—Cl ──> 2Cl·
Poi avviene la fase di propagazione, considerata la più importante in
quanto porta alla formazione dei prodotti. In essa un atomo di cloro strappa un
atomo di idrogeno alla molecola R-H generando un radicale alchilico.
Cl· + R-H ——> H-Cl + R·
Il radicale alchilico strappa un atomo di cloro alla molecola di cloro, si
forma così un radicale cloro.
R· + Cl-Cl ──> R-Cl ──> Cl·
L'ultima fase chiamata terminazione, come dice la parola stessa, porta a
termine la catena nel momento in cui un radicale muore per reazione di
dimerizzazione o accoppiamento: R·+R· ──> R-R, Cl·+R· ──>Cl-R, Cl·+Cl·
──>Cl-Cl
Per riassumere questo processo:
A cura di Eleonora De Ruvo

CAPITOLO 10

Addizione Elettrofila

Regola Di Markownikow

L’addizione elettrofila, tipica degli idrocarburi insaturi, è la reazione secondo cui


un generico elettrofilo (è una molecola o ione che può accettare un doppietto
elettronico) si lega ad uno dei due atomi di carbonio di doppio legame C=C o a
un triplo legame C≡C, presenti in un alchene o in un alchino.

La reazione avviene in due stadi:

• Nel primo stadio della reazione si ha l’addizione dell’elettrofilo
al doppio o al triplo legame carbonio-carbonio. Si genera un carbocatione che si
forma in seguito alla rottura di un legame,quando il doppietto elettronico
inizialmente condiviso è acquisito solo da uno dei due atomi.

• Nel secondo stadio della reazione si ha l’addizione del nucleofilo


(è un aione o molecola neutra con doppietti elettronici disponibili) al
carbocatione.

Regola di Markovnikov
All’addizione elettrofila segue la regola di Markovnikov.
Essa afferma che in una reazione di addizione elettrofila l'idrogeno si lega
al carbonio più idrogenato del doppio legame.

Come esempio possiamo far reagire C3H6 con HCl (elettrofilo)



A cura di Martina Fasone
CAPITOLO 11

Idrocarburi Aromatici

Gli idrocarburi aromatici si contraddistinguono per il loro caratteristico odore. Il


loro principale esponente è il benzene (C6H6) che si presenta sotto forma di un
anello esagonale caratterizzato da 3 legami doppi alterni. Ciascun atomo di
carbonio, posizionato ad un vertice dell’esagono, forma tre legami σ disposti
secondo angoli di 120°. I legami π sono delocalizzati all’interno dell’anello
generando una nube elettronica che si distribuisce sopra e sotto il piano della
molecola conferendo una particolare stabilità. Questo rende la molecola del
benzene piatta. Il primo studioso a proporre tale struttura fu Kekulé conferendo
al benzene due strutture speculari ma no sovrapponibili:

A causa della velocità con cui i legami semplici e doppi si scambiano


lungo l’anello, il benzene accetta solo la reazione di sostituzione. La reattività
dell’anello aromatico è modificata dalla presenza di un altro gruppo, detto
sostituente. I sostituenti sono atomi o gruppi atomici che, attaccati al benzene, ne
formano il suo composto. Alcuni assumono nomi caratteristici, per esempio il
toluene o il fenolo (formato dalla sostituzione di un atomo di idrogeno con un
gruppo OH) ma in generale, la regola caratteristica è:
- Quando il sostituente è uno solo è sufficiente premettere il nome
del sostituente al benzene (es. clorobenzene)
- Quando i sostituenti sono due si considera uno in posizione 1
(vertice superiore dell’esagono) ed il secondo sarà in posizione orto se situato sul
C adiacente (in posizione 1,2), meta se separato da un C non sostituito (in
posizione 1,3), para se sul C opposto (in posizione 1,4).
I sostituenti possono rendere l’anello più o meno reattivo del benzene
stesso.

Il benzene e gli idrocarburi aromatici sono eccellenti solventi di sostanze


poco polari o apolari, come lo iodio.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=WN-FLVtMWJ0

A cura di Rebecca Marangon
CAPITOLO 12

Mesomeria: Anello Aromatico

Possiamo spiegare le proprietà chimiche e fisiche del benzene attraverso la teoria


della risonanza: si assume che ogni atomo di carbonio dell’anello abbia tre
orbitali ibridi sp2 e un orbitale p non ibridato. La sovrapposizione degli orbitali
ibridi sp2 porta alla formazione dell’anello e dei legami con gli atomi di
idrogeno. La sovrapposizione due a due dei sei orbitali p origina i legami pi
greco, questi però possono formarsi con entrambi gli atomi di carbonio
adiacenti.

Nell’immagine a sinistra possiamo vedere i legami formati dagli orbitali


ibridi sp3. Nell’altra immagine, invece, sono sottolineati gli orbitali p che
formano i legami pi greco.

Sono quindi possibili due diverse disposizioni, in base a come si formano i
legami pgreco. Per questo motivo il benzene, secondo la teoria della risonanza, è
rappresentato come un ibrido tra due forme limite che differiscono solo per la
posizione dei doppi legami. Ma la struttura vera è una sola: quella intermedia tra
le due.

In questa immagine si possono notare le due nubi elettroniche che si


vengono a formare nel benzene.
La presenza di elettroni pgreco delocalizzati garantisce stabilità ai
composti aromatici.

Rappresentazione:

A cura di Massimiliano Moretto
CAPITOLO 13

Composti Aromatici

Idrocarburi policiclici:
Sono costituiti da 2 o più anelli benzenici e si dividono in 2 categorie in
base al legame che formano tra loro: -concatenati uniti da un legame carbonio-
carbonio (es Defenile) –condensati hanno in comune tra loro 2 atomi di carbonio
(es. Naftalene,Farantrene presente in molte biomolecole, Benzoapirene presente
nelle sigarette con effetti cancerogeni)
Idrocarburi eterociclici:
Sono composti in cui l’anello è costituito da atomi di carbonio e da 1 o più
eteroatomi (diversi da C) i più comuni hanno forma pentagonale o esagonale (5-
6 atomi) e gli eteroatomi più frequenti sono l’azototo (nella piridina e nel pirolo)
e l’ossigeno (nel furano).
La piridina, eterociclico esatomico, è un ibrido di risonanza (all’interno ci
sono 6 elettroni delocalizzati: 1 dall’orbitale p dell’azoto e 5 dal carbonio). Il
pirolo e il furano, eterociclici pentatomici, l’atomo di azoto (nel pirolo) e di
ossigeno (nel furano) contribuiscono con 2 elettroni al sistema di sei elettroni
delocalizzati.
Composti aromatici nella biologia:
La pirimidina: anello esatomico con 2 atomi di azoto, ne derivano 3 basi
azotate del DNA e RNA: citosina, timina e uracile
L’imidazolo: anello pentatomico con 2 atomi di azoto, ha il doppietto
elettronico dell’N3 che non va a costituire i 6 elettroni delocalizzati e quindi può
essere condiviso, rendendo basica la molecola. L’imidazolo è presente
nell’istidina che per decarbossilazione (perdita di 1 molecola di CO2) forma
l’istamina responsabile delle reazioni allergiche (sono stati sviluppati numerosi
antistaminici per combatterne gli effetti)
La purina: eterociclico formato da 1 anello pirimidinico e 1 imidazolico
condensati insieme. Si trova nell’acido urico, componente di bevande come il tè
(teina), caffe (caffeina) e ne derivano 2 basi azotate (adenina e guanina).
Contribuisce inoltre alla formazione del NAD coenzima fondamentale nelle
reazioni cataboliche dell’ossidazione del glucosio

A cura di Simone Muraro
CAPITOLO 14

Sostituzione Elettrofila Aromatica

La presenza della nuvola di elettorni π delocalizzati rende il benzene un centro


ricco di elettroni che si comporta come un reagente nucleofio (base di Lewis) e
tende quindi a reagire con reagenti elettrofili (acidi di Lewis). Contrariamente
agli idrocarburi insaturi il benzene e i suoi derivati non danno reazioni di
addizione elettrofila, bensì di sostituzione elettrofila che consente il
mantenimento del sestetto aromatico.

La sostituzione elettrofila aromatica è semplificabile in due stati principali
della reazione:
1. L’addizione di un elettrofilo all'anello benzoico dà luogo alla
formazione di un carbocatione detto intermedio di Wheland in cui è presente un
carbonio appartenente all’anello benzenico carico positivamente e stabilizzato
per risonanza. Poiché questo stadio è il più lento della reazione ne determina la
velocità complessiva.
2. Lo ione comportandosi come una base di Lewis elimina un
protone dell’atomo del carbonio, a cui l'elettrofilo si era unito in precedenza,
ripristinando l’aromaticità del carbocatione.

Il risultato della sostituzione elettrofila aromatica consiste quindi nella


sostituzione di un atomo di idrogeno dell'anello benzoico con un elettrofilo (E+)
causando la formazione di un intermedio cationico.
La sostituzione elettrofila aromatica, che viene abbrviata in S.E.A., prende
inoltre nomi diversi a seconda del reagente inserito.

Se il reagente non è un elettrofilo sufficientemente reattivo, occorre


utilizzare un catalizzatore in grado di renderlo tale.
Reazioni di questo tipo sono, per esempio, la nitrazione e l'alogenazione.
Le reazioni presenti nella tabella precedente seguono il medesimo
prcedimento di sotituzione, e sufficiente quindi visualizzare il procedimento
chimico:
1. La solfonazione è la reazione che avviene tra il benzene e l'acido
solforico (H2SO4) dando come prodotto l’acido benzensolfonico e producendo
anche anidride solforica.
2. La nitrazione è la reazione del benzene con l'acido di nitrico, in una
miscela riscaldata, in presenza del catalizzatore H2SO4 (acido solforico). La
nitrazione ha come risultato la sostituzione di un atomo di idrogeno con un
gruppo NO2.

3. L'alogenazione è la reazione che avviene tra il benzene e un un alogeno


in presenza di un acido di Lewis come catalizzatore e che ha come risultato la
sostituzione di un atomo di idrogeno del benzene. Con una molecola di Cloro, se
la reazione è avvenuta con Cl2, oppure di Bromo, se invece è stata utilizzata Br2.

4. L'alchilazione di Friedel-Crafts avviene quando un qualsiasi alogenuro


alchilico viene convertito mediante i trattamenti di un acido di Lewis (AlCl3) in
un carbocatione libero (CH3CH2). Questo carbocatione attacca il benzene
mediante il meccanismo generale della S.E.A. , poiché è un forte elettrofilo.

5. Acilazione di Friedel-Crafts. Quando non può avvenire l'alchilazione
viene utilizzata l'acilazione.
Il cloruro acilico è il punto di partenza per ottenere come prodotto di
reazione un chetone.

https://www.youtube.com/watch?v=rQVUzgxMgH8
A cura di Greta Palena

CAPITOLO 15

Sistematica Dei Composti Organici

Sistematica dei composti organici in base ai gruppi funzionali e alogenuri


La sistematica organica è la suddivisione delle sostanze organiche in classi,
definite dai gruppi funzionali che le molecole presentano nella loro struttura. In
genere, l'insieme di molecole contraddistinte da un dato gruppo funzionale, o da
una data combinazione di gruppi funzionali presenta proprietà chimico-fisiche e
reattività chimica omogenee, ed analoghe modalità di preparazione. Un gruppo
funzionale è un atomo o un gruppo di atomi capace di conferire una particolare
reattività alla molecola di cui si fa parte

Gli alogenuri
Tranne poche eccezioni gli alogenuri organici sono prodotti in laboratorio,
questi prodotti vengono adoperati come insetticidi, antiparassiti, smacchiatori e
solventi industriali. Una prima classificazione li divide in alogenuri achilici o
arilici in base all’ibridazione dell’atomo di carbonio legato all’alogeno. La
maggior parte degli elementi si combina direttamente con gli alogeni spesso
reagendo violentemente; con un difetto di alogeno si ottiene l'alogenuro a
valenza inferiore, con un eccesso di alogeno quello a valenza superiore. A partire
dallo stesso alogenuro, e variando le condizioni di reazione, di procedere verso
una reazione di sostituzione, Sn, nella quale un nucleofilo sostituisce l’alogeno,
o verso una reazione di eliminazione, E. Sia nella sostituzione sia
nell’eliminazione il meccanismo di reazione può essere bimolecolare o
monomolecolare. Nel meccanismo bimolecolare i due reagenti, vengono a
contatto tra loro in un solo stadio; Nel meccanismo monomolecolare la reazione
si svolge in due stadi. Il passaggio più lento coinvolge solo l’alogenuro alchilico
che libera X- con formazione di un carbocatione intermedio, che reagisce poi
rapidamente con il nucleofilo.
Alogenuro è un composto che deriva dall'unione di un atomo di alogeno a un
alchile, a un arile o a un acile. Si hanno quindi, indicando con X un atomo di
alogeno e rispettivamente con R, Ar e Ac un radicale alchilico, arilico o acilico,
gli alogenuri alchilici RX, arilici ArX e acilici AcX. Un composto del primo tipo
è, per esempio, il cloruro di metile CH₃Cl, uno del secondo il clorobenzene
C6H5Cl, uno del terzo il cloruro di acetile CH₃COCl. La reattività dell'atomo di
alogeno è elevatissima negli alogenuri acilici, minore negli alchilici e molto
limitata negli arilici: essa aumenta nei composti di un medesimo tipo con
l'aumentare del peso atomico dell'alogeno e cioè dal cloroderivato al
bromoderivato e allo iododerivato. I metodi di preparazione di questi composti
variano dall'uno all'altro; molti di essi costituiscono importanti prodotti
intermedi in numerose sintesi chimiche.
A cura di Daniele Paone

CAPITOLO 16

Alcoli Fenoli Ed Eteri

OSSIDRILE
Il gruppo ossidrilico (noto anche come ossidrile o gruppo idrossilico) -OH
è il gruppo funzionale caratteristico di idrossidi, alcoli e fenoli.

ALCOLI
Gli alcoli sono composti organici di struttura simile agli alcani, in cui un
atomo di idrogeno è sostituito da un gruppo ossidrilico (-OH), aventi pertanto
formula bruta CnH(2n + 1)OH.
Dal punto di vista della loro struttura chimica, gli alcoli sono classificati in
primari, secondari o terziari in funzione del numero di gruppi alchilici legati
all'atomo di carbonio cui è legato il gruppo -OH:

Tale classificazione ha effetto anche sulla reattività chimica dell'alcol


stesso.
La nomenclatura degli alcoli prevede la sostituzione del suffisso
dell’alcano -o con il suffisso -olo dell’ alcol.
Reazioni: ossidazione parziale, disidratazione ed esterificazione.

FENOLI
I fenoli sono composti in cui la funzione alcolica è direttamente legata a un
anello aromatico. Capostipite di questa classe, da cui prende anche il nome è il
fenolo, di formula C6H5OH in cui un atomo di idrogeno del benzene è sostituito
da un gruppo -OH.

ALCOSSILE
R-O-
E’ un gruppo funzionale composto da un radicale alchilico R che si unisce
al resto della molecola attraverso un atomo di ossigeno O

ETERI
Sono composti organici in cui ad un unico atomo di ossigeno sono legati
due gruppi alchilici R e R’. la loro formula generale è R-O-R’.Si usano due modi
per denominarli.
Per gli eteri semplici, il nome deriva direttamente da quelli dei due gruppi
alchilici legati all’atomo di ossigeno, in ordine alfabetico, ai quali si fa seguire la
parola etere.
Per molecole più complesse, il gruppo alchilico più semplice e l’ossigeno
al quale esso è legato sono denominati come gruppo alcossilico, -OR, e
considerati come un sostituente della catena più complessa.
A cura di Federico Patruno
CAPITOLO 17

Aldeidi E Chetoni

Le aldeidi e i chetoni sono classi di composti riconoscibili grazie alla presenza


del gruppo carbonilico C = O
Nelle aldeidi il carbonile è legato a un idrogeno e al carbonio di un radicale
alchilico R, nei chetoni il carbonile è legato a due atomi di carbonio di gruppi
alchilici.

aldeide

chetone
Il nome dell'aldeide é ottenibile aggiungendo, al nome dell'idrocarburo, la
desinenza -ALE. Le due aldeidi più comuni della serie alifatica sono il metanale
e l'etanale. Il metanale è un gas, usato come germicida e disinfettante, solubile in
acqua. L'etanale è usato, tra l'altro, per la preparazione di acido acetico e delle
resine fenoliche e ureiche. Il nome dei chetoni, invece, é ottenibille
aggiungendo, al nome dell'idrocarburo, la desinenza -ONE. Il termine più
semplice della serie alifatica è il propanone (acetone), liquido incolore dall'odore
caratteristico, usato come solvente. I chetoni si ottengono per ossidazione di un
alcol secondario con CrO3.
REAZIONI
-NUCLEOFILA: Addizione di H2 (riduzione).
Le aldeidi danno alcoli primari, i chetoni danno alcoli secondari. La riduzione si
effettua per riscaldamento con un riducente, come l’idruro di litio e alluminio
(LiAlH4) o l’idruro di sodio e boro (NaBH4). In questi casi, lo ione idruro (H–)
funge da nucleofilo.
-OSSIDAZIONE: Le aldeidi si ossidano facilmente ad acidi carbossilici; i
chetoni, invece, si ossidano solo in condizioni drastiche (ossidanti energici a
caldo), con rottura di un legame carbonio – carbonio e formazioni di acidi
carbossilici con catena più corta. Per esempio, il bicromato di potassio ossida
l’etanale ad acido etanoico, ma non ossida l’acetone.
A cura di Matteo Pregnolato
CAPITOLO 18

Acidi Carbossilici

Gli acidi carbossilici sono acidi organici caratterizzati dal gruppo carbossilico -
COOH.
Formula generale: R-COOH
Il gruppo carbossilico -COOH è composto da due gruppi funzionali: il
gruppo -OH, chiamato ossidrile, e il gruppo C=O, carbonile. L'interazione
presente tra questi due gruppi funzionali, influenza in modo significativo le
caratteristiche chimiche e fisiche degli acidi.
Nomenclatura
Il nome di un determinato acido deriva da quello dell'alcano
corrispondente, preceduto dal termine acido e seguito dalla desinenza -oico.​
Esempio:
H-COOH acido metanoico​
CH3 -COOH acido etanoico
CH3 CH2 COOH acido propanoico
Per la numerazione della catena di atomi di carbonio si individua
l’estremità della catena che contiene il gruppo funzionale carbossile -COOH, e
da esso si parte per la numerazione, assegnando al carbonio del carbossile il
numero 1.​
Gli acidi carbossilici possono essere alifatici o aromatici, a seconda che il
gruppo carbossilico si leghi ad un gruppo -R o ad un anello benzenico.
Caratteristiche
Gli acidi carbossilici sono composti polari che possono legarsi in coppie
formando legami a idrogeno tra il carbonile di un acido e l'ossidrile dell'altro, e
viceversa.​
Ne deriva che gli acidi carbossilici hanno punti di ebollizione piuttosto elevati; a
parità di massa molecolare, più elevati dei corrispondenti alcoli.

Acura di Edoardo Querro


CAPITOLO 19

Esteri Ammidi Ammine

Esteri
Gli esteri sono composti organici derivanti dagli acidi carbossilici
attraverso la sostituzione del gruppo –OH con il gruppo –OR; il processo è detto
esterificazione. La loro formula generale è R—CO—OR’.

Il nome degli esteri si ricava dal nome del corrispondente acido eliminando
il termine acido sostituendo il suffisso –oico con –ato, si aggiunge poi il nome
del gruppo R’ (es. CH3—CO—OCH3 si chiama acetato di metile).
Sono insolubili in acqua e presentano un punto di ebollizione più basso di
quello degli alcoli di pari peso molecolare, perché non formano legami a
idrogeno.
I loro punti di fusione sono inferiori a quelli degli acidi con egual peso
moleco-lare, mentre i loro punti di ebollizione sono simili a quelli di aldeidi e
chetoni di pari peso molecolare.
Utile: http://www.chimica-online.it/organica/esteri.htm
Ammine
Le ammine sono composti derivati dall’ammoniaca (NH3) per sostituzione
di uno, due o tre atomi di idrogeno con altrettanti gruppi R (o Ar). Si dicono:
• primarie se è legato un unico gruppo organico a N
• secondarie se sono legati due gruppi organici a N
• terziare se sono legati tre gruppi organici a N
In base al tipo di sostituente legato all’azoto, le ammine possono essere
distinte in ammine alifatiche (alchilammine) o aromatiche (arilammine).
La loro struttura è di tipo piramidale: gli orbitali dell’azoto sono ibridati
sp3 ed è presente un doppietto elettronico non condiviso.
Per il nome si indicano, uno ad uno, i nomi dei gruppi organici legati
all’azoto e si aggiunge la desinenza –ammina, usando i prefissi di- e tri- se i
gruppi sono uguali. Le ammine primarie e secondarie possono formare legami a
idrogeno con l’acqua, e hanno solubilità simile a quella degli alcoli. Le ammine
terziarie si comportano analogamente agli eteri.
Per il loro comportamento basico la loro solubilità aumenta molto in
ambiente acido, caratteristica che le distingue dagli alcoli.
Le ammine sono sostanze basiche e, come l’ammoniaca, devono la loro
basictà, alla presenza sull’atomo di azoto della coppia solitaria di elettroni che,
attirando ioni H+, provoca l’aumento dei gruppi ossidrile (OH−) liberi e, quindi,
rende più basica la soluzione (sono perciò sostanze basichesecondo le definizioni
sia di Bronsted-Lowry che di Lewis).
Utile: http://www.chimica-online.it/organica/ammine.htm
Ammidi
Le ammidi sono composti organici derivanti dagli acidi carbossilici
attraverso la sostituzione del gruppo –OH col gruppo –NH2. La loro formula
generale è R—COO—NH2.
Si usa distinguere le ammidi in base al numero di radicali che presentano
legati all’azoto amminico in:
• ammidi primarie (RCONH2), quando l’azoto si lega a due atomi
di idrogeno (es. formammide HCONH2);
• ammidi secondarie(RCONHR), quando l’azoto lega un idrogeno
e un sosti-tuente R;
• ammidi terziarie(RCONRR’), quando l’azoto lega due sostituenti
R e R’.

Le ammidi vengono chiamate col nome dell’acido da cui derivano
sostituendo al suffisso –ico o –oico dell’acido carbossilico corrispondente il
suffisso –ammide.
Nei casi in cui all’azoto, al posto dell’idrogeno, risultino legati dei
sostituenti, si farà precedere al nome dell’ammide N- o N,N-, a seconda che
abbia uno o due sostituenti, seguito dal nome dei sostituenti stessi. Per esempio,
N-metiletanam-mide CH3CONHCH3.
Le ammidi sono composti che formano facilmente legami ad idrogeno, per
tale motivo hanno punti di ebollizione e di fusione inaspettatamente alti in
rapporto alla loro massa molecolare. Gruppi alchilici legati all’azoto tendono a
diminuire la possibilità di formare legami ad idrogeno e diminuiscono il punto di
ebollizione e il punto di fusione delle ammide.
Utile: http://www.chimica-online.it/organica/ammidi.htm

A cura di Paolo Rucci
CAPITOLO 20

Esterificazione

L'esterificazione è una reazione chimica in cui reagiscono un alcool e un


acido carbossilico (talvolta può trattarsi anche di un acido inorganico) ed hanno
come risultato un estere e una molecola d'acqua. La reazione deve avvenire in
presenza di un eccesso di un alcool. Questa reazione è classificata come una
reazione nucleofila poiché avviene prima l'addizione del nucleofilo e dopo
l'eliminazione del gruppo uscente. Una delle più importanti variazioni di questa
reazione è la “trans- esterificazione” in cui un alcool con agisce con un acido ma
con un altro estere.

A cura di Andrea Spinosa


CAPITOLO 21

Saponificazione

La saponificazione è la reazione di un estere con una base forte; in termini


tecnici, la saponificazione è l'idrolisi basica di un trigliceride per produrre il
corrispettivo sale sodico. E' un processo coinvolto nella preparazione dei saponi
(da cui il nome), ed è quindi una delle reazioni chimiche conosciute dai tempi
più remoti. La saponificazione è una reazione irreversibile in quanto lo ione
carbossilato, prodotto nella reazione, è incapace di dare una sostituzione
nucleofila acilica con l'alcol.

Meccanismo della reazione
Nel primo passaggio della reazione si ha l'attacco nucleofilo dell' ossidrile
al carbonio carbonilico dell'estere.

E' lo stadio più lento che determina quindi la velocità complessiva di tutta
la reazione.
Nel secondo passaggio della reazione il solvente (acqua) cede un protone
all'intermedio anionico.

Nel terzo passaggio della reazione l'intermedio tetraedrico si dissocia


formando un anione alcossido e un acido carbossilico.
Nel quarto passaggio della reazione (passaggio irreversibile) lo ione
alcossido si comporta da base di Bronsted-Lowry e strappa un protone all'acido
carbossilico. Si ha la formazione dell'anione carbossilato (prodotto finale della
reazione).


A cura di Simone Taricco

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