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Indice

Introduzione 2

1 La Luna dal punto di vista osservativo 6


1.1 I periodi lunari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.2 Le eclissi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10

2 Astronomia matematica: l’applicazione ai pianeti 13


2.1 Il Sistema A . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
2.1.1 L’esempio di Giove . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.2 Il Sistema B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
2.2.1 L’esempio di Giove . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

3 Lo studio della Luna 52


3.1 Il ciclo di 19 anni ed il ciclo di Saros . . . . . . . . . . . . . . . 52
3.2 I mesi sinodico, siderale e draconitico . . . . . . . . . . . . . . . 59
3.3 I Lunar Four ed il mese anomalistico . . . . . . . . . . . . . . . 61
3.3.1 I Lunar Four . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3.3.2 La determinazione del mese anomalistico . . . . . . . . . 69
3.4 Elaborazione dei dati e modello astronomico: un confronto . . . 72

Appendice: un’effemeride lunare 75

Bibliografia 81

1
Introduzione

Dicebat Bernardus Carnotensis nos esse quasi nanos gigantium humeris


insidentes, ut possimus plura eis et remotiora videre, non utique proprii visus
acumine, aut eminentia corporis, sed quia in altum subvehimur et extollimur
magnitudine gigantea
John of Salisbury, discepolo di Bernard de Chartres

Dal quarto millennio prima di Cristo, nell’area compresa tra i fiumi Tigri
ed Eufrate, assistiamo ad un notevole sviluppo culturale: in tale periodo ven-
gono introdotti l’uso della scrittura, della ruota e dei metalli e sono proprio i
Sumeri che, probabilmente per primi, cominciano ad assegnare dei nomi alle
costellazioni, alcuni dei quali ancora in uso, come Toro, Leone o Scorpione. La
prima astronomia mesopotamica è però rozza e meramente qualitativa: solo a
partire dal primo millennio a.C. si cominciano ad avvertire delle spinte verso
una vera e propria ricerca scientifica, culminata poi negli ultimi tre secoli con
l’elaborazione di teorie matematiche che descrivono i moti della Luna e dei
pianeti e che costituiscono le fondamenta su cui i due più grandi astronomi
dell’antichità del mondo occidentale, Ipparco di Nicea (c. 190 a.C. - 120 a.C.)
e Claudio Tolomeo (c. 85 - 165), costruiranno i loro modelli. Useremo sem-
pre l’aggettivo babilonese per riferirci a studi astronomici compiuti nell’arco
dell’ultimo millennio prima di Cristo, pratica, questa, diffusa ma non rigoro-
samente corretta, dal momento che la città di Babilonia non è il principale
polo culturale della zona della cosiddetta mezzaluna fertile per l’intero arco di
tempo. È però riscontrabile una continuità nell’approccio alla materia: quan-
do nel 538 a.C. la città cade in mano a Ciro, re di Persia, l’impero babilonese
finisce, ma la scienza astronomica di stampo babilonese continua a svilupparsi
durante l’era seleucide, fino all’inizio dell’era cristiana, visto che uno dei testi
più recenti è stato giudicato risalente al 75 d.C.
Verso l’anno 1000 a.C. l’astronomia babilonese è classificabile più che altro
come astrologia e di scienza ha ancora ben poco. I testi giunti fino a noi
sono raggruppati in grandi raccolte, la più importante delle quali è nota con
il nome di Enūma-Anu-Enlil, dalla frase con cui ha inizio. Più interessanti

2
INTRODUZIONE 3

risultano due testi chiamati mul apin, risalenti al 700 a.C. ma sicuramente
fondati su materiali più antichi, che contengono un riassunto delle conoscenze
astronomiche di quel tempo.
Sotto l’impero degli Assiri, a partire dall’VIII secolo a.C., cominciano a
sistematizzarsi le osservazioni, probabilmente perché i pronostici celesti assu-
mono un’importanza primaria, ma non troviamo ancora una distinzione tra
fenomeni astronomici e fenomeni meteorologici. Lo scopo dell’astronomia di
quest’epoca, per la verità non ancora degna di chiamarsi tale, resta l’indi-
viduazione di fenomeni infausti e minacciosi che segnalino la volontà divina.
Tuttavia già in questo periodo prende forma il metodo di lavoro che porterà
gli astronomi babilonesi a realizzare modelli sorprendentemente efficaci. Le
osservazioni, da meramente qualitative, si fanno via via più sistematiche e si
comincia ad operare un’analisi approfondita di elenchi di eventi celesti. Questo
porta alla scoperta che i fenomeni studiati, quali i momenti di prima visibilità
dei pianeti o le Lune piene, hanno carattere quasi-periodico, ossia le posizioni
sullo Zodiaco e le date in cui si manifestano si ripetono ciclicamente dopo un
certo numero intero di anni. Si trova così una regola, fondamentale in tutta
l’astronomia di questi secoli, detta dei Babilonesi, che mette in relazione ap-
punto la ciclicità di fenomeni celesti, in particolare planetari, con il regolare
ritorno annuale del Sole.
Dal V secolo a.C., quella che veniva classificata più che altro come astrologia
diventa scienza astronomica a tutti gli effetti. L’accanimento quasi maniacale
con cui gli scribi babilonesi cercano di perfezionare le periodicità dei pianeti e
della Luna non è giustificato da una generica ricerca di segni celesti divinatori
o dalla stesura di un grossolano calendario che regoli la semina: siamo ormai
in presenza di veri e propri studi astronomici, che hanno i tratti distintivi
delle scienze esatte. Lo scopo delle ricerche diventa piano piano la conoscen-
za in sé del cosmo, con la costruzione di metodi aritmetici che permettono
un’ottima interpolazione delle posizioni e delle date dei fenomeni celesti. Il
materiale astronomico giunto fino a noi, relativo a questo periodo, è diviso in
due categorie: da una parte le effemeridi, elenchi di posizioni e date dei feno-
meni computate attraverso metodi aritmetici, dall’altra i cosiddetti procedure
texts, veri e propri libretti di istruzioni per la compilazione delle effemeridi,
purtroppo ritrovati assai spesso incompleti o quasi totalmente distrutti.
Tre secoli prima di Cristo infine, gli astronomi mesopotamici costruiscono
una teoria completa e coerente riguardo alla Luna, con un livello di comples-
sità che le dà un posto di grande rilievo nella storia delle scienze antiche. Essa
poggia, oltre che sulla regola dei Babilonesi, su tre relazioni fondamentali, che
sono, come vedremo nel capitolo 3, frutto di osservazioni accurate delle Lune
piene e delle Lune nuove, di elaborazioni matematiche, della grande dimesti-
INTRODUZIONE 4

chezza degli scribi nel maneggiare i numeri e di opportuni aggiustamenti non


sempre completamente giustificabili. Queste relazioni sono:

• 239 mesi sinodici = 254 mesi siderali;

• 223 mesi sinodici = 242 mesi draconitici;

• 251 mesi sinodici = 269 mesi anomalistici.

La prima è legata al fenomeno delle Lune piene in relazione allo Zodiaco, la


seconda allo studio delle eclissi di Luna, la terza, infine, all’osservazione di
albe e tramonti di Sole e Luna. Tutto questo senza che vi sia dietro alcun
modello geometrico, né tanto meno fisico, diversamente da quanto accade nel
mondo greco. Il principale oggetto di studio dell’astronomia greca è difatti la
localizzazione di un corpo celeste ad un tempo dato qualsiasi, ossia l’analisi
del suo moto continuo attraverso i cieli. L’astronomia babilonese, invece, si
concentra sul determinare data e posizione di un certo fenomeno e del suo
puntuale ripetersi nel tempo, cioè si pone l’obiettivo di risolvere il seguente
quesito: noti la data ed il luogo di un particolare fenomeno, in quale data ed
in quale luogo avverrà il successivo fenomeno del medesimo tipo? Mentre dun-
que l’astronomia greca è prettamente geometrica, basata su modelli circolari
che descrivono il complesso dei moti celesti, l’astronomia babilonese è fonda-
mentalmente aritmetica ed utilizza algoritmi numerici per calcolare intervalli
spaziali e temporali, riportati in dettagliate tavole riferite a fenomeni celesti,
le effemeridi appunto, senza che vi sia alcun modello descrittivo di riferimento.
La tradizione aritmetica babilonese e quella geometrica greca si troveranno poi
unite e portate al massimo splendore nell’Almegesto di Tolomeo.
Scriveva Neugebauer nel 19571 , riguardo all’astronomia babilonese:

In nessun altro capitolo della storia della scienza esiste un abisso


così profondo tra la descrizione generalmente accettata di un pe-
riodo e i risultati che sono venuti lentamente in luce attraverso uno
studio dettagliato delle fonti. Questa discrepanza affonda le sue
radici nella tradizione ellenistica relativa ai “Babilonesi” o “Caldei”,
che sono citati continuamente negli scritti antichi, specialmente
nella letteratura astrologica. Così si ritiene di solito che la magia,
il misticismo dei numeri, l’astrologia siano le forze direttrici della
scienza babilonese.

Se infatti l’astronomia babilonese è stata spesso considerata una sorta di pra-


tica magica portata avanti con metodi misteriosi, gli studi condotti, sin dal
1
In [14], p. 123.
INTRODUZIONE 5

termine del XIX secolo, da alcuni pionieri della materia, quali i padri gesuiti
Joseph Epping, Johann Strassmaier e Franz Kugler, fino ad arrivare a Otto
Neugebauer ed Asger Aaboe alla metà del secolo successivo, hanno evidenziato
il forte carattere matematico e scientifico delle tavolette ritrovate e che sono
oggi custodite in gran parte al British Museum.
Lo scopo di questa tesi è mostrare come l’astronomia babilonese sia per
larghi tratti classificabile come scienza esatta, passando attraverso lo studio
della teoria planetaria e di quella lunare, cercando da ultimo di collegare le
tre relazioni prima citate ad un modello geocentrico costruito con parametri
moderni.

... Fondamentale e di vasta importanza fu la scoperta babilone-


se che era possibile creare modelli matematici in grado di fornire af-
fidabili predizioni numeriche di complessi fenomeni astronomici. Fu
proprio questa ostinata coazione babilonese a produrre predizioni
- rimodellata in una veste matematica più generale e potente - che
stimolò non solo la realizzazione dell’Almagesto, ma potenzialmente
tutta l’astronomia e addirittura le scienza successive.2

2
Da Britton e Walker, [9], p. 84.
Capitolo 1

La Luna dal punto di vista


osservativo

Per poter apprezzare a fondo il lavoro scientifico ed i risultati raggiunti dall’a-


stronomia babilonese discussi nel capitolo 3, è bene fissare alcune nozioni di
astronomia osservativa riguardo all’unico satellite del nostro pianeta: la Luna.

1.1 I periodi lunari


Il Sole, dal punto di vista di un osservatore terrestre, descrive una sorta di
spirale, frutto della composizione di un moto diurno con le stelle e di uno
annuale rispetto alle stelle. Il primo dei due moti è caratterizzato da alba

Figura 1.1: Gli archi descritti in cielo dal Sole nelle varie fasi dell’anno.

e tramonto ed ha una durata di 24 ore, il secondo avviene da ovest verso est

6
CAPITOLO 1. LA LUNA DAL PUNTO DI VISTA OSSERVATIVO 7

Figura 1.2: Il moto elicoidale apparente del Sole introno alla Terra.

sullo sfondo del cielo delle stelle fisse ed ha un periodo di 365 14 giorni (più
precisamente 365, 2564). La Luna compie un moto nella stessa direzione, ma

Figura 1.3: Il transito della Luna per il piano dell’osservatore passante per una
stella fissa

la sua orbita è inclinata approssimativamente di 5o sull’eclittica. Inoltre avanza


molto più rapidamente del Sole, dal momento che percorre circa 13o al giorno.
Essa ritorna quindi alla stessa longitudine celeste, ossia incrocia una seconda
volta il piano dell’osservatore passante per una stella fissa (figura 1.3), ogni
27 13 giorni (in media 27, 32166): questo intervallo di tempo è chiamato mese
o
siderale. Il diametro apparente della Luna è poco più di 21 e pertanto essa
copre una distanza pari alla sua dimensione in poco meno di un’ora, il che
CAPITOLO 1. LA LUNA DAL PUNTO DI VISTA OSSERVATIVO 8

rende facilmente osservabile, anche in un lasso breve di tempo, il suo moto di


rivoluzione attorno alla Terra.
Il mese sinodico è invece l’intervallo tra due successive ed identiche con-
figurazioni Luna-Sole, ad esempio due congiunzioni. Come appena detto la
Luna impiega 27 13 giorni per ritornare nella medesima posizione rispetto ad
una stella fissa, ma nel frattempo il Sole ha percorso circa 27o lungo la sua
orbita, così che, perché la Luna lo raggiunga, sono necessari altri due giorni: la
successiva congiunzione avverrà dunque dopo 29 12 giorni (in media 29, 53059).
Analizziamo un po’ più nel dettaglio, con l’ausilio della figura 1.4, un ciclo
sinodico, in modo da avere chiara la successione delle fasi lunari: in congiun-
zione, a meno che non si verifichi un’eclissi di Sole, fatto su cui torneremo
più avanti, la Luna, detta nuova, è invisibile, poiché è illuminata la sua faccia
rivolta nella direzione opposta rispetto alla Terra. Allontanandosi dal Sole con

Figura 1.4: Il ciclo sinodico della Luna. I numeri indicano le posizioni di Luna
e Sole sulle rispettive orbite nei momenti chiave del ciclo. 1: Luna nuova; 2:
prima visibilità; 3: primo quarto; 4: Luna piena; 5: ultimo quarto; 6: ultima
visibilità; 7: Luna nuova.

una velocità relativa di poco più di 12o al giorno, al primo o secondo tramonto
dopo la congiunzione diventa visibile la prima falce di Luna, detta crescente,
CAPITOLO 1. LA LUNA DAL PUNTO DI VISTA OSSERVATIVO 9

che scompare sotto l’orizzonte occidentale poco dopo il Sole. Questa è la sera
di prima visibilità e segna l’inizio di un nuovo mese nel calendario babilonese.
Circa 7 giorni dopo la congiunzione la Luna si trova a 90o dal Sole, cosicché
metà della sua superficie visibile è illuminata e siamo nel cosiddetto primo
quarto. In questa fase la Luna sorge attorno a mezzogiorno, quando il Sole
è allo zenit, e tramonta verso mezzanotte. Dopo altri 7-8 giorni, mezzo mese
sinodico dopo la congiunzione, la Luna è in opposizione al Sole: la sua faccia
rivolta verso la Terra è illuminata per intero e si ha la Luna piena, che sorge
al tramonto e scende sotto l’orizzonte all’alba. Congiunzioni ed opposizioni
sono chiamate con il termine generale di sizigie (da σ ύν, insieme, e ζυγóν,
giogo). Una settimana più tardi la Luna è al suo ultimo quarto e, passato
qualche giorno, continuando la sua rincorsa al Sole verrà vista sorgere poco
prima dell’alba, la mattina di ultima visibilità. Segue un intervallo di tempo
in cui la Luna è troppo vicina al Sole per poter essere osservata, dopodiché si
avrà nuovamente una congiunzione.
Fino ad ora abbiamo ignorato l’inclinazione dell’orbita lunare sull’eclittica,
i cui opposti punti di intersezione si chiamano nodi lunari : quello in cui la
Luna passa da sud a nord è detto ascendente, l’altro invece discendente. I nodi

Figura 1.5: Il moto retrogrado della linea dei nodi sul piano dell’eclittica.
o
non sono fissi, ma hanno un moto retrogrado pari a poco più di 1 12 per mese
sinodico (senza che questo modifichi l’angolo di 5o tra i piani delle rispettive
orbite). Di conseguenza, se ad esempio la Luna, una stella fissa ed il nodo
ascendente coincidono sulla sfera celeste in un certo momento, quest’ultimo
sarà raggiunto nuovamente dalla Luna pressappoco tre ore prima della stella,
CAPITOLO 1. LA LUNA DAL PUNTO DI VISTA OSSERVATIVO 10

in un periodo di tempo detto mese draconitico pari a circa 27 51 giorni (in media
27, 21222).1

Figura 1.6: Il percorso della Luna sullo Zodiaco e la differenza tra mese siderale
e mese draconitico.

Da ultimo, poiché lo spostamento della Luna sulla sua orbita non è costante,
bensì varia tra 11, 5o e 15o circa per giorno, è necessario definire un periodo
tra due istanti di massima velocità, che chiamiamo mese anomalistico ed ha
una durata di poco più di 27 12 giorni (in media 27, 554551). Chiameremo
genericamente anomalia lunare gli effetti della variabilità della velocità della
Luna sullo sfondo del cielo delle stelle fisse sulle date in cui avvengono le sizigie
e sui tempi che le separano.

1.2 Le eclissi
Un’eclissi lunare avviene quando la Terra si interpone tra il Sole e la Luna,
privando quest’ultima della luce solare, o, in altre parole, quando la Luna entra
nel cono d’ombra della Terra. Perché ciò accada è necessario che si verifichino
tre condizioni: innanzitutto Sole e Luna devono trovarsi in opposizione rispetto
ad un osservatore terrestre, in secondo luogo la Luna deve essere in prossimità
di uno dei nodi della sua orbita, così da giacere su una linea retta che colleghi
Sole, Terra e, appunto, Luna ed infine tutto ciò deve avvenire in un periodo
di tempo compreso tra il tramonto e l’alba. L’eclissi lunare è un’eclissi “vera”,
ossia chiunque possa vedere la Luna, anche un eventuale osservatore che si trovi
direttamente sul posto, nel momento in cui avviene l’oscuramento si accorge
del fenomeno.
1
L’immagine sottostante è presa da Michael J. Crowe, Theories of the World. From
Antiquity to the Copernican Revolution, Dover (2001).
CAPITOLO 1. LA LUNA DAL PUNTO DI VISTA OSSERVATIVO 11

Un’eclissi solare avviene quando la Luna si interpone tra il Sole e l’osserva-


tore terrestre ed è dunque un fenomeno più soggettivo: un osservatore qualsiasi
che si trovi nello spazio non ravvisa alcun cambiamento nell’aspetto del Sole,
ma vede semplicemente un punto scuro sulla superficie terrestre, là dove la
Luna proietta la sua ombra. Le condizioni perché ciò avvenga sono pertanto

Figura 1.7: Opposizioni Luna-Sole tra due eclissi di Luna consecutive, nei punti
1 e 7. Le orbite dei due corpi celesti, appiattite dal disegno, sono inclinate di
5o una rispetto all’altra e sono complanari solo nei punti toccati volta per volta
dalla linea dei nodi.

più complicate: non solo è necessario che Sole e Luna siano in congiunzione,
che la Luna si trovi sul piano dell’eclittica e che il Sole sia visibile in cielo, ma il
punto di osservazione terrestre deve trovarsi nella fascia che l’ombra della Luna
percorrerà. Per fare delle corrette previsioni a riguardo si devono conoscere le
dimensioni e le distanze relative di Sole, Terra e Luna, questioni estranee all’a-
CAPITOLO 1. LA LUNA DAL PUNTO DI VISTA OSSERVATIVO 12

stronomia babilonese, che infatti, se da una parte è in grado di fornire ottime


previsioni per le eclissi di Luna, dall’altra non può che presentare condizioni
necessarie, ma non sufficienti, per quanto riguarda le eclissi di Sole.2
Abbiamo detto che la principale condizione necessaria affinché si verifichi
un’eclissi lunare, così come solare, è che la Luna si trovi vicino ad uno dei due
nodi durante una sizigia. Prendiamo il caso di un’eclissi lunare e supponiamo
quindi che la Luna sia in opposizione al Sole nel nodo ascendente. La luna
ritornerà in questo punto della sua orbita dopo un mese draconitico, ossia a
grandi linee dopo 27, 21 giorni, ma si troverà nuovamente a 180o di elonga-
zione dal Sole dopo un mese sinodico, vale a dire 29, 53 giorni. Pertanto alla
successiva opposizione la Luna avrà passato il nodo da 2, 32 giorni, ossia sarà
a circa 30o da esso, e così per le seguenti. Alla sesta opposizione la Luna avrà
viaggiato per 6·2, 32 = 13, 92 giorni dopo essere passata per il nodo ascendente
e sarà dunque giunta nei pressi del nodo discendente, dal momento che metà
del mese draconitico equivale a 13, 61 giorni, o, in alternativa, considerando
che la velocità giornaliera media della Luna nel cielo delle stelle fisse è pari a
13o . Quindi in sei mesi una sizigia si sposta da un nodo all’altro e dunque le
possibilità di eclissi cadono generalmente ogni sei mesi sinodici, seppur occa-
sionalmente ogni cinque, essendo il primo intervallo un po’ troppo lungo, come
si vede dalla figura 1.7.

2
Per una trattazione geometrica moderna del problema si veda ad esempio William M.
Smart, Textbook on Spherical Astronomy, Cambridge University Press (1977), pp. 368-401.
Capitolo 2

Astronomia matematica:
l’applicazione ai pianeti

Introduciamo ora gli strumenti con i quali l’astronomia babilonese costruisce


le sue teorie scientifiche e vediamo come questi siano utilizzati nello studio dei
pianeti e dei fenomeni ad essi legati. L’argomento che andiamo ad affrontare è
tutt’altro che banale ed in questo ambito, come vedremo, sono stati raggiunti
risultati sorprendenti, ma il livello di complessità è di molto inferiore a quello
della teoria astronomico-matematica sviluppata riguardo alla Luna. Si pen-
si solo al fatto che, mentre la teoria planetaria ignora la latitudine dei corpi
celesti, larga parte della teoria lunare è dedicata proprio allo studio delle va-
riazioni di questa coordinata, fondamentale ad esempio nella previsione delle
eclissi. Se infatti, come vedremo, un’effemeride planetaria è composta gene-
ralmente da quattro o cinque colonne, una lunare arriva tranquillamente ad
averne diciotto. Può quindi essere d’aiuto, prima di affrontare lo studio intri-
cato dei moti della Luna nell’ultimo capitolo, familiarizzare con alcuni concetti
chiave dell’astronomia babilonese ed analizzare alcune loro applicazioni.

Il sistema di numerazione
Il sistema di numerazione babilonese è in base 60 e di esso conserviamo tut-
t’ora un forte retaggio, evidente nella divisione sessagesimale della misura in
gradi degli angoli, o ancora nella misura del tempo in minuti (pars minuta
prima) e secondi (pars minuta secunda), a testimonianza della forte influenza
che la scienza mesopotamica ha conservato nei secoli. Uno dei grandi contribu-
ti matematici apportati dalla civiltà babilonese consiste nell’invenzione della
notazione posizionale, ad oggi la maniera più pratica di scrivere un numero.
Forse sollecitati dalla scarsa maneggevolezza dei materiali usati per la scrittura

13
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 14

in Mesopotamia1 , o probabilmente per uno sprazzo di intuizione immaginati-


va, i Babilonesi si resero conto del fatto che i loro due simboli per l’unità e le
decine erano sufficienti a rappresentare qualsiasi numero 2 , intero o frazionario,
senza inutili ripetizioni. Ad esempio, il numero 232947,26 si scrive, in base 60:

1, 4, 42, 27; 15, 36 = 1 · 603 + 4 · 602 + 42 · 601 + 27 · 600 + 15 · 60−1 + 36 · 60−2 ,

con la virgola ad indicare la separazione tra le cifre ed il punto e virgola a


marcare il confine tra parte intera e parte frazionaria. In realtà queste conven-
zioni sono state introdotte dagli studiosi moderni e non erano affatto in uso
nel mondo mesopotamico: la distinzione tra differenti gruppi di cifre si basava
sullo spazio lasciato vuoto tra i diversi segni. Lo stesso avveniva per lo zero,
metodo che generava forti ambiguità (lo zero è fondamentale in un sistema
posizionale) e che fu poi sostituito, in epoca tarda, dall’uso di un segno che
può essere considerato una specie di antenato dello zero di invenzione indiana
tutt’oggi in uso.

Lo Zodiaco e l’unità di tempo


Lo Zodiaco babilonese è composto da dodici segni, ognuno dei quali suddiviso
in 30 uš, termine il cui generale significato è ‘lunghezza’ e che viene interpre-
tato, seguendo le moderne consuetudini, come grado (o ). Ogni uš, a sua volta,
può poi essere diviso quante volte si voglia, in accordo con il sistema sessage-
simale, e rappresenta l’unità di misura spaziale. L’intrinseca irregolarità nella
distribuzione delle costellazioni sulla volta celeste viene quindi superata gra-
zie alla definizione di un uniforme sistema di riferimento. A differenza dello
Zodiaco moderno però, basato sull’equinozio di primavera, quello babilonese è
fisso sulla sfera celeste ed è spostato in avanti di circa 5o rispetto a quello in
uso al giorno d’oggi.
L’unità di misura temporale è un trentesimo del mese sinodico lunare, chia-
mato dagli studiosi moderni tithi (τ ), termine sanscrito preso in prestito dall’a-
stronomia indiana, che ne fa uso alla stessa maniera degli scribi babilonesi. Di
questo, così come per l’uš, possiamo considerare frazioni sessagesimali. Grazie
all’introduzione del tithi, che di fatto non corrisponde ad alcun periodo astro-
nomico, si ottengono uniformità e parallelismo tra unità di spazio e di tempo:
1 segno zodiacale = 30 uš e 1 mese = 30 tithis, 12 segni = 360 uš e 12 mesi =
360 tithis. Questo porta una semplificazione non indifferente nel computo del-
le effemeridi: il calendario babilonese è infatti costruito sulla base del periodo
1
Tavolette di argilla soffice, in cui i caratteri venivano incisi con uno stilo prima che
fossero cotte al Sole o in forni.
2
cit. da Boyer [3], p. 31.
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 15

sinodico della Luna, per cui alterna anni di 12 mesi ad altri di 13, composti
sia da mesi di 29 giorni, sia da mesi di 30, determinati sulla base di osserva-
zioni o tramite il calcolo di effemeridi riferite alla sera di prima visibilità della
Luna, poco pratici ai fini dello sviluppo degli algoritmi aritmetici che vedremo
in seguito. Nell’astronomia babilonese un anno solare è composto da 12;22,8
mesi lunari, come vedremo in dettaglio nel capitolo successivo, ossia da 12 mesi
lunari e 11;4 tithis: possiamo pertanto affermare con buona approssimazione
che 1τ = 0; 59 giorni solari.

Lo studio dei fenomeni


Alla base della teoria matematica planetaria sviluppata dai Babilonesi ci sono
due ipotesi, approssimazioni della realtà che come tali erano considerate dagli
scribi e che possiamo così riassumere:

(1) il Sole si muove uniformemente lungo l’eclittica, ossia ci si riferisce esclu-


sivamente al Sole medio;

(2) ogni fenomeno relativo ad un corpo celeste avviene ad una elongazione


fissa rispetto al Sole medio, che è dunque il regolatore dell’intero sistema
planetario.

Nella teoria solare babilonese la stella del nostro sistema si muove lungo l’e-
clittica con velocità variabile, ma questa complicazione viene deliberatamente
ignorata per utilizzare il Sole come un vero e proprio orologio nell’analisi del
moto dei pianeti.
Abbiamo già detto che l’astronomia babilonese ha come oggetto principale
di studio alcuni particolari eventi legati ai corpi celesti, fondamentalmente
Luna, Sole e pianeti, e l’individuazione delle loro periodicità. In particolare,
per i pianeti esterni vengono osservati:

Γ - istante di prima visibilità, ad est poco prima dell’alba, dopo la congiun-


zione col Sole;

Φ - prima stazione, il pianeta è ad ovest quando il Sole sorge, prima dell’op-


posizione;

Θ - opposizione, il pianeta sorge ad est subito dopo il tramonto ed è visibile


praticamente tutta la notte;

Ψ - seconda stazione, il pianeta è ad est quando il Sole tramonta, dopo


l’opposizione;
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 16

Ω - istante di ultima visibilità, ad ovest poco dopo il tramonto, prima della


congiunzione.
Per i pianeti interni:
Ξ - istante di prima visibilità (la sera), ad ovest poco dopo il tramonto, dopo
la congiunzione superiore;3
Ψ - prima stazione, il pianeta è ad ovest quando il Sole tramonta;
Ω - istante di ultima visibilità, ad ovest poco dopo il tramonto, prima della
congiunzione inferiore;4
Γ - istante di prima visibilità (la mattina), ad est poco prima dell’alba, dopo
la congiunzione inferiore;
Φ - seconda stazione, il pianeta è ad est quando il Sole sorge;
Σ - istante di ultima visibilità, ad est poco prima dell’alba, prima della
congiunzione superiore.
I fenomeni considerati avvengono ad intervalli di tempo che chiamiamo tem-
pi sinodici, indicati con ∆T e misurati in tithis, e ad intervalli spaziali che
chiamiamo archi sinodici, indicati con ∆λ e misurati in gradi. Gli strumenti
scientifici osservativi a disposizione degli Scribi per calcolare le distanze sulla
sfera celeste non sono però adatti a garantire un buon livello di precisione ed è
qui che entrano in gioco le ipotesi prima elencate. Posto infatti che ogni feno-
meno è caratteristico di una certa fissa elongazione dal Sole medio, il ripetersi
di un dato fenomeno altro non è che il ritorno del corpo celeste più “rapido”
alla medesima elongazione rispetto all’altro corpo considerato. Così, per i pia-
neti esterni è il Sole che li insegue e li supera volta per volta, nel caso dei
pianeti interni abbiamo una serie di continui sorpassi reciproci, essendo questi
“incatenati” al Sole, mentre per quanto riguarda la Luna è lei stessa ad avvici-
narsi sempre più al Sole per poi lasciarselo alle spalle ogni mese sinodico, come
abbiamo visto nel primo capitolo. Possiamo dunque vedere il tempo sinodico
come una variabile indipendente, misurata senza grandi difficoltà tramite un
orologio ad acqua (il dibdibbu)5 , che grazie al moto uniforme del Sole ci per-
mette di calcolare gli archi sinodici ∆λ. Lo spazio diventa così dipendente dal
tempo, deducibile da quest’ultimo tramite una costante che varia da pianeta
a pianeta, di cui parleremo in dettaglio più avanti.
3
Terra-Sole-pianeta interno
4
Terra-pianeta interno-Sole
5
Si veda ad esempio Britton e Walker [9], pp. 57-59, o per ulteriori approfondimenti
Otto Neugebauer, Studies in Ancient Astronomy. VIII. The Water Clock in Babylonian
Astronomy, Isis, Vol. 37, pp. 37-43 (1947).
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 17

La regola dei Babilonesi


Vediamo ora il processo che porta gli astronomi babilonesi a sviluppare dei
metodi predittivi estremamente efficaci, a partire dalle osservazioni sistemati-
camente registrate sin dall’inizio del primo millennio a.C. fino ai testi mate-
matici dell’era seleucide degli ultimi tre secoli prima di Cristo. Le fondamenta
della teoria poggiano sul fatto, verificato sperimentalmente, che il manifestarsi
di determinati eventi abbia un carattere periodico. Osservando infatti il suc-
cedersi di fenomeni celesti ci si accorge che questi, dopo un certo numero di
anni, a meno di un margine di errore, tornano a verificarsi nelle stesse date, così
come, parallelamente, nella stessa posizione all’interno della fascia zodiacale.
Ad esempio, Giove è in opposizione al Sole il 25 Aprile 176 a.C. in Scorpione
1; 18 e, dopo altre 10 opposizioni, l’undicesima si verifica il 30 Aprile 164 a.C.
in Scorpione 5; 54. Si arriva così a stabilire una relazione a coefficienti interi
tra il corpo celeste oggetto di studio ed il Sole: da una parte il numero Π
di manifestazioni di un certo fenomeno, dall’altra il numero Y di anni, ossia
di attraversamenti dell’intero Zodiaco da parte del Sole, in cui questo viene
osservato. Ad esempio, in prima approssimazione, possiamo dire, riferendoci
ai dati sopra citati, che a 12 anni corrispondono 11 opposizioni di Giove. Si
può inoltre completare l’uguaglianza aggiungendo a Π il numero Z di rotazioni
sulla fascia zodiacale che il fenomeno, non il pianeta, compie in Y anni. La
relazione completa, che chiameremo generalmente regola dei Babilonesi, può
essere espressa nel modo seguente:

Y = iΠ + Z, (2.1)

dove i è il numero intero di anni tra un fenomeno ed il successivo (ad esempio,


per Giove i = 1, per Marte i = 2 e per Mercurio i = 0). La pratica di associare
le ricorrenze di due diversi eventi astronomici, uno dei quali quasi sempre legato
al Sole, costituisce il principale grimaldello attraverso cui gli Scribi babilonesi
accedono ai segreti del cielo.
Allo scopo di chiarire quanto detto finora andiamo ad analizzare la seguente
successione storica di prime stazioni di Giove, ossia dei momenti a cavallo
dell’opposizione al Sole in cui il pianeta si ferma, prima di cominciare il suo
moto retrogrado.

Tabella 2.1: Date e posizioni delle prime stazioni di Giove


dal 154 a.C. al 142 a.C.

Numero Anno a.C. Data Posizione


154 1 Gennaio Vergine 13;56
1 153 1 Febbraio Bilancia 14;13
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 18

2 152 4 Marzo Scorpione 15;21


3 151 8 Aprile Sagittario 18;1
4 150 15 Maggio Capricorno 22;33
5 149 21 Giugno Acquario 28;39
6 148 28 Luglio Ariete 5;15
7 147 2 Settembre Toro 11;2
8 146 6 Ottobre Gemelli 15;6
9 145 6 Novembre Cancro 17;20
10 144 6 Dicembre Leone 18;10
11 142 5 Gennaio Vergine 18;18

Nella figura 2.1 sottostante sono segnate le posizioni sulla fascia zodiacale
(ogni tratto è un intero Zodiaco, ordinato dall’Ariete ai Pesci) del Sole6 e di
Giove7 nei momenti di prima stazione del pianeta elencati nella tabella 2.1
soprastante. Possiamo notare come i due corpi celesti, dopo 12 anni, ritor-

Figura 2.1: Posizioni sullo Zodiaco del Sole e di Giove durante le stazioni
elencate nella tabella 2.1. La figura costituisce una conferma della validità
dell’ipotesi (2), che afferma che un determinato fenomeno avviene sempre alla
medesima elongazione dal Sole.

nino nella posizione di partenza e come conservino sempre, a grandi linee, la


medesima elongazione reciproca, a conferma dell’ipotesi (2).
Per visualizzare la regola dei Babilonesi segniamo graficamente su un ca-
lendario le date della tabella 2.1, come in figura 2.2, dove ogni segmento
rappresenta un anno solare ed ogni freccia un fenomeno, cosicché:
6
indicato con un pallino.
7
indicato con un freccia.
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 19

- Y è il numero di segmenti;

- Π è il numero di frecce successive alla prima;

- i è il numero intero di segmenti tra due frecce consecutive;

- Z è il numero di barre orizzontali, poste in corrispondenza dei gruppi di


i segmenti in cui non compaiono frecce. Quando infatti vengono ”saltati”
i blocchi, significa che la somma degli eccessi rispetto appunto a i anni
solari è arrivata a costituire un anno intero e pertanto il Sole ed il pianeta
considerato si trovano alla elongazione fissata nella posizione zodiacale
di partenza.

Confrontando la figura 2.2 con la 2.3, dove sono riportate le date delle prime
stazioni di Marte dal 181 a.C. al 164 a.C. e dove, ancora una volta, Y , Π, i e Z
hanno la rappresentazione grafica sopra descritta, emergono le due differenti
relazioni

12 anni = 11 fenomeni +1 giro

17 anni = 2·8 fenomeni +1 giro,

con, rispettivamente, i = 1 e i = 2.

Figura 2.2: Successione temporale delle prime stazioni di Giove della tabella
2.1.
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 20

Figura 2.3: Successione temporale delle prime stazioni di Marte nell’arco di 17


anni, dal 181 a.C. al 164 a.C.

I periodi
Poiché, come già detto, il ripetuto manifestarsi di un certo fenomeno altro non
è che il ritorno del Sole alla medesima elongazione dal corpo celeste esaminato,
lo studio di un singolo evento astronomico determina un periodo valido in
generale per qualsiasi fenomeno legato a quello stesso corpo celeste; esso viene
definito come
Π
P = . (2.2)
Z
Questo periodo è invariabile, in quanto legato al moto costante del Sole, oro-
logio regolatore dell’intero sistema planetario. La precisione di (2.2) varia a
seconda di quale margine di errore su Y si consideri accettabile, ossia di quanto
questo si discosti da un numero intero nella regola dei Babilonesi. Ad esempio
Giove, in 12 anni e meno di 5 giorni, ha 11 opposizioni che compiono un giro
della fascia zodiacale, da cui deduciamo che P = 11. In 71 anni meno circa 3
giorni si verificano 65 opposizioni, per un totale di 6 giri della fascia zodiacale,
da cui P = 65/6 = 10; 50.
Per arrivare ai cosiddetti periodi esatti, la cui validità si mantenga immuta-
ta, senza necessitare di tempi di osservazione eccessivamente lunghi, gli scribi
babilonesi effettuano combinazioni lineari di periodi meno precisi ma più bre-
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 21

vi, chiamati anni-scopo (goal-year periods nella letteratura di lingua inglese),


in modo tale che gli errori si compensino. Un primo esempio, facendo rife-
rimento ancora a Giove, è il periodo di 83 anni (con un errore di circa un
giorno) in cui osserviamo 76 opposizioni, con 7 rotazioni sullo Zodiaco, da cui
P = 76/7 = 10; 51, 25, ..., frutto della somma del periodo da 12 e di quello da
71 anni. Il punto di arrivo è però più complesso: se infatti, come riscontrabile
nelle tabelle 2.2 e 2.3, in 12 anni un fenomeno legato a Giove ha un eccesso
di 5o rispetto ad una rotazione completa ed in 71 anni ha invece un ritardo
di 6o rispetto a 6 rotazioni, possiamo ottenere un errore prossimo allo zero
attraverso una combinazione pesata degli anni-scopo:

6 · 12 + 5 · 71 = 427 anni,

in cui avvengono 391 fenomeni che attraversano esattamente 36 volte tutto


lo Zodiaco. Si deduce quindi che il periodo esatto di Giove è 10; 51, 40. Il
risultato è a dir poco notevole: dai dati moderni si riscontra infatti un errore
di posizione pari a circa 5o in eccesso nell’arco di 427 anni.

Tempi ed archi sinodici


Vediamo ora in dettaglio come i diagrammi rappresentati nelle figure 2.1 e 2.2
siano correlati, ovvero come si realizzi la dipendenza, cui abbiamo fatto cenno
in precedenza, dello spazio dal tempo. Il primo è difatti deducibile dal secondo
tramite una costante specifica di ogni pianeta, che siamo in grado di calcolare
grazie alla regola dei Babilonesi. Abbiamo già detto che una rotazione dello
Zodiaco sono 6, 0o ed un anno sono 12; 22, 8 mesi lunari, ossia (6, 0 + e)τ =
6, 11; 4τ , dove e = 11; 4τ è l’eccesso dell’anno solare rispetto all’anno lunare
di 12 mesi. Poiché il moto del Sole è uniforme possiamo stabilire le seguenti
relazioni numeriche tra il tempo ∆T in cui il Sole descrive un arco ∆Λ e l’arco
stesso:
6, 0 + e
∆T = ∆Λ,
6, 0
e e
∆T − ∆Λ = ∆Λ = ∆T.
6, 0 6, 0 + e
Ancora una volta, poiché il ritorno del Sole ad una specifica elongazione ri-
spetto ad un corpo celeste definisce l’arco sinodico ed il tempo sinodico, da
(2.1) si ricava che l’arco medio percorso dal Sole è
 
Y o Z
∆Λ = 6, 0 = i + 6, 0o ,
Π Π
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 22

mentre il tempo medio che intercorre tra due fenomeni consecutivi è


 
Y τ Z
∆T = (6, 0 + e) = i + (6, 0 + e)τ .
Π Π
L’arco sinodico medio del Sole supera quello descritto dal fenomeno di i6, 0o ,
quindi l’arco sinodico medio ed il tempo sinodico medio (ossia l’eccesso su i12
mesi lunari) relativi al fenomeno sono
Z
∆λ = ∆Λ − i6, 0o = 6, 0o ,
Π
Z
∆t = ∆T − i6, 0τ = (6, 0 + e)τ + ieτ .
Π
La loro differenza numerica è, in conclusione,
 
e Z
C = ∆t − ∆λ = ∆T − ∆Λ = ∆T = i + e.
6, 0 + e Π
Nel procedimento visto finora non abbiamo affatto considerato che sommare
tempi ed archi sinodici è un’operazione tutt’altro che rigorosa, essendo il tithi
ed il grado due unità di misura che fanno riferimento a grandezze differenti.
Vediamo ora di reinterpretare il discorso con più accuratezza, trascurando per
un momento la ricerca della metodologia utilizzata dagli astronomi babilonesi.
Ribadiamo che abbiamo a che fare con i seguenti archi e tempi:
∆Λ : l’arco che il Sole descrive tra due fenomeni consecutivi;
∆T : il tempo che intercorre tra due fenomeni consecutivi, ovvero il tempo
che il Sole impiega a percorrere l’arco ∆Λ;
∆λ = ∆Λ − i6, 0o : l’arco sinodico relativo al pianeta, ossia l’angolo tra due
consecutive manifestazioni del fenomeno considerato;
∆t = ∆T − i6, 0τ : il tempo sinodico relativo al pianeta, ossia il tempo,
in eccesso rispetto a i12 mesi lunari, intercorso tra due consecutive
manifestazioni del fenomeno considerato.
Partiamo dal fatto che
6, 0o
(6, 0 + e)τ
è la velocità angolare del Sole, concetto sconosciuto alla scienza babilonese,
espressa in gradi su tithis. Per un qualsiasi pianeta vale dunque la relazione
cinematica
6, 0o
(∆λ + i6, 0o ) = (∆t + i6, 0τ ), (2.3)
(6, 0 + e)τ
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 23

da cui
6, 0o
∆λ = τ
(∆t + i6, 0τ ) − i6, 0o =
(6, 0 + e)
6, 0o
= (∆t + i6, 0τ − i(6, 0 + e)τ ) =
(6, 0 + e)τ
6, 0o
= (∆t − ie),
(6, 0 + e)τ
che possiamo riscrivere nella forma
(6, 0 + e)τ
∆t = ∆λ + ie. (2.4)
6, 0o

È ora il momento di fare un passaggio teoricamente non consentito: riscriviamo


la (2.4) tralasciando le unità di misura nel rapporto 6, 0τ /6, 0o :
 
e
∆t = 1 + ∆λ + ie (2.5)
6, 0o

La (2.5) vale in particolare per i tempi e gli archi sinodici medi e possiamo
presentarla in maniera un po’ più rigorosa definendo ∆λτ come il tempo che
un corpo che si muovesse di 1o/τ impiegherebbe a descrivere l’arco ∆λ:
 
τ
∆λ
∆t = ∆λ + e i + . (2.6)
6, 0o

La (2.3) garantisce il passaggio dai tempi agli archi sinodici, ma è di volta in


volta differente ed inoltre si basa su una moltiplicazione, un’operazione che
rischia di generare errori nel passaggio al sistema sessagesimale. Introduciamo
invece una costante che garantisca una relazione additiva tra spazio e tempo.
Definiamo dunque
 
∆λ Y
C =e i+ o
= · e = ∆t − ∆λτ ,
6, 0 Π

valida per il passaggio da ogni ∆t ad ogni ∆λ, in accordo con l’ipotesi (2),
vista nei paragrafi precedenti, che afferma che i fenomeni avvengono sempre
ad un’elongazione fissa rispetto al Sole medio.
Abbiamo visto che i periodi forniscono dei blocchi la cui cadenza scandisce
il ripetersi di un evento celeste nella medesima data e posizione zodiacale. Il
passo successivo concerne lo studio e la previsione della frequenza dei feno-
meni all’interno dei blocchi stessi. Come già accennato prima, i metodi di
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 24

base dell’astronomia babilonese sono di carattere aritmetico e sono volti non


a determinare la longitudine di un corpo celeste come una funzione continua
λ(t) dipendente dal tempo, cioè alla costruzione di un modello cinematico,
ma a prevedere con precisione il ripetersi di specifici eventi, come i punti di
stazione di un pianeta o i giorni di Luna nuova. Il fatto che sequenze isola-
te di fenomeni costituiscano il soggetto principale della teoria astronomica si
riflette nella costruzione matematica delle effemeridi, in cui vengono applicati
fondamentalmente due diversi metodi interpolativi per il calcolo degli archi e
dei tempi sinodici all’interno dei blocchi definiti dai periodi. Uno, chiamato
Sistema A, utilizza archi sinodici che hanno valori costanti che cambiano in
modo discontinuo in relazione a diverse porzioni di Zodiaco. L’altro metodo, il
Sistema B, opera con archi sinodici la cui ampiezza cresce e decresce alterna-
tivamente in una progressione aritmetica e i cui valori possono dunque essere
considerati come punti di una funzione a zig-zag. Andiamo a vedere più nel
dettaglio di cosa si tratta, tenendo conto che i due metodi vengono utilizzati
contemporaneamente (in particolare nelle città di Babilonia e di Uruk), quindi
la loro nomenclatura non indica in alcun modo una sequenzialità.

2.1 Il Sistema A

Figura 2.4: Un esempio di Sistema A con lo Zodiaco diviso in 4 intervalli.

Il metodo in questione consiste nel dividere la fascia zodiacale in intervalli


α1 , ..., αn (con α1 , ..., αn indichiamo sia l’arco che la sua misura), all’interno
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 25

dei quali il fenomeno studiato si verifica a distanza di archi sinodici ∆λ con


valori w1 , ..., wn costanti. Possiamo dunque rappresentare la lunghezza dell’ar-
co sinodico, dipendente dalla posizione del corpo celeste nello Zodiaco, come
una funzione a gradini (figura 2.4), dove all’arco di Zodiaco α1 è associata la
distanza angolare w1 tra due fenomeni consecutivi, all’arco α2 la distanza w2 e
così via. Supponendo di osservare un fenomeno con longitudine λ0 all’interno

Figura 2.5: La situazione che si verifica nel passaggio da un arco di Zodiaco al


successivo, tra due fenomeni con longitudine λn e λn+1 . Nel caso qui illustrato
l’arco sinodico associato ad αi+1 è maggiore di quello relativo ad αi e pertanto
(wi − x) + wwi+1
i
x > wi . In caso contrario, ossia se wi > wi+1 , λn+1 cadrebbe
prima del cerchio bianco, e non dopo.

del segmento di zodiaco αi , le volte successive esso avverrà con longitudine

λ1 = λ0 + w i , λ2 = λ1 + wi

e così via, finché non si arriva ad una distanza minore di wi dal successivo arco
αi+1 . Poniamo che ciò avvenga al passo n, ossia che λn +wi sconfini nella parte
di fascia zodiacale contenuta in αi+1 . Allora, se λn + wi supera il limite di αi
di una certa quantità x, si dovrà modificare x tramite un coefficiente dato dal
quoziente tra i valori dell’arco sinodico nuovo e di quello vecchio, ossia wi+1 /wi .
Pertanto
wi+1 wi+1
λn+1 = λn + (wi − x) + x = λn + ( − 1)x.
wi wi
La situazione è illustrata in figura 2.5, nell’ipotesi che wi < wi+1 . I tempi
sinodici si calcolano con lo stesso metodo, oppure semplicemente basandosi sul
fatto che la loro differenza con gli archi sinodici è costante, ossia ∆t = ∆λ + C.

Zodiaco diviso in due parti: deduzione dei parametri


Questa che abbiamo descritto è la procedura matematica di compilazione del-
le effemeridi riguardante in generale qualsiasi Sistema A. Vediamo ora, in un
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 26

sistema con lo Zodiaco diviso in due parti, in che modo vengono dedotti i pa-
rametri che stanno alla base del metodo, seguendo quella che presumibilmente
era la prassi degli Scribi.
Innanzitutto, come spiegato in precedenza, si stabilisce, tramite l’osserva-
zione, la regola dei Babilonesi Y = iΠ + Z relativa al corpo celeste considera-
to, grazie alla quale si calcolano il periodo P = Π/Z, ∆t e ∆λ e la costante
C = (i + Z/Π)e, che separa i valori di tempi ed archi sinodici. Tre sono ora le
condizioni essenziali:
Π 6, 0o X αi
P = = = ; (2.7)
Z ∆λ wi
X
αi = 6, 0o ; (2.8)
wi+1 p
= , con (p, q) = 1, p = 2a · 3b · 5c , q = 2d · 3e · 5f (2.9)
wi q
La (2.7) garantisce il rispetto del periodo con cui il fenomeno si manifesta, vero
e proprio pilastro della teoria astronomica che stiamo analizzando, mentre la
(2.8) riflette la divisione dello Zodiaco in diversi archi. La (2.9) infine è dettata
dal fatto che sia wi+1 /wi sia il suo reciproco sono coefficienti utilizzati con fra-
zioni sessagesimali, quindi devono essere riducibili a quozienti che contengano
esclusivamente 2, 3 o 5 come fattori primi distinti tra numeratore e denomina-
tore. Questo per evitare, eseguendo i calcoli, di dover ricorrere a troncamenti
o approssimazioni che portino ad accumulare errori, pregiudicando la precisio-
ne del sistema. Vogliamo determinare, attraverso un vero e proprio processo
iterativo, i valori di α1 , α2 , w1 e w2 . Pertanto affrontiamo un problema con
quattro incognite, motivo per cui, oltre alle tre condizioni sopra elencate, ser-
ve un quarto dato: si registrano dunque, come punto di partenza del calcolo
dei parametri, gli intervalli di tempo minimo e massimo tra un fenomeno ed il
successivo del medesimo tipo, con osservazioni fatte durante un intero ciclo, o
comunque per un numero di anni sufficienti a garantire che l’evento celeste sia
tornato a manifestarsi nella stessa porzione di Zodiaco. A partire da questi,
aumentando un poco il primo valore e diminuendo un poco il secondo perché
i tempi reali siano interpolati il meglio possibile, si fissano ∆t0min e ∆t0max , dai
quali, sottraendo C, ricaviamo i valori provvisori degli archi sinodici:

∆λmin = w10 e ∆λmax = w20 .

A questo punto si trovano le ampiezze degli intervalli in cui è suddivisa la fascia


zodiacale, imponendo le condizioni (2.7) e (2.8), che forniscono un sistema di
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 27

due equazioni in due incognite:


α α20
10
 w10 + w20 = P


(2.10)


α10 + α20 = 6, 0o

Approssimiamo α10 e α20 di modo che siano numeri interi e indichiamoli con
α1 e α2 , sempre considerando che la loro somma dev’essere 360 gradi. Mo-
difichiamo poi il rapporto w20 /w10 nel definitivo w2 /w1 affinché sia rispettata
la condizione 2.9. Calcoliamo ora esplicitamente i valori definitivi degli archi
sinodici risolvendo α
1 α2
 + =P
 w1 w2

 w2 p
=



w1 q
e sommando C arriviamo anche ai tempi sinodici definitivi: ∆tmin e ∆tmax .
Non resta infine che posizionare le estremità dei due archi in cui abbiamo
diviso lo Zodiaco. Su base osservativa vengono collocate circa a metà tra i
punti di massima e minima velocità del fenomeno, cercando il più possibile di
farle combaciare con i confini dei segni zodiacali o, più in generale, con punti
che permettano una certa facilità nella compilazione delle effemeridi relative.
Tramite l’osservazione di diversi tipi di fenomeni consecutivi, ad esempio, nel
caso dei pianeti esterni, Ω, Γ, Φ, Θ, Ψ e di nuovo Ω, è possibile testare in maniera
dettagliata l’efficacia del sistema costruito.

2.1.1 L’esempio di Giove


Per chiarire quanto visto finora può essere utile considerare l’esempio di Giove,
che, dopo la Luna, è il corpo celeste di cui è giunto fino a noi il maggior numero
di effemeridi. In seguito vedremo come queste interpolino con precisione le date
e le posizioni in cielo del primo punto di stazione del pianeta, ma innanzitutto,
seguendo la procedura prima descritta, calcoliamo i parametri su cui il Sistema
A si basa.
Come già accennato in precedenza, un ciclo significativo per Giove è di 83
anni, in cui si manifestano 76 fenomeni che completano 7 giri dello Zodiaco,
ma il periodo esatto, calcolato su 427 anni e 391 fenomeni, è
P = 10; 51, 40.
Ricaviamo dunque che
Z o o 6, 0o
∆λ = ∆Λ − 6, 0 = 6, 0 = ≈ 33; 8, 45o ,
Π P
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 28

Z
∆t = ∆T − 6, 0τ = (6, 0 + e)τ + ieτ ≈ 45; 13, 53τ ,
Π

C = ∆t − ∆λτ ≈ 12; 5, 10 ≈ 12.


Osservando il pianeta abbiamo approssimativamente che gli intervalli di tempo
minimo e massimo tra una stazione e la successiva sono 40; 30τ e 49; 30τ , quindi
poniamo
∆t0min = 42τ , ∆t0max = 48τ ,
da cui

w10 = ∆λmin = ∆t0min − C = 30o , w20 = ∆λmax = ∆t0max − C = 36o .

Risolvendo ora, da 2.10, il sistema


α α20
10
 30 + 36 = 10; 51, 40


α + α = 6, 0o

10 20

otteniamo, senza bisogno di ricorrere a troncamenti o approssimazioni, i valori


definitivi dei due archi in cui dividere lo Zodiaco:

α1 = 2, 35o , α2 = 3, 25o .

Il rapporto w20 /w10 è uguale a 6/5 e rispetta dunque la condizione (2.9),


pertanto il metodo iterativo termina al primo passo. In definitiva:

∆tmin = 42; 5, 10τ , ∆tmax = 48; 5, 10τ , w1 = 30o , w2 = 36o .

Per quanto riguarda la collocazione dei confini dei due segmenti in cui abbiamo
diviso lo Zodiaco, essi vengono posti in Sagittario 0o , dove inizia l’arco veloce,
ed in Gemelli 25o , dove inizia l’arco lento, poiché i punti di massima e minima
velocità si hanno, rispettivamente, nel segno della Vergine ed in quello dei
Pesci.
Andiamo ora ad analizzare una effemeride di Giove relativa ai punti di
prima stazione, classificata in Neugebauer [16] come testo ACT 600, redatta
nell’antica città di Uruk, oggi sito archeologico di Warka, il secondo giorno del
VII mese nell’anno 118 dell’era seleucide, ossia in data 5 Ottobre 193 a.C. La
tavoletta è composta da quattro colonne: nella prima è segnato l’anno, mentre
nella terza il mese ed il giorno; nella seconda abbiamo i tempi sinodici ed
infine la quarta contiene le longitudini zodiacali del fenomeno. Premettiamo
alcune note per rendere più facilmente leggibile la tabella 2.2 che segue, nella
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 29

quale abbiamo aggiunto alcuni dati rispetto all’effemeride originale. Con ‘Data
reale’ si intende l’effettivo giorno in cui il pianeta si ferma, senza però tener
conto delle ore, ragione per la quale i valori della colonna ‘∆t reale’, espressi
in giorni del moderno calendario solare, sono da intendersi approssimati. Le
date relative al Sistema A sono calcolate a partire dal 22 Aprile 198 a.C.
(data secondo il calendario attuale equivalente a quella espressa nel sistema
babilonese trovata sulla tavoletta, come fatto in Aaboe [2]) aggiungendo i valori
della colonna ‘∆t Sist A’ convertiti in giorni dell’anno solare. Le longitudini
della colonna ‘λ reale’ indicano l’effettiva posizione della prima stazione di
Giove nel sistema di riferimento zodiacale nei giorni della colonna ‘Data reale’,
mentre quelle della colonna ‘λ Sist A’ sono le longitudini del fenomeno nelle
date della colonna ‘Data Sist A’, calcolate per l’appunto attraverso il Sistema
A.
Tabella 2.2: Giove, Sistema A. Primo punto di stazione,
anni 198-138 a.C. (ACT 600)

Data reale ∆t reale ∆t Sist A Data Sist A λ reale ∆λ reale ∆λ Sist A λ Sist A λA − λr
CAPITOLO 2.

1 -198, Apr 24 36 48; 5,10 -198, Apr 22 Cap 2;18 33;27 36 Cap 8;6 +5;48
2 -197, Mag 31 37 48; 5,10 -197, Mag 29 Acq 7;38 35;20 36 Acq 14;6 +6;28
3 -196, Lug 7 37 48; 5,10 -196, Lug 3 Pes 14;11 36;33 36 Pes 20;6 +5;55
4 -195, Ago 13 37 48; 5,10 -195, Ago 9 Ari 20;39 36;28 36 Ari 26;6 +5;27
5 -194, Set 17 35 48; 5,10 -195, Set 15 Tor 25;48 35;9 36 Gem 2;6 +6;18
6 -193, Ott 20 33 45; 54,10 -194, Ott 19 Gem 29;3 33;15 33;49 Can 5;55 +6;52
7 -192, Nov 19 30 42; 5,10 -192, Nov 18 Leo 0;34 31;31 30 Leo 5;55 +5;21
8 -191, Dic 19 30 42; 5,10 -191, Dic 20 Ver 0:58 30;24 30 Ver 5;55 +4:57
9 -189, Gen 19 31 42; 5,10 -189, Gen 18 Bil 1;3 30;5 30 Bil 5;55 +4;52
10 -188, Feb 19 31 42; 5,10 -188, Feb 18 Sco 1;39 30;36 30 Sco 5;55 +4;16
11 -187, Mar 24 33 43; 16,10 -187, Mar 21 Sag 3;34 31;55 31;11 Sag 7;6 +3;32
12 -186, Apr 29 36 48; 5,10 -186, Apr 28 Cap 7;19 33;45 36 Cap 13;6 +5;47
13 -185, Giu 5 37 48; 5,10 -185, Giu 3 Acq 12;54 35;35 36 Acq 19;6 +6;12
14 -184, Lug 12 37 48; 5,10 -184, Lug 9 Pes 19;33 36;39 36 Pes 25;6 +5;33
15 -183, Ago 18 37 48; 5,10 -183, Ago 15 Ari 25;53 36;20 36 Tor 1;6 +5;13
16 -182, Sett 22 35 48; 5,10 -182, Set 21 Gem 0;44 34;51 36 Gem 7;6 +6;22
17 -181, Ott 24 32 45; 4,10 -181, Ott 24 Can 3;40 32;56 32;59 Can 10;5 +6;25
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

18 -180, Nov 23 30 42; 5,10 -180, Nov 23 Leo 4;57 31;17 30 Leo 10;5 +5;8
19 -179, Dic 23 30 42; 5,10 -179, Dic 23 Ver 5;15 30;18 30 Ver 10;5 +4;50
20 -177, Gen 23 31 42; 5,10 -177, Gen 23 Bil 5;23 30;8 30 Bil 10;5 +4;42
21 -176, Feb 24 32 42; 5,10 -176, Feb 22 Sco 6;10 30;47 30 Sco 10;5 +3;55
22 -175, Mar 29 33 44; 6,10 -175, Mar 26 Sag 8;22 32;12 32;1 Sag 12;6 +3;44
23 -174, Mag 4 36 48; 5,10 -174, Mag 2 Cap 12;25 34;3 36 Cap 18;6 +5;41
30

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Data reale ∆t reale ∆t Sist A Data Sist A λ reale ∆λ reale ∆λ Sist A λ Sist A λA − λr
24 -173, Giu 11 38 48; 5,10 -173, Giu 7 Acq 18;13 35;48 36 Acq 24;6 +5;53
25 -172, Lug 18 37 48; 5,10 -172, Lug 14 Pes 24;52 36;39 36 Ari 0;6 +5;14
CAPITOLO 2.

26 -171, Ago 23 36 48; 5,10 -171, Ago 19 Tor 1;1 36;9 36 Tor 6;6 +5;5
27 -170, Set 26 34 48; 5,10 -170, Set 24 Gem 5;35 34;34 36 Gem 12;6 +6;31
28 -169, Ott 29 33 44; 14,10 -169, Ott 27 Can 8;15 32;40 32;9 Can 14;15 +6;0
29 -168, Nov 27 29 42; 5,10 -168, Nov 26 Leo 9;21 31;6 30 Leo 14;15 +4;54
30 -167, Dic 28 31 42; 5,10 -167, Dic 27 Ver 9;36 30;15 30 Ver 14;15 +4;39
31 -165, Gen 28 31 42; 5,10 -165, Gen 26 Bil 9;48 30;12 30 Bil 14;15 +4;27
32 -164, Feb 29 32 42; 5,10 -164, Feb 26 Sco 10;46 30;58 30 Sco 14;15 +3;29
33 -163, Apr 3 34 44; 56,10 -164, Mar 31 Sag 13;13 32;27 32;51 Sag 17;6 +3;53
34 -162, Mag 9 36 48; 5,10 -162, Mag 6 Cap 17;31 34;18 36 Cap 23;6 +5;35
35 -161, Giu 16 38 48; 5,10 -161, Giu 12 Acq 23;27 35;56 36 Acq 29;6 +5;39
36 -160, Lug 23 37 48; 5,10 -160, Lug 19 Ari 0;3 36;36 36 Ari 5;6 +5;3
37 -159, Ago 28 36 48; 5,10 -159, Ago 24 Tor 5;59 35;56 36 Tor 11;6 +5;7
38 -158, Ott 1 34 48; 5,10 -158, Sett 29 Gem 10;18 34;19 36 Gem 17;6 +6;48
39 -157, Nov 2 32 43; 24,10 -157, Ott 31 Can 12;44 32;26 31;19 Can 18;25 +5;41
40 -156, Dic 2 30 42; 5,10 -156, Nov 30 Leo 13;43 30;59 30 Leo 18;25 +4;42
41 -154, Gen 1 30 42; 5,10 -155, Dic 31 Ver 13;56 30;13 30 Ver 18;25 +4;29
42 -153, Feb 1 31 42; 5,10 -153, Gen 30 Bil 14;13 30;17 30 Bil 18;25 +4;12
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

43 -152, Mar 4 32 42; 5,10 -152, Mar 1 Sco 15;21 31;8 30 Sco 18;25 +3;4
44 -151, Apr 8 35 45; 46,10 -151, Apr 5 Sag 18;1 32;40 33;41 Sag 22;6 +4;5
45 -150, Mag 15 37 48; 5,10 -150, Mag 11 Cap 22;33 34;32 36 Cap 28;6 +5;33
46 -149, Giu 21 37 48; 5,10 -149, Giu 16 Acq 28;39 36;6 36 Pes 4;6 +5;27
47 -148, Lug 28 37 48; 5,10 -148, Lug 23 Ari 5;15 36;36 36 Ari 10;6 +4;51
48 -147, Set 2 36 48; 5,10 -147, Ago 28 Tor 11;2 35;47 36 Tor 16;6 +5;4
31

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Data reale ∆t reale ∆t Sist A Data Sist A λ reale ∆λ reale ∆λ Sist A λ Sist A λA − λr
49 -146, Ott 6 34 48; 5,10 -146, Ott 3 Gem 15;6 34;4 36 Gem 22;6 +7;0
50 -145, Nov 6 31 42; 34,10 -145, Nov 3 Can 17;20 32;14 30;29 Can 22;35 +5;15
CAPITOLO 2.

51 -144, Dic 6 30 42; 5,10 -144, Dic 3 Leo 18;10 30;50 30 Leo 22;35 +4;25
52 -142, Gen 5 30 42; 5,10 -142, Gen 3 Ver 18;18 30;8 30 Ver 22;35 +4;17
53 -141, Feb 5 31 42; 5,10 -141, Feb 2 Bil 18;34 30;16 30 Bil 22;35 +4;1
54 -140, Mar 9 33 42; 5,10 -140, Mar 5 Sco 19;38 31;4 30 Sco 22;35 +2;57
55 -139, Apr 13 35 46; 36,10 -139, Apr 9 Sag 22;39 33;1 34;31 Sag 27;6 +4;17
56 -138, Mag 20 37 48; 5,10 -138, Mag 16 Cap 27;25 34;46 36 Acq 3;6 +5;31
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI
32
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 33

Riferendoci alla tabella possiamo fare alcune osservazioni. Notiamo innan-


zitutto che l’errore sulla posizione della prima stazione di Giove appare, in
partenza, abbastanza grande: quasi 6o in eccesso. Considerando però che lo
Zodiaco babilonese non coincide con quello moderno, ma è spostato in avanti
di circa 5o , il difetto è del tutto ridimensionato. È davvero molto apprezzabile
il fatto che la differenza tra longitudine calcolata aritmeticamente e longitudi-
ne effettiva si mantenga tra i 3 ed i 7 gradi (e dunque inferiore a 2o in valore
assoluto) per tutti i 60 anni considerati. Una tale stabilità è frutto della preci-
sione con cui viene individuato il periodo del pianeta, della quale abbiamo già
discusso in precedenza. Per lo stesso motivo l’errore sulle date in cui avviene
la stazione, già piuttosto basso fin dall’inizio, si mantiene tale durante l’intera
effemeride, con un massimo di 5 ed un minimo di 0 giorni di discrepanza tra
la data calcolata con il Sistema A e quella reale. Tutto ciò è confermato dal
fatto che gli intervalli in cui gli archi sinodici, quello reale e quello relativo al
Sistema A, hanno un valore superiore alla media, che come abbiamo visto è
circa 33; 8, 45o , grossomodo coincidono e lo stesso vale per i tempi sinodici, la
cui media è circa 45; 14τ o 34 giorni dell’anno solare. Possiamo però anche
vedere come le due ipotesi del moto costante del Sole e della corrispondenza
tra un fenomeno ed un’elongazione fissa siano effettivamente approssimazioni:
infatti la differenza numerica tra ∆t e ∆λ, calcolati con il Sistema A, è fissa
uguale a 12; 5, 10, mentre nella realtà questa differenza è variabile e oscilla ap-
prossimativamente tra 9; 40 e 14; 20. Inoltre dai dati astronomici si vede che
∆λ oscilla tra 29; 52o e 36; 55o (mentre i due valori scelti per gli archi sinodi-
ci sono 30 e 36), mentre ∆t oscilla approssimativamente tra 40; 30τ e 50; 30τ
(mentre i due valori scelti per i tempi sinodici scelti sono 42; 5, 10 e 48; 5, 10).
Infine osserviamo come, ogni 11 stazioni, i valori delle longitudini calcolati con
il Sistema A, se relativi a variazioni di 36 gradi, aumentano di 5o in 5o all’in-
terno del medesimo segno zodiacale, se relativi a variazioni di 30 gradi invece,
di 4; 10o in 4; 10o . Questo altro non è che un effetto della scelta dei valori degli
archi sinodici, nel nostro caso 36 e 30, il cui rapporto, così come quello tra 5 e
4; 10, è 6/5.
Per rendersi conto di quanto il Sistema A sia tutt’ora efficace nel prevedere
date e posizioni di singoli eventi astronomici, analizziamo la tabella 2.3 che
segue, relativa alle prime stazioni di Giove dal 1889 al 1989. Per compilare
questa moderna effemeride abbiamo innanzitutto cambiato i confini, ma non
l’ampiezza, dell’arco lento e di quello veloce all’interno dello Zodiaco, portando-
li avanti di 30o : il primo inizia dunque in Cancro 25o , il secondo in Capricorno
0o . Questo per compensare il moto di precessione degli equinozi, dovuto alla
rotazione dell’asse terrestre, simile a quella di una trottola e pari a circa 360o
in 26000 anni, scoperto da Ipparco e probabilmente sconosciuto ai Babilonesi,
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 34

o quantomeno da essi non preso in considerazione. Abbiamo poi supposto di


aver effettuato un’osservazione praticamente perfetta del pianeta in procinto
di iniziare il suo moto retrogrado il 24 Aprile 1889 in Capricorno 8;6.

Figura 2.6: Mentre 2100 anni fa il segno zodiacale e la relativa costellazione


coincidevano, oggi ciascun settore dello Zodiaco si riferisce alla costellazione
che porta il nome del segno precedente.
Tabella 2.3: Giove, Sistema A. Primo punto di stazione,
anni 1889-1989 (schema riadattato)

Data reale ∆τ reale ∆τ Sist A Data Sist A λ reale ∆λ reale ∆λ Sist A λ Sist A λA − λr
CAPITOLO 2.

1 1889, Apr 24 1889, Apr 24 Cap 8;16 Cap 8;6


2 1890, Mag 30 36 48; 5,10 1890, Mag 30 Acq 12;10 33;54 36 Acq 14;6 +1;56
3 1891, Lug 7 38 48; 5,10 1891, Lug 5 Pes 18;1 35;51 36 Pes 20;6 +2;5
4 1892, Ago 13 37 48; 5,10 1892, Ago 11 Ari 24;56 36;55 36 Ari 26;6 +1;10
5 1893, Set 19 37 48; 5,10 1893, Set 16 Gem 1;27 36;31 36 Gem 2;6 +0;39
6 1894, Ott 24 35 48; 5,10 1894, Ott 23 Can 6;20 34;53 36 Can 8;6 +1;46
7 1895, Nov 25 32 44; 54,10 1895, Nov 25 Leo 9;9 32;49 32;49 Leo 10;55 +1;46
8 1896, Dic 25 30 42; 5,10 1896, Dic 25 Ver 10;13 31;4 30 Ver 10;55 +0;42
9 1898, Gen 24 30 42; 5,10 1898, Gen 25 Bil 10;17 30;4 30 Bil 10;55 +0;38
10 1899, Feb 23 30 42; 5,10 1899, Feb 24 Sco 10;13 29;56 30 Sco 10;55 +0;42
11 1900, Mar 27 32 42; 5,10 1900, Mar 27 Sag 10;52 30;39 30 Sag 10;55 +0;3
12 1901, Apr 30 34 44; 16,10 1901, Apr 28 Cap 13;4 32;12 32;11 Cap 13;6 +0;2
13 1902, Giu 6 37 48; 5,10 1902, Giu 4 Acq 17;15 34;11 36 Acq 19;6 +1;51
14 1903, Lug 14 38 48; 5,10 1903, Lug 10 Pes 23;18 36;3 36 Pes 25;6 +1;48
15 1904, Ago 20 37 48; 5,10 1904, Ago 16 Tor 0;13 36;55 36 Tor 1;6 +0;53
16 1905, Set 25 36 48; 5,10 1905, Set 21 Gem 6;30 36;17 36 Gem 7;6 +0;36
17 1906, Ott 29 34 48; 5,10 1906, Ott 27 Can 11;4 34;34 36 Can 13;6 +2;2
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

18 1907, Dic 1 33 44; 4,10 1907, Nov 29 Leo 13;37 32;33 31;59 Leo 15;5 +1;28
19 1908, Dic 30 29 42; 5,10 1908, Dic 29 Ver 14;31 30;54 30 Ver 15;5 +0;34
20 1910, Gen 29 30 42; 5,10 1910, Gen 29 Bil 14;33 30;2 30 Bil 15;5 +0;32
21 1911, Mar 1 31 42; 5,10 1911, Feb 28 Sco 14;33 30 30 Sco 15;5 +0;32
22 1912, Apr 1 31 42; 5,10 1912, Mar 31 Sag 15;24 30;51 30 Sag 15;5 −0;19
23 1913, Mag 5 34 45; 6,10 1913, Mag 4 Cap 17;50 32;26 33;1 Cap 18;6 +0;16
35

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Data reale ∆τ reale ∆τ Sist A Data Sist A λ reale ∆λ reale ∆λ Sist A λ Sist A λA − λr
24 1914, Giu 11 37 48; 5,10 1914, Giu 9 Acq 22;18 34;28 36 Acq 24;6 +1;48
25 1915, Lug 19 38 48; 5,10 1915, Lug 16 Pes 28;31 36;13 36 Ari 0;6 +1;35
CAPITOLO 2.

26 1916, Ago 25 37 48; 5,10 1916, Ago 21 Tor 5;25 36;54 36 Tor 6;6 +0;41
27 1917, Set 30 36 48; 5,10 1917, Set 26 Gem 11;31 36;6 36 Gem12;6 +0;35
28 1918, Nov 3 34 48; 5,10 1918, Nov 2 Can 15;50 34;19 36 Can 18;6 +2;16
29 1919, Dic 5 32 43; 14,10 1919, Dic 3 Leo 18;9 32;19 31;9 Leo 19;15 +1;6
30 1921, Gen 3 29 42; 5,10 1921, Gen 3 Ver 18;55 30;46 30 Ver 19;15 +0;20
31 1922, Feb 2 30 42; 5,10 1922, Feb 2 Bil 18;54 29;59 30 Bil 19;15 +0;21
32 1923, Mar 5 31 42; 5,10 1923, Mar 5 Sco 18;56 30;2 30 Sco 19;15 +0;19
33 1924, Apr 6 32 42; 5,10 1924, Apr 4 Sag 19;54 30;58 30 Sag 19;15 −0;39
34 1925, Mag 10 34 45; 56,10 1925, Mag 9 Cap 22;31 32;36 33;51 Cap 23;6 +0;35
35 1926, Giu 16 37 48; 5,10 1926, Giu 14 Acq 27;10 34;39 36 Acq 29;6 +1;56
36 1927, Lug 24 38 48; 5,10 1927, Lug 21 Ari 3;31 36;21 36 Ari 5;6 +1;35
37 1928, Ago 30 37 48; 5,10 1928, Ago 26 Tor 10;25 36;54 36 Tor 11;6 +0;41
38 1929, Ott 5 36 48; 5,10 1929, Ott 1 Gem 16;24 35;59 36 Gem 17;6 +0;42
39 1930, Nov 8 34 48; 5,10 1930, Nov 7 Can 20;31 34;7 36 Can 23;6 +2;35
40 1931, Dic 9 31 42; 24,10 1931, Dic 8 Leo 22;38 32;7 30;19 Leo 23;25 +0;47
41 1933, Gen 8 30 42; 5,10 1933, Gen 7 Ver 23;16 30;38 30 Ver 23;25 +0;9
42 1934, Feb 7 30 42; 5,10 1934, Feb 7 Bil 23;12 29;56 30 Bil 23;25 +0;13
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

43 1935, Mar 10 31 42; 5,10 1935, Mar 9 Sco 23;18 30;6 30 Sco 23;25 +0;7
44 1936, Apr 10 31 42; 5,10 1936, Apr 9 Sag 24;26 31;8 30 Sag 23;25 −1;1
45 1937, Mag 15 35 46; 46,10 1937, Mag 14 Cap 27;19 32;53 34;41 Cap 28;6 +0;47
46 1938, Giu 21 37 48; 5,10 1938, Giu 19 Pes 2;15 34;56 36 Pes 4;6 +1;51
47 1939, Lug 29 38 48; 5,10 1939, Lug 25 Ari 8;48 36;33 36 Ari 10;6 +1;18
48 1940, Set 4 37 48; 5,10 1940, Ago 31 Tor 15;41 36;53 36 Tor 16;6 +0;25
36

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Data reale ∆τ reale ∆τ Sist A Data Sist A λ reale ∆λ reale ∆λ Sist A λ Sist A λA − λr
49 1941, Ott 10 36 48; 5,10 1941, Ott 6 Gem 21;27 35;46 36 Gem 22;6 +0;39
50 1942, Nov 12 33 46; 34,10 1942, Nov 10 Can 25;14 33;47 35;29 Can 27;35 +2;21
CAPITOLO 2.

51 1943, Dic 13 31 42; 5,10 1943, Dic 11 Leo 27;4 31;50 30 Leo 27;35 +0;31
52 1945, Gen 12 30 42; 5,10 1945, Gen 10 Ver 27;30 30;26 30 Ver 27;35 +0;5
53 1946, Feb 11 30 42; 5,10 1946, Feb 10 Bil 27;22 29;52 30 Bil 27;35 +0;13
54 1947, Mar 14 31 42; 5,10 1947, Mar 12 Sco 27;34 30;12 30 Sco 27;35 +0;1
55 1948, Apr 15 32 42; 5,10 1948, Apr 12 Sag 28;56 31;22 30 Sag 27;35 −1;21
56 1949, Mag 20 35 47; 36,10 1949, Mag 18 Acq 2;10 33;14 35;31 Acq 3;6 +0;56
57 1950, Giu 26 37 48; 5,10 1950, Giu 23 Pes 7;27 35;17 36 Pes 9;6 +1;39
58 1951, Ago 4 39 48; 5,10 1951, Lug 29 Ari 14;11 36;44 36 Ari 15;6 +0;55
59 1952, Set 9 36 48; 5,10 1952, Set 4 Tor 20;59 36;48 36 Tor 21;6 +0;7
60 1953, Ott 15 36 48; 5,10 1953, Ott 10 Gem 26;29 35;30 36 Gem 27;6 +0;37
61 1954, Nov 17 33 46; 44,10 1954, Nov 15 Can 29;57 33;28 34;39 Leo 1;45 +1;48
62 1955, Dic 18 31 42; 5,10 1955, Dic 16 Ver 1;30 31;33 30 Ver 1;45 +0;15
63 1957, Gen 16 29 42; 5,10 1957, Gen 15 Bil 1;48 30;18 30 Bil 1;45 −0;3
64 1958, Feb 15 30 42; 5,10 1958, Feb 15 Sco 1;40 29;52 30 Sco 1;45 +0;5
65 1959, Mar 18 31 42; 5,10 1959, Mar 17 Sag 1;59 30;19 30 Sag 1;45 −0;14
66 1960, Apr 20 33 42; 26,10 1960, Apr 17 Cap 3;37 31;38 30;21 Cap 2;6 −1;31
67 1961, Mag 25 35 48; 5,10 1961, Mag 23 Acq 7;9 33;32 36 Acq 8;6 +0;57
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

68 1962, Lug 2 38 48; 5,10 1962, Giu 29 Pes 12;41 35;32 36 Pes 14;6 +1;35
69 1963, Ago 9 38 48; 5,10 1963, Ago 4 Ari 19;29 36;48 36 Ari 20;6 +0;37
70 1964, Set 14 36 48; 5,10 1964, Set 10 Tor 26;8 36;39 36 Tor 26;6 −0;2
71 1965, Ott 19 35 48; 5,10 1965, Ott 16 Can 1;19 35;11 36 Can 2;6 +0;47
72 1966, Nov 21 33 45; 54,10 1966, Nov 19 Leo 4;29 33;10 33;49 Leo 5;55 +1;26
73 1967, Dic 22 31 42; 5,10 1967, Dic 20 Ver 5;50 31;21 30 Ver 5;55 +0;5
37

continua nella prossima pagina


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Data reale ∆τ reale ∆τ Sist A Data Sist A λ reale ∆λ reale ∆λ Sist A λ Sist A λA − λr
74 1969, Gen 20 29 42; 5,10 1969, Gen 19 Bil 6;3 30;13 30 Bil 5;55 −0;8
75 1970, Feb 19 30 42; 5,10 1970, Feb 19 Sco 5;58 29;55 30 Sco 5;55 −0;3
CAPITOLO 2.

76 1971, Mar 23 32 42; 5,10 1971, Mar 21 Sag 6;27 30;29 30 Sag 5;55 −0;32
77 1972, Apr 25 33 43; 16,10 1972, Apr 22 Cap 8;19 31;42 31;11 Cap 7;6 −1;13
78 1973, Mag 30 35 48; 5,10 1973, Mag 28 Acq 12;8 33;49 36 Acq 13;6 +0;58
79 1974, Lug 7 38 48; 5,10 1974, Lug 4 Pes 17;52 35;44 36 Pes 19;6 +1;14
80 1975, Ago 14 38 48; 5,10 1975, Ago 9 Ari 24;42 36;50 36 Ari 25;6 +0;24
81 1976, Set 19 36 48; 5,10 1976, Sett 14 Gem 1;12 36;30 36 Gem 1;6 −0;6
82 1977, Ott 24 35 48; 5,10 1977, Ott 21 Can 6;9 34;57 36 Can 7;6 +0;57
83 1978, Nov 25 32 45; 4,10 1978, Nov 23 Leo 9;4 32;55 32;59 Leo 10;5 +1;1
84 1979, Dic 26 31 42; 5,10 1979, Dic 24 Ver 10;15 31;9 30 Ver 10;5 −0;10
85 1981, Gen 24 29 42; 5,10 1981, Gen 23 Bil 10;23 30;8 30 Bil 10;5 −0;18
86 1982, Feb 24 31 42; 5,10 1982, Feb 23 Sco 10;20 29;57 30 Sco 10;5 −0;15
87 1983, Mar 27 31 42; 5,10 1983, Mar 25 Sag 10;55 30;35 30 Sag 10;5 −0;50
88 1984, Apr 29 33 44; 6,10 1984, Apr 27 Cap 12;58 32;3 32;1 Cap 12;6 −0;52
89 1985, Giu 4 36 48; 5,10 1985, Giu 2 Acq 16;58 34 36 Acq 18;6 +1;8
90 1986, Lug 12 38 48; 5,10 1986, Lug 9 Pes 22;51 35;53 36 Pes 24;6 +1;15
91 1987, Ago 19 38 48; 5,10 1987, Ago 14 Ari 29;44 36;53 36 Tor 0;6 +0;22
92 1988, Set 24 36 48; 5,10 1988, Set 19 Gem 6;8 36;24 36 Gem 6;6 −0;2
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

93 1989, Ott 28 34 48; 5,10 1989, Ott 26 Can 10;53 34;45 36 Can 12;6 +1;13
38
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 39

Osservando la tabella si nota che l’errore sulla posizione del fenomeno nello
Zodiaco si mantiene abbastanza basso: in quasi due terzi dei casi è infatti
inferiore a 1o in valore assoluto e la media generale è di solo 0; 48o . Inoltre
varia tra −1; 30o e +2; 30o , con minimo e massimo sostanzialmente stabili e con
un’oscillazione totale di 4o , come nell’effemeride 2.2 riportata in precedenza.
Per quanto riguarda le date, lo sfasamento tra reali e calcolate non supera i 5
giorni (a parte un unico caso in cui si arriva a 6), con una media totale di circa
2 giorni. Il merito di una così buona previsione degli archi e dei tempi sinodici
è da attribuire, ancora una volta, alla precisione con cui il periodo del pianeta
è stato individuato. Infine gli intervalli in cui gli archi sinodici, quelli reali e
quelli relativi al Sistema A, hanno un valore superiore alla media coincidono
pressoché perfettamente.

2.2 Il Sistema B
Come il Sistema A, anche questo metodo riconosce la variabilità degli archi
sinodici (così come dei tempi), i cui valori però, anziché essere considerati
costanti a tratti, vengono visti come punti di una funzione continua a zigzag
y(x) a pendenza fissa d = y(n + 1) − y(n).

Figura 2.7: Un esempio di Sistema B

Indicando con mλ il minimo e con Mλ il massimo di tale funzione, ricaviamo


che la sua media e la sua ampiezza sono, rispettivamente,
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 40

1
µ = (Mλ + mλ ) e ∆ = Mλ − mλ .
2
Supponendo dunque di avere un arco sinodico iniziale y(0) = ∆λ0 , il successivo
sarà
y(1) = ∆λ1 = ∆λ0 + d o y(1) = ∆λ1 = ∆λ0 − d,
a seconda se ci si trovi nel ramo ascendente o discendente, cosicché, partendo
da un fenomeno con longitudine λ0 , il successivo avverrà in
λ1 = λ0 + ∆λ0 , λ2 = λ1 + ∆λ1
e così via, finché non si giunge ad un valore che precede un punto di minimo
o di massimo. Se y(n) = ∆λn è un tale valore, allora
(
Mλ − ((y(n) + d) − Mλ ), se y(n) + d > Mλ
y(n + 1) =
mλ + (mλ − (y(n) − d)), se y(n) − d < mλ
(
2Mλ − y(n) − d, se y(n) + d > Mλ
=
2mλ − y(n) + d, se y(n) − d < mλ
Riferendoci alla funzione continua y(x) che connette linearmente tutti i
valori y(n), possiamo definirne il periodo
2∆
P = .
d
Resta valida la relazione, vista precedentemente, tra archi e tempi sinodici
medi,
∆t = ∆λ + C,
conseguenza del moto del Sole medio e del suo essere l’orologio dell’universo,
ma la costante C può variare tra ramo ascendente e ramo discendente della
funzione y(x).
Descritta la procedura matematica, analizziamo ora, così come fatto per
il Sistema A, la maniera in cui vengono dedotti i parametri caratteristici del
metodo. È importante anzitutto trovare la regola dei Babilonesi Y = iΠ + Z
relativa al corpo celeste considerato, grazie alla quale è poi possibile calcolare
il periodo P = Π/Z, gli archi e i tempi sinodici medi ∆λ e ∆t e la costante C
che permette di ricavare gli uni dagli altri. Ora, dalle registrazioni delle date
in cui avviene il fenomeno, si stabiliscono dei tempi sinodici minimo e massimo
provvisori ∆t0min e ∆t0max , se necessario arrotondandoli ad un numero intero di
tithis, da cui si ottiene, in prima approssimazione,
∆0 = ∆t0max − ∆t0min ,
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 41

0 Z 0 2∆0
d = 2∆ = . (2.11)
Π P
Si arrotonda poi d0 a d, dove d è un numero preferibilmente regolare, ossia con
numeratore e denominatore con unici fattori primi 2, 3 e 5, di modo che anche
il suo inverso sia facilmente moltiplicabile in base 60. In modo da rispettare il
vincolo sul periodo è necessario modificare il valore di ∆0 , ottenendo così
 
1 Π 1
∆= d = P d, (2.12)
2 Z 2
da cui si ricavano i valori definitivi dei tempi e degli archi sinodici:
1 1
∆tmin = ∆t − ∆, ∆tmax = ∆t + ∆,
2 2
1 1
∆λmin = ∆λ + ∆, ∆λmin = ∆λ − ∆.
2 2
Infine, come per il Sistema A vengono determinati i confini degli archi relativi
alle varie velocità del fenomeno lungo l’eclittica, anche qui, tramite osserva-
zioni, si stabiliscono le zone dello Zodiaco in cui i valori degli archi ed i tempi
sinodici crescono o decrescono.

2.2.1 L’esempio di Giove


Per maggiore chiarezza prendiamo ancora una volta in considerazione il pianeta
Giove, deducendone i relativi parametri che portano alla compilazione delle
effemeridi. Dalla regola dei Babilonesi ricaviamo il periodo

P = 10; 51, 40

e successivamente gli archi ed i tempi sinodici medi, assieme alla costante che
li separa:
∆λ ≈ 33; 8, 45o , ∆t ≈ 45; 14τ , C = 12; 5, 15.
Per gli intervalli di tempo minimo e massimo tra un fenomeno e l’altro, a dif-
ferenza di quanto visto per il Sistema A, vengono scelti due valori leggermente
più grandi di quelli forniti dai dati strettamente osservativi, ma in ogni caso
si tratta di numeri interi:

∆t0min = 40τ , ∆t0max = 50τ , ∆0 = 10τ .

Per (2.11) si ha quindi


36
d0 = 20τ = 1; 50, 29, ...τ ,
6, 31
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 42

approssimato successivamente a

d = 1; 48τ ,

da cui, per (2.12),


 
1 6, 31
∆= 1; 48τ = 9; 46, 30τ .
2 36

Infine, utilizzando ∆t e ∆λ, arriviamo a

∆tmin = 40; 20, 45τ , ∆tmax = 50; 7, 15τ

∆λmin = 28; 15, 30o , ∆λmax = 38; 2, 0o .


Poiché i punti di massima e minima velocità del fenomeno si hanno, rispet-
tivamente, nel segno della Vergine ed in quello dei Pesci, avremo che l’arco
ascendente e quello discendente cominciano a grandi linee in queste parti dello
Zodiaco.
Riportiamo ora un’effemeride di Giove relativa ai punti di opposizione ri-
spetto al Sole, classificata da Neugebauer in [16] come testo ACT 620, redatta
anch’essa, come quella analizzata riguardo al Sistema A, ad Uruk, prima del-
l’anno 127 dell’era seleucide, ossia il 184 a.C. La tavoletta è composta da cinque
colonne: nella prima è segnato l’anno, mentre nella terza il mese ed il giorno;
nella seconda e nella quarta abbiamo i tempi e gli archi sinodici ed infine la
quinta contiene le longitudini zodiacali del fenomeno. Per la conversione da
data babilonese a data moderna nella tabella 2.4 che segue mi sono basato su
quanto fatto da Aaboe in [2] per l’ACT 600, in cui si passa da S.E. 127 III
22;48,50 al 9 Luglio 184 a.C. Ho pertanto tradotto S.E. 127 V 27;36 aggiun-
gendo al 9 Luglio 64;38,46 tithis, ossia circa 63 giorni, ottenendo così la data
del 10 Settembre 184 a.C. con cui l’effemeride comincia. Per il resto valgono
le stesse premesse fatte per la tabella 2.2.
Tabella 2.4: Giove, Sistema B. Opposizione, anni 184-117
a.C. (ACT 620)

Data reale ∆τ reale ∆τ Sist B Data Sist B λ reale ∆λ reale ∆λ Sist B λ Sist B λB − λr
CAPITOLO 2.

1 -184, Set 10 36 49;42 -184, Set 10 Pes 14;29 36;34 37;37 Pes 24;31 +10;2
2 -183, Ott 17 37 47;54 -183, Ott 16 Ari 20;48 36;19 35;49 Gem 0;20 +9;32
3 -182, Nov 20 34 46;6 -182, Nov 20 Tor 25;40 34;52 34;1 Gem 4;21 +8;41
4 -181, Dic 23 33 44;18 -181, Dic 22 Gem 28;39 32;59 32;13 Can 6;34 +7;55
5 -179, Gen 22 30 42;30 -179, Gen 22 Leo 0;0 31;21 30;25 Leo 6;59 +6;59
6 -178, Feb 22 31 40;42 -178, Feb 20 Ver 0;21 30;21 28;37 Ver 5;36 +5;15
7 -177, Mar 25 33 41; 47,30 -177, Mar 22 Bil 0;31 30;10 29;42 Bil 5;18 +4;47
8 -176, Apr 25 31 43; 35,30 -176, Apr 23 Sco 1;18 30;47 31;30 Sco 6;48 +5;30
9 -175, Mag 29 34 45; 23,30 -175, Mag 27 Sag 3;29 32;11 33;18 Sag 10;6 +6;37
10 -174, Lug 4 36 47; 11,30 -174, Lug 2 Cap 7;29 34;0 35;6 Cap 15;12 +7;43
11 -173, Ago 10 37 48; 59,30 -173, Ago 8 Acq 13;13 35;44 36;54 Acq 22;6 +8;53
12 -172, Sett 16 37 49;27 -172, Sett 15 Pes 19;49 36;36 37;22 Pes 29;28 +9;39
13 -171, Ott 22 36 47;39 -171, Ott 21 Ari 25;56 36;7 35;34 Tor 5;2 +9,6
14 -170, Nov 25 34 45;51 -170, Nov 24 Gem 0;31 34;35 33;46 Gem 8;48 +8;17
15 -169, Dic 27 32 44;3 -169, Dic 26 Can 3;15 32;44 31;58 Can 10;46 +7;31
16 -167, Gen 26 30 42;15 -167, Gen 26 Leo 4;25 31;10 30;10 Leo 10;56 +6;31
17 -166, Feb 26 31 40;27 -166, Feb 24 Ver 4;42 30;17 28;22 Ver 9;18 +4;36
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

18 -165, Mar 29 31 42; 2,30 -165, Mar 26 Bil 4;56 30;14 29;57 Bil 9;15 +4;19
19 -164, Apr 30 32 43; 50,30 -164, Apr 27 Sco 5;54 30;58 31;45 Sco 11;0 +5;6
20 -163, Giu 3 34 45; 38,30 -163, Mag 31 Sag 8;19 32;25 33;33 Sag 14;33 +6;14
21 -162, Lug 9 36 47; 26,30 -162, Lug 6 Cap 12;34 34;15 35;21 Cap 19;54 +7;20
22 -161, Ago 15 37 49; 14,30 -161, Ago 13 Acq 18;26 35;52 37;9 Acq 27;3 +8;43
23 -160, Set 21 37 49;12 -160, Set 19 Pes 24;59 36;33 37;7 Ari 4;10 +9;11
43

continua nella prossima pagina


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Data reale ∆τ reale ∆τ Sist B Data Sist B λ reale ∆λ reale ∆λ Sist B λ Sist B λB − λr
24 -159, Ott 27 36 47;24 -159, Ott 25 Tor 0;54 35;55 35;19 Tor 9;29 +8;35
25 -158, Nov 30 34 45;36 -158, Nov 28 Gem 5;14 34;20 33;31 Gem 13;0 +7;46
CAPITOLO 2.

26 -156, Gen 1 32 43;48 -157, Dic 30 Can 7;44 32;30 31;43 Can 14;43 +6;59
27 -155, Gen 31 30 42;0 -155, Gen 30 Leo 8;47 31;3 29;55 Leo 14;38 +5;51
28 -154, Mar 2 30 40; 29,30 -154, Feb 28 Ver 9;3 30;16 28;24 Ver 13;2 +3;59
29 -153, Apr 3 32 42; 17,30 -153, Mar 31 Bil 9;21 30;18 30;12 Bil 13;14 +3;53
30 -152, Mag 4 31 44; 5,30 -152, Mag 2 Sco 10;29 31;8 32;0 Sco 15;14 +4;45
31 -151, Giu 8 35 45; 54,30 - 151, Giu 5 Sag 13;7 32;38 33;48 Sag 19;2 +5;55
32 -150, Lug 14 36 47; 41,30 -150, Lug 11 Cap 17;36 34;29 35;36 Cap 24;38 +7;2
33 -149, Ago 21 38 49; 29,30 -149, Ago 18 Acq 23;37 36;1 37;24 Pes 2;2 +8;25
34 -148, Set 26 36 48;57 -148, Set 24 Ari 0;10 36;33 36;52 Ari 8;54 +8;44
35 -147, Nov 1 36 47;9 -147, Ott 29 Tor 5;57 35;47 35;4 Tor 13;58 +8;1
36 -146, Dic 4 33 45;21 -146, Dic 2 Gem 10;3 34;6 33;16 Gem 17;14 +7;11
37 -144, Gen 5 32 43;33 -144, Gen 3 Can 12;21 32;18 31;28 Can 18;42 +6;21
38 -143, Feb 4 30 41;45 -143, Feb 2 Leo 13;14 30;53 29;40 Leo 18;22 +5;8
39 -142, Mar 7 31 40; 44,30 -142, Mar 3 Ver 13;25 30;11 28;39 Ver 17;1 +3;36
40 -141, Apr 7 31 42; 32,30 -141, Apr 3 Bil 13;42 30;17 30;27 Bil 17;28 +3;46
41 -140, Mag 9 32 44; 20,30 -140, Mag 5 Sco 14;55 31;13 32;15 Sco 19;43 +5;48
42 -139, Giu 13 35 46; 8,30 -139, Giu 9 Sag 17;44 32;49 34;3 Sag 23;46 +6;2
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

43 -138, Lug 19 36 47; 56,30 -138, Lug 15 Cap 22;27 34;43 35;51 Cap 29;37 +7;10
44 -137, Ago 26 38 49; 44,30 -137, Ago 22 Acq 28;40 36;13 37;39 Pes 7;16 +9;36
45 -136, Ott 1 36 48;42 -136, Set 28 Ari 5;17 36;37 36;37 Ari 13;53 +9;36
46 -135, Nov 5 35 46;54 -135, Nov 2 Tor 10;57 35;40 34;49 Tor 18;42 +7;45
47 -134, Dic 9 34 45;6 -134, Dic 5 Gem 14;52 33;55 33;1 Gem 21;43 +6;51
48 -132, Gen 10 31 43;18 -132, Gen 7 Can 16;56 32;4 31;13 Can 22;56 +6;0
44

continua nella prossima pagina


continua dalla pagina precedente
Data reale ∆τ reale ∆τ Sist B Data Sist B λ reale ∆λ reale ∆λ Sist B λ Sist B λB − λr
49 -131, Feb 8 29 41;30 -131, Feb 5 Leo 17;40 30;44 29;25 Leo 22;21 +4;41
50 -130, Mar 11 31 40; 59,30 -130, Mar 7 Ver 17;47 30;7 28;54 Ver 21;15 +3;28
CAPITOLO 2.

51 -129, Apr 12 32 42; 47,30 -129, Apr 7 Bil 18;9 30;22 30;42 Bil 21;57 +3;48
52 -128, Mag 14 32 44; 35,30 -128, Mag 10 Sco 19;33 31;24 32;30 Sco 24;27 +4;54
53 -127, Giu 18 35 46; 23,30 -127, Giu 14 Sag 22;38 33;5 34;18 Sag 28;45 +6;7
54 -126, Lug 24 36 48; 11,30 -126, Lug 20 Cap 27;37 34;59 36;6 Acq 4;51 +7;14
55 -125, Ago 31 38 49; 59,30 -125, Ago 27 Pes 4;0 36;23 37;54 Pes 12;45 +8;45
56 -124, Ott 6 36 48;27 -124, Ott 2 Ari 10;33 36;33 36;22 Ari 19;7 +8;34
57 -123, Nov 10 35 46;39 -123, Nov 6 Tor 15;58 35;25 34;34 Tor 23;41 +7;43
58 -122, Dic 13 33 44;51 -122, Dic 9 Gem 19;34 33;36 32;46 Gem 26;27 +6;53
59 -120, Gen 14 31 43;3 -120, Gen 10 Can 21;22 31;48 30;58 Can 27;25 +5;43
60 -119, Feb 13 30 41;15 -119, Feb 9 Leo 21;57 30;35 29;10 Leo 26;35 +4;38
61 -118, Mar 15 30 41; 14,30 -118, Mar 11 Ver 22;4 30;7 29;9 Ver 25;44 +3;40
62 -117, Apr 16 32 43; 2,30 -117, Apr 11 Bil 22;34 30;30 30;57 Bil 26;41 +4;7
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI
45
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 46

Da questi dati possiamo notare come l’errore iniziale in longitudine sia


molto alto, pari addirittura a 10o , evidente nonostante la riduzione a 5o consi-
derando il riposizionamento dello Zodiaco moderno. Questo può essere dovuto
ad una previsione incorretta fatta a seguito di difficoltà atmosferiche che hanno
impedito l’osservazione diretta del fenomeno. Va però sottolineato che l’errore
rimane stabile, così come si è riscontrato nella tabella 2.2, con una variazione
di circa 5-6 gradi nell’arco di un’oscillazione della funzione a zigzag. Come già
ricordato, questo fatto è dovuto alla precisione nell’individuazione del periodo
legato al pianeta, che inoltre garantisce sfasamenti non superiori ai 5 giorni per
quanto riguarda le date in cui avviene l’opposizione. La differenza tra tempi
ed archi sinodici calcolati con il Sistema B è di 12;5 negli archi zodiacali in
cui il fenomeno ”rallenta”, di 12;5,30 negli archi zodiacali in cui il fenomeno
”accelera”, mentre la differenza tra ∆t e ∆λ nella realtà oscilla approssimati-
vamente tra 10;10 e 14;0, il che conferma la bontà della scelta di C = 12; 5, 15.
Secondo i dati reali gli archi sinodici variano tra 29; 54o e 36; 51o , mentre con il
Sistema B risultano compresi tra 28; 22o e 37; 54o (le velocità minima e massi-
ma scelte sono, rispettivamente, 28; 15, 30o e 38; 2o ), quindi possiamo dire che
la corrispondenza è piuttosto buona e lo stesso vale per i tempi sinodici.
Per renderci però davvero conto dell’efficacia del metodo di previsione di
date e posizioni del fenomeno, così come già fatto per il Sistema A, conside-
riamo la tabella 2.5, un’effemeride moderna relativa alle opposizioni di Giove
dal 1903 al 1992. Ancora una volta abbiamo dovuto tener conto della preces-
sione degli equinozi, spostando quindi di un segno zodiacale i rami ascendente
e discendente delle funzioni che individuano i valori degli archi e dei tempi
sinodici. Abbiamo poi supposto di aver effettuato un’osservazione perfetta del
pianeta in procinto di iniziare il suo moto retrogrado il 12 Settembre 1903 in
Pesci 18;18, in modo tale da avere un errore iniziale nullo nella datazione del
fenomeno e sulla sua posizione. I valori iniziali di ∆t e ∆λ sono arbitrari.
Tabella 2.5: Giove, Sistema B. Opposizione, anni 1903-
1992 (schema riadattato)

Data reale ∆τ reale ∆τ Sist B Data Sist B λ reale ∆λ reale ∆λ Sist B λ Sist B λB − λr
CAPITOLO 2.

1 1903, Set 12 1903, Set 12 Pes 18;18 Pes 18;18


2 1904, Ott 18 36 49;54 1904, Ott 20 Ari 25;9 36;51 37;49 Ari 27;7 +1;58
3 1905, Nov 24 37 48;6 1905, Nov 25 Gem 1;25 36;16 36;1 Gem 3;8 +1;43
4 1906, Dic 28 34 46;18 1906, Dic 30 Can 6;0 34;35 34;13 Can 7;21 +1;21
5 1908, Gen 29 32 44;30 1908, Feb 1 Leo 8;36 32;36 32;25 Leo 9;46 +1;10
6 1909, Feb 28 30 42;42 1909, Mar 4 Ver 9;35 30;59 30;37 Ver 10;23 +0;48
7 1910, Mar 31 31 40;54 1910, Apr 2 Bil 9;39 30;4 28;49 Bil 9;12 −0;27
8 1911, Mag 1 31 41; 35,30 1911, Mag 2 Sco 9;41 30;2 29;30 Sco 8;42 −0;59
9 1912 Giu 1 31 43; 23,30 1912, Giu 3 Sag 10;32 30;51 31;18 Sag 10;0 −0;32
10 1913, Lug 5 34 45; 11,30 1913, Lug 6 Cap 12;57 32;25 33;6 Cap 13;6 +0;12
11 1914, Ago 10 36 46; 59,30 1914, Ago 11 Acq 17;21 34;24 34;54 Acq 18;0 +0;39
12 1915, Set 17 38 48; 47,30 1915, Set 17 Pes 23;30 36;9 36;42 Pes 24;42 +1;12
13 1916, Ott 24 37 49;39 1916, Ott 25 Tor 0;21 36;51 37;34 Tor 2;16 +1;55
14 1917, Nov 29 36 47;51 1917, Nov 30 Gem 6;26 36;5 35;46 Gem 8;2 +1;36
15 1919, Gen 2 34 46;3 1918, Gen 3 Can 10;46 34;20 33;58 Can 12;0 +1;14
16 1920, Feb 3 32 44;15 1920, Feb 5 Leo 13;9 32;23 32;10 Leo 14;10 +1;1
17 1921, Mar 5 30 42;27 1921, Mar 8 Ver 13;59 30;50 30;22 Ver 14;32 +0;33
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

18 1922, Apr 4 30 40;39 1922, Apr 6 Bil 14;0 30;1 28;34 Bil 13;6 −0;54
19 1923, Mag 5 31 41; 50,30 1923, Mag 6 Sco 14;4 30;4 29;45 Sco 12;51 −1;13
20 1924, Giu 6 32 43; 38,30 1924, Giu 7 Sag 15;2 30;58 31;33 Sag 14;24 −0;38
21 1925, Lug 10 34 45; 26,30 1925, Lug 11 Cap 17;37 32;35 33;21 Cap 17;45 +0;8
22 1926, Ago 15 36 47; 14,30 1926, Ago 16 Acq 22;13 34;36 35;9 Acq 22;54 +0;41
23 1927, Set 22 38 49; 2,30 1927, Set 22 Pes 28;30 36;17 36;57 Pes 29;51 +1;21
47

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Data reale ∆τ reale ∆τ Sist B Data Sist B λ reale ∆λ reale ∆λ Sist B λ Sist B λB − λr
24 1928, Ott 29 37 49;24 1928, Ott 30 Tor 5;21 36;51 37;19 Tor 7;10 +1;49
25 1929, Dic 3 35 47;36 1929, Dic 4 Gem 11;19 35;58 35;31 Gem 12;41 +1;22
CAPITOLO 2.

26 1931, Gen 6 34 45;48 1931, Gen 8 Can 15;28 34;9 33;43 Can 16;24 +0;56
27 1932, Feb 7 32 44;0 1932, Feb 9 Leo 17;39 32;11 31;55 Leo 18;19 +0;40
28 1933, Mar 9 30 42;12 1933, Mar 12 Ver 18;20 30;41 30;7 Ver 18;26 +0;6
29 1934, Apr 8 30 40;24 1934, Apr 9 Bil 18;19 29;59 28;19 Bil 16;45 −1;34
30 1935, Mag 10 32 42; 5,30 1935, Mag 10 Sco 18;26 30;7 30;0 Sco 16;45 −1;41
31 1936, Giu 10 31 43; 53,30 1936, Giu 11 Sag 19;34 31;8 31;48 Sag 18;33 −1;1
32 1937, Lug 15 35 45; 41,30 1937, Lug 15 Cap 22;25 32;51 33;36 Cap 22;9 −0;16
33 1938, Ago 21 37 47; 29,30 1938, Ago 20 Acq 27;18 34;53 35;24 Acq 27;33 +0;15
34 1939, Set 27 37 49; 17,30 1939, Set 27 Ari 3;46 36;28 37;12 Ari 4;45 +0;59
35 1940, Nov 3 37 49;9 1940, Nov 3 Tor 10;36 36;50 37;4 Tor 11;49 +1;13
36 1941, Dic 8 35 47;21 1941, Dic 9 Gem 16;22 35;46 35;16 Gem 17;5 +0;43
37 1943, Gen 11 34 45;33 1943, Gen 12 Can 20;12 33;50 33;28 Can 20;33 +0;21
38 1944, Feb 11 31 43;45 1944, Feb 13 Leo 22;5 31;53 31;40 Leo 22;13 +0;8
39 1945, Mar 13 30 41;57 1945, Mar 15 Ver 22;34 30;29 29;52 Ver 22;5 −0;29
40 1946, Apr 13 31 40; 32,30 1946, Apr 12 Bil 22;29 29;55 28;27 Bil 20;32 −1;57
41 1947, Mag 14 31 42; 20,30 1947, Mag 13 Sco 22;42 30;13 30;15 Sco 20;47 −1;55
42 1948, Giu 15 32 44; 8,30 1948, Giu 15 Sag 24;4 31;22 32;3 Sag 22;50 −1;14
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

43 1949, Lug 20 35 45; 56,30 1949, Lug 19 Cap 27;16 33;12 33;51 Cap 26;41 −0;35
44 1950, Ago 26 37 47; 44,30 1950, Ago 24 Pes 2;29 35;13 35;39 Pes 2;20 −0;9
45 1951, Ott 3 38 49; 32,30 1951, Ott 1 Ari 9;9 36;40 37;27 Ari 9;47 +0;38
46 1952, Nov 8 36 48;54 1952, Nov 7 Tor 15;55 36;46 36;49 Tor 16;36 +0;41
47 1953, Dic 13 35 47;6 1953, Dic 13 Gem 21;24 35;29 35;1 Gem 21;37 +0;13
48 1955, Gen 15 33 45;18 1955, Gen 15 Can 24;54 33;30 33;13 Can 24;50 −0;4
48

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Data reale ∆τ reale ∆τ Sist B Data Sist B λ reale ∆λ reale ∆λ Sist B λ Sist B λB − λr
49 1956, Feb 16 32 43;30 1956, Feb 16 Leo 26;32 31;38 31;25 Leo 26;15 −0;17
50 1957, Mar 17 29 41;42 1957, Mar 18 Ver 26;53 30;21 29;37 Ver 25;52 −1;1
CAPITOLO 2.

51 1958, Apr 17 31 40; 47,30 1958, Apr 16 Bil 26;47 29;54 28;42 Bil 24;34 −2;13
52 1959, Mag 18 31 42; 35,30 1959, Mag 17 Sco 27;8 30;21 30;30 Sco 25;4 −2;4
53 1960, Giu 20 33 44; 23,30 1960, Giu 19 Sag 28;44 31;36 32;18 Sag 27;32 −1;12
54 1961, Lug 25 35 46; 11,30 1961, Lug 24 Acq 2;14 33;30 34;6 Acq 1;38 −0;36
55 1962, Ago 31 37 47; 59,30 1962, Ago 30 Pes 7;43 35;29 35;54 Pes 7;32 −0;11
56 1963, Ott 8 38 49; 47,30 1963, Ott 7 Ari 14;26 36;43 37;42 Ari 15;14 +0;48
57 1964, Nov 13 36 48;39 1964, Nov 13 Tor 21;3 36;37 36;34 Tor 21;48 +0;45
58 1965, Dic 18 35 46;51 1965, Dic 18 Gem 26;15 35;12 34;46 Gem 26;34 +0;19
59 1967, Gen 20 33 45;3 1967, Gen 21 Can 29;27 33;12 32;58 Can 29;32 +0;5
60 1968, Feb 20 31 43;15 1968, Feb 21 Ver 0;53 31;26 31;10 Ver 0;42 −0;11
61 1969, Mar 21 29 41;27 1969, Mar 23 Bil 1:9 30;16 29;22 Bil 0;2 −1;7
62 1970, Apr 21 31 41; 2,30 1970, Apr 22 Sco 1;6 29;57 28;57 Sco 28;59 −2;7
63 1971, Mag 23 32 42; 50,30 1971, Mag 23 Sag 1;36 30;30 30;45 Sag 29;44 −1;52
64 1972, Giu 24 32 44; 38,30 1972, Giu 25 Cap 3;27 31;51 32;33 Cap 2;17 −1;10
65 1973, Lug 30 36 46; 26,30 1973, Lug 30 Acq 7;12 33;45 34;21 Acq 6;38 −0;34
66 1974, Set 5 37 48; 14,30 1974, Set 4 Pes 12;53 35;41 36;9 Pes 12;47 −0;6
67 1975, Ott 13 38 50; 2,30 1975, Ott 13 Ari 19;39 36;46 37;57 Ari 20;44 +1;5
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI

68 1976, Nov 18 36 48;24 1976, Nov 18 Tor 26;7 36;28 36;19 Tor 27;3 +0;56
69 1977, Dic 23 35 46;36 1977, Dic 23 Can 1;4 34;57 34;31 Can 1;34 +0;30
70 1979, Gen 24 32 44;48 1979, Gen 25 Leo 4;2 32;58 32;43 Leo 4;17 +0;15
71 1980, Feb 24 31 43;0 1980, Feb 26 Ver 5;17 31;15 30;55 Ver 5;12 +0;5
72 1981, Mar 26 30 41;12 1981, Mar 27 Bil 5;29 30;12 29;7 Bil 4;19 −1;10
73 1982, Apr 26 31 41; 17,30 1982, Apr 26 Sco 5;28 29;59 29;12 Sco 3;31 −1;57
49

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Data reale ∆τ reale ∆τ Sist B Data Sist B λ reale ∆λ reale ∆λ Sist B λ Sist B λB − λr
74 1983, Mag 27 31 43; 5,30 1983, Mag 28 Sag 6;3 30;35 31;0 Sag 4;31 −1;32
75 1984, Giu 29 33 44; 53,30 1984, Giu 30 Cap 8;5 32;2 32;48 Cap 7;19 −0;46
CAPITOLO 2.

76 1985, Ago 4 36 46; 41,30 1985, Ago 4 Acq 12;2 33;57 34;36 Acq 11;55 −0;7
77 1986, Set 10 37 48; 29,30 1986, Set 10 Pes 17;52 35;50 36;24 Pes 18;19 +0;27
78 1987, Ott 18 38 49;57 1987, Ott 18 Ari 24;40 36;48 37;52 Ari 26;11 +1;31
79 1988, Nov 23 36 48;9 1988, Nov 23 Gem 1;3 36;23 36;4 Gem 2;15 +1;12
80 1989, Dic 27 34 46;21 1989, Dic 28 Can 5;49 34;46 34;16 Can 6;31 +0;42
81 1991, Gen 29 33 44;33 1991, Gen 30 Leo 8;35 32;56 32;28 Leo 8;59 +0;24
82 1992, Feb 29 31 42;45 1992, Mar 1 Ver 9;41 30;6 30;40 Ver 9;39 −0;2
ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI
50
CAPITOLO 2. ASTRONOMIA MATEMATICA: I PIANETI 51

Possiamo subito notare che l’errore sulla posizione del fenomeno nello Zo-
diaco si mantiene generalmente basso: per più della metà dei casi è infatti
inferiore a 1o in valore assoluto, con una media totale di 0; 53o . Inoltre varia
tra −2; 13o e +1; 58o , con minimo e massimo sostanzialmente stabili ed un’o-
scillazione di poco più di 4o . Per quanto riguarda le date, lo sfasamento tra
quelle in cui avviene realmente il fenomeno e quelle calcolate aritmeticamente
non supera i 3 giorni (ad eccezione di un unico caso in cui si arriva a 4), con una
media totale di un solo giorno di discrepanza. La riprova di una tale precisione
sta anche nel fatto che gli intervalli in cui i tempi sinodici, quelli reali e quelli
relativi al Sistema B, hanno valori superiori alla media coincidono quasi alla
perfezione, così come i tratti in cui ∆t cresce o decresce. Merito sempre del
ciclo sinodico del pianeta, anche qui rispettato con grande precisione: dopo 83
anni, il 18 Ottobre 1987, Giove si trova ancora a 180o di elongazione rispetto
al Sole in Ariete 24; 40. In questo tempo si sono verificate 77 opposizioni ed il
fenomeno ha percorso 6 volte l’intera fascia zodiacale. Lo schema indica che
l’opposizione avviene il 17 Ottobre 1987, quando il pianeta si trova in Ariete
26; 11, ossia abbiamo un errore di 1 giorno su 83 anni e di 1; 31o sui 2160 che
corrispondono a 6 giri.
Capitolo 3

Lo studio della Luna

Il risultato di più notevole livello scientifico raggiunto dall’astronomia babilo-


nese è sicuramente la costruzione di una teoria unitaria e rigorosa riguardante
la Luna, concentrata in particolare sulla determinazione dei momenti di pri-
ma visibilità, importanti per la compilazione del calendario, e sulla previsione
delle eclissi. I due problemi, in apparenza distinti, sono in realtà strettamente
collegati: infatti nel mezzo di ogni intervallo di invisibilità, tra falce calante e
crescente, si verifica una congiunzione Luna-Sole, la considerazione della quale
porta specularmente al computo delle opposizioni, che, unitamente al moto
lunare in latitudine, costituisce la base dello studio delle eclissi. Entrambe
le questioni sono dunque affrontate a partire dai medesimi strumenti e con i
metodi che già abbiamo visto applicati allo studio dei pianeti: l’individuazione
delle periodicità di alcuni fenomeni e la costruzione di corrispondenze tra essi
attraverso multipli interi.

3.1 Il ciclo di 19 anni ed il ciclo di Saros


La prima relazione che ha un ruolo importante nello sviluppo della teoria lunare
è il ciclo di 19 anni, cui si fa riferimento in un testo ritrovato ad Uruk risalente
al VII secolo a.C. Esso stabilisce una connessione, nel solco di quanto abbiamo
visto riguardo ai pianeti, tra un particolare evento astronomico ed il ritorno
annuale del Sole ed afferma che

235 mesi sinodici = 19 anni,

come si deduce dall’osservazione del ripetersi del fenomeno della Luna piena.
In figura 3.11 sono illustrate le posizioni delle 236 Lune piene, nel sistema di
1
L’immagine, modificata e integrata, è presa da Moesgaard [13].

52
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 53

Figura 3.1: Posizioni nello Zodiaco delle 235 Lune piene dal 24 Gennaio 469
a.C. al 24 Gennaio 450 a.C. Le eclissi di Luna sono cerchiate.
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 54

riferimento dello Zodiaco, dal 24 Gennaio 469 a.C. al 24 Gennaio 450 a.C., tra le
quali le prime e le ultime 14 sono numerate. Inoltre è segnata la loro latitudine
rispetto al piano dell’eclittica, per cui è possibile individuare le eclissi di Luna.
Come possiamo vedere, dopo 235 opposizioni Luna-Sole si ritorna al punto
‘inizio’, quasi al termine del segno del Cancro. Ci si rende ancor meglio conto
della validità del ciclo di 19 anni consultando la tabella 3.1 sottostante, in cui
sono elencate date e posizioni delle prime e delle ultime 14 Lune piene della
figura 3.1.2 Poiché la Luna piena di partenza e la 235a dopo di essa avvengono
entrambe il 24 Gennaio, l’errore complessivo sul periodo non supera la durata
di un giorno.3

Tabella 3.1: Data e posizione delle prime e delle ultime


14 Lune piene nel ciclo di 19 anni dal 24 Gennaio 469
a.C. al 24 Gennaio 460 a.C.

Numero Anno Data Posizione


inizio 469 a.C. 24 Gennaio Cancro 28;21
1 22 Febbraio Leone 27;56
2 23 Marzo Vergine 26;46
3 21 Aprile Bilancia 25;8
4 20 Maggio Scorpione 23;17
5 19 Giugno Sagittario 21;25
6 19 Luglio Capricorno 19;49
7 17 Agosto Acquario 18;38
8 16 Settembre Pesci 17;58
9 16 Ottobre Ariete 17;35
10 14 Novembre Toro 17;53
11 14 Dicembre Gemelli 18;2
12 468 a.C. 12 Gennaio Cancro 17;58
13 11 Febbraio Leo 17;28
222 451 a.C. 5 Gennaio Cancro 10;2
223 3 Febbraio Leone 9;38
224 4 Marzo Vergine 8;44
225 3 Aprile Bilancia 7;22
226 2 Maggio Scorpione 5;36
continua nella prossima pagina

2
Si veda Goldstine [12] per una tabulazione più completa.
3
Dalla pagina web http://www.dossier.net/utilities/posizione_lunare è possibile consta-
tare che le due Lune piene prese in considerazione, separate da 19 anni, avvengono quasi
alla stessa ora e con latitudine molto simile.
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 55

continua dalla pagina precedente


Numero Anno Data Posizione
227 1 Giugno Sagittario 3;41
228 30 Giugno Capricorno 1;51
229 30 Luglio Acquario 0;22
230 29 Agosto Acquario 29;22
231 27 Settembre Pesci 28;55
232 27 Ottobre Ariete 28;54
233 26 Novembre Toro 29;6
234 25 Dicembre Gemelli 29;14
235 450 a.C. 24 Gennaio Cancro 29;2

Mentre il Sole ha completato 19 giri dell’eclittica, la Luna, ad esso legata


dovendo trovarsi ad un’elongazione fissa di 180o , è ritornata 235 + 19 = 254
volte alla medesima posizione sullo Zodiaco, il che altro non è che l’applicazione
della regola dei Babilonesi Y = Π + Z al fenomeno della Luna piena, dove
però Y non rappresenta più il numero di ritorni in longitudine del Sole, bensì
della Luna, poiché è quest’ultima ad essere il corpo celeste più rapido, non,
viceversa, come accade nel caso delle retrogradazioni di Giove. Circa ogni anno
solare gli eccessi del mese sinodico sul mese siderale sommano l’intera fascia
zodiacale, ossia costituiscono una completa rivoluzione intorno alla Terra, come
si nota osservando, sempre in figura 3.1, il ciclo delle prime o delle ultime 14
Lune piene. Esaminiamo le date: la 13a opposizione dopo la Luna piena del
24 Gennaio 469 a.C. avviene l’11 Febbraio dell’anno successivo. Il Sole ha
dunque percorso per intero l’eclittica, mentre la Luna, che ogni mese sinodico
attraversa tutto lo Zodiaco ed avanza ulteriormente di poco meno di 29o , ha
completato 14 volte la sua orbita. In conclusione, a 19 anni corrispondono 235
mesi sinodici ed al contempo 254 mesi siderali.
Ottenuto un collegamento tra il fenomeno delle Lune piene ed il moto
annuale del Sole, concentriamoci ora sul secondo importante ciclo della teoria
lunare: il cosiddetto ciclo di Saros, certamente noto già dalla metà del secolo
VII a.C.4 Esso si basa sulla scoperta del fatto che

223 mesi sinodici = 38 eclissi possibili,

dove con eclissi possibile si intende il passaggio della Luna dai nodi della sua
orbita mentre è in opposizione al Sole, senza che il fenomeno sia necessariamen-
te osservabile (ad esempio non lo è se avviene di giorno). In questo paragrafo
4
Per approfondimenti al riguardo si veda Brack-Bernsen e Steele [6].
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 56

faremo uso del termine generale di ‘mese’ per indicare un mese sinodico. Del-
le 38 eclissi possibili, 33 avvengono ad intervalli di 6 mesi e le restanti 5 ad
intervalli di 5 mesi: per convincersene basta risolvere il sistema
(
6a + 5b = 223
a + b = 38

In particolare i 223 mesi sono, nell’ordine, così distribuiti:

(7 · 6 + 5) + (6 · 6 + 5) + (7 · 6 + 5) + (6 · 6 + 5) + (7 · 6 + 5),

corrispondenti a

38 = 8 + 7 + 8 + 7 + 8 eclissi possibili

È probabile che il ciclo di Saros sia stato dedotto con metodi osservativi ac-
corgendosi anzitutto che dopo 54 anni, pari a circa 668 mesi, avvengono eclissi
pressappoco della stessa magnitudine e nella stessa zona del cielo, ma con un
ritardo di circa un mese. Considerando poi l’intervallo tra due consecutive
eclissi visibili si riconosce che questo è pari a multipli di sei mesi (6n, anche
con n = 1), eccetto alcune volte in cui risulta un mese più corto rispetto ad
un tale multiplo (6n − 1).

Tabella 3.2: Eclissi di Luna visibili a Babilonia dal 6


Febbraio 746 a.C. In grassetto i punti in cui si riscontrano
intervalli di 6n − 1 mesi.

Anno Mesi trascorsi ∆m 5itu totali Eclissi possibile


-746 0 inizio 0 0
-746 6 6 0 1
-745 12 6 0 2
-745 18 6 0 3
-743 47 29 1 8
-742 53 6 1 9
-742 59 6 1 10
-741 65 6 1 11
-741 71 6 1 12
-739 88 17 2 15
-739 94 6 2 16
-738 106 12 2 18
continua nella prossima pagina
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 57

continua dalla pagina precedente


Anno Mesi trascorsi ∆m 5itu totali Eclissi possibile
-735 141 35 3 24
-735 147 6 3 25
-734 153 6 3 26
-732 176 23 4 30
-731 188 12 4 32
-730 206 18 4 35
-727 241 35 5 41
-726 247 6 5 42
-724 276 29 6 47
-723 282 6 6 48
-722 294 12 6 50
-720 323 29 7 55
-719 329 6 7 56
-719 335 6 7 57
-718 341 6 7 58
-717 358 17 8 61
-716 364 6 8 62
-716 370 6 8 63
-715 382 12 8 65
-713 405 23 9 69
-713 411 6 9 70
-712 417 6 9 71
-712 423 6 9 72
-711 429 6 9 73
-710 446 17 10 76
-709 452 6 10 77
-709 458 6 10 78
-708 470 12 10 80
-706 493 23 11 86
-705 511 18 11 87
-703 534 23 12 91
-703 540 6 12 92
-702 546 6 12 93
-701 558 12 12 95
-701 564 6 12 96
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 58

In che misura quanto detto finora riguardo al ciclo di Saros possa essere
dedotto tramite osservazioni dirette dei fenomeni lo vediamo dalla tabella 3.25 ,
in cui sono registrate, a partire da Nabossar 0, mese XII, ossia dal 6 Febbraio
746 a.C., le eclissi visibili a Babilonia, con relativa differenza temporale di
ciascuna rispetto alla precedente ed alla prima della lista. Sono inoltre contati
gli intervalli di 6n − 1 mesi, indicati nelle tavolette cuneiformi come 5itu, e le
eclissi possibili: se ad esempio l’intervallo tra due eclissi osservate è 23 mesi è
chiaro che in questo tempo vi sono tre eclissi possibili separate da 6 mesi ed
una da 5, dal momento che il ∆m medio è vicino a 6 mesi.
In totale troviamo dodici esempi di intervalli di 6n − 1 mesi, che si ripetono
con una certa regolarità. I primi due riflettono cadenze al termine di blocchi
di 8 e 7 eclissi possibili, per una durata, rispettivamente, di 7 · 6 + 1 · 5 = 47
e 6 · 6 + 1 · 5 = 41 mesi, il che esclude immediatamente l’esistenza di un
eventuale ciclo di 47 mesi con 8 eclissi possibili e parallelamente quella di uno
di 41 mesi con 7 eclissi possibili. Inoltre non risultano accettabili nemmeno
cicli di 23 = 8 + 7 + 8 o 22 = 7 + 8 + 7 eclissi possibili, rispettivamente
in 135 = 47 + 41 + 47 e 129 = 41 + 47 + 41 mesi. Infatti, nel primo caso
dovremmo avere un intervallo 5itu alla 31a (23 + 8) eclissi possibile, mentre
l’intervallo tra la 30a e la 32a è di 12 mesi. Un’altra discordanza, ad esempio,
sorge alla 92a (23 · 4) eclissi possibile, cui dovrebbe corrispondere un ∆m di
6n − 1 mesi, anziché di 6. Per quanto riguarda il secondo ciclo, esso genera
un conflitto alla 73a (66 + 7) eclissi possibile, quando, anziché dieci 5itu, ne
abbiamo osservati solo nove. Inoltre, ancora una volta, l’intervallo temporale
rispetto alla precedente non è di 6n − 1 mesi, bensì di 6n, cosa che accade,
ad esempio, anche alla 95a (22 · 4 + 7) eclissi possibile. Pertanto all’inizio del
VII secolo a.C. i più brevi cicli validi, in quanto in accordo con le registrazioni
delle eclissi visibili, sono quelli da 15 = 8 + 7 eclissi possibili (88 mesi) con
due intervalli 5itu e da 38 = 8 + 7 + 8 + 7 + 8 eclissi possibili (223 mesi) con
cinque intervalli 5itu. Il primo non incorre in un errore fino al 668 a.C., alla
166a eclissi possibile, mentre il secondo, ossia il Saros, non genera discrepanze
tra teoria ed osservazioni che al 23o ciclo, con l’eclissi del 29 Settembre 339
a.C. prevista erroneamente per il 31 Agosto dello stesso anno. La durata di un
ciclo di Saros, dedotta probabilmente grazie al fatto che un’eclissi di Luna è
un fenomeno molto circoscritto nel tempo (nell’ordine di un’ora), è di 6585;20
giorni, posto che tre di essi corrispondono con buona approssimazione ad un
numero intero di giorni: 19756. Vediamo ora in che modo, a partire dai due
cicli individuati in questo paragrafo, è probabile che gli astronomi babilonesi
ricavino i periodi delle componenti fondamentali del moto della Luna.
5
Per un elenco più completo delle eclissi di Luna visibili a Babilonia e degli intervalli
temporali tra di esse si veda Britton [8], oppure Steele [17].
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 59

3.2 I mesi sinodico, siderale e draconitico


Come accennato in precedenza, alla base della teoria lunare vi sono il rico-
noscimento ed il calcolo accurato dei periodi, già definiti nel primo capitolo,
che caratterizzano il percorso della Luna sulla volta celeste. Se nel caso del
Sole i due moti, diurno ed annuale, possono essere considerati separatamente
analizzando giorno dopo giorno lo spostarsi lungo l’orizzonte dei punti in cui
avvengono alba e tramonto, lo stesso non può essere fatto con la Luna, a causa
del retrocedere dei nodi della sua orbita, non trascurabile a differenza della
precessione degli equinozi, e pertanto costituente una terza, non direttamente
osservabile, componente del moto. Vediamo dunque in che modo è probabile
vengano identificati e dedotti i periodi lunari fondamentali, a partire dall’osser-
vazione di fenomeni quali le eclissi e le Lune piene. Il moto diurno attraverso il
cielo e quello mensile in longitudine tra le stelle fisse sono facilmente riconosci-
bili. La precessione dei nodi sull’orbita si evince invece dall’analisi delle eclissi

Figura 3.2: La precessione dei nodi dell’orbita lunare sul piano dell’eclittica
tra due eclissi di Luna consecutive.

di Luna: come vedremo tra poco infatti, l’intervallo medio tra due di esse è
di poco più di 5; 52 mesi. In questo tempo la Luna compie circa 6 giri e 1/2
sulla sua orbita, mentre il Sole non fa a tempo a riportarsi in opposizione, il
che implica un moto di precessione dei nodi sul piano dell’eclittica. I concetti
di orbita e di nodi sono però propri di modelli astronomici che nasceranno
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 60

fondamentalmente con la cultura greca e non fanno perciò parte del bagaglio
scientifico degli astronomi babilonesi, per i quali il periodo draconitico è il dop-
pio del tempo che intercorre tra due istanti in cui la Luna si trova alla stessa
latitudine del Sole, ovvero il tempo impiegato dalla Luna per attraversare due
volte il piano dell’eclittica.
Per determinare i periodi del moto della Luna possiamo basarci su tre punti
fermi che abbiamo trattato nel paragrafo precedente:
(1) 235 mesi sinodici = 19 anni = 254 mesi siderali;

(2) vi sono 38 eclissi possibili in 223 mesi sinodici;

(3) 1 Saros = 223 mesi sinodici ≈ 6585; 20 giorni.


Il mese sinodico è immediatamente calcolabile, dalla relazione (3):

m = 6585; 20/223 ≈ 29; 31, 50, 18 giorni,

a fronte del valore corretto di 29; 31, 50, 7, 26.


Utilizzando la (1) si ricava poi che 19 anni sono pari a

29; 31, 50, 18 · 235 ≈ 6939; 42 giorni,

da cui, sempre per la (1), si ha che un mese siderale dura

6939; 42/254 ≈ 27; 19, 17, 57 giorni,

valore davvero vicino a quello moderno di 27; 19, 17, 58, 45. Dal mese siderale
si deduce il moto in longitudine: esso avviene ad una velocità media di

360/27; 19, 17, 57 = 13; 10, 34, 54o /g ≈ 13; 10, 35o /g,

il valore standard utilizzato dagli astronomi babilonesi.


Per quanto riguarda il mese draconitico infine, la relazione utilizzata dagli
astronomi babilonesi contenuta nelle tavolette è
223 mesi sinodici = 242 mesi draconitici.
Per arrivarci procediamo considerando le Lune piene non più sul piano del-
l’eclittica, come fatto per il mese siderale, ma sull’orbita lunare. Anzitutto
sappiamo da (2) che l’intervallo medio tra due eclissi possibili è

223/38 = 5; 52, 6, 18, ... m.

Ogni eclissi possibile avviene nel punto opposto sull’orbita della Luna rispetto
alla precedente, poiché questa attraversa il piano dell’eclittica in due punti
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 61

distanti tra loro 180o . Possiamo quindi calcolare un valore approssimato del-
l’eccesso, rispetto ad un giro completo della propria orbita, accumulato dalla
Luna ogni mese sinodico, trovando così le spaziature medie tra le Lune piene
rispetto al nodo dell’orbita lunare, in costante moto retrogrado:

180/5; 52, 6, 18, ... = 30; 40, 21...o /m.

Quindi, dopo 223 mesi sinodici, il totale degli eccessi accumulati ammonta a:

223 · 30; 40, 21, ... = 6840o ,

che costituiscono 19 rivoluzioni:

6840/360 = 19.

Infine, contando un giro completo per ciascuno dei 223 mesi sinodici, si ha che
ad essi corrispondono

19 + 223 = 242 rivoluzioni, ossia mesi draconitici.

Pertanto un mese draconitico dura

6585; 20/242 = 27; 12, 43, 38, ... giorni,

valore ancora una volta molto vicino a quello moderno, pari a 27; 12, 43, 59, 35.
La ricostruzione del percorso che porta alla determinazione del mese draconi-
tico, a differenza di quanto visto per il periodo sinodico e per quello siderale,
presenta alcune piccole criticità. Difatti abbiamo applicato la regola dei Ba-
bilonesi non più sullo Zodiaco, ma sull’orbita lunare, che, seppur di poco, non
è fissa. Inoltre non sembra pienamente giustificabile il fatto di prendere 180o
per trovare la spaziatura media tra le Lune piene, a meno che non ci sia sotto
un ragionamento simile a quello applicato per dedurre la costante C che, in
ambito planetario, consente di trovare gli archi sinodici conoscendo gli inter-
valli di tempo. In questo caso 180o verrebbe considerato come la spaziatura
media tra due eclissi sull’orbita lunare.

3.3 I Lunar Four ed il mese anomalistico


Se, come abbiamo appena visto, è possibile ricostruire un percorso abbastanza
lineare che porta all’individuazione dei mesi sinodico, siderale e draconitico ed
alla determinazione della loro durata, con il mese anomalistico la strada si fa
più tortuosa ed aumentano le incertezze e le difficoltà. L’osservazione diretta
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 62

dei punti in cui la Luna sorge e tramonta, per un tempo non superiore ad al-
cune settimane, è sufficiente a mostrare che essa non si muove uniformemente
sullo sfondo del cielo delle stelle fisse e che il suo avanzamento varia di giorno
in giorno, con un’oscillazione complessiva di circa 4o . Gli astronomi babilonesi
hanno piena coscienza di questo fatto, ma, apparentemente, fino al IV secolo
a.C. non sono in grado di riconoscerne la periodicità, anche perché gli estremi
della velocità lunare non sono per nulla ben definiti e sono difficili da stabilire
con un livello di accuratezza adeguato tramite semplici osservazioni. In con-
creto è dunque possibile che, passando per un’intenzionale approssimazione, il
mese anomalistico non venga visto come distinto da quello siderale fino all’av-
vento dell’era seleucide, anche se questa coincidenza tra i due periodi porta
alla considerazione dell’orbita lunare come fissa.

3.3.1 I Lunar Four


La presa di coscienza della differenza tra i due periodi, come illustrato det-
tagliatamente da Brack-Bernsen6 , passa per lo studio dei cosiddetti Lunar
Four 7 , specifici intervalli temporali tra il sorgere ed il tramontare di Luna e
Sole, generalmente facili da osservare. Nello specifico essi sono:

S̆Ú: intervallo temporale tra l’ultimo tramonto della Luna ed il sorgere del
Sole prima dell’opposizione;

ME: intervallo temporale tra l’ultimo sorgere della Luna ed il tramonto del
Sole prima dell’opposizione;

NA: intervallo temporale tra il primo sorgere del Sole ed il tramonto della
Luna dopo l’opposizione;

GE: intervallo temporale tra il primo tramonto del Sole ed il sorgere della
Luna dopo l’opposizione.

Nel complesso i Lunar Four vengono osservati a cavallo di un’opposizione nel-


l’arco di due giorni intesi in senso moderno, quindi con inizio a mezzanotte
e non al tramonto come caratteristico del calendario babilonese. L’intervallo
temporale è sufficientemente breve da permettere di trascurare il moto di pre-
cessione dei nodi (meno di 1/7 di grado in totale). Inoltre lasciamo per un
momento da parte le considerazioni sulla latitudine e assumiamo che la Luna
si muova lungo l’eclittica e che si trovi in opposizione al Sole qualche ora dopo
il tramonto del giorno N . Abbiamo allora la situazione descritta nella figura
6
In [4] e con Schmidt in [5].
7
Si veda anche Neugebauer [16], pp.229-239, o Britton [8], pp. 98-101.
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 63

Figura 3.3: La successione dei Lunar Four nell’ipotesi che l’opposizione av-
venga un po’ prima di mezzanotte, in ogni dopo il tramonto del giorno N .
Se invece capitasse durante il giorno l’ordine degli eventi sarebbe differente.
Precisamente avremmo: ME, S̆Ú, GE, NA.

3.3. La mattina del giorno N vediamo la Luna calare al di sotto dell’orizzonte


occidentale e poco dopo il Sole sorge da est: S̆Ú è la differenza temporale tra
questi due eventi, misurata in gradi tempo uš.8 Similmente possiamo osservare
ME la sera dello stesso giorno. Durante la notte ha poi luogo l’opposizione ed
il giorno seguente, N + 1, registriamo NA e GE, rispettivamente all’alba ed al
tramonto. L’osservazione dei Lunar Four copre dunque un tempo pari a circa
un giorno e mezzo nel periodo di Luna piena.
Introduciamo per comodità il concetto di Sole opposto, che indichiamo con
, definito come il punto situato sull’eclittica ad esattamente 180o di elonga-
zione dal Sole. Il corpo celeste immaginario , pertanto, tramonta al sorgere
del Sole e viceversa. In questo modo, ad esempio, possiamo vedere S̆Ú come il
tempo che passa tra il tramonto della Luna e del Sole opposto. Consideriamo
ora le elongazioni sull’eclittica della Luna rispetto a , illustrate nella figura
3.4, nei momenti in cui i Lunar Four vengono osservati ed indichiamole con
eSU , eM E , eN A , eGE . Questi archi di eclittica dipendono dalla velocità relativa
Luna-Sole, vL −vS , e dal tempo che intercorre tra l’opposizione, to , ed il sorgere
o il tramontare del Sole, rispettivamente ts o tt . Ad esempio, sapendo che NA
si osserva all’alba, avremo che

eN A = (vL − vS ) · (ts − to ).
8
360 uš=1 giorno, sicché 1 uš=4 minuti
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 64

Figura 3.4: Posizioni della Luna rispetto al Sole opposto nei momenti in cui
i Lunar Four vengono misurati. L’opposizione avviene quando la Luna passa
per il punto .

Il primo termine, (vL − vS ), può variare grossomodo da 10o a 14o al giorno,


mentre il secondo, ∆t, oscilla tra 0 e 24 ore, a seconda che l’opposizione avvenga
prima o dopo il sorgere del Sole. In modo simile a quanto visto per NA, le
altre elongazioni saranno definite come

eSU = (vL − vS ) · (to − ts ),

eM E = (vL − vS ) · (to − tt ),
eGE = (vL − vS ) · (tt − to ).
Vediamo ora cosa accade sull’orizzonte occidentale all’alba dei giorni N e
N + 1, quando si osservano S̆Ú e NA. La situazione è illustrata nelle figure 3.6
e 3.5, in cui l’eclittica attraversa l’orizzonte con un angolo di circa 34o , cosa
che a Babilonia (situata a 32, 5o nord di latitudine) accade quando la Luna
piena è attorno all’equinozio di primavera. Se considerassimo una Luna piena
vicina all’equinozio d’autunno, l’angolo sarebbe di circa 81o . Osserviamo che
S̆Ú è il tempo che impiega l’arco eSU a tramontare e dipende dall’inclinazione
dell’orbita solare sull’orizzonte occidentale, ossia da quale posizione sull’eclit-
tica occupa l’arco, cioè in definitiva dalla longitudine lunare λL al momento
dell’opposizione. Lo stesso vale per NA ed un discorso analogo, con lo sguardo
rivolto ad est, può essere fatto anche per ME e GE. Tornando a considerare
la variazione della latitudine della Luna, finora messa da parte per comodità,
possiamo dire che, da un punto di vista moderno, ciascun Lunar Four è una
funzione con quattro variabili, che sono:
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 65

• l’intervallo temporale ∆t tra l’opposizione e il sorgere (S̆Ú e NA) o il


tramontare (ME e GE) del Sole;
• la velocità della Luna vL sulla sua orbita;
• la posizione della Luna λL sull’eclittica al momento dell’opposizione;
• la latitudine lunare βL .

Figura 3.5: Posizioni della Luna e del Sole opposto all’alba nei giorni N e
N + 1. Le frecce indicano il verso del movimento. Possiamo prendere l’orbita
della Luna parallela all’eclittica, dato il breve intervallo di tempo che stiamo
considerando.
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 66

Figura 3.6: Situazione analoga a quella della figura 3.5, qui rappresentata sulla
sfera celeste.

Considerando una coppia di Lunar Four è però possibile eliminare alcuni


fattori di dipendenza. Prendiamo l’esempio di S̆Ú e NA: la lunghezza dell’arco
somma eSU N A = eSU + eN A è pari al movimento relativo della Luna rispetto
al Sole (sull’eclittica) tra le mattine dei due giorni a cavallo della sizigia e non
dipende dal momento in cui avviene l’opposizione, come possiamo constatare
dal confronto tra le due figure 3.7 e 3.8. Abbiamo così visto che sommando S̆Ú
e NA la variabile ∆t viene eliminata. Ma non è tutto: osservando la figura 3.9
si nota subito che il variare della latitudine βL , nel caso particolare presa uguale
a +3, 3o , ha una forte influenza sugli archi eSU e eN A presi singolarmente. Per
ragioni geometriche però, la lunghezza di eSU N A rimane invariata. Se dunque
ciascuno dei Lunar Four riflette l’oscillazione totale in latitudine della Luna
che è pari a oltre 10o , la loro somma ha una dipendenza da βL fortemente
ridotta: nel tempo che intercorre tra S̆Ú e NA infatti, essa non può variare
che di circa 1o . Un discorso analogo, per quanto riguarda sia ∆t che βL , vale
anche per ME e GE, dove ME + GE è il tempo che impiega a sorgere l’arco
eM EGE = eM E + eGE , la cui lunghezza è uguale al cambio di elongazione della
Luna rispetto al Sole tra i due momenti in cui la Luna sorge nei giorni N ed
N + 1.
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 67

Figura 3.7: Posizioni della Luna e del Sole opposto al mattino nei giorni N e
N + 1. L’opposizione avviene poco prima della mezzanotte del giorno N .

Figura 3.8: Posizioni della Luna e del Sole opposto al mattino nei giorni N e
N + 1. L’opposizione avviene poco dopo l’alba del giorno N .
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 68

Figura 3.9: Confronto tra due situazioni caratterizzate da latitudine lunare


differente: in un caso la Luna viaggia lungo l’eclittica, dunque βL = 0, nell’altro
βL = 3, 3o . Per il breve tempo in cui osserviamo i due fenomeni S̆Ú e NA
possiamo considerare entrambe le orbite lunari parallele all’eclittica.

Dopo aver eliminato la dipendenza dalla latitudine lunare e dal tempo di


opposizione, vediamo ora come, sommando tutti e quattro i Lunar Four, si
arrivi ad una funzione che non è influenzata dalla longitudine λL e che dunque
ha lo stesso periodo della velocità vL . Con buona approssimazione possiamo
affermare che i due archi eSU N A ed eM EGE hanno la stessa lunghezza e sono
situati nella medesima posizione sull’eclittica. Possiamo pertanto identificarli:

eL ' eSU N A ' eM EGE .

Dunque eL è un arco di eclittica posizionato simmetricamente rispetto alla


longitudine λL al momento dell’opposizione e la cui lunghezza è pari alla va-
riazione dell’elongazione della Luna rispetto al Sole durante il giorno in cui
avviene l’opposizione. Se ora definiamo

Σ = S̆Ú + NA + ME + GE,

Σ è due volte il tempo impiegato da eL a sorgere (o a tramontare) quando


misurato dall’equatore terrestre.9 Due sono le variabili rimaste in gioco: vL e
λL , ma la prima, con un’oscillazione complessiva di circa 7o , assume un ruolo
9
Come dimostrato in Brack-Bernsen e Schmidt [5], pp. 200-205.
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 69

predominante e per questo Σ oscilla con lo stesso periodo medio di vL . Molto


probabilmente però, gli astronomi babilonesi non sono a conoscenza del signifi-
cato astronomico della somma dei quattro Lunar Four. Eppure evidentemente
notano una forte analogia tra il ritorno della Luna alla sua velocità massima ed
i valori di S̆Ú + NA + ME + GE, poiché è a partire da Σ che viene costruita
la colonna Φ delle effemeridi lunari, che ha come periodo il mese anomalistico
e dalla quale vengono dedotti tutti i parametri dipendenti da vL . Possiamo
quindi concludere che, attraverso un’analisi sistematica dei loro dati osservati-
vi, i Babilonesi osservano le periodicità delle differenti grandezze astronomiche,
che vengono poi poste in relazione e derivate le une dalle altre, come accade
nel caso della velocità della Luna.

3.3.2 La determinazione del mese anomalistico


Vediamo ora il possibile percorso che porta alla determinazione dell’equivalen-
za, contenuta nelle tavolette astronomiche babilonesi,

251 mesi sinodici = 269 mesi anomalistici. (3.1)

Alla base del processo vi è la relazione tra i Lunar Four ed il periodo con
cui oscilla l’avanzamento giornaliero della Luna sulla sua orbita. Proponiamo
innanzitutto due differenti maniere per arrivare ai passaggi intermedi

14 mesi sinodici = 15 mesi anomalistici (3.2)

e
223 mesi sinodici = 239 mesi anomalistici. (3.3)
Il minor numero di mesi sinodici dopo i quali Σ si ripete allo stesso modo
risulta essere 14 e, d’altra parte, abbiamo già detto che è lecito pensare che
il mese anomalistico, in principio, non venga considerato distinto da quello
siderale. Pertanto, in accordo con questa coincidenza, diciamo che in 14 mesi
sinodici vi sono 15 ritorni della Luna alla sua massima velocità, dove 15 è il
numero intero più plausibile considerando la durata del mese siderale. Dopo
tre blocchi da 14 mesi sinodici però, ci accorgiamo che il mese siderale non ha
affatto un periodo relazionabile con quello di Σ. Infatti

42 mesi sinodici = 42 · 29; 31, 50 giorni = 1240; 17 giorni

e, utilizzando il valore della velocità media in longitudine della Luna già


ricavato nella sezione precedente, troviamo che

1240; 17g · 13; 10, 35o /g = 45 rotazioni + 142o ,


CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 70

il che significa che non vi è, dopo 42 mesi sinodici, un ritorno ad una posizione
di partenza rispetto ad una stella fissa. A questo punto, mantenendo l’ipotesi
che vi siano 15 periodi completi di Σ in 14 mesi sinodici, e quindi 45 periodi
in 42 mesi, possiamo trovare un primo valore approssimativo da assegnare al
mese anomalistico, oramai distinto da quello siderale:

1240; 17g /45 ≈ 27; 33 giorni.

Troviamo poi una relazione con 223 mesi sinodici:

6585; 20/27; 33 ≈ 239 mesi anomalistici.

Se quindi un ciclo di Saros equivale a 239 mesi anomalistici, la durata di


ciascuno di essi è pari a

6585; 20/239 ≈ 27; 33, 13, 18 giorni.

Sulla base della coincidenza del periodo dell’anomalia lunare con quello di Σ,
notiamo che il mese anomalistico, come già ricordato, ritorna al suo valore di
partenza generalmente dopo 14 mesi sinodici, ma qualche rara volta dopo un
mese di meno. Così come in precedenza per le eclissi possibili, si pone quindi
il problema di determinare la frequenza con cui si presentano gli intervalli da
13 mesi sinodici. Il ciclo di Saros risulta essere un buon periodo per l’anomalia
lunare. In 223 mesi sinodici infatti, la funzione Σ torna 16 volte ad assumere
lo stesso valore: 15 volte ogni 14 mesi ed una sola dopo 13, anche per ragioni
aritmetiche, dato che
15 · 14 + 13 = 223
è l’unica combinazione a coefficienti interi del tipo 14x + 13y che copra un ciclo
di Saros. Questo significa che il rapporto m/ma tra la durata del mese sinodico
e di quello anomalistico è più grande di 15/14. Notando ora che la velocità
della Luna ritorna 239 volte in poco più di 223 mesi sinodici, possiamo scrivere
la seguente disuguaglianza:
14 ma 223
> > (3.4)
15 m 239
È possibile arrivare alla disuguaglianza (3.4) anche con un procedimento
più semplice, basato su tre ipotesi che già abbiamo considerato in precedenza:
(1) il periodo di Σ, p(Σ), è un multiplo del mese anomalistico;

(2) ma < m;

(3) la durata del mese anomalistico e di quello siderale sono simili.


CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 71

Registrando i valori della funzione Σ, somma dei lunar four, ci si accorge che
questi, come già detto, ritornano, in prima approssimazione, ogni 14 mesi.
Pertanto, in accordo con le ipotesi (1) e (2), affermiamo che
p1 (Σ) = 14 m = x ma , con x > 14. (3.5)
Osservando poi, come fatto prima, che il Saros è un periodo più preciso per Σ,
segue che
p2 (Σ) = 223 m = y ma , con y > 223. (3.6)
Cerchiamo dunque due interi x e y, che rispettino la (3.5) e la (3.6), tali che
y 223
= ≈ 15; 56.
x 14
Per l’ipotesi (3) scegliamo
x = 15,
da cui
y = 15; 56 · 15 = 239,
il che avalla ulteriormente la scelta del numero 15, dal momento che il prodotto
con 15; 56 dà un intero, a differenza di quanto accade, ad esempio, con un x
compreso tra 16 e 29. Si arriva poi alla (3.1) tramite la ricerca di una relazione
intermedia tra la (3.2) e la (3.3), a partire dalla disuguaglianza (3.4).
Un teorema già noto a matematici ed astronomi greci quali Aristarco di
Samo (c. 310 a.C. - 230 a.C.) ed Eratostene di Cirene (c. 275 a.C. - 195 a.C.)10
e molto probabilmente, vista la loro confidenza nel maneggiare i numeri, alla
portata degli astronomi babilonesi11 afferma che, se
a c
> ,
b d
allora
a a+c c
> > .
b b+d d
Applicando questo risultato alla (3.4), si ottiene che
14 28 223 + 28 223
= > > ,
15 30 239 + 30 239
ossia ricaviamo una nuova e più precisa relazione tra mese sinodico e mese
anomalistico senza aver bisogno di osservazioni aggiuntive e più accurate delle
precedenti:
10
Secondo quanto riportato a pagina 237 in Alan C. Bowen e Bernard R. Goldstein,
Hipparchus’ Treatment of Early Greek Astronomy: The Case of Eudoxus and the Length of
Daytime, Proceedings of the American Philosophical Society, Vol. 135, pp. 233-254 (1991).
11
Come sostenuto in Goldstein [11].
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 72

251 m = 269 ma .
Da qui, per mezzo del mese sinodico determinato in precedenza, deriviamo
la durata del mese anomalistico effettivamente utilizzata nelle tavolette lunari
relative al Sistema A:

(251/269) · 29; 31, 50, 18 = 27; 33, 16, 30, ... ≈ 27; 33, 16, 30 giorni,

risultato ancora una volta ottimo, a fronte del valore corretto di 27; 33, 16, 22, 48.

3.4 Elaborazione dei dati e modello astronomi-


co: un confronto
Abbiamo visto come gli astronomi babilonesi riescano ad elaborare, attraverso
la registrazione e la manipolazione aritmetica di dati raccolti nell’arco di decen-
ni, dei metodi predittivi molto validi per alcuni fenomeni celesti. La precisione
con cui vengono determinati i periodi del moto della Luna, ad esempio, è stupe-
facente, tanto da far sembrare strano che non esistesse un modello astronomico
cui fare riferimento. Eppure nelle tavolette non è stata trovata alcuna traccia
che possa far supporre la costruzione di un impianto simile a quello di Ipparco
di Nicea o a quello, più primitivo, di Eudosso di Cnido (c. 408 a.C. - 355 a.C.),
entrambi vissuti nell’era di massimo sviluppo dell’astronomia babilonese. Ciò
tuttavia non sminuisce il valore scientifico del lavoro degli scribi, che hanno di
fatto posto le basi per la nascita della scienza astronomica antica, che avrà il
suo momento più alto nell’Almagesto di Tolomeo.
Ora che abbiamo chiari i passaggi che portano, dall’analisi dei dati, all’ela-
borazione di metodi predittivi, anche ad ulteriore riconoscimento della validità
di questi ultimi, vediamo come si possa seguire un percorso differente arrivando
ad identiche conclusioni. Tre sono i moti che, dal punto di vista di un modello
astronomico moderno, caratterizzano la Luna:
- il moto della Luna rispetto allo Zodiaco;

- il moto della Luna sulla sua orbita (trascurando la variabilità della linea
degli apsidi);

- il moto di precessione dell’asse dell’orbita lunare attorno all’asse dell’e-


clittica.
Ad essi corrispondono rispettivamente i periodi siderale, anomalistico e dra-
conitico. Vediamo come il terzo di questi moti confermi la stima del mese
draconitico fatta dagli astronomi babilonesi, ovvero come possiamo dedurre la
CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 73

durata del mese draconitico conoscendo il periodo della precessione dell’asse


del piano dell’orbita lunare attorno all’asse dell’eclittica. Il tempo impiegato
da un nodo a ritornare al punto di partenza rispetto allo Zodiaco, è pari a 18,6
anni. In totale sono

(18, 6 · 365, 2564)/27, 3217 = 248, 6584 mesi siderali.

Quindi ad un giro completato dal nodo ne corrispondono oltre 248 fatti dalla
Luna. Pertanto la velocità media della linea dei nodi è

360/248, 6584 = 1, 4478o /mese siderale.

La velocità media della Luna sullo Zodiaco è invece

360/27, 3217 = 13, 1763o /giorno,

cosicché possiamo dedurre che il mese draconitico è più corto rispetto a quello
siderale di
1, 4478/13, 1763 = 0, 1099 giorni.
Concludiamo, conoscendo il valore del mese siderale, che il mese draconitico è
lungo
27, 3217 − 0, 1099 = 27, 2118 giorni,
risultato molto simile al valore esatto pari a 27, 21222, ma soprattutto al valore
27, 2121 dedotto dagli scribi. Tramite l’osservazione di Lune piene, eclissi e
sorgere e tramontare di Sole e Luna, i Babilonesi giungono a determinare, con
errori nell’ordine dei secondi, i periodi dei moti lunari, facendo a meno di un
modello geometrico-fisico, sostituito dalla regola dei Babilonesi e dalle relazioni
periodiche

• 239 mesi sinodici = 254 mesi siderali;

• 223 mesi sinodici = 224 mesi draconitici;

• 251 mesi sinodici = 269 mesi anomalistici.


CAPITOLO 3. LO STUDIO DELLA LUNA 74

Figura 3.10: Visione complessiva dei moti lunari. Il mese siderale è il tempo che
intercorre tra due passaggi della Luna dal piano passante per una determinata
stella e corrisponde al percorso della Luna sullo Zodiaco. Il mese sinodico è
dato dal mese siderale, considerando il moto del Sole, che avviene nello stesso
verso di quello della Luna. Esso è infatti il tempo che intercorre tra due
passaggi della Luna dal piano passante per il Sole. Il mese draconitico è il
tempo che la Luna impiega a tornare sul piano dell’eclittica ed è determinato
quando si conosca il mese siderale ed il periodo di precessione della normale al
piano dell’orbita lunare intorno alla normale all’eclittica. Il mese anomalistico
infine, è il tempo che intercorre tra due passaggi della Luna dal perigeo oppure,
considerando un’orbita circolare, è il periodo della velocità lunare sulla sua
stessa orbita, con la complicazione aggiuntiva che questa non è fissa.
Appendice: un’effemeride lunare

Analizziamo brevemente ed in maniera schematica una tavoletta12 , provenien-


te da Babilonia, relativa alle Lune nuove dal 165 a.C. al 163 a.C., in cui il moto
del Sole è interpolato tramite un Sistema A con lo Zodiaco diviso in due parti.
Lo scopo di questa effemeride, riportata nella tabella 3.3, è determinare quali
mesi del calendario saranno composti da 30 giorni e quali invece da 29.
Colonna T: fornisce le date delle congiunzioni Luna-Sole in anni dell’era se-
leucide ed in mesi, dove la sizigia avviene alla fine del mese sinodico indicato.
Il mese lunare è calcolato come il tempo che separa due consecutivi istanti di
prima visibilità, mentre il giorno dura da un tramonto al successivo.
Colonna Φ: contiene una funzione lineare a zig zag con i seguenti parametri:
d = 2; 45, 55, 30, 20, M = 2, 17; 4, 48, 53, 20, m = 1, 57; 47, 57, 46, 40
e dunque con periodo
P = 13; 56, 39, 6, ... mesi sinodici,
derivato dalla somma dei lunar four Σ e difatti multiplo del mese anomalistico.
Questa è la colonna a partire dalla quale viene derivato tutto quanto dipende
dalla velocità della Luna.
Colonna B: dà le longitudini lunari sotto l’ipotesi che la Luna si muova con
velocità costante. Il Sole segue invece una funzione a gradino modello Sistema
A, con
w1 = 30o /mese, da Vergine 13 a Pesci 27
e
w2 = 28; 7, 30o /mese, da Pesci 27 a Vergine 13.
Ne consegue che gli intervalli di tempo relativi a w1 e w2 sono rispettivamente
∆t1 = 6; 28 mesi sinodici e ∆t2 = 5; 54, 8 mesi sinodici.
12
Per uno studio generale più approfondito si veda Neugebauer [15], pp. 474-523, e [16], pp.
44-70. Per studi focalizzati su colonne specifiche, in particolare quelle relative alla velocità
della Luna, si veda, ad esempio, Britton [7] o Asger Aaboe, Lunar and Solar Velocities and
the Length of Lunation Intervals in Babylonian Astronomy, Munksgaard (1971).

75
APPENDICE: UN’EFFEMERIDE LUNARE 76

In totale 1 anno = P = 12; 22, 8 mesi, per cui risulta sostanzialmente rispettato
il ciclo di 19 anni.
Colonna C: fornisce la lunghezza del dì in un’unità di tempo chiamata da
Neugebauer ora lunga, equivalente a 4 ore normali, cosicché 1 giorno = 6 ore
lunghe. I Babilonesi furono probabilmente tra i primi a dividere il giorno in
12 ore, ciascuna delle quali corrispondente a 2 ore moderne. I valori sono
dipendenti dalla longitudine del Sole, con l’equinozio di primavera, ossia il
giorno in cui dì e notte hanno la stessa durata, fissato in Ariete 10 ed il massimo
e il minimo sono, rispettivamente, 3; 36 e 2; 24.
Colonna E: è la tabulazione delle latitudini della Luna alle congiunzioni col
Sole vero, ossia quello che si muove secondo il Sistema A. La struttura della
funzione è piuttosto complicata: si tratta di un doppio Sistema B, con velocità
doppia sui valori centrali e coefficienti di passaggio da un arco all’altro del
Sistema A relativo al Sole pari a 15 e 16. L’unità di misura utilizzata è il
barleycorn (indicato con se), dove 1se = 0; 0, 50o .
Colonna F: dà la velocità della Luna come funzione lineare a zig zag con i
seguenti parametri:

d = 0; 42, M = 15; 56, 54, 22, 30, m = 11; 4, 4, 41, 15

e dunque con periodo

P = 13; 56, 39, 6, ... mesi sinodici,

identico a quella della funzione della colonna Φ. Se cerchiamo una periodicità


inferiore al mese sinodico troviamo
P
p= = 0; 55, 59, 6, ... mesi sinodici ,
P +1
ossia il valore del mese anomalistico derivante dalla relazione (3.1).
Colonna G: contiene una prima approssimazione della lunghezza del mese si-
nodico in ore lunghe (ai valori presenti vanno aggiunti 29 giorni), rappresentata
come una funzione lineare a zig zag con i seguenti parametri:

d = 0; 25, 48, 38, 31, 6, 40, M = 5; 4, 57, 2, 13, 20, m = 2; 4, 59, 45, 11, 6, 40

e periodo
P = 13; 56, 39, 6, ...
La velocità solare è considerata costante, pari a 30o /mese. G ha la periodici-
tà dell’anomalia lunare perché un mese sinodico sarà tanto più corto (lungo)
quanto più la velocità della Luna è alta (bassa). L’avanzamento della Luna
APPENDICE: UN’EFFEMERIDE LUNARE 77

durante un mese anomalistico è (per definizione) sempre lo stesso; quello che


determina la variazione sono i due giorni finali, necessari ad arrivare al mese
sinodico.
Colonna J: presenta una prima correzione di G sempre in ore lunghe, consi-
derando variabile, secondo il Sistema A di cui abbiamo già detto prima, la
velocità del Sole: più questo è lento, più il mese sinodico è breve, quindi biso-
gna sottrarre una certa quantità dalla parte relativa alla porzione di Zodiaco
compresa tra Pesci 27 e Vergine 13. Per passare da un arco all’altro bisogna
moltiplicare la fetta di arco lento contenuta nel salto per il coefficiente

j = −0; 2, 1, 44.

Colonna C 0 : è un ulteriore fattore di correzione, in ore lunghe, per la durata


del mese sinodico, dovuto al fatto che la distanza temporale tra due sizigie non
è calcolata rispetto ad un momento fissato (come può essere la mezzanotte),
ma rispetto al tramonto. I valori sono deducibili tramite quelli della colonna
C secondo la seguente relazione:
1
C 0 (n + 1) = (C(n) − C(n + 1)).
2

Colonna K: fornisce la lunghezza definitiva del mese sinodico (ancora una volta
in ore lunghe ed omettendo i 29 giorni). I suoi valori sono dati da:

K(n) = G(n) − J(n) + C 0 (n).

Colonna M: dà il giorno del mese ed il numero di ore lunghe prima del tramonto
in cui avviene l’opposizione. Le ore sono calcolate tramite la formula

M (n + 1) = M (n) − K(n + 1) mod6.

Difatti, se il mese sinodico ha un eccesso rispetto a 29 giorni dato da K(n + 1),


la congiunzione M (n+1) avverrà un numero di ore prima del tramonto minore
rispetto a M (n) esattamente della quantità K(n+1). Il giorno è invece dedotto
dalla colonna P.
Colonna P: contiene il giorno di prima visibilità e l’elongazione della Luna dal
Sole. Da questi valori si deduce da quanti giorni sono composti i mesi lunari,
uno dei principali problemi del calendario babilonese: i mesi in cui il giorno di
prima visibilità è il trentesimo del mese successivo hanno durata 29 giorni, gli
altri 30.
Tabella 3.3: Luna, Sistema A: Lune nuove dal 165 al 163 a.C. (ACT5)

T Φ B C E F G J C0 K M P
XII2 1,58;27,13,20 Ari 27;11,15 3;11,27,30 +3,12;8,39 11;13 4;55,34,4,26,40 0;57,3,45 −0;9,22,30 3;49,8 29 5;29,42 1—
2,26 I 2,1;13,8,53,20 Tor 25;18,45 3;26,7,30 +0,2;45,54 11;55 4;44,33,20 0;57,3,45 −0;7,20 3;40,19 28 1;49,23 1—
II 2,3;59,4,26,40 Gem 23;26,15 3;33,47,30 −3,9;22,45 12;37 4;18,44,41,28,53,20 0;57,3,45 −0;3,50 3;17,50 28 4;31,33 30 —
III 2,6;45 Can 21;33,45 3;34,27,30 −5,8;8,27 13;19 3;52,56,2,57,46,40 0;57,3,45 −0;0,20 2;55,32 28 1;36,1 1—
IV 2,9;30,55,33,20 Leo 19;41,15 3;28,7,30 −7,6;54,9 14;1 3;27,7,24,26,40 0;57,3,45 +0;3;10 2;33,19 28 5;2,48 30 —
V 2,12;16,51,6,40 Ver 18;8 3;14,34,40 −5,17;3,9 14;43 3;1,18,45,55,33,20 0;47,17,54,30 +0;6,46,25 2;20,46 28 2;42,2 30 —
VI 2,15;2,46,40 Bil 18;8 2;54,34,40 −3,10;47,27 15;25 2;41,22,46,40 0 +0;10 2;51,22 29 5;50,40 1—
VII 2,16;20,55,33,20 Sco 18;8 2;36,44,48 +0,14;56,30 15;47 2;40 0 +0;8,54,56 2;48,55 28 3;1,45 30 —
VIII 2,13;35 Sag 18;8 2;26,54,56 +3,25;43,57 15;5 2;40 0 +0;4,54,56 2;44,55 28 0;16,50 30 14;20
IX 2,10;49,4,26,40 Cap 18;8 2;25,5,4 +5,31;59,39 14;23 2;51,58,20 0 +0;0,54,56 2;52,53 29 3;23,57 1 23
X 2,8;3,8,53,20 Acq 18;8 2;31,15,12 +6,45;44,39 13;41 3;17,43,57,2,13,20 0 −0;3,5,4 3;14,38 28 0;9,19 30 14;10
XI 2,5;17,13,20 Pes 18;8 2;45,25,20 +4,39;28,57 12;59 3;43,32,35,33,20 0 −0;7,5,4 3;36,27 29 2;32,52 1 20
XII 2,2;31,17,46,40 Ari 16;48,45 3;4,32,30 +2,38;30,15 12;17 4;9,21,14,4,26,40 0;40,11,50,30 −0;9,33,35 3;19,35 29 5;13,17 1 25
2,27 I 1,59;45,22,13,20 Tor 14;56,15 3;21,58,30 −1,4;30,54 11;35 4;35,9,52,35,33,20 0;57,3,45 −0;8,43 3;29,23 28 1;43,54 30 13;20
II 1,58;36,28,53,20 Gem 13;3,45 3;32,24,30 −3,43;1,9 11;15 4;56 0;57,3,45 −0;5,13 3;53,43 29 3;50,11 1 14;10
III 2,1;22,24,26,40 Can 11;11,15 3;35,50,30 −5,41;46,51 11;57 4;43,6,54,48,53,20 0;57,3,45 −0;1,43 3;44,20 28 0;5,51 1—
IV 2,4;8,20 Leo 9;18,45 3;32,5,30 −6,43;27,27 12;39 4;17,18,16,17,46,40 0;57,3,45 +0;1,52,30 3;22,7 28 2;53,44 30 —
V 2,6;54,15,33,20 Ver 7;26,15 3;21,1,30 −4,44;41,45 13;21 3;51,29,37,46,40 0;57,3,45 +0;5,32 2;59,58 29 5;43,56 1—
VI 2,9;40,11,6,40 Bil 7;4 3;1,57,20 −2,39;55,3 14;3 3;25,41,59,15,33,20 0;11,17,8,30 +0;9,32,5 3;23,55 28 2;19,51 30 —
VII 2,12;26,6,40 Sco 7;4 2;41,57,20 +1,16;41,18 14;45 2;59,52,20,44,26,40 0 +0;10 3;9,52 29 5;9,59 1—
APPENDICE: UN’EFFEMERIDE LUNARE

VIII 2,15;12,2,13,20 Sag 7;4 2;29,10,24 +3,56;36,21 15;27 2;40,55 0 +0;6,23,28 2;47,18 28 2;22,41 30 —
IX 2,16;11,40 Cap 7;4 2;24,23,28 +6,2;52,3 15;45 2;40 0 +0;2,23,28 2;42,23 29 5;40,18 30 —
X 2,13;25,44,26,40 Acq 7;4 2;27,36,32 +6,14;52,15 15;3 2;40 0 −0;1,36,32 2;28,23 29 3;1,55 1 23;10
XI 2,10;39,48,53,20 Pes 7;4 2;38,49,36 +4,8;36,33 14;21 2;53,21,43,42,13,20 0 −0;5,36,32 2;47,45 28 0;14,10 30 15;10
XII 2,7;53,53,20 Ari 6;25,15 2;57,37,30 +1,45;43,42 13;39 3;19,10,22,13,20 0;19,8,51,30 −0;9,23,57 2;50,37 29 3;23,33 1 22
2,28 I 2,5;7,57,46,40 Tor 4;33,45 3;16,22,30 −2,11;47,42 12;57 3;44,59,0,44,26,40 0;57,3,45 −0;9,22,30 2;38,33 28 0;45 30 13;40
II 2,2;22,2,13,20 Gem 2;41,15 3;29,4,30 −4,16;39,33 12;15 4;10,47,39,15,33,20 0;57,3,45 −0;6,21 3;7,22 29 3;37,38 1 16
III 1,59;36,6,40 Can 0;48,45 3;34,46,30 −6,15;25,15 11;33 4;36,36,17,46,40 0;57,3,45 −0;2,51 3;36,41 28 0;0,57 1 15;20
IV 1,58;45,44,26,40 Can 28;56,15 3;33,28,30 −6,9;49,3 11;17 4;56,17,24,26,40 0;57,3,45 +0;0,39 3;59,52 28 2;1,5 1 15;50
V 2,1;31,40 Leo 27;3,45 3;25,10,30 −4,11;3,21 11;59 4;41,40,29,37,46,40 0;57,3,45 +0;4,9 3;48,45 28 4;12,20 30 10;20
VI 2,4;17,35,33,20 Ver 26 3;9,20 −1,54;5,18 12;41 4;15,51,51,6,40 0;32,20,7,30 +0;7,55,15 3;51,27 28 0;20,53 1 20
VII 2,7;3,31,6,40 Bil 26 2;49,20 +2,18;26,6 13;23 3;50,3,12,35,33,20 0 +0;10 4;0,3 28 2;20,50 30 —
VIII 2,9;49,26,40 Sco 26 2;33,36 +4,27;28,45 14;5 3;24,14,34,4,26,40 0 +0;7,52 3;32,6 29 4;48,44 ——
IX 2,12;35,22,13,20 Sag 26 2;25,52 +6,33;44,27 14;47 2;58,25,55,33,20 0 +0;3,52 3;2,17 — 1;46,27 ——
X 2,15;21,17,46,40 Cap 26 2;26,8 +5,43;59,51 15;29 2;40,35,55,33,20 0 +0;0,8 2;40,27 — 5;6 ——
XI 2,16;2,24,26,40 Acq 26 2;34,24 +3,37;44,9 15;43 2;40 0 +0;4,8 2;35,52 29 2;30,8 1—
XII 2,13;16,28,53,20 Pes 26 2;50,40 +0,38;56,54 15;1 2;40,31,51,6,40 0 +0;8,8 2;32,13 29 5;57,55 30 —
XII2 2,10;30,33,20 Ari 24;11,15 3;9,27,30 −2,51,32,15 14;19 2;54,48,8,53,20 0;55,9,37,30 +0;9,23,45 1;50,15 29 4;7,40 ——
78
APPENDICE: UN’EFFEMERIDE LUNARE 79

Figura 3.11: Una tavoletta su cui è riportata un’effemeride planetaria.


APPENDICE: UN’EFFEMERIDE LUNARE 80

Figura 3.12: Una tavoletta su cui è riportata un’effemeride lunare.


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