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I conflitti non sono una “cosa da nulla”; non è facile inoltre avviare un confronto su questo tema con dei bambini delle scuole elementari.
Abbiamo pensato allora di avvicinarci al discorso non in maniera nozionistica, o puramente esplorativa, ma volevamo che i più piccoli
fossero protagonisti di un proprio percorso di conoscenza e di crescita.
Per fare questo abbiamo strutturato le attività in due momenti: un incontro di drammatizzazione e uno successivo di rielaborazione
attraverso il disegno.
Durante la drammatizzazione veniva proposta ai bambini una situazione conflittuale vicina al loro vissuto. Erano invitati a prender parte
attivamente alla scena, usando la possibilità di entrare in un ruolo per svelare i diversi sguardi di chi è nel conflitto. Al termine
dell’attività veniva srotolato il “tappeto delle riflessioni”: spazio di confronto su quanto accaduto e di rilettura della propria quotidianità.
Il disegno permetteva poi, dopo alcuni giorni di decantazione, la ripresa dei contenuti emersi e la possibilità di rappresentare, con diverse
modalità espressive, loro stessi in un conflitto.
Temi dei laboratori sono stati: il conflitto tra coetanei, quello con i grandi, il passaggio dal conflitto alla guerra e la possibilità di stare nel
conflitto, magari imparando qualcosa in più su di sé, sull’altro, sulle relazioni che ci legano.
I disegni e le riflessioni riportate nei vari mesi sono parte di quanto emerso durante i laboratori, scaturiscono dal lavoro dei bambini e
sono il frutto dell’interpretazione personale di ogni autore.
Contatto. Di mani, visi, corpi, parole. Ognuno, in giro per il mondo, ha il suo modo speciale di “entrare in contatto” con gli altri.
Chi vuole comunicare con la gente che incontra sa che il saluto, comune a tutti i popoli, è il primo vero contatto. C’è chi si inchina in
segno di gratitudine, chi si sfiora i piedi con le mani, chi considera la stretta di mano un balsamo per il cuore, chi si bacia e si abbraccia
calorosamente, chi si scambia senza fine elogi e benedizioni, chi si accontenta di una mezza parola.
Ma a gesti o a parole, in tutte le culture e le etnie e in ogni luogo della terra, il saluto è sempre segno di benvenuto, di buon augurio, di
accoglienza e soprattutto di pace.
Mese per mese, ecco dodici modi di salutarsi e di augurarsi la pace, utili a chi avrà la fortuna di visitare i Paesi raccontati ma anche a chi,
senza muoversi, accoglie o vede ogni giorno il mondo “sfilare” sotto le finestre di casa.
Per gli aborigeni Anangu dell’Uluru (Ayers Rock, Australia) la mano si stringe in modo delicato.
Una stretta di mano vigorosa e un bacio, anche se ci si vede per la prima volta, in Perú.
Per i Bambara salutarsi è fondamentale. E non solo in famiglia. Chi non si saluta, sul bus, nei negozi. è un asociale ed è guardato male.
Un buon saluto può durare anche dieci minuti, perché bisogna chiedere notizie di tutti i familiari e mandar loro benedizioni.
Per gli Ewé del Togo la parola e il saluto sono sacri. Parenti o estranei, ci si saluta a lungo.
In India le mani giunte simboleggiano i cinque sensi riuniti. Il capo reclinato è segno di umiltà.
o ho sottolineato l’importanza del dialogo tra le culture e le religioni, per cogliere le differenze e le convergenze e per costruire
insieme una convivenza pacifica, appunto sugli elementi che uniscono. Ogni iniziativa messa in atto che porti a educare ed educarsi alla
accoglienza, alla conoscenza e alla collaborazione reciproca per il bene della famiglia umana, non può che essere lodata.
o il valore immenso del perdono, come punto di partenza e come elemento essenziale e fondante per costruire e mantenere una
convivenza pacifica.
o nell’approfondimento di tutto quello che ci rende capaci di essere cittadini responsabili di un domani migliore.
o “Occorre creare una educazione e una cultura di rispetto per l’altro. Non è possibile rispettare chi non si conosce, non è possibile
condividere un tratto di cammino umano alla ricerca di un senso se non si nutre desiderio di apprendere ciò che brucia nel cuore
dell’altro, ciò che lo fa soffrire o gioire. Le convinzioni talmente vitali per lui da condurlo a dare la vita per esse” Enzo Bianchi
o diverse pietanze tipiche delle grandi feste religiose delle tre religioni, cercando di capire le motivazioni profonde di tali usanze e
svolto un'altra attività pratica in classe: la realizzazione di cartelloni sulle diverse tappe della storia ebraica e sui personaggi che le hanno
caratterizzato.
o un canto della tradizione cristiana ed islamica e un ballo tipico
o Siamo ora più consapevoli della ricchezza e della specificità delle varie religioni monoteistiche e abbiamo anche capito che
esistono molti elementi che ci uniscono e su cui possiamo lavorare per costruire un mondo più giusto.
o Le parole del Papa Giovanni Paolo II, rivolte ai giovani a Toronto rimangono per noi sollecitazione ed impegno: “Quello che
voi erediterete è un mondo che ha un disperato bisogno di un rinnovato senso di fratellanza e di solidarietà umana. E’ un mondo che
necessita di essere toccato e guarito dalla bellezza e dalla ricchezza dell’amore di Dio. Il mondo odierno ha bisogno di testimoni di
quell’amore” (Giovanni Paolo II ai giovani a Toronto)
o Spesso tale “spirito di Assisi” è stato portato avanti da persone ben intenzionate, ma male informate.
o Quindi lo spirito di Assisi è una vera antropologia teologica il cui frutto è lo spirito delle beatitudini.
o non c’è pace dove non sono tutelati i diritti soprattutto quello della libertà religiosa.
o la preghiera di Gesù che desidera che i cristiani siano nell’unità affinché il mondo creda.
Dominus Jesus benedetto XVI: Non è la religione in quanto tale a creare problemi alla
pace e questo perché la religione quando è autentica è portatrice di pace.
Giovanni p.Ii: È compito della maggior parte delle religioni insegnare il rispetto per la coscienza, l’amore per il prossimo, la giustizia, il
perdono, l’autocontrollo, la libertà dalle creature, la preghiera e la meditazione.
la regola d’oro: “Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” è un eccellente fondamento per la pace.
Un dipartimento speciale del Vaticano, la segreteria per i non-cristiani, è incaricata della promozione di questo dialogo.
Con le religioni mondiali condividiamo un comune rispetto e obbedienza alla coscienza, la quale insegna a noi tutti a cercare la verità, ad
amare e servire tutti gli individui e tutti i popoli, e perciò a fare pace tra i singoli e tra le nazioni.
Anche se ci sono molte e importanti differenze tra noi, c’è anche un fondo comune, donde operare insieme nella soluzione di questa
drammatica sfida della nostra epoca: vera pace o guerra catastrofica?
ciò che Dio vorrebbe che fosse lo sviluppo storico dell’umanità: un viaggio fraterno nel quale ci accompagniamo gli uni gli altri verso la
meta trascendente che egli stabilisce per noi.
un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni
Allunghiamo le nostre mani verso i nostri fratelli e sorelle, per incoraggiarli a costruire la pace sui quattro pilastri della verità, della
giustizia, dell’amore e della libertà (cf. Giovanni XXIII, Pacem in Terris).
La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano
di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace.
È essenziale scegliere la pace e i mezzi per ottenerla. La pace, così cagionevole di salute, richiede una cura costante e intensiva.
la nostra vita e la nostra pace futura dipendono sempre da un dono che Dio ci fa.
Andremo da qui ai nostri separati luoghi di preghiera. Ciascuna religione avrà il tempo e l’opportunità di esprimersi nel proprio rito
tradizionale. Poi dal luogo delle nostre rispettive preghiere, andremo in silenzio verso la piazza inferiore di San Francesco. Una volta
radunati in quella piazza, ciascuna religione avrà di nuovo la possibilità di presentare la propria preghiera, l’una dopo l’altra.
Questa piazza è un simbolo perché esprime l’esigenza di superare la solitudine, di “convenire”, di stare e di parlare insieme.
È il “giardino” affidato da Dio all’uomo perché lo “coltivi” e lo “custodisca”. un giardino da “coltivare” e da “custodire” e l’uomo
“signore” - non despota - nel giardino.
mediante l’impiego intelligente e responsabile dei vostri talenti, nella serietà e creatività delle occupazioni che avete per mano.
È la solidarietà che salverà il futuro dei giovani, il salire in cordata. Vi salverà la lotta coraggiosa e tenace contro l’individualismo e la
logica dell’accaparramento.
Continuiamo a volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci
può tenere un po’ in difficoltà
o "Concretezza"
o si sono impegnati a vivere «la regola d’oro "fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te"»
o a riconoscere che «il confronto con l’altrui diversità può diventare occasione di migliore comprensione reciproca»
o a chiedere ai responsabili delle nazioni di «edificare un mondo di solidarietà e di pace sul fondamento della giustizia»
o A cosa ci serve consultare ogni giorno i nostri libri sacri, se non li traduciamo in azione?»,
o ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore»
individuare il <denominatore comune> fra religioni e culture del mondo quale base per edificare un dialogo autentico di pace.
decalogo assisi:
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o Se la pace è dono di Dio ed ha in Lui la sua sorgente, dove è possibile cercarla e come possiamo costruirla se non in un rapporto
intimo e profondo con Lui?
o è scegliere di affrontare la realtà non da soli, ma con la forza che viene dall'Alto, la forza della verità e dell'amore la cui ultima
sorgente è in Dio. L'uomo religioso, di fronte alle insidie del male, sa di poter contare su Dio, assoluta volontà di bene;
o Tra poco ci recheremo nei luoghi previsti per invocare da Dio il dono della pace per l'intera umanità. Chiediamo che ci sia dato
di riconoscere la via della pace, dei giusti rapporti con Dio e fra di noi. Chiediamo a Dio di aprire i cuori alla verità su di Lui e sull'uomo.
Unico è lo scopo e medesima è l'intenzione, ma pregheremo secondo forme diverse, rispettando le altrui tradizioni religiose. Anche in
questo, in fondo, c'è un messaggio: vogliamo mostrare al mondo che lo slancio sincero della preghiera non spinge alla contrapposizione e
meno ancora al disprezzo dell’altro, ma piuttosto ad un costruttivo dialogo, nel quale ciascuno, senza indulgere in alcun modo al
relativismo né al sincretismo, prende anzi più viva coscienza del dovere della testimonianza e dell’annuncio.
o un popolo che non si stanca di credere nella. forza della preghiera per ottenere la pace
o Avanzate verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace. Della sua luce ha bisogno il mondo!
o I pilastri della vera pace sono la giustizia e quella particolare forma dell'amore che è il perdono.
o Il perdono potrebbe sembrare una debolezza; in realtà, sia per essere concesso che per essere accettato, suppone una grande forza
spirituale e un coraggio morale a tutta prova. Lungi dallo sminuire la persona, il perdono la conduce ad una umanità più piena e più ricca,
capace di riflettere in sé un raggio dello splendore del Creatore.
o la preghiera per la pace non è un elemento che « viene dopo » l'impegno per la pace. Al contrario, essa sta al cuore dello sforzo
per l'edificazione di una pace nell'ordine, nella giustizia e nella libertà. Pregare per la pace significa aprire il cuore umano all'irruzione
della potenza rinnovatrice di Dio. Dio, con la forza vivificante della sua grazia, può creare aperture per la pace là dove sembra che vi
siano soltanto ostacoli e chiusure;
o Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono
o Non restino fuori del raggio di luce della nostra preghiera coloro stessi che offendono gravemente Dio e l'uomo mediante questi
atti senza pietà: sia loro concesso di rientrare in se stessi e di rendersi conto del male che compiono, così che siano spinti ad abbandonare
ogni proposito di violenza e a cercare il perdono.
La presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui, ma anche la società e la storia, i popoli, le culture, le religioni [...]. Il Cristo
risorto opera nel cuore degli uomini con la virtù del suo Spirito [...]. È ancora lo Spirito che sparge i “semi del Verbo”, presenti nei riti e nelle
culture, e li prepara a maturare in Cristo».(gp2 REDEMPTORIS MISSIO)
teologia oggi, meditando sulla presenza di altre esperienze religiose e sul loro significato nel piano salvifico di Dio, è invitata ad esplorare se e
come anche figure ed elementi positivi di altre religioni rientrino nel piano divino di salvezza. In questo impegno di riflessione la ricerca
teologica ha un vasto campo di lavoro sotto la guida del Magistero della Chiesa. Il Concilio Vaticano II, infatti, ha affermato che « l'unica
mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione, che è partecipazione dell'unica fonte ».43CONC.
VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 62.
Il dialogo perciò, pur facendo parte della missione evangelizzatrice, è solo una delle azioni della Chiesa nella sua missione ad gentes.97 La
parità, che è presupposto del dialogo, si riferisce alla pari dignità personale delle parti, non ai contenuti dottrinali né tanto meno a Gesù Cristo,
che è Dio stesso fatto Uomo, in confronto con i fondatori delle altre religioni.
PROGETTO DIALOGO INTERRELIGIOSO
SCUOLA PRIMARIA DI TERZO DI AQUILEIA – a.s. 2006/07
- PREMESSA
La società di oggi è caratterizzata da una veloce e diffusa mobilità a livello planetario. Milioni di persone si spostano da un luogo all’altro
con le più diverse motivazioni, portando con sé tutti gli elementi della loro cultura di appartenenza. Il problema investe anche l’Italia,
dove il fenomeno immigratorio negli ultimi decenni è aumentato in modo esponenziale.
Nel bagaglio culturale che accompagna i soggetti nei loro spostamenti, una parte rilevante e significativa è costituita dal fattore religioso,
inteso sia come insieme di credenze, sia come complesso di valori e di pratiche condivise che rimandano ad una precisa appartenenza. Per
molti gruppi e per molte persone, il fattore religioso rappresenta un elemento identitario fondamentale e una chiave di lettura per capire
atteggiamenti e comportamenti, sia personali che sociali.
La società multiculturale è dunque anche società multireligiosa.
Le religioni hanno costituito nella storia, e in certi casi costituiscono tuttora, uno dei motivi più frequenti di intolleranza e rifiuto tra
gruppi e semplici individui: pregiudizi, diffidenze e paure reciproche ostacolano lo scambio arricchente e il dialogo costruttivo, facendo sì
che, tra il dato di fatto oggettivo della multireligiosità e la capacità di tradurlo in un percorso relazionale e dialogico di interreligiosità, la
strada da percorrere sia ardua e problematica. Si tratta però di una sfida a cui la società di oggi non può sottrarsi, né con essa la scuola,
luogo preposto per eccellenza alla valorizzazione della cultura e delle culture, alla formazione del giudizio critico, alla costruzione di
relazioni interpersonali basate sulla conoscenza, sul dialogo e sul reciproco rispetto.
- CARATTERISTICHE DEL PROGETTO
Sulla base della premessa e in riferimento ai due Progetti di Circolo e di Rete intitolati “Pace e solidarietà” e “Integrazione alunni
stranieri e intercultura”, il team docente della scuola primaria del plesso di terzo di Aquileia intende elaborare un progetto di dialogo
interreligioso destinato agli alunni di tutte le classi.
L’esigenza nasce dalla situazione concreta del plesso e in generale del territorio, dove negli ultimi anni si è ampliata la presenza di nuclei
familiari stranieri, spesso di religione non cattolica, con bambini frequentanti sia la scuola dell’infanzia che quella primaria.
Le motivazioni che stanno alla base del progetto si evincono anche dallo spirito della Riforma scolastica in fase di attuazione
(L.53/2003), che tra gli obiettivi generali del processo formativo si propone di “arricchire[…] la visione del mondo e della vita dei
fanciulli[…] in un continuo confronto di natura logica, morale e sociale” e di “far acquisire ai fanciulli[…] rispetto nei confronti delle
persone e delle culture”.
Anche le Raccomandazioni recentemente elaborate dal servizio nazionale per l’I.R.C. nella scuola della Conferenza Episcopale Italiana
sottolineano la necessità di “rispettare l’identità di ciascun alunno, prendendo atto delle differenze anche di carattere religioso, per una
proposta didattica aperta all’incontro e al dialogo”. Nel documento si insiste più volte sul versante del rispetto e del dialogo, “in vista
dell’apprendimento ecumenico ed interreligioso che la scuola dovrà assicurare nel contesto sempre più diversificato e culturalmente
vario, anche per i continui flussi migratori a cui l’Italia e l’Europa sono soggette”..
Gli obiettivi generali del progetto in prospettiva quinquennale possono essere così riassunti:
- Spiegare il senso e il significato di esperienze religiose diverse, il loro linguaggio, le pratiche, il simbolismo e il credo
- Conoscere l’origine, la struttura e le caratteristiche dei principali testi sacri
- Conoscere i personaggi fondamentali delle grandi religioni e il loro messaggio
- Discernere i valori e le conseguenze personali e sociali di un’adesione religiosa
- Identificare e rispondere a domande di significato e valore all’interno delle religioni
- Maturare un atteggiamento di ascolto, apertura al dialogo e rispetto nei confronti di qualsiasi scelta religiosa
Il progetto ha una connotazione interdisciplinare e trasversale, in quanto gli obiettivi che si prefigge coinvolgono sia alcune educazioni,
come ed. alla cittadinanza, ed. ambientale, ed. all’affettività, sia alcune discipline, come italiano, storia, arte e immagine, religione e
attività alternativa.
A questo proposito il team docente intende proporre questo progetto alle famiglie degli alunni che hanno scelto di non avvalersi dell’IRC,
aprendo anche alla possibilità di organizzare momenti comuni con l’IRC stesso, per poter dare a tutti gli alunni la possibilità di
partecipare ad alcune iniziative peculiari del progetto, come le visite ai luoghi di culto sul territorio regionale o l’incontro con
rappresentanti delle varie fedi religiose.
L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE
IN PROSPETTIVA INTERCULTURALE
Obiettivi – 1 Studiare le religioni
ELEMENTI CHIAVE
Gli alunni vengono incoraggiati a:
• identificare, designare, descrivere e fare un riassunto delle
religioni in modo da fornire un quadro coerente di ognuna;
• spiegare il senso ed il significato di esperienze religiose chiave, il
linguaggio ed i racconti, le pratiche, il simbolismo e il credo;
• spiegare similitudini e differenze tra le diverse religioni e
all’interno di una stessa religione;
• acquisire discernimento dei valori religiosi, delle varietà della fede
e delle conseguenze personali e sociali dell’impegno religioso.
Tutte hanno contribuito a una parte comune del progetto che riguardava la “Multiculturalità e il dialogo interreligioso”; progetto nato
per promuovere l’insegnamento alla convivenza in una società multietnica, multiculturale, multireligiosa.
La società odierna vive in una prospettiva non solo europea ma addirittura mondiale: la globalizzazione, “i migrantes” (rifugiati, profughi
…) colorano la vita attuali di saperi, sapori, colori diversi e non sempre questa “diversità” viene accolta e accettata. Le forme di razzismo
dolorose di ieri persistono nell’oggi ed investono la gioventù nonostante il gran parlare di diritti umani, di solidarietà e condivisione.
Questo progetto nasce dal fatto che nel plesso di Chiaramonti non ci siano, nella realtà scolastica (come nella realtà sociale) la possibilità
di incontrare la diversità culturale, e quindi si propone (in vista della prosecuzione degli studi superiori) la preparazione ad un approccio
“umano, civile, legalitario, solidale” con la realtà sociale che troveranno al di fuori del paese. Preparare gli alunni non solo a vivere ma
soprattutto a pensare multiculturale. Si è voluto coinvolgere prima di tutto gli alunni e le loro famiglie ma anche gli enti e le associazioni
che operano nel territorio, nella provincia e il Comune stesso. È stata un occasione per costruire una reale continuità pedagogica e
didattica tra i vari ordini di scuola presenti nel territorio: incontro e laboratorio dei ragazzi, dall’infanzia alla secondaria di primo grado;
incontro e collaborazione tra le equipe pedagogiche.
L’intervento didattico, anche in forma ludica, è stato finalizzato al riconoscimento del valore e della dignità di ogni soggetto umano che
costituisce il criterio di orientamento per la convivenza e per la costruzione di validi rapporti interpersonali.
Il progetto ha avuto lo scopo di avvicinare questa scuola ad uno scenario globale di vita, uscendo dai propri confini culturali per motivare
alla curiosità del sapere, alla difesa dei diritti umani, alla convivenza civile e responsabile, quindi alla legalità e ad un progetto di vita
personale aperto agli altri, al diverso da sé; infatti si parte dal presupposto che l’uomo accoglie e rispetta solo ciò che comprende e
comprende solo ciò che conosce.
L'insegnamento della religione cattolica (Irc) in questi anni ha contribuito ad una più precisa conoscenza della fede cattolica e, al
contempo, ha mostrato ampie risorse di apertura e di dialogo, grazie ad una modalità di trattazione dei contenuti attenta
all'interdisciplinarietà, al confronto con la/e cultura/e e con le altre confessioni religiose. In questo modo è venuto incontro alle esigenze
sollecitate dai mutamenti della società sempre più multietnica e multireligiosa. Proprio all'interno di una scuola che è andata
gradualmente cambiando, sollecitata dalle trasformazioni dei nuovi modelli culturali, è stato espresso un costante impegno per rendere
l'Irc più efficace e adeguato.Frutto di queste ed altre simili iniziative è stato di poter dialogare, con sempre maggiore consapevolezza e di
condividere innanzitutto le finalità sotto elencate:
favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, completandone la formazione sul piano religioso e valoriale;
rispettare i ritmi dell'età evolutiva, proponendo percorsi didattici articolati secondo il principio della progressività ciclica;
rispettare l'identità di ciascun alunno, prendendo atto delle differenze anche di carattere religioso, per una proposta didattica aperta
all'incontro e al dialogo.