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Lezione 1

INTRODUZIONE STORICA

Non si può individuare una data precisa per quanto riguarda la nascita del diritto sindacale – diritto
sindacale che comunque non è un fenomeno solo italiano ma è un fenomeno esteso a molti Paesi.
Il diritto sindacale nasce in corrispondenza di quel fenomeno economico e sociale che ha cambiato la
storia del mondo e che è rivoluzione industriale.
Il diritto sindacale nasce quindi con la nascita dell’industria, con la automazione della produzione e con il
passaggio da una società fondata prevalentemente sulla economia agricola e sull’artigianato ad una società
che scopre questa nuova frontiera produttiva che poi diverrà assolutamente predominante rispetto alle
altre.

N.B. La Rivoluzione industriale ha avuto una evoluzione diversa in Paesi diversi – essa nasce in Inghilterra
nel XVIII secolo e progressivamente si estende anche ad altri Paesi e in Italia arriva all’incirca nella seconda
metà dell’800, quindi tardivamente rispetto a quello verificatosi in altri Paesi.

 Quale è il nesso fra la nascita della società industriale e la nascita del diritto del lavoro?
Si formano le industrie, ossia per la prima volta si formano delle realtà nelle quali un numero significativo
di lavoratori lavorano assieme alle dipendenze di un unico imprenditore.
L’imprenditore era colui che aveva il potere economico e che aveva la possibilità di allestire, grazie a questa
capacità economica, delle imprese ed offrire lavoro. Il lavoro era prestato da persone che fino ad allora
avevano svolto altri lavori come quello di artigiani – categoria penalizzata dalla nascita delle industrie in
quanto meno competitivi perché una industria ha la possibilità di applicare dei costi che sono inferiori
rispetto a quelli dell’artigiano – e contadini . La tendenza è stata quindi quella di attingere sia nella
categoria degli artigiani e anche fra coloro che erano contadini che si spostavano dalle campagne alle città
per trovare impego.
Questo fenomeno ha fatto sì che si creasse questa situazione assolutamente nuova per l’epoca:
diversamente da quello che era accaduto fino ad allora, si venivano a formare gruppi di persone che
lavorano per lo stesso datore.

Si tenga presente che il diritto del lavoro attuale è un diritto ben strutturato a livello normativo e che
disciplina moltissimi aspetti (orario di lavoro, ferie, indennità, retribuzioni adeguate, minimi salariali), ma
esso è stato il frutto di una lenta evoluzione sul piano normativo.
All’epoca ovviamente non vi era una tale struttura normativa: imprenditore e lavoratore si limitavano a
stipulare un contratto nel quale, di fatto, le condizioni erano dettate da chi deteneva il potere economico
ossia l’imprenditore.
Nessuna tutela era prevista per i minori e le donne lavoratrici. Vi era quindi una assenza di
regolamentazione in materia di lavoro, e questo per due motivi:

 Era un fenomeno assolutamente nuovo e quindi occorreva del tempo per disciplinarlo;
 Siamo ancora in una fase nella quale si riteneva che il contratto di lavoro fosse un contratto come
tutti gli altri per cui quando il lavoratore stipulava il contratto, stipulava un contratto tradizionale
fondato sulla formale parità delle parti (lavoratore e datore) alla cui autonomia si rimetteva la
disciplina del contratto.
Ovviamente questa parità formale non era una parità di fatto: il datore disponeva di un potere
economico decisamente maggiore mentre il lavoratore si trovava nella necessità di trovare un impiego
per sopravvivere e dunque era portato ad accettare le condizioni inique poste dal datore.
Tutta la disciplina del lavoro, questo è un filo conduttore da tenere presente per lo studio di tutto il diritto
del lavoro, nasce proprio per questo: il contratto di lavoro è un contratto nel quale esiste una parte
sostanzialmente più forte ed una parte più debole e la funzione del diritto del lavoro e del diritto
sindacale è stata quella di cercare di riequilibrare il più possibile da un alto questa debolezza, senza però
perdere di vista il fatto che la minore forza del lavoratore è un qualche cosa che deve combinarsi con un
diritto alla libertà di iniziatica economica privata, che peraltro è previsto nella nostra Costituzione.

All’epoca era talmente elevato lo squilibrio che esisteva tra le parti che era evidente la necessità di arrivare
ad equilibrare la situazione. E come si arriva a questa diversa situazione? Attraverso una acquisita
consapevolezza da parte dei lavoratori di aggregarsi tra loro in modo tale da far valere le proprie ragioni
insieme e questo in considerazione del fatto che far valere le proprie ragioni individualmente portava a
poco – un singolo lavoratore poteva ottenere ben poco nella contrattazione con l’imprenditore mentre
invece i lavoratori uniti potevano di fatto ottenere delle concessioni dal datore.

Quindi: i lavoratori sono riusciti a far valere le proprie ragioni nel momento in cui si sono aggregati e
queste aggregazioni sono aggregazioni che rappresentano il nucleo inziale del diritto sindacale – in questa
fase nasce il diritto sindacale in quanto i lavoratori si rendono conto che uniti hanno la forza tale da
esercitare una pressione nei confronti del datore di lavoro notevole.
La forza del sindacato sta proprio in questo: nel suo essere rappresentativo di milioni di lavoratori, ed è
su questa rappresentatività che si fonda il peso politico di sindacati, questo ancora oggi.
Quindi l’imprenditore dell’epoca, che di fatto non era in alcun modo obbligato dalla legge a contrattare
con i sindacati, decide di farlo in quanto essi erano rappresentativi di moltissimi operai. Inizialmente i
problemi oggetto di rivendicazioe sindacale erano prettamente economici e salariali – la gente non aveva i
soldi per sopravvivere. Questo tipo di aggregazione fa si che nascao queste forme embrionali di
organizzazioni che daranno luogo ai sindacati – il primo sindacato in Italia è la FIOM.

 Quale è la forma di lotta e pressione che le prime aggregazioni mettono in atto per far valere le proprie
ragioni?

Lo sciopero. Cosa è lo sciopero? Lo sciopero è la astensione dalla prestazione ammnistrativa funzionale a


far valere un determinato diritto: a fronte di una rivendicazione dei lavoratori (es. un aumento salariale)
qualora il datore non la accetti allora la contromisura è la sospensione dell’attività lavorativa.
Quindi nonostante vi sia un contratto in essere tra datore e lavoratore, si mette in atto la sospensione della
attività lavorativa come contromisura del diniego del datore di lavoro ad una determinata richiesta del
lavoratore.
Nel nostro ordinamento, dopo l’entrata in vigore dell’articolo 40 della Costituzione, lo sciopero
rappresenta l’esercizio di un diritto e quindi il lavoratore può legittimamente scioperare senza incorrere
in un inadempimento contrattuale ossia l’interruzione della prestazione lavorativa ai fini dell’esercizio del
diritto di sciopero non costituisce una inadempimento contrattuale come diversamente.
All’epoca eravamo in un contesto privo di una regolamentazione e quindi il lavoratore che scioperava era
passibile di una reazione dell’imprenditore che poteva essere anche, legittimamente, una cessazione del
rapporto sotto forma di licenziamento del lavoratore per inadempimento.
E’ chiaro che se è il singolo lavoratore che mette in atto una contromisura di questo genere allora il datore
ha gioco facile a licenziarlo ma in un contesto in cui sia un numero significativo di lavoratori a non lavorare,
allora il datore può essere più propenso ad ascoltarne le ragioni.
Quindi: aggregazioni dei lavoratori, sciopero come forma di pressione e, altro passaggio importante, è la
legittimazione di queste aggregazioni di lavoratori come interlocutori con i quali il datore di lavoro
concordava delle regole da applicare ai rapporti di lavoro.
La aggregazione di lavoratori non diventa solo un qualcosa che serve a far valere le ragioni dei lavoratori
ma, grazie a questa legittimazione che riceve dal fatto di essere rappresentativa, si impone come
interlocutore al datore di lavoro portatore delle istanze del lavoratore, istanze che avevano ad oggetto,
come abbiamo detto, i salari dei lavoratori.
Questi accordi tra datori e aggregazioni dei lavoratori, che rappresentano l’archetipo dei contratti
collettivi, sono i concordati di tariffa: degli accordi che venivano sottoscritti dai primi sindacati con gli
imprenditori e che avevano come finalità il fissare la tariffa, ossia il salario dei lavoratori.
Poi la situazione si evolverà e attualmente il contenuto dei contratti collettivi va molto oltre la mera
retribuzione in quanto essi contengono tutta una serie di disposizioni che riguardano altresì lo svolgimento
del lavoro, permessi, mansioni, ferie, ambiente di lavoro, fino alle disposizioni sul licenziamento.
Quindi il contratto collettivo è il frutto di una evoluzione delle relazioni sindacali e del diritto sindacale
che ha fatto si che oggetto del contratto collettivo stipulato tra le organizzazioni sindacali e le
organizzazioni datoriali riguardi appunto una molteplicità di aspetti oltre il mero salario.

Il diritto sindacale nasce, in questo contesto e per effetto di questi fenomeni, come una necessaria
evoluzione di quelli che sono i rapporti all’interno di un contesto lavorativo nuovo e diverso rispetto a
quello precedente, ossia la rivoluzione industriale, e nel quale vi è la necessità di regolamentare in
maniera uniforme i rapporti di lavoro di una molteplicità di soggetti che si trovano a lavorare insieme alle
dipendenze di un imprenditore.

Gli imprenditore si rendono conto che il progressivo formarsi di aggregazioni di lavoratori comporta la
necessità che si crei un interlocutore altrettanto rappresentativo degli imprenditori stessi: cioè si rendono
conto che anche dal loro punto di vista può essere utile, ed anzi è fondamentale, creare delle aggregazioni,
che poi diventeranno associazioni di imprenditori, che fungano da interlocutore rispetto alle organizzazioni
dei lavoratori per un motivo speculare a quello che aveva spinto i lavoratori a raggrupparsi – anche i datori
si accorgono che uniti hanno un maggiore potere contrattuale.
Quindi, successivamente ma non troppo dopo, nascono anche le organizzazioni rappresentative dei datori
di lavoro che ritroviamo anche oggi. Abbiamo cioè associazioni sindacali che sono il corrispondente, sul
versante del datore di lavoro, delle associazioni sindacali dei lavoratori. Confindustria è, per gli industriali,
quello che CGIL, CISL e UIL sono per i lavoratori.
Si parla di un sindacato di risposta, ossia un sindacato dei datori che nasce per rispondere a questa
emersione dei sindacati dei lavoratori. Siamo sempre in un ambito in cui di fatto non c’è una disciplina
organica del lavoro, o meglio con l’evolversi e consolidarsi della industria in questo nuovo sistema
economico emergono progressivamente sensiblità diverse rispetto alle problematiche del lavoro e quindi
vengono emanate le prime leggi a tutela dei soggetti deboli e però manca una legislazione organica in
materia di diritto del lavoro e diritto sindacale.
 Quale è l’elemento di congiunzione tra diritto sindacale e diritto del lavoro?

Nel momento in cui il sindacato nasce e si propone come interlocutore rispetto al datore di lavoro e si
propone come soggetto che riesce a diventare un interlocutore negoziale del datore di lavoro fino a
condividere col datore di lavoro la negoziazione di regole che poi vengono applicate ai rapporti di lavoro
allora a quel punto nasce quello che noi chiamiamo diritto del lavoro – si tenga presente che il diritto del
lavoro consiste nelle regole che vengono applicate al contratto di lavoro concluso tra lavoratore e datore di
lavoro. Ad una disciplina del rapporto di lavoro si arriva proprio grazie a questa attività svolta dai primi
sindacati attraverso i concordati di tariffa. Il primo sbocco che ha avuto l’attività sindacale per quanto
riguarda la disciplina del rapporto di lavoro è stato quella di concordare col datore di lavoro una
retribuzione adeguata per il tipo di lavoro prestato dai lavoratori. In questo modo nasce una
regolamentazione limitata ad un solo aspetto del contratto di lavoro ossia alla retribuzione, un solo
aspetto del contratto di lavoro. Quello è l’inizio della disciplina del contratto di lavoro ed è la prima
manifestazione della nascita del diritto del lavoro.
Quindi esiste una connessione ed un legame inscindibile fra è il diritto del lavoro ed il diritto sindacale, e
questo non solo perché essi sono astrattamente considerati come parti della stessa materia ma perché la
disciplina del contratto del lavoro è in gran parte frutto di quello che i sindacati dei lavoratori e i
rappresentanti degli imprenditori hanno concordato nei contratti collettivi.

 Il sistema corporativo fascista

La prima disciplina legislativa in materia di diritto sindacale la si avrà con l’ordinamento corporativo e
quindi con la legislazione emanata durante il regime fascista nel Ventennio.
E’ una legislazione che continua ad avere una sua valenza – nel CC esiste una parte che regolamenta
(articoli 2060 e ss.) questo tema. Quale è l’impostazione corporativa? Una impostazione che riflette
l’ideologia fascista predominante e che incarnava il sistema di Governo: era una impostazione molto
autoritaria che aveva come base di partenza la volontà di assoggettare ad un ferreo controllo da parte
dello Stato i fenomeni sociali e quindi anche le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro –
attraverso questo ferreo controllo si cercava di governare in maniera molto oppressiva dei fenomeni che
potevano essere turbativi dell’equilibrio del sistema fascista.

Con l’ordinamento corporativo abbiamo una legislazione che riconosce formalmente l’esistenza dei
sindacati e della libertà dei sindacati e che però effettivamente poi nella sostanza la negava – solo i
sindacati riconosciuti potevano svolgere attività sindacale, e tale riconoscimento era fatto dalla autorità
statale che di fatto lo concedeva solo a quei sindacati che erano allineati al regime fascista. Quindi di fatto,
nell’ordinamento corporativo la libertà sindacale era un qualcosa che si svolgeva solamente nell’ambito
di direttive provenienti dall’alto e quindi la libertà sindacale era formale ma non era sostanziale.
SISTEMA CORPORATIVO:

 Quello corporativo era un sistema in cui per ogni categoria produttiva (es. metalmeccanici) vi era un
unico sindacato per i lavoratori e un unico sindacato per i datori riconosciuto dallo Stato e legittimato
a svolgere l’attività sindacale. I sindacati da una parte e le organizzazioni imprenditoriali avevano una
rappresentanza legale rispetto ai lavoratori che facevano parte di quella categoria produttiva –
agivano quindi in rappresentanza dei lavoratori anche se questi non erano iscritti al sindacato.
 Questi sindacati riconosciuti avevano la possibilità di stipulare dei contratti collettivi che avevano
efficacia erga omnes rispetto a tutti i lavoratori della categoria. I contratti collettivi sono la evoluzione
dei concordati di tariffa, essi sono dei veri e propri contratti che però hanno questa particolarità: si
chiamano collettivi perché vengono stipulati da dei soggetti che rappresentano altri soggetti ossia dai
sindacati dei lavoratori e dalle organizzazioni rappresentative dei datori di lavoro e il contratto
collettivo ha prevalentemente la funzione di fissare delle regole che poi abbiano una efficacia
nell’ambito del singolo contratto di lavoro.
Un esempio: all’interno dei contratti collettivi vengono regolamentati una moltitudine di aspetti legati alla
esecuzione della prestazione lavorativa. La funzione del contratto collettivo è quella principalmente di
fissare delle disposizioni che poi hanno immediatamente effetto nell’ambito del contratto di lavoro. Se io
nel contratto collettivo dei metalmeccanici scrivo che ogni lavoratore ha diritto ha 4 settimane di ferie
all’anno, il lavoratore del settore metalmeccanico al quale si applica quel contratto collettivo avrà 4
settimane di ferie all’anno. Questa è una regola che entra a far parte del contratto individuale in forza di
quello che è stabilito dal contratto collettivo. Abbiamo un contratto individuale che viene regolamentato da
una parte dalla autonomia delle parti, da quello che stabilisce la legge ma anche da quello che è stabilito
dal contratto collettivo.

Nel periodo corporativo i contratti collettivi avevano efficacia erga omnes – es. nel settore
metalmeccanico veniva applicato un certo contratto collettivo che si applicava a tutti i lavoratori assunti
nelle imprese metalmeccaniche proprio in considerazione del fatto che il sindacato aveva una
rappresentanza legale che li consentiva di agire in nome e per conto anche contro la volontà dei lavoratori.

Quindi il periodo corporativo aveva una impostazione molto rigida, figlia del fascismo e che quindi puntava
ad una regolamentazione che fosse regimentale per quanto riguarda l’attività sindacale. Questo
ordinamento corporativo finisce col fascismo

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