Questa
è
una
perla
rara.
Come
una
perla,
cattura
subito
l’ascolto
per
la
sua
forma
cristallina,
per
i
suoi
strati
concentrici,
per
come
sa
trasmettere
le
connessioni
fra
le
tradizioni
che
le
hanno
dato
vita.
Con
questo
lavoro
la
cantante
e
suonatrice
di
kantele
finlandese
Emmi
Kujanpää
raccoglie
i
frutti
di
dieci
anni
di
lavoro
e
nel
farlo
mostra
i
vantaggi
di
sistemi
educativi
vicini
alle
esigenze
di
artisti
che
sanno
essere
anche
ricercatori,
nel
suo
caso
la
Sibelius
Academy,
l’Università
di
Helsinki
ed
il
programma
Erasmus
con
cui
nel
2009
ha
potuto
frequentare
l’Accademia
di
Musica,
Danza
e
Belle
Arti
di
Plovdiv
in
Plovdiv
in
Bulgaria.
Da
quell’esperienza
nacque
l’ensemble
vocale
”Finno-‐Balkan
Voices”
con
cui
ha
esplorato
le
tradizioni
di
entrambi
i
paesi.
Potendo
contare
con
la
direzione
artistica
di
Dora
Hristova,
l’ottetto
vocale
ha
prodotto
nel
2014
l’ottimo
“Finno-‐Balkan
Voices”,
con
nuovi
arrangiamenti
di
undici
brani
tradizionali
fra
Bulgaria,
Ingria
e
Finlandia
e
due
composizioni
originali.
Nel
2017,
Emmi
Kujanpää
ha
rinnovato
la
collaborazione
con
Dora
Hristova
e
Le
Mystère
des
Voix
Bulgares
Vocal
Academy
(la
nuova
generazione
del
coro
Le
Mystère
des
Voix
Bulgares)
con
un
comune
concerto
a
Sofia
e
registrando
con
loro
nel
2018
alcune
sue
composizioni
per
la
televisione
bulgara
nel
programma
”Ide
nashenskata
musica”.
”Nani”
è
il
primo
disco
a
nome
di
Emmi
Kujanpää
ed
è
l’occasione
per
documentare
a
dovere
l’incontro
fra
la
sua
voce,
i
suoi
gioielli
percussivi
e
il
kantele
e
le
voci
del
coro
Le
Mystère
des
Voix
Bulgares
Vocal
Academy:
Mirela
Asenova,
Violeta
Marinova,
Stanislava
Bobeva,
Elizabet
Janeva,
Lubomira
Pavlova,
Maria
Krusteva,
Polina
Paunova,
Boryana
Vasileva,
Maria
Georga,
Radostina
Nikolova,
Elichka
Krastanova
(alto
e
voce
solista).
Il
risultato
è
magnifico
e
si
avvale
della
collaborazione
di
musicisti
finlandesi
che
si
rivelano
fin
dal
primo
ascolto
indispensabili
a
quest’album:
Jarkko
Niemelä,
tromba
e
voce,
Eero
Grundström,
harmonium
e
voce,
Sauli
Heikkilä
che
ha
fatto
sue
le
tecniche
del
canto
armonico
e
dello
strumento
a
corde
Morin
khuur
di
Tuva.
I
dieci
brani
cantano
la
vita
delle
donne,
la
loro
gioia,
i
loro
dolori,
la
nostalgia.
Emmi
Kujanpää
le
ha
composte,
le
ha
arrangiate
e
ha
scritto
la
maggior
parte
dei
testi,
in
finlandese,
karelico,
e
in
lingue
bulgare.
Ha
anche
prodotto
l’album
che
è
stato
registrato
da
Delian
Ivanov
e
Mikael
Hakkarainen
negli
studi
della
televisione
bulgara
a
Sofia
e
nel
centro
per
la
musica
“Musiikkitalo”
a
Helsinki.
L’album
è
stato
pubblicato
nella
collezione
del
Dipartimento
di
musica
folk
della
Sibelius
Academ
dove
Emmi
Kujanpää
insegna
canto
folk
e
kantele.
Ad
aprire
l’album
è
“Ogrejalo
slantse
/
Vuota
vuota”,
nuova
versione
a
cappella
di
un
brano
tradizionale
bulgaro
con
il
coro
femminile
Le
Mystère
des
Voix
Bulgares
Vocal
Academy
a
sostenere
la
voce
solista
di
Emmi
Kujanpää
che
canta
una
storia
semplice
e
misteriosa
al
tempo
stesso:
una
giovane
donna
soffre
perché
non
trova
uno
sposo,
ma
un
uccello
le
chiede
perché
si
lamenti
dato
che
dietro
ad
un
orecchio
porta
un
fiore,
segno
che
è
fidanzata.
Nel
bel
video
in
bianco
e
nero
diretto
da
Antti
Kujanpää
che
presenta
la
canzone,
è
la
stessa
Emmi
Kujanpää
a
impersonare
la
giovane
donna,
in
dialogo
con
una
donna
anziana,
Ritva
Kattelus,
che
sa
interpretare
le
sue
inquietudini
attraverso
la
danza,
accompagnata
da
altre
tre
danzatrici:
Marjo
Kopra,
Inkeri
Sippo-‐Tujunen,
Raija
Tuukkanen,
per
la
coreografia
di
Inkeri
Sippo-‐Tujunen.
Un
video
che
riflette
l’impronta
narrativa
dell’album
senza
discostarsi
dal
registro
di
essenzialità
che
lo
caratterizza.
E
che
diviene
paradigmatico
nel
secondo
brano,
affrontato
da
Emmi
Kujanpää
in
perfetta
solitudine
prima
di
riprendere
il
dialogo
con
il
coro
nel
terzo
brano,
che
da
il
titolo
all’album
e
va
a
disegnare
orizzonti
e
spettri
sonori
molto
ampi.
E’
solo
con
il
quarto
brano,
“Celestia”,
che
compare
un
altro
strumento,
il
kantele,
prima
in
forma
di
solista
e
poi
insieme
al
coro.
“Milenkalle
–
A
Song
For
Milenka”
regala
un
dialogo
fra
la
voce
e
la
tromba
di
Jarkko
Niemelä
con
geometrie
ascendenti
che
sanno
esplorare
tensioni
e
dissonanze,
quasi
un
preludio
a
“Milenka”
in
cui
il
dialogo
si
allarga
alla
dolcezza
del
kantele.
“Kuutar
–
The
Goddess
Of
The
Moon”
gira
pagina
e
lascia
di
nuovo
spazio
alle
sole
percussioni
e
voci,
questa
volta
nei
toni
più
nasali
e
rurali
e
sapientemente
ipnotici.
“Sirkus
Savonia”
allarga
nuovamente
la
paletta
sonora
coinvolgendo
altre
a
percussioni,
voci
e
tromba
anche
Eero
Grundström
con
il
ritmo
che
si
fa
più
incalzante
quando
sopraggiungono
le
voci
di
Niemela
e
Grundstrom.
Il
Morin
khuur
ed
il
canto
difonico
di
Sauli
Heikkilä
portano
“Laulajan
Loitsu,”
fino
in
Mongolia,
prima
di
lasciar
spazio
alla
dolcezza
del
kantele
per
chiudere
con
un
ponte
vocale
fra
Finlandia
e
Bulgaria
nel
brano
corale
che
evoca
una
notte
bianca,
“Yoik
Of
A
White
Night”,
luminosa
come
una
perla.