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PARADOSSO deriva dal greco paradoxos composto da para (contro) e doxa (opinione)

ed indica una proposizione formulata in evidente contraddizione con l'esperienza


comune o con i principi elementari della logica ma che, sottoposta ad un rigoroso esame
critico, si dimostra valida.

Si dice che in una teoria deduttiva esiste una ANTINOMIA quando in essa è possibile
dimostrare allo stesso tempo la verità e la falsità di una proposizione, in evidente
contrasto con i principi della logica.

1. "Nessuno sa che questa affermazione è vera."

IL PARADOSSO DI EPINEMIDE (o ANTINOMIA DEL MENTITORE)

2. Nell'antica Grecia, il cretese Epimenide affermò:

"tutti i Cretesi sono mentitori"

Ammessa la verità della proposizione, Epimenide è veritiero o bugiardo?


Se Epimenide è veritiero.. allora non tutti i cretesi sono bugiardi (lui stesso fa
eccezione) .. egli dunque è bugiardo!
Se Epimenide è bugiardo... dalla verità della proposizione formulata ... segue che
Epimenide è veritiero!

ACHILLE E LA TARTARUGA

3. Zenone è un filosofo greco del quinto secolo a.C. Tra i paradossi più famosi di
questo pensatore c'è quello della gara di corsa tra Achille e la tartaruga:
La Tartaruga ha cento metri di vantaggio, ma Achille corre cento volte più veloce
di lei. Mentre la Tartaruga percorre un metro, Achille ne percorre cento. Quando
la tartaruga copre un centimetro, Achille corre per un metro e così via per un
numero infinito di passi. Il punto è che andando avanti in questo modo, Achille
non raggiungerà mai la Tartaruga!
Un suggerimento: non è necessariamente vero che un numero infinito di istanti
di tempo, sommati tra di loro, dia luogo a un tempo infinitamente lungo.

IL PARADOSSO DI RUSSEL

4. "Mi sembra che una categoria a volte sia, e a volte no, elemento di se stessa. La
categoria dei cucchiaini da tè, ad esempio, non è essa stessa un cucchiaino da tè;
tuttavia, la categoria degli oggetti che non sono cucchiaini da tè è una delle cose
che, appunto, non sono cucchiaini da tè... [questo] mi indusse a considerare le
categorie che non sono elementi di se stesse; esse, così mi sembrava, devono
formare una categoria. Mi chiesi se quest'ultima fosse, o meno, un elemento di se
stessa. In caso effermativo, dovrebbe possedere le proprietà che definiscono la
categoria, ossia quella di non essere un elemento di se stessa. Ma se non fosse
elemento di se stessa dovrebbe essere priva della proprietà che definisce la
categoria, e pertanto sarebbe elemento di se stessa. Come si vede, ogni alternativa
porta al suo opposto, e c'è una contraddizione."

ED IL BARBIERE DI SIVIGLIA?

5. C'è una città dove fuori della bottega di un barbiere è appeso un cartello con su
scritto: "il barbiere rade tutti e solo coloro che non si radono da soli".
Ma chi fa la barba al barbiere?

Questo paradosso fu sviluppato nel 1918 da Bertrand Russell anche se i più precisi
potrebbero obiettare che logicamente non è una vera e propria antinomia, ma una
dimostrazione per assurdo dell'inesistenza di un barbiere del genere.

IL DILEMMA DI MONTY HALL

6. Neanche Paul Erdos credette che le cose stessero così...


In un gioco a premi viene messa in palio una Mercedes. Il presentatore mostra al
concorrente tre porte chiuse (che chiameremo simbolicamente A, B e C) e lo
assicura che la macchina è dietro una delle porte, mentre dietro a ciascuna delle
altre due c'e' una capra. Il presentatore invita il concorrente a scegliere una delle
porte. Dopo la scelta (diciamo la porta A), il presentatore apre una delle due porte
che il concorrente non ha scelto, diciamo la porta C, per mostrargli che lì non
c'era la macchina. A questo punto, il presentatore dà l'opportunità al concorrente
di cambiare la sua scelta, scegliendo eventualmente la porta B. E' conveniente
farlo?

La risposta è: sì! Ed è assolutamente controintuitivo. Infatti si direbbe che, una


volta aperta la porta C, le probabilità che la macchina sia dietro A oppure dietro
B sono le stesse (1/2 e 1/2). In realtà le cose non stanno così, perché il presentatore
ha un vincolo: quello di non aprire la porta A. Matematicamente:
A = { la macchina è dietro A }
B = { la macchina è dietro B }
C = { la macchina è dietro C }
D = { il presentatore apre la porta C }

P(A|D) = P(D|A)P(A) / P(D) (formula di Bayes)

Ora, sappiamo che:


P(A) = P(B) = P(C) = 1/3
P(D|A) = 1/2 (se la macchina è dietro A, il presentatore può aprire la porta C o la
porta B)
P(D|B) = 1 (se la macchina è dietro B, il presentatore deve aprire per forza la
porta C)
P(D|C) = 0 (se la macchina è dietro C, il presentatore non apre C)
P(D) = P(D|A)P(A)+P(D|B)P(B)+P(D|C)P(C) = (1/2*1/3)+(1*1/3)+0 = 1/2
=> P(A|D) = (1/2*1/3) / 1/2 = 1/3

Quindi la probabilità che, sapendo che dietro C non c'è la macchina, essa sia
dietro la porta A è 1/3! Mentre la probabilità che essa sia dietro B è 2/3!

Una soluzione piu' accessibile a tutti e' la seguente:


i casi che si possono verificare sono tre:

XXXXXX PORTA A PORTA B PORTA C


1°CASO MERCEDES CAPRA CAPRA
2°CASO CAPRA MERCEDES CAPRA
3°CASO CAPRA CAPRA MERCEDES

Di conseguenza se si sceglie la porta A nel primo caso si indovina, nel secondo e


terzo caso no, quindi se si resta sulla decisione A si ha una probabilita' su tre di
trovare la macchina, se invece si cambia porta nel primo caso si trova la capra, nel
secondo e terzo caso la mercedes, poiche' il conduttore aprirebbe rispettivamente
la porta C e B. Cambiando si ha dunque i 2/3 delle possibilita' di trovare la
macchina!!! Tutto sta nel fatto che non si specifica la porta che apre il conduttore
(una delle due restate!), in caso contrario infatti il caso numero tre andrebbe
scartato!.
IL PARADOSSO DEL COMPLEANNO

7. Con questo paradosso potete sbalordire i vostri amici digiuni di calcolo delle
probabilità. Il punto è che, prese almeno 23 persone, c'è almeno 1/2 delle
probabilità che esistano tra di loro due persone nate lo stesso giorno! Infatti:
p = 1 - Pr { non esistono due persone nate lo stesso giorno } = 1 -
(365/365)*(364/365)*...* ((365-n+1)/365) = 1 - 365!/((365-n)!*(365^n))) >= 1/2 non
appena n >= 23

IL PARADOSSO DEL PRIGIONIERO

8. Ci sono tre prigionieri in un carcere di massima sicurezza: Alberto, Bernardo e


Carlo. Un bel giorno arriva l'avviso che ci saranno due grazie. Alberto, che è il
più curioso, chiede al secondino il nome di chi sarà graziato per prima e questo
gli dice Carlo. Allora Alberto pensa di avere 1/2 delle probabilità di essere
graziato per secondo. Ma questo non è vero! La soluzione è analoga a quella del
dilemma di Monty Hall.

IL CONDANNATO A MORTE

9. In un paese esotico governato da un tiranno abbastanza stupido ma con l'amore


per i giochini matematici un bel giorno si presentano alla corte di sua maestà un
gendarme e il più illustre matematico del paese. Il gendarme accusa il
matematico di essere stato colto sul fatto in uno dei più atroci reati, non importa
quale, e il matematico in effetti non fa altro che ammettere le sue colpe... La pena
prevista è la condanna a morte.
Tuttavia il tiranno non vuole perdere una delle menti più brillanti del paese e
così gli concede un modo per salvarsi la vita, esprimendo così la sua sentenza di
condanna:
"Sarai rinchiuso oggi nelle prigioni del castello e verrai ghigliottinato un giorno
qualsiasi a partire da oggi nell'arco di una settimana, ma la cosa più terribile è
che non potrai mai prevedere con certezza il giorno della tua morte!!!".
Ebbene, il matematico riuscì con facilità a dimostrare l'inapplicabiltà della
condanna ed ebbe così salva la vita.
(Non sarebbe potuto essere il settimo giorno,altrimenti l'avrebbe saputo il giorno
prima, non essendoci alternative; ma allora non sarebbe potuto essere neanche il
sesto, poiché se si esclude il settimo, vale lo stesso ragionamento. Continuando in
questo modo il condannato potrebbe concludere che non sarà mai ucciso, perché
altrimenti l'affermazione del tiranno risulterebbe falsa. Questo è un caso
interessante di come la realtà possa essere diversa dalla logica! Con una sentenza
simile non credo che ci siano molte possibilità di salvarsi!)

IL PARADOSSO DELL'AVVOCATO

10. Si racconta che Protagora, antico filosofo greco, avesse insegnato legge a un
povero studente di nome Euatlo, a condizione che Euatlo lo ricompensasse non
appena vinta la sua prima causa. Dopo aver completato gli studi, Euatlo
abbandonò il proposito di praticare la professione dell'avvocatura e decise invece
di seguire la carriera politica. Protagora stanco di aspettare il pagamento, citò
l'antico allievo in giudizio per fargli mantenere la promessa. Le argomentazioni
dei due di fronte alla corte furono impeccabili.Protagora faceva questo
ragionamento: se Euatlo avesse perso la causa, allora avrebbe dovuto obbedire
alla corte e quindi pagare; se, invece, Euatlo avesse vinto, allora avrebbe vinto la
sua prima causa e avrebbe dunque dovuto onorare l'antica promessa. Le ragioni
di Euatlo non erano meno stringenti: se avesse vinto la causa, la corte avrebbe
emesso una sentenza a lui favorevole, ovvero non avrebbe dovuto pagare
Protagora; d'altra parte, se avesse perso la causa, nemmeno in questo caso
avrebbe dovuto pagare Protagora, perché ancora non avrebbe vinto la sua prima
causa

I CAMMELLI

11. Un arabo, morendo, lasciò ai i suoi tre figli 17 cammelli in eredità, e ordinò che
la metà di essi fosse data al primo, la terza parte al secondo e la nona al terzo
figlio. I figli, incapaci di eseguire le volontà del padre, si rivolsero al Cadì. Questi
venne col proprio cammello, che unì agli altri; quindi diede la metà dei 18
cammelli, cioè 9, al primo figlio; un terzo, cioè 6, al secondo; un nono, cioè due, al
terzo. Infine, ripreso il proprio cammello, se ne andò, ringraziato calorosamente
dai tre figli, ognuno dei quali aveva avuto più di quello che si aspettava.
IL PARADOSSO DEI CATALOGHI

12. C'è un tale che ha una biblioteca vastissima, migliaia e migliaia di volumi; questa
biblioteca ha solo un grave difetto: i libri non sono ordinati secondo alcun ordine
logico, e ciò crea una gran confusione. Così, un giorno, questo tale decide di fare la cosa
che aveva sempre rimandato, decide che è ora di catalogare i suoi libri.
Essendo una persona molto precisa, però, procede in questo modo: cataloga tutti i libri
più volte, a seconda di criteri diversi. Per esempio: prima li cataloga per anno di
edizione, poi li cataloga per argomento, poi li cataloga per autore, poi per lingua, ecc
ecc...'
Per fare ciò procede in questo modo: prende un registro (un catalogo appunto) e
comincia a segnare, per esempio, tutti i libri scritti prima del 1900; poi prende un altro
catalogo e vi segna tutti i libri scritti dopo il 1900; poi un altro e vi scrive tutti i libri di
storia; poi un altro, il catalogo di tutti i libri scritti in italiano; poi il catalogo di tutti i
libri scritti in inglese; poi il catalogo di tutti i manoscritti, e via dicendo.
Alla fine di questo immane lavoro (fatto a mano) si ritrova con un centinaio di
cataloghi, e d'improvviso si rende conto che anche quelli sono fisicamente dei libri,
libri che si sono aggiunti alla sua collezione e che quindi vanno catalogati. E qui nota
una cosa: alcuni cataloghi fanno parte dei libri che essi stessi catalogano, altri no.
Per esempio: il catalogo dei libri scritti in italiano è ANCH'ESSO un libro scritto in
italiano, e quindi deve essere catalogato in sé stesso, in altre parole l'ultimo libro
catalogato nel catalogo dei libri scritti in italiano è "il catalogo dei libri scritti in
italiano".
E sono tanti altri i cataloghi che rispettano questa regola; per es. il catalogo dei libri
scritti dopo il 1900 è un libro scritto dopo il 1900, e quindi si auto-cataloga; oppure il
catalogo dei manoscritti è un manoscritto, quindi si cataloga; e via dicendo.
Altri cataloghi invece non rispettano questa regola; per esempio: il catalogo dei libri di
storia NON E' un libro di storia, quindi non aggiunge sé stesso in fondo all'elenco dei
libri di storia; il catalogo dei libri scritti in inglese NON E' scritto in inglese, quindi non
si cataloga; eccetera.
A questo punto il tale si accorge che manca solo una cosa alla sua opera per poterla
ritenere completa: i due cataloghi finali: IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE SI
CATALOGANO e IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE NON SI CATALOGANO.
Prende due nuovi cataloghi ed in uno vi segna tutti i cataloghi che aggiungono sé stessi
in fondo, e nell'altro segna tutti i cataloghi che non aggiungono sé stessi in fondo.
Ed ora, per finire, deve solo decidere se questi due cataloghi finali si catalogano oppure
no.
E qui viene il bello... infatti mentre è logico che IL CATALOGO DEI CATALOGHI
CHE SI CATALOGANO si auto-cataloga, il problema sorge con l'altro, IL CATALOGO
DEI CATALOGHI CHE NON SI CATALOGANO, perché se lo scrive in fondo a sé
stesso allora diventa un catalogo che si cataloga, e quindi non deve scrivercelo essendo
quello il catalogo di quelli che non si catalogano, ma se non ce lo scrive diventa un
catalogo che non si cataloga, e allora deve scrivercelo, ma se ce lo scrive diventa un
catalogo che si cataloga, e allora deve toglierlo..... eccetera eccetera, e non se ne esce.

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