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30/11/2019 Meccanismo europeo di stabilità: è il caso di allarmarsi? | G.

Galli

Meccanismo europeo di stabilità: è il caso di allarmarsi?


22.11.19
Giampaolo Galli

Il nuovo Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes) sta per essere sottoposto ai parlamenti nazionali per la ratifica
Accolto senza obiezioni da tutti i partiti a giugno, ora suscita allarme. Chiariamo qui gli aspetti positivi e i punti critici.
La riforma del Mes

Dal comunicato del presidente Mario Centeno al termine della riunione dell’Eurogruppo del 7 novembre scorso si evinc
che il negoziato sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism-Esm) è ormai in fas
molto avanzata. Il testo del Trattato, così come emendato a giugno, non è più in discussione ed entro dicembr
dovrebbero essere approvati dai governi anche tutti gli allegati (per esempio, il memorandum sui rapporti con l
Commissione europea). A gennaio dovrebbe quindi iniziare il processo di ratifica da parte dei parlamenti nazionali.

Nel giugno scorso, quando fu reso noto il testo del nuovo Trattato, in Italia nessun partito politico sollevò obiezion
rispetto al merito della riforma; i sovranisti tuttavia continuavano a pretendere l’abolizione del Mes. La richiesta, oltre
essere avulsa dal dibattito europeo, non teneva conto del fatto che il Mes è un’istituzione molto utile perché svolge l
funzione, assolutamente essenziale, di prestatore di ultima istanza nei confronti degli stati dell’Eurozona. Ha infatti u
capitale di ben 704 miliardi di euro, di cui 80 versati, è già oggi il principale emittente di obbligazioni in euro – il che g
consente di erogare prestiti per un multiplo del capitale – ed è la porta di accesso, ancorché non automatica, alle Om
(outright monetary transactions) della Banca centrale europea, il cui ammontare è teoricamente illimitato.

Di fronte delle critiche dei sovranisti, va anche ricordato che il Mes rappresenta oggettivamente una manifestazione d
solidarietà dei paesi più solidi dell’Eurozona nei confronti dei paesi più esposti alle crisi. La Germania, con una quota de
26,9 per cento, è di gran lunga il principale contribuente, anche se è del tutto improbabile che possa mai avere bisogno d
assistenza. L’Italia contribuisce con una quota del 17,8 per cento (14 miliardi di capitale versato).

Va anche detto che nella nuova versione del Trattato non è stata inserita l’ipotesi preferita dai rigoristi del Nord Europa,
cominciare dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann: la ristrutturazione automatica e preventiva del debito
pubblico dei paesi che si rivolgono al Mes. La riforma prevede invece che lo stato che chiede l’intervento del Mes si
sottoposto all’analisi di sostenibilità del debito (un esercizio che non può non contenere ampi margini di discrezionalità) e
solo in caso di esito negativo, sia tenuto a ristrutturare.

Le preoccupazioni italiane

La ristrutturazione non è quindi automatica, ma dipende dall’esito delle valutazioni sulla sostenibilità. Rimane il fatto che
se la valutazione è negativa, la ristrutturazione deve essere preventiva, ossia deve precedere l’erogazione degli aiuti perch
il Mes li garantisce “solo a paesi i cui debiti sono giudicato sostenibili”. È una possibile criticità per un paese ad alto debito
come l’Italia e contribuisce a spiegare la preoccupazione espressa nei giorni scorsi dal governatore della Banca d’Italia. Ne
complesso, i timori relativi alla riforma possono essere così riassunti:

1. viene ribadito con forza, nove anni dopo il guaio della famosa passeggiata di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy
Deauvile, il concetto di Psi (private sector involvement), una perifrasi per ristrutturazione del debito;
2. vengono attribuiti al Mes, che è un’istituzione intergovernativa esterna al perimetro dell’Unione Europea e no
sottoposta al vaglio del Parlamento europeo, poteri molti ampi che si sovrappongono a quelli della Commission
sull’intera materia della analisi e valutazione della situazione economica e finanziaria di tutti i paesi dell’Eurozona, no
solo di quelli sottoposti a un programma di aggiustamento;
3. si specifica che il mandato del Mes si distingue da quello della Commissione perché il primo svolge le propri
valutazioni “from the perspective of a lender” (“dalla prospettiva di un creditore”) e avendo riguardo alla capacità de
debitore di restituire il prestito, il che comporta, in sostanza, che il Mes avrà il coltello dalla parte del manico e che,
differenza di tutte le istituzioni comunitarie, non avrà il mandato di operare nel comune interesse dell’Unione;
4. si sottolinea che il Mes presta assistenza solo a paesi con debito sostenibile – il che significa che chi ha un debito
giudicato insostenibile deve preventivamente ristrutturare;
5. si chiede agli stati membri dell’Eurozona di introdurre nei titoli di nuova emissione le clausole contrattuali dette “singl
limb”, che consentono di ristrutturare l’intero debito di un paese con un solo voto dei creditori e la cui finalità è quell
di facilitare la ristrutturazione dei debiti pubblici.
https://www.lavoce.info/archives/62271/meccanismo-di-stabilita-e-il-caso-di-allarmarsi/ 1/2
30/11/2019 Meccanismo europeo di stabilità: è il caso di allarmarsi? | G. Galli
Nel dare un giudizio di insieme sulla riforma, si deve anche tener conto che è stato introdotto il backstop per il Fondo d
risoluzione delle banche – un fatto in sé positivo, anche se con limiti rilevanti. E d’altra parte, i vertici politici dei paes
europei, anche in Germania e in Olanda, non hanno mai davvero sposato l’idea della ristrutturazione automatica
sarebbero probabilmente molto preoccupati da una crisi del debito italiano, per le gravi conseguenze che avrebbe in
Europa e nel mondo. Hanno approvato quindi questa riforma perché ritengono che le regole europee non siano riuscite
disciplinare paesi come l’Italia e dunque occorra fare maggiore affidamento su meccanismi di mercato. Ciò comporta che
paesi vengano salvati – questa è la funzione del Mes – ma che una parte del costo del salvataggio debba essere a carico de
creditori. La finalità dunque non è quella di indurre l’Italia a ristrutturare, ma al contrario quella di indurla ad assumere l
iniziative che sono necessarie per evitare di perdere l’accesso al mercato e dunque essere costretta a rivolgers
all’assistenza della comunità internazionale. Il rischio è che i meccanismi di mercato funzionino male e, attraverso
aspettative che si autorealizzano, finiscano per trasformare temporanee crisi di liquidità in insolvenza. Ciò a maggio
ragione dato che sono stati resi più restrittivi i criteri per accedere ai prestiti precauzionali, proprio quelli che avrebbero
potuto svolgere la funzione di evitare questo genere di crisi.

Questo articolo riflette il testo di un’audizione dell’autore presso le Commissioni V e VIX della Camera il 6 novembr
disponibile qui.

In questo articolo si parla di: Giampaolo Galli, Meccanismo europeo di stabilità

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https://www.lavoce.info/archives/62271/meccanismo-di-stabilita-e-il-caso-di-allarmarsi/ 2/2

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