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de Rome
Riassunto
Il confronto tra un ben noto luogo della biografia suetoniana di Cesare e alcune sezioni della Tabula Heracleensis fa
ritenere che negli anni della dittatura di Cesare si sia avviata una radicale riforma dei criteri di registrazione e di
enumerazione dei cittadini, che per la prima volta consentiva di pervenire all'individuazione del numero dei cives Romani
domo Roma, i maschi adulti cui erano riservate le frumentazioni. Questa situazione si sarebbe perpetuata sino alla
«chiusura» della plebs frumentarìa del 2 a.C. Sappiamo, peraltro, che i congiaria andavano, talvolta, nel periodo augu-
steo e successivamente, anche ai minori. Partendo da questi presupposti, è possibile calcolare, dal numero dei beneficiari
delle frumentazioni e dei congiaria, prima e dopo l'età cesariana, il numero dei maschi adulti e dei maschi di tutte le età, e
stimare, a partire dal 46 a. C, il numero complessivo dei cittadini romani, residenti legittimamente nella città e non proprie-
tari di abitazioni : questo numero si aggira, nel 2 a.C, attorno alle 600.000 persone. Possediamo ulteriori informazioni circa
il numero dei beneficiari di frumentazioni e congiarìa e circa la popolazione complessiva di Roma per l'età severiana, dalle
quali sembra plausibile concludere che la popolazione cittadina di Roma è di un poco scemata rispetto all'età augustea.
Infine, il confronto tra l'informazione che si può trarre dai Regionali del IV secolo circa il numero delle insulae a Roma,
intese come unità immobiliari di proprietà, e le informazioni che deriviamo da alcune leggi del Codice Teodosiano circa le
contribuzioni complessive di caro porcina destinata al consumo romano e alle distribuzioni suggerisce stime della
popolazione di Roma in epoca tardoantica, che attestano così la sua sostanziale tenuta nel quarto secolo, come il suo
crollo già a partire dal sacco alariciano.
Lo Cascio Elio. Le procedure di recensus dalla tarda repubblica al tardo antico e il calcolo della popolazione di Roma. In:
La Rome impériale. Démographie et logistique. Actes de la table ronde de Rome, 25 mars 1994. Rome : École Française
de Rome, 1997. pp. 3-76. (Publications de l'École française de Rome, 230);
https://www.persee.fr/doc/efr_0223-5099_1997_act_230_1_5103
LE PROCEDURE DI RECENSUS
DALLA TARDA REPUBBLICA AL TARDO ANTICO E
IL CALCOLO DELLA POPOLAZIONE DI ROMA
1 Suet. Div. lui. 41, 3 : «Recensum populi nec more nec loco solito, sed vicatim
per dominos insularum egit atque ex vigtnti trecentisque milibus accipientium fru-
mentum e publico ad centum quinquaginta retraxit; oc ne qui novi coetus
recensionis causa moverì quandoque possent, instituit, quotannis in demortuorum locum
ex iis, qui recensì non essent, subsortitio a praetore fieret». Mi sembra del tutto
probabile che coetus qui voglia dire ì'actio cozundi, congrediendi... animo cozun-
tium inter se amico i.q. coniuratio, seditio, come recita il TLL (Knoche), che
proprio questo senso attribuisce alla parola in questo luogo suetoniano. Assai più
problematico mi sembra volerla interpretare {sensu latiore et metonymice) come
turba, multitudo vel quaevis vel in aliquem locum collecta, come vuole C. Nicolet,
Le temple des Nymphes et les distributions frumentaires à Rome à l'époque
républicaine d'après des découvertes récentes, in CRAI, 1976, p. 29-51, a p. 49 e sg.,
seguito da C. Virlouvet, Les lois frumentaires d'époque républicaine, in Le ravitaillement
en blé de Rome et des centres urbains des débuts de la République jusqu'au haut
Empire. Actes du colloque international de Naples 1991, Napoli-Roma, 1994,
p. 11-29, a p. 12 η. 3; e ora Tessera frumentaria. Les procédures de distribution du
blé public à Rome à la fin de la République et au début de l'Empire, Roma, 1995,
p. 44 sg. con η. 55, 157 con η. 102, cfr. p. 118 con η. 277; vd. anche J. Rea, in The
Oxyrhynchus Papyri, vol. XL, Londra, 1972, p. 8 : non mi sembra, infatti, che
intendendo in questo modo il termine di coetus in Suetonio possa davvero
giustificarsi l'uso, da parte dello stesso Suetonio, del verbo «movere», che, mentre può
ben indicare il «suscitare», 1'« avviare» sedizioni ο tumulti, ben più difficilmente
può significare «provocare» nuove «riunioni» (ciò di cui è ben consapevole,
come sembra, la stessa Virlouvet : Tessera frumentaria, p. 171 n. 19); peraltro, i
coetus plebis cui fa riferimento Liv. IV 13, 10, a proposito della vicenda di Sp. Me-
4 ELIO LO CASCIO
lio, che la Virlouvet vorrebbe confrontare con i novi coetus di Suetonio, sono
coetus plebis per la distribuzione del grano, non per la registrazione degli aventi
diritto, per la quale non mi sembra che abbiamo alcuna testimonianza del fatto che
potessero mai implicare, oltre alla verosimile comparizione del singolo
potenziale beneficiario davanti a colui che effettuava la registrazione, un qualsiasi
«assembramento» : e anche di quest'aporia la Virlouvet sembra ben essere
consapevole, quando osserva che l'operazione di recensus introdotta da Cesare, proprio
perché effettuata «vicatim» e «per dominos insuhrwn», non avrebbe dovuto
produrre alcun «assembramento», anche se poi ipotizza, proprio in base al
riferimento Ά novi coetus, che si vogliono evitare per il futuro, che prima di Cesare la
supposta registrazione degli aventi diritto avrebbe prodotto «assembramenti» (si
vd. pure Tessera frumentarìa, p. 183, per il confronto tra i supposti coetus, ο le
supposte contiones, per la registrazione a Roma, a partire, secondo la studiosa,
dalla stessa lex Sempronia, e quanto prescritto dal regolamento di Samo, Syll.3
976). La procedura dell'àvayopia a Ossirinco (per la quale vd. Rea, p. 5 sg.)
comporta un «assembramento», ma di coloro che già sono stati registrati, non di
coloro che vogliono essere registrati.
2 Si vd. p. es. G. Cardinali, in Diz. Ep. Ili, Roma, 1906, p. 225-305, s.v. Fru-
mentatio, a p. 235 sg.; G. Rickman, The Corn Supply of Ancient Rome, Oxford,
1980, p. 175 sgg.; e in generale la discussione dei pareri dei moderni in E. Lo Ca-
scio, Le professiones della Tabula Heracleensis e le procedure del census in età ce-
sariana, in Athen., 78, 1990, p. 287-318, alle p. 293 sgg.
3 Suet. Aug. 40, 2 : «Populi recensum vicatim egit, ac ne plebs frumentatio-
num causa frequentius ab negotiis avocaretur, ter in annum quaternum mensium
tesseras dare destinavit; sed desideranti consuetudinem veterem concessit rursus, ut
sui cuiusque mensis acciperet» : cfr. Hardy, Wiseman, Nicolet e Jehne cit. in Lo
Cascio, Le professiones, p. 303, n. 52.
4FIRA Ρ 13 = Roman Statutes, 24, 11. 1-61, cfr. 11. 142-58.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 5
9 App. B.C. II 102; Plut. Caes. 55, 3; Cass. Dio XLIII 21, 4, cfr. 25, 2; Liv. Per.
CXV : cfr. Lo Cascio, Le professiones, p. 304 sgg.; incidentalmente vorrei
osservare come il luogo dioneo in cui si parla dell^éxaaiç dei beneficiari è,
contrariamente a ciò che afferma C. Virlouvet, Les lois frumentaires , p. 19, 46, da me
espressamente menzionato a p. 304.
10 Suet. Aug. 40, 1-2.
11 Né l'hanno le patimenti esigue occorrenze del termine di recensio,
ricordate dal Nicolet, Le temple des Nymphes, p. 42, η. 28, vd. pure Virlouvet, Tessera
frumentarìa, p. 169, η. 15, ο quelle, assai più numerose, di recenseo; mi sembra
interessante, a ribadire la peraltro ovvia associazione del termine di recensus
all'operazione del census - in questo caso il census provinciale -, il fatto che il
termine compaia in due tavolette cerate della Dacia : CIL III p. 945 e 947, 11. 16 e 27.
12 Nicolet, Le temple des Nymphes; che l'accolito di Clodio fosse un Sex.
Cloelius (e non Clodius) è stato mostrato da D. R. Shackleton-Bailey, Sex. Clodius -
Sex. Cloelius, in CQ, 54, 1960, p. 41-2.
8 ELIO LO CASCIO
13 È per questo motivo che non mi sembra colga nel segno la critica che M.
Crawford e C. Nicolet muovono alla mia ricostruzione (in Le professiones cit.),
nel commento alla nuova edizione della Tabula Heracleensis in M.H. Crawford
(ed.), Roman Statutes, Londra, 1996, p. 360, quando sostengono che «the
arguments against a Caesarian census remain decisive», citando il parere di P.A.
Brunt, Italian Manpower, Oxford, 19872, 104, n. 3, «citing the gross ignorance of
Imperial writers of Republican istitutional terminology» : il fatto è che anche
per Cicerone, e non solo per gli autori dell'età imperiale, una
recensio il cui risultato (o, come mi sembra più corretto dire, uno dei cui risultati)
è la definizione della plebs frumentarìa può ben essere definito census ! Ipotizzare
poi, come fa C. Virlouvet, Tessera frumentarìa, p. 169, n. 14, che la fonte del
supposto errore fatto da Appiano, da Plutarco, da Cassio Dione, di confondere il
census col recensus degli aventi diritto alle frumentazioni, sarebbe Livio, perché,
appunto, la periocha liviana presenta i risultati del recensus come se fossero quelli
del census, mi sembra sicuramente da escludere : che Livio, contemporaneo dei
censimenti augustei, potesse confondere due operazioni assai diverse quale il
census e l'ipotizzato recensus dei beneficiari del frumento pubblico è
impensabile.
14 Credo del tutto plausibile (anche se non posso sviluppare l'argomento in
questa sede) che le operazioni dei census che non si sono conclusi con il lustrum
tra il 70 e il 28, debbano comunque avere previsto la registrazione, anche se non
la finale enumerazione, dei cittadini. Che il tempio delle Ninfe custodisse
l'archivio dei censori e i documenti relativi al census era stato sostenuto, per esempio,
da K. Ziegler, nella sua ed. della pro Milone (rielab. da H. Gärtner, Heidelberg,
1972, p. 89); da R. G. Astin, nel suo commento della pro Caelio (Oxford, I9603,
p. 140); da J. Cousin, nella sua ed. della pro Caelio (Parigi, Les belles-lettres, 1962,
p. 144 η. 4).
15 Recensus indica una verifica, una ricognizione su una lista già esistente
(come recensere è adoperato da Livio a indicare la rassegna degli équités); dunque
indica l'operazione nel suo farsi e in quanto non ancora conclusa, dunque non
comprensiva dell'enumerazione; per questo può riferirsi a un censimento
parzialmente effettuato (o effettuato in una località determinata). Naturalmente
nessuno penserà che i censori non abbiano fatto ricorso alle liste del census
precedente al momento di compilare, sulla base delle nuove professiones, le nuove
liste : voglio dire, cioè, che comunque ogni census avrà sempre implicato anche
un recensus. Questo fatto può spiegare il motivo per il quale la parola recensus (o
recensio) possa in taluni casi essere semplicemente un sinonimo di census, e in
taluni casi alludere a un'operazione censoria di contenuto più specifico.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 9
25 Contro, p. es., Rickman, The Corn Supply, p. 177, e ora Virlouvet, Les lois
frumentaires , cit., p. 19; Tessera frumentaria, passim.
26 L'affermazione di Cass. Dio, LV 10, 1 (Xiph.) che prima della «chiusura»
del 2 a. C, il πλήθος dei beneficiari sarebbe stato αόριστον mi sembra decisiva :
ciò che Cassio Dione vuoi dire è che le procedure di census o di recensus dei cives
Romani domiciliati a Roma sarebbero valse, comunque, sino al 2 a.C, a non
rendere fissato una volta per tutte il numero dei beneficiari.
27 Per l'età dalla quale presumibilmente si gode del beneficio, vd. infra,
p. 27 sg.
28 Tab. Her., 1. 20 : si vd. il commento di Crawford e Nicolet, ad loc. e le altre
fonti ivi indicate; vd. pure, in generale, Homo, op. cit., p. 60 sgg. Continuo a
considerare legittimo adoperare l'espressione di cives Romani domo Roma, per i
cittadini che hanno, in età cesariana, il domicilio a Roma, nonostante quanto
osserva ora Y. Thomas, «Origine» et commune patrie. Étude de droit public romain
(89 av. J.-C.-212 αρ. J.C.), Roma, 1996, p. 67 s., e sostanzialmente per due motivi :
1) perché ritengo, contro la tesi generale del libro di Thomas, che una nozione
come quella di origo come fatto distinto dal domicilium non fosse stata ancora
LE PROCEDURE DI RECENSUS 13
Frézouls32, i luoghi dei giuristi dai quali si deduce che cosa significhi
esattamente, dal punto di vista della delimitazione territoriale della
città, questa nozione dei continentia33, che a Roma sostituisce
quella, nelle altre città, delle mura34, ο l'altra nozione di una Roma che si
estende al di là dell'Urbs; com'è parimenti ben noto il luogo di Te-
rentius Clemens nel quale si afferma che chi è nato nei continentia
urbis si deve intendere nato a Roma35. Ma l'estensione dei
continentia non può essere fissata, come si è detto, e per definizione, una
volta per tutte : essa va ampliandosi nel «comprensorio» di Roma,
come lo chiamava Léon Homo36, un termine cui è difficile dare un
preciso contenuto giuridico-amministrativo. Il comprensorio è quel
territorio che è possibile definire, si potrebbe dire, solo in negativo,
dai confini delle comunità contigue a Roma : Fregene e Veio a nord,
Fidene a nord-est; Ficulea a est; Gabi e Tusculum, a sud-est; Boville
ed Aricia a sud, Lavinio e Ostia a sud-ovest. Se il cittadino nato nei
continentia è considerato come nato a Roma, il cittadino romano
nato nel comprensorio dev'essere parimenti, in quanto censito a
Roma, cittadino romano domo Roma31.
nianza ciceroniana, valorizzata per questo specifico aspetto dal Nicolet con
grande acume, dimostra, a mio avviso senza ombra di dubbio, che la genesi di
una nozione quale quella di plebe urbana delle trentacinque tribù va riconosciuta
nella riforma dei modi della registrazione censuale effettuata da Cesare.
39 Si vd. la documentazione relativa a plebs urbana, e tribus urbanae, esausti-
vamente raccolta e commentata da Nicolet, Plèbe et tribus, p. 828 sgg.
16 ELIO LO CASCIO
tante del fatto che con la lex Terentia Cassia la restrizione del
numero degli accipientes vi sia stata e che tale restrizione abbia davvero
assunto la forma di una limitazione del beneficio ai soli registrati
nelle tribù urbane mi sembra che sia dato coglierlo, per un verso, in
un luogo ben noto delle Verrine, utilizzato da sempre per tentare di
dedurne il numero dei beneficiari dopo la lex Terentia Cassia, e, per
un altro verso, in un luogo del de lege agrarìa, che, come pare,
fornisce, una volta messo in relazione col citato luogo delle Verrine, la
conferma del fatto che sarebbe stato del tutto ragionevole effettuare
la contrazione del numero degli accipientes limitando, appunto, la
provvidenza ai soli registrati delle tribù urbane45. Cicerone afferma
che, con la lex Terentia Cassia, 33.000 medimni, e cioè 198.000 mo-
dii, costituiscono plebis Romanae prope menstrua cibarìa46 : il
numero che se ne deduce degli appartenenti alla plebs Romana, se
individuiamo in cinque modii la quantità data a ciascuno47, è modesto,
appena 40.000. Ora è ben noto che il dato ha sempre costituito una
difficoltà, soprattutto perché, da un altro luogo delle Verrine, è
possibile ricavare il convincimento che le disposizioni della lex Terentia
Cassia, che avevano per finalità quella di ampliare la quota di grano
acquistata dallo stato per approvvigionare la città di Roma48,
implicassero la presenza, a Roma, di un'assai più elevata popolazione. È
ovvio, allora, che 40.000 dev'essere il numero di una quota modesta
della popolazione cittadina, quella cui va direttamente e, come ora
si dirà, forse gratuitamente, il frumento dello stato. A me sembra
che l'unica maniera, da parte dell'amministrazione, di isolare nel
complesso dei cives Romani questa minoranza di beneficiari non
potesse essere altra che prendere in considerazione coloro che risul-
certe ne obsit rei publicae. C. Gracchi frumentaria etc.. Sembra di doverne dedurre
che le leggi frumentarie giovano ai cives in quanto striglili e che anche la legge di
Ottavio ha giovato ai singoli - e, si potrebbe pensare, non a tutti -, ma non è stata
di danno alla res publica, diversamente da quella di Gaio Gracco.
45 Naturalmente ciò significa che l'ipotesi spesso fatta che, in taluni periodi
della loro storia, le frumentazioni sarebbero andate ai soli ingenui - ipotesi
peraltro priva di qualsiasi riscontro nelle nostre fonti - sia senz'altro da escludere. Per
la tesi secondo la quale, prima della misura di Catone o, più probabilmente, di
quella di Clodio, gli esclusi, fra i domiciliati a Roma, sarebbero stati appunto i
liberti, si vd. ora Virlouvet, Tessera frumentaria, p. 178 sgg. Per la riproposizione di
una simile ipotesi per le frumentazioni dell'epoca imperiale vd. infra.
46 Cic. 2 Verr., 3, 72.
47 Che cinque modii sia la quantità prevista già dalla lex Sempronia
frumentaria è parere comunemente espresso (già dal Mommsen di Die röm. Trìb. ;
ma non dal Cardinali) : si vd. ora Virlouvet, Les lois frumentaires , cit. (a n.l),
p. 17.
48 Cic. 2 Verr., 3, 163. C. Virlouvet, Les lois frumentaires, ha ragione a
insistere su questo punto (come pure, in generale, sul fatto che le leges frumentariae
avranno di norma anche inteso affrontare i problemi dell'approvvigionamento di
Roma nel suo complesso).
18 ELIO LO CASCIO
49 L'ipotesi del Brunt, Italian Manpower, cit., p. 379, è che si trattasse dei soli
ingenui : ma come individuarli? come coloro che non risultavano iscritti nelle
tribù urbane? In verità il senso della misura è un altro, e proprio i liberti iscritti
nelle tribù urbane e presenti a Roma dovevano essere fra i primi beneficiari.
50 È questa, mi sembra, un'ulteriore riprova del fatto che gli elenchi dei
cittadini dovevano essere, ancora nel 63, solo per tribù, e non per municipia coloniae
e praefecturae, secondo l'innovazione introdotta dalla norma della Tabula Hera-
cleensis.
51 Cic. de lege agraria II 79.
52 Ibid., Il, 70.
53 Ad Att. I 19, 4 : «sentinam urbis exhauriri arbitratur», col commento di
Veyne, Le pain, p. 453.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 19
56 Si vd. anche, in questo stesso senso, Brunt, op. cit., p. 378 con n. 6. 1
calcoli di R. J. Rowland Jr., The Number of Grain Recipients in the Late Republic, in
AAntHung, 13, 1965, p. 81-83, sono basati su premesse non convincenti e sono per
di più errati : Lo Cascio, Le professiones, cit., p. 298, n. 39, e gli autori ivi cit.
57 Che la distribuzione fosse al prezzo graccano di 6 assi e un terzo alla
vigilia della lex Clodia lo sappiamo da Cic. pro Sestio 55 e da Asc. in Pison. p. 8 C. Ciò
può valere ad attenuare la «paradossalità» del fatto che fosse Catone l'ispiratore
del senatus consultum, una paradossalità sulla quale insiste F. Reduzzi Merola,
«Leges frwnentariae» da Gaio Gracco a Publio Clodio, in Sodalitas. Scritti in onore
di Antonio Guarino, II, Napoli, 1984, p. 533-59.
58 Plut. Cat. Min. 26, 1; cfr. Caes. 8, 6.
59 Cic. pro Sestio 55; Cass. Dio XXXVIII 13; Schol. Bobb. 132 St.; Asc. In
Pison. p. 8 C.
60 Cass. Dio XXXLX 24.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 21
86 A.J. Coale e P. Demeny, Regional Model Life Tables and Stable Populations,
Princeton, 1966, New York, 19832. I valori sono calcolati a partire dalle Model
Tables, West, levels 2, 3, 4, per i maschi (con una speranza di vita alla nascita,
rispettivamente, di 20,444, di 22,852, e di 25,26).
87 La stima della percentuale dei bambini sotto i dieci anni prodotta da Be-
loch in base al censimento del 1882 è molto diversa, Bevölkerung, p. 401 [= 367
trad, it.], ma è ovvio che le condizioni dell'Italia della fine del secolo scorso,
proprio per questo specifico problema del peso delle classi di età più giovani nel
complesso della popolazione, non possono considerarsi davvero analoghe a
quelle dell'età augustea (così, la mortalità nel primo anno di vita,
presumibilmente, doveva essere assai più elevata).
30 ELIO LO CASCIO
Percentuali dei maschi sotto i 10 anni e oltre i 17 anni sulla popolazione maschile
totale (se la speranza di vita alla nascita è 20,44 ο 22,85 ο 25,26 anni) ai differenti
tassi di incremento naturale (r).
ghiamo, allora, perché Augusto possa dire che quei cittadini erano
«millia hominum panilo plura quam ducenta» : un dato più
«preciso» di quello che troviamo nella versione dionea, che da la cifra
arrotondata91. Ancora una volta : questa conclusione mi sembra di
notevole importanza, perché essa chiarisce, senza ombra di dubbio,
che la logica stessa delle distribuzioni frumentarie, pur dopo la
chiusura operata da Augusto, non poteva in alcun modo lasciarsi
condizionare dalla ricerca artificiale di un «target» numerico tondo, per
l'individuazione dei beneficiari92.
Quanto al numero di coloro che avrebbero ricevuto il legato di
Augusto, numero che si vuole normalmente dedurre dal confronto
fra le notizie che al riguardo ci danno Tacito, Suetonio e Cassio
Dione, identificandolo in pressoché 150.000, io non credo che siamo
davvero autorizzati a pervenire a questa conclusione. Il problema è
noto : Tacito afferma che Augusto avrebbe lasciato «populo et plebi»
43.500.000 sesterzi93; Suetonio che avrebbe legato «populo
Romano» 40.000.000 di sesterzi e «trìbubus» 3.500.000 sesterzi94; Cassio
91 Perciò non direi, col Rickman, p. 181, che «Augustus' own reference to his
actions in 2 B.C. is curiously guarded and imprecise ('the plebs at that time in
receipt of public grain... a few more than 200,000') if the number 200,000 was the
exact target» : il fatto è che non era, né voleva essere, «the exact target»! La
nozione di una «plebs urbana quae frwnentum pubhcum accipit» - ed
evidentemente in un momento determinato, quello della dedica - torna in CIL VI 955 =
ILS 6045 (post 79 d.C). Il fatto che la logica stessa delle frumentazioni, in quanto
beneficio riservato ai cives Romani domiciliati a Roma, richiedesse
l'individuazione di un numero evidentemente non tondo di beneficiarii inficia, a mio avviso,
la ricostruzione complessiva di F. De Romanis, Septem annorum canon, cit. (a
n. 68) : una ricostruzione certo ingegnosa, ma che non mi pare accettabile, non
solo, ο non tanto, in termini di generale plausibilità, quanto perché si fonda su
una correzione del testo di H.A. Sev. 23,2 che rimane immotivata, qualora non si
accetti in tutti i suoi elementi la ricostruzione stessa, e su esegesi talvolta
arbitrarie della stessa lettera delle fonti prese in esame (si vd. ad es. la maniera nella
quale si vorrebbe intendere il termine ratio - come «quota di mercato» - in un
luogo famoso di Suetonio, Aug. XLII 3, ο in altro, parimenti celebre di Seneca, de
brev. vitae, 18, 3, 'costruendo' in tal modo la nozione, e conseguente espressione,
di ratio populi, che sarebbe la quota del grano di origine contributiva che viene
utilizzata per le distribuzioni gratuite).
92 L'esistenza di un numero tondo «teorico», ma non effettivo, di beneficiari
ad Ossirinco, che sembra doversi dedurre da P. Oxy., 2929, per gli epikrìthentes ,
3000, da P. Oxy., 2908, per i rhemboi, 900, e da P. Oxy., 2928, per gli omologoi,
100, non mi sembra ci debba, ο ci possa, dire nulla sulla situazione romana : e in
ogni caso è da notare che il numero effettivo a Ossirinco è inferiore (e, nel caso
dei rhemboi, di molto inferiore) al numero «teorico», e non superiore, come
sarebbe in questo caso, se accogliessimo l'idea che i 200.000 di Cassio Dione sono,
per l'appunto, il «target» numerico tondo del 2 a.C; vd. pure quanto osserva C.
Virlouvet, Tessera frumentaria, p. 197 sg.
93 Tac. Ann. I 8, 3.
94 Suet. Aug., 101,2.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 33
porre ilpopulus alle tribus, bensì, semmai, lap leb s alle tribus. È
pur vero che Nicolet ha ragione a mettere in rilievo come un
donativo al populus Romanus, e fatto per essere distribuito singillatim, non
può che riguardare la popolazione cittadina residente a Roma : ma
allora dovremmo aspettarci che, dopo la «chiusura» operata da
Augusto nel 2 a poco più di duecentomila persone della plebs fru-
mentaria, tale popolazione cittadina beneficiarla del legato di
Augusto ο si identifichi con questa stessa plebs frumentarìa, perché, nel
frattempo, fra il 2 a.C. e il 14 ο 15 d.C. essa è stata ulteriormente
ridotta", ovvero la comprenda, e non possa dunque in alcun modo
essere meno numerosa di questa (poco più di centocinquantamila,
invece che poco più di duecentomila nel 2 a.C), ma semmai più
numerosa. D'altra parte, il fatto stesso che la cifra del lascito,
diversamente da quella dei congiari, sia data da Suetonio, da Tacito
e da Cassio Dione, come cifra globale e sia una cifra tonda, farebbe
ritenere che esso non fosse pensato da Augusto come quello che
doveva immediatamente essere distribuito, in quanto tale, singillatim :
vale a dire che diventa essenziale l'intervento dell'erede
nell'esecuzione del legato e non sembra, perciò, nemmeno improbabile che
l'erede possa aggiungere del suo, al momento dell'effettiva
distribuzione, come accade, a detta di Cassio Dione, con il legato di Tiberio
ai pretoriani, integrato al momento della distribuzione da Caligo-
la100. Sappiamo peraltro che lo stesso Caligola, una volta al potere,
oltre a distribuire il legato di Tiberio alla plebe, avrebbe distribuito^
pure il congiario che avrebbe dovuto essere dato da Tiberio per
l'assunzione della toga virile da parte di Caligola, 60 dracme (o 240
sesterzi) a testa, ma che non era stato dato ancora; Caligola anzi
avrebbe integrato la somma in questione con gl'interessi, calcolati in
pulus Caligola abbia aggiunto, come nel caso del legato tiberiano ai
pretoriani, ovvero nel caso del proprio congiario alla plebs frumenta-
rìa, un'ulteriore somma a quella originariamente prevista. È certo,
comunque, che il numero dei maschi adulti ricompresi nella plebs
frumentaria nei primi decenni del principato non dev'essere stato
inferiore a centocinquantamila ο superiore a duecentomila : e la
popolazione libera di condizione cittadina dunque inferiore a
quattrocentocinquantamila persone ο di molto superiore a seicentomila.
Quanto al numero dei liberi di condizione peregrina ο agli schiavi non
abbiamo, bisogna ammetterlo con franchezza, alcun elemento per
stimarlo con un qualsiasi fondamento.
Altri tre dati cifrati che ci sono stati conservati dalla tradizione
antica sono stati adoperati, e per lo più in connessione tra loro, dagli
studiosi moderni per pervenire a una stima della popolazione di
Roma all'inizio dell'età imperiale. Si tratta, com'è ben noto, di una
notizia, che parrebbe circostanziata e fededegna, di una fonte sia pure
tarda quale Y epitome de Caesarìbus, dalla quale apprendiamo che, in
età augustea, le importazioni di grano dall'Egitto ammontavano a
20 milioni di modii l'anno103, nonché di due notazioni di Flavio
Giuseppe, nel discorso che mette in bocca al re Agrippa II, a proposito
della situazione degli approvvigionamenti granali della città negli
ultimi anni del principato neroniano : dice Giuseppe che gli abitanti
delle regioni africane avrebbero nutrito το κατά την 'Ρώμην πλήθος
per otto mesi l'anno e poco dopo che il contributo granario
del 'Egit o sarebbe valso ad approvvigionare Roma per quattro mesi (τη
'Ρώμη οΐτον μηνών τεσσάρων)104. Si è spesso ritenuto, sin dal
Pigeonneau, dal Marquardt, dal Hirschfeld, e in certo modo, dal Rostov-
zev105, e si ritiene da qualcuno ancor oggi106, che la combinazione tra
le notizie che forniscono le due fonti autorizzasse la conclusione
secondo la quale il grano consumato a Roma in età augustea sarebbe
103 Epit. de Caes., 1, 4-6 : «Regionem Aegypti inundatione Nili accessu diffici-
lem, inviamque paludibus in provinciae formant redegit. Quam ut annonam urbis
copiosam efficeret fossas incuna vetustatis limo clausas labore militum patefecit.
Huius tempore ex Aegypto Urbi annua ducenties centena milia frumenti infereban-
tur»; sulla credibilità della notizia e sull'autorità della fonte dalla quale essa
sembra derivare (il così detto Suetonius auctus) ha insistito il Cardinali, in Diz. Ep.,
cit., p. 306 sg.
i04Bellum, II 383 e 386.
105 H. Pigeonneau, De convectione urbanae annonae et de publicis naviculario-
rum corporìbus apud Romanos, Saint-Cloud, 1876, p. 27 sgg.; Marquardt,
Römische Staatsverwaltung, IP, Lipsia, 1884, p. 126 sg.; Ο. Hirschfeld, Die getraide-
verwaltung in der römischen Kaiserzeit - Annona, in Phil., 29, 1870, p. 1-96, a p. 25
(con riferimento a Marquardt); Rostovzev, RE VII 1 (1910), coli. 126-87, s.v. Fru-
mentum, alle col. 136 sg.; vd. pure W.J. Oates, The Population of Rome, in CPh,
29, 1934, p. 104 sgg.
106 L. Casson, The role of the state in Rome's grain trade, in The Seaborne
LE PROCEDURE DI RECENSUS 37
114 sg., il quale, per poter operare questo confronto, deve svalutare le
informazioni fornite da Flavio Giuseppe, che vengono considerate, ma senza motivare in
alcun modo questo giudizio, «tendenziose», e interpretate facendo dire a Giuseppe
quello che non dice.
111 Cass. Dio LXXVI (LXXVII) 1, 1 (Xiph.); cfr. Herod. Ili 10, 2.
112 Si vd. ad es. Rickman, The Com Supply, p. 188; ma vd. ora Virlouvet,
Tessera frumentaria, p. 271 sg., la quale, in modo convincente, contesta che i
pretoriani fossero inseriti nelle liste dei beneficiari, diversamente dalle coorti dei vigili,
la cui ammissione alle frumentazioni, e alla stessa stregua della plebs
frumentaria, è rivelata da una documentazione epigrafica non equivoca.
113 Cfr. ad es. C.R. Whittaker, nella sua edizione (Loeb) di Erodiano, II,
p. 352 n. 2 (a proposito di Herod. Ili 13, 4); ma vd. pure, ad es., Κ. Hannestad,
L'évolution des ressources agricoles de l'Italie du IVe au VIe siècle de notre ère,
Copenaghen, 1962, p. 62 (dove andrà corretto il riferimento alla I Parthica).
114 III 13, 4.
115 Cfr. ad es. Mazzarino, Aspetti sociali, p. 238, con p. 416, η. 49.
116 Secondo il Beloch, Bev., p. 399 [= p. 366 e n. 3], in base al dato dioneo
potremmo calcolare in 160-180.000 i beneficiarii; vd. anche Cardinali, Diz. Ep., Ili,
p. 238 sg.; e Mazzarino, /. cit. Per evitare la difficoltà De Romanis, Septem anno-
rum canon, p. 147, ritiene di poter sostenere che, ai militari di stanza a Roma,
dovessero aggiungersi, sino, appunto, alla concorrenza di 50.000, i fanciulli
ammessi alle frumentazioni da Traiano, nonché gli acquirenti della tessera
frumentaria : gli uni e gli altri beneficiari di «erogazioni supplementari di fru-
mentum publicum, contabilmente distinte dalla vera e propria populi ratio» : ma
si vd. supra, n. 91, per l'inaccettabilità di questa costruita nozione di populi ratio;
che gli acquirenti di tessera frumentaria potessero essere considerati titolari di
erogazioni supplementari mi sembra peraltro del tutto escluso : vd. infra, p. 50.
40 ELIO LO CASCIO
117 Che chi abbandonava Roma perdesse il diritto alla distribuzione è ovvio,
ma è anche espressamente confermato, per il IV secolo, da C.Th. XIV 17, 7 del
372.
118 Si vd. supra, η. 92, sulla non decisività del paragone con Ossirinco.
119 H.A. Sev. 23, 2 : «moriens septem annorum canonem, ita ut cottidiana
septuaginta quinque milia modium expendi possent, reliquit»; cfr. 8, 5 : «rei fru-
mentariae, quam minimam reppererat, ita consuluit, ut excedens vita septem anno-
rum canonem ρ (opulo) R(omano) relinqueret»; all'esistenza di un canon
computabile in termini di anni fa pure riferimento il biografo di Elagabalo, nel dare una
notizia chiaramente fantastica {H.A. Hel. 27, 7, su cui vd. Van Berchem, p. 100
sg.), dalla quale mi sembra si possa comunque dedurre la conferma di
un'informazione autentica : che anche la plebs extramurana, quella, cioè, del
«comprensorio» di Roma {supra, p. 13 sg.) doveva essere ammessa alle distribuzioni; sulla
notizia del biografo si vd. anche infra, n. 143.
120 Beloch, Bev., p. 411 sg. [= p. 375 sg. trad. it.].
121 A una possibile allusione biblica, a una connessione del numero sette col
sogno delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre ha pensato F. Pa-
schoud, Le Diacre Philippe, l'eunuque de la reine Candace et l'auteur de la vita Au-
reliani, in BHAC 1975/76, Bonn, 1978, p. 147-51, a p. 149 n. 8; e lo stesso parere è
stato avanzato da J. Schwartz, cit. da M. Corbier, Trésors et greniers dans la Rome
LE PROCEDURE DI RECENSUS 41
memoriae Constantino praestitutus nec non a divo pietatis meae avo [Theodosio :
CI.] auctus expendi...».
127 J. Hasebroek, Untersuchungen zur Geschichte des Kaisers Septimius Seve-
rus, Heidelberg, 1921, p. 49 sg.; vd. pure A.H.M. Jones, // tardo impero romano,
trad, it., II, Milano, 1974, p. 942, che ritiene plausibile che l'informazione fornita
dal biografo sia riferibile agl'inizi del IV secolo; così pure Rickman, The Com
Supply, p. 198, 234.
128 Si veda la rubrica di C.Th. XIV 15, de canone frumentario urbis Romae, e le
costituzioni dello stesso titolo, nonché quelle del titolo successivo, XIV 16, de
frumento urbis Constantinopolitanae.
129 Secondo Van Berchem, Les distributions, p. 106 sg., canon deve proprio
intendersi già nel senso delle fonti giuridiche del quarto secolo, se è vero che il
termine di εμβολή, che è quello che esprime la nozione di canon frumentarius nei
papiri bizantini, è già attestato nel terzo secolo ο anzi alla fine del secondo (si vd.
B.G.U. 15, II, del 196/7). Ma al di là di una tale possibilità rimane indubbio che il
contributo dei redditi in natura delle proprietà imperiali, tanto per il grano,
quanto per l'olio, doveva essere divenuto, proprio nell'età severiana, assai
cospicuo : vd. infra, nonché quanto osserva P. Herz, Studien zur römischen
Wirtschaftsgesetzgebung. Die Lebensmittelversorgung, Stoccarda, 1988, p. 157.
130 Cass. Dio, LXXII (LXXIII) 14, 3 sg.; cfr. Herod. I 12, 1-3.
131 H.A. Comm. 14, 3; cfr. 7, 1.
132 H.A. Comm. 17, 7-8; si vd. in part. F. Grosso, La lotta politica al tempo di
Commodo, Torino, 1964, p. 215 sg.; 626 sg.
133 R. Meiggs, Roman Ostia, cit., p. 145 sgg.; G. Rickman, Roman Granaries
and Store Buildings, Cambridge, 1971, p. 84 sg.
134 E. Lo Cascio, Fra equilibrio e crisi, in Storia di Roma, dir. da A. Schiavone,
LE PROCEDURE DI RECENSUS 43
po' più
142 Supra,
bassa di
η. quella
72, perdiil Beloch
calcolo : dell'apporto
800.000 persone).
calorico (si tratta di una stima un
143 Sirks, The size of the grain distributions, cit. (a η. 76), p. 221, seguito, per
questo aspetto, da De Romanis, Septem annorum canon, p. 138. Per risolvere la
difficoltà rappresentata dal numero impossibilmente esiguo dei beneficiari che
dovrebbe trarsi da questo calcolo, De Romanis, p. 142 sgg., seguito da C. Virlou-
vet, La consommation de céréales, cit., p. 270 sg., propone di correggere il tradito
«septuaginta quinque milia» di H.A. Sev. 23, 2, in «centum septuaginta quinque
milia» : ciò che consentirebbe di individuare in 175.000 χ 360 = 63.000.000 di
modii il consumo annuo complessivo di Roma coperto dal canon, nel senso de
«l'annuale contributo granario delle province all'annona di Roma», che sarebbe,
nello stesso tempo, il «canon di sette anni», inteso come l'ammontare delle fru-
mentazioni per sette anni per centocinquantamila persone in età severiana : il
termine canon varrebbe, vale a dire, a indicare tanto il contributo delle province
per il consumo complessivo, quanto la quota riservata alle frumentazioni, una
quota che sarebbe pari a un settimo del contributo complessivo. A parte la
considerazione metodica generale che fa ritenere ogni correzione della tradizione
manoscritta comunque arbitraria, quando essa nasca dalla volontà di intendere in
un modo predeterminato il dato offerto dalla fonte stessa, va messo in rilievo a)
che, come si è osservato, il termine canon non può voler dire in ogni caso il grano
delle frumentazioni, ma solo il grano di origine contributiva, né è legittimo
(come riconosce lo stesso De Romanis) ipotizzare, col Sirks, che il grano di
origine contributiva possa essere mai stato quantitativamente pari al grano delle
frumentazioni; b) che non abbiamo alcuna certezza che il numero dei beneficiari
fosse un numero tondo, e di centocinquantamila, nell'epoca di Settimio Severo :
l'unico dato cifrato che possediamo è quello relativo al congiario del 202 e da
esso non si può trarre in alcun modo la conclusione che i beneficiari delle
frumentazioni fossero centocinquantamila (vd. supra, η. 116). Ancor più arbitrario è
volere interpretare (De Romanis, p. 152 sgg.) il dato di H.A. Hel. 27, 7, come
quello che testimonierebbe il raddoppio, attuato ο solo progettato da Elagabalo, dei
beneficiari delle frumentazioni da 150.000 a 300.000 : un raddoppio incredibile
in sé, e che difficilmente sarebbe stato passato sotto silenzio da Cassio Dione ο da
Erodiano (che potevano ben ricordarlo in chiave negativa). Che la quantità
complessiva di caro porcina indicata da C.Th. XTV 4, 4, del 367, basti - a cinque
libbre al mese - per 317.000 persone circa per cinque mesi di razioni (si vd. infra,
p. 59 sgg.) non può comunque in alcun modo considerarsi un argomento a favore
del passaggio della plebs frumentarìa da 150.000 a 300.000 persone con
Elagabalo : sulla legge del Teodosiano si vd. infra, p. 63 sgg.
46 ELIO LO CASCIO
ciò che non sempre, nella storia del problema, è avvenuto - di quel
che il presumibile regime demografico della popolazione di una
grande città «pretransizionale» ci può suggerire, per risolvere questi
vari e connessi problemi.
144 Cass. Dio, LV 10, 1 (Xiph. 100, 31) : cfr. supra, p. 12, 31 η. 90.
145 Virlouvet, La plèbe frumentaire à l'époque d'Auguste, cit. (a η. 75), p. 48
sgg.; e ora Tessera frumentarìa, p. 215 sgg.
146 Ο quanto meno non in linea di massima : il liberto del cittadino escluso
dalle frumentazioni (perché cavaliere ο senatore ο perché proprietario di
immobili urbani a Roma) non può ovviamente trasmettere un diritto che lui stesso non
possiede; ma è presumibile che anche gli schiavi manomessi da appartenenti alla
plebs frumentarìa, se non sono loro eredi (vd. infra), non possano godere del
beneficio.
48 ELIO LO CASCIO
147 «Popularibus enim, quibus non est aliunde solacium, quibus idem panis
hodieque distrahitur, et eorum successoribus dementia nostra deputavit in quo
nunc emitur loco propriis gradibus erogandum » : sulla costituzione, che ripristina
dopo una verosimilmente breve interruzione, le distribuzioni di panis populatis a
Roma, si vd. ora E. Lo Cascio, Registri dei beneficiari e modalità delle distribuzioni
nella Roma tardoantica, in Les archives de l'administration des distributions des
vivres dans les cités antiques, École française de Rome, 19-20 mai 1995, di
prossima pubblicazione.
148 H.A. Aurei. 35, 1 : «Non praetereundum videtur, quod et populus memoria
tenet et fides historica frequentavit, Aurelianum eo tempore, quo proficiscebatur ad
orientent, bilibres coronas populo promisisse, si victor rediret, et, cum aureas
populus speraret neque Aurelianus aut posset aut vellet, coronas eum fecisse de panibus,
qui nunc siliginei vocantur, et singulis quibusque donasse, ita ut siligineum suum
cotidie toto aevo suo [et] unusquisque et acciperet et posterìs suis dimitteret».
149 Diversam. Carrié, Les distributions, cit., p. 1013 sg., seguito dalla Virlou-
vet, Tessera frumentaria, p. 212; ma si vd. già Cardinali, p. 291.
150 Per esempio C.Th. XTV 9, 2.
151 Vd. ad es. il caso di Londra nell'età moderna, che può crescere solo in
virtù dell'immigrazione, mentre il tasso di natalità si mantiene costantemente più
basso di quello di mprtalità : E. A. Wrigley, A Simple Model of London's
Importance in Changing English Society and Economy 1650-1750, in Past & Present 37,
1967, p. 44-70, rist. in Ph. Abrams-E.A. Wrigley (edd.), Towns in Societies, Cam-
bridge-Londra-New York-Melbourne, 1978, p. 215-43, alle p. 216 sgg., e in E.A.
Wrigley, People, Cities and Wealth, Oxford, 1987, p. 133-56, alle p. 134 sgg.; si vd.
in generale Id., Brake or Accelerator? Urban Growth and Population Growth before
the Industrial Revolution, in A. van der Woude-A. Hayami-J. de Vries,
Urbanization in History, Oxford, 1990, p. 101-112, a p. 103; J. de Vries, The Dutch Rural
Economy in the Golden Age, 1500-1700, New Haven e Londra, 1974, p. 107 sgg.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 49
giunto l'età a partire dalla quale si gode del beneficio senza ancora
goderne : in sostanza la popolazione non si riproduce, e a
mantenerla sempre a un medesimo livello vale la continua immigrazione152.
Se i neoimmigrati sono, per definizione, e in assenza di periodici re-
census, esclusi dal beneficio delle frumentazioni, è ovvio che il
numero dei beneficiari tenderà progressivamente a calare. Il secondo
possibile scenario è quello di un numero dei maschi che, avendo
raggiunto ο superato i diciassette anni ancora non godono del
beneficio, mediamente superiore al numero dei maschi adulti che
muoiono ogni anno. Stante il vincolo numerico imposto alla plebs
frumentarìa, stante il fatto che si è incisi solo «in locum eraso-
rum»i53, questo significa che vi dovrà essere un criterio per
trascegliere nell'ambito dei potenziali beneficiari quelli che effettivamente
godranno del beneficio : la testimonianza suetoniana sul precedente
cesariano, ma ancor più il confronto col sistema adottato nell'Ossi-
rinco del III secolo suggeriscono come ovvio il ricorso alla subsorti-
tio, al sorteggio. In altri termini, poiché la lista dei beneficiarii non è
più valida, com'era con Cesare, tra un recensus e l'altro, ma es aei,
non basta essere civis Romanus recensus a Roma, in quanto
domiciliato nella città, per potere essere ammesso al beneficio, ma bisogna
essere incisus, al posto di un erasus, morto (o emigrato), e lo si è,
verosimilmente, attraverso una procedura di sorteggio : se la subsorti-
tio, con Cesare, veniva effettuata «ex Us qui recensì non essent», il
sorteggio, in età imperiale, è, al contrario, effettuato tra coloro
che sono recensì, tutti potenziali beneficiarii. Il terzo
possibile scenario è quello di una popolazione tendenzialmente
stazionaria, in cui il numero di coloro che hanno raggiunto ο superato i
diciassette anni senza godere ancora del beneficio eguaglia il numero
dei maschi adulti che ogni anno muoiono. In questa situazione, tutti
i discendenti dei beneficiari arriveranno, prima ο poi, a godere del
beneficio154, e il sorteggio servirà dunque semplicemente a stabilire
160 CIL VI 10217; 10218; 10220 = ILS 6064; CIL VI 10221; 10224; 10226; 10227;
10228; per molti di questi casi mi sembra del tutto da condividere l'interpreta-
zione data da J.-M. Carrie, Les distributions alimentaires, cit., p. 1004 sg.;
estremamente significativa (e anche per il problema dell'età a partire dalla quale di
norma si gode del beneficio) la testimonianza di CIL VI 10226 : «...Hic septimum
decimum frumentum publicum accepit, sextum decimum... perdidit».
161 Perciò non mi sembra certo che i genitori dei fanciulli in questione siano
sempre liberti, come voleva il Van Berchem, Les distributions, p. 36 sg.; se lo
sono e se è anche per questo che ribadiscono l'ingenuità del figlio morto in tenera
età, allora vuoi dire che sono entrati a far parte della plebs frumentaria, perché
hanno acquistato, ο perché il patrono ha acquistato per loro, il diritto a farne
parte.
162 Plin. Pan. , 28, 4-5 : si vd. ad es. Durry, in Pline le Jeune, Panégyrique de
Trajan, Parigi, 1938, p. 236; R.-P. Duncan- Jones, The Economy of the Roman
Empire. Quantitative Studies, Cambridge, 19822, p. 290; E. Lo Cascio, Gli alimenta,
l'agricoltura italica e l'approvvigionamento di Roma, in RAL, Ci. Se. mor. stor. fil.,
n.s. Vili, XXXIII, 1978, p. 311-52, a p. 315 sg.; Virlouvet, Tessera frumentaria,
p. 230 e 250 con n. 42.
163 H.A. Ant. Pius, 8, 1; Mare. 7, 8; 26, 6; e si vd. le puellae Faustinianae di CIL
VI 10222, su cui cfr. Van Berchem, Les distributions, p. 34, η. 1, e F. Cassola, Nota
sul 'praefectus alimentorum' , in Studi in onore di E. Volterra, Milano, 1971, III,
p. 500, n. 15; ma vd. contra Carrié, Les distributions, p. 1004, con η. 2, per il quale
l'allusione pliniana non sarebbe all'estensione ai fanciulli delle distribuzioni fru-
mentarie, ma proprio agli stessi alimenta.
164 App., B.C., II 120, su cui cfr. supra, n. 88, sembrerebbe implicare la
possibilità, ancora al suo tempo, di un'immissione di neoimmigrati nella plebs
frumentaria.
165 Vd. Dessau ad /., e ad es., P. Veyne, Le pain, cit., p. 689.
166 Plin. Pan. 28, 4 e 51, 3-4, cfr. 25, 3; cfr. C. Nicolet, Tessères frumentaires et
52 ELIO LO CASCIO
tessères de vote, in Mèi. Heurgon, Roma, 1976, p. 695-716, a p. 701, n. 15; Id., Plèbe
et tribus, cit., p. 837 sgg.; Virlouvet, Tessera frumentaria, p. 230 sgg.
167 Quali siano stati i criteri di ammissione dei «paulo minus... quinque milia
ingenuorum » non sappiamo : ma certo è sintomatico che anche in questo caso il
numero dei nuovi ammessi non sia un numero tondo (ciò che rappresenta
un'importante differenza con i sussidi alimentari delle città d'Italia, riservati,
come pare, in ogni municipalità, a un numero tondo di beneficiari : si vd. ad es.
Lo Cascio, Gli alimenta, cit., p. 312 con η. 5).
168 Così A. Chastagnol, La préfecture urbaine à Rome sous le Bas-Empire,
Parigi, 1960, p. 314, ritiene esteso, con la qualifica di civis Romanus domiciliato a
Roma, anche il concreto beneficio (ma va osservato che egli interpreta, a mio avviso
erroneamente, come esteso anche alle donne e ai fanciulli di più di tre anni il
diritto alle distribuzioni, sulla scia della generale ricostruzione di F. Lot, Capitales
antiques, capitales modernes. Rome et sa population à la fin du IIIe siècle de notre
ère, in Annales d'Histoire sociale, 1945, 2, p. 29-38); contra, Carné, Les
distributions, cit., p. 1026 sgg.
169 Van Berchem, p. 99 sgg.
170 L'argomento di Van Berchem era che i diplomi militari che concedono la
cittadinanza alle mogli di pretoriani ed équités singulares continuerebbero, essi
soli, a essere concessi anche nel III secolo.
171 Vd. p. es. Cardinali, p. 281, il quale, peraltro, nega, in base al confronto
LE PROCEDURE DI RECENSUS 53
tra le notizie di H.A. Aurei. 35 e 47, e di Zos. 1, 61, che le distribuzioni di pane
debbano farsi risalire ad Aureliano; Pavis, La préfecture, p. 188 sgg.
172 Se intendiamo la notizia di Socr. II 13, con i più dei commentatori, come
quella che individua in otto μυριάδες il numero delle «razioni» quotidiane : vd.
Jones, // tardo impero romano, p. 939, con n. 20, p. 1149; G. Dagron, Naissance
d'une capitale. Constantinople et ses institutions de 330 à 451, Parigi, 1974, p. 535;
Sirks, The size of the grain distributions, cit. (a n. 76), p. 227 sgg.
173 Si vd. in particolare Carrié, Les distributions, cit., p. 995 sgg., a proposito
di Van Berchem, Les distributions, cit., p. 104.
174 Parrebbe certo che le liste, ad Ossirinco, dovessero essere per άμφοδα, non
per φυλαί : vd. infra, p. 55 (e in ogni caso le φυλαί ad Ossirinco, in quanto
raggruppamenti di più άμφοδα, sono altra cosa, rispetto alle tribus romane : sono
qualche cosa di paragonabile alle regiones; sulle φυλαί ad Ossirinco e sul loro
rapporto con gli άμφοδα vd. E.G. Turner, Oxyrhynchus and Rome, in HSCP 79, 1975,
p. 1-24, a p. 17, n. 50).
175 E cioè 44 ostia (per questo numero, invece del numero, usualmente
ammesso, di 45, si vd. Virlouvet, Tessera frumentarìa, p. 149 sg.) per 30 giorni (se i
giorni della distribuzione erano effettivamente tutti i giorni del mese, cosa che è
messa in discussione dalla Virlouvet, Tessera frumentaria, p. 16).
176 Si vd. in part. Rickman, The com supply, p. 192 sg. e ora Virlouvet, Tessera
frumentaria, p. 262 sgg., part. p. 280 sgg. e passim.
54 ELIO LO CASCIO
177 Mi sembra che una tale conclusione sia pure suggerita dal fatto che le
iscrizioni dei vigili (sulle quali si vd. ora l'analisi dettagliatissima della Virlouvet,
p. 274 sgg.) attestano che gli appartenenti alla medesima coorte, ο anzi alla
medesima centuria, ricevono il frumento lo stesso giorno ed essendo iscritti sulla
medesima tabula (e cioè, di fatto, presso il medesimo ostium) : e questo non solo,
ο non tanto, perché sarebbero stati iscritti fra gli aventi diritto nel medesimo
momento, avendo effettuato i tre anni di servizio richiesti, ma perché, appartenendo
alla medesima coorte, erano evidentemente allogati nella medesima caserma
(osservazione fatta da C. Virlouvet, nella Tavola rotonda su Les archives de
l'administration des distributions des vivres dans les cités antiques, École française de
Rome, 19-20 mai 1995).
178 Non sembra, in effetti, che la ripartizione della plebs frumentaria tra le
trentacinque tribù abbia mai avuto importanza pratica; a me pare, viceversa, che
proprio la documentazione di Ossirinco costituisca un ulteriore, e forte,
argomento a favore della tesi di Hirschfeld, Die getraideverwaltung, cit. (a n. 105), p. 13
sgg., e contro Mommsen, Staatsrecht III, p. 444 sgg. e Cardinali, in Diz. Ep., cit.,
p. 269 sgg., che lo segue, circa il fatto che la ripartizione della, p/efo frumentaria
dovesse essere in base al domicilio, e non in base alle tribù; Rickman, The corn
supply, p. 190, non prende posizione, ma mette in rilievo, a mio avviso
giustamente, che, pur se è vero che vi sono testimonianze sulla «prominence» della
tribù nelle distribuzioni e nella ricezione dei legati da parte della plebe urbana, «it
is possible that this prominence is owed to the need for citizenship and therefore
tribal membership as the necessary condition of eligibility». Quanto all'ipotesi
della Virlouvet, Tessera frumentaria, p. 268, secondo la quale la subsortitio
sarebbe avvenuta su altrettante liste quante erano le tribù, va messo in rilievo che
essa non sembra potersi basare su alcun indizio : certo, non lo è il fatto che, a
presiedere alle operazioni di registrazione, a Ossirinco, sia il filarca : e questo
perché le φυλαί ad Ossirinco, come si è già osservato, sono tutt'altra cosa delle
trentacinque tribù a Roma. In realtà, l'appartenenza alle trentacinque tribù vale
ammissione potenziale al beneficio; e quanto alla «compera» della tribù
di Dig. XXXII 35, pr., essa vuoi evidentemente dire «compera» dell'ammissione al
beneficio, ma non sembra in alcun modo potersi interpretare come «compera»
della cosiddetta tribus ingenua : e peraltro sembra assolutamente implausibile
che tribus ingenua possa significare tribus rustica, in un momento in cui la
distinzione tra tribù rustiche e tribù urbane, quando la plebs urbana è costituita dalle
trentacinque tribù, non sembra più avere importanza pratica. Io credo che
l'appartenenza a una tribus ingenua significhi appartenenza certa alla plebs
frumentaria, e dunque potenziale ammissione al beneficio, giacché evidentemente la
manomissione non è in grado più, di per sé, di ammettere alla plebs frumentaria.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 55
184 Prova ne sia il fatto che l'acquisto della tribù corrisponde all'acquisto del
diritto al frumento.
185 La Virlouvet, Tessera frumentaria, p. 254 sg., non suppone che le
dichiarazioni relative ai decessi, e dunque per l'aggiornamento delle liste, siano fatte
ancora dai domini insularum : ma questa pare in realtà essere l'ipotesi più
probabile.
186 Ο liberti di beneficiarii che non siano anche loro eredi : vd. supra, p. 47 e
50.
187 P. Oxy. 2892; 2894; 2902 etc.; e Rea, p. 86.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 57
196 Rimando al contributo di Filippo Coarelli, in questo volume; vd. pure J.-P.
Guilhembet, La densité des domus et des insulae dans les XIV régions de Rome
selon les Régionnaires : représentations cartographiques, in MEFRA, 108, 1996, p. 7-
26.
197 Secondo le varie ipotesi del Richter, poi ripresa dal von Gerkan, dello
stesso Cuq, del Preller : rif., p. es., in G. Calza, I. Gismondi e G. Lugli, La popolazione
di Roma antica, in Bull. Comunale, Rassegne, 1941, p. 141-65; vd. pure F.
Castagnoli, L'insula nei cataloghi regionari di Roma, in RFIC, 104, 1976, p. 45-52; e
ad es. L. Capogrossi Colognesi, La struttura della proprietà e la formazione dei «iu-
ra praediorum» in età repubblicana, II, Milano, 1976, p. 290 sg., n. 34.
198 Dig. XLIII 17, 3, 7 (Ulpiano, che cita Labeone); Vili 4, 17 (Papiniano).
199 La soluzione alla quale perviene Cuq, circa la significazione di insula, è
tuttavia che il termine non indica un'unità di proprietà : insula sarebbe, nel
linguaggio amministrativo, e a partire almeno dai Severi, l'appartamento, in quanto
viene a essere realizzato Γ «isolamento» dell'unità abitativa rispetto a tutte le
altre; e in questo senso il termine sarebbe stato preferito a quello di cenaculum,
che sarebbe stato «equivoco», in quanto non sempre riferentesi a un locale
destinato ad abitazione : ma a parte il fatto che è più naturale il pensare che il termine
di insula, in un documento di tipo catastale, abbia una significazione connessa
con la proprietà, va osservato, naturalmente, contro Cuq, che, rispetto a
cenaculum, a maggior ragione insula, designando, come sicuramente designa,
l'edificio a più piani distinto in appartamenti, poteva risultare di significato
«equivoco». Decisiva, contro l'idea di Cuq, secondo la quale insula potesse indicare, nel
60 ELIO LO CASCIO
213 F.
212 Poi.Lot,
Silv.,
La Quae
fin dusint
monde
Romae,
antique
in Valentini-Zucchetti,
et le début du MoyenI, p.Âge,
308-10.
Parigi, 19512,
p. 79 sg., 517.
214 Aspetti, p. 232 sg.; il riferimento è a Beloch, Bev., p. 392 sgg. [p. 361 sgg.];
il calcolo in base alla «terza via» si fonda sul dato offerto da H.A. Sev. 23, 2, su
cui vd. supra, p. 38 sgg.
215 Aspetti, p. 220 sgg. con le note a p. 411 sgg.; sull'interpretazione della co-
64 ELIO LO CASCIO
218 C.Th. XTV 4, 10 : «...Per quinque autem menses quinas in obsoniis libras
carnis possessor accipiat, ne per mìnutias exigui ponderis amplius fraus occulta de-
cerpat... Quattuor milia sane obsoniorwn, amputatis superfluis ac domus nostrae
perceptionibus, diurna sublimitas tua décernât, quibus copiis populus animetur».
219 C.Th. XTV, 4, 4 : «Per singulas et semis décimas, quibus suarìorum dispen-
dia sarciuntur, damnum, quod inter susceptionem et erogationem necessario eve-
nit, vini, hoc est septem et decem milium amphorarum perceptione relevetur. Cui
rei illud provisionis accédât, ut Lucanus possessor et Brittius, quos longae sub-
vectionis damna quatiebant, possit, si vélit, speciem moderata, hoc est septuagena-
rum librarum compensatione dissolvere, quod ibi debebit inferre, ubi vina fuerit tra-
diturus»; cfr. Mazzarino, Aspetti, p. 222 sgg. Gioverà osservare che il rapporto di
conversione di 70 libbre per anfora parrebbe essere sostanzialmente a favore
della caro porcina rispetto al vino (dunque a favore di chi voglia dare carne piuttosto
che vino), se è vero che, ad es., SB XTV 11593 (databile agli anni 338-41, secondo
R. S. Bagnali, Currency and Inflation in Fourth Century Egypt, BASP, Suppl. 5,
1985, p. 39) propone prezzi che individuano un'equivalenza di 120 libbre per
anfora; va pure osservato che, in base all'indice generale di conversione dei prezzi
delle merci in oro proposto dallo stesso studioso, un'anfora di vino (e cioè 48 se-
starii) è fatta pari a 96 libbre di carne; naturalmente, va tenuto presente che il
vino può ben essere stato relativamente più caro in generale in Egitto (e in ogni
caso il suo prezzo altamente variabile in base alla qualità). Qualora si supponesse
che il Lucanus possessor et Brìttius veniva incentivato a dare altra carne anziché
vino da un rapporto di conversione favorevole appunto alla carne, bisognerebbe
supporre che le libbre corrispondenti al 15% dell'intera susceptio non fossero pari
a 17.000 χ 70, ma a un numero maggiore e che dunque maggiore fosse anche
l'ammontare della quantità di caro porcina distribuita e dunque maggiore anche
il numero dei beneficiari. L'incontrovertibile dimostrazione che le singulas et
semis décimas non possono essere altro che il 15% in Aspetti, p. 412 sgg., n. 27.
Insostenibile (come mostra lo stesso paragone addotto con sestertius, che è
originariamente semis tertius) è che l'espressione possa significare il 19,5%, come vuole
V.A. Sirago, Galla Placidia e la trasformazione politica dell'occidente, Louvain,
1961, pp. 476 sgg., che calcola, perciò, in un numero inferiore gli assistiti,
244.000 circa.
220 Così, Beloch riteneva sostanzialmente stazionaria la popolazione di Roma
66 ELIO LO CASCIO
nel corso dei primi tre secoli e faceva iniziare la decadenza anche demografica
della città nell'età di Diocleziano e Costantino (Bev., p. 394 [= p. 362]). È
sintomatico che, nella ricerca successiva, abbia comunque posto meno problemi l'ac-
cettazione del dato fornito da C.Th. XTV 4, 10 per il 419, che non l'altro fornito,
nell'interpretazione mazzariniana, da C.Th. XV 14, 4.
221 Aspetti sociali, p. 233 sgg.
222 Aspetti sociali, p. 238 e nn. 48-49 p. 416, a proposito di Cass. Dio, LXXVI
(LXVII) 1, 1; cfr. Herod. Ili 13, 4, su cui vd. supra, p. 39 sgg.
223 Cassiod., Var. XI 39, dove il riferimento è ovviamente alla Roma del
quarto secolo (si vd. sul luogo di Cassiodoro, ma in termini non del tutto convincenti,
S. J. B. Barnish, Pigs, Plebeians and Potentes : Rome's Economic Hinterland, c.
350-600 A.D., in PBSR, 55, 1987, p. 160 sg.; cfr. pure L. Ruggini, Economia e
società nell'Italia Annonaria', Rapporti tra agricoltura e commercio dal IV al VI
secolo d.C, Milano, 1961, p. 305 sgg.; in generale R. Soraci, Aspetti di storia
economica italiana nell'età di Cassiodoro, Catania, 1974); il Mazzarino, peraltro,
contrappone il «pessimismo» di Cassiodoro (e già di Valentiniano III) ali'« ottimismo» di
Orosio, circa le condizioni demografiche della città dopo il sacco alariciano
(Aspetti, p. 241).
224 C.Th. XrV 18, 1; Nov. Val. V 1.
225 Chastagnol, Le ravitaillement de Rome en viande, cit.; G. Rickman, The
Corn Supply, cit., p. 198.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 67
226 Così Jones, nella recensione ad Aspetti sociali del quarto secolo, in CR, n.s.
3, 1953, p. 113-5, a p. 115.
227 Nonché dalla Novella di Valentiniano III : così A.E.R. Boak, Manpower
Shortage and the Fall of the Roman Empire in the West, Ann Arbor, 1955, p. 147
sg., η. 34.
228 Così, nella sua opera maggiore, il Jones non ritiene di potere utilizzare i
dati della costituzione valentinianea ai fini del calcolo della popolazione di
Roma, ma propone, anzi, una correzione implausibile dell'inizio della costituzione
(A. H. M. Jones, // tardo impero romano, trad. it. cit., p. 1154; cfr. p. 946 sg.).
229 L. cit. ; confesso di non capire che cosa significhi l'affermazione secondo
la quale sarebbe discutibile l'assimilazione dell'indennità ai suarìi del 15% con le
diciassettemila anfore che costituiscono evidentemente la compensazione del
«damnum, quod inter susceptionem et erogationem necessario evenit» : sostenere
che la prestazione delle 17.000 anfore sia aggiuntiva, rispetto alle singulae et
semis decimae significa non tener conto del significato, chiarissimo, di «per» in
«per singulas et semis décimas» : cfr. Mazzarino, Antico, p. 219 n.; non è casuale
che il Jones, // tardo impero romano, n. 37 a p. 1154, volendo intendere anch'egli
come aggiuntive le 17.000 anfore, sia costretto ad affermare : «preferirei leggere
«praeter» invece di «per» nella prima proposizione della legge». Confesso,
altresì, di non capire in base a quale ragionamento si possa sostenere che un terzo dei
proprietari avrebbero preferito aderare la prestazione (è possibile che Chastagnol
intenda qui riferirsi alla suddivisione in due quote - due terzi e un terzo - del <de-
vamen ex titulo canonico vinario» di venticinquemila anfore menzionato
nell'editto di Turcio Aproniano, in CIL VI 1771, su cui infra?); le considerazioni di
Chastagnol paiono accolte da Barnish, art. cit., p. 162 sg., il quale arriva a
sostenere che sarebbe «unclear whether the 70 pounds of pork which could be used as
a substitute by those paying the wine indemnity represents the value of a single
amphora only» : il che vuoi dire non tener conto del valore del distributivo «sep-
tuagenarum librarum».
68 ELIO LO CASCIO
232 Si vd. supra, n. 219, a proposito del rapporto, deducibile dai prezzi
egiziani, tra carne di maiale e vino : se 120 libbre di carne di maiale, evidentemente
macellata, sono un normale equivalente di un'anfora di vino, è difficile pensare
che il rapporto di conversione stabilito dal legislatore, per la prestazione di vino ο
di carne, possa attestarsi a 40 libbre circa di carne macellata per anfora, a meno
di non supporre che il vino in Italia sia estremamente più a buon mercato che in
Egitto ο la carne di maiale estremamente più cara, ο a meno di non supporre che
si voglia a tutti i costi incentivare il proprietario a dare carne di maiale piuttosto
che vino. Lo stesso Durliat, De la ville antique à la ville byzantine, cit., p. 97, pone
un rapporto tra solidi e anfore di vino che già di per sé porterebbe ad escludere
che le 70 libbre della costituzione valentinianea corrispondano a 40 libbre di
carne macellata; se 40 libbre di carne macellata corrispondessero a un'anfora di
vino e un'anfora di vino a 1/3 di solido, come sostiene Durliat, 120 libbre di carne
corrisponderebbero a un solido : e questa quantità di carne sarebbe esattamente
la metà di quella prevista dal prezzo di aderazione, stabilito dalla Novella di Va-
lentiniano III. Ma va osservato che l'equivalenza tra un solido e tre anfore di vino
è irrealistica (cfr. l'equivalenza 1 anfora di vino = 2,25 solidi, che è sembrato alla
Ruggini, Economia e società, cit., p. 375, η. 457, di potere dedurre dal confronto
tra C.Th. XTV 6, 1, del 359, e C.Th. XTV 6, 3, del 365; vd. anche Chastagnol, Le
ravitaillement, p. 20 sg., che individua un'equivalenza 1 anfora = 3 solidi; la
maniera di intendere le due costituzioni da parte di Durliat, p. 506 sg., mi pare
inammissibile) : il vino in termini di oro vale assai di più (un solido vale in Egitto, in
base all'indice di conversione costruito da Bagnali [supra, η. 000], 64 sestarii di
vino, vale dunque 1,33 anfore, e non tre, e in queste condizioni, la carne pari a un
solido sarebbe assai meno delle 120 libbre supposte da Durliat!). Tra parentesi va
osservato che i prezzi in solidi della libbra di carne calcolati da Durliat, p. 502
sgg., sono semplicemente errati, a cominciare da quello che si vorrebbe trarre
àalYedictum dioclezianeo, dove la libbra di carne vale 12 denarii e la libbra d'oro
72.000 denarii, «in regulis sive in solidis», e cioè, «in barre e in moneta»
(un dato assolutamente certo che Durliat sbaglia a non considerare), e dunque
una moneta da 1/72 di libbra varrebbe 1.000 denarii; in questo caso, un ipotetico
solido sarebbe valso 83,333 libbre di maiale, e non425. Naturalmente l'alto
prezzo della carne in termini d'oro si giustifica con l'irrealisticamente bassa valuta-
zione dell'oro néu'edictum, per la quale vd. E. Lo Cascio, Prezzo dell'oro e prezzi
70 ELIO LO CASCIO
detle merci, in L'« inflazione» nel quarto secolo d.C.,Atti dell'incontro di studio,
Roma, 1988, Roma, 1993, p. 155-88.
233 Per il Gotofredo, ad /., la compensazione sarebbe «pour le deschet, pour la
descalle».
234 Ibid. e p. es. G. Mickwitz, /. cit. (a η. 230). Proprio il fatto che le singulae et
semis decimae non sono il 5%, nonché anche la natura dell'indennizzo
par eb ero rendere illegittima la comparazione che il Gotofredo vorrebbe proporre tra il
risarcimento in questione e Yepimetrum di C.Th. XII 6, 15, ο il diametrum di C.Th.
XIII 5, 38, ο di C.Th. XIII, 9, 5, che si collocano su livelli assai più bassi, l'uno ο il
2 ο il 5 per cento. Gioverà osservare che per Gotofredo, come poi per altri sulla
sua scia, le 17.000 anfore non corrisponderebbero alle singulae et semis decimae,
ma si aggiungerebbero ad esse.
235 Già il Gotofredo aveva operato la connessione : il provvedimento di
Turcio Aproniano, in CIL VI 1771, sarebbe quello cui allude C.Th. XIV 4, 4,
indiriz ata al prefetto urbano Pretestato, là dove si riferisce a ciò che «quoque a decessore
tuo salubriter institutum est»; il provvedimento di Turcio Aproniano, a sua volta,
era quello che era stato sollecitato da Giuliano nella costituzione a lui diretta,
C.Th. XTV 4, 3, del 362.
236 Jones, // tardo impero romano, p. 946 sg., e n. 37 a p. 1154; peraltro, anche
la legge valentinianea parrebbe direttamente alludere alla quota di risarcimento
per le curiae : «...isque ordo suariis, quibuscum habet vini emolumenta
communia. . . » .
LE PROCEDURE DI RECENSUS 71
237 Var. XI 38 : «Erat quidem Ulis [seil. Lucania e Bruzii] glorìosum Romam
pascere : sed quanto dispendio videbatur posse constare adducere tarn multis itine-
rìbus quae darentur ad pondus, dum quae probabantur decrescere nullus poterai
imputare! Redactum est ad pretium, ubi pati non poterant detrimentum, quod nec
itineribus imminuitur nec laboribus sauciatur»; va osservato che il costo sembra
qui gravare sui contribuenti provinciali.
238 Non si può supporre, come invece mi sembra che facciano
implicitamente i commentatori, che la possibilità di una prestazione aggiuntiva di carne,
alternativa a quella di vino, sia pensata per non far gravare le spese del trasporto
su di loro : evidentemente la spesa di trasporto via terra del vino dev'essere,
rispetto al valore della mercé, assai più cospicua della spesa del trasporto dei
maiali, per i quali tale spesa può calcolarsi esclusivamente come la perdita di peso
conseguente al cammino che i maiali fanno per arrivare a Roma.
72 ELIO LO CASCIO
.
suoni e le curiae cittadine richiedano ai possessores un numero di
maiali vivi che superi di molto la quantità di carne macellata che
devono provvedere, con la giustificazione che gli scarti sono
consistenti. Si stabilisce, allora, in anticipo, da parte dell'amministrazione,
quale debba essere questa percentuale degli scarti e, per essa, viene
stabilita una compensazione che andrà in parte ai suarii, in parte
alle curìae. Insomma, il risarcimento non potrà superare una quota
percentuale della carne effettivamente messa a disposizione del
pubblico romano, e prenderà la forma, normalmente, di una
prestazione di vino. Qualora i possessores aderino la prestazione e paghino
la carne richiesta, la pagheranno al prezzo che ha sul mercato
romano la carne macellata : in questo caso non si da luogo, ovviamente,
ad alcun risarcimento né per la curia né per i suoni239 . È
comprensibile, cioè, perché il 15% in più non sia dato ai suoni da parte di quei
possessores che invece di dare la carne danno la. pecunia, e sulla base
del prezzo legittimo della caro porcina, cioè quello che vige nel
mercato romano : evidentemente perché non si determina, in questo
caso, un «damnum inter susceptionem et erogationem», perché il
proprietario che adera la prestazione, aderandola al prezzo del mercato
romano, dove avviene la distribuzione, la adera al prezzo della carne
a Roma, vale a dire al prezzo della carne macellata240.
Mi sembra dunque certo che la prestazione complessiva per
Roma di cui i suoni si assumono l'onere sia di circa 8.000.000 di libbre
241 C.Th. XIV 17, 5, su cui si veda in particolare Carrié, Les distributions
alimentaires, cit. (a n. 81), p. 1043 sgg.
242 Ciò che mi sembra doversi dedurre dalle leggi raccolte in C.Th. XTV 15.
243 II senso specifico, che ha opsonium, in rapporto alle distribuzioni, è
chiarito da Cassiod. var. XII 11, su cui Durliat, De la ville antique, p. 132 sg., η. 242.
74 ELIO LO CASCIO
244 Questi calcoli sono un poco diversi, rispetto a quelli, non sempre
facilmente comprensibili, anche per errori di stampa relativi alle cifre, di Durliat. Ma
in sintesi si può dire che, poiché Durliat ritiene che la valutazione, data nella
legge, di 240 libre per solido, a proposito della quantità in più di carne di maiale
che i suarii devono dare in ragione del fatto che conseguono interpretia, sia
relativa al peso del maiale vivo e non a quello della carne macellata, il numero di
obsonia cui perviene è inferiore di un terzo.
245 Ciò che non mi sembra risulti chiaro a Durliat, De la ville antique, p. 102,
η. 169, che oltretutto fraintende completamente il pensiero del Mazzarino e della
Ruggini, ivi cit.
LE PROCEDURE DI RECENSUS 75
può essere di più di 10.000, senza che questo peraltro significhi che
tutte e diecimila siano razioni gratuite.
Possiamo concludere. Una distribuzione di 10.000 «razioni» al
giorno per centocinquanta giorni della distribuzione implica, anche
nell'ipotesi che non tutte le diecimila «razioni» siano gratuite, siano,
cioè, riservate al gruppo dei beneficiarii, una popolazione ancora
cospicua, e certo non inferiore alle 6-700.000 persone : è probabile
che le cinque libbre non fossero pensate per il consumo di un solo
maschio adulto, ma fossero destinate, come i cinque modii mensili
di frumento ο come il panis gradilis, a coprire i consumi della sua
famiglia246, ed è in ogni caso assai probabile che ai bambini non
potessero andare razioni eguali a quelle degli adulti, di 5 libbre per un
mese. La prestazione complessiva dei suarii, nel 452, risulta essere
pari a meno della metà di quella che si può calcolare per il 367 :
3.628.000 libbre, invece che 7.933.333,333. Questi due dati sono
certi e parrebbero rappresentare l'entità del consumo totale delle
medesime categorie di persone, nell'un caso e nell'altro. L'evento,
traumatico, che ha determinato questo crollo delle esigenze di consumo di
Roma è stato evidentemente il sacco alariciano.
L'idea di una Roma ancora fittamente popolata nel quarto
secolo, che subisce una ferita mortale all'inizio del quinto, col sacco
alariciano, viene a trovare, oggi, una sua precisa collocazione nella
generale analisi della documentazione archeologica, in particolare di
quella relativa a Roma e all'Italia centrale, fatta da Hodges e da Whi-
tehouse in un libro recente247. La Roma dei primi decenni del quinto
secolo è certo una Roma che si va ripopolando248, ma che non può in
alcun modo ritornare alle passate dimensioni demiche : se nel 419 i
beneficiari delle distribuzioni gratuite sono 120.000, nel 452, lo si è
visto, presumibilmente le intere esigenze di consumo che la
prestazione dei suarii può soddisfare sono di poco superiori alle «razioni»,
per cinque mesi, per centoquarantamila persone.
246 Anche se risultano essere, comunque, una quantità modesta rispetto alle
razioni attestate per i militari in Egitto, per un'epoca più tarda : Mazzarino,
Aspetti, p. 229, e n. 28, p. 415.
247 R. Hodges e D. Whitehouse, Mohammed, Charlemagne and the Origins of
Europe. Archaeology and the Pirenne Thesis, Londra, 1983, cap. 2, part. p. 48 sgg.;
si vd. pure ora L. Paroli, Ostia alla fine del mondo antico, in 'Roman Ostie'
revisited, ed. by A. Gallina-Zevi and A. Claridge, Roma, 1996, p. 249-64, e S. Coccia, //
Portus Romae alla fine dell'antichità nel quadro del sistema di approvvigionamento
della città di Roma, ibid., p. 293-307.
248 Olympiod., fr. 25 Blockley, che mi sembra indubitabile che si riferisca a
coloro che, avendo abbandonato la città dopo il sacco di Alarico, vi tornano e si
fanno nuovamente registrare : si vd. Lo Cascio, Registri dei beneficiari, cit. (a
n. 147).
76 ELIO LO CASCIO
Elio Lo Cascio
250 Nelle
249 Var. XI
more
39; cfr.
dellainpubblicazione
part. Ruggini, del
Economia
presentee società,
saggio ècit.,
apparso
p. 315 ilsg.
monumentale libro di F. Kolb, Rom. Die Geschichte der Stadt in der Antike, Monaco di
Β., 1995, che tratta della popolazione cittadina nei vari momenti della sua storia
alle p. 448 sg. Non ho potuto tener conto del contributo di Kolb. Segnalo solo
come per alcuni aspetti essenziali il Kolb avanzi tesi non molto distanti da quelle
qui prospettate (per esempio a proposito dei dati che è possibile trarre dal
capitolo 15 delle Res gestae ο a proposito dei Regionali, intesi come testi che comunque
si basano su documenti di natura catastale).