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“In un celebre brano del Manuel Pareto cerca di giustificare la sua scelta metodologica a favore dell’homo

oeconomicus: “Il corpo concreto comprende il corpo chimico, il corpo meccanico, il corpo geometrico, ecc.;
l’uomo reale comprende l’homo oeconomicus, l’homo ethicus, l’homo religiosus ecc. Insomma considerare
questi differenti corpi, questi differenti uomini equivale a considerare le differenti proprietà del corpo reale, di
quest’uomo reale e non mira ad altro che a ritagliare in porzioni la materia da studiare”. (Pareto, 1968, p.18).
Come scrive Demeulenaere (1996), l’homo oeconomicus è il prodotto non di una, ma di una duplice astrazione.
In primo luogo, quella che consiste nell’isolare la dimensione economica dalle altre; in secondo luogo, quella
di dotare la dimensione economica di contenuto, di vita autonoma. Infatti, affinché il “corpo” che Pareto
chiama homo oeconomicus possa aspirare alla qualifica di homo è necessario che esso sia capace di esistenza
propria” pp. 5-6 S. Zamagni, L’economia come se la persona contasse: Verso una teoria economica relazionale,
http://www.aiccon.it/wp-content/uploads/2017/03/WP-32.pdf
Solipsismo dell’homo oeconomicus: “In economia la nozione della razionalità e dell’ individuo solipsistico
affonda in modo organico non in Adam Smith, bensì in alcune sue interpretazioni. L’idea di un’armonia
generata da una sapienza intelligente è stata accostata all’armonia stabilita nel mercato dalla “mano invisibile”
di Adam Smith, che per il filosofo morale scozzese coincideva con la Provvidenza. È stato il libro di William
Paley Teologia Naturale, pubblicato nel 1802, e la metafora dell’orologiaio in esso contenuta a ispirare l’idea
di un disegno sapiente della creazione e delle sue articolazioni. Per Paley la complessa struttura del mondo dei
viventi richiede un disegnatore intelligente che ne conosce l’armonia intrinseca. La differenza sostanziale fra
l’armonia celeste e quella di mercato è costituita dal fatto che nel primo caso è un artefice che stabilisce cosa
c’è o non c’è, cosa è buono o non è buono per la comunità umana nella sua interezza; di converso nel caso del
mercato sono le azioni dei singoli individui che danno vita a un’armonia in grado di far fronte anche agli
“esclusi”, sopperendo così alle ingiustizie che colpiscono i singoli. Se nel caso della religione la sapienza
conosce le ragioni del perché l’ingiustizia - il male - colpisce il singolo e non deve né giustificarla né portarle
rimedio; nel caso del mercato, che è composto dalla sommatoria degli atti dei singoli, a questo viene attribuito
anche il compito morale di rimuovere le ingiustizie stesse. Sovente l’armonia celeste è stata accostata all’idea
di felicità. La teoria economica moderna nasce proprio sul concetto di felicità individuale e sulla sua verosimile
misurabilità e quindi sulla sua possibile razionalizzazione. Lo sviluppo della metodologia geometrico-
matematica in grado di misurare le qualità individuali messa a punto dalla scuola di Parigi con Nicola Oresme
e dalla scuola di Oxford con Tommaso Bradwardine, diventa da parte degli economisti del settecento il cardine
delle argomentazioni circa il fatto che la quantità risultante dalla somma algebrica di “piaceri e pene”
misurerebbe la felicità del singolo individuo, che andandosi a sommare a tutti gli altri darebbe vita alla felicità
sociale” pp. 8-9, M. G. Turri, Homo Oeconomicus europeo. Il mito originario, la costruzione dei miti,
l’orizzonte, http://www.academia.edu/5818850/Homo_oeconomicus_europeo

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