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IL ROSPO E I SUOI FRATELLI

Questa campagna elettorale sta traducendo l'animo degli elettori: stanco, sfiduciato, assente. Tutto è
immerso in un grigiore privo di entusiasmi e sinanco di volontà. La convinzione del "popolo basso" è
che, comunque vada, nulla cambierà. Che il Polo o l'Ulivo perseguiranno enttrambi la strada
gattopardesca del "biosgna che tutto cambi, affinchè nulla cambi".
Colpa del maggioritario e delle forzate indistinet aggregazioni, che interdicono l'espressione delle
identità forti? Non solo.
Il fatto è che la gente ha visto la DC sparpagliarsi ovunque e ras e valletti della cosiddetta "prima
repubblica" disperdersi, sempre in posizione di potere, alla copertura delle nuove aggregazioni. Se l'ex
craxiano Berlusconi sta da una parte, dall'altra ci sta De Mita, Bianco e quant'altri galantuomini
scudocrociati.
C'è però un nuovo elemento politico che si è venuto a determinare negli ultimi tempi e che rappresenta
effettivamente il vero pericolo per un'Italia che ha accumulato poche illusioni e tante delusioni. Mai
infatti si era visto un Centro così forte come quello che si va etichettando sotto le fronde dell'olearia di
sinistra. I "poteri forti" si sono concentrati tutti lì, con i nomi degli esponenti più in vista dei loro
organismi: Dini e la Banca d'Italia, Maccanico e i grands commis, Prodi e i privatizzatori di Stato e poi
gli Andreatta, gli Agnelli, i De Benedetti, i Masera, Mediobanca ecc... Cosa significa ciò? Che il grande
capitale finanziario ha un progetto specifico: porre definitivamente le mani sull'Italia attraverso il diretto
controllo del potere politico. Chi pensa che sia D'Alema il regista occulto di tutto ciò si sbaglia. La
sinistra, ormai, altro non è che il braccio polkitico-elettorale del Centro-sinistra, il quale è a sua volta la
copertura del Grande Centro finanziario. Se la vittoria del Centro-sinistra si riassumesse nella vittoria di
Bertinotti, poco male. Sono daccordo anch'io a tassare i Bot oltre una certa cifra. Il fatto è che
Bertinotti sarà utilizzato come portatore d'acqua elettorale e che, alla fine, sarà la troika Dini-Prodi-
Maccanico a vincere, a governare e a strangolare, con leggi usuraie e liberticide, il popolo italiano.
Berlusconi, si dirà? Il suo liberalcapitalismo, per quanto incolto e ostentato, è, tutto sommato,
casereccio. Non ha collegamnenti con la finanza internazionale, non è controllato dalla rete mondialista.
E che il suo governo sia caduto così rapidamente e dietro la spinta congiunta sindacati-poteri finanziari,
lo sta a dimostrare.
Il patto stretto tra centri massonici (non dimentichiamo che, per tradizione, quasi tutti i governatori e i
direttori della Banca d'Italia sono di ceppo muratorio antico e accettato, anche se loro smentiscono
sempre) e centrali del progressismo cattolico di stampo neoprotestante (avendo coniugato capitalismo e
religione) sta dando i suoi frutti. Dini può ben configurarsi come l'esponente più cinico e pericoloso di
questa coalizione. E' proprio il quotidiano a lui più vicino, La Repubblica, che, con un articolo di
Massimo Giannini, il gennaio dell'anno scorso così descriveva le qualità del Rospo nazionale. "Dini ha
programmato la sua carriera con piglio volitivo, pragmatico...Salotti romani, feste mondane nel suo
lussuoso attico in piazza Fontanella Borghese. E dunque anche amicizie giuste (vere o presunte) come
quelle con Craxi e Andreotti...E' l'uomo che piace da matti ai mercati, e che soddisfa le attese degli
investitori esteri... Ha ricevuto le felicitazioni alle quali, come dice lui stesso, tiene di più: quelle degli
economisti di Washington, degli ex colleghi dell'FMI: "Congrulations Lambertow!", gli hanno urlato
gioviali alla cornetta da Oltreoceano tutti gli amici monetaristi degli States. E già, perchè Dini è anche e
soprattutto questo: un thatcheriano, liberista rigoroso, antistatalista convinto. E' il terorico dei tagli
draconiani alla spesa sociale e alla previdenza". Ed è tanto vero che è stato lui l'ideatore e lo strenuo
difensore di quella soluzione antipensionistica che ha portato alla sepoltura del governo di Berlusconi,
verso il quale, in quei giorni, dichiarava. "Gli sono amico, e per me l'amicizia è soprattutto lealtà". E,
difatti, lo si è visto!
Tonino Maccanico è il supporto azionista all'amerikano Lambertow. Rappresenta il potere dei managers
di Stato, formatisi nell'antifascismo laicista che ha avutoi nelle proprie mani, per decenni, la direzione
dell'alta burocrazia statale. Ex comunista, è impregnato di tutti i vizi della prima Repubblica, sino al
punto che, in piena Tangentopoli, rivestendo la carica di Sottosegrtario alla Presidenza del Consiglio, da
far approvare un apposito decreto per promuiovere la sua più diretta collaboratrice, Anna Scafuri, a
Dirigente generale del Dipartimento al Turismo e allo Spettacolo, un ex Ministero abolito col
referendum del 18 aprile 93.

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