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Ecco cosa si legge nell’ordinanza che ha portato in carcere 142 presunti affiliati alla ‘ndrangheta
piemontese.
“La vicenda Lucà è quella che, maggiormente, interessa le elezioni amministrative del 2011. In
merito, si evidenzia che Demasi Salvatore è stato contattato direttamente da Lucà Domenico,
parlamentare dell’attuale Legislatura eletto nell’anno 2008 nella Circoscrizione
PIEMONTE1. Questi ha chiesto a Demasi di attivarsi per sostenere e reperire consensi per la
candidatura dell’Onorevole Fassino alle “consultazioni primarie” del Partito Democratico, svoltesi
in data 27.02.2011.In tale circostanza, l’On. Lucà, chiamando Demasi, riferisce che, in occasione
delle c.d. “primarie” previste a Torino, avrebbe sostenuto l’Onorevole Piero Fassino; in modo
esplicito chiede all’interlocutore di cooperare, procurando, tramite le sue conoscenze a Torino,
sostegno in favore del candidato appoggiato dal LUCA’:
DEMASI: pronto…
(…)
LUCA’: …ascolta…ti volevo chiedere questo…tu sai che a Torino abbiamo le primarie…
DEMASI: …si…si…
DEMASI: …si..si…
LUCA’: …PIERO…quindi…
DEMASI: …certo…
LUCA’: …eh… volevo chiederti se magari…perché la partita è molto dura con GARIGLIO…
DEMASI: …senz’altro…si…
DEMASI: …si!…
LUCA’: …eh… quindi insomma… se qualcuno riesce… se hai qualche amico da consigliar…
DEMASI: … come non ne ho… ne ho!… ne ho più di uno… grazie a Dio… ne ho più di uno…
quindi…quindi…
DEMASI: …si…si… e facciamo… facciamo… diciamo questi che conosciamo facciamo votare
FASSINO…
Il giorno 27.2.2011, proprio durante lo svolgimento delle primarie, alle ore 17.21, DEMASI
telefona all’Onorevole LUCA’ al quale comunica di aver provveduto a sostenere l’Onorevole
FASSINO, mostrandosi fiducioso sulla possibilità di una sua vittoria:
DEMASI: …si…si…ti avevo chiamato… io ero appena arrivato… che avevo fatto ancora qualche
commissione tutta la mattinata in Torino…
LUCA’: …ah…ah…
DEMASI: …si…per il nostro amico… comunque…io dico che dovrebbe andare bene…
LUCA’: …si…si…
LUCA’: …complicata…
DEMASI: …eh…eh… perchè… insomma… l’altro si è dato… si è dato molto da fare anche!
LUCA’: …si… mi hanno detto che l’altro anche ha lavorato anche molto sui… sui Calabresi!
DEMASI: …si…si..si…
(…)
Si evidenzia che, nel corso del dialogo, vien fatto riferimento anche ad un aiuto portato da altri
esponenti “calabresi” al candidato antagonista dell’Onorevole FASSINO (si veda l’espressione:
“l’altro si è dato… si è dato molto da fare anche (…) mi hanno detto che l’altro anche ha lavorato
anche molto sui… sui Calabresi”).
"Aiutiamo Fassino alle primarie"
Il sindaco: cado dalle nuvole
Nei verbali una telefonata dell'onorevole Mimmo Lucà al boss della 'ndrangheta di
Rivoli, Salvatore De Masi. Il deputato pd: è un imprenditore che ha molti
amici. Io, come altri esponenti del partito nella zona, penso a Nino Boeti, ci
rivolgiamo a lui per un'antica amicizia in occasione degli appuntamenti
elettorali
di PAOLO GRISERI
IL BOSS, l'onorevole e le primarie. Squarcio inquietante quello che si apre a pagina 1.374
dell'ordinanza di custodia contro i capi delle 'ndrine del Canavese. Gli inquirenti intercettano il
telefono di Salvatore De Masi, boss della 'ndrangheta a Rivoli. E' il 21 febbraio 2011, un lunedì,
l'inizio dell'ultima settimana prima delle primarie che dovranno decidere il candidato del
centrosinistra a sindaco di Torino. In lizza ci sono Piero Fassino e Davide Gariglio. L'onorevole
Mimmo Lucà, storico esponente delle Acli torinesi, telefona a De Masi in cerca di voti: "Caro
Giorgio, ti volevo chiedere questo: sai che abbiamo le primarie a Torino". "Certo, tu dimmi
qualcosa che io mi interesso". "Ecco che io sto sostenendo Fassino... Perché la partita è molto dura
con Gariglio. Se magari hai qualche amico a Torino..". "Si sì, che ne ho. E facciamo.. facciamo,
diciamo questi che conosciamo facciamo votare Fassino". "Va bene e poi io, subito dopo, ci
vediamo a bere un caffè. Magari così facciamo una chiacchierata..".
Passano i giorni, si arriva alla fatidica domenica del voto, il 27 febbraio.
Il popolo delle primarie affolla i seggi fin dal primo mattino. Alle 17,21, a urne aperte, De Masi
chiama Lucà per rassicurarlo: "Ho fatto qualche commissione tutta la mattinata a Torino. Per il
nostro amico. Comunque io dico che dovrebbe andare bene". Lucà insiste: "Anche se è una
battaglia abbastanza complicata". Demasi conferma: "Eh perché insomma l'altro si è dato molto da
fare anche". L'"altro" sarebbe Gariglio e il boss conferma di aver avuto segnali del suo attivismo
negli stessi ambienti. Aggiunge Lucà: "Mi hanno detto che l'altro ha anche lavorato molto sui
Calabresi, perché c'era Mangone che ha lavorato". "Si si. Comunque io fino alle dodici e un quarto
ho fatto il mio dovere và. Sono fiducioso". "Per adesso ti ringrazio".
Salvatore De Masi detto "Giorgio" è un personaggio molto noto a Rivoli. "Lo hanno arrestato?
Casco dal pero", commenta oggi Mimmo Lucà. L'esponente del Pd si dice "sorpreso e amareggiato"
per il fatto che il suo nome venga accostato a quello di un presunto boss delle 'ndrine. "Chi come
me fa politica da molti anni a Rivoli conosce da tempo Giorgio De Masi". Perché rivolgersi a lui in
occasione delle primarie? Come fa a garantire i voti? E in cambio di quali contropartite? "Sfido
chiunque, in 17 anni di attività politica, a dire che Mimmo Lucà ha mai chiesto un favore a
vantaggio di De Masi. Sono pratiche lontane dalla mia etica. De Masi è un imprenditore che ha
molti amici. Io come anche altri esponenti del Pd della zona, penso a Nino Boeti, ci rivolgiamo a lui
per un'antica amicizia in occasione degli appuntamenti elettorali e, naturalmente, per scambiarci gli
auguri di fine anno".
Ma possibile che un politico molto legato al territorio non sappia distinguere il grano dal loglio,
come dice il Vangelo? "Cado davvero dalle nuvole. Forse non conosco così bene il territorio ma
certo mi sorprende proprio apprendere che De Masi è stato arrestato con accuse tanto gravi. A meno
che non si sostenga che dovrei diffidare di tutti i calabresi che fanno gli impresari edili. Sono
calabrese anch'io e a questa logica non ci sto". In serata il commento del sindaco: "Cado
letteralmente dalle nuvole - dice Fassino - di questa vicenda non so nulla e non conosco quella
persona a cui si sarebbe rivolto l'onorevole Lucà".
'NDRANGHETA IN PIEMONTE
I NOMI - Quello di Coral non è l'unico nome eccellente che compare nell'ordinanza firmata dal
Gip di Torino Silvia Salvadori. Nelle pieghe delle indagini emergono invece i contatti tra un capo
locale, il boss di Rivoli Salvatore Demasi con deputati, amministratori e funzionari pubblici.
Naturalmente nessuno di questi è indagato, ma gli inquirenti sono riusciti ad accertare ad esempio
gli orientamenti della cosca in occasione delle elezioni a Castellamonte. Oppure i contatti tra
Demasi e alcuni deputati nazionali e regionali: «Tra la fine di gennaio e il febbraio 2011 - si legge
nell'ordinanza - si è incontrato direttamente o tramite intermediari con l'onorevole Gaetano Porcino
dell'Idv, con l'onorevole Domenico Lucà del Pd, con il consigliere regionale del Pd Antonino Boeti,
con l'assessore all'Istruzione di Alpignanno Carmelo Tromby, sempre dell'Idv».
Lucà: «...Ascolta, ti volevo chiedere questo, tu sai che a Torino abbiamo le primarie».
Demasi:«Certo! Tu dimmi qualcosa che io mi interesso».
Lucà:«Io sto sostenendo Fassino».
Demasi: «Eh beh, anch'io avrei fatto la stessa cosa».
Lucà: «Obbiettivamente mi pare la persona più seria in questo momento (...) volevo chiederti se
magari, perché la partita è molto dura con Gariglio
Demasi: «Sì, una mano».
Lucà: «Se magari hai qualche, amico a Torino».
Demasi: «Certo!... certo che ne ho!».
Lucà: «A cui passare la voce, perché possono votare tutti i residenti a Torino, che abbiano compiuto
sedici anni. »
Demasi: «Tutti i residenti a Torino...esatto!».
Lucà: «Quindi insomma, se qualcuno riesce, se hai qualche amico da consigliar».
Demasi: «Come non nè ho... ne ho!... ne ho più di uno... grazie a Dio... ne ho più di uno».
Enzo: ...ascolta un attimo...siccome devo fare una cena a Ciriè con il Sindaco...tu hai qualche
conoscente?...su Ciriè?...fai mente locale poi mi dici...
Demasi: ...eeeeh...mah...faccio mente locale... si...c'è....va beh...va beh... poi te lo dico...
Enzo: ...ecco...c'è...praticamente sto predisponendo questa cena per il Sindaco di Ciriè...che è
Francesco Brizio, che è un mio amico... gli ho detto: mah... ti faccio una cena di amici paesani...
qualche Calabrese c'è...
Demasi: ...va beh...adesso...adesso...(inc.)...
Antonio Castaldo
Nella notte di martedì più di mille uomini hanno setacciato il capoluogo piemontese, diversi centri
della provincia e alcuni paesi in Calabria arrestando 151 tra "padrini", "quartini" "picciotti" e
"sgarristi". Tra gli arrestati Nevio Coral, per undici anni sindaco di Leini (Comune retto ora dal
figlio Italo) e suocero dell'ex assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Caterina Ferrero, pdl,
poche settimane fa finita tra gli indagati dell'ennesimo scandalo della sanità. I carabinieri lo hanno
catturato a Lione.
La Guardia di Finanza e la Dia, affiancati all'inchiesta negli ultimi mesi, hanno sequestrato ville,
terreni, automezzi, conti bancari e postali per oltre 117 milioni di euro. L'inchiesta della procura di
Torino, partita da un omicidio di chiaro stampo mafioso e dalle rivelazioni di due pentiti (Rocco
Varacalli e Rocco Marando) ha portato alla luce l'esistenza di nove "locali" (struttura base della
'ndrangheta che ha la sua casa madre in Calabria) sparse tra Torino e la provincia, ricostruito i loro
traffici criminali che spaziano dal narcotraffico alle estorsioni e delineato la loro struttura
organizzativa arrivando a scoprire anche le formule dell'affiliazione.
La vera sorpresa però è stata la scoperta degli stretti rapporti tra le cosche calabresi e la politica
torinese. "L'amorevole intreccio tra criminalità organizzata e politica dà a quest'inchiesta un risvolto
inquietante. Il voto di scambio avveniva a qualsiasi livello. È una vergogna inaccettabile", ha infatti
spiegato Giancarlo Caselli, capo della procura di Torino.
Oltre a quello di Nevio Coral, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, nelle carte
dell'inchiesta compaiono i nomi di Claudia Porchietto, candidata del Pdl alla presidenza della
Provincia di Torino nel 2009 e filmata in quei giorni, mentre incontra uno dei capi delle cosche che
gli promette il suo appoggio, di Paolo Mascheroni, sostenuto dalla 'ndrangheta nella sua campagna
per diventare sindaco a Castellamonte ("Gli date una mano poi fate quello che volete a
Castellamonte", dicono nelle intercettazioni i mafiosi calabresi), di Antonio Mungo, candidato per il
centrodestra al Comune di Borgaro Torinese, del senatore CCD Gino Trematerra e di Fabrizio
Bertot, sindaco di Rivarolo Canavese e candidato al Parlamento Europeo. L'ombra inquietante della
mafia calabrese però aleggia anche sulle primarie del Pd vinte da Piero Fassino, oggi sindaco di
Torino.
Salvatore De Masi, capo del locale di Rivoli che incontra regolarmente politici come il deputato
dell'Idv Gaetano Porcino, il consigliere regionale Antonino Boeti del Pd e l'assessore di Alpignano
Carmelo Tromby dell'Idv, viene contattato dall'onorevole pidiessino Domenico Lucà che gli spiega:
"Tu sai che a Torino abbiamo le primarie e che sto sostenendo Fassino. Per dare continuità alla
giunta di Chiamparino...". E il capomafia risponde: "Tu dimmi che mi interesso, ho molti amici da
consigliare, facciamo votare Fassino da tutti quelli che conosciamo...".
9-6-11 Il Sindaco di Torino si dissocia dalla vicenda che coinvolge De Masi: “Non sono
disposto a essere messo nel tritacarne dei sospetti”
E così anche il nome del neo sindaco di Torino, finisce tra le carte dell'inchiesta della Procura
di Torino, che ieri ha visto l'arresto di 150 persone, accusate a vario titolo di associazione di
tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi,
trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione ed altro.
In carcere oltre e personaggi legati al mondo della criminalità organizzata calabrese, anche
piccoli imprenditori e alcuni politici.
La circostanza che coinvolge nello specifico Fassino, riguarda un'intercettazione telefonica tra
l'on Mimmo Lucà e il capo clan di Rivoli Salvatore De Masi. Lucà, si legge, chiede a Demasi
di attivarsi per sostenere e reperire consensi per la candidatura dell'Onorevole Fassino alle
"consultazioni primarie" del Partito Democratico, che si sono svolte lo scorso febbraio.
Fassino che già nella serata di ieri si era detto totalmente estraneo alla vicenda, oggi ha
rimarcato la questione con estrema chiarezza:
"Non sono disposto a essere messo nel tritacarne dei sospetti e dei "si dice" - ha detto il
sindaco - E non permetterò a nessuno di gettare un'ombra, ancorché lontanissima, sulla
straordinaria prova che hanno dato 53 mila torinesi partecipando alle primarie". "Alcuni
giornali - scrive Fassino in una nota - oggi accostano il mio nome a personaggi e situazioni
con le quali, in tutta evidenza, la mia persona e il mio ruolo non hanno nulla da spartire. In
ogni caso non sono disposto a essere messo nel tritacarne dei sospetti e dei "si dice". Sono una
persona per bene: lo racconta la mia storia, lo dimostrano le mie scelte".
A sua volta il deputato Lucà si è detto stupito e inconsapevole del fatto che Demasi facesse
parte della malavita calabrese: "Conosco De Masi da molti anni - ha dichiarato l'onorevole -
ma non ho mai pensato che potesse appartenere alla criminalità organizzata. Demasi è un
imprenditore assai conosciuto anche da altri esponenti del centrosinistra torinese. Ci
rivolgiamo a lui per un'antica amicizia in occasione delle feste di fine anno e degli
appuntamenti elettorali".
Intanto anche Nino Boeti, consigliere regionale del Pd, il cui nome compare sempre in una
conversazione di Salvatore Demasi, si dice all’oscuro della cosa: "Sono completamente estraneo
alle vicende che hanno portato all'arresto di esponenti della 'ndrangheta calabrese in Piemonte – ha
detto Boeti - Non ho ricevuto alcun atto giudiziario che possa far pensare a un mio coinvolgimento
nell'inchiesta e sono disponibile in qualunque momento a essere sentito dall'autorità competente".
"Non ho mai fatto niente di illegale nella mia vita – ha continuato -, né in quella professionale, né in
quella politica. Non potevo immaginare che una persona che conosco da trent'anni e che non avevo
motivo di ritenere non fosse un uomo onesto, potesse essere un esponente di quel fenomeno
criminale che soffoca il sud del paese e che evidentemente cerca di fare altrettanto con il territorio
in cui viviamo con le nostre famiglie". Boeti ha rimesso l'incarico da consigliere nelle mani del
segretario regionale del Pd Gianfranco Morgando, "pronto a dimettermi - dice - se il partito dovesse
avere il minimo dubbio sulla mia onestà e sulla mia correttezza"