Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
L'azione di Dio
"Voglio scendere e vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a
me: lo voglio sapere». (Gen 18, 21)
Fa tenerezza questo Padre che finge di non sapere ciò che sta accadendo nella sua famiglia
della terra, e che "scende" - come già fece nel paradiso terrestre dopo il peccato di Adamo
ed Eva (Gen 3,8) - non per sapere se i figli hanno veramente commesso il male (lo sa
benissimo!) ma per cercare di salvarli dalle conseguenze pesanti dei loro peccati. Egli deve
intervenire perché "il grido è troppo grande" e non può continuare a pazientare come fa
sempre dinanzi ai nostri sbagli.
E Suo intervento vuole essere di misericordia, perché Egli è Padre di misericordia, ma per
poter realizzare il Suo progetto di salvezza nei confronti di questi figli affogati nel male il
Padre ha bisogno di qualcuno che - sulla terra - Gli dia l'aggancio giuridico, facendosi
intermediario e intercedendo per tutti.
Non può cercare tale alleato tra i sodomiti, ormai sordi e ciechi ad ogni richiamo di spirito,
e allora va a trovare Abramo - l'unico giusto sulla terra con il quale possa iniziare un
dialogo - e gli prospetta la situazione, comunicandogli insieme tutta la Sua compassione
per quei figli depravati. Abramo percepisce i battiti del cuore del Padre e si sente spinto ad
intervenire. Mentre i due angeli in veste umana vanno verso Sodoma per eseguire la
sentenza, inizia il dialogo tra Dio ed Abramo, un capolavoro dello Spirito che vuole farci
capire quale sia il vero volto di Dio: Padre che non si compiace della morte del peccatore,
ma che vuole che si converta e viva; Padre che ci ama oltre il nostro non amore; Padre che
ci ama anche se non abbiamo più il Suo Spirito e se abbiamo deformato in noi la Sua
impronta divina; Padre che non vuole lasciare affogare l'uomo nel pantano del suo peccato,
ma che vuole scioglierlo nell'oceano del suo Amore che è più potente del male e del
peccato, che è Misericordia: un Amore cioè che si dona ai figli anche quando questi sono
divenuti miseria morale e fisica.
Leggiamo insieme questo dialogo che dovrebbe essere la base di ogni nostra preghiera:
«Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sodoma, mentre Abramo stava ancora
davanti al Signore. Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il
giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere?
E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da
te il far morire il giusto con l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non
praticherà la giustizia?". Rispose il Signore: "Se a Sodoma troverò cinquanta giusti
nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città".
Abramo ha tastato il terreno, ha visto che il suo Signore è disponibile ad una trattativa, e
riprende il dialogo con una carica nuova: «Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco
parlare al mio Signore io che sono polvere e cenere... Forse ai cinquanta giusti ne
mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?» Rispose: "Non la
distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque".
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: "Forse là se ne troveranno quaranta". Rispose:
"Non lo farò, per riguardo a quei quaranta". (Gen 18, 27-29)
Abramo esulta: il suo Signore è più conciliante di quanto sperasse; ma egli non ha capito
che è proprio il suo Signore che gli suggerisce di non interrompere le trattative, perché è
proprio Lui che gli ha suscitato il desiderio di salvare Sodoma.
Abramo inizia l'ultimo assalto: «Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora:
forse là se ne troveranno trenta": Rispose: "Non lo farò se ve ne troverò trenta". Riprese:
"Vedi come ardisco parlare al mio Signore: forse là se ne troveranno venti". Rispose: "Non
la distruggerò per riguardo a quei venti". Riprese: "Non si adiri il mio Signore se parlo
ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci". Rispose: "Non la distruggerò per
riguardo a quei dieci"». (Gen 18, 30-32)
Mercanteggiando la misericordia, Abramo non osa discendere al di sotto di dieci giusti.
Egli non ha conosciuto fino in fondo il Cuore del suo Signore ed ha posto un limite alla
Sua azione salvifica. Non conosceva quello che il Signore dirà a Geremia: "Percorrete le
vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se trovate un
uomo, uno solo che agisca giustamente e cerchi di mantenersi fedele, ed io le perdonerò,
dice il Signore". (Ger 5, 1)
Ma non possiamo rimproverare ad Abramo questa mancanza di fiducia nell'Amore di Dio,
quando Pietro - che vedeva continuamente in azione la Misericordia incarnata - riteneva
quasi un assurdo il perdonare più di sette volte (Mt 18, 22); e Giacomo e Giovanni
invocavano "fuoco dal cielo" (Lc 9,54) per distruggere i samaritani che non avevano
accolto Gesù.
E' difficile, per noi uomini, immedesimarci in Dio che è Amore puro: è più facile farci un
Dio a nostra immagine e somiglianza ed arrogarci il potere di vendetta e di distruzione che
lui non conosce e non vuole conoscere.
Sta di fatto che Abramo tronca il dialogo con il suo Signore che - non più sollecitato dalla
creatura - non può far scattare in extremis la Misericordia: "Poi il Signore, come ebbe
finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione". (Gen 18,
33)
I dieci giusti non c'erano, Abramo smise di intercedere presso il suo Signore e Questi "se
ne andò".
Si allontana la Misericordia che l'uomo non ha saputo invocare, avanza la Giustizia che
l'uomo ha meritato con il suo peccato: "Il Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e
sopra Gomorra zolfo e fuoco": (Gen 19,24)
Riassumendo e concludendo
L'intervento straordinario di Dio ("voglio scendere e vedere...") scatta quando il male è
ormai giunto al culmine ed è umanamente irreversibile. Tale volontà di "scendere e
vedere" non è motivata dalla Giustizia che vuole emettere una sentenza di condanna, ma
dall'Amore che cerca di salvare i figli con il perdono, con un atto di Misericordia totale
che superi il male da essi commesso. Per far entrare in azione la Misericordia, il Padre ha
però bisogno di qualcuno che, sulla terra, interceda per i fratelli abbrutiti giustificando così
il Suo intervento d'Amore. Dio dunque viene sulla terra per ingaggiare con Abramo un
"combattimento faccia a faccia" (Gen 32); un combattimento che Egli vuole perdere per
far trionfare la Misericordia, ma che purtroppo perde Abramo perché ha posto un limite
all'Amore del Padre. Se Abramo avesse tirato ancora di più sul "prezzo" - che lui aveva
stabilito! - e avesse detto: "Per me, per amore di me che ti amo, salva Sodoma e
Gomorra!", Dio avrebbe avuto il supporto giuridico che era venuto a cercare sulla terra per
bloccare l'intervento di giustizia richiesto dall''accusatore', dal pubblico ministero di questo
perenne giudizio a cui siamo sottoposti dinanzi al trono di Dio.
"Per amore di Abramo che lo amava" Egli avrebbe fatto entrare in azione la sua
Misericordia: non ci sarebbe stata la sentenza di morte con "zolfo e fuoco", ma una
sentenza di Vita con una pioggia di Spirito Santo - il Fuoco di Dio! - che avrebbe penetrato
gli spiriti dei sodomiti facendo prendere loro coscienza del male commesso ed operando in
essi una radicale conversione. Il tumore c'era, e bisognava eliminarlo, ma sarebbe stato
curato alla radice e non estirpato violentemente.
IL MALE OGGI
Oggi il male nel mondo è di gran lunga superiore a quello del tempo di Sodoma e
Gomorra. Oggi, ancora una volta, Dio sta scendendo sulla terra "con potenza» (Mt 24,30).
La potenza è l'attributo del Padre che viene a portare a termine la redenzione: il "male"
deve scomparire dalla faccia della terra (Ap 12, 10; 20,3). Il male" scomparirà. Ma come?
Con una tremenda purificazione distruttiva in nome della Giustizia punitrice o con un atto
di Misericordia che abbraccia e scioglie tutto e tutti? Dio è sempre fedele al Suo Amore e
perciò desidera il trionfo della Misericordia, come tanti segni dimostrano: basta pensare al
Messaggio di Misericordia che hanno passato alla Chiesa di oggi Suor Faustina Kowalska
e Madre Speranza; basta meditare sulla Dives in Misericordia che Giovanni Paolo II ci ha
donato.
Sta a noi aprire o chiudere il cuore della Misericordia che ci viene offerta. Ricordando
sempre che il nostro Dio è un Papà che "fa sovrabbondare la Grazia laddove sovrabbonda
il peccato" (Rom 5, 20) e che "non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e
viva" (Ez 33,11).
Cerchiamo di non ripetere l'errore - se errore si può chiamare - di Abramo, e, oggi più che
mai, rispondiamo al "grido" dell' "accusatore" unendo la nostra voce a quella del Santo
Padre Giovanni Paolo II: "... in un grido che implori la misericordia secondo la necessità
dell'uomo nel mondo contemporaneo. Questo grido sia denso di tutta quella verità sulla
misericordia che ha trovato così ricca espressione nella sacra Scrittura e nella Tradizione,
come anche nell'autentica fede di tante generazioni del Popolo di Dio. Con tale grido ci
richiamiamo, come gli scrittori sacri, al Dio che non può disprezzare nulla di ciò che ha
creato, al Dio che è fedele a se stesso, alla sua paternità e al suo amore". (Dives in
Misericordia", VIII, 1)