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chiesa e

Virtù teologali: fede, speranza, carità

L’uditore della Parola

SOCIETÀ
p. Antonio Lombardi - Consulente ecclesiastico Cif nazionale

L L’espressione “Uditori della Parola” è presa


dal titolo di un libro di Karl Rahner e ha solo l’inten-
to, in questo caso, di porre in evidenza la dimensio-
ne umana dell’atto di fede, e della vita nella fede e
questo il senso vero dell’espressione “Dio ti chiama
per nome”. Dove il nome indica la storia personale del
chiamato, ossia un processo esistenziale ed umano di
cui il soggetto credente possiede solo il suo vissuto
della fede. La categoria dell’ascolto, non dice sem- passato, mentre gli sfugge il futuro da vivere.
plicemente un’attenzione, per così dire, passiva, Il suo passato è coperto da una storia, che
dell’uomo di fronte alla Parola della Rivelazione, ma nell’uomo di fede è vissuta dentro l’orizzonte delle

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nella sua accezione piena, definisce l’atteggiamento virtù teologali: fede, speranza e carità. Mentre il suo
totale del soggetto umano di fronte alla Parola di futuro è rivestito soprattutto di speranza, ed è il fu-
Dio, cioè, in altri termini, di Dio che parla, che si ma- turo dell’uomo viator ed è, insieme, dono e compi-
nifesta, che si comunica. to. In questo senso l’essere umano è il soggetto di
In breve, la Parola di Dio non è solo informa- un’attesa, passiva e attiva.
zione, ma comunicazione che crea la comunione Egli era atteso prima della nascita e vive nel-
con Lui. È Dio stesso che parla agli uomini e si intrat- l’attesa del compimento della sua storia personale.
tiene con essi per invitarli e ammetterli alla comu- Così l’accoglienza della Parola viene personalizzata
nione con Sé (Dei Verbum 2). All’origine dell’atto di nel soggetto umano concreto. Cioè di tutto ciò che
fede, quindi, c’è Dio stesso, che con la sua iniziativa costituisce la ricchezza e la povertà della sua indivi-
gratuita, chiama, suscita e crea la fede. dualità personale. Perciò la fede attraversa tutto
Come dice S. Tommaso: “È Dio che causa la l’uomo, ne diviene il suo alimento vitale; anima e re-
fede nel credente inclinandone la volontà e illumi- spiro della sua esistenza.
nandone l’intelligenza”. E conoscere la fede è cono- Il giusto vive di fede. Tuttavia, proprio perché
scere il dinamismo di questo incontro e partecipar- l’ascolto è ascolto di Dio che parla, la fede vitale non
vi, appunto, mediante quell’ascolto che è insieme si riduce a puro soggettivismo personale, ma ha in
obbedienza, adesione, sottomissione le quali, come Dio il criterio fondamentale della sua autenticità e
ho detto sopra, designano la risposta a Dio, capace verità. Come il desidero e il sentimento, per essere
di tradursi in un incontro particolare e misterioso in veri, devono essere guidati dalla razionalità, così nel
cui operano molti fattori che vanno dalla verità del credente la dimensione soggettiva nella fede deve
Dio-mistero, alla identità dell’uomo storico. essere regolata innanzitutto dalla Parola di Dio, me-
In questo quadro la risposta dell’uomo non si diata dal Vangelo, dalla Chiesa. Cioè da Cristo.
esaurisce in una adesione puramente intellettiva, co- L’uditore della Parola non può essere, soprat-
noscitiva, perché l’essere umano non è solo intelletto tutto, uditore di se
e volontà, ma è anche sentimento, emotività, espe- stesso. Paolo lo espri-
rienza, entusiasmo ed altro. Nella sua identità di spiri- me in questi termini:
to incarnato, l’uomo incontra Dio, e con Lui stabilisce Vivo io, ma non io; è
un rapporto di partner storico e personale. Cristo che vive in me. E
Questo significa che l’incontro è commisurato ancora: Vivo nella fede
a ogni persona nella sua irripetibile individualità. È del Figlio di Dio.•

cronache e opinioni giugno 2013

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