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Il curioso indiscreto : dramma giocoso per musica : da rappreresentarsi

[sic] nel teatro della nobiliss. Accademia intronata di Siena, il carnevale


dell' anno 1779 / [la musica è del celebre sig. Pasquale Anfossi maestro
di Cappella napolitano].
Anfossi, Pasquale, 1727-1797.
In Siena : Nella stamp. di Vincenzo Pazzini Carli e figli, [1779]

http://hdl.handle.net/2027/gri.ark:/13960/t0200xx34

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CURIOSO INDISCRETO
DRAMMA GIOCOSO PER MUSICA

DA RAPPRERESENTARSI NEL TEATRO

DELLA NOBIL SS. ACCADFMIA 1

INTRONATA DI SIENA
Il Carnevale dell Anno 177 ?.

DEDICATO
AI NOBILISSIMI CAVALIERI
E ALLE

GENTILISSIME DAME.

IN SIENA 1778.
Nella Scamp. di Vincenzo Pazzmi Carli e Figli.
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NOBILISSIMI CAVALIERI
GENTILISSIME DAME.

I, L benigno compatimento con cui


le SS. VV. llluftrijfime
fi compiacque-
ro di onorare nel 1770. i balli da
me inventati , ed efeguiti , - mi hanno
impegnato a rinnuovarle adeflò la mia
fervitù in qualità d’hnprefario. E
certamente come mai fenza taccia
della più nera ingratitudine , e [co¬
nofcenza avrei potuto trafcurare l’oc-
Ca-
capone, che la forte ini ha offerta dì
fervine le SS. VV. Illuftnffìme, nelle
quali fi unifce a meraviglia un gufto
fopr affino per tutto ciò, che riguarda
le belle Arti, ad un animo grande,
e generofo per proteggere chiunque
s’impiega a farle campeggiare nelle
teatrali Rapprefentanze ì Dall'* altra
parte qual Nome più glorio fo di quel ■«

lo delle SS. VV. Illuftrijfime potrebbe


dare un
maggior pregio a quefio
Dramma, che alle me de(irne mi dò
r onore di dedicare umilmente ? A
rendere appieno paghi i miei voti ra¬
fia filiamo, che le SS, VV. Illuftrif
/ime fi compiacciano di accettarlo fitto
la valevole loro protezione ? e di ono¬
rarlo colla rifpettabiliffìma loro nu¬
mero fa prefenza, che può bene in¬
grandire le più piccole cofi, e ren¬
derle al fimmo grado pregevoli Tan¬ .

to io mi auguro da un Ceto così il¬


luminato, e gentile mentre con tutto
V offe qui o mi do V onore di dichia¬
rarmi.
Delle SS. VV. Illufiriffime.

Siena

Umilif . Dsvotrft. Ohblhatifs. Servitore


Vincenzo Colli.
ARGOMENTO.
C Lorinda Dama Milanefe effendo fiata
dettinata per ifpofa al Marchefe Ca¬
landrano di Genova, uomo di carattere cu-
nofo, fi portò in detta Città per effettuare
li Sponfali ; ma giunta appena, venne in te¬
tta al Marchefe, fecondando il luo carat¬
tere curiofo dì fperimentare la fedeltà, e
la cottanza della Aia futura Spofa, ed in-
duffe per tal effetto il Contino di Ripaver¬
de fuo ftrettiflimo amico a fìngerfi delia
medefima innamorato, come fegul; quan¬
tunque però fi mottraffe Clorinda indiffe¬
rente fui principio airefpreffioni del Con¬
te, e quelli parimente faceffe una tal par¬
te a foio oggetto di fervir V Amico, pure
divennero ambedue amanti; e feppe Clo¬
rinda cosi bene deludere il Marchefe, che
fpofatafi col Conte, refiò il rnedefimo
burlato. Su di quefto fatto fi raggira il pre¬
ferite Dramma Giocofo, per intreccio del
quale fi aggiungono li Perfonaggi di Emi¬
lia Nipote del Marchefe, prima Amante
di Aurelio, e poi del Conte; e di Ser-
pina, e Profpero Cameriera, e Maggior¬
domo di Clorinda.
Qualunque poetica efpreflione, che
in detto Dramma fi ravvifa, è puro fcher-
zo di Poesìa, e non già fentimento dell 5

Autore, che fi protetta vero Cattolico.

La Scena fi finge in Genova ,


e fine vicinanze.
‘personaggi.
Prima Buffa .
CLORINDA Dama promefla Spofa del
Marchefe
Sig. Geltrude Talchini Perini*

Primo mezzo carati , •


Primo Buffo caricato
IL CONTINO di IL MARCHESE
Ripaverde Prima Calandrano Cu-
Amante di EmiAa riofo deftinato
e poi di Clorinda , fpofo di Clorinda
Sig. Francesco Crefpi. Sig. Giaco. Ti baldi.
Seconda Buffa. SERPINA Came¬
EMILIA Nipote del riera di Clo¬
Marchefe rinda,
Sig Tcrefa Z avi ni.
• Sig.FrancefcaCampi

Secondo mezzo caratt. Sec. Buffo Carie.


AURELIO amico del PROSPERO Mag¬
Marchefe giordomo^ Con¬
Sig. Domen.Cremonini. dottiero di Clor.
Sig. Paolo Mandini.

La Mufica è del Celebre Sig. Pafquale


AnfofliMaeftrodi Cappella Napolitano.
è te

Wf fi
LI BA ILI
Sono d’invenzione, e direzione del
Sig. littorio Periai .

Sig. Vittorio Perini Sig. Giovanna Colli


fudd. Ballerina al ferviz.
di S.. A* S. la Sig.
Principeffa Eredi¬
taria di Modena
ec. ec. ec.
Sig. Gaetano Ferroni Sig. Anna Chiarini.
Sig. Gio. Battila Sig. Francefea Man-
Martinelli. fredi.

FIGUR A N T I.
Sig. Giuf. Manfredi. Sig. Madd. Chiarini.
Sig. Frane. Albertini Sig. Anna Martinelli,
Sig. Ant. Baggiani. Sig. Lucia Bàrailì.
Sig. AlelT. Bartaletti. Sig. Cater. Cordini.

■C
8
MUTAZIONI DI SCENE

.Nell’Atto Primo,

Giardino con Palazzo in profpetto


Camera con Canapè.
Orti Penfili.

Nell’Atto Secondo.

Cortile ;
Bofchetto deliziofo.
Galleria.

Nell’Atto Terzo.

Cortile.
Portici,
ATTO PRIMO-
SCENA PRIM A.
Giardino .
Nell' alzarfii il Sipario fi vedrà il Giardi¬
no ripieno di Dame, e Cavalieri veftì-
ti air Olandefe ; ivi venuti per una Fe-
fi a , che dà il Marc hefe per rallegrare
la Spoja.

Clorinda , il Marchefe , ed il Conte fe fiu¬


ti da una parte ; Emilia , Aurelio, e
Serpina dall altra,
3
e in piedi
Frapperò
quali nell'atto, che le fuddette Dame,
e Cavalieri ballano una Contradanza ,
cantano la feguente Introduzione.

C/o. fem P^ e ? viva amore*


Emi. V Che fa tutti rallegrar;
Fa brillare in petto il core/
Mi fa lieta giubilar.
Tutti.Viv a fempre, viva amore*
Che fa tutti rallegrar.
Con. feftofo qui invita
a ^Ei
Aur. A goder con libertà.
Ser. Qui la gioja è pur compita*
?ro. E più grata ognor fi fà .
Mar. Come falran <n e i i* e deliri * 1

Come ferman giufto il piè.


C/o.
^2
Bravi, bravi da maeftri ,
Con. Nò, più bel piacer non v’è.
Tutti. Viva & c.
£m
*'az
C° me intreccian ben la danza.
Aur. Che bel garbo nei palfar.
A 5 Ser*
i#
$er.
ATTO
Che graziofa contradanza
az
Pro. Nè di più fi può bramar:
Tutti. Viva &c.
Emi. vedetti, quei fcherzetti
a22 Qud
Ser. Mi dan gatto in verità,
iteri La- mia bella fola è quella ,
Mar.Cbs contento mi farà*
Pro . Ancor io avrei desio
Di faltare,
di ballar.
e
Ciò. Il diletto, ch’ho nei petto
2
Co»/ Solo amor mi fa provar.
Tutti. Viva &c»
Mar. La feda , mia Signora, a Ciò.
Non è degna di voi, d*una mia Spofa;
Ma il gentil voftro core
Pago farà, d’ amore.
Che voi offre in tributo
a
Infiem con la fu?^ mano.
Il nobile Marchefe Calandrano.
€lo. Grazie, Signor;* l’affetto
Conofco ali’ opre, alla gentil favella.
Mar. Lafciamo i complimenti,
Incomodi a Cupido, e ad Imeneo:
Dite, dite Spofina:
Di me, che ve ne pare?*
Ilperfonale, il volto:
Quello andar difmvolto : con caricat.
La mia pettinatura;
Che ne dite?
Ciò. E’ un portento,
Mar. E quella leggiadria ..
Ch’ebbi in retaggio dalli miei antenati?
Ser. ( A me fembra il prior delli fguajati .)
Con. Non v’ è che dir; tutto rifiede in lui
, No-
PRIMO; xt
Nobiltà, cortes^ricchezza ,
Onor, fpirto, contegno, e gentilezza.
Ciò. Son confufa, Signor, con tanjd metti!
Pro . Oh, Signora, fi accerti,
Ch’è un porto, un ar/enale ,
Un Tempio di virtù.,.. E poi, che ferve :
Io fon Fifonomifta; parlo poco.
Ma non ragiono in vano»

/,)
Aur. ( Che feiocco ciarlatano
Pro quel, che più mi piace
E
.

Docile nel trattar, lieto nei gioco;


è

Prudente moderato,.,.
Mar. Maggiordomo obbligato
,


Pro Udite ragione
la
.

Perchè parlo cosi...


Ser. (Che gran ciarlone.)
Emi. Mi fembra, che la Spofa al Co.
Sia meda, fredda; io ben npn

la
o

comprendo...
Co, Non fo che dir; ma neppur io l’intendo.
Mar Marcbefina, abbaftanza.
.

Ci fiamo divertiti andiaro eh*è tempo


,
;

Ormai ripofar Aurelio, amico


d\

Vi lafcio in compagnia di mia Nipote;


Contino, la mia Spofa,
Voidovete fer'ir»
Con. Sì grande onore
. Ricufar non degg’io;
Emi. (Vi potrefte feufar. ulCo*
)

Co. (So dover mio.)


il

Signora, me mano. Ciò.


la
a

Cl. Tante grazie, Signor Serpina andiamo.


;

SCE
A
4
S
ATTO
CENA II.
Emilia , Aurelio , Profpero.
è
Émì.[ A H, che quel complimento
ZjlVIì delta in fen la fredda gelosia.)
Aur. Emilia, anima mia,
Ecco ritorno a te ;T amor, la fede
Sempre ferbai nel petto,
Ed il tuo amabil volto...
Mi fcorderò il Contin fe più I*afcolto.
parte non veduta da Aur .
Aur. Mille affetti ho nel feno;
Mi confondo , deliro...
Ma Emilia dove andò? non veden+Em.
Prof. Signore, vi dirò,
Che in amor fi richiede ardir, franchezza ;
Ho letto in una Iftoria,
Che per la fua ragazza un certo Giove
Ebbe il coraggio di /cangiarli in Bove;
E con tutte le corna
Trapaffando il mar... littoria è lunga...
Il fatto è, che in amore...
Aur . Voi fiete un parlatore.
Pro. E voi un freddo amante •
Aur. Ma. pure in un’iflante
Paffo dal gelo al foco;
Se mi rifcaldo un poco, allor vedrai
Trà l’affanno, e lo iberno
Qual fier periglio fia fcherzarmi intorno.
Se non taci impertinenre
Se la bile mi fi fcaida
La prudenza non fia falda
Qualche Diavolo farò.
Non mi far fcaldar la tetta
Vanne via {ciocco buflone.
Che
PRIMO.
Che mi (caldo un poco
fe
13

Adelfo in quello loco


Di quello tuo fellone
Tabacco ne farò.
SCENA III.
Profpero poi Serpina .
e
Pro.fT*' Egli lapelle mai, che fon prigione
O Per T iflefTa cagione
Calmerebbe lo fdegno; ah che Serpina..#
Ser, Signor Prolpero ?
Pro . Oh cara; eccola quà.
Ser. A quell’ora in giaxdin cofa fi fa?
Pro. E voi perchè venite
h Cosi foietta in folitario loco?
Ser . Per rivedervi un poco.
Pro . Ah mia luna, mio fol, mia bella De
Simile a Citerea,
Più nobil di Giunone;
Di Pallade più faggia , e più (incera
Dalla più alta sfera
Siete difeefa ...
Ser. Udite , . .
Pro* A far beato
Quell’ Uomo fortunato . . .
Ser. Bada, balìa non più • •

Pro. Vorrei fpiegarvi


Quell’incendio, ch’io provo . . I
Dove fiete parole, io non vi trovo.
Ser. E vi par fino adelfo d’aver taciuto?
Signor Profpero mio ciarlate aliai .
Mi fembrate un mulino naturale,
Ma le Donne con voi daranno male.
Se voleflì degli amanti
Come fan le Donne fciocche
Ne
i* ATT
Ne avrei certo tanti
O
e tanti
Da potermi fodisfar.
Qudl’ occhietto sì mpdefto
Con fqoi fguardi pretto pretto
Li faprebbe innomorar.
SCE N A IV.
Camera con Canapè.
Contino e Mavchefe.
i^r.TV >TA che dite ^ Contin della mia
IV1 Spofa?
Con. Voi Sete fortunato
Mar. Ho tutto preparato
Per li noflri Sponfalu
Emilia, e voi; Clorinda, ed io ; che nozze,
Che belle Coppie mai.
Che Gubbie, che Pariglie/
Con. Che fiam forfè Cavalli ?,
Mar . Eh no dicevo.*

Per fare un paragone.


Con. Avete il cor contento, e con ragione.
Mar . Eppur mi fento in petto
Una (mania, un timore ...
Con. E cofa mai farà?
Mar. Una femplice mia euriofità.
Con. Curiofo? ma di che?
Mar. Vorrei... Mi fpicgo ...
(Già qui niuno ci afcolta.)
Saper fe la mia fpofa
Contenta è al par di me ; (velarle il core.
Con. Il tempo vel dirà.
Mar. Sì, che fon matto;
Il Matrimonio quando è fatto, è fatto.
Con. Ma quefto, perdonate,
E* andar cercando il mal, non sò ap-
E certo è un’ indifcreta ( provarlo.
PRIMO.
Curiofità.
i$
Mar. Che dite?
Io curiofo non fono;
Cerco fol la mìa quiete;
Voi Conte mio dovete
Fingervi di Clorinda innamorato.
Con. Che? Siete forfennato?
E vi par un’azion da Cavaliere ?
Mar. Che pregiudizi/
Con. E in cafo,
Ch’ella non acconfenta all amor mio^
5

Dedur voi ne potete ,


Che ciò faccia con altri?
Oibò; non mi par cola.
Non vi poffo fervir.
Mar. Vi prego almeno
Arder per lei d amore un quarto d’ora.*
5

Con. Ma i’occafion... Sappiate,


Potrebbe in un momento...
Mar . Ceffate allor di amarla.
Con. Oh che cimento/
Ah che il furbetto Amore
Sai, che n’ attende al varco ;
Sai, che tien pronto l’arco,
E allor ferifee un core
Quando timor non ha.
Mar. Amico, lo conofco,
sì,

Curiofo, fon’io;
Ma quello dubbio mio
Chi feioglier mai potrà?
Con. Oibò non intendo
P

Ardita i’imprefa
è

Che contro amore


d’

Non vale difefa;


Non

Noti
ATTO
pollo, non voglio
L’impiccio, l’imbroglio
Sofpetto mi dà.
parte e giunto alla Scena è
rickiam. dal Mar n e torna •
Mar. Conte, amico, deh fenti .*
Clorinda a noi ne vien ; adeffo è tempo

Di far elperimeoto,
1

Fingerò di dormire . fi getta fui


Canapè^ fingendo di dormire ♦

Con, Ma Tappi...
Mar . Ella è già qui; non puoi fuggire.
S C E N A V.
Clorinda , il Contino , ed il Mar chefe.
Con .
QIgnora, e dove?
C/o. *3 In traccia del Marchefe.
Con , Dcrme egli qui.
C/o. Lafciamolo in ripofo.
Con . Ed or, che il voftro Spofo
Sogna forfè di voi, feder polliamo
Fintanto, che fi fveglia.
C/o. E ben, fediamo. fedone.
Con. Che vi pare di quella
Citrà, degli ufi nollri, e dei foggiorno ?
C/o. Non è compito il giorno
Da che, fono arrivata .
Con. La Donna vede affai con una occhiata^
M ar. Che fervon tanti efordi,
(
Veniamo predo al punto .) al Co.
Con. (Ah, che impegno funefto/)
Ciò. Voi tacete, cos’èP
Con. Clorinda, oh Dio!...
Ciò. Che vuol dir quel fofpiroP
Con, Io fon confufo;..
In-
P R I M O. 17
Innanzi al vofho afpetto
Io perdo la parola.
Ciò . E la cagione ?

Mar. ( Ma. Conte , fei di flocco ? come fop •


Attacca ora l affaito.)
5

Cotf. Il cor mi balza


Affai più dell’ufato;
Ah, bella, di voi fono innamorato*
Ciò. Come? Che dite?
Mar* (Siegui, non t’avvilir.)
Con. Ah cara...
Ciò. Olà, non vi fovviene
Chi fon io?
5

Con. Sì, voi fiete ...


Ciò . La fpofa desinata del Marchefe**;
Mar. (Digli male di me;)
Con. Ma perdonate;
Di gufto affai cattivo mi fembrate.
Che bello fpofo in ver, bell anticaglia7
5

Mar . (Oh quello è troppo.)


Ciò . Conte :
E una grande infolenza. s alza
Dir male in mia prelènza del mio fpofo*
Mirate che vifino , accen. il Mar*
Raffembra un Amorino..*
Con. Ed a me fembra un fatiro;
Un’uom’di brutto umore...
Mar. (Gli venga l’anticore.
L 5
meglio.)
ha interrotta nei
Con . Ridicolo, gelofo.,.
Cleo. Olà, Marchefe? lo defta;
Mar. Cos’è, cofa volete?
Ciò* Vi fa male il morir fenza bifogno;
Mar* Lafciatemi finir un cèrto fogno.
torna a finger di dormire *
*8 ATTO
Con. Amico fei contento?
Cofa cerchi di più , piano al Mar .
Mar.\ Rinforza adeffo come foffi da vero
Innamorato.) al Con.
Clo.{ Un moto io Tento in petto:)
Con. ( Un palpito mi vien.) Perdono, o cara
Dimanda l amor mio;
5
a Ciò »
Se trafeorfo fon io,
5

Colpa è de vaghi lumi ••,


5

Mar. ( Bravo,, bravo, )


Con. Della Rofa vermiglia ,
Che fu le guancie avete :
Mar. ( A meraviglia ; )
Con. Eccomi a voftri piedi#.,
5
s'inginoc*
Clo. Oimè, forge te; % alza
Io gelo, io fudo.
Con. ( Io divengo di faffo. ) guarà andofi
pièv ) l un /’ altr.
il y
Ciò. ( Non fo muovere
Con . Non parto, ancora»;)
Mar , Sig. Conte, e paffata un quarto d
5

ora, s’ alza e va in mezzo al Go*e Ciò+


Oimè li veggo fialidi ;
Immobili fi mirano ...
Non parlano , fofpirano,.
Che cofa mai farà ?:
Se il quarto delia Luna
In quefto punto avremo,
Tre.ftatue diverremo,
Non v’ difficoltà
è
Quefta parlar vorria,
E fdegno ben l intèndo ;
5 5

Spiegarfr quel desia.


Ma finge, già fi sà.
Intanto queir occhiate,
Quei
PRIMO, ij
Q uei moti alterni, oh Dio!
Mi danno a dubitar.
Confufo già fon io.
5

Dubbio, rimor, fofpetto


Racchiufi entro il mio petto
Mi fanno palpitar. parte
SCENA

VI.
Clorinda , ed il Conte .
C/o. (X3 Arte il Marchefe,quì mi lafcia,ein*
JL Mifera, oh Dio] mi lento (tanto
Torto in tumulto il cor.)
Con.(Partir vorrei,
(Ma il piè par, che s’arreftiV
E non ofo parlar.)
Ciò. (Ma dove mai,
Dov’è la mia coftanza?
Con. (Ah, che io previddi
Già la mia debolezza/)
Ciò. Conte, perchè tacete ?
Con . Io non fo... Mi confondo >
Ciò . Ma poc’anzi.
Tanto ardor, tanto foco...
Con . Oh Dio/Tappiate; Cara..*
Ciò . Che ardir è il voftro?
Con. Perdonate/
Ciò. Quello importuno amore
Difdice a un Cavaliero.
(Ah, non lo dice il cor.)
Con. E vero,
5
è vero.
C lo.Emilia è il voftro ben.
Con. V’ama il Marchefe.
Ciò. Darete a Lei la mano ;
Con. Sarà voftro Conforte.
Ciò. (Che dettino crudel/)
Con .
io
Con. {Che fiera
ATTO forte/
Ciò. Dunque alla bella Emilia
Serbare i dolci afta tri ; io ferbo,... Oh
Stelle . 1
vuol par r.
Con. Nò... per pietà fentite ;
Sol per voi mio teforo...
Ciò. Olà, partite.
Con. Bella Clorinda, addio;
Ciò. Addio Conte;
Con. ìdol mio
Deh permettete almen... li bac. la mano.
*
Ciò. Che impertinenza?
Con. Perdono, anima mia...
Ciò. Conte pazienza .
3

Ah fpiegarti oh Dio vorrei,


Quel defio che il cor m’affanna^
Ma la forte mi condanna
A tacere, e fofpirar.
Noi confente il crudo amore
Ch’io mi ftrugga ad altra face
Del fuo barbaro rigore
Conte mio non ti iagnar.
Deh/ vi muova il mio dolore
Le mie pene , ii pianto mio
Innocente pur fori’io.
Perché tanta crudeltà.
Ah tiranno ornai ceffate
D’infulrar la mia innocenza;
Ebbi troppa fofferenza
Son già fianca di foftrir
SCENA

Vii.
Il
Conte foto .
He ftravaganza è quefta /
Sembra pure, che m’ami,
Ma
P R I M O. xx
Ma poi dtTaflro.il. core
Dimoftra aver, nè parla più d’amore;
Mille contrarie idee
Mi fi affollano in mente
Di timor, di fperanza... ah mi confondo.
Vado... retto,., che fo? Dove m’agii o?
Penfo... pavento, oimè! Quafi deliro r
Non più; da lei fi vada
A Spiegar... ma qual gente s’apprefla
Da quella parte, e quella ?...
Oh mio Signor • • r hi è lei?.,.
Il dovere ?... Va bene;
Sì, v’ubbidifco* andiamo..oimè, fermate ^

Ferito io fon; in quella parte afcofo


Il maledetto amore
Vibrò lo ftral, prefe la via del core;
Più refifter non fo ; crefce la fmania,
C he mi rende opprtffo,
E la fiamma d’amor giunge all’eccedo*
Come il vapor s’accende.
In aria a poco a poco,
Così l’ardente foco
Si accrefce nel mio cor.
Oimè, che foco orribile.
Che fiera pena è quella ;
1 iranno amor ti arreda
Non tanta crudeltà.
Voi pupiHette amabili
Dei caro Idolo mio ,
Voi fui potrete, oh Dio!
Temprar sì grande arder.
Ma quel torrente gelido
Nei core mi precipita,
E m’ empie dì timor/
Ah
■V* A T T O
Ah tra l’ardore, e il gelò;
Fra cento (manie, e cento,
Che gran tumulto io Tento,
Che delirar mi fa, parte .
SC EN A Vili.
Emilia indi Aurelio.
Onte, Conte; oh dettiti/ Egli mi
\**iChi mai creduto avria (fugge/
Cotanta crudeltà/
Vuò feguire i ftioi patti . * •

Aur. Ove fi Va?


Emi. Dove a me piace,
Aur. In traccia del Contino?
Emi. E ben ; forfè degg’ib
Di tutto l’oprar mio
Render Cagione a voi?
Aur. No ; ma comprendo
La cagion del difprezzo ;
Emi. Se vi fpiace,
Bifogna darfi pace ;
Aur. Emilia,ormai fon fianco; e a poco a
La foffcrenza mia (poco
Degenera in furor/
E mi*Che ferve, eh via;
Aur. E mi deridi ancor Donna infedele J
Emi. Eh, vane fon le accufe, e le querele,
Aur. Ma dimmi; qual’errore...
Emi. Non ha ragione amore;
Aur. E bene; col mio fangue
Eftingnerò la dolce fiamma antica...
Emi , Eh, non fate Signor tanta fatica.
Deh frenate i folli accenti,
Non è Amor così crudele;
Se una Donna v’è infedele.
Non
p r i m*o. 7%
Non vi manca laltfa beltà
T

Per le Donne chi fi affanna


Perde il ferino , o pue s’inganna *«
Lo fapete, io vedete ,
Che non ferban fedeltà. Parte •
SCENA IX.
Aurelio poi Profpero*
Jur. Tp\Ònna perfida, ingrata, (dettai
JL/Dimenon rìderai, la mìa ven*
Pro* Dove con tanta fretta?
Aur. A far ftrage, ruine
Di chi m’ offende .
Pro. Piano : è un gran fpropofito
Gire incontro ai periglio...
Aur . Or non odo con figlio, x

E’ si grave l’infulto... Vuoi part.


Pro . Favorifca;
Afcolti un Lettetato,
Un uom di qualità...
Aur . Lafciami, dico.
Pro . Io vi parlo da amico.
Fate un poco matura rifleffióne,..
Aur . Eh via non mi feccar, fciocco buffone.
SCENA X.
Projpero poi Serpina .
Pro. TD UfTone a un Geutiluomo?
Ser.±J Profpero cos’avete ?
Pro. a un Maggiordomo ?
Ser. Ma qual’è la cagion del voftro fdegno ?
Pro. Corpo d’un Munfuimano / ad un mio
Perchè vuo configliarlo (pari.
Farmi un tratto così barbaro, eftrano?
Crederà, ch’io mi fia forfè un Villano/
Ser. Mi vien quafi la voglia
Di
*4 A O T T
D« ciarli quattro fchiaffi; 7
A ino comodo poi..» !
Pro. Cofa voUtc?
Scr. Si potrebbe faper, fe m’è permeilo,
La cagion della lite/
Pro. Aurelio indemoniato
Come un Toro Aizzato
( L 5
avrà da far eoo me ) cercai condurlo
Per la via del dover, della ragione,
Trattarmi da buffone/
Ser. Eh via; peniate;
Aurelio Cavaliere,
è un
M’ha ferito in amore.,»
Pto. Ed io chi fono?
Non fono un Gentiluomo, un Letterato?
Leggo, ferivo, regiAro, e fo de’conti,
E ’1 mio nome fi fa di là da’momi.
Non fapete i miei Parenti ?
Un Nipote e Paggio in Napoli;
Un Cugino in Inghilterra ;
Un mio Zio, eh’è mono in guerra
Pien di gloria, e di vajor.
In Olanda v’ho il Cognato;
In Mofcovia v’ho il Fratello;
PodeAà di MontebeMo
Fu mio Padre, fe non sbaglio;
E mio Nonno è nel Serraglio
A fervire il gran Signor, part •
SCENA XI.
Orti perniili •

Marchefe e Contino.

il
Mar. A mieo, i dubbj miei (perigUo
Van erefeendo a momenti,e li tn\o
Ha bifogno di aiuto, e di configlio .
Coti»
P R I M O. t$
Con . Il configlio è (incero, ed amorofo.*
All’U>m difdice federe curiofo.
Mar. Io curiofo non fon, ve lo ripeto,
E quella voglia mia
Non fi eftende a Ccicire i farti altrui;
Con. Ma qualche volta è ben fprezzare i fui
Mar. Non retto perfuafb:
Non prendo moglie a cafo:
E un grande efperimenro
Penfo di far; ho pronto alcuni amici
Da Marinar vettiri ,
Che fingo dall’Olanda a voi inviati
Con ricca Eredità ;
Con. E voi con quella
Ridicola nnzion , che pretendete ?
Mar. Così vi renderete
Degno deli’umor fuo, offrendo a lei
Un sì ncco tefor .
Con. Ma voi credete...
Mar. Ella già vien; gli amici
Quivi fon pronti e al foie ^oftro cenno
Dovranno comparir.
Con . Io non mi fido ...
Mar. Non occor r’altro amico, in voi confido
SCENA XII.

T
Clorinda , e poi Conte .
iranno amor io fento
Quel lufinghiero affetto
Che mi accenderti in petto
Che foipirar mi fà.
Con. Clorinda, anima mia,,.
Ciò. Ccn chi parlate ?
(Oimè, che io non refifto).
Co. Perdonate l’ardir; unpicciol fegno
B Òf-
*
A T T o
Offrirvi ora vorrei dell’amor mio/
C7. Conte, voi m'affliggete;
Cori* Cara , non Io credete ?
Olà. comparifcono alcuni Marinari'
Ciò. Qual gente è mai ?
Con* Son Marinari -, e recano d’Olanda
Una mia eredità, che tra ricami.
Drappi, gemme preziofe, argenti, ed oro,
Forma un piccioi tcforo.
SCENA XIII.
Il
March afe , e detti •
Mar qui gli amici
.(^On
CjVediarn chefeguirà.) in difparte .
Ciò . .Che belle ftoffe/ ojfervando i doni.
Co* Sarà men bella fu la voftra tefta .
Mar* (Attonita, e dubbiofa
Contempla, e poi fofpira.)
Ciò* Sul mio capo?
Con . Si, bella,
E ftoffe, e gemme, ed oro
Tutto voftro farà, fe la mia mano
In tant’orror non v'è.
Ciò . (Refifto invano.) y
Mar, (La veggo titubante,
E’ vicina la refa.) ’(fufa..
#
#

Ciò. Oh Dio... Non fo fpiegarmi...Io fon con-


Ammiro il voftro brio;
L’amor* che in voi fi accende*
Più d’ogni dono ancor...
Mar . ( Ecco fi arrende . )
Con. (Ah, che cortei vacilla...
Con un riprego almen vorrei (piegarle,
» Che il Marciiefe i’afcoita.) O mia Glo.
linda , gli dà .

Qui-
P R I M O. zy
Quell’ anello prendete r
Ed in quello offervate, o mio Teforo
Se per voi peno, e fe fede! vi adoro
Ciò. Che bella gemma è quella/
Che arte , che lavoro !
Ma chi fon m. i colloro.
Che veggo incili quà?
Con. Didone, con Enea,
E Jarba il Re de’Mori,
Che afcolta i loro amor!
Là indietro 'e ne Ila,
Mar. Che c’ entra qui Didone;
Jarba che ci ha che fare?
Vorrei pur contentare
La mia curiofità.
Ciò. Quanto è vezzofo Enea ;
Con. Didone quanto è bella;
Mar. (Da quella lor favella
Nulla comprendo aflè. )
Ciò. Enea m’alletta , e piace ;
Con. Ma Jarba non vedete?
Ciò. E ben?
Con. Non intendete.
Mar. (Oh poveretto me/)
Con. Voi liete la Regina:
Il Moro egli è il Marchefe;
Che colforecchie tefe
Sta quivi ad afcoltar .
Ciò. Come, il Marchefe è qui?
O Ciel, non mi credea...
Mar. Jarba, Didone, Enea
Mi fanno Uralunar.
Clo. Ah, mi fi accende in petto
Un odio, ed un difpetto,
B z Che
28 ATTOfa.
Che rattriftar mi
Con^a 3.Ah mi fi accende in petto
Un dolce, un nuovo affetto.
Che confolar mi fa.
Mar. Ah mi divora il petto
lì dubbio, ed il fofpctto.
Che fgomentar mi fa .
Ciò. Via, malnati, olà , partite ; ai Mar.
Punirò s) folle ardire.
A h non po(fo più Soffrire al Co.
Quella tua temerità.
Con . Ah, pietà, perdon ti chiedo;
Sì fon reo, lo vedo anch’io,
Del mio ardir, del fallo mio
Colpa è foi la tua beltà.
Mar. Ah refpiro; Più non chiedo:
Or mi Tento confolato :
D’ogni mal m’ha rifanato
Quella mia curiofità .
Con. Bella, io t’amo, e tu crudele...
Mar . Un amieo più fedele ;
Una Donna più collante
Nò, per certo non fi dà.
Ciò. Oh chegioja, oh che contento/
Con * Che pracere in petto io lento
ai Di burlarlo come và.
Mar. Disi bella fedeltà . par. Clor.e Co.'
S C E N a XIV.
Il
b

Marchefe , poi Serp'tna , € Profpero.


\
Mar.l{ & dove li trova
IVx Efempio più raro
D’amore , e di fè ....
Ma lìar qui non giova;
Spolaria vo adclfo
'
P R I M O. %g
Riparo non v è.
5

Olà dove fiete ?


Ser . Signor, che chiedete?
Pro . Signor, comandate,
Mar . Su pretto, avvifate.
In quetto momento ,
Che meco Clorinda,
Emilia, ed il Conte
Sien pronte a fpofar.
JVk. Eppure io pavento,
Pro / Che nulla faremo.
Mar* Sì, tutti godremo,
E s’ha da ballar.
Ser . L’ amor li dà in teda
Pro . Divenne già folle;
Mar . Che fpaflo, che fetta!
Il fangue mi bolle ,
11 core mi brilla,

Che grato piacer.


a 3 Tra canti, e tra Tuoni
Ridiamo, balliamo,
Andiamo a goder. partono .
C E N A XV.
S
Clorinda ^ poi il Conte , /Wt *7 Marchefe ,
Emilia , />o/ Aurelio .
ed
C/a. Ara pace, e dove fei,
V^fChi t* invola, oh Dio da me !

Per il Conte la perdei,


Nel mio cor già più non v’è ;
Co». Dove fei mia bella calma,
Chi da me ti allontanò;
li ripofo di quell’alma
Ah , Clorinda m’involò r
C/a. Conte mio . . .
B 3 Ccu>
Con.
3o ATTO
Clorinda amata*
Ciò . Che penfare?
Con. Che faremo ?
a 2 ... La mia forte è si fpietata,
Che rifolvere non fo.
Mar. Cara Sppfina amabile
La m^no prello a me.
Emi. Contino mio adorabile
La delira io porgo a te.
Ch. (Mifera me, che fento/)
Con • I Oimè, che colpo è quello/)
2 (Qual fulmine funefto
/Vf ingombra di terror/)
Mar. Sarai tu la mia Spofa.
Con. L’Idolo mio farai.
Dove fi vidde mai
a
Più tormentato cor.
Aur* Ferma , che mia tu fei; ad Emil.
Tu la prometta attendi , al Mar*
Mar. Ma cofa mai pretendi?
Aur. Ragion de’torti miei.
Emù Eh, via non afcoltar. al Mar•
Mar. lo... Mi meraviglio.
Aur. Incontrerò la morte.
Emi . E vano il tuo configlio. Aur.
5
ad
(Numi, che bella forte
* 2
In punto a noi fi dà.)
Mar. Cofpetto... Io fon Marchefe }
Un Cavalier fon io;
5

Aur .
Mar. E il Conte, Padron mio
Emilia ha da fpofar.
Aur. Or ben , di tali offefe ...
Mar . Or bene, in Campo armato..*
( Il cafo inafpetrato
#
Gran gioco a noi farà.
S
ATTO.
C E N XVI. A ..
ii
t

Serpina . detti •
Profpero , o • •

.JVr. Q*tgnore, in tavola, prefto, venite*


!

*
Pro.^Li Convitati fono già ledi
n 2 E non conviene farli afpettar • *
jfur. Ce la vedremo.
Emi, Che far vorredi ? f '

* 2 (Quell’altr’oftacolo ci può giovar.)


Ser. V’è la Marchefa della Gazzetta;
La Conteffina dell* Albachiara ;
La Baroneffa deJP Erbamara , v

Ed una Dama del Canadà .


Mar. (Di rabbia fremo)... Eccomi’a volo f
Pro. V’è il Capitano Baron Civetta;
Il Marchefioo di Saffo Fraffo.
Il Conte Afdrubale Taffo Barbàffó ^

E un Cavaliero deli’Alcàlà.
s
Mar., (Mi ùnto rodere.) Per un momento •

ylur. L’affetto, ingrata


Emi. Fiù non rammento;
a i (Con voi tiranno più amor non è.)
Ser. Madam Bignè, Monfiù ... le BIÒ
Pro. Monfìù Sciodè, Madam Dupò...
Mar. Tu m’hai Peccato, tu m’hai donato ;
Andate al diavolo voi, la Conteffa;
Il Capitano la Baronefla ;
>

Il Saffo Fraffo, coll’Albachìara ;


Taffo Barbaffo, coli’Erbamara ;
Madam Bignè, Monfiù le Blò;
Monfìù Sciodè, Madam Dupò .
Ciò. Non mi par cofa.
Con. Non è prudenza ;
Ser. Non è un far nobile#
Pro. Non è decenza ; ■*— ì

a %
3* A T T O
a 2 Vuole il dovere...
fi i Vuoiragione...
la
M/tu Ch’io (chiatti, e crepi? Ben fi vedrà.
Tutti Che gran difturbo, che confufione !
. Nè fo tal fatto, che fine avrà.
a 2 Par che rimanga ftupido,
Come rifoiverà/
fi 3 Par ch’egli retti immobile,
Qnefto che mai farà/
fi £ Cafo più Arano, e barbaro.
Certo, che non fi dà
Tutti Oh che lventura orribile.
Tutto gelar mi fà.
fi z Ho nel core un fpietato martello,
Che mi batte , e gran pena mi dà.
fi z All’orecchio mi ttà un campanello,
Che fonando fmarrita mi fa.
fi 2 Che campana nojofa , e moietta ,
Rimbombando mi fa delirar.
Pro . Un Frullone mi fento alia tetta ;
Che girandomi fa palpitar.
Tutti Che tumulto,che moto, che chiatto.
Che rumore , che fiero fconquaffo.
Cl.eCo. Batte batte )
£tf?. 5V.Suona fuona) Mi fa difperar.
Au% Pr.Gira gira )

Fine dell' Zitto Primo .


ATTO SECONDÒ
SCENA PRIMA.
Cortile.
Aurelio , Pyofpero , ìndi "Emilia .
Pro. I gnor A urelio,quél ch’è flato è flato;
Q*
*3 Raflerenate il volta, J
Non penfate ad amor.
\Aur. Dalli fuoi lacci fciolto
Parli cosi, fe tu fapefln..
Pro. Anch’io
Sono un pochetto amante;
Aur. E la tua beila
E’ infida al par di quella,
Che imprigionò il mio core ?
Pro. Potria darli noi fo ;

Aur. Che Donna ingrata !


Un anno fol di lontananza...
Pro. E un anno
Vi par poco? Le Donno
Allora fon fedeli
Quando variano oggetto
Alcnen due volte il giorno.
Emi. Che modo di parlar?voglioinfegnarti...
Pro. Oibò; folo dicea...
■Aur, Non afcoitarla « tirandolo a fe .
Emi. Quando una Donna parla... comefop.
Pro . Sì, Signora.
Am. Ragiona un Cavalieri, come /opra»
Pro. Certo, vuo e il dovere..*
}

Emi. Son le Donne...,


Aur. Le Donna fon...
!
Pro. Ma catterà
Io fono Letterato;

34 ATTO
Io fon matricolato;
Ed il collume delle Donne poi
Credo anch’io di faperio al par di voi.
Son le Donne , sì Signore, ad Am.
Buone lane, trilla pelle.. .
Non è vero, ho fatto errore; adEm.
Buone, fagge» onefte, e belle,
E non v’è da dubitar.
Dice ben Voffignoria. ad Am.
Varian genio in un baleno ?
Sooo un toffico, un veleno...
Non Signora, è una bugia, ndEm.
Ho pretefo di fcherzar.
Son fincere, fon bonine, ad Am.
Son Colombe innocenti ne...
Non vi piace? Sono appunto...*
Afpettate, eccomi al punto.
Quella è cofa da crepar.
Son farfalle, fono tarle...
Maledetti/ Colle ciarle
M’impedifcono il parlar, pane.
SCENA II.
'
AMei io , Emilia , e poi il Marcbefe .
Am. A Vete intefo?
Emi. E ben? —
Am. Che fon le Donne...
Emi. E voi perchè frattanto
Ognor le Seguitate,
Morite, e fpafimate ?
Am. Io non le curo ;
Emi. Ed io pur v’afficiiro,
Ghq gli uomini mi piacciono;
E fe vedo qualcun che fia brillante,
Vezzofo, galantine^#
'
»

\ ^ k
Am.
S E COND O'. 35
Aur.^?cr efempio il Contino;
Emi. Appunto.
Aur. Ah perfida!
Emi. Che fciacco feccator !'
Aur.Che menzognera/
Mar. Oh che bella efpreflione / f
Che nobil complimento/ E la cagione?
Aur. Signor Marchefe, udite.. •

Emi. Udite , Signor Zio ?


Aur. Mi diè la. fede Emilia.*
Mar. Ottimamente »

Emi. Amo adeffo il Contin.


Mar. Non mi difpiace.
Aur. Io fono ii primo amante
Mar. L’anzianirà, è un diritto.
Emi. A me non piace.
May. Il Matrimonio è libero:
Aur. E la prometta ?
Mar. E* debito.
Emi. Ma la mia renitenza... ,
Mar. Già fono al fine della mia pazienza *

Pigliatevi , lafciatevi,
Sposatevi , ftrozzatevi ,
A me non me n’importa.
Aur. E tanti giuramenti ?
D’effer collante e fida ancor lontana?
Emi Se P ha portati via la Tramontana#,
Udifte mai dal monte y
O in folitario fpeco
La voce replicar?
Ma dove è mai queft’eco ? .

All’antro, al colle, ai fonte,


Chi ritrovar lo fa ?
Così è in atnor la fede;
B 6 Si
36 ATT O
Si giura per piacer,
Ma è unfcherzo paflaggier,
Che il vento, in un momento
Seco portando va. parte.
S C E N A m.
Aurelio Marchefe , indi Clirinda^ poi il Co,
aur, >CA caro mio Marchefe .
Aurelio mio cariffimo.
Eccedono le offefe.
Mar. Vi compatifco affai.
Aur. Il mio dolore ...
Mar . Io Tempre vi farò buon fervitore. p.
Aur. La Nipote è infedele, epazzoiiZio;
Ah che lo fdegno mio savvanza a fegno,
Che tollerar non fo verun riteguo.
C/o. Dove cosi turbato?
Aur. Ah Marchefina,
Lafciate per pietà...
C/o. Del voffro affanno
E nota la cagione
5 •

Emilia vi difprezza,
Ma pur voftra farà .
Con. (Clorinda, ed Aurelio,
<)uai fecreti fra loro?) fla ojfervando'
Aur. Io non ho pace;
C/o. Fidatevi di me, (arem contenti.
Con, (Oh Ciel, che tradimenti/
Aur. Ma corner* E farà ver?
C/o, Tutto per voi farò .
Con, ( Che fcellerata/)
Aur, Ma quel cor voi potrete...
C/o, Segone i palli miei, che lo vedrete.
partono Ciò. ed Aur. >

\ SCE*
SECONDO. vr
SCENA IV.
Conte , Poi Profpcro , Serpina indi Emilia»
Coff.T^YOve fon? Che m’avvenne?
jLA Dormo deliro? Oimè...Ma ciò, eh’
Ciò, ch’iofteffo afcoltai ( io viddi.
Non è iiiufione,o fogno; ah Donna infida
11 -Marchefe tradirti, ed ora indegna

Ufi a me queft’ inganno? Alla vendetta


Afpira l’alma mia;
Troppo m’agita il fen la gelosia, vuolpao »
Pro. Qual fmania Signor Conte ?
Perchè tanto furor?
Con. Lafcia, ch’io voglio
Un’ infida punir.. •

Ser. Che fu, ch’è flato?


Perchè così infocato?
Con . Ah, che non fo frenarmi
Ingrata Donna... Set . A me?
Pro. Non l’ha con voi;
Con. Libero il parto a me lafciate,o ch’io,.*
EmiL Fermati Conte mio.
Ser. Tenetelo Signora.
Pro. E’ imbeftialito.
Emil Ma perchè Non comprendo.*.
?

Con. Non m’annojate;


Emil. Ed in che mai v’offendo?
Pro . Ma è cofa rimediabile ?
Ser . Bifogna qualche cofa?
Emil. Fidati pur di me.
Pro. Che cofa avete ?
S e r . Il principio... Emi. Il perchè...
"Ero. La caufa... Ser. il danno*».
Con.Voì rendete maggior querto mio aff no*
Per pietà non ricercate
La
A T T O
La cagion del mio tormento.
Sì crudele in me lo Tento.
Che neppur lo fo fpiegar.
- Vo penfando... Ma poi come?
Per ufcir... Ma che mi giova
Di far quella, o quella prova
Se non trovo in che fperar.
Che farò? Ma zitto zitto.
Che il rimedio è già trovato.
Quello ibi mi può giovar.
Senza ftruggerm’il cervello
Un pugnale nella gola...
No... fia meglio una pillola
Per uccidermi ad un tratto
E dar fine al mio penar.
Miei Signori non fon matto ?.
Al mio affanno acerbo, e rio,
SI, la morte fol desìo
Cbe mi venga a confolar. par
S C E N A V.
‘Emilia, Serpina e poi Profpero%
JEw/.T TUo feguire i fuoi palli,
V Voglio fcoprire il tutto.
Pro . Un qualche calo brutto
Mi prefagifce il core;
Ser . Noi perdete di villa •

Emi. Ahi crudo amore/ parte .


Pro • Quello amore è un tirànno.
Che agli Uomini fa fpeffo
Rivoltar le cariole.
Ser. Voi come Hate in tuono?
Pro . Il mio cervello
Non è foggetto a mutazione alcuna; ?

Ch’io nacqui appunto al pieno della luna.


Ser .
SECONDO. ì9
Ser. Voi
dunque a quel, thè vedo,
Non penate in amor?
Pro . Peno per voi
Senza impazzir però io fono, o bella i

Un Seneca fvenato.
Un Socrate, un Catone innamorato.
Ser . Del voftro amor fin qui non ho che ciar-
Pro. Perchè non comandate? (le*
Ser. Voglio Provarvi un poco.
Pro. Andrò fin dentro il foco?
Mi getterò nel mar infìno al fondo ^
Andrò per tutto il Mondo...
Ser . Oibò, non chiedo
Tanto da voi ; fe mi amate da vero.
Avete da ftar cheto un giorno intero.
Pro. Un giorno fano fenza dir parola?
Ser. Se mi volete ben...
Pro. Ventiquattrore?
Ser. Quello il fegno farà d’un vero amore •

Pro. Vado dunque a dormire..*


Ser. No no, qui s*ha da (lare ;
Vuò dir quel, che mi pare.
Pro. Ed io qual tronco
Dovrò tacere? ^
Ser. E voi, zitto.
Pro. (Che gran cimento!)
JVr.(Mivà a genio coftui; ma le fue eia*le
Io non poflo foffrir.*) Via rifolvetc»
Pro. (Qui pentirfi non giova.)
Ser. Che dite?
Pro. Lo farò .
Ser . Bene, alla prova.
Guardate, che figura
Da farmi innamorare ?
Vi
40 ,

Vi
ATT O
Fortftieri ,
fon de’
Vi fon
de*Cavalieri».
Che muojoao per rire,
Pro . (Ma com’,.. Non fo frenarmi*)
Ser. E tanti Milordini,
Vezzo fi galantini.
Pro , (La lingua vo (frapparmi.)
Ser. Più beili affai di te.
Pro • ( Pette....) Ser. Non è bugia ;
Ad un’occhiata corrono,
Ad un rifetto fvengono.
Pro* ( Sfaccia...) Ser . Con leggiadtia ,
Quelli, che più mi piacciono
Li tocco col ventaglio;
Mangiateci un po d’aglio.
Che fono più di tre. parte.
Pro . Pettegola, sfacciata.
Ridicola, fguajata...
Ser . Mangiateci un po d’aglio, torna
Non fate voi per me. parte.
Pro . Vuo dir fino all-altr’anno.*
La Donna è un gran malanno,
E’ furba in fino all’offo;
Parlar di più non poffo,
E fo ben’io perchè, parte .
S C E N A VI.
Bofchetto deliziofo.
Clorinda , po\ il Marc hefe ed il Conte •
Con.
Q Offrir dunque degg’ io
1

OUn sì barbaro affronto/


E qual motivo mai, fciocco, l’induffe
A dubitar dì me ? Ma non fon Donna
Se noi farò penfir ; il Conte alfine
E\ gentile a moro io,
E pia-
SECONDO. 41
E piace agli occhi miei...Ma qui ne viene
Infierii con il Marchefe ;
La Tua curiofità mi fuggerifee
D’edere anch’io curiola,
E vo reftar fra quelle piante afeofa#
M/rr. Amico, or fon ficuro,
Che Clorinda è una donna ,
Che l’eguale non ha.
Con. Cosi credevo ;
Mar . Ed ora?...
Con . Ed or... lafciamo
Caro amico, un difeorfo,
Che affligger vi potrà.
Ciò.(Collui, che dice?)
Mar. Ma, Conte mio, parlate,
Ch’io mi fento crepar.
Con . Ah, non ho cuore.
Mar . Ma dite cofa fu ?
Con . Quanto m’increfce
D’edere apportatore
Di cosi trilla nuova: ella è infedele,
Piacquele un nuovo affetto.
Non cercate di più .
Ciò. Perfido, indegno/
Che tradimento é quello!)
Mar . Oh amor tiranno !
Ma forfè effer potrebbe un vollro inganno.’
Cow.Volefle il del;
ma con le proprie orec-
Voglio., che P ascoltiate .
-
(chie
M ar. Amico, or condannate
La mia curiofità.
Con . Non fo che dire.
Mar. Ch’io fono l’indifcreto,,,
Con . Il torto è mio.
Mar .
4% ATTO
Mar. Che vado dà me fteffo
Ricercando il mio mal...
Con. Sì, io confeffo.
M ir. Oh Donne /
Con. Oh Donne/
Mar. in voi non v’è più fede.
Con. Non -v*è più amor.
ri z £’ pazzo chi vi crede.
Clo.( Oh temerarj accenti, oh folle ardire/
Ma vo farli davvero oggi impazzire. par.
Mar. Ah frenarmi non pollo, e già mi Tento.
Che una febbre mortale
M’agita il fangne... adeffo vado...
Con. E dove ?

Mar. A rinfacciarle il torto, a fubiffarla...


Con. No,
convien lufingarla ,
E prenderla fai fatto .
Mar. Ma come mai potrò...
Con. Finger bifogna,
Ufar difinvoltura.M.
Mar. Non ferve no...
Un tal penfiero è vano.
Amoreggian le Donne come il Gatto
Che fallando,e gnaulando a primo afpetto
Colie granfiealia fin moftra l’affetto.
Vi dirò di quello Gatto
Una cofa fingolare ^
Par che impari a fumeggiare
Tré quartiere avanti dì. 7
Quando vede la fua Gatta
Incomincia a far così, canta da Gatto .
Cofa nafce? lei s* appreffa,
Ed in mufica ancor efla
Incominciaa modular, come fopra.
Ec«
SECONDO. 4}
Ecco qui che doppo un tratto
Giunge pur qualch’ altro Gatto
Che cantando il minuetto
Maledetto così fa. cant.il min,da gaf.
Poi facendofi più avanti
Fan baruffa tutti quanti, modul.comt
Chi qua fcappa, echi di là. {ilgatto.
SCENA VII.
Il Conte , e poi Clorinda.
Con. A H, che mi fono al fine
./TL Dell’infida. Clorinda vendicato
Ma pur non fon contento,
E l’alma in feno palpitar mi fento »
Con . Per una Donna infida
Son dal dolore oppreffo
Odio perfin me fteffo
Mi fento oh Dio mancar *
Ciò. Per un ingrato amante
Smanio foipiro* e peno
E quello cor nel feno
Mi fento lacerar.
a d Voi che d* amor fentite
Lo (Irai nel voftro core
Deh per pietà mi dite
Se affanno, fe dolore
Eguale al mio fi da.
Ciò. (Ecco l’indegno.)
Contino, appunto, ho bìfogno di voi
Con. Se vi potrò fervir farò felice #

Ciò. (Che finto Cavalieri/)


Con . ( Che ingannatrice ! )
Ciò. Aurelio abbandonato
Da Emilia abbandonato
Merta pietà ; io voglio, e gliel promifi t
Fra
44 ATTO
Fra di loro (Vegliar l’antico affetto ;
M dto difpofi già; la voftra aita A
Mi giova a quella imprcfay
Che dite , rispondete .
Con. ( Qual equivoco è il mio/
Che faci fconfigìiato/)
Ciò. ( E’confufo l’ingrato.) Io mi credea
Degna del voftro arnor più che non fono*
Con. Anima mia * perdono * io fon...
Ciò . Chi fiere ?
Con. Un fiero motlro, un bruto .
Ciò. E perchè mai?
Con* Ah Clorinda pietà ; prendete un ferro ;
Trapalatemi il core; un geiofo furore
Voi mi moftrò d’Aurelio innamorata*
V’ho ai Marchefe accufata ...
Ciò. Ah temerario indegno...
Con . Un barbaro fofpetto...
Ciò. Dell’ odio mio farai l’unico oggetto.
Cotf.No^mia cara*vedrai..Oimè il Marchefe
A noi s’appretta... io parto...
Ciò . Oibò* t’arreda.
Vedranno or or quelli uomini arroganti
Come fo vendicar le proprie offefe...
SCENA Vili.
Marchefe e detti .
Ciò . A Dorato Marchefe.
(Oh che fintacela/)
Ciò . Due: fra’voflri amici
Qual’è per voi il più fido?
Mar. li Conte.
C/a. Il Conte? Egli un amicò infido.
è
Con. (Clorinda mia.) C/a. ( T’accheta.)
Mar . Tu fei un’infedel* una (pergiura:
II
S E C ONDO. 4S
Il Conte è un vero amico . a Ciòv
Ciò. É quello amico
A me parlò d’amor, m’offrì tefori/
Sparlò di voi ; fveiommi
I dubbj voflri, ì voliti (perimenti.
Con. ( Ah Clorinda pierà..,) a Ciò.
Ciò. (Frena gli accenti.) la Con.
Quello amico (incero
Minacciò d’accularmi
Se non corrifpondevo
Al fuo novello ardore.
Cou.{ Dove la guida il cieco fuo furore.)
Mar, Voi, Conte, che ne diteP al Con*
Ciò. Che dir vorràP Ch’io l’amo ;
Dirli così dovea per ingannarlo.
Mar. Ma pur la tua dìfefa... al Con.
Ciò . Qual difefa ha la frode ?
Con. (Oh Dm, che affanno/) (no?
Ciò. Non li vedete in fronte il proprio ingan«
Mar. Conte, non rifpondcte ì
Con. Che poffo dir P
Mar.Con. Clorinda...
Ciò. O’à tacete:
(Con un finto delirio
Voglio farli impazzir.) tu menzognera
Parti dagli occhj miei / al Con.
E tu fciocco curiofo al Mar .
Vanne lungi da me , non fei mio fpofo.
Con. Ah gelosìa crudel/ peggior veleno
Di te ferpe non ha/ .
Mar. Maledetta fa mia curiofità. vogl. part.
C/a. Nò; fermate, fermate*
Sofà non mi falciate
In mezzo a quelli bofchi
4< A T T O
SI tcnebrofi, e fofchi; E non vedete
7

Quante Serpi fugaci,


Qianti Lupi rapaci
S’aggirano d’intorno
A quelta vaile ofeura ,
E a me recano orrore, e fan paura ?
Cou. Qui fon*io.
Mar. Non remere.
Ciò. O mè, lo fo, voi fiete
Un Orlo, ed un Leon ;che fiero artiglio/
Chi falvarmi porrà da tal periglio?
Mar. Ma guardatemi in faccia ;
San. Deh miratemi in volto; a Ciò .
Ciò . Ma zitto... un fuono afcolro
Di Ciufoii, Zampogne, e Ciaramelle..
Oh, che grata armonia/...
Andiamo in compagnia,
Che al fuffurrar di quelle aurette grate.
Voglio adeffo cantar; fu via fonare.
n Accanto al fuo paftor va P agnelletta ;
,, L’erbetta a pafcolar dal monte al prato.'
Mar . Come ha dato di volta/
Con. Che delirio funefto/
Ciò . Eh non fon (tolta :
Vi conofco mefehini ;
Si , Timante tu fti, al Con.
E la tua ftoria, oh Dio ! leggo in fuccintò
Quello è il picciol Olinto. al Mar.
Mar. A me? 3
Ciò. Se tu fapefli il
Infelice Bambin, quel che faprai
Per tua vergogna un giorno,
Lieto cosi non mi verrefti attorno.
„ Mifero pargoletto,
i, 11 tuo de Iti n non fai».»
SECONDO.
'ori Ma voi, che dite mai?*.
Aar. Lafciatela finir / quella è imprudenza:
\lo. Via dalla mia prefenza
Toglieteli, o Collodi y
E in carcere dittine^.. •
Vlar. Anche il piccolo O i ito ?
ìon Perchè tanto furore ?
Ho. Partite indegni ,o vi trapalò il core#^
Son Regina difperata ,
Siete voi vaflalli indegni ,
Tanto ardire ne* miei Regni,
Non lo foffre il mio furor.
Volgi a me quei belli occhietti #

Stendi pur la tua manina,


Cari occhietti, bei labbretti ,
Tutto voftro è quello cor.
Ma che dico? oimè deliro/
Mi difdico; non è vero;
Siete un pazzo, un menzognero
Un ingrato, un traditor. patte.
SCENA IX.
Conte e Marchefe.
Con. /^He gran difavventurai
Mar\^aQ h, che l’ho fatta tonda!
Con. Come mai riparar?
Mar. Colei è impazzita. ognun da fé.
Con. Non conofce fe ftefla •
Mar. Ah fventurato/
Con. Io non fo, che mi far.
Mar. Son difperato. partono .
SCENA X.

il
Emilia poi Aurelio.
Emi. A H Contino, o?efei? Torna al min
amore.

'
- : Uì ■
c.-ì Che
48 A T T O
Che Clorinda di re piiNoon fi cura ;
D’ Aurelio innamorata :
Aur* (Ecco appunto 1*ingrata,)
Emi, Aurelio mi rallegro;
Aur, Con chi?
Emi, Col v «Uro core.
/tur. Io non v* intendo.
Emi, Se Clorinda anteppne
A quella di mio Z o la voltra mano,
a Ne lon conrenta appieno .
Auw Ma voi lognate, o mr (chernite almeno.
Emi, Burlarvi ? Io ion (incera ;
Si confola ciafcun , ne godo anch’ io :
( Libera alfin larò, e il Conte è mio. )
Aur, Quello nuovo ilrapazzo .. •
Emi, Se vi fpisce,
Che il voftro amor fia noto...
Am, Emilia io fui ...
Emi, Fortunato da ver; la Marchefina
E’ vivace, gentil graziofa, e beila...
Auy, Eh, voi burlate ;
Emi, Eh, voi burlate;
Troppo degna è Ciorinda;andate, andate,
^«y.Quelta è una fchioppettata,ingrata don-
Dunque cosi abbandonate (ni
Un amante fede!, ma cofa dico.
Ma di che mai mi lagno?
Son donne e quello balla,
Che fono tutte delfiltdTa palla.
Sempre inftabile è la Donna,
Col penfiero cangia e vola
Come fa la banderola
Che fi gira quà e là.
Ad ognuno che lofpira
pron-
SECONDO. 49
Pronta lei lo fguardo gira
£ con dolci paroline
Lo fa torto innamorar*
Lufinghiera, feduttrice ,
Caprìcciofa, ingannatrice
Menfognera nata a porta
Per far l’uomo difperar.
Donne mie fe vi maltratto
G^à lo fo voi v’offendete
Ma negare non potete
Che dich'io la verità*
SCENA XI.
Galleria*
Profperò , poi Serpina,
Pro.fyìni Amante procura
V>^r\ver fpcflb la Bella a fe vicina;
A me fuggir convien la mia Serpina a
Finché fpirate l’ore
Saran dei mio filenzio,
Voglio ftarne lontano.
Ser. Profpero, è un’ora,che vi cerco invano;
Ma che, non rifpondete?
Su via, prefto, rompete
li filenzio importuno,
E difettiamo un poco*
Pro.Giacchè me’i permettete^nch’io vorre
Del voftro amor far prova, o mia Diletta ;
( Aderto è il tempo delia mia vendetta
Ser. Comandate;
Pro. Vorrei
Con un filenzio ifteflo
Provar l’affetto voftro.{Or mi rifaccio.)
Ser, Son pronta;
Pro. Io parlerò;
C Ser,

:
'
V
So ATTO
Ser . Ed ora io taccio.
Pro. Signora, a dire il vero;
Non mi piacete un zero • >

Ho pur’io cento amanti


Graziofine, e galanti
Aliai di voi più belle ;
E non hanno la pelle
Ripiena di bianchetto, e di cinabro,
Ser. Chiudi, chiudi quei labro
Temerario, arrogante.
Sei un pazzo ignorante, ed un buffone ;
Ridicolo fguajato, ed un ciarlone, par*
SCENA XII.
Profpero , indi Clorinda , poi il
Marche]e ,
ed il Conte da dtverfe parti .
Pro, A H, ah; mi vien da ridere; il filenzio
ilMi
Eppure io
cortò gran fatica;
tacqui contro voglia mia
Ma che taccia una Donna, è gran pazzia*
Ciò • Profpero?
Pro . Mia Signora;
C/a. Ho rifoluto
Dì prevenir mio Padre,
Che a lui farò ritorno ; .

Vi detterò una lettera.


Mar, (Cola penfa Cortei?
Co». (CIu* fa Clorinda?)
Pro . ignora mia, peniate...
C/a. Non occorr’ altro ; ^

Pro . E ben ; ferivo ; dettate : ferivo ♦

C/a. „ Caro Padre; fono a dirvi


< . ,, L’infelici cafi miei.
Pro. „ Cafi miei.
Ciò. n Non l'on fpofata

SECONDO. $x
Nè Marito io voglio più »

Pro. Voglio più .


Ciò, „ Perchè il Manhefe, j

„ Con ingiufta gelofia..#


Mar. (Che bugia/)
Pro. Che bugia . replica ,
Tu
#
Ciò, che elici non lo fai ?
Pro, Io non fo, che cofa fu»
Ciò, „ Accufara dai Contino,
„ Ch’ è un indegno Cavaliere.^
Con . ( Non è vero. )
Ciò, Non è vero ?

Cofa ferivi olà buffone?


Pro . Non vero io fcriffi quà.’
è
Ciò, Vada in pezzi quello foglio
Qui redare più non voglio..
C.M.*2(Queda £ troppa crudeltà.) *

Ciò, Temerario ! a Pro •


Pro, Con chi l’ha?
Ciò, Vo tornare al Padre mio ;
Pro, E 5
Padrone , e vengo anch io
5
*

Ma al Marchefe, che dirò?


Ciò, Dilli, che in me paventi
Un’oltraggiata Amante,
Ch’io parto in quello idante.
E più non tornerò .
Con, (Ah, che vorrei placarla.)
Mar, ( Vorrei capacitarla.)
Pro. Ma pur tanto rigor...
C.M.t72(Pian pian mi accoderò.)
Ciò, (Già veggo qui codoro,
Ma vano il lor difegno
è ;
Ridurli voglio a fegno
Da farli difperar*}
s* A T T O
Ciò . Bella Clorinda, io fono,.;
Mar. Spofina mia tu fei...
Ciò . Fuggi dagli occhi miei , al Con.
Vanne lontan da me. al Mar.
Con . Come? Non fon io quello?.,.
Mar. Come? Non fon lo Spofo?
Ciò , Per voi, per voi (pietati
Perduto ho il mio ripofo;
Vi lafcio a delirar. parte.
Mar • Conte ? refiano per p<
Con • Marchefe? co immobili %

JM.C% Girne/.. •

ProfperoJ Pro. Che cos’è?


Aiuto! eh io non reggo...
5
Afor.
Co». Soccorfo/ oh Dio vacillo...
Pro. Ma quell’ è un grande imbrogli
Ì.M* Uccidere mi voglio.
Non voglio più campar •

a 3 Oh, che giornata critica;


Mi fento il cor dividere, ?

Mi fento lacerar. partom


SCENA
*

XIII.
Clorinda , Emilia , e Serpina .
Ciò o.

C He fmania, che affanno


Che barbara forte,
Dettino tiranno;
Ah venga la morte;
Mi (piace la vita,
Finita è per me.
Emi. Qual fiera difdetta ?
Ser . Qual Arano accidente t
C lo. Emilia diletta.. .
Mia cara Serpina...
Em.Se. Parlate, cos
5
è ?

C/o*
SECONDO; $3
Ciò ♦ Su gli occhi mi fcefe
Un torbido velo;
Difparve all intorna
5

La luce del giorno;


Son priva di vifta*
Rimedio non v è.
5

Emù Oh Ciel, che fventura/ 1

Ser. Che colpo fatale/


Ciò , Qual gelo m’affale;
Qual freddo mi viene;
Ah chi mi foftiene r
Mi fento mancar *

Emù Refifter non poffo;


Ser . Mi viene già il pianto;
Ciò • (Il rifo frattanto
Non poffo frenar.)
S C E N A XIV. 5
;

Conte, Marciefe, poi Aurelio, e Profpera


Con. A
yCAohemiro/.. che cos’èfucceffa/
M^r.lVjLMa che vedo/ che avvenne, eh è 5

Emi. Che feiagura ./ ( flato ?


Ser. Che cafo fpietato/
C. M. Ma quel pianto. che cofa vuol dir ?
E.S. Ah!.fap..pia..te ! mi manica il refpiro.»
Che..che..che..ma non pof.,fo..parlar.M
Con. Deh fpiegate . che fiero marriro /
Mar. Su via dite, perchè lacrimar?
E.S. Ah mira..te mirante Clo..rin.,da. A
Che mefchi..na la vifi.ta perdè. ft
Con. Numi aita/
M ar. Soccorfo mi moro/
Con. Mia Clorinda.. Mio dolce Teforo M ;
Ciò. Deh tacete più tèmpo non è .
* 6 Oh deftino/ Noi poffo loffrir.
Aur*
54 A T T O
Aur .
T

Qual difdetta, qual grave periglio?


Ero* Qualdifaltro cosi vi Qontrifta?
E. Ah,Clorinda perduta ha la villa ;
C*/L Marchefina, vedete fon qui.
Ciò* Vedo fol , che una nuvola ofcura
Mi nafconde la luce del dì.
a 6 Oh disgrazia/ peggior non fi dà.
C/a. (Donne care, da quell*avventura ,
Imparate sì come fi fà.
Mar* Conte indegno , Ibi tu fei
La cagion di tanto affanno;
Con . La cagion di quello danno
E 5
la tua curiofità.
C/a. (Quello è il
punto della Scena *
Che impazzire li farà.)
E. A* Deh ceffate ...
Mar* Non v’ afcolto.
S.P* Via calmate...
Con . Non vi fento...
C/a. (Or il bello fi vedrà.)
E*A. Voi li date più tormento;
S* P. Poverina/ V affliggete;
C/a®. Care amiche, dove liete ?
Ah, partir voglio di quà.
Con* Non conofco più me llcflb.
Mar . Ho perduta la ragione ;
Con* Predo al Campo .
Mar . Vengo adeffb .
C. A* Siete pazzi?
S. P. Delirate?
Ciò* Delirate?
C/a. (Quello è fpaflb in verità.)
Con* Ecco qui V Infanteria .
Mar* Pronta è già 1* Artigleria.
Con;
SECONDO. ss
Con* Su da bravi , all’ erta andiamo •
%

Mar «l Ali* affatto via marciamo •

a s (Non porea di più bramar;


Quefta è cofa da crepar.)
Con * Avanzate quella fila »
Mar . Quei Picchetto difiaccate.
C.Mk Predo, prefio ; all’armi r aif armi •)
Mar . Date fuoco, via fparate.
a 5 Non fi poffon riparar.
7W.C. Non mi poffo più frenar.
Tuffi Oh, che guerra difperata/
Che terror, che gran forprefal
Già la bomba in aria è accefa,
E fra poco fcoppierà.

Fine dell'Affo Secondo •


atto terzo
SCENA PRIMA.
Cortile.
Clorinda , poi il Conte , Emilia ^
e il
Marcbefe in d 'tfparte •

Con. /^Lorinda mio Teforo


V^rNon più; per acquiftarti
Tutto fi perda; invano
Mi fgridano fremendo intorno al core
Amicizia, dover, rifpetto, onore.
Emi* (Udite, Signor Zio,
Che bel principio è quello.)
Mar. (Indegno Cavafier Mentiamo il refto.)
Ciò . Aggiunger vi potrai anche ilrimorfo,
Ch’è d’Emilia l’amor.
Co»/Affatto fpenta
Rimafe nel mio petto
Ogni altra fiamma alior, che rimirai
Degli occhi tuoi l’amabile fplendore.
Mar . (Emilia, che ti pare?
Emi. (Ah traditore!)
C/o. Deh Conte, per pietà cauto favella ;
Potrebbe alcun...
Co». Non dubitar, fiam foli;
Mar . (Or or ve ne avvedrete.)
C/o. Oh come brutta
Emilia refterà/
Con . Come il Marchefe
Stupido rimarrà per tal di legno/
Mar . (Più frenarmi non fo.)
Emi . ( Fremo di fdegno.)
C/o. Or vìa, peofiamo, o caro,
A preveder,..
Con ,
C<w. II
TERdifpofto;
tuttogià
Z O.
è
J7
Prima, che il Sol tramonti
Stringerò la tua mano, e in altro lido
Andremo a refpirar aure più liete
Per tuo, per mio contento.
Ciò. Ne fofpiro il momento;
Intanto per caparra
Del (incero amor mio , prendi fon quelle
Gioje di gran valore.
Che dal mio Genitore... Oimè...
il March.fi avanza e prende le Gioje:
Ciò. ed 1 1 Con*,
refi ano sbigottiti .
Mar. Seguire...
Dal voftro Genitor*..
Con. Sorte fpietata/
Emi. Più non fa che fi dir;
Ciò. Sono infenfata ;
Come retta intimorita
Per la Selva a notte ofcun
Villanella già fmarrita,
Che difpera ufcir di là.
Con. Come retta palpitante
Paftoreilo, a cui vicino
Cadde un fulmine fonante
Con gran ttrepito* e fragor.
Emi. Come retta fenza fiato
Quella tenera bambina ,
Che (infoiando intorno al lato
Vede il Serpe traditor.
Mar* Come retta fenza moto
Un, che ha fete ,e corre al fonte ;
Dà fui margine di fronte.
Ed alzarla più non sà •

Ciò. Così retto anch’io perplefla;


Con.
s£ A T T O
Con. Cosi ftupido rimango;
Emi. Così l’alma ho in feno oppreffa j-
Mar. Cosi il cor li batte in fretta ; ,

a 4 Ah fortuna maladetra.
Tu Vuoi rendermi infelice;
Vuoi ridurmi a delirar, par.
SCENA ULTIMA.
yiarcbefe , e detti ;
indi 'Emilia Aurelio*.
Sevpina , a Profpero.
Mar . TJ'Ermate, olà Fermate...
JL
Ah traditore J al Con.
EVvano il tuo difegno; e tu infedele...
Con. Piano; che modo è quello ? Alia mb
Più rifpetto fi deve; (Spola
May. Indegno, io voglio...
Ciò. Eh via non v’affannate;
Itrafporti calmate;
Conclufo è già il contratto;
Noi fiarno Spofi ; e quel eh’è fatte
Mar. Quello di più? (è fatti »

Emi. Che afcolto/


Aur. Emilia, ah penfa...
Emi. SI, sì ; ritorno a te; l’antico affett
Sento dettarmi in feno;
Ecco la mano.
Aur. Oh me felice appieno /
Pro. Serpina?...
Ser. Or ben ; giacché fedel Tei Hat
Sono tua Spofa,
Pro. Oh contento inafpettato
Mar. Ed io dunque delufo
Così reltar dovrò ?
Ciò. Signor Marchefe,
Incolpate
r voi ffeffo ; al voftro male
Voi
T E R Z O. t9
Voi ne dafte cagione *
Chi cerca il pr oprio danno »
Non fi lagni d* amor le gli è funefto A•
D’un curiofo indùcretó il fine è quello*
€ O RO.
Viva Tempre viva amore.
Che fa tutti rallegrar,
Fa brillare in petto il core
Mi fa lieto giubbilar*
Viva &c.

Fine del Dramma i


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