Sei sulla pagina 1di 39

Lezione n.

 1 ‐ Contenuti obiettivi 
delle misure e richieste di norma
Statistica Sperimentale e Misure 
Meccaniche

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 1


INTRODUZIONE

Le attività di misura hanno scopi ben definiti. In genere, si


misura per conoscere e la svolta empirica data da Galileo Galilei
ha portato a superare ipotesi troppo ideali, dando alla
conoscenza scientifica più concreti e solidi fondamenti.
Ma il dato sperimentale non è la verità assoluta. Bisogna
apprezzarlo ed utilizzarlo nei suoi limiti ed evitare di farsi
ingannare.
Il semplice esercizio pratico di ripetere alcune volte una
misurazione, sfruttando al massimo le potenzialità dello
strumento di misura, ci può convincere che non si ottiene mai un
risultato esatto.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 2


INTRODUZIONE

Ciò pone alcuni problemi, evidenziati dalle seguenti


considerazioni:
• avendo tratto dalle misurazioni un gruppo di valori tra loro
diversi, come faccio a desumere da essi un singolo valore che
rappresenti la grandezza misurata?
• essendomi reso conto che il risultato di una misurazione non è
esatto, come faccio a valutare l’intervallo, attorno alla misura
fornita, entro il quale è ragionevole pensare che si trovi il
valore della grandezza misurata?

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 3


INTRODUZIONE
La dispersione dei risultati indica la presenza della casualità e
quindi la necessità di gestire tali problemi con metodi statistici.
Questi metodi ci saranno utili anche per dare la risposta ad
un’altra domanda:
• la variazione dei risultati osservata è prodotta dal solo gioco
del caso oppure c’è qualche causa specifica che la produce?
Si noti che tale tipo di domanda è presente in molti casi:
• le misure fatte da due operatori sono diverse per il solo gioco
del caso, oppure perché gli operatori hanno un
comportamento effettivamente diverso?
• i risultati di misura risentono in modo significativo delle
condizioni ambientali, ad esempio di una variazione di
temperatura, oppure non si può distinguere ciò dalle
variazioni dovute al caso?
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 4
EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI
Ogni misurazione è influenzata da molteplici fattori. Per
esempio in una misura dimensionale per contatto la
forza di contatto, la presenza di vibrazioni, piccole
variazioni di temperatura, la risoluzione dello strumento
porteranno ciascuna a variazioni dell’ordine di ±1 μm,
per cui vedendone l’effetto, se osservo la variazione di
uno o due micrometri non so a quali fattori può essere
dovuto.
Se invece la temperatura cambiasse di 10 °C un pezzo
lungo 100 mm in acciaio inossidabile varierebbe di 16
μm, un effetto ben distinguibile dai pochi micrometri
prodotti dagli altri fattori, quindi potrei essere in grado
di collegarlo con la causa che lo ha prodotto.
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 5
EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI
Gli effetti dovuti ai fattori citati inizialmente, numerosi e
della stessa entità, sono chiamati effetti accidentali o
aleatori (con riferimento alla causalità del gioco dei dadi,
alea)
Nel caso l’effetto sia collegabile alla causa che l’ha
prodotto (relazione di causa‐effetto), come nell’esempio
della variazione di temperatura di 10 °C, è chiamato
effetto sistematico.
Questa distinzione è fondamentale in tutte le attività
dell’ingegneria, dalla progettazione alla produzione alla
verifica, e ha un forte impatto economico.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 6


EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI

Fattori accidentali

Considerate una produzione di spine cilindriche fatta da


due macchine utensili con tre operatori ciascuna. Le
spine prodotte avranno il diametro leggermente diverso
una dall’altra per la presenza di numerosi fattori
accidentali. Per diminuire la variabilità dovrei migliorare
tutto il processo di produzione, avere macchine utensili
migliori, un ambiente più controllato per temperatura e
vibrazioni, operatori più esperti.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 7


EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI

Fattori sistematici

Se invece scopro che la differenza tra le spine prodotte è dovuta a


un fattore sistematico, per esempio una macchina utensile fa il
diametro sempre più grosso del nominale e l’altra sempre più
piccolo, è sufficiente fare la manutenzione alle macchine per
risolvere il problema.
È evidente il vantaggio economico legato al riconoscimento di un
fattore sistematico.

Un effetto sistematico può essere:


‐ corretto;
‐ compensato;
‐ se ne può ridurre la causa
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 8
EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI
Fattori sistematici
Consideriamo l’esempio della variazione di temperatura ΔT di
10.°C rispetto alla temperatura convenzionale per le misure di
lunghezza di 20 °C (ISO 1)

L’effetto di ΔT sarà l’allungamento ΔL del nostro pezzo

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 9


10

t / oC

20
l/m

ISO 1: 1975
11

t / oC

20
l/m

ISO 1: 1975
EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI
Fattori sistematici
Riprendiamo l’esempio della variazione temperatura di ΔT=10 °C
rispetto alla temperatura convenzionale per le misure di
lunghezza di 20 °C (ISO 1), che farà allungare il nostro pezzo della
lunghezza ΔL
Possiamo correggere tale effetto calcolando il valore della
dilatazione termica ΔL con l’opportuno modello matematico:
∆ ∆
e sottraendolo da risultato di misura.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 12


13

CORREZIONE DELL’ERRORE SISTEMATICO

L
T / oC

t
l/m

L= LT
EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI
Fattori sistematici
Riprendiamo l’esempio della variazione temperatura di ΔT=10 °C
rispetto alla temperatura convenzionale per le misure di
lunghezza di 20 °C (ISO 1), che farà allungare il nostro pezzo della
lunghezza ΔL
Possiamo correggere tale effetto calcolando il valore della
dilatazione termica ΔL con l’opportuno modello matematico:
∆ ∆
e sottraendolo da risultato di misura.
Possiamo compensare tale effetto utilizzando uno strumento
dello stesso materiale che si allungherà dello stesso valore ΔL

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 14


15

COMPENSAZIONE DELL’ERRORE
SISTEMATICO
T / oC

L/m

Se la scala di misura è fatta


dello stesso materiale
dell’oggetto misurato...
16

COMPENSAZIONE DELL’ERRORE
SISTEMATICO
T / oC

L/m

Se la scala di misura è fatta dello


stesso materiale dell’oggetto
misurato...
Si allunga insieme all’oggetto
misurato, e la misura non cambia
L’INFORMAZIONE CONTENUTA NEI DATI DI MISURA
Fattori sistematici
Riprendiamo l’esempio della variazione temperatura di ΔT=10 °C
rispetto alla temperatura convenzionale per le misure di
lunghezza di 20 °C (ISO 1), che farà allungare il nostro pezzo della
lunghezza ΔL
Possiamo correggere tale effetto calcolando il valore della
dilatazione termica ΔL con l’opportuno modello matematico:
∆ ∆
e sottraendolo da risultato di misura.
Possiamo compensare tale effetto utilizzando uno strumento
dello stesso materiale che si allungherà dello stesso valore ΔL
Possiamo ridurre l’effetto riducendone la causa, con una camera
termostatica
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 17
18

RIDUZIONE DELL’ERRORE
SISTEMATICO

T / oC T / oC

L/m
EFFETTI ACCIDENTALI E SISTEMATICI

È evidente il costo limitato di tali 
operazioni di correzione e 
compensazione degli effetti e 
riduzione delle cause, rispetto ad 
una revisione completa del 
processo di produzione!

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 19


L’INFORMAZIONE CONTENUTA NEI DATI DI MISURA

La misurazione con un micrometro Palmer millesimale di due


blocchetti pianparalleli di lunghezza nominale uguale dà, in generale,
un risultato uguale.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 20


L’INFORMAZIONE CONTENUTA NEI DATI DI MISURA

Se gli stessi blocchetti vengono misurati con strumenti di risoluzione


più elevata (comparatore dotato di trasduttore di spostamento
induttivo) è molto probabile riscontrare che la loro dimensione è
diversa.
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 21
L’INFORMAZIONE CONTENUTA NEI DATI DI MISURA
La ragione del paradosso è legata al concetto errato che i
risultati siano esatti. Invece, come detto prima, all’atto di ogni
misurazione vi sono effetti accidentali o/e sistematici che
modificano il risultato, per cui dobbiamo considerare il risultato
di una misurazione come un intervallo entro il quale è
ragionevole ritenere vi sia il valore attribuibile al misurando.
Tale intervallo è detto Incertezza estesa o spesso anche
semplicemente incertezza sul valore misurato.

Se si vuole che un risultato di misura trasferisca realmente 
un’informazione ed eviti il paradosso visto precedentemente, ad 
ogni risultato di misura deve essere associato il corrispondente 
intervallo d’incertezza.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 22


Giulio Barbato – Politecnico di Torino 23

Le misurazioni possono dare


risultati uguali (come in 1) o
risultati differenti (come in 2 and 3)
1 2 3

A B A B A B
Giulio Barbato – Politecnico di Torino 24

Sovrapposizione Separazione

1 2 3

A B A B A B

L’incertezza consente di trasmettere una


informazione di differenza (3) o d’ignoranza (1 e 2)
L’INFORMAZIONE CONTENUTA NEI DATI DI MISURA
(1) (2) (3)
Sovr. Sep.

A B
A B
A B

Il trasferimento dell’informazione contenuta nelle misure richiede che sia


espressa la banda d'incertezza.
(1) –(2) Sovrapposizione delle bande (risultati compatibili): non si può dire
quale risultato sia maggiore.
(3) Separazione delle bande (risultati incompatibili): si può affermare
che i due risultati sono differenti (A>B).
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 25
L’INFORMAZIONE CONTENUTA NEI DATI DI MISURA
Nel caso dei due blocchetti pianparalleli, il dare solo i due valori
di misura (A = 30,0003 mm, B = 29,9996) non consente di trarre
conclusioni su quale sia il più lungo. Non è escluso che un’altra
misurazione sposti i termini nella direzione opposta.

Solo se, oltre al valore di misura, si completa l'informazione con


l'indicazione dell'ampiezza dell'intervallo d'incertezza ad esso
associato, ecco che diviene possibile trarre dai dati
un'informazione significativa.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 26


L’INFORMAZIONE CONTENUTA NEI DATI DI MISURA
Tuttavia, non è mai possibile stabilire una condizione di
uguaglianza. Nel caso di sovrapposizione delle bande
d’incertezza, si dice che i due risultati sono sensibilmente
uguali, cioè uguali per quanto consentito dalla sensibilità di
misura, oppure, significativamente uguali, per indicare che
la loro differenza non è data dalla parte significativa dei loro
valori di misura, oppure compatibili, cioè non si
contraddicono.

Da ciò discende l'importanza di una corretta valutazione


della banda d'incertezza, argomento ampiamente trattato
dagli enti metrologici e normatori internazionali che hanno
prodotto la "Guida all’espressione dell’incertezza di
misura", detta usualmente GUM
(http://www.bipm.org/en/publications/guides/gum.html).
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 27
LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La norma sul rispetto delle tolleranze
L’importanza della valutazione dell’incertezza è sottolineata nella
norma ISO 14253‐1, che si occupa delle modalità per valutare se una
tolleranza è correttamente rispettata.

Nel caso la tolleranza sia imposta da una regola esterna (ad es. legge,
vincolo contrattuale), si deve tener conto che le misure fatte all’atto del
collaudo hanno la loro incertezza, per cui, se il risultato capita al limite
della tolleranza, è possibile che il misurando sia fuori tolleranza.

La ISO 14253‐1 chiede al produttore di aggiungere al limite di


tolleranza inferiore una semibanda d’incertezza e di togliere l’altra
semibanda dal limite superiore. Analogamente deve fare il
committente, spostando di una semibanda d’incertezza in basso il
limite inferiore e in alto quello superiore.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 28


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La norma sul rispetto delle tolleranze
 

Zone di
incertezza
Zona di Zona di
rifiuto rifiuto
inferiore Zona di accettazione superiore

Limiti di tolleranza

La presenza di incertezza nelle misure di collaudo può produrre un


inutile contenzioso tra le parti. La ISO 14253‐1 chiede di definire
opportune zone di incertezza in modo da evitare, per quanto possibile,
i contrasti dovuti all’incertezza di misura.
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 29
LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La norma sul rispetto delle tolleranze
Questa situazione, diminuendo per il produttore il campo di
accettazione, aumenta la possibilità di scarto, mentre per il
committente, diminuendo il campo di rifiuto, aumenta il rischio
di non poter contestare un pezzo fuori tolleranza.

Ciò conferma quanto conoscere l’incertezza sia fondamentale per


poter prendere decisioni. Risulta anche che per diminuire i costi
o i rischi è importante ridurre l’incertezza, quindi mettere in
campo le opportune tecniche metrologiche e di corretta
valutazione dell’incertezza .

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 30


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La norma sul rispetto delle tolleranze
Consideriamo un processo di produzione stabilizzato che ha uno scarto
fisiologico limitato.
 

Zona di Zona di
rifiuto Zona di accettazione rifiuto
inferiore superiore

xxxxxx x
xxxxxx x x x
x xxxxxxxxx x xxx x x x

Limiti di tolleranza

Il direttore generale è soddisfatto dal rendimento economico


corrispondente.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 31


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La norma sul rispetto delle tolleranze
 
Zona di Zona di
rifiuto Zona di accettazione rifiuto
inferiore superiore

x x
xxxxxx x
xxxxxx x x x
x xxxxxxxxx x xxx x x x

Limiti di tolleranza

Il responsabile della Qualità segue un corso in cui lo informano sulla ISO


14253‐1 ed introduce le zone d’incertezza. La zona di accettazione si riduce e
lo scarto raddoppia. Il direttore generale non è certo contento di questa
situazione! Ha ragione il direttore generale, che vuole evitare il cambiamento,
o il responsabile della qualità, che lo vuole introdurre?
G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 32
LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La norma sul rispetto delle tolleranze

È fondamentale soddisfare le richieste della ISO 14253‐1 quando


i limiti di tolleranza sono posti dall’esterno.
Nella maggior parte dei processi industriali, invece, le tolleranze
vengono richieste per i collaudi in produzione, impostati in modo
che un pezzo, eventualmente già difettoso, sia scartato al più
presto e non sia sottoposto alle successive operazioni produttive,
ove assorbirebbe inutilmente risorse.
Pertanto, la decisione sulla posizione dei limiti di tolleranza è
legata al riscontro dell’esito positivo o negativo del
comportamento del pezzo nella parte successiva della
lavorazione e alla sua funzionalità ed affidabilità.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 33


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
 
La norma sul rispetto delle tolleranze
Zona di Zona di
rifiuto Zona di accettazione rifiuto
inferiore superiore

rrraaa r = rifiutato
rraaa a = accettato
rrraa
rraaa

Limiti di tolleranza
Nei molti casi in cui le tolleranze non sono imposte da vincoli legali o
contrattuali, vengono determinate con prove fatte variando il parametro in
esame e determinando in corrispondenza il buon esito del pezzo prodotto
(accettato, a) o il suo scarto (rifiutato, r). Il confine così determinato tiene già
conto dell’incertezza degli strumenti usati per fare le prove, e, quindi, non
deve essere ulteriormente spostato.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 34


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La norma sul rispetto delle tolleranze
Si vedrà che:
• al di sotto di una certa misura il comportamento successivo del
pezzo porterà sempre ad un esito negativo;
• per valori intermedi di misura corrisponderà talvolta un esito
negativo, talvolta un comportamento accettabile;
• al di sopra di un certo valore di misura vi sarà sempre un
comportamento accettabile.
Quest’ultimo valore di misura viene scelto come limite inferiore della
tolleranza.
In generale, non vi sono ragioni di spostare ulteriormente tale limite,
dato che nel suo processo di scelta è presente anche l’incertezza degli
strumenti di misura usati per fare le prove di messa a punto, e la zona
d’incertezza è lasciata al di fuori del limite di tolleranza posto.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 35


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La gestione delle attività di misura e prova secondo le norme sulla Qualità
Gran parte delle informazioni che definiscono e qualificano i
prodotti sono ottenute con operazioni di misura, per cui, nelle
norme sulla Qualità, sono contenute specifiche indicazioni sulla
gestione delle attività di misura (UNI EN ISO 9001:2008).

Un punto sostanziale ed evidente che riguarda i risultati di


misura o prova è la loro compatibilità generale. Si vuole che non
sorgano contestazioni causate dalle differenze di risultati di
misura dovute al cattivo funzionamento degli strumenti. Questa
condizione, pur necessaria, non è certo sufficiente a garantire la
compatibilità dei risultati.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 36


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La gestione delle attività di misura e prova secondo le norme sulla Qualità
Un sistema Qualità, anche ben impostato, non garantisce la
bontà del prodotto, ma solo la sua corrispondenza alle specifiche
date, e pone in atto gli strumenti adatti per effettuare una
produzione corretta. Se, però, il prodotto è una misura, allora le
sue caratteristiche possono essere compiutamente definite
(incertezza di misura), e quindi garantire la bontà dei risultati.

Vi è differenza tra le norme generali sulla Qualità (UNI EN ISO


9001:2008) e quelle specifiche riguardanti le misure (UNI CEI EN
ISO/IEC 17025:2005), infatti si parla di Certificazione in Qualità di
un’azienda e di Accreditamento di un laboratorio di taratura o di
prova.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 37


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La gestione delle attività di misura e prova secondo le norme sulla Qualità

L’Ente Certificatore non può controllare la capacità


dell’azienda certificata di produrre un prodotto accettabile,
poiché i criteri di accettabilità sono molto vari e sono
posseduti dall’azienda certificata, non dall’Ente Certificatore.

L’Ente Accreditatore, invece, dovrebbe essere sempre esso


stesso, direttamente o indirettamente, in grado di svolgere
le operazioni di misura meglio del laboratorio accreditato e,
quindi, di valutare la bontà dei risultati prodotti da
quest’ultimo.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 38


LE IMPLICAZIONI RACCOLTE DALLA NORMATIVA
La gestione delle attività di misura e prova secondo le norme sulla Qualità

La valutazione dell’incertezza di misura è espressamente


richiesta sia nella normativa sulla Certificazione in Qualità,
sia nella normativa che riguarda l’Accreditamento dei
laboratori di taratura e prova.

Questa valutazione è, a livello gestionale, uno dei pilastri per


poter passare dalle misure alle decisioni.

G. Barbato ‐ A. Germak ‐ G. Genta 39

Potrebbero piacerti anche