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UNA STORIA SEMPLICE

Questo libro è stato scritto da Leonardo Sciascia,è ambientato in Sicilia. I


personaggi principali sono il brigadiere, il commissario,la vittima
Roccella,il prete.

1 CAPITOLO
Negli uffici della pulizia il 18 marzo arrivò una telefonata da un certo signor Roccella
dicendo se potevano andare urgentemente nel suo villino perché doveva fargli
vedere una cosa importante. Il commissario disse che quel villino era abbandonato
da tanto tempo, sicuramente era uno scherzo e avrebbe mandato il brigadiere
l’indomani ha dare una occhiata perché lui doveva festeggiare San Giuseppe da un
amico di campagna e non ci sarebbe stato per tutto il giorno.

2 CAPITOLO
Il brigadiere e i due agenti vanno nel villino, intorno c’era tanto verde, le porte erano
tutte chiuse, entrarono da una finestra, Videro un uomo di spalle accosciato seduto
su una scrivania, l’uomo era morto aveva un grumolo di sangue sulla testa, sulla
scrivania c’era un telefono, per terra sotto la scrivania alla sua destra c’era una
pistola, subito il brigadiere fece chiamare la scientifica, il fotografo,i medici e altri
agenti. Il brigadiere iniziò ad osservare il villino perché dopo avrebbe fatto rapporto.

3 CAPITOLO
La sua idea era principalmente il suicidio, ma subito pensò ad un'altra ipotesi perché
la mano dell’uomo c’è l’aveva sulla scrivania, non ha penzoloni dove c’era la pistola.
La sua ipotesi era che quando l’uomo chiamò la pulizia dopo un po di tempo capì
che non sarebbe arrivata allora scrisse su un foglio “ho trovato” ma in quel
momento suonò il campanello lui pensò che era la pulizia invece era il suo assassino,
secondo il brigadiere l’assassino si era travestito da poliziotto, l’uomo credendoci lo
fece entrare e tirò fuori la pistola per la paura,gli raccontò cosa aveva trovato, allora
l’assassino travestito da poliziotto lo uccise con la pistola che aveva tirato fuori la
vittima.
4 CAPITOLO
Notarono che sulla scrivania c’era un mazzo di chiavi,un calamaio,una fotografia di
una comitiva numerosa 50 anni fa. Dentro la casa c’era: una sala da pranzo, delle
credenze,un solaio,camere da letto un letto disfatto come se qualcuno ci avesse
dormito la notte prima. La casa dava l’impressione di essere abbandonata, ma non
disabitata.

5 CAPITOLO
Quando il commissario tornò iniziarono a interrogare l’amico della vittima, iniziò a
raccontare che lo stesso giorno della sua morte aveva visto l’amico, Roccella gli
aveva chiesto se poteva andare con lui nel villino perché doveva cercare vecchie
lettere, ma lui non poteva e allora si erano dati appuntamento al giorno dopo. La
sera della sua uccisione Roccella chiamò l’amico per digli che dentro il villino aveva
trovato un telefono e aveva trovato un quadro che era scomparso tre anni fa.

6 CAPITOLO
Durante l’indagine della morte del signor Roccella, in caserma ci fu una chiamata
dalla stazione, il capolista e il manovale erano stati uccisi, un uomo sulla volvo era
andato a vedere cosa stava succedendo, ma dichiarò di aver visto solo due uomini
che arrotolavano un tappeto e un uomo che fece finta di essere il capolista e gli
disse che andava tutto bene allora lui vide i due morti e scappò via per la paura, ma
subito i carabinieri lo rintracciarono e lo misero in stato di fermo.

7 CAPITOLO
Nel frattempo in caserma arrivarono il figlio e la moglie del signor Roccella, lui e la
madre abitavano in città diverse, subito i due iniziarono a litigare, il figlio non voleva
vendere il villino anzi voleva viverci e disse alla madre che lei non avrebbe ricavato
nulla da tutta quella storia e che se si poteva scegliere una madre, non avrebbe
scelto lei. Lei disse esattamente la stessa cosa ovvero che non avrebbe scelto lui
come figlio e che non era d’accordo che andava a vivere in quel villino.

8 CAPITOLO
La moglie della vittima raccontò che il marito era siciliano, e che ormai da anni tutti i
siciliani si ammazzano tra di loro. Il figlio raccontò che il padre scriveva delle lettere
a un prete cricco per sapere dello stato di mantenimento del villino, e il prete cricco
gli rispondeva sempre che si manteneva bene, ma non si sapeva se il prete aveva le
chiavi del villino anche se in realtà il prete non è incaricato per fare il mantenimento.
Fecero chiamare il prete e lasciò la sua dichiarazione, ovvero che lui non aveva mai
avuto le chiavi del villino e pensava che Roccella si era suicidato perché non viveva
una vita felice.

9 capitolo
Andarono tutti nel villino, il commissario da le chiavi al brigadiere perché lui non
c’era mai stato in quel posto. Arrivarono nel solaio dove c’erano le lettere di
Garibaldi e di Pirandello che il signor Roccella stava cercando, accese un fiammifero
perché nessuno aveva mai trovato l’interruttore fino ad ora, il commissario disse che
secondo lui l’interruttore era dietro ad un mobile disse che lui non c’era mai stato
ma che aveva usato l’intuito. Subito il brigadiere gli sembrò molto strano quello che
era accaduto ma al momento non disse nulla.

10 capitolo
Il brigadiere era in macchina con il prete, si mise a piangere e si iniziò ha sfogare
dicendo che aveva capito che il commissario era l’assassino e c’erano
principalmente due prove,la prima era che il giorno della morte lui aveva già detto
che non si sarebbe fatto vedere perché doveva festeggiare san Giuseppe, la seconda
prova perché trovò l’interruttore anche se non era mai entrato e nessuno lo aveva
mai trovato fino ad ora.

11 CAPITOLO
La mattina seguente c’era un certo imbarazzo fra il commissario e il brigadiere, i due
facevano finta di leggere il giornale, il commissario aveva capito che il brigadiere
sapeva tutta la verità,andò nel suo armadietto e disse che doveva ripulire la pistola
che posò sul tavolo,e cominciò a parlare che lui era un bravo tiratore e che non era
da tutti saper tirare bene, il brigadiere aveva capito che fra poco quella pistola
l’avrebbe usata contro di lui, allora con una mano faceva finta di leggere il giornale e
con l’altra prese la sua pistola dal suo cassetto, il commissario puntò la pistola verso
il brigadiere e stava per sparare me il brigadiere più furbo sparò per prima così il
commissario morì.
12 capitolo
Il colpevole era senza dubbio il commissario, era lui che aveva detto di andare a
vedere il giorno dopo il villino perché era sicuramente abbandonato, quella sera era
entrato nel villino non c’era bisogno di travestirsi da poliziotto perché aveva già la
divisa, prese il quadro, lo trasferì alla stazione e uccise il signor Roccella. Si scoprì
che l’uomo della volvo aveva visto gli assassini del capolista e del manovale. Sui
giornali viene scritta un'altra notizia perché se si veniva a scoprire che un
commissario aveva ucciso un uomo la caserma veniva giudicata, allora i giornalisti
scrissero che per sbaglio il brigadiere aveva ucciso il commissario.

13 capitolo
Il signore della volvo uscì di galera incontrò il prete e lo guardò come se l’avesse già
visto, quando andò via si ricordò che il prete era l’uomo che si era travestito da
capolista e gli aveva detto che andava tutto bene, ma lui non volle tornare indietro a
raccontarlo al brigadiere perché non voleva ancora finire nei guai.

Giudizio personale: questo libro mi è piaciuto tanto perché non vedevo l’ora di
scoprire chi era l’assassino, mi è piaciuta la furbizia del brigadiere alla fine del libro
che aveva già capito cosa stesse per fare il commissario ed è riuscito a sparare per
primo.

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