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Paolo De Benedetti

Shalom
Radici bibliche e sviluppi rabbinici
di un saluto messianico :'
Parlare di shalom è piuttosto imbarazzante. Lo
shalom è un po' come Dio, tutti ne parlano e nes-
suno lo ha mai visto. Quando mai abbiamo visto lo
shalom, la vera pace? Se noi, uomini dell'Occiden-
te di oggi, diciamo "pace", sicuramente nella no-
stra coscienza si fa l'equazione: pace = non guerra.
È il massimo cui si possa pensare. Se il discorso è
politico, allora si dice: pace = disarmo. Se abbiamo
una cultura classica, pensiamo al tempio di Giano
che veniva chiuso quando non c'era guerra: una
sottile, sconfortante equazione, in ogni caso, tra la
pace e le ragnatele che si formavano nel tempio,
tutto lucido e pulito in tempo di guerra.
In sostanza, la nostra concezione della pace è
negativa e passiva. Per esempio, che cosa vuol dire,
nel linguaggio corrente, "fare la pace"? Vuol dire
smettere di fare la guerra, di litigare. Chi fa la pace
in questo modo è, sì, pacifico, ma in senso assolu-
tamente diverso dal termine biblico o neotestamen-
tario "pacifico" (in quanto costruttore di shalom).
Nella Bibbia, come chiarirò tra poco, pacifico non
è colui che cessa di litigare. Dal momento, dunque,

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che abbiamo un'idea così povera della pace, inter- I
roghiamo la tradizione ebraica dello shalom, sia NELLA BIBBIA
biblica sia rabbinica.

Una delle difficoltà per chi si accinge ad ana-


lizzare la parola shalom nella Bibbia (seguiremo
in proposito la voce shlm: avere a sufficienza, di
G. Gerleman, del Dizionario teologico dell'Antico
Testamento di Jenni-Westermann, 2, 830-845) è il
fatto che essa è una parola d'uso così comune e
quotidiano, che a prima vista risulta molto difficile
ricavarne un senso univoco e tanto più una teolo-
gia. Potremmo dire, per essere meno generici, che
la traduzione più appropriata (che non è però quel-
la del senso originario) comprende un ventaglio
di nozioni come benessere, salute, completezza,
sufficienza, fortuna, con una certa presenza non
trascurabile degli aspetti materiali. Come osserva
von Rad, mai nella Bibbia la parola shalom indi-
ca "pace interiore" (a parte il fatto che l'idea di
pace interiore non è biblica in sé), e in essa pre-
valgono gli aspetti materiali su quelli sottili, spi-
rituali. Nell'accezione di fortuna e prosperità può
anche indicare un concetto abbastanza negativo:
per esempio, nell'espressione shalom resha'im,
lo ''shalom degli empi" (è il grande problema dei

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pensatori ebrei: come può esserci nel mondo lo Nel Levitico (26,6) Dio afferma: Ve-natattì sha-
shalom resha'im, la prosperità degli empi?). Sha- lom ba- 'arez, "e io darò lo shalom sulla terra". (Sta
lom è anche legato a certi eventi: cosi si dice "an- parlando al popolo di Israele. Facciamo attenzione
dare in pace" {Gen 26,29 ecc.); "essere sepolto in a tale espressione: "e io darò", perché da questo e
pace" {Gerì 15,15); i mal'akhé shalom, i "messi di da altri testi consimili noi caveremo qualche indica-
pace" {Is 33,7), sono coloro che vengono mandati zione teologica.) Nel Deuteronomio è caratteristico
da un nemico o da un forestiero ad annunciare: noi che la nozione di shalom sia resa in genere con un
abbiamo intenzioni pacifiche (ma, poiché mal 'akh altro vocabolo: menuchà, "riposo", un indizio che
significa anche angelo, i mal'akhé shalom sono shalom include anche l'idea del riposo. Von Rad
nella liturgia sabbatica gli angeli di pace che ven- avanza l'ipotesi che in origine, prima delle testimo-
gono a partecipare al Sabato). Non manca l'acce- nianze bibliche, shalom avesse una sfumatura reli-
zione dello shalom come contrario alla guerra: 'et giosa, ma che poi, essendo un vocabolo molto usa-
milchamà ve 'et shalom, "tempo di guerra e tempo to nella vita quotidiana, l'avesse perduta. Certo è
di pace" {Qo 3,8 e altrove); si trova pure berith una delle parole pronunciate più spesso dagli ebrei
shalom, "trattato di pace" {Es 34,25) nel senso di di allora come da quelli di oggi, perché è il saluto:
risarcimento di un danno o di un diritto disatteso. shalom o shalom 'alekhem, "pace su di voi". Nella
Tutte queste accezioni riguardano la vita intrau- Bibbia, quando ci si incontra, uno sho 'el le-shalom,
mana; però il termine, anche senza essere accentua- "chiede del [suo] shalom"" all'altro, ossia gli chiede
tamente teologico, compare nei riguardi di Dio: per come va la sua salute.
esempio, in Isaia (54,10) Dio parla del berith shlomì, Il Salmo 122 ha una formula di augurio: sha 'alu
cioè, alla lettera, "il patto del mio shalom", "il patto shalom l-Irushalaim, "chiedete lo shalom per Ge-
di alleanza fatto con me". C'è un'espressione assai rusalemme", "chiedete pace su Gerusalemme". E
suggestiva in Giobbe (25,2): 'oseh shalom bimro- in molti antichi mosaici di sinagoghe palestinesi si
mav, "Colui che fa la pace nelle sue altezze", che vede la scritta Shalom 'al Israel, "pace su Israele".
è diventata popolarissima, perché la preghiera del Si oscilla dunque dall'augurio al semplice saluto.
Qaddish si conclude appunto con questa espressio- Non dobbiamo però tenere in ombra un altro si-
ne: «Colui che fa la pace nelle sue altezze. Lui faccia gnificato di shalom presente già nella Bibbia, cioè
la pace su di noi e su tutto Israele. E dite: Amen». quello di "pagare". Esso risulta meglio compren-

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sibile se si pensa che in shalom c'è anche l'idea salvo" {Gerì 33,18) a quello di "pagatore". E chi è
di completare: completare significa anche pagare, colui che paga? O chi ha i soldi o chi ha i debiti,
perché se si paga il rapporto è completo, nel senso cioè il potente o il sottoposto. Quindi shalem indica
che non c'è più il debito. Dall'idea di pagare si pas- sia l'uomo potente in grado di pagare, sia l'uomo
sa talvolta a quella di ripagare, sia come punizione sottoposto che deve pagare. Perciò l'espressione bi-
sia come vendetta. Lo ''shalom della tua azione" blica levav shalem, abitualmente resa con "cuore pa-
potrebbe essere non la pace della tua azione ma, cifico" o "cuore integro", probabilmente va tradotta
come si dice in italiano, il renderti pan per focaccia. "cuore sottomesso". E interessante ricordare il divie-
E stata fatta l'ipotesi, a mio parere più interessan- to, espresso dalla Torà (in Es 20,25) e nella Genesi
te che convincente, che in Isaia (9,5) uno dei titoli (8,31 ) e nel Primo libro dei Re (6,7), di usare, per co-
del fanciullo promesso, cioè sar shalom (comune- struire l'altare o il tempio, una pietra che fosse stata
mente tradotto "principe di pace") vada inteso come tagliata con ferro, perché il ferro è guerra, e l'altare e
"principe della vendetta", "vendicatore", dal mo- il tempio sono pace. La tradizione rabbinica raccon-
mento che nella titolazione regale antica questo tito- ta che il problema di tagliare le pietre si risolse usan-
lo è attestato, quello no. Ma si potrebbe obiettare che do un verme miracoloso, il verme shamir (si vedano
il contesto di Isaia (9,5) è tutto un contesto pacifico. i PìrqèAvot 5,6) che, posto sulla pietra, la spaccava.
Dovremo ora fermarci su altre forme della stes- La Bibbia chiama perciò la pietra usata per l'altare
sa radice, cioè sul verbo e sull'aggettivo. Il verbo e il tempio even shelemà, non "pietra pacificata" ma
shal-em significa "pagare" e anche "risarcire". In "pietra non tagliata dal ferro": essa doveva essere
Esodo (21-22) c'è una serie di 14 casi legali in cui estraibile {massa') senza che si usassero scalpelli,
l'indennizzo è espresso appunto da questo verbo. picconi, ecc. Nel Primo libro dei Re (6,7) si dice una
Potremmo dire - se vogliamo riconoscere anche qui cosa molto bella: quando Salomone costruiva il tem-
l'idea di pace - che dove c'è il pagamento, cessa la pio «non si udiva rumore né di martelli né di picconi
rivendicazione. Alla stessa sfera appartiene il sen- o altri arnesi di ferro», appunto per questa ragione.
so di "soddisfare", "adempiere un voto" (il voto mi L'ultima accezione della radice shlm a cui vor-
rende debitore, e io "pago" il voto), "rendere azione remmo ora far cenno è quella degli shelamim che le'
di grazie" {Sai 56,13), "vendicare". Con l'aggetti- vecchie traduzioni rendevano con "sacrifici pacifi-
vo shalem si va dal senso di "soddisfatto", "sano e ci". Erano sacrifici consistenti nell'offrire una par-

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te della vittima a Dio bruciandola sull'altare e nel male». E Isaia (57,19) fa questo annuncio: sha-
consumare il resto in un banchetto (come, per esem- lom, shalom la-rachoq ve-la-qarov, "pace, pace al
pio, la cena pasquale all'epoca del Tempio). Oggi lontano e pace al vicino". Qui c'è una sfumatura
si preferisce tradurre con "sacrifici di comunione" escatologica, però non bisogna pensare che tutte
pensando allo shalom dello stare insieme, dell'es- le prospettive escatologiche della Bibbia siano
sere una totalità. Probabilmente la vera spiegazione concomitanti con la parola shalom. Alcune volte
è un'altra: abbiamo detto che shallem vuol dire "ri- in luogo della parola shalom o insieme con questa
pagare". In questi sacrifici si offriva a Dio, cioè si appare la parola zedaqà, che potremmo tradurre
bruciava completamente, il grasso. Probabilmente con "giustizia". Ciò proverebbe, secondo alcuni
questo grasso offerto a Dio era considerato sostitu- esegeti, che lo shalom ha una valenza sociale: se
tivo del resto della vittima che invece si mangiava, non c'è zedaqà, non c'è shalom. Si potrebbe anche'
e che quindi veniva, per così dire, pagata a Dio con aggiungere che la zedaqà la fa l'uomo, lo shalom
l'olocausto del grasso. Perciò nella Bibbia si chia- lo fa Dio, e quindi se l'uomo non fa zedaqà. Dio
mano shelamim non solo questi sacrifici nella loro non fa shalom.
totalità, ma in particolare quelle parti di tali sacrifici
che venivano bruciate. Un po' come (se si può fare
un esempio che calza fino a un certo punto) si chia-
ma "eucaristia" sia il rito sia la particola.
All'epoca dei profeti, che era un'epoca infelice
dal punto di vista dello shalom, vi erano profeti
che cercavano successo e popolarità annunciando
la pace, i cosiddetti «profeti di shalom». Geremia
(6,14) dice: «Essi guariscono il male del mio po-
polo con leggerezza dicendo shalom shalom; inve-
ce non c'è shalom». Perché? Attraverso Geremia
è Dio che risponde: «lo ho tolto il mio shalom da
questo popolo» (6,15). Ma, sempre in Geremia
(29,11): «il Signore ha pensieri di shalom, non di

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II
NEL PENSIERO RABBINICO

Nella letteratura rabbinica la parola shalom ac-


quista ulteriori sfumature: alcune implicite, germi-
nali nel vocabolo biblico, altre non attestate nella
Bibbia, benché non si possa escludere che già esi-
stessero. Quando analizziamo l'ebraico biblico non
dobbiamo mai perdere di vista che la testimonian-
za scritta è certamente più ristretta dell'estensione
della lingua parlata. Ciò vale anche per la parola
shalom: certi suoi valori che sono in primo piano
nella letteratura rabbinica può darsi che fossero già
circolanti nella tarda epoca biblica.
Prima di tutto il pensiero rabbinico accentua
fortemente l'idea che lo shalom è un dono di Dio.
Nella 'Amido o preghiera delle Diciotto Benedizio-
ni, la diciannovesima è tutta sullo shalom (è noto
che le Diciotto Benedizioni sono in realtà dician-
nove, di cui una, la dodicesima, aggiunta quando
il nome era già consolidato). La diciannovesima
termina così: «Benedetto Tu, o Dio, che benedici il
popolo Tuo Israele con lo shaloml». Da qui si vede
come si faccia un'equazione tra berakhà, "benedi-
zione", e shalom. Lo shalom è la benedizione di

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Dio ed è un simbolo messianico. Lo rileva W. Foer- III
ster nel Grande Lessico del Nuovo Testamento (ili, i'.'il-'"''?;;

215-216), il quale osserva inoltre che l'espressione PER CHI LO SHALOM?


rabbinica per "pace", "fare pace", "mettere pace"
fra le persone è assai vicina all'idea di amore nel
Nuovo Testamento.
Nei Pirqè Avot (1,18) c'è un detto di Rabban Da ciò che si è accennato si possono proporre
Shim'on ben Gamaliel: «Su tre cose il mondo si alcune conclusioni.
regge: snWemet (Vemunà, ossia la verità-fedeltà), Primo. Lo shalom viene da Dio. Toma subito
sul din (giudizio, cioè l'esercizio della giustizia in mente l'annuncio evangelico: «Gloria a Dio nei
giudiziale) e sullo shalom». E il commento clas- cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama» (Le
sico di Ovadjà di Bertinoro spiega così: «Shalom 2,14). E un annuncio che viene dagli angeli, dai
tra i regni e shalom tra l'uomo e il suo compagno».
Ma nella letteratura rabbinica si apre un'altra sfe- mal 'akè shalom. Si legga anche Levitico (26,6-13):
ra semantica, che finora era appena accennata: lo «Ristabilirò lo shalom nel paese, nessuno vi incu-
shalom è il rapporto tra Dio e l'uomo. Un antico terà terrore (il contrario dello shalom non è solo la
midrash, la Mekhilta di Rabbi Ishma'el, ha una bel- guerra, ma anche il terrore); vi coricherete e farò
lissima espressione: «Le pietre dell'altare gettano sparire dal paese le bestie nocive e la spada non
shalom tra Israele e Dio». passerà per il vostro paese. Voi inseguirete i vostri
nemici ed essi cadranno dinanzi a voi colpiti di spa-
da. Cinque di voi ne inseguiranno cento, e cento di
voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici ca-
dranno dinanzi a voi colpiti di spada. Io mi volgerò
a voi, vi renderò fecondi, vi moltiplicherò, confer-
merò la mia alleanza con voi. Voi mangerete dal
vecchio raccolto serbato a lungo e dovrete mettere
via il raccolto vecchio per far posto al nuovo» (il
finale di questa immaginazione è concreto, perché
la Bibbia, come spesso dico, non è interiore, è con-

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creta). Questo mondo, che sarà presagio dei nuovi bisogna predisporsi allo shalom. Il capitolo del Le-
cieh e della nuova terra, è la sede di Dio: «Stabilirò vitico citato è molto chiaro in proposito.
la mia dimora e io non vi respingerò. Camminerò Terzo. Lo shalom fa di due uno. È questo, in sin-
in mezzo a voi (come nel giardino dell'Eden), io tesi, lo spirito dello shalom ripreso anche nel Nuovo
sarò vostro Dio, voi sarete il mio popolo. Io sono il Testamento: nella Lettera agli Efesini (2,14-17) si
Signore vostro Dio che vi ha fatto uscire dal paese afferma di Gesù che «egli è, infatti, la nostra pace,
d'Egitto, che ha spezzato il vostro giogo e vi ha colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbatten-
fatto camminare a testa alta» (c'è sempre il ricordo do il muro di separazione che era frammezzo, cioè
dell'Esodo, perché non c'è shalom senza esodo). l'inimicizia... facendo la pace (cioè lo shalom), e per
Secondo. Se lo shalom viene da Dio, non si può riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo. Egli
fare shalom "da soli". Gli uomini sono in grado, al è venuto perciò ad annunciare pace a voi che era-
massimo, di fare pace o paci. Secondo il midrash vate lontani e pace a coloro che erano vicini». Ma
nel Salmo 31 (2) e nel Salmo 36 (6), Dio annun- 10 shalom fa cose molto più mirabili, cioè fa di due
cia redenzione, ma gli uomini gli dicono: «Tu ci uno anche in Dio. Secondo la tradizione haggadica
hai redenti una volta e poi siamo tornati schiavi; ci ebraica. Dio è diviso e lacerato in se stessofinchéc'è
ha redenti un'altra volta e poi di nuovo siamo stati 11 dolore, il peccato, il male, la sofferenza nel mon-
fatti schiavi». E Dio risponde: «Sì, perché la vo- do. Perciò anche Dio attende lo shalom del giorno in
stra redenzione è avvenuta per mezzo di creature di cui la sua Shekhinà, la sua Presenza esule sarà ricon-
carne e sangue, e le vostre guide erano uomini. Ma giunta a Lui, come dice Zaccaria {[4,9): «E avverrà
giorno verrà che sarò io a redimervi. Io che vivo e in quel giorno, che Dio sarà uno e il suo Nome uno».
duro per sempre vi redimerò con una redenzione Lo shalom opera su tutto l'universo e su Dio stesso.
sempiterna». Come dice VHaggadà di Pesach: «Io Quarto. Lo shalom capovolge la situazione della
e non un angelo, io e non un serafino, io e non un torre di Babele. Essa era una torre per manifestare
inviato». Ma se gli uomini, da soli, fanno soltanto la hybris dell'uomo, mentre Isaia (2,2-4; ma si veda
delle paci, e lo shalom viene da Dio, dobbiamo for- anche Mi 4,1-2) ci mostra un "punto alto" del mon-
se limitarci ad aspettare che questo shalom venga? do di segno opposto: «Alla fine dei giorni, il monte
La risposta è nel Salmo 122,6: «Chiedete shalom del tempio del Signore sarà elevato sulla cima dei
per Gerusalemme». Bisogna pregare per lo shalom. monti e sarà più alto dei colli; ad esso afifluiran-

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no tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: egli volle costruire il tempio (che era il sacramen-
"Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio to dello shalom, se ricordiamo il detto, già citato,
del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e «le pietre dell'altare gettano shalom tra l'uomo e
possiamo camminare per i suoi sentieri". Perché da Dio»), Dio, attraverso il profeta Nathan, gli fece
Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del sapere che non era d'accordo e che tale compito sa-
Signore. Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro rebbe toccato a suo figlio Salomone (cfr. 2Sam 7).
tra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vome- Certo, Davide è un re di milchamà, di guerra, non
ri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la di shalom. Ma egli è anche il prototipo del re mes-
spada contro un altro popolo, non si eserciteranno sia. E tuttavia neppure lui è padrone dello shalom.
più nell'arte della guerra». Ecco il monte dello sha- Settimo. Questo shalom, che neppure il re Davi-
lom, intomo a cui si ricompone quella comunione de possiede, un giorno sarà dato a ognuno. Cosi in-
umana negata dal simbolo di Babele. segna il profeta Michea (4,4): «Siederanno ognuno
Quinto. Si può perdere lo shalom? Si può «de- tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li
cadere» dallo shalom? Se lo si intende nella sua spaventerà». Quindi il re non è padrone dello sha-
pienezza teologica, che è messianico-escatologica, lom, ma Iddio concederà lo shalom all'umile che
credo si debba rispondere negativamente. Si può V sta sotto il suo fico e sotto la sua vite.
perdere la pace, non si può perdere lo shalom. Esso Ottavo. «Beati i pacifici» ossia i facitori di sha-
è irrevocabile come il Regno e, come il Regno, in lom {Mt 5,9). Questa beatitudine sembra contrad-
un certo senso c'è già e in un certo senso non c'è dire la nostra affermazione che lo shalom non può
ancora. Quello che c'è già, ci sarà sempre; quello essere fatto dagli uomini. Ma il Dio che è 'oseh
che non c'è ancora, verrà, preceduto - secondo la shalom bimromav, "facitore di shalom nelle sue
concezione ebraica - dai cosiddetti «dolori del par- altezze", è Colui che ha detto: «Facciamo l'uomo
to messianico» (anche il testo dQÌVApocalisse è su a nostra immagine, a nostra somiglianza» {Gen,
questa linea). Mi pare difficile trovare testimonian- 2,26), e tutto l'insieme dei precetti nell'ebraismo
ze ebraiche sulla perdita di uno shalom non solo è soltanto un metodo di imitatio Dei. Allora pos-
promesso ma già posseduto. siamo capire che se l'uomo in sé non è capace di
Sesto. Nessuno, dunque, è padrone dello sha- fare shalom, egli può e dev'essere imitatore di Dio
lom. Si può ricordare l'esempio di Davide: quando che fa shalom, desiderando la pace, facendo la pace

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intomo a sé: perché l'uomo deve essere un imita- mistica chassidica. Dio. Allora, questo shalom che
tore di Dio visibile. Non c'è bisogno di dire cosa Dio ha dato all'uomo, l'uomo lo restituirà a Dio,
significhi «fare» shalom in opposizione a «dire» non nel senso di restituire un talento non fmttato,
shalom. Nella beatitudine, i facitori di pace saran- ma nel senso che Dio ha bisogno di essere «pacifi-
no chiamati figli di Dio. Ecco perché l'uomo può cato» dai «pacifici». Questa pacificazione, infatti,
diventare un facitore di pace: in quanto è figlio di non gli può venire da se stesso, dal momento che,
Dio. Questo shalom che i figli di Dio diffondono creando l'uomo, si è compromesso una volta per
intomo a sé è una middà, un "attributo" di Dio, e tutte, si è reso dipendente dall'uomo pur rimanendo
proprio in quanto attributo divino può diventare at- la fonte della sua grazia.
tributo umano, e dunque icona di Dio, e rovesciare E qui finirei, su questa parola così bella che for-
tutto quanto abbiamo detto sopra. se bisogna usare con parsimonia, per non consu-
Nono. Parlare di pace non sempre coincide con marla prima che sia pacificato Dio e tutto il regno.
essere operatori di pace. Ma forse oggi fare un di-
scorso di pace è l'unica maniera che ci resta di fare
un discorso etico. Nessuno di noi presterebbe at-
tenzione a un discorso etico; ma il discorso di pace,
soprattutto se è fatto da una persona pacifica, trova
orecchi - e forse cuori - ben disposti. Questa grazia
che l'uomo può avere di fare shalom è grandissi-
ma. Riprendiamo il versetto di Zaccaria (14,9): «E
avverrà, in quel giorno, che Dio sarà uno e il suo
Nome uno». In quel giomo: perché oggi Dio è due,
e il suo Nome è due. E allora la spiegazione è que-
sta: con la grazia di Dio, essendo stato abilitato da
Dio a farlo, l'uomo è in grado di dare shalom an-
che a Dio, perché questa sua "unità", termine della
hìstorìa salutìs, avrà luogo non prima che l'uomo .;,,7 ;•':|_; •• '• ••' •>•'''•

abbia redento se stesso e, come dice una tesi della

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