Sei sulla pagina 1di 31

4^ LEZIONE – 08/03/2018

SOSTITUTO D’IMPOSTA
La struttura dell’obbligazione rimane intatta, il sostituto è individuato dalla legge come figura
terza che ha l’obbligo di versare allo Stato un’imposta a titolo di acconto e può esercitare il
diritto di rivalsa nei confronti del sostituito e non è soggetto passivo del tributo.

·Sostituzione a titolo d’imposta


Dal punto di vista soggettivo  quando un successo eroga certi tipi di reddito deve erogarli al
netto di una ritenuta sostitutiva (imposta fissa del 26% quindi proporzionale – deroga al
principio di capacità contributiva).
Dal punto di vista oggettivo  dal momento che il reddito è tassato a monte con un’imposta
sostitutiva ( sostituisce le altre imposte ordinarie IRPEF), il reddito non deve più essere
dichiarato perché il sostituto ha già trattenuto a monte il dovuto.
Tra sostituito (tassato alla fonte) e amm.ne finanziaria non c’è nessun rapporto perché il
reddito è già stato tassato alla fonte e quindi non va dichiarato. La rivalsa è quindi preventiva.
RIVALSA: diritto-dovere di addebitare l’imposta a chi ha effettuato il presupposto. Si dice
preventiva perché la rivalsa la sta esercitando prima del pagamento.
Questa sostituzione comporta un altro aspetto: rapporto tra Stato e sostituto, perché solo il
sostituto deve versare l’imposta. Lo schema si complica nell’ipotesi patologica: se il sostituto
non trattiene l’imposta e quindi non la versa allo Stato. In questo caso anche il sostituito
diventa soggetto passivo e nasce tra i due un’obbligazione solidale.
Esempio: uno vince alla lotteria e non gli viene trattenuta l’imposta  nasce un’obbligazione
solidale tra sostituto e contribuente.

· Sostituzione a titolo d’acconto


Il sostituto, individuato dalla legge, quando eroga un reddito lo tassa con una ritenuta alla
fonte detta “a titolo d’acconto”, non esaurisce il prelievo su quel reddito ma ne è solo un
acconto, a differenza dell’altro caso, il sostituito ha degli obblighi nei confronti dello Stato e
deve dichiarare il reddito. Poiché una parte dell’imposta è già stata pagata potrà scalare la
trattenuta d’acconto dal reddito IRPEF (nasce un diritto di detrazione del pagamento
dell’IRPEF nei confronti del sostituto  se le ritenute subite sono maggiori la detrazione
andrà a credito).
Mentre con la sostituzione d'imposta, si realizza un vero e proprio regime fiscale sostitutivo
che pone l'obbligazione tributaria in capo ad un soggetto diverso da quello che realizza il
presupposto dell'imposta, con la ritenuta d'acconto si verifica una mera anticipazione del
pagamento dell'imposta complessiva che grava sul soggetto sostituito.
Ne consegue che, in caso di ritenuta d'acconto, il compenso, al lordo della ritenuta, dovrà
essere dichiarato, ai fini dell'imposta sul reddito, dal sostituito il quale potrà poi detrarre,
dall'imposta complessivamente dovuta, quanto versato a titolo di acconto dal sostituto.

Hp patologiche:
- Se il sostituto non effettua la ritenuta e non la versa lo Stato  la legge non dice nulla,
poiché la legge impone un obbligo al sostituto. Lo Stato può chiedere al sostituto di
pagare la ritenuta alla fonte a titolo di acconto e anche una sanzione. Il sostituito in
questo caso, quando va dichiarare il reddito non ha il diritto di scorporare la ritenuta
d’acconto perché non gli è stata fatta mese per mese in busta paga e non può quindi
scalarla dal reddito.
- Se il sostituto effettua la ritenuta e non la versa  il dipendente avendo subito la
ritenuta non può esserne assoggettato al pagamento, né alla ritenuta che all’IRPEF
corrispondente. Tra sostituto e sostituito c’è un rapporto privatistico: intercorre un
rapporto di credito-debito, nel senso che è un rapporto di lavoro. Se allora il datore di
lavoro trattiene più del dovuto, nasce una lite tra privati che non per forza riguarda
l’amm.ne finanziaria. Solo il sostituto (datore di lavoro) sarà in debito con lo Stato.

PATTO DI ACCOLLO  si intende un contratto in cui un soggetto si accolla il debito di un


altro soggetto. L’accollante sostiene l’onere fiscale per conto dell’accollato. ( Ha a che fare con
il diritto di rivalsa: il contribuente deve rivalersi sul sostituto)
Legge 212, 2000 (Statuto diritti contribuente), Art. 8 comma 2 “è ammesso l'accollo del
debito d'imposta altrui senza liberazione del contribuente originario.” Al contribuente
originario si aggiunge un altro soggetto, l’accollante, che è un soggetto co-obbligato con
l’accollato (accollo cumulativo), Il primo non viene quindi liberato (perché non esiste/ non è
consentito), ma semplicemente mi aggiungo. L’accollo ha quindi valenza tra privati, agli occhi
del fisco sono obbligati entrambi. L’accollo è cumulativo e mai liberatorio dove non è
espressamente vietato.
Gli accolli possono esser di due tipi:
- Tra privati
- Verso il fisco
Accolli privati: è vietato accollarsi obbligazioni altrui (es. IVA)

DICHIARAZIONE: atto giuridico per il quale il contribuente si dichiara debitore di un certo


ammontare nei confronti dello Stato.

Autoliquidazione dei tributi  la maggior parte dei tributi vengono riscossi da un


adempimento del contribuente: la dichiarazione. Autoliquidare= il contribuente una volta
realizzato il presupposto imponibile lo quantifica e autonomamente calcola l’imposta da pagare.

Chi deve presentarla, come e quali effetti giuridici ha


La dichiarazione vale per la maggior parte dei tributi, anche se ciò non esclude la presenza di
tributi privi di dichiarazione (alcuni tributi locali, accise, imposta di bollo, ecc.).
· Dichiarazioni relative a tributi periodici  tributo periodico (l’obbligazione è riferita a un
determinato periodo d’imposta e ogni anno solare comporta un’autonoma obbligazione)
(IRPEF, IRES, IVA, ecc.).
La dichiarazione più importante è quella sui redditi (quindi a fini IRPEF e IRES).
I soggetti obbligati a presentarla sono tutti coloro che hanno realizzato il presupposto: chi ha
realizzato un reddito deve dichiararlo allo Stato. I casi di esonero sono quelli in cui i soggetti
hanno realizzato un reddito minimo (free tax zone).
Un soggetto che possiede un solo reddito da lavoro può chiedere al suo datore di lavoro di
presentare (l’unico) per conto suo allo Stato.
Ci sono soggetti che pur senza aver effettuato un reddito devono effettuare la dichiarazione:
chi è obbligato a effettuare le scritture contabili.

Art. 2214 c.c.  “L'imprenditore che esercita un'attività commerciale deve tenere il libro
giornale e il libro degli inventari.
Deve altresì tenere le altre scritture che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni
dell'impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei
telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture
spedite.
Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori.”

L’imprenditore commerciale è tenuto a compilare alcuni libri e registri (libro giornale, libro
degli inventari, libro cespiti ammortizzati, libro mastro).
Il fisco invece impone la tenuta di altre scritture contabili a seconda che si sia obbligati (limiti
quantitativi di fatturato, o per la veste giuridica dell’impresa) alla contabilità ordinaria o a
quella semplificata. Per SPA e imprenditori individuali è sempre concesso di optare per
scrittura contabili semplificate. Altrimenti i limiti sono 400.000 $ per chi eroga servizi e 700.000
per gli altri.
ORDINARIA: libri inventari mastro ecc, registri iva e cespiti ammortizzabili. Più o meno
coincidono con quelli imposti dal codice civile.
SEMPLIFICATA: è obbligato a tenere soltanto i registri iva (acquisti e vendita).
DPR 600 del 73 art 13.

Perché il soggetto che è obbligato a tenere i libri contabili deve poi consegnare la
dichiarazione anche se non ha effettuato alcun reddito (è in perdita)?
Perché la perdita rilevata in un certo periodo può essere compensata da successivi redditi.
Anche se non si è realizzato il presupposto devo presentare la dichiarazione.

La dichiarazione non è in forma libera. Ogni anno si approva il modello ministeriale da


compilare.
L’UNICO è il modello più diffuso.

· MODELLO UNICO  le modalità di presentazione/notifica sono telematiche


(commercialista, CAF e intermediari abilitati a presentare dichiarazioni dei redditi per conto
dei propri assistiti); il soggetto si avvale di un intermediario che presenterà la dichiarazione
per lui delegando molto spesso anche la compilazione oltre che la consegna.

La dichiarazione è composta da quadri da compilare in cui il contribuente inserisce il


presupposto e quindi i redditi che ha realizzato secondo la tipologia, deduzioni, detrazioni e
quindi sta dicendo quello che sa, quello che si è verificato. Nella contribuzione il contribuente
effettua anche elle opzioni, delle scelte e quindi manifestazioni della sua volontà e queste
scelte possono avere influenza sulla determinazione dell’imposta. Fiscalmente è data la
possibilità, dato che la plusvalenza si rifà a una funzione strumentale, di rateizzare in cinque
anni la plusvalenza  questa della rateizzazione è una delle opzioni effettuabili sopracitate. È
quindi sia espressione di scienza (quello che so) che di volontà (quello che scelgo), ha quindi
un contenuto misto.

Termini di presentazione:
Il contribuente attraverso l’intermediario deve presentare per via telematica entro il 30
settembre l’UNICO del 2018 relativo al reddito 2017.  Questo termine è perentorio quindi
implica una violazione di legge se viene superato.
Casi di ritardo:
- Entro 90 giorni: subisco una sanzione pari a 1/8, è tardiva, ma valida.
- Oltre 90 giorni: ai fini fiscali, si considera omessa; tranne per un aspetto (utile solo al fisco),
gli effetti sono come se non l’avessi presentata, ma vale come titolo per la riscossione; come
conseguenza dell’omissione, l’amm.ne finanziaria può effettuare un accertamento d’ufficio
(può usare mezzi presuntivi e quindi può immaginare il reddito sulla base di alcuni elementi,
sta a me dimostrare il mio reddito) e decretare una sanzione pari al 100-200% dell’imposta
presunta.
- Dichiarazione nulla  quando non è sottoscritta (non è firmata). La dichiarazione può
essere corretta/firmata (non è quindi vincolante). Le correzioni possono essere a favore o a
sfavore del contribuente (se si sia dichiarato di più o di meno). Non potendo annullare la
dichiarazione, ne dichiaro un’altra: una dichiarazione integrativa (a favore o sfavore).
- Dichiarazione infedele  non ho dichiarato tutti i redditi, se il fisco mi scopre manda un
avviso di accertamento in cui sarà chiesta la maggior imposta non pagata più sanzioni.

Correzioni di dichiarazioni:
I termini nei quali si può correggere una dichiarazione era prima di un anno e dove non
fossero presenti accertamenti;
con la legge di stabilità è invece stata ampliata l’ipotesi di correzione anche qualora partissero
gli accertamenti di controllo, il termine è diventato di 5 anni.

I termini di decadenza dei controlli che possono farmi invece sono entro 5 anni. Se si riscontra
un reato fiscale allora il termine diventa 7 anni.
Se il contribuente ha già ricevuto un accertamento o è in corso senza ancora esito e ho avuto
un ravvedimento, posso avvisare il fisco per coordinarci.

MODELLO 730  modello semplificato rispetto all’UNICO riferito ai lavoratori dipendenti


che viene pre-compilato dal fisco.
L’amministrazione manda ogni anno il 730 già compilato sulla base del reddito degli anni
precedenti e poi il contribuente può aggiungere il 5 per mille o 8 per mille.
5^ LEZIONE – 15/03/2018

IRPEF e IRES tassano coloro che percepiscono un reddito. La distinzione delle imposte
dipende dalla natura giuridica del soggetto passivo.
REDDITO  non troviamo una definizione precisa. Ai fini Irpef troviamo categorie reddituali.
In generale esistono due nozioni del reddito, quello entrata e quello prodotto.

Il reddito entrata si riferisce a tutte le entrate che percepisce il soggetto passivo e che quindi
incrementano il suo patrimonio, a prescindere dal fatto che queste entrate siano prodotte da
una fonte produttiva (se vinci la lotteria inserisci il reddito qui dentro).

Il reddito prodotto si riferisce solo al reddito prodotto da una fonte produttiva, che può
essere un bene immobile, un’impresa od un’attività di lavoro. Tra queste nozioni noi abbiamo
una nozione ibrida. Non c’è una scelta chiara verso una delle due opzioni. Troviamo 6
categorie reddituali:
1) Redditi fondiari; 2) Redditi di capitale; 3) Redditi di lavoro autonomo; 4) Redditi di lavoro
dipendente; 5) Redditi di impresa; 6) Redditi diversi.
Il legislatore ha pensato di tassare tutti i possibili redditi.
Ogni categoria ha un suo metodo di determinazione/valutazione del reddito.
Alcune di queste categorie sono opzioni per il reddito prodotto. Molte si riferiscono al reddito
prodotto (es. quello da lavoro), tuttavia i redditi diversi (nei quali vi sono per esempio le
vincite alla lotteria) fanno parte del reddito entrata  ecco la declinazione ibrida.
Il reddito è un concetto dinamico.
Patrimonio  un insieme di situazioni giuridiche soggettive a contenuto economico, possono
essere sia attive che passive. È un concetto statico poiché in un certo periodo sai a quanto
ammonta il patrimonio facendo differenza tra attivo e passivo.
Reddito  concetto di flusso, è l’incremento del patrimonio prodotto dall’imprenditore, infatti
è riferito ad un periodo di imposta, solitamente un anno.
ART.1 DPR 917 1986  “Presupposto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è il
possesso di redditi in denaro o in natura rientranti nelle categorie indicate nell'articolo 6.”
Presupposto di IRPEF è il possesso di redditi in denaro o in natura elencati nell’art. 6 (quelle
viste prima). Presupposto è un elemento essenziale.
Possesso di redditi: presuppone una situazione di fatto con la cosa, ossia il diritto di godere e
disporre della cosa. È da intendere in maniera diversa dal c.c. tuttavia perché il c.c intente con
“possedere” il “percepire”. È più complicato da intendere quando ci si riferisce a redditi che
non costituiscono somme di denaro. Esempio: i redditi fondiari molte volte sono figurativi,
non incasso una somma di denaro  ho una seconda casa non utilizzata, tale casa non
produce reddito. Fiscalmente il fatto di essere proprietario di una casa è visto come un’utilità;
avere una seconda casa fiscalmente produce un reddito sulla base del catasto (dove sono
iscritti tutti gli immobili).  ad essi è attribuita una rendita figurativa, poiché non ottieni
denaro. Con questi redditi diventa difficile rilegarsi alla percezione di reddito.
Il possesso va inteso come possesso di fonte produttiva di reddito (astrattamente casa
potrebbe produrre reddito). La nozione di possesso è ampia e complessa. O è inteso come
percezione del reddito o possesso della fonte produttiva che astrattamente potrebbe produrre
il reddito.
Reddito può essere in denaro o in natura:
- in natura: utilità non espressa in denaro, che però ai fini della tassazione deve essere
convertita o convertibile in denaro, al fine di giungere alla base imponibile. Alcuni esempi
possono essere i benefici concessi dal datore di lavoro (auto o telefono aziendale) non
espressi monetariamente  frange benefits.
Il criterio per raggiungere la base imponibile è il criterio normale espresso all’art. 9 comma 3
del testo unico (TUIR)  “Per valore normale, salvo quanto stabilito nel comma 4 per i beni ivi
considerati, si intende il prezzo o corrispettivo mediamente praticato per i beni e i servizi della
stessa specie o similari, in condizioni di libera concorrenza e al medesimo stadio di
commercializzazione, nel tempo e nel luogo in cui i beni o servizi sono stati acquisiti o prestati, e,
in mancanza, nel tempo e nel luogo più prossimi. Per la determinazione del valore normale si fa
riferimento, in quanto possibile, ai listini o alle tariffe del soggetto che ha fornito i beni o i servizi
e, in mancanza, alle mercuriali e ai listini delle camere di commercio e alle tariffe professionali,
tenendo conto degli sconti d'uso. Per i beni e i servizi soggetti a disciplina dei prezzi si fa
riferimento ai provvedimenti in vigore.”
 VALORE NORMALE è il prezzo mediamente praticato per beni e servizi similari in
condizioni di libera concorrenza. Per la determinazione del valore normale si fa riferimento in
quanto possibile ai listini e alle tariffe del soggetto che ha fornito i beni, in mancanza si usano
quelli delle camere di commercio od i listini professionali.
La norma prosegue parlando anche di azioni ed obbligazioni; ad esempio per quelle di società
quotate il valore normale è determinato dalla media aritmetica dei prezzi nell’ultimo mese. Se
non sono quotate devo vedere il patrimonio netto. Il fisco si preoccupa per impedire manovre
elusive. (comma 4  “Il valore normale è determinato:
a) per le azioni, obbligazioni e altri titoli negoziati in mercati regolamentati italiani o esteri, in
base alla media aritmetica dei prezzi rilevati nell'ultimo mese;
b) per le altre azioni, per le quote di società non azionarie e per i titoli o quote di partecipazione
al capitale di enti diversi dalle società, in proporzione al valore del patrimonio netto della
società o ente, ovvero, per le società o enti di nuova costituzione, all'ammontare complessivo dei
conferimenti;
c) per le obbligazioni e gli altri titoli diversi da quelli indicati alle lettere a) e b),
comparativamente al valore normale dei titoli aventi analoghe caratteristiche negoziati in
mercati regolamentati italiani o esteri e, in mancanza, in base ad altri elementi determinabili in
modo obiettivo.”)

Quando l’art. 6 (a cui rinvia l’1) 


“1. I singoli redditi sono classificati nelle seguenti categorie: a) redditi fondiari; b) redditi di
capitale; c) redditi di lavoro dipendente; d) redditi di lavoro autonomo; e) redditi d'impresa; f)
redditi diversi.
2. I proventi conseguiti in sostituzione di redditi, anche per effetto di cessione dei relativi crediti,
e le indennità conseguite, anche in forma assicurativa, a titolo di risarcimento di danni
consistenti nella perdita di redditi, esclusi quelli dipendenti da invalidità permanente o da morte,
costituiscono redditi della stessa categoria di quelli sostituiti o perduti. Gli interessi moratori e
gli interessi per dilazione di pagamento costituiscono redditi della stessa categoria di quelli da
cui derivano i crediti su cui tali interessi sono maturati.
3. I redditi delle società in nome collettivo e in accomandita semplice, da qualsiasi fonte
provengano e quale che sia l'oggetto sociale, sono considerati redditi d'impresa e sono
determinati unitariamente secondo le norme relative a tali redditi.”

 prevede le 6 categorie di reddito, al comma 2 stabilisce che i proventi conseguiti in


sostituzione di redditi anche per effetto di cessione di crediti, anche le indennità assicurative,
costituiscono redditi della stessa categoria di quelli sostituiti o persi. Anche le indennità
risarcitorie sono quindi assoggettate ad IRPEF.
Normalmente chi causa un danno deve pagare un risarcimento, l’indennità percepita è
tassabile solo se si riferisce alla sostituzione di un reddito. L’indennità risarcitoria è tassabile
solo se inerente al lucro cessante.
Danno emergente  provocato dall’evento ingiusto, il danno patrimoniale, la perdita subita.
Lucro cessante  mancati guadagni causati dall’evento dannoso. L’indennità risarcitoria è
tassabile SOLO se si riferisce al lucro cessante.  si riferisce alla perdita di reddito e non di
patrimoni. Esclusi quelli che provocano morte o gravi danni fisici (paralisi ecce ecc.). Anche gli
interessi moratori rientrano nella stessa categoria di reddito dei crediti.
Gli incassi da illecito non erano tassati prima, poiché erano illeciti. Con una legge del ‘97 si è
cambiata tendenza. Si tassano i redditi da illecito inquadrandoli ad una delle 6 categorie
definite dall’IRPEF. Dal punto di vista fiscale anche i redditi da illecito sono tassabili.
Normalmente sono assoggettati a tassazione dopo l’accertamento.
I costi da illecito non sono deducibili. Tassi il reddito al lordo. Hanno natura extrafiscale. Ha
natura punitiva.
Ci sono attività che non sono né lecite né illecite, come la prostituzione. Sono zone d’ombra. La
prostituzione è legale, è illegale lo sfruttamento della prostituzione. Si è tentato di tassarla (in
tutti gli stati lo è). Vi sono state sentenze che fanno rientrare tali redditi nei redditi diversi.
Art. 2 Soggetti passivi.
“1. Soggetti passivi dell'imposta sono le persone fisiche, residenti e non residenti nel territorio
dello Stato.
2. Ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti le persone che per la maggior parte
del periodo d'imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel
territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del Codice civile.
2-bis. Si considerano altresì residenti, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle
anagrafi della popolazione residente e trasferiti in Stati o territori diversi da quelli individuati
con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.”

 I soggetti passivi sono le persone fisiche residenti e non nello stato. Occorre capire cos’è la
residenza. Se sei soggetto residente, l’Italia tassa i tuoi redditi ovunque prodotti nel mondo.
Tassa i non residenti solo per i redditi prodotti in Italia.
C’è il rischio di doppia tassazione che è illegittima, poiché lo stesso reddito non può essere
tassato due volte.
Il comma 2 ci dice che ai fini delle imposte sui redditi sono residenti tutte le persone che sono
iscritte nell’anagrafe dello stato residente o hanno nel territorio dello stato il domicilio o la
residenza ai sensi del c.c.
Il reddito tuttavia si riferisce all’anno solare. Dunque dire che si è iscritti all’anagrafe vuol dire
che siamo iscritti nelle liste dei comuni. Per la maggior parte del periodo di imposta significa
che devi essere iscritto all’anagrafe per almeno 6 mesi.
3 sono i criteri che riguardano la residenza:
1) Domicilio è il luogo in cui confluiscono i propri affari ed interessi. Con questa espressione
si intendono sia gli interessi personali e familiari che quelli economici.
2) Residenza (secondo c.c.)  dimora abituale.
3) Iscrizione all’anagrafe della popolazione residente perla maggior parte dell’ultimo periodo
d’imposta (anno solare).
È sufficiente uno solo dei criteri per avere la residenza.
Al primo criterio non può essere data una prova diversa… negli altri due sì.
Il comma 2 bis introduce una presunzione legale. Il legislatore prevede una relazione tra
fatto noto ed ignoto. È un’ipotesi probabilistica  è una relazione tra fatto noto ed ignoto:
dove la persona è residente? (fatto ignoto)  il fatto noto è il fatto che in concreto mi fa capire
dove abita la persona. Si considerano residenti salva prova contraria gli italiani cancellati
dall’anagrafe e che sono residenti in stati diversi individuati dal DPR che stabilisce i paradisi
fiscali (black list).  tale decreto doveva essere sostituito dal decreto con quelli della white
list.  stati che collaborano per evitare evasione fiscale. Prima in Svizzera c’era il segreto
bancario, ora non più. Chi non ha aderito agli accordi e non rientra nella white fa parte della
black. Il senso di tale presunzione è quello di stabilire che se una persona si è trasferita in un
paradiso fiscale lo sta facendo solo per motivi fiscali, e allora si presume residente in Italia
salva prova contraria. La norma contrasta i trasferimenti fittizi.

Come si determina la base imponibile?

Ce lo dice l’art. 3  Base imponibile.

“1. L'imposta si applica sul reddito complessivo del soggetto, formato per i residenti da tutti i redditi
posseduti e per i non residenti soltanto da quelli prodotti nel territorio dello Stato, al netto degli oneri
deducibili indicati nell'articolo 10.
2. In deroga al comma 1 l'imposta si applica separatamente sui redditi elencati nell'articolo 16, salvo
quanto stabilito nei commi 2 e 3 dello stesso articolo.
3. Sono in ogni caso esclusi dalla base imponibile:
a) i redditi esenti dall'imposta e quelli soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o ad imposta
sostitutiva;
b) gli assegni periodici destinati al mantenimento dei figli spettanti al coniuge in conseguenza di
separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del
matrimonio, nella misura in cui risultano da provvedimenti dell'autorità giudiziaria;
c) [i redditi derivanti da lavoro dipendente prestato all'estero in via continuativa e come oggetto
esclusivo del rapporto] ;
d) gli assegni familiari e l'assegno per il nucleo familiare, nonché, con gli stessi limiti e alle
medesime condizioni, gli emolumenti per carichi di famiglia comunque denominati, erogati nei casi
consentiti dalla legge ;
d-bis) la maggiorazione sociale dei trattamenti pensionistici prevista dall'articolo 1 della legge 29
dicembre 1988, n. 544.”

 È data dalla somma di tutti i redditi posseduti nel periodo di imposta.


1. Si calcola il reddito complessivo che è rilevante.
Il reddito complessivo è dato dalla somma dei redditi che hai ricevuto nell’anno. La somma dei
redditi dà il reddito complessivo, da cui devo dedurre degli oneri. Ci sono deduzioni previste
per consentire di tenere conto della progressività e per motivi fiscali.
2. Art. 10 sono gli oneri deducibili  per esempio i contributi previdenziali, obbligatori per
legge da versare. Gli assegni al coniuge o ex coniuge, le erogazioni liberali… queste spese
abbassano il reddito complessivo a fine del calcolo dell’imposta.
Dà anche dei limiti alle deduzioni.
3. Per arrivare all’IMPOSTA LORDA devi applicare degli scaglioni. Imprenditori e lavoratori
autonomi devono presentare la dichiarazione dei redditi e le scritture contabili, poiché se hai
avuto perdite le puoi dedurre.
Art. 11 prevede gli scaglioni da applicare all’IMPONIBILE NETTO. Attualmente vi sono 5
ALIQUOTE.
4. Imposta lorda non è ancora da pagare, poi che vi sono delle detrazioni, oneri da togliere
dall’imposta lorda. Detrazioni sono tassative e spiegate all’art.12 quelle per i carichi di
famiglia che diminuiscono all’aumentare del reddito.
Lavoratori autonomi ed imprenditori deducono i costi (R-C) determina reddito. Il lavoro
dipendente non può dedurre i suoi costi. Questa è una cosa ingiusta; tali costi vengono
recuperati con detrazioni forfettarie.
5. Detrazioni per carico di famiglia, per lavoro dipendente (vista adesso sopra) e quella per
oneri. L’ultima comprende ad esempio gli interessi passivi sul mutuo prima casa. Spese
mediche al 19% oltre la franchigia di 129, istruzione universitaria…
6. Togliendo le detrazioni si arriva all’IRPEF NETTA, dalla quale posso togliere ancora le
ritenute subite dal mio datore di lavoro a titolo d’acconto. Si possono togliere anche gli acconti
relativi al periodo precedente.
Credito d’imposta anno precedente nasce quando hai subito ritenute d’acconto o hai
versato acconti superiori all’Irpef che dovevi pagare.

6^ LEZIONE – 22/03/2018

I soggetti passivi sono tutte le persone fisiche residenti e non residenti. I residenti sono tassati
per tutti i redditi prodotti nel mondo (world wide taxation) e invece i non residenti sono
tassati solo peri i redditi prodotti in Italia.
Art. 23 del TUIR dice quanto si può tassare un non residente. Il collegamento può essere reale
o personale. Si considerano prodotti nello stato:
- Redditi fondiari (relativi agli immobili) relativi agli immobili sul suolo italiano.
- Redditi da capitale (sono tassati in Italia per i non residenti, se sono corrisposti da
titoli di stato o se sono erogati da banche italiane  guardi la residenza del soggetto
erogatore).
- Reddito da lavoro dipendente è tassato in Italia se il lavoro è prestato nel territorio
dello stato (idem per i redditi da lavoro autonomo).
- Reddito d’impresa, se deriva da attività svolte nel territorio dello Stato. Quando
un’impresa estera vuole esercitare la sua attività in un altro Stato, deve creare una
nuova società controllata o può istituire una stabile organizzazione, la stabile
organizzazione è una filiale che è definita all’art.162 TUIR  l'espressione "stabile
organizzazione" designa una sede fissa di affari per mezzo della quale l'impresa non
residente esercita in tutto o in parte la sua attività sul territorio dello Stato. La stabile
organizzazione non è un soggetto giuridico, quindi non paga l’imposta in Germania, ma
in Italia per contro del reddito creato dalla stabile.

{Stabile organizzazione: impresa estera che vuole esercitare l’attività a Varese per esempio: o crei una
nuova filiale controllata o fai una stabile organizzazione, ossia una sorta di filiale, una costola della casa
madre che è definita all’art. 162. Tale espressione designa una serie fissa di affari per mezzo dei quali
l’impresa non residente effettua la sua attività nel territorio dello stato. Comprende un ufficio, una
succursale, un laboratorio. Crea un collegamento col territorio italiano che consente di fare una
tassazione sull’azienda estera per il reddito prodotto in Italia. La succursale non è un soggetto giuridico.
 le tasse le paga la casa madre.}

- Redditi diversi sono svolti in Italia in diversi casi, poiché è una categoria molto
eterogenea. Occorre stabilire a quale reddito diverso ci si riferisce (plusvalenze
patrimoniale x es. è tassata in Italia se il bene su cui si fa plusvalenza è nel territorio
italiano).

Quando abbiamo parlato dei soggetti passivi ci siamo riferiti alle persone residenti e non.
Società ed enti con personalità giuridica pagano l’IRES. Vi sono alcuni soggetti di diritto che
hanno delle peculiarità. Un esempio sono le società di persone  queste hanno 2-3
caratteristiche fondamentali. Responsabilità illimitata, l’amministrazione spetta a tutti i soci
(in maniera congiunta e disgiunta). Siccome il socio ha un ruolo attivo, la società di persone è
vista come un velo trasparente dal punto di vista fiscale. In base a questo criterio è stabilito il
principio di trasparenza. Il reddito prodotto è imputato ai soci in base alla loro % di
partecipazione. Tale regime comporta una precisazione: sono inputati per trasparenza
significa che è una finzione  Se fai 200k di utili i soci beccano 100k a testa per le tasse ma è
irrilevante chi intasca poi i soldi.
Per input si guarda la compagine sociale alla fine del periodo del reddito d’imposta.
Il socio include tale reddito tra i suoi redditi ai fini IRPEF (reddito da partecipazione, è già
imputato in capo alla società). Viene sommato alle altre categorie di reddito. E’ assoggettato
agli scaglioni IRPEF. La società non è assoggettata né ad IRPEF né ad IRES. La società deve
fare le scritture contabili e presentare la dichiarazione dei redditi che serve per imputare ai
soci la loro quota di reddito.

La società di persone è un soggetto passivo di qualche tributo?


Ai fini IRPEF no perché vale la trasparenza, tranne nel caso in cui la società abbia optato per
l’IRI, imposta sul reddito imprenditoriale. È un’opzione. Esiste da un anno. La parte di utile
non distribuito diventa passivo di IRI.  tale reddito sarà separato. IRI non progressiva, è
un’aliquota fissa. Su imposte e redditi quindi non è soggetto passivo. Tali considerazioni
valgono per imposte sui redditi. Le società di persone sono soggetti passivi di altri tributi,
come IVA ed IRAP.
Tale regime vale anche per le associazioni personali  studio avvocati commercialisti ed
ingegneri. Non sono società, sono associazioni e fiscalmente il reddito di queste è assoggettato
al regime di trasparenza. Un imprenditore o un lavoratore autonomo possono anche creare
perdite.  uniche categorie il cui risultato si determina mediante una differenza. La perdita
può essere compensata con i futuri redditi positivi. Così come vengono imputati gli utili,
vengono imputate le perdite.
Sostituto di imposta è colui che eroga un reddito (può essere un imprenditore o anche un
commercialista). Commercialista fa parcella. L’imprenditore gliela paga e il commercialista
subisce una ritenuta d’acconto del 20% e fa da sostituto d’imposta. Anche queste ritenute
subite vengono inputate ai soggetti, così che possano essere scorporate dalle tasse da pagare.

Abbiamo anche le imprese familiari (società in cui ti avvali di soli familiari). Chi sono?  dal
punto di vista civilistico non c’è una definizione di familiare, al punto che anche i collaboratori
dell’imprenditore possono far parte di una società familiare. Dal punto di vista fiscale, il
familiare è il parente entro il terzo grado od il collaterale entro il secondo (parentele sono
calcolate a partire dal capostipite in linea retta  padre-figlio. Quando si va in linea
collaterale ad esempio tizio sposato con Brenda. La sorella di Brenda è parente collaterale).
Come funziona la tassazione?
Funziona come le società di persone.  all’imprenditore è imputato il 51% del reddito
prodotto. Solo il 49% può essere inputato ai collaboratori. Rispetto alle società l’impresa
familiare ha anche un’altra peculiarità. Non vengono assoggettate le perdite ai soci da portare
avanti per compensare con utili.

Differenza tra impresa individuale e società: Azienda  complesso di beni organizzati


dall’imprenditore per svolgere l’attività di impresa (art. 2555 cc).
Impresa  si riferisce all’attività svolta. Può essere un’attività commerciale, agricola ecce ecc.
La puoi svolgere con un diverso vestito giuridico. O in forma individuale o societaria. Ciò che
cambia è la veste giuridica. Farlo in forma individuale significa che il titolare che svolge
l’attività è una persona fisica.
In forma societaria significa che l’attività è svolta tramite una società, ossia l’unione di due o
più persone che apportano capitale per svolgere assieme la società e condividere gli utili.
Non sempre si applica IRES alle società. Se fatta individualmente si sconta IRPEF, capitali
IRES, persone è imputato ai soci per il principio della trasparenza fatto salvo il caso in cui si
sia optato per l’IRI.

REDDITI FONDIARI
I redditi fondiari sono quelli che venivano dai terreni e dai fabbricati situati nel territorio
dello stato e che devono essere iscritti nel catasto dei terreni o in quello edilizio urbano con
attribuzione di rendita.
Catasto  è un censimento di tutti gli immobili italiani. Tutti i beni immobili sono iscritti in
questo registro. Possono anche essere iscrivibili, ossia si ha un terreno ma non se ne dichiara
l’esistenza.
Rendita catastale  è un reddito finto. È il reddito medio ordinario che si intende riferito ad
uno specifico immobile. È un reddito figurativo. I redditi dei terreni si dividono a loro volta in
redditi dominicali e redditi agrari.  se sei proprietario di un vigneto, e lo affitti ad
un’industria, il reddito da locazione non è un reddito fondiario.
I redditi fondiari sono imputati al proprietario dell’immobile o a colui che ha un diritto reale
sull’immobile (esempio usufrutto).
Talvolta i due possono dissociarsi  proprietario che cede in affitto il terreno per usi agricoli
ad un imprenditore agricolo. Il reddito dominicale va al proprietario, quello agrario va al
locatario.

1) I redditi dominicali sono quelli imputati al proprietario.


L’art. 27  Redditi dominicali.
“1. Il reddito dominicale è costituito dalla parte dominicale del reddito medio ordinario ritraibile
dal terreno attraverso l'esercizio delle attività agricole di cui all'art. 32.
2. Non si considerano produttivi di reddito dominicale i terreni che costituiscono pertinenze di
fabbricati urbani, quelli dati in affitto per usi non agricoli, nonché quelli produttivi di reddito di
impresa di cui alla lettera c) del comma 2 dell'art. 55.”
Il reddito dominicale è dato da tariffe d’estimo stabilite per ogni qualità e classe di terreno
(sono revisionate). Ogni terreno agricolo viene diviso in particelle e classi. La particella è
un’unità minima di terreno che condivide la stessa proprietà di una persona ed ha una qualità
produttiva  es. vigneto. Il reddito agrario si riferisce a chi gode del terreno ed è un reddito
medio ordinario stimato sullo svolgimento dell’attività agricola.

2) Il reddito agrario è imputato a chi svolge l’attività agricola sul terreno. Spesso sono
imputati alla stessa persona..
Art. 32  Reddito agrario.
“1. Il reddito agrario è costituito dalla parte del reddito medio ordinario dei terreni imputabile
al capitale d'esercizio e al lavoro di organizzazione impiegati, nei limiti della potenzialità del
terreno, nell'esercizio di attività agricole su di esso.
2. Sono considerate attività agricole:
a) le attività dirette alla coltivazione del terreno e alla silvicoltura;
b) l'allevamento di animali con mangimi ottenibili per almeno un quarto dal terreno e le attività
dirette alla produzione di vegetali tramite l'utilizzo di strutture fisse o mobili, anche provvisorie,
se la superficie adibita alla produzione non eccede il doppio di quella del terreno su cui la
produzione insiste;
c) le attività di cui al terzo comma dell'articolo 2135 del codice civile, dirette alla manipolazione,
conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione, ancorché non svolte sul
terreno, di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o
dall'allevamento di animali, con riferimento ai beni individuati, ogni due anni e tenuto conto dei
criteri di cui al comma 1, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze su proposta del
Ministro delle politiche agricole e forestali (*).
3. Con decreto del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro dell'agricoltura e delle
foreste, è stabilito per ciascuna specie animale il numero dei capi che rientra nei limiti di cui alla
lettera b) del comma 2, tenuto conto della potenzialità produttiva dei terreni e delle unità
foraggere occorrenti a seconda della specie allevata.
4. Non si considerano produttivi di reddito agrario i terreni indicati nel comma 2 dell'articolo
27.”
 considera attività agricole della coltivazione del fondo e allevamento di animali,
produzione di vegetali, silvicoltura. C’è un grosso problema su questa nozione. Non solo la
coltivazione produce reddito agrario e rendita catastale, ma vengono fatte delle categorie con
art. 32 di attività che si allontanano dall’agricoltura  esempio pascolo di animali nutriti
anche con mangimi prodotti da terzi (purché almeno un quarto deve derivare dal proprio
terreno) allora rientri in rendita agraria.
Alla lettera c ci dice che non solo si può vendere il prodotto del fondo, ma si può anche
coltivare il terreno ed ottenere il prodotto che puoi consumare e vendere (coltivi uva e fai
vino)  puoi anche comprare vino da terzi e rivenderlo, ma prevalentemente devono essere
prodotti del tuo fondo (almeno il 50%). Le imposte vengono pagate in base alla rendita
catastale (accertati).
I redditi dei fabbricati sono date dal reddito medio ordinario e ritraibile da ciascuna unità
immobiliare urbana, ossia i fabbricati o le loro porzioni. Anche qui si deriva la rendita da
categorie e classe. Le categorie sono ad esempio, la civile abitazione che possono avere una
classe (A1, A2 ecce ecc). D sono i capannoni industriali. Se è dato in affitto il reddito è canone
di locazione.
Art. 37 comma 4 bis 
“4-bis. Qualora il canone risultante dal contratto di locazione, ridotto forfetariamente del 5 per
cento (2), sia superiore al reddito medio ordinario di cui al comma 1, il reddito è determinato in
misura pari a quella del canone di locazione al netto di tale riduzione. Per i fabbricati siti nella
città di Venezia centro e nelle isole della Giudecca, di Murano e di Burano, la riduzione è elevata
al 25 per cento. Per gli immobili riconosciuti di interesse storico o artistico, ai sensi dell'articolo
10 del codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la riduzione è elevata al 35 per
cento (1).“
 Se ho un appartamento con rendita catastale 2000. Lo affitto a 300 € al mese. All’anno il
canone è di 3600 €. Confronti 2000 con 3600 ridotto del 5%. Siccome il canone è superiore a
2000 il reddito dei fabbricati è 3600 x 0,95. Sugli immobili si paga l’IMU (al comune) e l’IRPEF
sul reddito che deriva da rendita catastale. È stato previsto che gli immobili assoggettati ad
IMU che producono i redditi fondiari non sono assoggettati ad IRPEF. Vale per terreni e
fabbricati che non appartengono ad imprese commerciali. Per esse non esiste il reddito
fondiario  tutto è di proprietà della società.

REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE


sono i redditi che derivano da rapporti aventi per oggetto la prestazione di lavoro alle
dipendenze e sotto la direzione di altri, compreso il lavoro di domicilio. Costituiscono altresì
reddito da lavoro dipendente le pensioni. La tecnica normativa è che si stabilisce un tipo di
reddito e poi vengono stabiliti i redditi assimilati. Non rientrano tecnicamente nella
definizione detta ma il legislatore per comodità ha assimilato a quelli da lavoro dipendente.
All’art. 50 comma 2 ne troviamo l’elenco: ne rientrano i gettoni di presenza dei politici, borse
di studio, assegni periodici, rendite vitalizie.
Come si determina il reddito di lavoro dipendente fiscalmente. Lo stabilisce il 51. È costituito
da tutte le somme percepite nel periodo di imposta anche sotto forma di erogazioni liberali in
relazione con il rapporto di lavoro. Per il reddito di lavoro dipendente vale il principio di
cassa!
CASSA VS COMPETENZA
Competenza è il momento di maturazione economica, cassa è il momento in cui percepisco.
Reddito di lavoro dipendente soggiace al principio di cassa. Altre somme non sono reddito da
lavoro dipendente, come i contributi sociali.  anche i ticket pasto fino €7 o 5,29  frange
benefits esclusi questi detti sono tutti tassati come lavoro dipendente.

7^ LEZIONE – 12/04/2018
(Lezione Pierro)

REDDITI DI CAPITALE E REDDITI DIVERSI

REDDITI DI CAPITALE
 derivanti da investimento del proprio reddito in attività finanziarie. Riguarda le persone
fisiche e di enti, diversi da società di capitale o persone, che non svolgono un attività
commerciale.

Disciplina contenuta nell’ art. 44 del testo unico che non da una definizione ma un esempio.
L’articolo li classifica: “Sono redditi di capitale: …” ne fa un elenco senza definirli.
Lettera H  “h) gli interessi e gli altri proventi derivanti da altri rapporti aventi per oggetto
l'impiego del capitale, esclusi i rapporti attraverso cui possono essere realizzati differenziali
positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto.”
Classifica: “i redditi di capitale tutti i redditi derivanti dall’impiego di capitale esclusi i
rapporti negozi giuridici …”
Le categorie più importanti sono dividendi e interessi.
Art 45  “1. Il reddito di capitale è costituito dall'ammontare degli interessi, utili o altri
proventi percepiti nel periodo d'imposta, senza alcuna deduzione...”

Gli interessi:
- tassazione secondo principio di cassa
- tassazione al lordo  non è ammessa alcuna deduzione: non puoi dedurre alcuna spesa
connessa all’ottenimento del reddito. Dati dal frutto dell’impiego di capitale in qualunque
forma. Sono tutti tassati: da c/c a obbligazioni.
Interessi moratori o per dilazione di pagamento: non producono capitale. Tassati come il
reddito a cui si riferiscono (es. debito per lavoro autonomo non pagato  alla scadenza
interessi moratori  interessi hanno natura del lavoro autonomo);
Interesse compensativo: non classificabile in nessuna categoria reddituale; sono quelli che
compensano una perdita patrimoniale. Non incrementa il mio patrimonio ma risarcisce,
reintegra una perdita di esso.
Queste tipologie sono tassabili per lo più in maniera sostitutiva. Si fa perché i redditi a cui si
riferiscono generalmente sono volatili, facilmente trasferibili all’estero ma anche per tutelare
il risparmio, invogliare al risparmio.
Con la tassazione sostitutiva questi interessi non si sommano agli altri redditi ma vengono
tassati nel momento in cui vengono distribuiti.
Aliquote: 26% e, per Titoli di Stato, 12,5%.
Una volta percepito il reddito, in questo modo, non lo devi più dichiarare al fisco.
NON costituiscono reddito la distribuzione di riserve di capitale (riserve società e
accantonamento a utili a nuovo). Se il capitale aumenta in virtù delle riserve bisogna
distinguere la natura della riserva: costituite da utili o da apporti da parte dei soci (capitale).
Se distribuisce:
- riserve di utili  viene tassato perché è un reddito che è stato posticipato nella distribuzione
- riserve di capitale  NON tassabile perché restituisco al socio un apporto che aveva fatto
precedentemente per diversi motivi (non è reddito).
Problema: Qualora una società abbia sia riserve di ulti sia di capitale e provveda a distribuire
del capitale si presume che per prima vengono distribuiti gli utili.
Se il socio recede dalla società (= contratto stipulato tra due o più soggetti che si uniscono per
svolgere insieme l’attività d’impresa e distribuirne gli utili  scopo di lucro. Per diventare
socio devo fare un conferimento), al recesso/morte/esclusione segue la restituzione della sua
quota. Questa quota non è tassabile perché è una restituzione di capitale, non reddito.
Nel caso la quota sia più alta dell’apporto originale, il surplus è tassabile perché è
distribuzione di utile, reddito formato negli anni.
Associazione in partecipazione (= vengono presi dei collaboratori a cui viene concessa la
partecipazione all’utile; l’imprenditore ha il 51%)  la quota concessa è un reddito, quindi
tassato (non fanno conferimento iniziale!).

REDDITI DIVERSI
 redditi diversi da quelli precedenti. ( nella classificazione dei redditi di un soggetto).
Redditi che non rientrano in quelli già considerati precedentemente.
All’interno di questi ci sono redditi che derivano da attività finanziarie.

Come capire dove collocarli? Sono valutati sotto un diverso profilo:

Redditi di capitale  considera i proventi che derivano direttamente dall’investimento. (es.


interesse che deriva da obbligazione; dividendo che deriva da azioni; proventi da strumenti
finanziari partecipativi). Si tratta di un provento che deriva dal semplice possesso/titolarità
dell’attività finanziaria. - (profilo statico) –
Redditi diversi  Dalla cessione di questi titoli sul mercato (sia quotato che non quotato) si
possono conseguire incrementi o decrementi di ricchezza (es. azione VN=1 in T=0  in T=N
V=5: quindi ho incremento di 4). Questo incremento/decremento è chiamato PLUSVALENZA
(capital gain)/ MINUSVALENZA (capital loss).

Art. 44 e art. 67 (lettera C-quinques) sono identici, cambia solo per un “non”.

1. Sono REDDITI DA CAPITALE i proventi che sono generalmente collegati ad un evento CERTO
 es. obbligazione di una società che ha buona redditività.
Quelli collegati ad eventi INCERTI sono espressi chiaramente dal legislatore  es. dividendo
dipende se la società decide di distribuirli o meno. Se percepiti da una persona fisica, sono
sempre redditi di capitale.

- Se società acquista azioni di un’altra società, il dividendo rientra nel reddito di impresa.
- Se una persona fisica o ente non commerciale cede attività finanziarie la minusvalenza/
plusvalenza è reddito diverso mentre se la stessa cosa viene fatta da persona fisica che
esercita attività d’impresa o ente commerciale rientra nei redditi d’impresa.
Sostanzialmente, se il provento o la plus/minusvalenza è fatta da ente commerciale rientra nel
REDDITO D’IMPRESA mentre se fatto da persona o ente non commerciale rientra rispettivamente
nel reddito di capitale e redditi diversi.

2. Sono REDDITI DIVERSI i proventi che derivano da rapporti dipendenti da un evento INCERTO.

(Per i redditi di capitale e redditi diversi si fa riferimento al PRINCIPIO DI CASSA, quindi al


momento in cui il reddito viene percepito).
PRINCIPIO DI CASSA regola:
 Reddito da capitale PRINCIPIO DI COMPETENZA regola:
 Reddito di lavoro dipendente  Redditi fondiari
 Reddito di lavoro autonomo  Redditi d’impresa
 Redditi diversi

Art. 48: “Non costituiscono reddito di capitale gli interessi e proventi conseguiti da società enti
di cui all’art. 83 e dalle stabili organizzazioni di cui alla lettera d nonché quelli conseguiti dalle
attività commerciale “  questi sono tassati come redditi d’impresa. (nell’esame!!!)

Art 44: elenco di ipotesi reddituali che rientrano nei redditi da capitale.
 Lettera a  interessi che derivano da mutui, depositi e c/c.
{ Es. sul c/c viene accreditato l’interesse già al netto della tassazione; mutuo. (Si intende
anche tra privati, non solo con la banca) }
 Lettera b  interessi o proventi derivanti da obbligazioni o titoli similari o certificati di
massa o titoli differenti da azioni. { LEGGE 6 2003 entrata nel 2004: riforma il diritto
societario e fiscale  Il dividendo è l’utile che deriva dalla partecipazione alla società ed è
indeducibile dalla società emittente (capitale di rischio: se la società va male ti assumi il
rischio). Se la società necessita denaro può chiedere prestiti o sottoscrivere obbligazioni
(capitale di debito) ti impegni a pagare interessi e restituire la somma sottoscritta. Il
titolare dell’obbligazione non diventa socio e la società sostiene un costo che è dato
dall’interesse che viene portato in deduzione nel suo CE. }
Per i titoli che non sono azioni ed obbligazioni il legislatore verifica come il provento
viene considerato nel CE della società. Se in CE considera indeducibile il provento di un
dato titolo allora quel provento al capo al ricevitore verrà trattato come in dividendo; se
invece viene dedotto in CE viene trattato come un interesse.
In base a come la società emittente tratta il provento, il legislatore tratta il titolo,
indipendentemente dalla denominazione data al titolo.
Combinazione tra art. 44 comma a e art. 109 comma 9 del reddito d’impresa (che contiene i principi che
presiedono la determinazione del reddito d’impresa): spiega questa deducibilità e indeducibilità.

Quando si tratta di redditi di capitale di regola, non sempre, essi subiscono una ritenuta
alla fonte a titolo d’imposta (no obblighi dichiarativi e di versamento).
A titolo d’imposta: il contribuente che subisce la ritenuta non ha alcun obbligo di
dichiarazione e versamento.
A titolo di acconto: es. reddito di lavoro dipendente, ritenuta in acconto su reddito
complessivo del soggetto
Ritenuta diretta: es. nei titoli di Stato non c’è alcuna sostituto d’imposta, la ritenuta è
diretta, trattenuta direttamente dallo Stato.
I redditi di capitale non sono solo quelli indicati in questo articolo ma ha natura
esemplificativa.
 Lettera c Compensi per interessi per prestazione di fideiussione (Garanzia personale 
persona fisica o ente giuridico). “Nel caso tu risulti insolvente provvederò io a pagare il
tuo debito) o altra garanzia (es. ipoteca)”. Il compenso che si riceve a fronte della garanzia
prestata è un reddito di capitale.
 Lettera d  non studiare
 Lettera e  utili derivanti dalla partecipazione al capitale o al patrimonio di società o enti
soggetti a IRES.
 Lettera f  utile derivante da contratti di associazione in partecipazione: contratto con
cui un soggetto decide di apportare lavoro o capitale o misto (entrambi). Partecipo alla
tua impresa senza diventare socio. La società può remunerare l’apporto con utile o titoli.
Se l’apporto è misto o di capitale è reddito da capitale, se l’apporto è solo lavoro è reddito
da lavoro.
 Lettera g  organismi di investimento collettivo di risparmio o nel g bis quelli derivanti
dal pronti contro termine.
 Lettera h  rendimenti da pensione non obbligatorie piuttosto che redditi da TRUST
(istituto che prevede settlor detto anche disponente che si libera delle proprie attività e
vengono prese da un trustee es. banca che formalmente ma non sostanzialmente è titolare
di questi beni e li gestisce nell’interesse di certi soggetti. Se il reddito di tale trust va
distribuito ai beneficiari abbiamo un trust “trasparente”, se non si distribuisce è “opaco”).
Il compenso preso dal trust “trasparente” viene tassato come reddito da capitale.

Domanda esame!: principio di trasparenza trust.

Come vengono tassati gli interessi?


Interessi derivanti da titoli (obbligazioni) private sono tassati al 26%.
Interessi derivanti da titoli statali sono tassati al 12,5%.

Come vengono tassati i dividendi?


Da quest’anno il legislatore ha deciso di equiparare tutti i tipi di dividendi e tassarli al 26%
con ritenuta alla fonte a titolo d’imposta.

Come vengono tassate le partecipazioni?


Fino al 2017 e per un periodo transitorio fino al 2022 si distingue tra partecipazioni, al
capitale o patrimonio, qualificate o non qualificate: ciò consente di distinguere il piccolo
investitore dal socio capitalista. Il capitalista è tassato in modo più gravoso, ovviamente.
Criteri per distinguere tra partecipazioni qualificate o non qualificate (Art. 67 lettera c e c-bis)
– il libro ha errori, guardare il codice !! -:
titoli suscettibili di qualificazioni sono quelli che hanno quota al capitale o patrimonio es.
azioni (diverse da zioni di risparmio che attribuiscono solo il diritto di avere una maggiore
percezione di utili). ESCLUSE LE OBBLIGAZIONI.
È QUALIFICATA quando:
- società quotata: titoli che rappresentano almeno il 2% dei diritti di voto in assemblea
ordinaria o titoli che rappresentano almeno il 5% del capitale o patrimonio.
- società non quotata: titoli che rappresentano almeno il 20% dei diritti di voto o almeno il 25%
del capitale sociale.
Si distingue tra rappresentanza del diritto di voto e rappresentanza del capitale perché ci
sono enti che non hanno assemblea (es. società di persone commerciale).
Partecipazione qualificata: 58,14% dell’utile che si percepisce concorre a formare il reddito
complessivo e sconterà una tassazione progressiva (insieme agli altri redditi). Questo è stato
fino al 31/12/2017. Dopodiché le partecipazioni verranno tassate alla fonte per il 26%.
Dal 2004 la riduzione della tassazione media sulle società si è ridotta di 10 punti percentuale.
Partecipazione non qualificata: tassazione alla fonte del 26%.

Supponiamo di cedere un titolo (titolo azionario o assimilati) ed ha un valore > del prezzo
d’acquisto realizzo una PLUSVALENZA SPECULATIVA (capital gains) e viceversa.
Supponiamo di acquistare un titolo di Stato sotto la pari (es. 0,98) e che il titolo vada bene
prima della scadenza T, io cedo il titolo perché incrementato di valore. Realizzo una
PLUSVALENZA: rientra nei redditi diversi.

Il legislatore afferma che se la plusvalenza è derivante da partecipazione qualificata


concorrerà al 58,14% del reddito complessivo.

Se derivano da una partecipazione non qualificata o non suscettibile di essere qualificata ci


sono due regimi di tassazione che sono forme di imposizione sostitutiva (non è tassazione
separata), perché sostituisce la tassazione ordinaria:
1. Regime del risparmio amministrato: si applica il principio di cassa. Tassate al momento
della realizzazione della plusvalenza
2. Regime del risparmio gestito: si applica il principio di competenza. Tassato al
momento della maturazione.
Con il secondo principio, se realizzo sia plusvalenze che minusvalenze queste vengono
compensate tra loro se di stessa natura. (compensazione incrociata)

Tra i redditi diversi rientrano solo una parte di redditi da attività finanziarie, tra cui i contratti
derivati. Rientrano, anche, componenti reddituali che altrimenti non sarebbero soggetti a
tassazione.
Esempi:
- immobile all’estero non iscritto al catasto non produce reddito fondiario ma reddito
diverso (nell’esame!);
- quando occasionalmente si presta lavoro autonomo e non si ha partita IVA;
- (lettera b art 67) acquisto immobile, lo cedo e realizzo una plusvalenza: se non sono
passati 5 anni il legislatore assume che il tuo acquisto sia stato a scopo speculativo e
quindi tassa la plusvalenza come reddito diverso, quindi concorre a formare il reddito
complessivo (a 5 anni e 1 gg viene tassato normalmente).

Esistono redditi non tassati ??


Tutti i redditi che derivano dagli obblighi di fare, non fare o permettere danno luogo ad un
reddito diverso.

Sono un imprenditore commerciale e ho due aziende, ne cedo una e realizzo una plusvalenza che
rientra tra i redditi d’impresa.
Sono un imprenditore che ha un’unica azienda, la cedo e realizzo una plusvalenza, questa non
può essere reddito d’impresa perché l’impresa è stata ceduta, quindi rientra dei redditi diversi.
8^ LEZIONE – 19/04/2018

Proseguo REDDITI DIVERSI…


rientrano i redditi ad elencazione tassativa, non è residuale ma include quelli che non
rientrano nelle altre 5 categorie.

Art 67  “1) Sono redditi diversi se non costituiscono redditi di capitale ovvero se non sono
conseguiti nell'esercizio di arti e professioni o di imprese commerciali o da società in nome
collettivo e in accomandita semplice, ne' in relazione alla qualità di lavoratore dipendente:”
prevede tante categorie di reddito. Le più importanti (a parte quelli di natura finanziaria):

PLUSVALENZE, non finanziarie  plusvalenze speculative: costruzioni o vendita di immobili


con intento speculativo.
a) “Le plusvalenze realizzate mediante la lottizzazione di terreni, o l'esecuzione di opere intese a
renderli edificabili, e la successiva vendita, anche parziale, dei terreni e degli edifici”;
Lottizzazione: tipo bonifica.

b) “Le plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di beni immobili acquistati o
costruiti da non più' di cinque anni, esclusi quelli acquisiti per successione e le unità immobiliari
urbane che per la maggior parte del periodo intercorso tra l'acquisto o la costruzione e la
cessione sono state adibite ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari, nonché, in
ogni caso, le plusvalenze realizzate a seguito di cessioni a titolo oneroso di terreni suscettibili di
utilizzazione edificatoria secondo gli strumenti urbanistici vigenti al momento della cessione. In
caso di cessione a titolo oneroso di immobili ricevuti per donazione, il predetto periodo di cinque
anni decorre dalla data di acquisto da parte del donante;”

Esclusioni:
- Sono escluse le vendite di immobili ricevute per successione ereditaria, non posso essere
tassato tra valore eredità e plusvalenza perché non c’è il periodo dei 5 anni perché era di
proprietà del mio dante causa.
- Anche per quanto riguarda la prima casa, non ho fatto un investimento finalizzato a
comprare e rivendere ad un prezzo maggiore.
- Escluse anche le donazioni, il periodo dei 5 anni decorre dal momento della data d’acquisto
del donante.

REDDITO DI LAVORO AUTONOMO OCCASIONALE E REDDITI DA IMPRESA OCCASIONALE:


Occasionalità con il quale il reddito è conseguito:
“i) i redditi derivanti da attività commerciali non esercitate abitualmente;
l) i redditi derivanti da attività di lavoro autonomo non esercitate abitualmente o dalla
assunzione di obblighi di fare, non fare o permettere”
Se la prestazione di lavoro è occasionale e non abituale manca il requisito per far entrare
questo reddito tra il reddito da lavoratore autonomo.
Stessa cosa per il reddito da impresa; es.: vendo un orologio.
VINCITE LOTTERIE, SCOMMESSE, GIOCHI A PREMIO
“d) le vincite delle lotterie, dei concorsi a premio, dei giochi e delle scommesse organizzati per il
pubblico e i premi derivanti da prove di abilità o dalla sorte nonché quelli attribuiti in
riconoscimento di particolari meriti artistici, scientifici o sociali;”
Sono soggetti ad una ritenuta alla fonte.

NATURA FONDIARIA…
“e) i redditi di natura fondiaria non determinabili catastalmente, compresi quelli dei terreni dati
in affitto per usi non agricoli;”
Es.: ho un uliveto e lo concedo in affitto ad una società di energia eolica, io lo sto dando in
affitto per uso industriale e non agricolo, quindi questo è un reddito diverso e non fondiario.

Questo diversa classificazione tra i redditi serve, nonostante rientrano tutti nel reddito
complessivo, per il modo in cui viene determinato il reddito.

BENI IMMOBILI ALL’ESTERO


“f) i redditi di beni immobili situati all'estero;”
Infatti in Italia i redditi dei residenti sono tassati ovunque essi si trovino.
L’art.70 ci dice che il reddito è tassato sulla base della valutazione dello stato estero e non con
la rendita catastale (come avviene con gli immobili situati in Italia).

USUFRUTTO E SUBLOCAZIONE
“h) i redditi derivanti dalla concessione in usufrutto e dalla sublocazione di beni immobili,
dall'affitto, locazione, noleggio o concessione in uso di veicoli, macchine e altri beni mobili,
dall'affitto e dalla concessione in usufrutto di aziende; l'affitto e la concessione in usufrutto
dell'unica azienda da parte dell'imprenditore non si considerano fatti nell'esercizio dell'impresa,
ma in caso di successiva vendita totale o parziale le plusvalenze realizzate concorrono a formare
il reddito complessivo come redditi diversi;”
Sublocazione: il locatario di un bene subloca il bene ad un terzo. Il compenso del sublocatario
rientra nei redditi diversi.

Tutti i compensi derivanti dagli obblighi di fare, non fare o di permettere rientrano nei redditi
diversi  fatto per far rientrare tutte le hp di reddito non specificati.

Art. 68, 69,e 70 stabiliscono come calcolare questi redditi.

REDDITO DI LAVORO AUTONOMO

Categoria definita e trattata art. 53 e seguenti del TUIR

“1. Sono redditi di lavoro autonomo quelli che derivano dall'esercizio di arti e professioni. Per
esercizio di arti e professioni si intende l'esercizio per professione abituale, ancorché non
esclusiva, di attività di lavoro autonomo diverse da quelle considerate nel capo VI, compreso
l'esercizio in forma associata di cui alla lettera c) del comma 3 dell'articolo 5.”
Lavoratore autonomo  colui che esercita arte o professione in modo abituale, cioè
professionalità e continuità nel tempo (gli occasionali infatti gli abbiamo trovati nei redditi
diversi).
Arte o professione  il capo VI si riferisce all’attività di impresa. È quindi una definizione per
esclusione. È lavoratore autonomo ciò che non è impresa e quindi sono escluse le attività
commerciali. Es. attività bancaria è attività commerciale quindi rientra nei redditi d’impresa.

Il lavoratore autonomo esercita attività senza vincolo di subordinazione, quindi esclude


l’attività di lavoro dipendente in cui requisito essenziale è il rapporto di subordinazione.
Quindi è per esclusione: ciò che non è lavoro dipendente e ciò che non è attività commerciale.
Rientrano non solo le professioni intellettuali (commercialista, avvocato, medico  tutti
iscritti ad un albo) ma tutte le attività di lavoro autonomo (prestazione d’opera  definita
all’art 2222 del c.c.  “Quando una persona si obbliga a compiere verso un corrispettivo
un'opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e
senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente, si applicano le norme di questo
capo, salvo che il rapporto abbia una disciplina particolare nel libro IV.”)
Es. estetista: a volte presta il suo servizio, a volte gli strumenti di cui si avvale sostituiscono il
suo lavoro.
Quindi, in alcuni casi è difficile fiscalmente tracciare il confine tra lavoratore autonomo e
imprenditore commerciale.

“2. Sono inoltre redditi di lavoro autonomo:


a) (lettera soppressa);
b) i redditi derivanti dalla utilizzazione economica, da parte dell'autore o inventore, di opere
dell'ingegno, di brevetti industriali e di processi, formule o informazioni relativi ad esperienze
acquisite in campo industriale, commerciale o scientifico, se non sono conseguiti nell'esercizio di
imprese commerciali;
c) le partecipazioni agli utili di cui alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 44 quando l'apporto
è costituito esclusivamente dalla prestazione di lavoro;
d) le partecipazioni agli utili spettanti ai promotori e ai soci fondatori di società per azioni, in
accomandita per azioni e a responsabilità limitata;
e) le indennità per la cessazione di rapporti di agenzia;
f) i redditi derivanti dall'attività di levata dei protesti esercitata dai segretari comunali ai sensi
della legge 12 giugno 1973, n. 349.”
Lavoro autonomo per assimilazione.

Come calcolare il reddito di lavoro autonomo?


Non c’è solo un riferimento all’ammontare dei compensi ma è una categoria nella quale il
reddito è calcolato attraverso una differenza tra componenti positivi e componenti negativi.
(nel dipendente tasso la retribuzione ma non do la possibilità per ridurre i costi sostenuti per
lavorare  ricevo una detrazione forfettaria)

Art. 54 
“1. Il reddito derivante dall'esercizio di arti e professioni è costituito dalla differenza tra
l'ammontare dei compensi in denaro o in natura percepiti nel periodo di imposta, anche
sotto forma di partecipazione agli utili, e quello delle spese sostenute nel periodo stesso
nell'esercizio dell'arte o della professione, salvo quanto stabilito nei successivi commi. I
compensi sono computati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali stabiliti dalla
legge a carico del soggetto che li corrisponde.”
Anche qui viene applicato il PRINCIPIO DI CASSA che rileva il momento in cui incasso e non
quello di maturazione.
Non si parla di ricavi e costi che riportano al principio di competenza ma di compensi e spese
che riportano al principio di cassa.

Componenti positivi in denaro o natura (compensi):


In natura  significa che tasso anche il compenso sotto forma di bene, difficile da trovare tra i
lavoratori autonomi.
Autoconsumo  difficile da trovare (es. parrucchiere che si taglia i capelli da solo) ma
comunque tassabile
Destinazione a finalità estranee dei beni  esistono beni che servono per esercitare la
professione e che sono iscritti nei libri contabili, sono inclusi nell’inventario, spesso nel
registri dei beni ammortizzabili (attrezzature, computer): es. se il pc è prelevato dal
lavoratore per usarlo per fini privati esce dai beni usati per l’attività. Questa finalità estranea
alla professione assume una rilevanza fiscale. Sono beni strumentali, soggetti ad
ammortamento. Guardo il valore contabile residuo e il valore normale  si può creare una
plusvalenza che è componente positivo  comma 1-bis:
“1-bis. Concorrono a formare il reddito le plusvalenze dei beni strumentali, esclusi gli
oggetti d'arte, di antiquariato o da collezione di cui al comma 5, se: a) sono realizzate
mediante cessione a titolo oneroso; b) sono realizzate mediante il risarcimento, anche
in forma assicurativa, per la perdita o il danneggiamento dei beni; c) i beni vengono
destinati al consumo personale o familiare dell'esercente l'arte o la professione o a
finalità estranee all'arte o professione. (103) ;
1-bis.l. Le minusvalenze dei beni strumentali di cui al comma 1-bis sono deduci-bili se sono
realizzate ai sensi delle lettere a) e b) del medesimo comma 1-bis. (103) ;
1-ter. Si considerano plusvalenza o minusvalenza la differenza, positiva o negativa, tra il
corrispettivo o l'indennità percepiti e il costo non ammortizzato ovvero, in assenza di
corrispettivo, la differenza tra il valore normale del bene e il costo non
ammortizzato.“
Come sono tassabili le plusvalenze, le minusvalenze sono deducibili.

Componenti negativi (spese):


Le spese deducibili ai fini della determinazione del reddito sono solo quelle “inerenti”.
Il principio di INERENZA è fondamentale e comunque sia al reddito autonomo che d’impresa.
Quando una spesa è inerente? Sono deducibili le spese sostenute nell’esercizio dell’arte e della
professione. Es. compro pc che mi serve per svolgere la mia attività.
Secondo altri la spesa deve produrre compensi, cioè ricavi.
L’acquisti di un’aspirapolvere per pulire lo studio è inerente? Non ha collegamento diretto con
il mio lavoro es di commercialista.
Occorre, quindi, fare un giudizio.
Inerenza anche dal punto di vista quantitativo e non solo qualitativo  secondo molte
sentenze della Corte di Cassazione sostenere spese sproporzionate, ciò causa la non inerenza
perché sono incongrui, non li ho usati veramente tutti.
In conclusione diciamo che l’inerenza è un giudizio di qualità in rispetto alla prestazione
svolta: se serve per produrre allora è inerente. Anche con una correlazione indiretta la spesa
può essere inerente (es. elettricità).

Deroghe la principio di cassa:


- Ci sono deroghe perché alcune spese non guardano la manifestazione finanziaria 
sono beni strumentali, soggetti ad ammortamento.
Il problema dell’ammortamento è capire la vita utile di un bene pluriennale, è una
valutazione discrezionale.
Si creano effetti distorsivi perché nell’anno in cui vengono acquistati si sostengono alte
spese e il reddito si riduce, viceversa nei seguenti in cui uso il bene ma lo ho già pagato.
Il costo “quota annuale di ammortamento” è una spesa senza manifestazione
finanziaria ma solo economica. Vale per una spesa superiore a € 516.40.
Il principio di cassa è quindi solo un principio tendenziale.
- canoni di leasing: la differenza con l’ammortamento è la proprietà del bene;
Art 54 comma 2 
“2. Per i beni strumentali per l'esercizio dell'arte o della professione, esclusi gli
oggetti d'arte, di antiquariato o da collezione di cui al comma 5, sono ammesse in
deduzione quote annuali di ammortamento non superiori a quelle risultanti
dall'applicazione al costo dei beni dei coefficienti stabiliti, per categorie di beni
omogenei, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze. E tuttavia consentita
la deduzione integrale, nel periodo d'imposta in cui sono state sostenute, delle spese
di acquisizione di beni strumentali il cui costo unitario non sia superiore a euro 516,4.
La deduzione dei canoni di locazione finanziaria di beni strumentali e' ammessa per
un periodo non inferiore alla metà del periodo di ammortamento corrispondente al
coefficiente stabilito nel predetto decreto; in caso di beni immobili, la deduzione è
ammessa per un periodo non inferiore a dodici anni. Ai fini del calcolo delle quote di
ammortamento deducibili dei beni immobili strumentali, si applica l'articolo 36, commi 7
e 7-bis, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge
4 agosto 2006, n. 248. Per i beni di cui all'articolo 164, comma 1, lettera b), la
deducibilità dei canoni di locazione finanziaria è ammessa per un periodo non inferiore
al periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente stabilito a norma del
primo periodo. I canoni di locazione finanziaria dei beni strumentali sono deducibili
nel periodo d'imposta in cui maturano. Le spese relative all'ammodernamento,
alla ristrutturazione e alla manutenzione di immobili utilizzati nell'esercizio di arti e
professioni, che per le loro caratteristiche non sono imputabili ad incremento del costo
dei beni ai quali si riferiscono, sono deducibili, nel periodo d'imposta di sostenimento, nel
limite del 5 per cento del costo complessivo di tutti i beni materiali ammortizzabili, quale
risulta all'inizio del periodo d'imposta dal registro di cui all'articolo 19 del decreto del
Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni;
l'eccedenza è deducibile in quote costanti nei cinque periodi d'imposta successivi. (103)
(125) (138) “.
La deduzione di tali canoni avviene secondo il piano di leasing ma è ammessa per un
periodo non inferiore alla metà del periodo di ammortamento.
LIMITAZIONI ALLA DEDUCIBILITA’

Beni ad uso promiscuo: utilizzati sia per fini privati che lavorativi  anche per l’IVA c’è la
stessa deduzione. Sono:
- Spese automobile: deducibile il 40% della spesa nel limite di spesa di € 18.000;
- Spese cellulare: deducibile per l’80%.

Spese per ristorazione: deduzione del 75% nel limite del 2% del fatturato annuo.

Spese per aggiornamento personale e spese di viaggio per frequentarlo: deduzione del 50%.

Immobile in cui svolgo l’attività: non ci sono limitazioni alla deduzione del canone d’affitto; se
sei proprietario non puoi dedurre la quota di ammortamento.
- Se l’immobile in cui svolgo l’attività è ad uso promiscuo: si possono dedurre le rendite
catastali per una somma pari al 50% della rendita catastale od il 50% del canone.

Spese di manutenzione, ristrutturazione ed ammodernamento: deducibili al 50%  utilità


pluriennali quindi non è giusto dedurle solo nell’anno in cui si sostengono  2 opzioni: o si
imputa la ristrutturazione all’incremento del costo del bene e segue ammortamento normale
o deduci la spesa con dei limiti: 5% del costo complessivo di tutti i beni ammortizzabili. Il 5%
di questo valore lo puoi dedurre con quota annua per la ristrutturazione ed il resto negli anni
seguenti a quote costanti.

Compensi erogati dal coniuge o figli: non si possono dedurre dalle spese, perché si pensa che ci
sia accordo tra coniugi ed il compenso è simulato per far diminuire reddito imponibile e
quindi aliquota IRPEF  faccio abbassare il reddito dividendolo con il mio coniuge (per
evitare elusione).

9^ LEZIONE – 26/04/2018

REDDITI D’IMPRESA

Soggetti a due imposte: IRPEF e IRES.


Legislatore definisce la disciplina del titolo del TUIR, dedicato all’IRES ma fa un rimando
all’IRPEF.
Come capire se l’imprenditore è tassato a fini IRPEF o IRES?
Dipende dalla veste giuridica del soggetto: persona fisica (es. imprenditore) o persona
giuridica (es. società di capitali).
Società di persone  principio di trasparenza  non paga nulla la società ma solo i soggetti
con IRPEF. Ma…
Con IRI la società di persone trattiene utile dentro senza distribuirlo ai soci e paga su questo
l’IRI.
Art. 55 comma 1  Sono redditi d’impresa quelli che derivano da imprese commerciali,
esiste però anche l’impresa agraria che non è commerciale.
IMPRESA COMMERCIALE: definizione ai fini fiscali è diversa, più ampia e complessa di quella
del codice civile. A volte quella a fini fiscali rimanda al c.c.

Nel c.c.: Art. 2082 “È imprenditore chi esercita professionalmente un'attività


economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”
Requisiti:
- professionalità: attività svolta in maniera continuativa, non occasionale, come lavoro;
- economica: tendenzialmente che riesca ad avere equilibrio economico cioè coprire i
costi con i ricavi;
- organizzata: non è definito;
- produzione e scambio di beni e servizi: quello che produco deve essere venduto,
scambiato sul mercato sennò non sarei imprenditore. Devo sia produrre che
scambiare, se produco solo non sono imprenditore.

Che tipo di imprenditore posso essere con questi requisiti?


1) commerciale (art. 2195 del c.c.)  codice presenta un elenco di attività.

“Sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione, nel registro delle imprese gli imprenditori che
esercitano:
1) un'attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
2) un'attività intermediaria nella circolazione dei beni;
3) un'attività di trasporto per terra, per acqua o per aria;
4) un'attività bancaria o assicurativa;
5) altre attività ausiliarie delle precedenti.
Le disposizioni della legge che fanno riferimento alle attività e alle imprese commerciali ] si
applicano, se non risulta diversamente, a tutte le attività indicate in questo articolo e alle
imprese che le esercitano.”

2) agricolo (art. 2135 del c.c.)  richiamato nei redditi fondiari. Imprenditore la cui
caratteristica principale è il legame con il terreno: coltivo fondo, vendo frutti fondo o
svolgo attività accessorie.

“E' imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo,
selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse.
Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le
attività dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo
stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le
acque dolci, salmastre o marine.
Si intendono comunque connesse le attività, esercitate dal
medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione,
commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti
ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali,
nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di
attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi
comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di
ricezione ed ospitalità come definite dalla legge.”

Nel TUIR: Art. 55  stabilisce la definizione dell’imprenditore a fini fiscali.


Comma 1: “Sono redditi d'impresa quelli che derivano dall'esercizio di imprese commerciali. Per
esercizio di imprese commerciali si intende l'esercizio per professione abituale, ancorché non
esclusiva, delle attività indicate nell'art. 2195 c.c., e delle attività indicate alle lettere b) e c) del
comma 2 dell'art. 32 che eccedono i limiti ivi stabiliti, anche se non organizzate in forma
d'impresa.”
1) c’è un richiamo espresso dell’art. 2195 del c.c.. Dice che le 5 attività dell’art. 2195 sono
imprenditori commerciali anche a fini fiscale con un’eccezione: lo sono anche se non sono
organizzate!.
2) Per professione abituale ma: anche in via non esclusiva! posso essere lavoratore
dipendente e essere anche imprenditore commerciale. Non devo fare solo quello di mestiere.
3) Richiamo ad attività agricole dell’ art. 32 del TUIR se eccedono i limiti qui indicati. 

“1. Il reddito agrario è costituito dalla parte del reddito medio ordinario dei terreni imputabile al
capitale d'esercizio e al lavoro di organizzazione impiegati, nei limiti della potenzialità del
terreno, nell'esercizio di attività agricole su di esso.
2. Sono considerate attività agricole:
a) le attività dirette alla coltivazione del terreno e alla silvicoltura;
b) l'allevamento di animali con mangimi ottenibili per almeno un quarto dal terreno e le attività
dirette alla produzione di vegetali tramite l'utilizzo di strutture fisse o mobili, anche provvisorie,
se la superficie adibita alla produzione non eccede il doppio di quella del terreno su cui la
produzione insiste;
c) le attività di cui al terzo comma dell'articolo 2135 del codice civile, dirette alla manipolazione,
conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione, ancorché non svolte sul
terreno, di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o
dall'allevamento di animali, con riferimento ai beni individuati, ogni due anni e tenuto conto dei
criteri di cui al comma 1, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze su proposta del
Ministro delle politiche agricole e forestali.
3. Con decreto del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro dell'agricoltura e delle
foreste, è stabilito per ciascuna specie animale il numero dei capi che rientra nei limiti di cui alla
lettera b) del comma 2, tenuto conto della potenzialità produttiva dei terreni e delle unità
foraggere occorrenti a seconda della specie allevata.
4. Non si considerano produttivi di reddito agrario i terreni indicati nel comma 2 dell'articolo 27.”

Non sono più agricolo ma commerciale (con agricolo sono tassato con catasto – con
commerciale sono tassato in modo analitico, costi e ricavi).

Comma 2: “Sono inoltre considerati redditi d'impresa:


a) i redditi derivanti dall'esercizio di attività organizzate in forma d'impresa dirette alla
prestazione di servizi che non rientrano nell'art. 2195 c.c.;
b) i redditi derivanti dall'attività di sfruttamento di miniere, cave, torbiere, saline, laghi, stagni
e altre acque interne;
c) i redditi dei terreni, per la parte derivante dall'esercizio delle attività agricole di cui
all'articolo 32, pur se nei limiti ivi stabiliti, ove spettino alle società in nome collettivo e in
accomandita semplice nonché alle stabili organizzazioni di persone fisiche non residenti
esercenti attività di impresa.”

Sono considerate imprese fiscalmente commerciali: fa elenco. Anche se attività è agricola e


non supera i limiti dell’art. 32, se l’attività è svolta da società sotto norme di s.n.c. o s.a.s.
diventa una commerciale a fini fiscali.
Ci sono società agricole che sono s.r.l. o s.n.c. o s.a.s. che possono optare fiscalmente per
tassazione secondo rendita catastale, ma devono rientrare nel regime delle attività agricole
disciplinate da leggi speciali.
Deroga a lettera c) Requisiti per essere agricola lo stesso:
- La maggior parte dei soci devono avere la qualifica di “imprenditore agricolo professionale”
(quasi totalità del loro lavoro o reddito è agricolo)
- La società deve solo svolgere attività agricola.
Lettera a)  Confine tra lavoratore autonomo e imprenditore.
Fa riferimento alla prestazione ai servizi (art. 2195 si riferisce a prestazione industriale).
La prestazione di servizi che non rientrano nell’art. 2195 posso rientrare, a fini fiscali, nella
commerciale solo se organizzate in forma d’impresa. È rilevante valutare se sono svolti sotto
forma di impresa che assorbe e non serve l’attività del lavoratore autonomo (es. estetista 
non produce un servizio industriale).
Per essere organizzato  deve essere un complesso di beni e fattori produttivi organizzato
che non è funzionale solo ad espletare l’attività personale, ma diventa struttura prevalente.

DISPOSIZIONI che si riferiscono ad aspetti che troviamo solo per imprese individuali:
Articoli 56 e seguenti

Art. 56  “1. l reddito d'impresa è determinato secondo le disposizioni della sezione I del capo II
del titolo II, salvo quanto stabilito nel presente capo. Le disposizioni della predetta sezione I e del
capo VI del titolo II, relative alle società e agli enti di cui all'articolo 73, comma 1, lettere a) e b),
valgono anche per le società in nome collettivo e in accomandita semplice.
2. Se dall'applicazione del comma 1 risulta una perdita, questa, al netto dei proventi esenti
dall'imposta per la parte del loro ammontare che eccede i componenti negativi non dedotti ai
sensi degli articoli 61 e 109, comma 5, è computata in diminuzione del reddito complessivo a
norma dell'articolo 8. Per le perdite derivanti dalla partecipazione in socieà' in nome collettivo e
in accomandita semplice si applicano le disposizioni del comma 2 dell'articolo 8.”

Determinazione del reddito dell’impresa individuale. Vai al capo 2 del TITOLO II (IRES).
Regime perdite in ambito fiscale è stratificato, articolato a seconda del soggetto.
Perdita  risultato negativo che si verifica in relazione ad alcuni redditi: si può avere perdita
fiscalmente rilevante per reddito d’impresa e lavoro autonomo.
Questo perché sono determinate al netto cioè differenza tra componenti positivi e negativi.
Come per il reddito anche la perdita ha un rilievo fiscale. La perdita è una mancata capacità
contributiva.
Il fisco permette di compensare la perdita con altri redditi oppure negli anni successivi.
Ci sono vari regimi di utilizzo delle perdite.
Art. 8 del TUIR  Riguarda i soggetti IRPEF.

Comma 1) 1^ regime ”1. Il reddito complessivo si determina sommando i redditi di ogni


categoria che concorrono a formarlo e sottraendo le perdite derivanti dall'esercizio di imprese
commerciali di cui all'articolo 66 e quelle derivanti dall'esercizio di arti e professioni. Non
concorrono a formare il reddito complessivo dei percipienti i compensi non ammessi in
deduzione ai sensi dell'articolo 60.”

Perdite interamente recuperabili: lavoratori autonomi e imprese minori.


Sono deducibili dal reddito complessivo le perdite realizzate da lavoratori autonomi, che
esercitano arti e professioni. In questo stesso regime rientrano le perdite dell’imprese di cui
all’art. 66 del TUIR che tratta le imprese minori.
Imprese minori: imprese in contabilità semplificata. Ci sono dei limiti sul volume d’affari per
poterci rientrare. Tengono i registri ai fini IVA integrandoli con scritture che servono ai fini
IRPEF. Non redigo un bilancio.

Comma 2) 2^ regime  “2. Le perdite delle società in nome collettivo ed in accomandita


semplice di cui all'articolo 5, nonché quelle delle società semplici e delle associazioni di cui allo
stesso articolo derivanti dall'esercizio di arti e professioni, si sottraggono per ciascun socio o
associato nella proporzione stabilita dall'articolo 5. Per le perdite della società in accomandita
semplice che eccedono l'ammontare del capitale sociale la presente disposizione si applica nei
soli confronti dei soci accomandatari.”

Riguarda imprese non minori con contabilità ordinaria o soci in società commerciali o soci o
associati in associazioni professionali.
Società di persone e associazioni personali  le perdite si sottraggono per ciascun socio o
associato in proporzione a quanto detto dall’art. 5: “I redditi delle società semplici, in nome
collettivo e in accomandita semplice residenti nel territorio dello Stato sono imputati a ciascun
socio, indipendentemente dalla percezione, proporzionalmente alla sua quota di partecipazione
agli utili.”

Le perdite derivate da s.a.s. e imprese commerciali sono imputate in diminuzione nei relativi
redditi (con stessa natura) nei periodi d’imposta fino ad arrivare a 5 anni successivi fino a
dove si trova capienza.

Comma 3) 3^ regime  3. Le perdite derivanti dall'esercizio di imprese commerciali e quelle


derivanti dalla partecipazione in società in nome collettivo e in accomandita semplice sono
computate in diminuzione dai relativi redditi conseguiti nei periodi di imposta e per la differenza
nei successivi, ma non oltre il quinto, per l'intero importo che trova capienza in essi. La presente
disposizione non si applica per le perdite determinate a norma dell'articolo 66. Si applicano le
disposizioni dell'articolo 84, comma 2, e, limitatamente alle società in nome collettivo ed in
accomandita semplice, quelle di cui al comma 3 del medesimo articolo 84.”
Imprese commerciali e s.n.c.

Art. 56  richiama la stessa cosa dell’art. 8 i riguardo alle imprese individuali ai fini IRPEF.
Comma 4)  “4. Ai fini dell'applicazione del comma 2 non rileva la quota esente dei proventi di
cui all'articolo 87, determinata secondo quanto previsto nel presente capo.”
Per capire il risultato fiscale devo fare: ricavi tassabili – costi. Bisogna escludere i proventi
esenti.

Ricavo se è bene merce: bene con finalità di vendita.


Plusvalenza se è un bene strumentale: durata pluriennale, strumento usato a fini lavorativi,
vendo eccezionalmente, mi servono per produrre.

Generano ricavi o plusvalenze anche se lo tolgo dall’impresa e lo uso io  non ho prezzo di


vendita. Il valore del ricavo o plusvalenze è dato dalla differenza tra costo di acquisto e prezzo
normale (per bene merce) e f.do ammortamento e valore normale (per bene strumentale).
10^ LEZIONE – 03/05/2018

Oltre alle imprese minori (art. 66) esistono regimi fiscali ancora più semplificati  regimi
forfettari (contribuenti minimi) che agevolano particolari categorie di imprese o lavoratori
autonomi. Es. chi ha avviato un’attività e non hanno ricavi pari o superiori a € 30000 senza
dipendenti o beni ammortizzabili.
Il reddito prodotto è tassato al 5% . Sono regimi sostitutivi. Sono anche previsti per giovani
(requisito anagrafico).
Per imprenditori commerciali si distingue tra beni personali e dell’impresa ad uso promiscuo
 come distinguerli? Regime che chiarisce è nell’art. 65: “
Sono dell’impresa quelli iscritti nell’inventario. Diventa più difficile per imprese in contabilità
semplificata che non hanno inventario. La norma riprende art 2217 del c.c. che obbliga alla
redazione dell’inventario tutti gli imprenditori commerciali indipendentemente da
dimensione, ecc..

IRES (Imposta sul Reddito delle Società)


Tra i soggetti passivi non ci sono solo società. L’acronimo si riferisce alla categoria più
importante.
Disciplina inizia all’ art. 72 del TUIR  “
Il presupposto è il possesso di redditi in denaro o natura rientranti nell’art. 6: “
Il possesso non si riferisce ad un diritto di fatto poiché sono tassabili anche redditi riferibili ad
un soggetto.
Soggetti passivi: art. 73 comma 1 “

Lettera a): “
s.r.l. , S.p.A. , s.a.p.a. , società cooperative e di mutua cooperazione più quelle europee
residente nel territorio dello Stato.
Prima si chiamava IRPEG (Imposta Sul Reddito delle Persone Giuridiche)  oggi infatti resta
un’imposta sulle persone giuridiche.
Non pagano nulla solo le società di persone che non sono ne persone fisiche ne giuridiche e
val il principio di trasparenza

Lettera b): “
Consorzi, fondazioni, associazioni sia pubblici che privati, che quindi non sono società, che
abbiamo per oggetto esclusivo o principale un’attività commerciale.

Lettera c): “
Fa riferimento a enti pubblici o privati, diversi da società, che hanno per oggetto esclusivo o
principale, lo svolgimento di un’attività non commerciale.

Lettera d): “

Appartenere ad un gruppo piuttosto che un altro fa cambiare la modalità di determinazione


del reddito (per questo vengono divisi):
1^ gruppo: lettera A e B  società ed enti (compresi trust) che svolgono attività commerciale.
2^ gruppo: lettera C  società ed enti (compresi trust) che non svolgono attività commerciale
3^ gruppo: lettera D  enti pubblici e privati non residenti.
Oltre a società ed enti pubblici e privati si trova sempre riferimento ai TRUST.
TRUST  è un istituto importato dal mondo anglosassone. È un modo per regolamentare la
gestione del proprio patrimonio preservandolo dall’aggressione dei creditori (principio
cardine: responsabilità illimitata dei nostri debiti).
Sistema formato da 3 soggetti:
il disponente (settlor) affida i propri beni ad un altro soggetto, chiamato trustee, che il
disponente nomina nell’atto di trust, e gli da indicazioni su come gestire i suoi beni e come
impiegare i frutti che emergono da questa gestione per poi trasmettere i frutti a terzo
soggetto, che è uno o più beneficiari.
Utilità: conferire in trust azienda o beni immobili e farli affittare dal trustee che darà i frutti ai
figli del disponente.
I beni conferiti in trust non sono aggredibili dai creditori, né da quelli del disponente né da
quelli del trustee. Ha effetto segregativo  separazione patrimoniale. Deroga al principio
cardine: è una deroga al c.c. che dice che ognuno è responsabile dei propri debiti per tutta la
vita. Se un disponente mette in trust tutti i suoi beni il creditore può però rivalersi.
Il fisco se ne occupa perché la gestione di questi beni da parte del trustee può produrre dei
redditi.
Come si tassano i redditi prodotti dal trust?
 Trust opaco  non individua nell’atto i beneficiari. Dico come gestirlo e basta.
Fiscalmente: viene tassato il trust  diventa un soggetto passivo di diritto tassabile ai
fini IRES. Il trust a sua volta può essere residente o no e svolgere attività commerciale
o no  per questo è in tutti e 4 i gruppi dell’art. 73.
 Trust trasparente  individua già nell’atto costitutivo i beneficiari dei redditi prodotti
dal trust. Fiscalmente: reddito tassato in capo al beneficiario individuato per
trasparenza (cioè a prescindere da qualunque erogazione effettiva).

Art. 73 comma 2  “
Il legislatore include anche soggetti che non sono persone giuridiche che realizzano il
presupposto d’imposto in maniera autonoma.
Es. comitati, partiti politici, fondi d’investimento, …. Tutti quei soggetti atipici (senza
personalità) ma che sono in grado di realizzare un reddito. Sono compresi tutti enti collettivi
di qualsiasi tipo.
Sono escluse le amministrazioni dello Stato e gli enti territoriali.

Art. 73 comma  “
Precisazioni su residenza. La norma stabilisce che le società sono residenti in Italia se per la
maggior parte del periodo d’imposta hanno sede legale o amministrazione od oggetto
principale (attività svolta) nel territorio dello Stato. C’è presunzione per società e trust.
Presunzione legale: la legge stabilisce che al ricorrere di certi fatti noti, giuridicamente si ha
una certa conseguenza che la legge presume  presunzione legale relativa del trust :”
Se sono istituiti in stati o territori che sono paradisi fiscali, si presume fiscalmente come
residente in Italia. Condizioni:
1) almeno uno dei disponenti o beneficiari deve essere fiscalmente residente in Italia;
2) dopo la costituzione con tutti i soggetti all’estero se un soggetto residente in Italia
conferisce in trust un bene immobile si considera fiscalmente residente in Italia.

Stessa logica anche per società , che possono essere estero-vestite…


Art.73 comma 5-bis  “
La società estera si considera fiscalmente residente in Italia se:
1) Se un soggetto estero, che ha partecipazioni di controllo in altre società, è a sua volta
controllato da un italiano (“controllare” significa decidere nell’assemblea dei soci  ha
il 51% quindi l’Italia è la sede delle decisioni);
2) Soggetti siano amministrati da C.d.A. o organo equivalente composto prevalentemente
da soggetti residenti in Italia.

La distinzione tra società ed enti commerciali o non è basata sul fatto che il soggetto abbia
come oggetto principale od esclusivo l’esercizio di un’attività commerciale.
Cosa s’intende per attività commerciale?  già definito nella 9^ lezione. Art. 55 TUIR.
Cos’è l’oggetto principale?
In base a quale criterio si può determinare la prevalenza dell’attività se l’ente esercita più
attività?
Art. 73 comma 4  “
Una onlus nel proprio atto costitutivo o statuto definisce quali sono i fini istituzionali ( di
solito beneficienza, ecc.). Guardando all’atto costitutivo o allo statuto capisco quale è l’oggetto
principale.
Ci sono casi in cui lo statuto stabilisce una cosa e la realtà è diversa  es. statuto dice finalità
di beneficienza ma in realtà esercita anche attività commerciale; es. bar del circolo ricreativo.
Per oggetto principale si riferisce all’attività essenziale per realizzare lo scopo dell’ente.
La commerciale può essere accessoria. Quindi l’ente è non commerciale perché l’attività
essenziale è non lucrativa. L’attività non commerciale non deve essere prevalente.
Se nella realtà io mi propongo di svolgere attività assistenziali ma poi nella realtà svolgo più
attività commerciale, è chiaro che prevale la realtà sullo statuto.
Ultimo problema è come stabilire qual è l’oggetto principale:
Io ho attività assistenziale e commerciale per capire quale è l’attività principale lo faccio su
alcuni parametri:
 Immobilizzazioni: se come consistenza prevalgono quelle strumentali all’attività
commerciale l’ente è commerciale;
 Ricavi: se l’attività commerciale ha ricavi > delle entrate dell’attività non commerciale è
ente commerciale (attività non commerciale non ha ricavi ma entrate, donazioni, ecc.).

LA BASE IMPONIBILE DELL’IRES


 è data dal reddito complessivo netto determinata in modo diversa tra enti commerciali e
non.
Aliquota: 24%  aliquota unica, no scaglioni di reddito quindi è un’imposta proporzionale.
Capo 2  “

Si occupa della determinazione della BI di società ed enti commerciali.


- Principio di attrazione al reddito d’impresa: cioè nelle società commerciali il reddito da
qualunque fonte provenga è considerato reddito d’impresa, e quindi è attratto alla
disciplina della definizione di reddito commerciale. Non vi sono le categorie di reddito
previste dall’IRPEF.
- Presenza di una perdita: se ho avuto perdite nel 2016 e nel 2017, l’utile del 2018 non è
incremento di patrimonio ma va a coprire le perdite precedenti e solo la parte
eccedente è incremento di patrimonio. Andrei a tassare un incremento di patrimonio
che è finto. Si può tassare solo l’incremento di patrimonio e quindi in questo caso la
parte eccedente la copertura delle perdite.
Art. 84  ”
Non c’è limite temporale ma solo quantitativo. La perdita degli anni precedenti può essere
compensata in misura non superiore all’80% del reddito prodotto nell’anno per l’importo che
trova capienza. Quella non compensata si compensa gli anni successivi.
Per soggetti con esenzioni dall’utile la perdita la posso riportare per l’utile non tassato.
Per le perdite dei primi 3 anni delle nuove attività non c’è limite ma la perdita è interamente
compensabile con il reddito prodotto  agevolazione fatta per le vere nuove attività quindi
non il proseguimento della stessa attività posta sotto un altro nome, società.

..il bilancio e l’IRES


Il Conto Economico è il prospetto del bilancio che è rilevante ai fini fiscali.
CE contiene componenti che si riferiscono alle gestione reddituale dell’anno.
Il bilancio è a forma vincolata all’interno del c.c. che da le voci dei prospetti.
Risultato CE è utile o perdita.
Il legislatore, per determinare il reddito, poteva scegliere o disciplina autonoma (doppio
binario: c.c. e fisco ) o valorizzare la disciplina civilistica sul bilancio (binario unico).
Soluzione adottata è di compromesso: né pienamente doppio binario né pienamente binario
unico.
Il legislatore fiscale ha deciso di valorizzare il bilancio civilistico e le regole di relazione ma
anche di stabilire una disciplina autonoma del trattamento fiscale di alcuni componenti
positivi e negativi. La logica alla base del bilancio civile non è pienamente accolta dal fisco.
Principi alla base del bilancio civilistico: principio della prudenza, ecc..
Logica della prudenza contrasta quella del fisco perché il fisco vuole tassare quindi non è
d’accordo  es. un costo è presumibile che si verifichi ma non si è ancora verificato per il fisco
non rientra in bilancio perché se fosse compreso abbasserebbe utile e quindi tassa. Considera
quindi solo i costi certi!
A fini fiscali c’è quindi un trattamento diverso delle voci rispetto al c.c..
Es. secondo c.c. beni devono essere ammortizzati secondo la residua possibilità di utilizzo,
cioè vita utile. Da considerare obsolescenza, senescenza ed inadeguatezza.
Il fisco con decreto ministeriale stabilisce il coefficiente di ammortamento di tutti i possibili
beni strumentali delle attività merceologiche. Non c’è una legge che prevale su un’altra,
ognuna delle due leggi ha efficacia nel suo ambito.

Potrebbero piacerti anche