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7 maggio 2019

Ingegneria Chimica per lo Sviluppo Sostenibile


Processi e tecnologie per la valorizzazione di biomasse e rifiuti
Lezione 9 - Processi termochimici e sostenibilità delle filiere agroalimentari

Docente del corso:


Agostino Re Rebaudengo
arr@asja.energy rerebaudengo.it @rerebaudengo

Docente della lezione:


Davide Mescia
Ufficio Ricerca & Innovazione Asja Ambiente Italia
d.mescia@asja.energy
Processi di recupero di composti pregiati dall’industria agroalimentare | Davide Mescia

Processi e tecnologie per la valorizzazione di biomasse e rifiuti


Docente del corso: professor Agostino Re Rebaudengo

GIORNO TITOLO DELLA LEZIONE DOCENTE DELLA LEZIONE

05-mar Il cambiamento climatico e la transizione energetica Agostino Re Rebaudengo

12-mar La produzione di biogas da biomasse e rifiuti Gian Maria Rossi Sebastiano


Chief Technical Officer Asja

18-mar Economia circolare: transizione a un modello di sviluppo sostenibile Agostino Re Rebaudengo

26-mar Tecnologie e processi per la valorizzazione energetica del biogas Giacomo Mussino
Responsabile Ricerca & Innovazione Asja

08-apr Valutazione economica e finanziaria di un impianto FORSU Agostino Re Rebaudengo

09-apr Impianto biometano da FORSU: autorizzazione, allaccio e incentivi Tommaso Cassata


Consigliere delegato e COO Asja

16-apr Visita all’impianto di produzione di biometano da FORSU a Foligno Gian Maria Rossi Sebastiano
Chief Technical Officer Asja

30-apr La CO2: da problema a risorsa da sfruttare Guido Maia


Ricerca & Innovazione Asja

07-mag Processi termochimici e sostenibilità dell’industria agroalimentare Davide Mescia


Ricerca & Innovazione Asja

15-mag Plastica: un caso concreto di filiera del riciclo Antonio Protopapa


Direttore Ricerca & Sviluppo COREPLA

21-mag Utilità e lavoro di una associazione di categoria Chicco Testa


Presidente FISE Assoambiente

28-mag Il fenomeno NIMBY Alessandro Beulcke


Founder e CEO Beulcke+Partners

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Mi presento

Sono nato a Torino e mi sono laureato in Ingegneria per l’Ambiente e


Territorio nel 2003 presso il Politecnico di Torino dove nel 2007 ho
conseguito il Dottorato di Ricerca (PhD) in Ingegneria Chimica.
Durante il dottorato ho lavorato su sistemi catalitici per il trattamento
delle emissioni inquinanti di motori a combustione interna, ed in
particolare di filtri antiparticolato per motori Diesel.
Dal 2008 lavoro per Asja Ambiente Italia dove mi sono occupato della
progettazione di impianti di produzione di energia rinnovabile da
biogas e oli vegetali e di diversi progetti di ricerca. Dal 2015 mi
occupo di sistemi di efficientamento energetico collaborando allo
sviluppo del TOTEM, versione rinnovata del primo micro-cogeneratore
al mondo.

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Processi termochimici e sostenibilità
dall’industria agroalimentare
Tecnologie per il recupero di energia e materia da rifiuti solidi
Generalità
Gassificazione
Pirolisi

I sottoprodotti delle filiere agroalimentari


Ecofood
Sansenergy

4
Tecnologie per il recupero di energia
e materia da rifiuti solidi
Processi termochimici: generalità
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Processi termochimici
le caratteristiche di biomasse e rifiuti

I processi termochimici possono prevedere la


gassificazione con produzione di gas combustibile o la
completa combustione del rifiuto. La forte variabilità
nella composizione e qualità influenza i processi.
I rifiuti si differenziano per:
 tenore di umidità;
 quantità di inerti;
 presenza di materiali ad alto contenuto energetico.
Inoltre nel caso di rifiuti urbani possono essere presenti
microrganismi patogeni o sostanze inquinanti quali
batterie, medicinali, solventi, pesticidi ecc.

Nei rifiuti, prima dei processi di termovalorizzazione, è utile:


 separazione della porzione non combustibile quale metalli e cementizi;
 triturazione e vagliatura con separazione tra secco, umido e materiali riciclabili.
Si ottiene così il CDR (Combustibile da Rifiuti) che una volta essiccato può essere usato efficacemente in processi di
termovalorizzazione e contiene componenti ad alto potere calorifico quali plastica, legno e carta.

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Processi termochimici
aspetti fondamentali

Biomasse/Rifiuti

Frazione secca Frazione umida


CDR FORSU
H2O < 50% H2O > 50%

Processi Processi
termochimici biologici

Combustione Pirolisi Gassificazione Digestione


Fermentazione
anaerobica

Bio oli Gas


Calore carbone combustibile Biocarburanti Gas
gas pesante combustibile
(bioetanolo)

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Processi termochimici
aspetti fondamentali

In sintesi, tutti i processi di degrado termico di biomasse solide


prevedono i seguenti stadi:
1) riscaldamento ed essiccamento;
2) pirolisi con rilascio di composti volatili e liquidi (gas, bio-oli e tar);
3) combustione e/o ossidazione parziale in fase gas;
4) combustione e/o gassificazione della matrice carboniosa (char).
Le prime due fasi richiedono apporto di calore che può essere fornito
dalla combustione più o meno parziale che avviene nelle fasi 3 e 4.
La combinazione di questi processi determina la differenze tra i diversi
trattamenti termochimici.

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Processi termochimici
aspetti fondamentali

Un aspetto importante oltre al potere calorifico del rifiuto è anche la capacità di distribuire il calore necessario e dipende
dalle dimensioni del combustibile e la sua capacità termica.
Alcuni parametri caratteristici sono:
t Tempo caratteristico per il riscaldamento del
Bi Numero di Biot: dove h è il coefficiente di scambio
centro della particella: dove a è la diffusività termica
termico con l’esterno , L il raggio o la dimensione
calcolata come il rapporto tra k conducibilità termica e
caratteristica della particella e k la conducibilità termica
r densità e c calore specifico.
del solido. Rappresenta i rapporto tra il calore ricevuto
da una particella e la capacità di trasferirlo al suo
interno. Per Bi maggiore di 1 si ha difficoltà a
redistribuire il calore.

Il tempo caratteristico varia con il quadrato della dimensione caratteristica: per questo motivo si utilizzano pezzature di 1-2
cm per ottenere buone conversioni con bassi tempi di permanenza.

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Processi termochimici
emissioni

I processi termochimici e in particolare al combustione possono causare


emissioni inquinanti soprattutto se non vi è un corretto controllo del
processo.
I principali inquinanti che si possono formare sono:
 incombusti – si originano soprattutto a causa della non perfetta
miscelazione;
 particolato – soprattutto i processi di combustione sia di rifiuti che di
biomasse generano particolato sia dovuto a fuliggine e tar sia a
composti inorganici presenti (Ca, Mag, Si, Al);
Gli isomeri più tossici sono quelli che hanno
il cloro nelle posizioni 2, 3, 7 e/o 8 come la  ossidi di azoto – si originano principalmente dall’azoto presente nella
diossina TCDD: 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p- biomassa o rifiuto. Di minore importanza quello dovuto all’azoto
diossina. atmosferico in quanto richiedono temperatura elevate (1200-1300°C);
 diossine – indica composti clorurati e bromurati. Il cloro è presente
nel PVC ma anche nelle biomasse e nella carta. Il Bromo è presente
nelle plastiche come additivo antifiamma. Si formano a basse
temperature e si decompongono sopra gli 800°C.

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Tecnologie per il recupero di energia
e materia da rifiuti solidi
Processi termochimici: la gassificazione
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Gassificazione
produzione di energia e prodotti chimici

Nella gassificazione si realizza un insieme di reazioni tra materiali


carboniosi ed uno o più reagenti contenenti ossigeno (aria, ossigeno
puro, anidride carbonica o miscele di tali gas, spesso in combinazione
con vapor d’acqua), a temperature generalmente superiori agli 800°C,
per ottenere prodotti gassosi non completamente ossidati da utilizzare
come fonte di energia o come sostanze di base per l’industria chimica.
Le reazioni di ossidazione parziale con l’ossigeno mantengono la
temperatura di esercizio del gassificatore fornendo il calore necessario
alle altre reazioni endotermiche.

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Gassificazione
le principali reazioni

Le reazioni avvengono in un ambiente riducente, cioè in presenza di una quantità di ossigeno inferiore a quella richiesta dalla
stechiometria. Le reazioni sono numerose e le principali sono qui riportate.

Reazioni di combustione Reazioni che coinvolgono l’idrogeno


1) C + 1/2 O2 → CO -111 MJ/kmol 1) C + 2H2 ⇔ CH4 - 75 MJ/kmol
2) CO + 1/2 O2 → CO2 -283 MJ/kmol 2) CO + 3H2 ⇔ CH4 + H2O - 227 MJ/kmol
3) C + O2 → CO2 -394 MJ/kmol
Reazioni che coinvolgono l’anidride carbonica
4) H2 + 1/2 O2 → H2O -242 MJ/kmol
5) CnHm + n/2 O2 ⇔ n CO + m/2 H2 esotermica 1) C + CO2 ⇔ 2CO +172 MJ/kmol
2) CnHm + nCO2 ⇔ 2nCO + m/2 H2 endotermica
Reazioni che coinvolgono il vapor d’acqua
Reazioni di decomposizione di tar e idrocarburi
1) C + H2O ⇔ CO + H2 + 131 MJ/kmol
con formazione di residuo carbonioso (soot)
2) CO + H2O ⇔ CO2 + H2 - 41 MJ/kmol
3) CH4 + H2O ⇔ CO + 3 H2 +206 MJ/kmol 1) pCxHy → qCnHm + rH2 endotermica
4) CnHm + n H2O ⇔ nCO + (n + m/2) H2 endotermica 2) CnHm → nC + m/2 H2 endotermica

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Gassificazione
le principali reazioni

Tra le reazioni elencate quelle caratteristiche e indipendenti che avvengono in un gassificatore sono:
 WATER GAS SHIFT (o reazione di Dussan): CO + H2O ⇔ CO2 + H2
Reazione tra monossido di carbonio e acqua che dà idrogeno e anidride carbonica. E’ catalizzata da ossido di ferro e cromo
Fe2O3-Cr2O3 e altri metalli di transizione. E’ utilizzata anche nell’industria chimica per produrre idrogeno utilizzato per la
sintesi dell’ammoniaca.
 EQUILIBIO DI BOUDOUARD: C + CO2 ⇔ 2CO
E’ un equilibrio eterogeneo perché sono presenti due fasi: la fase solida (il carbonio) e la fase gassosa (la miscela di ossido
di carbonio e anidride carbonica). A una determinata pressione e temperatura corrisponde un valore ben definito della
composizione della fase gassosa di equilibrio.
 METANAZIONE: C + 2H2 ⇔ CH4 (CO +3H2 ⇔ CH4 + H2O)
E’ una razione che consente di ottenere metano partendo da carbonio (o monossido di carbonio) e idrogeno. E’ l’inverso
della reazione di steam-reforming utilizzata per la produzione di idrogeno da metano.

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Gassificazione
produzione di energia e prodotti chimici

Andamento qualitativo della composizione dei gas ottenibili dai processi di


combustione e gassificazione, al ridursi della quantità di ossigeno alimentato.

Il gas prodotto è essenzialmente una miscela di


CO, H2, CO2, H2O, N2, CH4 e C solido.
Contiene però anche prodotti indesiderati e
inquinanti, tra i quali ceneri, tar e liquidi
condensabili.
La composizione del gas prodotto dipende dalla
quantità di ossigeno alimentato.

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Gassificazione
parametri del processo

I principali parametri del processo di gassificazione sono:


 la composizione chimica e le proprietà fisiche del rifiuto da gassificare;
 la temperatura del reattore o meglio il profilo di temperatura lungo di esso;
 l’agente gassificante la sua composizione chimica e la temperatura di ingresso al reattore, in genera aria o ossigeno;
 il rapporto di equivalenza, definito come rapporto tra la quantità di ossigeno alimentata e quella necessaria alla
combustione stechiometrica del rifiuto effettivamente alimentato;
 il rapporto vapore/combustibile, definito come rapporto tra la portata massica di vapore alimentata e la portata di
combustibile;
 il rapporto di gassificazione, definito come rapporto tra la somma delle portate massiche di vapore e di ossigeno
alimentate e la portata di combustibile (secco e privo di ceneri);
 il tempo di permanenza nel reattore.
Il numero elevato di parametri è indicativo della complessità del processo e della sua variabilità.

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Gassificazione
reattori a letto fisso

Updraft Downdraft Esistono diversi tipi di reattori utilizzati per i processi di gassificazione
che si differenziano principalmente:
 come il rifiuto viene a contatto con l’agente gassificante;
 come il calore viene fornito;
 tipo di agente gassificante;
 temperatura e pressione di esercizio.
I gassificatori a letto fisso sono caratterizzati da un letto di
combustibile che si muove verso il basso lentamente per gravita,
mentre l’aria può essere alimentata in controcorrente (Updraft) o in
equicorrente (Downdraft).

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Gassificazione
reattori a letto fluido

I gassificatori a letto fluido utilizzano un materiale inerte, di solito


sabbia silicea, come vettore termico: la miscelazione tra il rifiuto solido
e l’agente gassificante è particolarmente buona ed induce elevati
coefficienti di trasferimento di calore e di materia. D’altra parte,
questa stessa buona miscelazione, garantendo una distribuzione
pressoché uniforme del rifiuto all’interno del letto fluido, fa sì che un
certo ammontare di combustibile solo parzialmente convertito venga
inevitabilmente rimosso con le ceneri.
Le temperature di esercizio sono generalmente sotto i 900-950°C e
comunque inferiori al punto di rammollimento delle ceneri, poiché la
loro fusione con formazione di agglomerati degraderebbe la qualità
della fluidizzazione, fino al rischio di blocco del processo.

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Gassificazione
confronto tra diversi reattori

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Gassificazione
confronto tra diversi reattori

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Gassificazione
confronto tra diversi reattori

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Gassificazione
rifiuti solidi

Per quanto riguarda la gassificazione di rifiuti solidi, urbani o industriali,


si adottano reattori principalmente del tipo a tamburo rotante o
a letto fluido, con alcune forme ibride, come il gassificatore in figura
che usa aria arricchita per trattare CDR sviluppata dalla JFE
(Giappone).
In generale, si può affermare che diversi processi di gassificazione, ma
anche processi che combinano assieme pirolisi e gassificazione, sono in
numerosi paesi in fase di sviluppo avanzato e, in diversi casi, già allo
stato di commercializzazione.
Il Giappone è stato il primo paese a realizzare impianti su scala
industriale, alimentati con rifiuti solidi urbani o con particolari categorie
di rifiuti speciali. Ad oggi conta parecchie decine di impianti in esercizio.

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Gassificazione
efficienza del processo

Esistono diversi parametri per misurare l’efficienza del processo di gassificazione. I più usati sono:
 l’efficienza di conversione del carbonio, o CCE, definita come rapporto tra la portata di carbonio trasformata in
prodotti gassosi e la portata di carbonio alimentata con il combustibile;
 l’efficienza termica apparente (o CGE, efficienza dei gas freddi), definita come rapporto tra l’energia chimica del gas
prodotto (calcolata come portata di syngas prodotto per il suo potere calorifico inferiore) e quella del combustibile
alimentato daf (calcolata come portata di combustibile daf per il suo potere calorifico inferiore);
 l’efficienza termica (o HGE, efficienza dei gas caldi), definita come rapporto tra la somma dell’energia chimica e del
calore sensibile del gas prodotto e l’energia del combustibile alimentato daf.
Questi parametri esprimono comunque solo una valutazione parziale della qualità del gas ottenuto, a causa delle diverse
possibilità di impiego finale del syngas. Ad esempio, un processo con un’elevata CGE è adeguato ad un’applicazione per
produzione di energia (dove spesso il gas è inviato all’unità di impiego finale, motore o turbina, dopo il raffreddamento e la
pulizia dai contaminanti) ma potrebbe esserlo meno per un’applicazione mirata alla sintesi di chemicals o di combustibili
liquidi.

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Gassificazione
aspetti ambientali

I processi di gassificazione ha notevoli vantaggi ambientali rispetto alle tecnologie di termovalorizzazione tradizionali:
 produce un volume di gas effluente molto inferiore a quello emesso da un impianto di combustione tradizionale
soprattutto se si opera con aria arricchita o con ossigeno puro con pressioni elevate. Il conseguente vantaggio è una
riduzione dei costi di investimento e di esercizio connessi al trattamento degli inquinanti (1, 5, 10);
 rende tecnicamente possibile e, in una prospettiva di breve termine, soprattutto economicamente conveniente, la
cattura della CO2 del gas prodotto, in particolare se questo è poi utilizzato per sintesi chimiche o per la produzione di
idrogeno. Mentre infatti la cattura dell’anidride carbonica dai gas di combustione mira solo alla riduzione dell’immissione
in atmosfera di gas serra, nei processi di gassificazione essa implica anche il vantaggio di una maggiore qualità del
syngas, sia per gli impieghi energetici (maggiore potere calorifico) sia per quelli di sintesi chimica (perché la CO2
costituisce spesso un componente di cui limitare la presenza);
 i processi di gassificazione possono infine produrre (come nel caso di quelli già citati che trattano CDR con ossigeno e ad
alta temperatura) residui solidi non pericolosi, che sono agevolmente impiegabili come materiale da costruzione,
senza costi addizionali di smaltimento.
Ciò può portare alla possibilità concreta di ottenere un impianto effettivamente vicino alla condizione: “a zero emissioni”.

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Gassificazione
problematiche di processo

Sono numerosi i settori in cui si concentrano gli sforzi per


migliorare l’affidabilità dei processi di gassificazione. Tra questi:
la gestione di miscele di feedstocks; i sistemi di alimentazione e
di scarico ceneri; il monitoraggio in tempo reale ed il controllo
tempestivo dei parametri di esercizio critici del gassificatore; il
rischio di agglomerazione del materiale all’interno del reattore;
la minimizzazione della formazione di tar durante il processo; la
rimozione di particolato, tar, alcali, ammoniaca e cloruri dai gas
caldi; l’ottimizzazione del recupero di energia termica dal gas di
sintesi; i trattamenti delle acque di rifiuto; la difficoltà nello
scale-up.
Una delle principali problematiche è la riduzione dei TAR. La
TAR: miscela complessa di idrocarburi condensabili pesanti produzione di tar è indesiderabile per i diversi problemi causati
(catrami). Si considerano genericamente tar tutti gli idrocarburi con dalla condensazione di catrami che portano al
peso molecolare maggiore del benzene. malfunzionalmento nelle apparecchiature e nelle unità di
utilizzo del syngas (MCI, turbine, reattori catalitici).

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Gassificazione
problematiche di processo

Rimozione dei TAR


Metodi primari - trattamenti interni al gassificatore:
 adeguate scelte dei parametri operativi, modifiche del progetto del gassificatore, utilizzo di opportuni additivi catalitici per il
letto. Studi stanno testando l’impiego di olivina (neo-silicato di Fe e Mg) seguito da catalizzatori a base di Nichel.
Metodi secondari - pulizia dei gas caldi a valle del gassificatore:
 sistemi di cracking termico, sistemi di cracking catalitico, sistemi fisici (metodi meccanici, quali impiego di cicloni, scrubber,
filtri ceramici, a maniche o elettrostatici, e metodi ad adsorbimento).
Ad oggi le tecnologie non sono sufficienti ad eliminare il problema dei catrami a costi sostenibili. I trattamenti primari
all’interno del reattore stanno guadagnando l’attenzione degli operatori, lasciando a quelli secondari solo un ruolo di finitura.

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Tecnologie per il recupero di energia
e materia da rifiuti solidi
Processi termochimici: la pirolisi
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Pirolisi
processo

E’ un processo di decomposizione che si svolge


in assenza di ossigeno ed a temperature
superiori ai 400°C (e tipicamente inferiori agli
800°C), raggiunte attraverso l’apporto diretto o
indiretto di calore, durante il quale non ha
luogo alcuna forma di ossidazione ma solo una
degradazione termica del materiale organico,
eventualmente supportata dall’azione di
catalizzatori.
La pirolisi ha come obiettivo la conversione di
un solido in miscele di composti liquidi e
gassosi. E’ una fase che si verifica anche in tutti
i processi di combustione.

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Pirolisi
processo

I prodotti principali del processo sono gas


combustibili, liquidi organici ed un residuo
solido contenente il char e la frazione
GAS (idrocarburi,
alcoli, ecc.) inorganica. Le proporzioni relative di tali
BIOMASSA/ LIQUIDI (idrocarburi, prodotti dipendono dalla natura del composto di
PIROLISI
RIFIUTO SOLIDO aldeidi, ecc.) partenza e dalle condizioni di esercizio del
CHAR (solido processo (in particolare, temperature più basse
carbonioso) producono una maggiore frazione di prodotti
INERTI liquidi e cere mentre quelle più alte producono
sostanzialmente idrocarburi a basso peso
molecolare e quindi gassosi e composti
aromatici).

Il rifiuto viene prima essiccato (a temperature superiori a 100°C) e poi, a temperature generalmente superiori a 400°C,
subisce le reazioni di pirolisi vere e proprie. Entrambi questi processi sono endotermici, quindi la pirolisi ha bisogno di una
fonte di energia termica esterna per potersi sostenere.

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Pirolisi
efficienza del processo

Parametri per valutare il rendimento del processo sono l’efficienza di


ƞ = conversione (ƞgas) e l’efficienza di conversione del carbonio
(CCE). Possono essere riferiti alla produzione di gas ma anche di altri
prodotti di interesse (liquidi o solidi).

=
( ) − Non danno informazioni sul rendimento energetico che può essere
( ) −
calcolato con il CGE – Cold Gas Efficiency.
Siccome il processo è endotermico per tenere conto anche del calore
fornito dall’esterno si può utilizzare il HGE – Hot Gas Efficiency

C = = ƞ gas
!"#$ ∗ !"#$ !"#$

+ ∗
H =
+ ∗

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Pirolisi
tecnologie

Le tecnologie utilizzate per i reattori di pirolisi


sono molteplici e si differenziano per la tipologia
di reattore e il metodo di riscaldamento
utilizzato e il tempo di residenza nel reattore
Le tecnologie indicate con la lettera (a) sono
utilizzate per smaltire rifiuti, quelle con la (b)
producono gas, mentre le restanti producono
bio-olio.

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I sottoprodotti delle filiere agroalimentari
Recupero e valorizzazione di scarti e sottoprodotti
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I sottoprodotti delle filiere agroalimentari


scarti, sottoprodotti o rifiuti?

L’industria agroalimentare produce considerevoli quantità di rifiuti lungo tutta la catena produttiva. La produzione di scarti di
produzione, sottoprodotti e rifiuti di natura organica avviene lungo tutta la filiera agroalimentare, a partire dalle attività di
produzione e trasformazione, fino al consumo del prodotto stesso:
 residui della coltivazione o della prima trasformazione della filiera agroalimentare;
 residui dai processi produttivi - scarti, sfridi, cascami,…;
 residui della catena distributiva - scarti di movimentazione e/o stoccaggio, merce scaduta, resi da mercato, …
Possono rappresentare dal 35 all’80% dei volumi coinvolti da una filiera.

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I sottoprodotti delle filiere agroalimentari


scarti, sottoprodotti o rifiuti?

Alcuni dei settori alimentari che incidono maggiormente nella


produzione di rifiuti sono rappresentati dalle seguenti filiere:
 zootecnica;
 lattiero-casearia;
 vitivinicola;
 olio d’oliva;
 prodotti freschi/quarta gamma;
 prodotti da forno;
 pasta e cerali;
 caffè.

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I sottoprodotti delle filiere agroalimentari


sostenibilità della filiera agroalimentare

Sostenibilità ambientale Sostenibilità energetica


Riduzione del prelievo di risorse naturali (rinnovabili e Riduzione dei consumi energetici specifici
non rinnovabili). Recupero di energia da fonti rinnovabili o da processi
Riduzione di emissioni inquinanti e di scarti e/o rifiuti industriali (esistenti o nuovi).
destinati a discarica.

Sostenibilità Valorizzazione Sostenibilità


ambientale by-products energetica

Il RECUPERO e la VALORIZZAZIONE DEGLI SCARTI funge da perno strategico tra queste due macroaree.

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I sottoprodotti delle filiere agroalimentari


i progetti di ricerca

Asja ha partecipato a progetti finalizzati a promuovere la sostenibilità


ambientale ed energetica delle filiere agroalimentari regionali:
 ECOFOOD - Piemonte
RICERCA & INNOVAZIONE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA
SOSTENIBILITÀ DELLA FILIERA AGRO-ALIMENTARE
Recupero e valorizzazione dei sottoprodotti delle filiere
agroalimentari piemontesi con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di
materie prime vergini, l’emissione di sostanze inquinanti e il
conferimento di rifiuti in discarica;
 SANSENERGY – Puglia
obiettivo è sviluppare le competenze tecniche e scientifiche per la
realizzazione di impianti di 1 MWel alimentati con il biogas da
SANSENERGY
biomasse residuali provenienti dalle attività agricole e agro-industriali
ad alta vocazione territoriale, con particolare interesse per i reflui
dall’industria olearia (sansa).

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I sottoprodotti delle filiere agroalimentari
Il progetto ECOFOOD
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Ecofood
partner del progetto

Soremartec Italia srl (Capofila)


Ferrero SpA con unico azionista
Luigi Lavazza SpA Il progetto ECOFOOD è stato condotto in collaborazione con:
Cartotecnica Chierese SpA
 aziende leader delle principali filiere agroalimentari della regione tra
Asja Ambiente Italia SpA cui Ferrero e Lavazza;
Cartiera di Momo SpA  centri di ricerca e atenei tra cui Politecnico di Torino, Università
GBV Impianti srl di Torino e Tecnogranda.
La Gentile srl
S.P. SpA
Proplast
Tecnogranda SpA
Politecnico di Torino
UniTo - DiVaPRA Patologia Vegetale
UniTo - DiVaPRA Microbiologia
Università degli Studi di Torino - DSTF
Consorzio Tutela Barolo & Barbaresco

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Ecofood
obiettivi

ASJA ha collaborato alle attività che hanno riguardato lo studio delle tecnologie per la VALORIZZAZIONE ENERGETICA DI
SCARTI, RIFIUTI E BY-PRODUCTS ed in particolare la digestione anaerobica di alcune tipologie di scarti.

Scarti e byproducts
industria agroalimentare

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Ecofood - Studio di fattibilità


valorizzazione energetica scarti del caffè e dell’industria dolciaria

Obiettivi dello studio è valutare la fattibilità tecnica della valorizzazione


energetica degli scarti.
 Via biologica: il materiale organico di scarto viene trattato
attraverso un processo di digestione anaerobica ad opera di
microrganismi per la produzione di biogas utilizzabile per la
produzione di energia elettrica e calore
 Via termochimica: attraverso un processo termico è possibile
convertire il substrato direttamente in energia termica o in un gas di
sintesi utilizzabile in cogenerazione

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Ecofood - Studio di fattibilità


fasi dello studio

1) Caratterizzazione quantitativa e qualitativa delle biomasse in


ingresso.
2) Definizione della miscela di alimentazione del digestore
anaerobico pilota e avvio del processo.
3) Conduzione della prova di digestione anaerobica.
4) Stabilizzazione del processo e ottimizzazione dei parametri.
5) Identificazione dei parametri fondamentali per lo scale – up
industriale.
6) Dimensionamento dell’impianto industriale.
7) Valutazione della fattibilità.

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Ecofood - Scarti Caffè


quantitativi annui

Sito A Sito B Sito C Sito D Totale


Biomassa [t/y] [t/y] [t/y] [t/y] [t/y]
Scarti
lavorazione
caffè sfuso 170 240 65,2 63,1 538,3

Pellet 750 110 152,2 0 1.012,2


Caffè fuori
specifica 115 700 0 0 815

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Ecofood - Scarti caffè


caratterizzazione delle biomasse

Biomassa TS [%] COD [gO2/kg] N [g/kg] P [g/kg] COD/N COD/P


Scarti
lavorazione 97,29 1.052 17,3 1,98 61 532
caffè sfuso

Pellet 91,30 1.396 19,12 1,16 73 1.199

Caffè fuori
97,77 976 16,04 1,84 61 532
specifica

Emicellulosa Cellulosa Lignina Umidità Densità


Biomassa
[% w/w] [% w/w] [% w/w] [% w/w] [kg/l]
Pellet (analisi Asja) 11,2 31,3 23,4 4,4 0,729

Pellet (analisi PoliTo) 12,5 22,1 51,2 6,2 0,702

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Ecofood - Scarti Caffè


definizione dei parametri di processo

Parametro Valore Tipologia di processo:


Scarti lavorazione [g/d] 17  processo wet completamente miscelato (CSTR);

Pellet [g/d]  condizioni di mesofilia (38 °C).


51

Fuori specifica [g/d] 17

K2HPO4 [g/d] Definizione del piano di alimentazione del reattore:


1,01
 rapporto 1:3:1 tra le biomasse (scarti:pellet:fuori specifica);
Acqua [g/d] 1.035
 %TS in ingresso di circa il 10%;
Totale [g/d] 1.130
 garantire un OLR (COD) compreso tra 2 e 4,5 gCOD/L/d;
% TS 7
 garantire rapporti COD/N e COD/P rispettivamente di 70 e 350;
OLR [g COD/l/d] 2,2
 HRT = 40 d;
HRT [d] 40  pH prossimo alla neutralità.

Piano di alimentazione

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Ecofood
digestore pilota

 Volume del reattore: 45 l


 Miscelazione ad opera di un complesso pala: motore ad asse
verticale
 Termostatazione: T=38 °C (mesofilia) costanti grazie ad una camicia
nelle quali scorre acqua riscaldata
 Valvole: 4 (due per l’alimentazione, una per lo sfiato del biogas, una
per lo scarico del digestato)
 Analizzatore del biogas: fornisce le concentrazioni dei composti
chimici presenti nel biogas in particolare metano e anidride carbonica
 Contatore volumetrico: determina i litri di biogas prodotti dal
digestore

Il reattore pilota da 45 l

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Ecofood
laboratorio

 Stufa a ventilazione forzata (120 l) STE-F  Spettrofotometro modello DR5000


 Forno a muffola (6 l) PID 301  Bilancia elettronica e bilancia analitica
 Cappa chimica di II classe a flusso laminare  Essiccatore vuoto 250 mm con piastra e ribinetto
(Chemfast 12)
 Termostato HT2005 alta temperatura 12 cuvette
 Titolatore automatico Titralab AB845
 Agitatori con riscaldamento tipo ARE

La cappa chimica Chemfast 12 Spettrofotometro DR5000 Titolatore AB845

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Ecofood - Scarti Caffè


conduzione della prova

% abbattimento
80%

70%
% rimozione del substrato

60%

50%

40% COD
TVS
30%
TS
20%

10%

0%
55 57 59 61 63 65 67 69
Giorno di sperimentazione

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Ecofood - Scarti Caffè


conduzione della prova

Produzione di biogas e % metano


35 80%
Produzione di biogas [l/d]

30 75%

25 70%
65%
20
60%
15 Q Biogas
55%
10 50% % CH₄
5 45%
0 40%
55 57 59 61 63 65 67 69
Giorno di sperimentazione

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Ecofood - Scarti Caffè


conduzione della prova - monitoraggio

pH e ALK/VFA
7
7,6
6
7,4

7,2 5

7,0 4
pH

6,8 pH in
3
6,6 pH out
2 ALK/VFA
6,4

6,2 1

6,0 0
55 57 59 61 63 65 67 69
Giorno di sperimentazione

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Ecofood - Scarti Caffè


risultati sperimentali

 OLR = 2,2 gCOD/l/d  Resa di abbattimento dei solidi non elevata dovuta al contenuto di
cellulosa e lignina
 SGP = 0,2 Nm³/kgCOD
 Necessità di abbassare OLR e aumentare HRT per consentire la
 GPR = 0,37 Nm³/m³/d stabilità

 Q biogas ~ 20 l/d  Produzione di metano in linea con la rimozione del COD


PRINCIPALI CRITICITA’
 % CH4 ~ 60%
 Carenza di fosforo: necessaria l’integrazione con un’altra biomassa
 pH digestato ~ 7,3 o l’aggiunta di chemicals.

 ALK/VFA ~ 4,5  Composti lignino-cellulosici: queste sostanze sono di difficile


degradazione e quindi è consigliabile un pre-trattamento per
 Resa di rimozione TS e TVS ~ 50% migliorare le rese di processo. Si ritiene di evitare quelli di tipo
 Resa di rimozione COD ~ 50% chimico. Potrebbe essere testato un trattamento di sonicazione
(fisico) o enzimatico.

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Ecofood - Scale up industriale


piano di alimentazione

Determinazione del piano di alimentazione.


Trattamento di tutti i quantitativi di scarti disponibili:

Scarti Non Acqua di


Pellet Ricircolo OLR
lavorazione conforme rete Totale [t/d] % TS
[t/d] [t/d] [gCOD/l/d]
[t/d] [t/d] [t/d]

1,3 2,8 0,3 10 20 34,4 11,9 2,20

Rapporti tra i nutrienti: COD/N = 29,3; COD/P = 870,4.

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Ecofood - Scale up industriale


diagramma a blocchi

Acqua di Linea del biogas


rete 10 t/d 1.110 Nm³/d

Scarti produzione:
1,3 t/d
Pellet: Calore
Pretrattamenti Digestore
2,8 t/d utilizzato CHP
Miscelazione caldo / freddo
Non conforme: 1,48 MWht/d
0,3 t/d

Acqua di Digestato
ricircolo 20 t/d 33,1 t/d En. termica
disponibile
2,69 MWht/d

Digestato liquido:
Digestato
trattamento o utilizzo Inspessimento
solido 7 t/d
in agricoltura 6 t/d
En. elettrica
disponibile
1,92 MWhe/d
Smaltimento in discarica o
Spandimento o
valorizzazione come
depurazione
ammendante

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Ecofood - Scale up industriale


dimensionamento

Reattore Reattore
Parametro
a caldo a freddo
Raggio [m] 8,5 3

Altezza cilindro [m] 11,5 6,5

Volume
0,5 m 2.610 219
totale [m³]
1m
1,5 m Superficie occupata
11 m 2.610 m³ 227 28,3
219 m³ [m²]
5m
Q in ingresso [t/d] 34,4 33,1

6m Q in uscita [t/d] 33,1 33,1


17 m
Q biogas [Nm³/d] 1.110 -
28,3 m²
HRT effettivo [d] 73,3 5

227 m²

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Ecofood - Scale up industriale


la cogenerazione

Parametro Valore

Produzione di biogas [Nm³/d] 1.110

% CH4 60

Potenza CHP installato [kWe] 45

Rendimento elettrico [%] ~ 30%

Rendimento termico [%] 65%

Numero CHP installati 2

Produzione en. elettrica [MWh/y] 700

Produzione en. termica [MWh/y] 1.520

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Ecofood - Scale up industriale


il digestato

Parametro Valore Il digestato in uscita dai digestori viene sottoposto a


spremitura (rendimento: 27%TS in frazione solida,
Q digestato [t/d] 33,1
0,5% TS in quella liquida) in modo da recuperare
% TS 5,95 acqua utile e ridurre i volumi di materiale da smaltire in
COD [g/kg tq] 106 discarica.

N tot [g/kg tq] 6,4

Frazione solida Frazione liquida Ricircolo Spandimento Superficie necessaria


[t/d] [t/d] [t/d] [t/d] [ha/y]
7 26 20 6 42

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Ecofood - Scale up industriale


energia termica

Parametro Valore Le spese termiche sono calcolate in base alle condizioni


operative dell’impianto, considerando condizioni
Calore generato con CHP [MWht/d] 4,17 mesofile per il reattore e temperature medie stagionali
(aria e suolo) del Piemonte per le perdite di calore
T° operativa del digestore [°C] 40 dalle pareti del digestore a caldo.

T° dell’alimentazione [°C] 15

Spesa termica per il riscaldamento


1
dell’alimentazione [MWht/d]

Perdite medie di calore [MWht/d] 0,48

Calore disponibile in condizioni


2,7
medie [MWht/d]

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Ecofood - Industria dolciaria


caratterizzazione biomasse

TS VS COD N tot P tot


Biomassa pH
[%fw] [%dw] [gO2/L] [g/L] [g/L]
Thè al limone 3,32 1,12 81,18 127,5 0,21 0,02

Thè alla pesca 3,35 1,06 99,47 126 0,2 0,03

Residui 5,71 23,86 95,68 29,2 0,06 0,06

Residui caffè 6,13 31,41 99,23 9,99 0,02 0,02

Choco-wafer 7,41 96,29 97,99 87 0,23 0,23

Creme 6,68 99,68 97,80 111,5 0,3 0,3

Caramelle 3,22 97,76 99,89 112 0,2 0,2

Torta 1 5,86 81,53 97,32 89 1,24 0,15

Torta 2 6,21 78,57 98,01 85 1,62 0,18

Mix 4,00 25,10 98,53 315,13 3,87 0,41

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Ecofood - Industria dolciaria


processo

MONOSTADIO BISTADIO

BIOMASS BIOGAS BIOMASS BIOGAS


CHEMICALS CHEMICALS
+ WATER CHEMICALS + WATER

PULPER PILOT PULPER PREAC PILOT

RECYCLE

DIGESTATE DIGESTATE

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Ecofood - Industria dolciaria


monostadio: alimentazione

Parametro Valore
Mix [g/d] 250

(NH4)2HPO4 [g/d] 0,5


BIOMASS BIOGAS
CHEMICALS
+ WATER NH4OH [g/d] 4

Water [g/d] 995,5

Total [g/d] 1.250

pH 7,98
PULPER PILOT
% TS 4,52

% VS [%dw] 97,51

COD [gO2/L] 72

N tot [g/L] 1,33

P tot [g/L] 0,2


DIGESTATE
OLR [g COD/l/d] 2

HRT [d] 36

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Ecofood - Industria dolciaria


monitoraggio

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Ecofood - Industria dolciaria


bistadio: alimentazione

Parametri Preac Digestore


BIOMASS BIOGAS
CHEMICALS
Mix [g/d] 470 - CHEMICALS + WATER

Preacidificate
- 581
[g/d]

K2HPO4 [g/d] 0,96 -


PULPER PREAC PILOT
NH4OH [g/d] 0,74 -

Digestate [g/d] 130 145

Water [g/d] - 171


RECYCLE
Total [g/d] 602 897
DIGESTATE

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Ecofood - Industria dolciaria


bistadio: alimentazione

TS VS COD N tot P tot


Biomassa pH
[%fw] [%dw] [gO2/L] [g/L] [g/L]
Mix 4,00 25,10 98,53 315,13 3,87 0,41

Preac feed 4,59 19,20 97,20 266,37 3,36 0,67

Preacidificate 3,62 15,98 96,38 264,52 3,83 0,68

Recycle 6,94 2,29 82,52 29,19 2,54 0,29

Dig feed 3,78 10,50 95,81 174,80 3,15 0,50

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Ecofood - Industria dolciaria


bistadio

Feed Feed
Parameter
preac digester
pH 4,59 3,78

% TS 19,20 10,50
BIOMASS BIOGAS
OLR CHEMICALS
34,08 3,43 CHEMICALS + WATER
[g COD/l/d]

HRT [d] 8,42 60

Process:
PULPER PREAC PILOT
 Semi-dry (preac) – wet (dig) CSTR.
 Mesophilia (38 °C)

Feed table of the pilot:

 10 %TS in the alimentation; RECYCLE

 OLR (COD) between 2 and 4,5 gCOD/L/d;


DIGESTATE
 COD/N e COD/P relations at 70 e 350 respectively;
 neutral pH.

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Ecofood – Industria dolciaria


Monitoraggio

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Ecofood – Industria dolciaria


Grado di conversione

0,87

0,86

0,85

0,84

0,83

0,82
TS
0,81 VS

0,80 COD

0,79

0,78

0,77

0,76
33 38 43 48 53 58
d

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Ecofood – Industria dolciaria


Produzione di biogas

63,00 100,00

61,00 90,00

80,00
59,00

70,00
57,00
60,00
55,00
50,00
%

%CH4
53,00
40,00 Q biogas

51,00
30,00

49,00
20,00

47,00 10,00

45,00 -
33 38 43 48 53 58
d

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Ecofood - Industria dolciaria


bilancio di massa

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Ecofood - Industria dolciaria


digestato

Digestato Frazione liquida


Temperatura 38,00 °C percentuale 85,33 %
pH 6,94 - pH 7,44 -
CE 5,30 mS/cm CE 6,51 mS/cm
NaCl 2,78 g/L NaCl 3,43 g/L
Flow 0,81 kg/d TS 0,71 %fw
TS 2,29 %fw VS 56,06 %dw
VS 82,52 %dw COD 4,41 g/L
COD 29,19 g/L K 1,19 g/L
K 2,09 g/L NH₄⁺ - N 0,17 g/L
N tot 1,43 g/L
NH₄⁺ - N 0,24 g/L
P tot 0,18 g/L
N tot 2,54 g/L
P tot 0,29 g/L
Frazione solida
percentuale 14,67 %
TS 13,99 %fw
VS 93,12 %dw
COD 177,04 g/kgSS
K 6,46 g/kgSS
NH₄⁺ - N 0,49 g/kgSS
N tot 7,93 g/kgSS
P tot 0,82 g/kgSS

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Ecofood - Industria dolciaria


risultati sperimentali

 OLR = 3,43 gCOD/l/d

 SGP = 0,81 Nm³/kgVSfeed

 GPR = 1,62 Nm³/m³/d 1) SGP più alta rispetto alla FORSU - SGP (0,7)

 Q biogas = 73,07 l/d 2) Non è possibile una alimentazione più alta - OLR

 % CH4 = 56,73% 3) La produzione di metano è in linea con la rimozione di COD

 pH digestato = 6,94 4) Elevata conversione dei solidi totali e volatili

 TS rate = 77%

 VS rate = 80%

 COD rate = 83%

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Ecofood - Industria dolciaria


criticità

 Alcune Biomasse non solubili: presenza di grassi.


 Biomasse molto reattive: rischio di acidificazione.
 pH dell’alimentazione acido.
 Presenza di schiume e sfere: sequestro di nutrienti, biogas
intrappolato, insufficiente miscelazione.
Schiume
 Acqua: è necessaria molta acqua per la digestione WET (pulper).
 Presenza di Idrogeno nel biogas: probabilmente formatosi nella fase
di preacidificazione.

Sfere

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Ecofood - Industria dolciaria


scale-up

Biogas line
Water: 59,5 t/d
10.800
Chemicals: 0,85 t/d
Nm³/d

Biomass Pretreatment Preacidificator


Used heat CHP 1 MW
34,18 t/d Mixing + Digestor

Digestate Available heat


Water recycled 82 t/d 1.039 kW - used

Liquid digestate Solid – liquid Solid digestate Available


86% - recycled separation 14% electricity
1.000 kW

Wastewater treatment
Landfill or fertilizer
or agricoltural use

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Ecofood - Industria dolciaria


scale-up

Parametri Preacidificatore Digestori 2X

Raggio [m] 4,5 10

Altezza[m] 11 13

Volume[m³] 705 4084

Superfice [m²] 64 314

Q in [t/d] 88 87

Q out [t/d] 87 82

Q biogas [Nm³/d] - -

HRT [d] 8 60

72
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Ecofood - Industria dolciaria


cogenerazione

Parametri Valore

Produzione di biogas[Nm³/d] 10.800

% CH4 57

Potenza CHP [kWe] 1.000

Efficienza elettrica [%] 40,4

Efficienza termica[%] 42,2

Numero di CHP 1

Produzione elettrica [MWh/y] 8.000

Produzione termica [MWh/y] 8.314

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I sottoprodotti delle filiere agroalimentari
Il progetto SANSENERGY
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Sansenergy
valutazione degli scarti agroindustriali nella regione Puglia

Biomassa Quantità (t/a)

Residui agricoli 169.000 Le filiere tradizionali del tessuto produttivo della Regione
Residui settore caseario 121.000 Puglia includono la filiera olivicola, la zootecnia,
l'industria vitivinicola, l'industria lattiero-casearia e le
Residui settore vinicolo 201.450
produzioni agricole caratteristiche del territorio.
Residui settore olivicolo 620.000
Residui industria carni 7.890

La frazione di residui preponderante, i residui del settore olivicolo, è anche quella a cui si devono i maggiori problemi di
smaltimento (forte carico inquinante delle acque di vegetazione AV e delle sanse) a cui và aggiunto lo scarso valore
economico degli stessi. I residui del settore caseario (siero, scotta e acque di filatura) per quanto prodotti in quantitativi
inferiori, risultano essere una matrice interessante perché hanno una scarsa valorizzazione economica e potenzialmente
pongono maggiori problemi nel loro smaltimento: il carico inquinante del siero di latte è tre volte superiore quello delle AV.

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Sansenergy
le tecnologie di produzione dell’olio

 Impianti a pressione (vecchia tecnologia).


 Impianti a due fasi.
 Impianti a 3 fasi.
 Impianti a 2 fasi con ripasso.
 Extra: recupero del nocciolino.

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Sansenergy
le tecnologie di estrazione dell’olio

Processo a tre fasi: Processo a due fasi:

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le tecnologie di produzione dell’olio

Olio dopo centrifuga Olio dopo centrifuga Centrifuga verticale


orizzontale verticale per acque

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Il settore lattiero-caseario

 40% del siero + scotta


all’alimentazione zootecnica;
Solo il 6%
 6% alla produzione di ricotta;
 35% produzione di lattosio e siero in
polvere.

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caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse

Le matrice sono state analizzate per determinare i parametri utili al processo e alla definizione della miscela di alimentazione:
 pH - il suo monitoraggio, a monte e durante la digestione anaerobica, influenza fortemente la crescita dei microrganismi ed
i metaboliti da essi prodotti. In generale, valori di pH più bassi di 6,3 o più alti di 7,8 rallentano la fase di metanogenesi; i
batteri acidogeni sono invece meno sensibili alle variazioni di pH: un problema frequente e infatti il prevalere della fase di
acidogenesi, con conseguente inacidimento nel processo;
 contenuto in solidi totali (SST) - indica quanto è concentrato il materiale introdotto nel digestore;
 contenuto in solidi volatili (SSV) - indica la quantità di sostanza organica contenuta nei solidi totali e potenzialmente
trasformabile in biogas;
 domanda chimica di ossigeno totale (CODtot): questo parametro fornisce una misura indiretta della sostanza organica
ossidabile presente nel substrato da avviare a DA. Il valore del “COD abbattuto” (COD in ingresso meno COD presente nel
digestato) costituisce una misura indiretta dell’energia trasformata in biogas;
 domanda chimica di ossigeno in forma solubile (CODsol): è la frazione del valore di COD presente in forma solubile e quindi
prontamente disponibile per l’attacco microbico;
 concentrazione di N e P;
 concentrazione dei polifenoli: sono composti ad attività biostatica, infatti bloccano l’attività dei microorganismi gram+, delle
cellulasi e altri enzimi e in generale l'attività dei microrganismi responsabili della degradazione anaerobica.

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caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse

Parametro Acque di vegetazione Sansa Siero di latte


pH 5,3 5,56 3,9
SST ( mg/L ) 5050 570000 19200
SSV ( mg/L ) 3405 561000 13000
SSV/SST (%) 65% 98% 68%
CODsol (mg/L) 7925 18950 (dil. 1:1) 20700
CODtot (mg/L) 9100 520000 31800
CODsol/CODtot (%) 87% 3.6% 65%
Ntot (mg/L) <10 3400 790
Ptot (mg/L) 70 - 218
Polifenoli (mg/L) 397 - 163

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test di fermentazione batch

SV CODsol Polifenoli Le prove di digestione anaerobica in condizioni


ST SV SV/ST CODsol
Acqua di Giorno abbattuti abbattuto totali mesofile, sono state effettuate su miscele di
% % % (mg/L)
% % (mg/L)
vegetazione biomassa tal quali o sottoposte a
(la miscela è 0 1,77 1,10 62% 4350 394
composta per il pretrattamento mediante sonicazione e/o
50% da inoculo 2 1,66 0,99 59% 4305 10,4% 1,0% 382 omogeneizzazione.
anaerobico e
per il 50% da 6 1,62 0,93 57% 3495 15,9% 19,7% 368 La composizione delle miscele testate è la
acqua di
vegetazione) 30 1,30 0,65 50% 414 41,4% 90,5% 254 seguente:

SV Polifenoli
 miscela A è costituita dal 50% di inoculo
Sansa ST SV SV/ST CODsol
diluita (la Giorno
% % % (mg/L)
abbattuti totali anaerobico e per il 50% da A.V;
% (mg/L)
miscela è
composta per
 miscela B è composta dal 50% di inoculo
0 9,06 8,22 91% 3300 1097
il 50% da anaerobico, 50% di sansa vergine.
inoculo 2 8,78 7,93 90% 9765 3,5% n.d.
anaerobico,
per il 25% da 6 8,72 7,92 90% 11745 3,7% n.d.
sansa e per il
25% da acqua
30 8,06 7,20 89% 10575 12,4% 1085
di rete)

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test di fermentazione batch

Nelle prove con Sansa vergine si è registrato un


minore abbattimento del COD.
In 30 giorni di prova è stato abbattuto soltanto
il 12,4% dei solidi volatili mentre si è registrato
un forte accumulo di COD in fase solubile,
indice del fatto che dopo 30 giorni la fase
dominante è ancora quella di idrolisi; il motivo
di questa lenta cinetica di fermentazione risiede
nella struttura disomogenea e aggregata della
sansa che riduce le possibilità di
biodegradazione batterica oltre che nella
presenza di materiale organico a lenta
degradazione come la cellulosa.

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valutazione dei pre-trattamenti di sonicazione

SV Per stimare l’effetto dei pretrattamenti


ST SV SV/ST CODsol Polifenoli
MIX1 TQ Giorno
% % % (mg/L)
abbattuti
(mg/L) (omogeneizzazione o/e sonicazione) è stata
(la miscela è %
allestita una nuova prova su una miscela
composta per
0 6,40 5,78 90% 2498 125 nota delle biomasse in esame, così
il 50% da
inoculo
3 4,46 3,85 86% 4155 33,4% 129 composta:
anaerobico,
per il 50%
6 4,13 3,50 85% 7395 39,3% 122 16,5% sansa; 16,5% acqua di vegetazione e
dalla miscela
67% di acqua di rete.
MIX1 tal
quale) 20 3,54 2,93 83% 5350 49,3% 115
quale La miscela è stata sottoposta a triturazione e
SV miscelazione (omogeneizzazione MIX1 TQ) e
MIX1 S ST SV SV/ST CODsol Polifenoli
Giorno
% % % (mg/L)
Abbattuti
(mg/L) suddivisa in due aliquote: una delle due è
(la miscela è %
composta per stata sottoposta a sonicazione (MIX1 S,
il 50% da 0 6,38 5,77 90% 2573 132 energia pari a 255 kJ/L), in modo da poter
inoculo
3 4,56 3,94 86% 4590 31,7% 127
confrontare l’effetto dei diversi
anaerobico,
per il 50% pretrattamenti.
dalla miscela 6 4,19 3,59 86% 6195 37,8% 117
MIX1
pretrattata con
20 3,14 2,69 86% 4970 53,3% 109
ultrasuoni)

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valutazione dei pre-trattamenti di sonicazione

Al pretrattamento con sonicazione è


corrisposto un maggiore abbattimento dei
solidi volatili (+8%). L’elevata
concentrazione di COD in soluzione a fine
prova per entrambe le miscele, testimonia
come il tempo di residenza pari a 20 giorni
non sia sufficiente a completare le cinetiche
di fermentazione.
I risultati della sonicazione appaiono
deludenti in quanto l’aumento
dell’abbattimento dei SV risulta insufficiente
a giustificare questo tipo di pretrattamento.

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prove di fermentazione in continuo

La sperimentazione si è protratta per 69 giorni,


nei quali il piano di alimentazione è stato
gradualmente ottimizzato in modo da:
 ottenere le migliori prestazioni in termini di
produzione di biogas e rimozione della
componente organica (COD e SV);
 monitorare le variabili di processo per
valutare la stabilità chimico-biologica del
processo: eventuale correzione pH e
concentrazione nutrienti;
 studiare le variabili di processo utili a
dimensionare un impianto industriale:
monitoraggio del tempo di ritenzione idraulico
(HRT), tempo di ritenzione dei fanghi (SRT) e
carico organico volumetrico (OLR);
 valutare le caratteristiche del digestato.

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prove di fermentazione in continuo

Nel corso della sperimentazione sono emerse


alcune problematiche:

 per mantenere un ottimale rapporto COD:N:P:


intorno a valori di 350:5:1.(5) è stato necessario
aggiungere dei sali di azoto e fosforo;

 dal monitoraggio della produzione di biogas e


delle rese di rimozione della sostanza organica è
emersa la necessità di aumentare il tempo di
contatto della biomassa con la popolazione
batterica: si è passati da iniziali tempi di
ritenzione di 20 fino a 40 gg;

 l’aggiunta del siero alla miscela di alimentazione,


data la sua natura acida, ha comportato
l’aggiunta di idrossido di Sodio per riportare il pH
a valori ottimali per la crescita batterica.

Per ciascuna miscela sottoposta a D.A. è stata fatta


una valutazione della rimozione della componente
organica e della produzione di biogas.

La combinazione di questi fattori ha permesso di


migliorare la rimozione del COD che passa da un
iniziale valore medio del 47%, a uno finale del
63%.
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prove di fermentazione in continuo

Al miglioramento nelle rese di rimozione


della sostanza organica è corrisposta una
maggiore produzione di biogas.

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prove di fermentazione in continuo

Dalle indicazioni emerse dalla sperimentazione


in termini di parametri di processo, è stato
realizzato un un impianto (10-50 KW) in scala
ipilota che ha permesso di:
 ottimizzare la miscela delle biomasse in
ingresso nel bioreattore, in modo da limitare
le correzioni osservate su pH e nutrienti;
 avere indicazioni più precise sulle prestazioni
dei pretrattamenti selezionati;
 verificare i parametri di processo stimati nella
sperimentazione in laboratorio (HRT,OLR
ecc);
 analisi della composizione del biogas prodotto
e del digestato in uscita dal bioreattore;
 riprodurre in sito condizioni reali di stoccaggio
della sansa e del digestato ottenuto.

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il laboratorio di Ceglie Messapica (Br)

Sede Ceglie Messapica (Br) | Laboratorio chimico Sede Ceglie Messapica (Br) | Laboratorio chimico

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Grazie per l’attenzione
______
Davide Mescia
d.mescia@asja.energy

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