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L’uberizzazione uccide

euronomade.info/

By Redazione June 12,


2019

di CLARA MOGNO.

Di lavoro si muore. E questo vale anche per il lavoro organizzato attraverso le piattaforme,
in particolar modo quello di delivery urbano. Lo sanno tutti: sfrecciare nel traffico è
pericoloso, tra gli scooter, le auto e i bus impazziti che compongono le giungle urbane. E se
non lo si sapesse, ne è una riprova la morte di Mario Ferrara, fattorino di 51 anni, investito
in via del Lavoro da una volante della polizia domenica scorsa mentre tornava in pizzeria
dopo una consegna.

Purtroppo non è l’unica morte bianca da segnalare. Tra gamification e precarietà, tra cottimo
e ranking, le piattaforme le descrivono come “incidenti stradali” – come nel caso di Pujan, 22
anni, nepalese sans papier, che ha perso la vita mentre consegnava un ordine come rider
per Glovo a Barcellona. Pujan, irregolare in Spagna, lavorava con il conto di un’altra persona
– fenomeno diffuso nella componente migrante della forza lavoro di piattaforma. Forme di
caporalato digitale, come più volte ha denunciato in Francia da Jérôme Pimot di CLAP
(Collectif des Livreurs Autonomes de Paris): chi non può accedere allo statuto di
autoentrepeneur, perché per esempio ha lo statuto di rifugiato o non ha i documenti,
noleggia profilo e codice di accesso di chi è iscritto regolarmente all’app, il quale trattiene
dal 30 al 50% della busta paga. Tra questi anche numerosi minori – il più giovane un
ragazzino di 10 anni.

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Artyk Orozaliev, kirghiso di 21 anni rider per Yandex Food a San Pietroburgo, è invece
letteralmente morto di fatica lo scorso 16 aprile, dopo 10 ore non-stop di consegne in
bicicletta. Iderval da Silva, brasiliano, ha perso la vita a Londra, mentre faceva una consegna
per Uber Eats, a causa delle ferite riportate durante il tentativo di furto del proprio scooter
da parte di alcuni teenager.
Anche i casi di incidenti gravi non mortali sono molti. Si pensi a Francesco Iennaco, fattorino
ventottenne a Milano per Just Eat, che l’anno scorso ha perso una gamba; o ad Aziz Bajdi,
che lavorando a Parigi per Deliveroo, si è perforato la milza con il manubrio della bici – per
poi scoprire che il gigante AXA non prevedeva una copertura assicurativa per l’addome.

I lavoratori delle piattaforme non solo devono farsi carico di mettere a disposizione i propri
mezzi (nel caso del delivery urbano il cellulare, la bicicletta o lo scooter) ma eventualmente
anche di produrre la documentazione per poter accedere ai rimborsi delle assicurazioni – un
incubo burocratico, fatto di subappalti assicurativi in cui tutto è a carico del/della rider. Per
fare un esempio, Deliveroo in Italia ha stipulato un’assicurazione (con dei massimali ridicoli)
con Qover, compagnia che ha a sua volta appaltato i casi della piattaforma all’agenzia
assicurativa Van Ameyde – pressoché impossibile da contattare. Nel caso di un incidente con
un’auto quest’ultima non si assume la responsabilità di mettersi in contatto con l’RC auto
della controparte, avventura lasciata intraprendere alla lavoratrice o al lavoratore (che
dovrà rivolgersi a un avvocato o a un’infortunistica privata) e chiede una documentazione
estremamente difficile da produrre: testimonianze scritte con documenti di chi era
presente, verbale della municipale e, addirittura, i dati di tracciabilità della piattaforma al
momento dell’incidente. Se almeno Deliveroo indica cosa e quanto copre (50.000 € in caso
di decesso, 7.500 € per la perdita dell’udito da un orecchio – qui la scheda), Glovo non
fornisce nemmeno queste informazioni – e legalmente non è tenuto a farlo, in quanto si
tratta di un’assicurazione per conto terzi.

Ma i riders si stanno organizzando, e la solidarietà è già transnazionale. Un esempio è il


video lanciato dalla Transnational Federation of Couriers, piattaforma di fattorin_ e alleat_
nelle lotte della cosiddetta gig economy, che raccoglie voci da Buenos Aires a Hong Kong. E
lo sanno bene, che “an injury to one is an injury to all!” – e si faranno sentire sempre più forte,
come già sta succedendo ovunque.

Per approfondire:

R. Ciccarelli, «Bologna, l’economia dei lavoretti uccide un fattorino di 51 anni»

D. López Frías, «Pujan, el repartidor de Glovo muerto, hacía sustituciones clandestinas sin
conocer Barcelona»

«Yandex Food Courier Reportedly Dies From Over-Exhaustion, Sparking Outrage in Russia»

2/3
«Boy, 16, is charged with murdering Uber Eats delivery driver who was beaten to death as
he tried to stop gang stealing his moped from a Tesco car park in south-west London»

J. Macher, «Tod eines Fahrradkuriers löst Proteste aus»

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