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Letteratura spagnola II lezione 9 marzo

Secondo capitolo del tomo 2. La poesia lirica: tradizione e rinnovazione


Non ripeterò ciò che ho detto la scorsa lezione sulla struttura del libro ne sul Cancioneros ne sul
Romancero. Ripeterò ciò che ho detto su Garcilaso.
Garcilaso è un poeta molto importante e bisogna conoscerlo molto bene(potrebbe essere una
domanda d’esame). Verrà nominato un rappresentante che sarà in contatto con me per eventuali
fotocopie. Voglio un interesse attivo perché abbiamo poco tempo ed è un esame difficile, se non
avete studiato non venite a provarlo. Garcilaso de la Vega, come ho già detto ieri, nacque a
Toledo ed è contemporaneo dell’imperatore don Carlos. Carlos è nato nei paesi bassi nel 1500 e
Garcilaso nacque a Toledo, dopo, nel 1501. C’è un altro personaggio importantissimo della storia
del mondo occidentale che è Soliman il magnifico, il granturco dell’impero ottomano, che nel ‘500
sarà il grande antagonista di Carlo V. Come vediamo, G. en alguna manera tambien 03:52 fra
impero cattolico di Carlo V, Europa imperiale e soliman perché Garcilaso partecipa ad alcune
campagne di Carlo contro soliman.
G. appartiene ad una famiglia di media nobiltà, però molto distinta tanto che è in contatto con
l’imperatore, la famiglia aveva buoni canali e G. nel 1520 diventa guardia del corpo
dell’imperatore. Ma la famiglia aveva un problema che influisce su G. il problema è che nella
guerra de las comunidades (rivolta castigliana contro Carlo V per la sua politica) c’è una rivolta a
cui partecipa suo fratello, don Pedro, che verrà esiliato e morirà esiliato in Portogallo. La famiglia è
divisa fra i sostenitori di Carlos e quelli delle comunità. il centro principale della rivolta è Toledo.
Come guardia del corpo accompagna l’imperatore continuamente, nei suoi viaggi, era imperatore
itinerante. La corte ufficiale di Spagna e la capitale era Toledo, perché era stata capitale con i
Visigoti. E poi dopo la Reconquista(1712), l’anno in cui Toledo passa in mano cristiana, viene
nominata capitale. Lo spostamento della capitale a Madrid avviene più tardi con Filippo II, nella
seconda metà del X secolo. Toledo era un centro politico importante.
Garcilaso a Toledo, nella sua città, 07:18:48 a la hermana dell’imperatore e si sposa con una dama
della sorella dell’imperatore, Elena de Zúñiga. Resta sposato con lei tutta la vita e hanno 4 figli,
curiosamente due quando G. era in Europa, a Napoli. Aveva anche molti altri amori, il più
conosciuto è di una dama dell’imperatrice Isabella d’Aviz, sposa di Carlo V. una dama Portoghese
che ha accompagnato l’imperatrice, anche ella portoghese, ancor prima di diventare imperatrice.
La dama di cui si innamora G. si chiamava Isabel Freire. Nel anno 1533-34 muore di parto e egli va
poi a idealizzarla nella sua poesia, rielaborando il mito di Isabel dopo la sua morte.
Il creditore dell’opera completa di G. è un professore dell’università di Barcellona, che si chiama
Bienvenido Morro. Abbiamo trovato che G. ha avuto una relazione con una dama, vicina di sua
casa a Toledo. Questa relazione è durata molto tempo, fa un figlio con ella.
Nel 1529, quando l’imperatore si prepara per venire in Italia, a Bologna per essere incoronato dal
papa. Non viene incoronato a Roma perché non era ben visto per il sacco di Roma(’27), quindi
decidono di incontrarsi in una zona più neutra. Nel 1530 avviene lì incoronazione di Carlo V e
Garcilaso è presente.
Ha un problema con l’imperatore, un figlio di suo fratello Pedro, il rivoluzionario esiliato dopo i
disastri delle comunità, si sposa con una donna, ma l’imperatore destina questa donna ad un'altra
persona. Come sapete, fra nobili c’erano sempre matrimoni combinati. E poi nonostante la
proibizione di Carlo, Garcilaso assiste al matrimonio segreto di suo nipote e poi l’imperatore lo
esilia. Lo manda in un’isola del Danubio , ma non sappiamo quale.
Don Pedro chiede all’imperatore di perdonare Garcilaso. Nel 1532 parte per Napoli dove resta per
4 anni e trascorre gli ultimi anni della sua vita. Partecipa all’impresa di Tunez, quando Carlo
conquista la città di Tunez. L’impresa fu compiuta da tutti i nobili, spagnoli, italiani è un momento
di grande esaltazione antiturca, antibarbarica. Nel 1535 a Tunes viene ferito e torna a Napoli. Però
l’anno seguente l’imperatore inizia una guerra, finché 14.25 Francia il re Francisco che era stato
catturato a Pavia, prigioniero a Madrid in una torre. 14. 36 Carlos aveva lasciato e, il re di Francia
naturalmente faceva la sua politica anticarlos, antimperiale. Nel 1536 Garcilaso viene nominato
maestre de campo dell’imperatore. In un attacco ad una torre, una fortezza che si chiama Le Muy,
gli tira una pietra e lo uccide. Muore l’11 ottobre a Nizza e i suoi resti giunsero a Toledo due anni
più tardi.
Come abbiamo già detto ieri, la poesia in generale non si pubblicava nel secolo XVI, i poeti
descrivevano, componevano e passavano i testi ai loro amici che completavano con poesie,
scrivevano lettere come poesie, preparavano manoscritti per essere rivisitati. A Garcilaso spetta la
stessa sorte. Egli ancora in vita passò i suoi testi al suo migliore amico, il poeta Boscan che era di
Barcellona e che lo aveva invitato a scrivere in endecasillabo.
Usare l’endecasillabo significa utilizzare il sonetto a partire dal 1536 quando stava a Granada
perche lì ci sono gli ambasciatori di Venezia che animano G. a comporre en endecasillabo e non in
ottosillabo. G. inizia a scrivere in endecasillabi. Boscan dice che è più pratico e inizia a pensare a
come organizzare la sua edizione insieme a G. con quasi tutte le opere di G. quando quest’ultimo
era già morto. Crea un Cancioniero doble formato dalle sue opere e dai testi che egli ha di
Garcilaso. E poi questa duplice opera uscirà postuma perché, muore anche Boscan ed è 18:15 colei
che pubblica in una stampa di Barcellona i testi di entrambi nel 1543.questa è l’edizione principe di
Boscan e della maggior parte dei testi di Garcilaso. Un’edizione principe, in latino princeps, è la
prima edizione di un testo. Poi è pubblica nel 1543 quando già entrambi sono morti. Il libro si
chiama “Las obras de Boscan y algunas de Garcilaso”. Le edizioni seguenti vedranno più testi di
Garcilaso. Le opere di B. iniziano a circolare sempre con Boscan. Solo in un secondo momento,
quando viene riconosciuto il grande letterato G., inizia a pubblicare da solo. Soprattutto, una
edizione importantissima perché è la prima edizione critica che viene pubblicata a Salamanca
nell’anno 1569. È un’edizione di un professore dell’università di Salamanca. L’edizione del 1569 è
un’edizione filologica, critica, commentata, in cui si cercano e si incontrano le radici, le fonti di
Garcilaso.
22: 05 professor Francisco Sanchez de las Brozas, meglio conosciuto come El brocense. Questa è
la vera edizione di G. che ha un esito clamoroso, si diffonde in varie di Salamanca e se a Napoli.
nel 1604 abbiamo una edizione napoletana di questa edizione salmantina di Garcilaso. Nel 1580 a
Siviglia ce un'altra edizione di un poeta che si chiama Fernando de Herrera. Questa non ebbe lo
stesso esito di quella del Brocense. Anche se la versione di Herrera è la più completa.
STRUTTURA DELL’OPERA DI GARCILASO
Possiamo dividerla in tre conjuntos: las canciones(5) y los sonetos(40) formano un conjunto, il
secondo conjunto è formato da 2 elegie e un epistola, il terzo conjunto è formato da 3 egloghe.
C’è anche un quarto gruppo del testo che è costituito da las coplas castillanas. Nei primi tre
conjuntos si parla di poesia italianizzante in cui predomina l’endecasillabo però è anche scritto in
verso castigliano, di otto sillabe. Il quinto blocco sono i testi scritti in latino, quando stava Napoli.
La cultura umanistica napoletana nel XVI secolo era anche latina, G. apprende questo e scrive
anche alcuni testi in latino.
Le influenze sono tantissime, possiamo parlare di intertessualità sistematica, non si limita ad un
unico autore ma si tratta di imitazione composta, tipica della letteratura spagnola sia nella prosa
sia nella poesia. Gli spagnoli amano imitare non solo un maestro, come piaceva anche agli italiani:
ars poetica di Orazio. questo produce una sintesi , come nel caso di Garcilaso. Mentre in Italia
abbiamo una poesia corretta dal punto di vista del rispetto delle regole, in spagna non è così.
Garcilaso è un poeta italo spagnolo della prima metà del secolo XVI. G. ha inoltre l’influsso del
cancioniero, Così che tutte le influenze avranno molto valore per un poeta che ha scritto in
catalano che è un poeta valenciano molto importante del V secolo che è Ausiàs March.
C’è una miscela di lingue. La prima fonte è il cancionero ma anche i classici latini; quando va in
Italia approfondisce la sua conoscenza dei classici. Però a Toledo, nella corte dell’imperatore, si
avvicina ai classici; l’umanesimo arriva in Spagna con i re cattolici, che erano diventati maestri che
insegnavano alla corte e in università. Napoli è in un momento di grande fermento umanistico perché la
scuola di 31:43 è ancora viva come è ancora vivo Sannazzaro che saranno i modelli di Garcilaso. Egli
concima questa terra che già era fertile di classici, la semina e fiorisce. Se sabe que l’academia presidiò a
Garcilaso, che è in contatto con loro ed era in contatto con Juan de Valdés, un riformatore religioso
castigliano che si è occupato della lingua e apprese la lezione di Sannazzaro, di 32:50 e altri poeti
contemporanei a Salamanca. In cosa consiste eso abono che incontra G. a Napoli.
Fondamentalmente è una rilettura critica di Petrarca, un influenza dell’umanesimo napoletano autoctono,
fondamentalmente dell’accademia Fontaniana e uno studio prodigioso della cultura latina
approfittando del fervore umanista a Napoli, fondamentalmente Orazio e anche Ovidio e Virgilio.
Si pensa che Orazio fertilizza quella che è la forma della poesia e dell’equilibrio classico della
composizione poetica, Ovidio apporta le metamorfosi, le immagini, le storie mitiche e allo stesso
tempo Virgilio fornisce la Pastoral(in voga a Napoli, Sannazzaro). Garcilaso assimila tutto questo e
lo ripropone nella sua originalissima opera.
Ieri leggemmo il sonetto XIII, è il sonetto della maturità napoletana. (pag. 54)
A Dafne ya los brazos le crecían, A vocale
y en luengos ramos vueltos se mostraba; B consonante
en verdes hojas vi que se tornaban B consonante
los cabellos qu’el oro escurecían. A vocale

De áspera corteza se cubrían


los tiernos miembros, que aun bullendo estaban:
los blancos pies en tierra se hincaban,
y en torcidas raíces se volvían.

Aquel que fue la causa de tal daño,


a fuerza de llorar, crecer hacía
este árbol que con lágrimas regaba.

¡Oh miserable estado! ¡oh mal tamaño!


¡Que con llorarla crezca cada día
la causa y la razón porque lloraba!
Un sonetto è una composizione breve, 14 versi endecasillabi (nuovo verso Castigliano) e
strutturata in due quartine e due terzine con rima consonante(vocale e consonante). Rima ABBA.
Invece una rima è assonante quando rimano solo le vocali.
Abbiamo nel primo quartetto una chiara definizione del mito; il poema inizia in medias res
descrivendo la metamorfosi che è già in atto: dafne si sta trasformando in alloro. Dafne è una
ragazza di cui si è innamorato Apollo e che non ricambiava questo amore. È il momento in cui
Apollo si sta avvicinando a Dafne per violentarla, ma le preghiere della fanciulla alla madre si
avverano e la trasforma in alloro. Ciò che interessa è, in primo luogo, Dafne, la protagonista.
“ya los brazos le crecían” si perde l’armonia della bellezza femminile. Questo Ya annuncia il
momento in cui si sta producendo questa violenza, causata dalla metamorfosi.
Notate la presenza del verbo finale in tutti i versi, si tratta di una struttura latinizzante. I capelli di
dafne erano biondi, dorati e si stanno trasformando in foglie verdi. Apollo e Dafne di Bernini che
sta nella galleria borghese rappresenta lo stesso momento. Mi interessa sottolineare che al centro
del terzo verso c’è un vero inaspettato che è un verbo in preterio indefinito in prima persona: (Yo)
vi; quindi, c’è il poeta che irrompe nella metamorfosi e diventa testimone, in maniera da creare un
doppio livello. E la metamorfosi diventa una mise en abime. Sfondo mitico e di questo sfondo
mitico è testimone il poeta. È molto importante la presenza del “vi”. Segue, nel secondo quartetto
lo stesso ritmo del primo, verbo in ogni verso e posto alla fine.
“De áspera corteza se cubrían” la parte centrale del corpo si trasforma in tronco
“los tiernos membro” Gli organi di Dafne erano vivi, si riferisce alla parte centrale del corpo.
“que aun bullendo estaban” quando qualcosa si muove molto
“los blancos pies en tierra se hincaban” ogni parte del corpo si trasforma in una parte dell’albero
Finisce la parte dedicata a dafne. Il terzetto si dedica all’amante. Termina la parte in cui i verbi si
trovano a fine verso.
“Aquel que fue la causa de tal daño” si riferisce Apollo
“…crecer hacía
este árbol que con lágrimas regaba” l’albero cresce perché veniva annaffiato non con l’acqua ma
con l’anima dell’amante
In linguaggio petrarchesco la metamorfosi si ispira al XIV di Ovidio. C’è la possibilità, afferma
Bienvenido Morro, che garcilaso abbia visto a Napoli alcune pitture con questo tema. Si tratta di
ciò che si chiama, in poesia, una Ecfrasis(parola greca), cioè una descrizione di un immagine. Nella
poesia del rinascimento ci sono molti casi poiché è una poesia visuale, a partire da garcilaso.
Fra i comentaristi moderni, c’è ?Elias? ribes, un americano, sostiene che il tema del sonetto è la
circolarità del dolore amoroso, il circolo vizioso. l’alloro è la pianta della gloria. Ribes non parla
solo di questo ma anche che l’albero dell’alloro cresce con l’anima dell’amante, vale a dire che è
l’amore e la descrizione dell’amore sono le cose che danno gloria al poeta. Quindi il poeta è anche
coinvolto, alla fine(non solo all’inizio/vi) anche in questo messaggio subliminale della poesia.
Laura, l’amante e la musa di Petrarca viene da Laurel, l’alloro. Quindi c’è un identità fra soggetto
amoroso e scrittura poetica. È un livello metapoetico, metacritico.
Compone anche cinque canzoni, alcune molto belle. Analizzeremo solo il primo verso di una
canzone scritta quando era esiliato nel Danubio, è la canzone numero III. (pag.56).

Con un manso rüido


d’agua corriente y clara
cerca el Danubio una isla que pudiera
ser lugar escogido
para que descansara
quien, como estó yo agora, no estuviera:
do siempre primavera
parece en la verdura
sembrada de las flores;
hacen los ruiseñores
renovar el placer o la tristura
con sus blandas querellas,
que nunca, día ni noche, cesan dellas.
In questo caso, la u ha la dieresi; naturalmente in Spagnolo non serve. Quando la u ha la dieresi
significa non c’è il dittongo, la dieresi rompe il dittongo, quindi viene pronunciata con forza che
normalmente con il dittongo, quasi si perde. Questo è il primo gruppo di versi della canzone e
l’unica cosa che mi interessa è che la canzone è formata da versi brevi e versi lunghi. I versi
brevi(primo e secondo) sono eptasillabi, mentre i versi lunghi(terzo verso) sono endecasillabi. La
canzone è già un sistema misto.
L immagine di cui parla il poeta è quella di un rio. Garcilaso è molto affezionato a questa immagine, in
questo caso il Danubio, deriva dai salmi. C’è un salmo famosissimo che si chiama “Super Flumina
babylonis”. Non dimenticate che Garcilaso era stato a Toledo che è separata da un fiume che si chiama
Tago(Tajo in spagnolo). Questa presenza del Tajo influisce nell’orizzonte estetico del poeta. Un fiume che
diventa un locus amoenus perfetto. Descrizione del locus amoenus.

Questa stessa divisione dei versi di arte major e di arte menor la troviamo anche nella canzone V, dedicata
ad una signora, di nome Violante Sanseverino che viveva in un palazzo a piazza Nilo. All’inizio del ‘500 la
Napoli nobile viveva in questa zona. Questa signora ha un pretendete, Mario Galeota, un nobile napoletano
amico di Garcilaso. Ella lo respingeva e G. fa da intermediario. Questo era ricorrente: s’incaricavano i poeti
che scrivevano alle amanti perché sapevano scrivere meglio. Questa canzone è la più armonica e classica.

“Si de mi baja lira”


l’ultima parola di questo primo verso è importantissima perché ha dato nome a questo tipo di
composizione che è la “Lira”, una composizione mista(versi brevi e lunghi).

Arte menor e arte major


versi brevi e versi lunghi
versi eptasillabi e versi
endecasillabi

Organizzato con una certa liberta non è necessario che abbiamo un ordine sempre rigido.
Si de mi baja lira por ti con diestra mano
tanto pudiese el son que en un momento no revuelve la espada presurosa,
aplacase la ira y en el dudoso llano
del animoso viento huye la polvorosa
y la furia del mar y el movimiento, palestra como sierpe ponzoñosa;

y en ásperas montañas por ti su blanda musa,


con el süave canto enterneciese en lugar de la cítera sonante,
las fieras alimañas, tristes querellas usa
los árboles moviese que con llanto abundante
y al son confusamente los trujiese: hacen bañar el rostro del amante;

no pienses que cantado por ti el mayor amigo


seria de mí, hermosa flor de Gnido, l’es importuno, grave y enojoso:
el fiero Marte airado, yo puedo ser testigo,
a muerte convertido, que ya del peligroso
de polvo y sangre y de sudor teñido, naufragio fui su puerto y su reposo,

ni aquellos capitanes y agora en tal manera


en las sublimes ruedas colocados, vence el dolor a la razón perdida
por quien los alemanes, que ponzoñosa fiera
el fiero cuello atados, nunca fue aborrecida
y los franceses van domesticados; tanto como yo dél, ni tan temida.

mas solamente aquella No fuiste tú engendrada


fuerza de tu beldad seria cantada, ni producida de la dura tierra;
y alguna vez con ella no debe ser notada
también seria notada que ingratamente yerra
el aspereza de que estás armada, quien todo el otro error de sí destierra.

y cómo por ti sola Hágate temerosa


y por tu gran valor y hermosura, el caso de Anajárete, y cobarde,
convertido en vïola, que de ser desdeñosa
llora su desventura se arrepentió muy tarde,
el miserable amante en tu figura. y así su alma con su mármol arde.

Hablo d’aquel cativo Estábase alegrando


de quien tener se debe más cuidado, del mal ajeno el pecho empedernido
que ’stá muriendo vivo, cuando, abajo mirando,
al remo condenado, el cuerpo muerto vido
en la concha de Venus amarrado. del miserable amante allí tendido,

Por ti, como solía, y al cuello el lazo atado


del áspero caballo no corrige con que desenlazó de la cadena
la furia y gallardía, el corazón cuitado,
ni con freno la rige, y con su breve pena
ni con vivas espuelas ya l’aflige; compró la eterna punición ajena.
Sentió allí convertirse hasta que finalmente,
en piedad amorosa el aspereza. en duro mármol vuelta y transformada,
¡Oh tarde arrepentirse! hizo de sí la gente
¡Oh última terneza! no tan maravillada
¿Cómo te sucedió mayor dureza? cuanto de aquella ingratitud vengada.

Los ojos s’enclavaron No quieras tú, señora,


en el tendido cuerpo que allí vieron; de Némesis airada las saetas
los huesos se tornaron probar, por Dios, agora;
más duros y crecieron baste que tus perfetas
y en sí toda la carne convertieron; obras y hermosura a los poetas

las entrañas heladas den inmortal materia,


tornaron poco a poco en piedra dura; sin que también en verso lamentable
por las venas cuitadas celebren la miseria
la sangre su figura d’algún caso notable
iba desconociendo y su natura, que por ti pase, triste, miserable.

Come vedete è complessa e non la posso spiegare interamente, pero riassumerò ciò che avete sentito. Il
poeta spiega all’amata di Galeota, le condizioni in cui si trova l’amante perché lei non lo ascolta ed è
altezzosa. Racconta ciò che Galeota ha fatto prima e cosa fa adesso. Prima era un cavaliere, quindi aveva a
che fare con i cavalli sia durante le feste sia durante le guerre, prima si allenava a destreggiare le armi e gli
piaceva far compagnia ai suoi amici, adesso non fa più queste cose.
Galeota ha perso la ragione e non vuole nemmeno vedere più Garcilaso. Violante si pone in modo
inumano nei confronti dell’amante non ricambiando il suo amore. Si rende conto del suo amore
solo nel momento in cui l’amante muore e per questo viene punita, trasformandosi in una pietra.
per questo si tratta di un’altra opera metamorfica.

Abbiamo due ambiti molto importanti della prosa che sono tipici della Spagna e che come già ho detto
hanno fecondato altra letteratura. Il primo ambito è l’ambito in cui nasce el Don Quijote, l’ambito della
prosa de cavalleria, che attualmente si chiama in Castigliano Novela de cavalleria. In italiano, novella è un
testo narrativo corto in cui si narra una storia breve che ha quasi sempre, alla fine, una piccola morale.
Novela in castigliano è un testo sempre in prosa, sempre di finzione, lungo non breve. Come chiamiamo ciò
che in italiano si chiama Novella? Gli spagnoli la chiamano novela corta o novela ejemplar. D’altra parte
romanzo è uguale a novela. Perché non possiamo usare la parola romanzo come equivalente dello spagnolo
romance per descrivere un scrittura in prosa che è normalmente larga e di finzione? Perché romance in
spagnolo descrive un tipo di poesia, una poesia narrativa in ottosillabi, che contiene sempre una storia, non
ha un numero di versi determinati, che normalmente rimano nei versi pari solo con rima assonante.

Novella = novella corta o novella ejemplar


Romanzo = novela
romance = composizione poetica

I romanzi di cavalleria sono la lettura preferita degli spagnoli dall’inizio del XVI. Ha un origine medievale, ci
sono romanzi di cavalleria che sono il risultato della prosificazione della materia francese o della Bretagna.
La caratteristica dei romanzi di cavalleria è che sempre una storia di finzione, narra una storia che può
apparire in principio vera ma non lo è. Pertanto si avvicina al genere storico però ha un contenuto
fantastico. Molto vicino alla modernità. Il problema che ha don Quijote è che pensa che i romanzi di
cavalleria narrino cose vere, autentiche. C’è una confusione fra realtà e finzione.
Il protagonista abbandona il palazzo in cui è cresciuto e parte alla ricerca di se stesso, per questo viene
definito romanzo di formazione.

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