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al-Andalus è il nome che i musulmani diedero alla parte della Penisola Iberica e della Settimania al
sud della Gallia da essi controllata e governata.[1][2]
L'opinione più diffusa affermi che il nome al-Andalus (da cui deriva anche il nome della regione
dell'Andalusia) derivi da un ipotetico "Vandalusia" ('la terra dei Vandali'); ciononostante, uno studio più
recente propone che il termine derivi piuttosto dall'espressione in lingua gotica Landahlauts ('lotti
terrieri', cioè i "feudi" attribuiti ai nobili visigoti.[3]
Indice
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L'esercito arabo-berbero attraversò lo stretto nella primavera del 711, ed il 30 aprile 711, mentre
Rodrigo si trovava impegnato a domare una rivolta dei Baschi, sobillati da Agila II, a Pamplona, nel
nord della Spagna. Le forze di Ṭāriq ibn Ziyād (circa 12000 uomini, di cui 7000 berberi) sbarcarono
sotto la rocca di Calpe, da allora Gibilterra (il nome Gibilterra deriva dall'espressione araba Jabal Tāriq,
ossia monte di Ṭāriq) che occuparono assieme alla città di Algeciras.
Ṭāriq si diresse verso Cordova, ma fu bloccato dalle truppe visigote comandate da Bencio, cugino del
re. Quest'ultimo, pur sconfitto, continuò la resistenza, permettendo così a Rodrigo, informato dello
sbarco con ben 10 giorni di ritardo, di portare le sue truppe a sud con un mese di marcia forzata. Nella
valle del rio Salado, sulle rive del lago Janda, vicino alla città di Medina-Sidonia, avvenne la battaglia
decisiva. I due eserciti si scontrarono il 19 luglio 711 nella battaglia del Guadalete che si protrasse per
ben otto giorni, dal 19 al 26 dello stesso mese. Alla fine, l'esercito di Rodrigo fu sconfitto. L'esito della
battaglia fu fatale al re e al regno dei Visigoti: secondo le cronache arabe i nemici vennero passati tutti
a fil di spada e gettati nel fiume. La vittoria musulmana fu favorita anche dal supporto di molti degli
avversari di Rodrigo, come il già citato Agila, e Oppas, fratello del defunto Witiza. Questa battaglia mise
fine al regno dei Visigoti e aprì, in modo facile e inatteso, le porte all'occupazione araba della Penisola
Iberica. Rodrigo, secondo alcuni morì in battaglia, mentre secondo altri si salvò.
I musulmani, appoggiati dalla popolazione ebraica, che, negli anni precedenti, era stata perseguitata,
continuarono ad avanzare ed arrivarono a Toledo, senza incontrare molta resistenza. Agila II, che
sperava di poter rientrare in possesso del regno, fu costretto a ritirarsi al nord.
Musa intervenne nelle vicende della penisola iberica, o perché chiamato da Ṭāriq, che si sentiva
minacciato da un esercito visigoto (sembra guidato da Roderico) che si era raccolto a Medina, oppure
perché invidioso del rapido successo del suo generale.
Nel 712 Musa, accompagnato dal figlio ʿAbd al-ʿAzīz b. Mūsā e con un esercito di 18.000 uomini,
attraversò lo stretto e procedette alla conquista del restante territorio del regno visigoto:
occupò Medina-Sidonia, Carmona e Siviglia. In seguito, attaccò Mérida, ponendo l'assedio alla città che
resistette un anno (sino al 30 giugno 713). Da Mérida, Mūsā, si diresse a Toledo, dove si ricongiunse a
Tariq.
Sempre nello stesso anno propose ad Agila II di riconoscersi vassallo del califfo in cambio di tutte le
terre ed i beni che gli erano stati confiscati da Roderico. Quella che doveva essere una scorreria per
conquistare un notevole bottino si era trasformata in guerra di conquista. I Visigoti cominciarono ad
opporre una generale resistenza: la ribellione di Siviglia dovette essere domata dal figlio del califfo ʿAbd
al-ʿAzīz. Mūsā si diresse invece nella zona di Mérida, dove Rodrigo (secondo gli storici arabi ripresi da
Saavedra) si era ritirato e dove Mūsā fu raggiunto da Ṭāriq.
Le forze musulmane congiunte di Mūsā e Ṭāriq attaccarono Rodrigo, costringendolo alla battaglia nei
pressi di Segovia, nella provincia di Salamanca, dove lo sconfissero e lo uccisero.
Musa tornò quindi a Toledo che si era ribellata e dove Agila II, dopo l'occupazione, accettò la proposta
di Musa, di riconoscersi vassallo del Califfo di Damasco.
Nel 714 Mūsā e Ṭāriq occuparono Saragozza e avanzarono sino a Lérida. Quindi si separarono: Mūsā
si diresse nelle Asturie, occupando León, Astorga e Zamora e quindi arrivò sino a Lugo.
Al suo ritorno a Siviglia, Mūsā fu richiamato a Damasco, per rendere conto del suo operato,
dal califfo al-Walīd I. Il figlio, ʿAbd al-ʿAzīz, nominato wālī, dipendente dal Wali di Ifrīqiya, continuò
l'opera del padre. Le truppe musulmane con gli ebrei, che erano stati duramente perseguitati dai
Visigoti, tra il 715 ed il 716, con la conquista di Tarragona riuscirono nell'occupazione di quasi tutta la
penisola.
Al-Ḥurr ibn ʿAbd al-Raḥmān al-Thaqafī, che, appena nominato aveva spostato, nel 716, la capitale
da Siviglia a Cordova, fu il Wālī che portò a termine la conquista della penisola Iberica,
occupando Barcino (Barcellona), ultimo baluardo dei Visigoti, nel 718.
Contemporaneamente, nelle regioni dei monti Cantabrici, a Cangas de Onís, don Pelagio de Favila,
iniziò un'aperta ribellione, che coagulò intorno a lui tutti i visigoti dissidenti, gettando in tal modo, le basi
del Regno delle Asturie.
Al-Samḥ ibn Mālik al-Khawlānī fu il Wālī che conquistò Narbona uccidendo l'ultimo re dei Visigoti, Ardo,
nel 721.
Nello stesso anno, al-Samḥ lasciò Narbona e si diresse su Tolosa, a cui pose l'assedio; ma
all'improvviso piombò sugli assedianti il duca Oddone d'Aquitania, con le sue truppe ed i cavalieri
di Neustria, che il 10 giugno del 721 (Battaglia di Tolosa) sbaragliarono l'esercito di al-Samḥ, che nel
combattimento perse la vita.
Il wali ʿAnbasa ibn Suḥaym al-Kalbī riuscì ad occupare tutto il regno che era stato dei Visigoti, nel nord
della Spagna, scontrandosi con la resistenza organizzata nelle montagne della Cantabria e
delle Asturie dal duca Pietro di Cantabria e da Pelagio, primo sovrano delle Asturie.
Nel 722 i musulmani vennero sconfitti a Covadonga: per i cronisti cristiani fu un importante fatto d'armi
che diede inizio alla Reconquista, mentre per quelli musulmani fu un episodio talmente insignificante da
non essere neppure citato.
Nel 725, ʿAnbasa si mise alla testa delle operazioni: partendo dalla base di Narbona, occupò tutta
la Settimania sino a Nîmes.
ʿAbd al-Raḥmān ibn ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī fu il wālī che, nel 732, attraversò i Pirenei penetrò
in Aquitania, e approfittando delle difficoltà del duca d'Aquitania Oddone (che era impegnato contro
i Franchi di Carlo Martello), lo sconfisse nella Battaglia di Bordeaux. Dopo la conquista, il saccheggio e
l'incendio di tutte le chiese di Bordeaux, proseguì verso Tours. Allora Oddone implorò l'aiuto di Carlo, il
quale accorse e si attestò alla confluenza dei fiumi Clain e Vienne.
I due eserciti si fronteggiarono per sette giorni e finalmente, un sabato di ottobre del 732 si scontrarono
vicino a Poitiers. Pur superiore di numero, l'esercito di ʿAbd al-Raḥmān fu rovinosamente sconfitto dai
Franchi di Carlo Martello e il generale ʿAbd al-Raḥmān, che era una persona molto amata sia dal suo
popolo sia dai suoi soldati, perse la vita nel corso della battaglia.
Nei dieci anni che seguirono, i wali continuarono a combattere Oddone I d'Aquitania, sia
in Aquitania sia in Navarra, dove Pamplona fu persa e ripresa diverse volte.
Seguirono cinque anni di guerra civile che, oppose i Siriani e gli Yemeniti ai Berberi e poi gli Yemeniti ai
Siriani, sino a che fu eletto wālī Yūsuf ibn ʿAbd al-Raḥmān al-Fihrī, che pose termine alla guerra civile.
Fu l'ultimo Wālī alle dipendenze (formali) del califfo omayyade di Damasco. Dopo che il Wālī di
Qayrawān, Hanzala ibn Safwān, nel 745, aveva abbandonato l'Ifriqīya, al-Andalus si era resa
praticamente indipendente dal Wālī di Ifrīqiya e conseguentemente dal califfo di Damasco;
indipendenza che si rafforzò nel 750, quando la famiglia degli Omayyadi fu massacrata dai partigiani
della famiglia dagli Abbasidi, che la sostituirono sul trono del califfato di Damasco.
Partito da Ceuta, ʿAbd al-Raḥmān sbarcò nel settembre del 755 ad Almuñécar, in al-Andalus,
a est di Malaga.
Nel 753, arrivò in Ifrīqiya ʿAbd al-Raḥmān ibn Muʿāwiya (figlio di una berbera), uno dei pochi omayyadi
sopravvissuti al massacro della sua famiglia, operato dagli Abbasidi.
Nel 755, ʿAbd al-Raḥmān, che nel frattempo, tramite i suoi emissari, si era alleato alla
fazione araba yemenita, chiese di essere eletto emiro di al-Andalus.
Nello stesso anno, ʿAbd al-Raḥmān, sbarcò a Almuñécar. Il wālī Yūsuf avrebbe voluto attaccare subito
il pretendente al trono di al-Andalus, ma la diserzione di buona parte del suo esercito, lo convinsero ad
aprire dei negoziati con ʿAbd al-Raḥmān, che però fallirono.
L'anno seguente, nel marzo, ʿAbd al-Raḥmān e i suoi alleati yemeniti entrarono in Siviglia e si
avviarono verso Cordova sulla riva sinistra del Guadalquivir, mentre Yūsuf lo seguiva sulla riva destra.
Giunto a Mosara, ʿAbd al-Raḥmān decise di dare battaglia, attraversò il fiume, e cogliendolo di
sorpresa, sconfisse Yūsuf e i suoi alleati (tra cui i Banū Qasī), nella battaglia di al-Musara, il 15
maggio 756.
ʿAbd al-Raḥmān non permise il saccheggio del campo nemico e trattò con magnanimità la famiglia di
Yūsuf. Nello stesso mese di maggio, dopo difficili negoziati, Yūsuf riconobbe emiro di al-Andalus ʿAbd
al-Raḥmān, che entrò in Cordoba e fu riconosciuto emiro di al-Andalus da gran parte dei maggiorenti
del regno.
ʿAbd al-Raḥmān I al-Dākhil[modifica | modifica wikitesto]
La Grande Moschea di Cordova (interno)
ʿAbd al-Raḥmān I al-Dākhil, "l'Immigrante", diventò il primo emiroindipendente da Baghdad,
insediandosi nell'Alcazar (dall'arabo al-Qaṣr, "il Palazzo") di Cordova.
Il suo governo fu caratterizzato da un continuo impegno bellico per stroncare qualsiasi forma di
opposizione, senza peraltro adottare una linea d'intransigente fermezza (tipica, invece, di suo nipote al-
Ḥakam I). La prima e più terribile rivolta fu quella degli yemeniti che iniziò nel 756 per il mancato
saccheggio del campo nemico ad al-Musara e che terminò nel 764 con la resa di Toledo. L'opposizione
si espresse anche nel tentativo di rivalsa dello sconfitto governatore Yūsuf, che fu battuto però ancora
una volta nel 758 presso Toledo e morì in battaglia l'anno successivo, nonché nelle ribellioni ordite dai
discriminati Berberi andalusi e nelle incursioni organizzate dal regno cristiano delle Asturie che sperava
di prendersi una pronta e decisiva rivincita dopo che la conquista islamica aveva costretto Pelagio e i
suoi successori, Favila e Alfonso I delle Asturie, ad asserragliarsi nel settentrione cantabrico e
asturiano della Penisola Iberica.
I Berberi iniziarono la rivolta nel 764, capeggiati da un maestro di scuola di nome Chaqya, che si
spacciava per un discendente di ʿAlī e di Fāṭima; nel 770, subirono una tremenda sconfitta sulle rive del
fiume Bembezar, dove morirono in 30.000. La rivolta fu completamente domata solo nel 774, alla morte
di Chaqya, assassinato da un suo seguace.
Nel corso del governo di ʿAbd al-Raḥmān I al-Dākhil si ebbe anche l'ingresso in Spagna di Carlo
Magno. Fu esortato a intervenire da un gruppo di musulmani, guidati dal wālī di Barcellona; ribelli
all'autorità dell'Emiro, indussero il sovrano franco a porre l'assedio a Saragozzanel 778.
ʿAbd al-Raḥmān I non ebbe necessità d'intervenire, perché Carlo fu richiamato nella Marca Orientale
del regno Franco dalle notizie d'una pericolosa rivolta dei Sassoni, da poco sottomessi. Il loro
condottiero, Vitichindo, era rientrato in Sassonia e stava marciando su Colonia. Quindi Carlo Magno,
nel 778, ripassò i valichi pirenaici da cui aveva fatto ingresso nel territorio dell'emirato, esponendo
nella battaglia di Roncisvalle la sua retroguardia ai devastanti colpi dei Baschi.
ʿAbd al-Raḥmān riprese il possesso di Saragozza, sconfisse i Baschi e costrinse il conte di Cerdagna a
divenire suo tributario.
I rapporti con i rivali Abbasidi furono di ostilità, ma più teorica che pratica. Se infatti al-Manṣūr[4] aveva
armato il capo arabo al-ʿAlāʾ ibn Mughīth nel 763, il tentativo abbaside di recuperare al-Andalus fallì in
un combattimento svoltosi presso Carmona, poco distante da Siviglia. ʿAbd al-Raḥmān progettò
anch'egli di tornare in Oriente per abbattere la dinastia rivale e nel 780 i preparativi opportuni furono
avviati. La situazione però a Saragozza era talmente complessa da richiedere ogni sua attenzione e
ogni suo sforzo e infine l'Emiro fu costretto ad accantonare per sempre il suo piano.
ʿAbd al-Raḥmān I avviò la costruzione della grande moschea, che sarà terminata nel X secolo.
Hishām I[modifica | modifica wikitesto]
Figlio di Abd al-Raḥmān I, Hishām I dovette affrontare la ribellione dei fratelli Sulaymān e ʿAbd Allāh,
che terminò all'assedio di Toledo in cui i due fratelli si dovettero arrendere e furono generosamente
esiliati in Nordafrica.
Durante il suo regno la maggior parte dei fuqahāʾ (esperti di diritto canonico), aderì alla scuola giuridica
del malikismo, sorta in oriente, contribuendo a renderla molto influente.
Sul fronte esterno l'Emiro non allentò la sua pressione nei confronti dei cristiani Asturiani, all'epoca
governati prima da Bermudo I e poi da Alfonso II.
Senza successo si era conclusa invece, nel 793, una campagna in Settimania, con il tentativo arabo di
impadronirsi di Narbona (persa sotto il regno di suo padre), dopo che Gerona (che nel 785 si era
consegnata ai Franchi) era stata presa e occupata.
L'anno seguente i Franchi, passati i Pirenei, dopo la riconquista di Gerona, avanzarono vittoriosamente
verso occidente, occupando territori e fortificandoli in molti punti. Nel 795, Carlo Magno costituì
la marca di Spagna.
al-Ḥakam I[modifica | modifica wikitesto]
Vichinghi armati pronti allo sbarco dal loro drakkar. 1100 ca.
Succeduto al padre, ʿAbd al-Raḥmān II fu assorbito dal continuo impegno bellico, con ṣāʾifa e perfino
con campagne invernali che penetrarono in profondità nei territori cristiani, contro il regno cristiano
asturleonese e contro il suo re Alfonso II, del quale bloccò la pericolosa spinta verso meridione. Inoltre
al-Andalus dispiegò un efficiente impegno bellico, che, tra l'822 e l'828, portò il suo esercito a
saccheggiare più volte la marca di Spagna.
Al-Andalus inviò e ricevette delegazioni diplomatiche di vari paesi, comprese quelle degli staterelli
nordafricani con cui tentò di mantenere relazioni cordiali. Lo stesso Impero bizantino, per cercare alleati
contro i loro avversari abbasidi, sollecitò rapporti cordiali con Cordova che di Baghdadrestava fiera
avversaria.
Nell'837 l'emirato di ʿAbd al-Raḥmān II represse la rivolta cristiana mozaraba ed ebraica a Toledo(e più
tardi subì la radicale opposizione dei mozarabi della capitale, che produsse i fatti dei "Martiri di
Cordova").
Nell'844 riuscì a respingere il rovinoso sbarco dei Vichinghi (dagli arabi chiamati majűs). Questi
saccheggiarono le coste andaluse e inizialmente avevano colto di sorpresa l'Emirato: sbarcati a Cadice,
penetrando attraverso il Guadalquivir (Wadī al-Kabīr, "Il Grande fiume"), conquistarono Siviglia, ad
eccezione della cittadella, e quindi attaccarono Cordova, dove vennero sconfitti e respinti. Ciò indusse
al-Andalus ad assumersi l'onere finanziario di un'imponente cantieristica. Siviglia fu dotata di un
arsenale in grado di armare una potente flotta, che mantenne per secoli il dominio delle acque
del Mediterraneo occidentale. Inoltre rafforzò l'allevamento dei cavalli: al-Andalus espresse una delle
più efficienti cavallerie militari di tutto il Medioevo europeo.
Durante l'Emirato, al-Andalus conobbe un'imponente crescita tanto sociale ed economica quanto
culturale. L'ambiente di corte era del tutto simile a quello abbaside (alla sua corte
vissero Ziryāb, ʿAbbās b. Firnās e Yaḥyā ibn al-Ḥakam, detto al-Ghazal, "Gazzella", per la sua
bellezza). ʿAbd al-Raḥmān II promosse le arti e ampliò la committenza architettonica, trasformando
profondamente il volto di Cordova che si avviò a diventare una delle più importanti città del mondo
islamico.
Muhammad I, al-Mundhir e ʿAbd Allāh[modifica | modifica wikitesto]
Negli anni del governo di Muḥammad I ibn ʿAbd al-Raḥmān, figlio di ʿAbd al-Raḥmān II si ebbero
continue rivolte e movimenti separatisti dei meticci (muladì) e dei Cristiani che vivevano in zone a
maggioranza araba (mozarabi). I Banū Qasī, con a capo Mūsā b. Mūsā, alleatisi con la famiglia Arista
della Navarra, si ribellarono all'emirato di Cordova e proclamarono la loro indipendenza. Musa si
autoproclamò: «Terzo re di Spagna» (dopo Muḥammad I e Ordoño I delle Asturie).
Ibn Marwān rientrò nella sua terra di origine (Mérida), ribellandosi all'emiro. Questi, non riuscendo a
reprimere la ribellione, permise a Ibn Marwān di costruirsi una città libera da imposte ed indipendente
dall'emirato di Cordova. Ibn Marwān fondò la città di Badajoz nell'875 nel bosco della Muela, su una
sponda del fiume Guadiana, nella regione occidentale della penisola iberica, che fu detta in
arabo Gharb al-Andalus ("l'occidente di al-Andalus") e che corrisponde a gran parte del territorio
del Portogallo. La città di Badajoz fu dotata di un'alcazaba. Anche Toledo, appoggiata dal re delle
Asturie Ordoño I si ribellò all'emiro, ma subì una sconfitta nella battaglia di Guazalete. Infine,
nell'880, ʿUmar b. Ḥafṣūn diede inizio ad una rivolta che sarà soffocata soltanto nel 928, al tempo
dell'emiro ʿAbd al-Raḥmān III ibn Muḥammad.
Il figlio di Muḥammad I, al-Mundhir b. Muḥammad I, durante il governo del padre, ebbe il comando delle
operazioni militari e combatté, nell'anno 865, contro il re delle Asturie Ordoño I, nella valle del Duero, e
sulla via del ritorno a Cordova, sconfisse, a Burgos, il conte di Castiglia, Rodrigo. Tentò di conquistare
León e Astorga, però fu battuto a Valdemora, nell'878, dal re delle Asturie Alfonso III. Organizzò una
spedizione contro i Banū Qasī, alleatisi col re delle Asturie, Alfonso III, ma venne sconfitto, nell'883.
Nell'884, portò a termine le operazioni militari contro Ibn Marwan, cacciandolo da Badajoz. Regnò per
soli due anni, continuando a combattere, senza esito, contro il ribelle Umar ibn Hafsun.
Gli succedette sul trono il fratello ʿAbd Allāh ibn Muḥammad, che, a quanto pare, lo aveva fatto
avvelenare. Il governo di Abd Allah fu caratterizzato da continue guerre tra arabi, berberi e muladí. Il
suo potere di emiro fu esercitato solo nella zona di Cordova, mentre nel resto di al-Andalus
governavano famiglie ribelli che non accettavano la sua autorità. In tutte le città si erano formate due
fazioni: gli arabi e gli spagnoli (sia musulmani sia cristiani), che si combattevano tra loro. Comunque il
problema più grave, anche più del regno asturleonese, per ʿAbd Allāh fu costituito da Ibn Ḥafṣūn, che
controllava le provincie di Rayyo (dove si trovava Bobastro), di Elvira (dove sorgeva Granada) e di
Jaén, e che si era alleato con i Banu Qasi e con il re delle Asturie Alfonso III e che gli tenne sempre
testa.
Erbario (dalla traduzione araba del Libro dei semplici, ovvero Materia Medica,
di Dioscoride. British Museumdi Londra)
Volume di un esemplare del Coranovergato in al-Andalus
Madīnat al-Zahrāʾ
981 - Zamora
985 - Barcellona, quando Manresa fu rasa al suolo
987 - Coimbra
988 - Sahagún ed Eslonza
997 - Santiago de Compostela
999 - Pamplona
1002 - San Millán de la Cogolla
Nello stesso periodo, Aurora, che ormai odiava Almanzor, spinse il figlio Hisham II a chiedere l'aiuto del
viceré del Marocco, Ziri ibn Atiya, per destituire Almanzor. Questi non si fece sorprendere, ma sbarcato
a Ceuta, nel 998, sconfisse Ziri e annetté il vicereame ad al-Andalus.
Dimostrò tutta la sua brutalità, tanto in battaglia (ma fu idolatrato dai suoi soldati che portava
invariabilmente alla vittoria) tanto alla corte del califfato (sia col suocero sia con gli altri nemici). Però fu
amante delle lettere[8]. Fu anche protettore delle scienze, specialmente della medicina. Governò bene
curando gli interessi materiali del suo paese e amministrò severamente la giustizia. Prima di morire
nominò suo successore il figlio Abd al-Malik al-Muzaffar.
al-Muzaffar[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1002, alla morte del padre, gli succedette sia come hajib (ciambellano) o primo ministro, sia come
comandante dell'esercito, mentre il califfo Hishām II, in pratica non aveva alcun potere. Continuò la
politica paterna, riportando numerose vittorie sui reami cristiani e mantenne su di essi l'egemonia,
obbligando i loro sovrani a rispettare le tregue e ad accettarlo come arbitro nelle loro dispute. In politica
interna dovette affrontare alcune rivolte che represse rapidamente, con energia. Morì nei pressi
di Cordova, nel 1008, probabilmente avvelenato dal proprio fratellastro, Abd al-Rahman Sanchuelo, che
gli succedette.
Sanchuelo[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1008, alla morte di al-Muzaffar, gli succedette sia come hajib (ciambellano) o primo ministro, sia
come comandante dell'esercito, mentre il califfo Hisham II non solo continuava a non avere alcun
potere, ma addirittura nominò Sanchuelo suo erede. Questo fatto creò parecchio malcontento, ispirato
dai fuqaha', nel popolo di Cordova che era molto affezionato agli omayyadi. Nel 1009, mentre
Sanchuelo era impegnato in una campagna militare in León contro il re Alfonso V, una rivoluzione
spodestò Hisham II e pose sul trono un altro omayyade, al-Mahdi. Quando Sanchuelo rientrò a
Cordova, fece imprigionare al-Mahdi ed in seguito lo mise a morte il 4 marzo 1009. Con la sua morte la
dinastia degli Amiridi cadde e, in al-Andalus, si innescò una guerra civile che in due decenni portò alla
caduta e allo smembramento del Califfato di Cordova.
La guerra civile e gli ultimi califfi[modifica | modifica wikitesto]
Hisham II fu arrestato e tenuto segretamente in prigione dal nuovo califfo, al-Mahdi. al-Mahdi era
alleato con il conte di Barcellona Raimondo Borrell III, che nel maggio del 1010 conquistò Cordova, che
fu messa a sacco dai Catalani. Hisham II fu liberato alcuni mesi dopo da Sulaymān ibn al-Ḥakam, "al-
Mustaʿīn", alleato del conte di Castiglia Sancho Garcés, che lo rimise sul trono per poche settimane per
poi spodestarlo. Hisham II, pochi mesi dopo tornò al califfato, per l'ultima volta, per altri tre anni circa.
Sulayman continuò la guerra e il suo alleato, il conte di Castiglia, Sancho Garces poté recuperare le
fortezze che Almanzor aveva conquistato.
Nel 1013, Sulayman entrò in Cordova, dove permise il saccheggio a berberi e Castigliani. Depose
Hisham II, che presumibilmente fu ucciso dai berberi nel maggio di quello stesso anno. Nei venti anni di
guerra civile, furono poste le basi per i regni di Taifa, mentre al governo si alternarono sei califfi della
dinastia omayyade e tre della dinastia hammudita.
L'aristocrazia di Cordova, nel 1025, nominò, per la prima volta un consiglio di stato per governare la
città in assenza di un califfo. Dopo circa sei mesi però il consiglio di stato si rivolse a Yahya ibn Ali,
affinché tornasse a Cordova e accettasse di essere rieletto califfo.
Nel giugno del 1027, dopo un anno di sede vacante fu eletto l'ultimo califfo: Hisham III. Nel 1031 ci fu
un sollevamento popolare che portò alla deposizione, cattura e reclusione del califfo. Gli subentrò nel
potere un nuovo consiglio di stato che decretò la soppressione del califfato. Così il consiglio di stato
divenne permanente e avrebbe dovuto governare su tutto il territorio di al-Andalus. Di fatto, alcune
potenti famiglie, nelle loro terre di competenza, erano già indipendenti. Era iniziato il periodo conosciuto
come primo periodo dei Regni di Taifa.
La Torre del Oro di Siviglia costruita su ordine del califfo almohade Abū Yūsuf Yaʿqūb
al-Manṣūr.
La resa di Granada.
Nei circa 140 anni successivi, pur essendovi sempre uno stato di belligeranza tra il regno di Castiglia e
il sultanato, le campagne militari non furono molte e l'arretramento territoriale del sultanato di Granada
fu molto contenuto. A partire dal 1481, Ferdinando II di Aragona, marito di Isabella di Castiglia,
la regina di Castiglia, si occupò della conquista del regno dei Nasridi. Fu una guerra d'assedio che
terminò nel 1492, con la capitolazione dell'ultimo ridotto musulmano della penisola iberica. Il 2
gennaio 1492, Granada si arrese, dopo sei mesi di assedio, e Isabella vi entrò vittoriosa con il crocifisso
in mano (come spesso viene rappresentata), completando così la Reconquista.