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Università degli Studi di Roma "La Sapienza" – Prima Facoltà di Architettura "Ludovico Quaroni"

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA QUINQUENNALE IN ARCHITETTURA UE


a.a. 2003/2004 – 1° semestre

Le tensioni interne nelle travi

arch. Cesare Tocci


Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

INDICE

1.1. Dalle forze esterne alle tensioni interne .......................................................................... 2


1.2. La determinazione delle tensioni interne nelle travi ....................................................... 6
1.3. Le travi soggette a sforzo normale .................................................................................. 8
1.4. Le travi soggette a flessione .......................................................................................... 12
1.5. Le travi soggette a sforzo normale e flessione .............................................................. 18
1.6. Le travi soggette a taglio ............................................................................................... 21

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

1.1. Dalle forze esterne alle tensioni interne

Consideriamo una trave che, soggetta a un generico sistema di forze esterne, si trovi in uno
stato di equilibrio (Figura 1). Non è necessario precisare se le forze esterne siano tutte
direttamente applicate – e si abbia quindi a che fare con una trave libera – oppure se tra di
esse figurino una o più reazioni vincolari – nel qual caso la trave sarebbe almeno parzialmente
vincolata. E, anche in questo secondo caso, non interessa conoscere l’effettivo grado di
vincolo della trave che può essere labile, isostatica o iperstatica. Ciò che è essenziale è
soltanto che la trave sia in equilibrio sotto l’azione delle forze applicate.

tronco B

tronco A

Figura 1.

Immaginiamo di sezionare la trave in corrispondenza di una sua generica sezione trasversale


S, in modo da dividerla in due tronchi separati. Ciascuno dei due tronchi continuerà ad essere
in equilibrio se, operato il taglio, si sostituisce al vincolo di continuità (incastro interno)
localizzato nella sezione S (come in qualsiasi altra sezione trasversale) il complesso di
reazioni interne che detto vincolo esercitava (Figura 2a). Tali reazioni sono il risultato
dell’interazione tra gli elementi di materia immediatamente a sinistra e a destra della sezione
S, ovvero delle reazioni molecolari che il materiale oppone alla deformazione subita dalla
trave per effetto delle forze esterne, e sono distribuite con continuità su tutta la sezione
trasversale.
Dunque, il tronco precedente la sezione S (d’ora in poi tronco A) è in equilibrio sotto l’azione
delle forze esterne ad esso applicate (attive e/o reattive) e delle forze interne (reazioni
molecolari) che gli vengono trasmesse dal tronco successivo (tronco B): ciò vuol dire che
queste ultime costituiscono un sistema equilibrante delle forze esterne applicate ad A. Ma un
altro sistema equilibrante delle stesse forze è dato dal sistema di forze esterne (attive e/o
reattive) applicate al tronco B, dal momento che il sistema complessivo delle forze agenti su
tutta la trave è, per ipotesi, in equilibrio. E, dunque, le forze interne trasmesse da B ad A sono
equivalenti alle forze esterne applicate a B.
Ciò significa che, pur non conoscendo la distribuzione effettiva delle interazioni molecolari
che tengono unite le diverse sezioni della trave, una loro caratterizzazione globale è possibile:
poiché il sistema delle forze interne che assicurano l’equilibrio di uno dei due tronchi di trave
(ad esempio A) è equivalente al sistema delle forze esterne applicate all’altro tronco (B), i due
sistemi devono essere caratterizzati dallo stesso risultante (R) e dallo stesso momento
risultante rispetto a un generico polo, ad esempio il baricentro della sezione S (MG).

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

La forza R e la coppia MG prendono il nome di sollecitazione nella sezione S (Figura 2b).


MG
S S
x
z
G
R

P y
dR

dA
(a) (c) (b)

Figura 2.

Caratteristiche della sollecitazione sono le componenti di R e di MG secondo gli assi di una


terna cartesiana ortogonale avente l’origine nel baricentro della sezione S, l’asse x ortogonale
a S (e quindi coincidente con l’asse della trave o ad esso tangente se la trave è ad asse
curvilineo) e gli assi y e z coincidenti con i due assi centrali d’inerzia della sezione. Più
precisamente, si definiscono: sforzo normale (N) la componente del risultante lungo l’asse x,
sforzi di taglio (Ty, Tz) le componenti del risultante lungo gli assi y e z; momento torcente
(Mx) la componente del momento risultante lungo l’asse x, momenti flettenti (My, Mz) le
componenti del momento risultante lungo gli assi y e z.

Allo scopo di caratterizzare in maniera puntuale la distribuzione delle reazioni molecolari


interne nella sezione S, globalmente misurate dalla sollecitazione (e quindi valutabili anche a
partire dalla conoscenza delle sole forze esterne), fissiamo l’attenzione sulle forze elementari
che gli elementi di materia a sinistra e a destra della sezione si scambiano in corrispondenza
di ciascun punto P della sezione stessa.
Si definisce tensione (secondo Cauchy) nel punto P sulla giacitura definita dal piano della
sezione (di normale uscente x) il limite del rapporto tra la forza elementare dR trasmessa in P
da una parte all’altra della sezione e l’area infinitesima dA circostante P (Figura 2c):
dR
t x ( P ) = lim (1)
dA →0 dA

La tensione rappresenta dunque la forza che si trasmette attraverso un’area unitaria,


nell’ipotesi che essa risulti uniformemente distribuita sulla sezione, ovvero il rapporto tra la
forza agente su un elemento infinitesimo della sezione e l’area dell’elemento stesso,
nell’ipotesi più generale di distribuzione qualsiasi delle forze elementari.
Per il principio di azione e reazione risulta t x ( P ) = −t − x ( P ) ovvero la tensione trasmessa in un
punto della sezione S dal tronco B al tronco A della trave, agente cioè sulla giacitura di
normale uscente x, è uguale ed opposta alla tensione trasmessa nello stesso punto dal tronco A
al tronco B, agente sulla giacitura di normale uscente –x.
Il vettore tensione t x ( P ) ha la stessa direzione e lo stesso verso della forza elementare dR di
cui costituisce il limite; e poiché quest’ultima può essere orientata arbitrariamente rispetto alla
giacitura di normale x ha senso considerare le componenti del vettore tensione rispettivamente
ortogonale e parallela alla giacitura stessa (Figura 3). La componente ortogonale prende il
nome di tensione normale e si indica con σx; la componente parallela prende il nome di
tensione tangenziale e si indica con τx. Quest’ultima si può ulteriormente scomporre secondo

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

due direzioni ortogonali appartenenti alla giacitura, τxy e τxz per le componenti dirette
rispettivamente secondo gli assi y e z.

tx(P)
σx

τxz

τxy

Figura 3.

La nomenclatura introdotta è generale: le tensioni normali sono designate con la lettera σ


seguita da un indice che indica la normale alla giacitura sulla quale agisce la tensione; le
tensioni tangenziali sono designate con la lettera τ seguita da due indici, il primo dei quali
indica la normale alla giacitura sulla quale agisce la tensione, il secondo la direzione della
tensione nel piano della giacitura.1

La tensione è definita in un punto (P) e secondo una giacitura (di normale x). Essa pertanto
può cambiare non solo se viene valutata in punti diversi, appartenenti a una medesima
giacitura (sezione), ma anche se viene valutata su giaciture diverse passanti per uno stesso
punto. Ciò significa che, nonostante la tensione definita come sopra sia effettivamente un
vettore, per la conoscenza dello stato tensionale in un punto interno della trave (come di un
qualsiasi corpo continuo) non è sufficiente dare le tre componenti cartesiane del vettore
tensione secondo una particolare giacitura passante per il punto, ma occorrerebbe, in linea di
principio, dare le tre componenti di ciascuno degli infiniti vettori tensione relativi alle infinite
giaciture passanti per il punto.
Si dimostra però (teorema di Cauchy) che è sufficiente conoscere il vettore tensione solo su
tre giaciture mutuamente ortogonali (ad esempio quelle parallele a una terna cartesiana)
passanti per il punto per poter risalire al vettore tensione su qualunque altra giacitura.
Così, mentre per definire univocamente una forza sono necessarie tre sole componenti scalari,
per definire lo stato tensionale in un punto sono necessarie nove componenti scalari: si dice
che la forza è una grandezza vettoriale, la tensione una grandezza tensoriale (la
denominazione di “tensore” deriva, in effetti, proprio dal concetto di tensione interna nei corpi
continui).

Nel caso delle travi il numero di componenti scalari necessarie a definire completamente lo
stato tensionale in un punto interno è sensibilmente inferiore, poiché delle nove componenti
relative ad esempio a tre giaciture parallele ai piani cartesiani xy, xz, yz (Figura 2b), solo
alcune risultano diverse da zero. Si dimostra infatti che le fibre longitudinali della trave
interagiscono solo con tensioni tangenziali parallele all’asse ovvero, equivalentemente, che
su tutte le giaciture parallele all’asse sono nulle le componenti normali della tensione e le
componenti tangenziali ortogonali all’asse stesso.
1
Le dimensioni fisiche della tensione sono quelle di una forza diviso una lunghezza al quadrato (F·L-2) e l’unità
di misura corrispondente è il Pascal (Pa): 1 Pa = 1 N/m2. Nella pratica progettuale si usa spesso il MegaPascal
(MPa): 1 MPa = 106 N/m2 = 1 N/mm2.

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

Con riferimento ai suddetti piani cartesiani xy, xz, yz si può dunque affermare che sulle
giaciture parallele ai piani xy e xz, ovvero sulle sezioni longitudinali della trave (sia
orizzontali che verticali), le uniche componenti di tensione diverse da zero sono le tensioni
tangenziali parallele all’asse della trave (τzx, τyx) mentre, sulle giaciture parallele al piano yz,
ovvero sulle sezioni trasversali della trave, risultano diverse da zero tutte e tre le componenti
della tensione, sia quella normale (σx) sia quelle tangenziali (τxz, τxy).
Inoltre, in virtù del principio di reciprocità delle tensioni tangenziali - che si può enunciare
dicendo che su due elementi di superficie ortogonali le tensioni tangenziali dirette
normalmente allo spigolo comune sono uguali - risulta: τzx = τxz e τyx = τxy.
In definitiva, nel caso delle travi, basta conoscere le tre componenti della tensione agenti su
ciascuna sezione trasversale per definire completamente lo stato tensionale in ciascun punto e
su qualunque giacitura della trave.

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

1.2. La determinazione delle tensioni interne nelle travi

La proprietà delle tensioni introdotta nella sezione precedente, e consistente nel riconoscere
che le tensioni trasmesse dal tronco A (B) al tronco B (A) fanno equilibrio alle forze esterne
agenti sul tronco B (A), è in realtà del tutto generale. Essa vale non solo per le travi ma per
qualunque corpo (struttura) continuo, comunque complesso.
Essa non è tuttavia sufficiente a consentire la determinazione del valore puntuale delle
tensioni stesse, poiché diverse (teoricamente infinite) distribuzioni di tensioni potrebbero in
linea di principio rispettare la suddetta condizione di equilibrio. Occorre pertanto aggiungere
ulteriori condizioni che chiamano in causa sia la deformazione della trave (o del generico
corpo continuo) sia le proprietà elastiche del materiale.
Si è detto che le tensioni interne nascono solo a causa delle deformazioni che la trave subisce
per effetto delle forze esterne e, nascono proprio come reazioni molecolari che il materiale
oppone alle deformazioni: le deformazioni crescono fino a che le corrispondenti tensioni non
raggiungono un valore tale da consentire di equilibrare le forze esterne. Precisare in che modo
le deformazioni si sviluppano e in che modo le tensioni conseguono dalle deformazioni porge
le ulteriori condizioni che, aggiunte alle equazioni di equilibrio, consentono di risolvere il
problema della determinazione delle tensioni interne.
Tale criterio è affatto generale e su di esso si basa qualunque procedura di risoluzione dei
sistemi iperstatici: ogni volta che le equazioni di equilibrio non sono sufficienti a risolvere il
problema statico2, occorre aggiungere altre equazioni che devono mettere in conto le
deformazioni subite dal corpo (equazioni di congruenza) e, conseguentemente, far riferimento
anche alle sue proprietà elastiche (equazioni di legame).

Per quanto detto nella sezione precedente, in ciascun punto della generica sezione trasversale
S della trave sono presenti le componenti di tensione rappresentate nella Figura 4.

Mx
x
Mz N
z Tz

y G
σx
τxz
z Ty
τxy

My

Figura 4.

2
Le equazioni cardinali della statica sono sempre condizioni necessarie di equilibrio ma non sono, in generale,
sufficienti (sono sufficienti, ad esempio, per le strutture isostatiche per le quali, come sappiamo, le reazioni
vincolari si possono determinare indipendentemente dalla deformabilità elastica dei diversi elementi strutturali e
per questi è dunque lecita l’ipotesi di corpo rigido).

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

Tenendo presente la scomposizione della sollecitazione nella stessa sezione S nelle sei
componenti caratteristiche (N, Ty, Tz, Mx, My, Mz) la condizione di equilibrio prima enunciata
tra tensioni interne e forze esterne si traduce nelle sei relazioni scalari:

∫σ x dA = N ∫ τ dA = T
xy y ∫τ xz dA = Tz
A A A
(2)
∫τ
A
xy zdA − ∫ τ xz ydA = M x
A
− ∫ σ zdA = M
A
x y ∫σ
A
x ydA = M z

A queste vanno aggiunte, come si è detto, le equazioni di congruenza e le equazioni di


legame.
Una notevole semplificazione del problema si consegue considerando separatamente i diversi
casi elementari di sollecitazione, ovvero casi nei quali è presente una sola delle caratteristiche
della sollecitazione: la soluzione valida per il caso generale in cui sono presenti più
componenti viene ottenuta sovrapponendo gli effetti.
La sovrapposizione degli effetti si basa sul seguente assunto (o principio di sovrapposizione
degli effetti): l’effetto (reazione vincolare, tensione, deformazione) prodotto da più forze
agenti contemporaneamente su una struttura è uguale alla somma degli effetti prodotti dalle
singole forze pensate agenti separatamente.
Esso è conseguenza: (i) dell’ipotesi che gli spostamenti subiti da una struttura siano così
piccoli da poter imporre l’equilibrio nella configurazione indeformata (con il che ogni forza
viene ad agire sulla stessa struttura su cui agiscono le altre, indipendentemente dall’ordine di
applicazione); (ii) dell’ipotesi che il materiale segua la legge di Hooke e quindi le
deformazioni siano proporzionali alle tensioni, ovvero gli spostamenti alle forze (con il che
una nuova tensione uguale a un’altra già agente produce una ulteriore deformazione uguale a
quella preesistente).

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

1.3. Le travi soggette a sforzo normale

La sollecitazione in una sezione S di una trave si riduce al solo sforzo normale N quando la
risultante di tutte le forze che precedono (o seguono) la sezione coincide con l’asse
geometrico della trave, se questa è ad asse rettilineo, oppure con la tangente all’asse nel
baricentro della sezione, se l’asse è curvilineo.
Per semplificare il discorso facciamo riferimento a travi prismatiche, di peso trascurabile,
soggette a due sole forze esterne, applicate alle due basi estreme della trave e dirette lungo
l’asse. Tali forze possono produrre trazione o compressione.
σx
N

σx
N

Figura 5.

Indicato con x l’asse della trave (Figura 4), è ragionevole supporre, anche in relazione al tipo
di deformazione che la trave subisce (vedi oltre), che in ogni sezione retta di area A l’unica
componente di tensione diversa da zero sia la tensione normale σx, la cui risultante deve
pertanto equilibrare lo sforzo normale N (Figura 5). Le (2) si riducono pertanto all’unica
equazione di equilibrio:

∫σ
A
x dA = N (3)

Allo scopo di precisare la distribuzione delle σx nella sezione e il loro valore in ogni punto
aggiungiamo le due seguenti ipotesi che, una volta formulate matematicamente, esprimono le
condizioni note rispettivamente come equazione di congruenza ed equazione di legame.
Prima ipotesi (congruenza): si ammette che l’allungamento (o accorciamento) che la trave
subisce sia lo stesso per tutte le sue fibre longitudinali e, quindi, che le sezioni rette,
inizialmente piane, rimangano piane e parallele.
Se si indica con ∆l la variazione di lunghezza della trave (allungamento o accorciamento), per
tener conto del fatto che uno stesso ∆l è più importante in una trave corta che in una lunga, si
fa riferimento all’allungamento (accorciamento) per unità di lunghezza:
∆l
εx = (4)
l
ed è a questo rapporto (adimensionale) che si attribuisce, per la sollecitazione di sforzo
normale, il nome di deformazione. L’equazione di congruenza per la trave soggetta a solo
sforzo normale è dunque:
ε x = cos t . (5)
Seconda ipotesi (legame costitutivo): si ammette che il materiale segua la legge di Hooke
ovvero che vi sia diretta proporzionalità tra il carico applicato e la corrispondente variazione

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

di lunghezza, ovvero tra la tensione e la deformazione3, almeno fin tanto che il carico non
superi il limite elastico del materiale. È questa l’equazione di legame che si scrive:
σ x = E ⋅εx (6)
dove E rappresenta il modulo di elasticità normale o modulo di Young4 del materiale della
trave. L’equazione di legame distingue da un punto di vista matematico un materiale da un
altro (nel caso elementare di sollecitazione qui considerato, tale distinzione si limita al diverso
valore che viene attribuito al modulo di Young): essa deriva da sperimentazioni fisiche nelle
quali opportuni provini del materiale in oggetto vengono assoggettati a prove di trazione e
compressione, secondo schemi di fatto riconducibili alle due situazioni rappresentate nella
Figura 5, misurando le variazioni unitarie di lunghezza (ε) provocate da forze unitarie (σ).
Le equazioni di equilibrio, di congruenza e di legame consentono di risolvere il problema
della determinazione dello stato tensionale nella generica sezione S. Dalle (5) e (6) si
riconosce che le σx devono essere costanti sulla sezione per cui la (3) porge:
N
σx = (7)
A
La variazione di lunghezza della trave si ottiene dalla (4) tenendo conto della (3) e della (6):
σx N ⋅l
∆l = ε x ⋅ l = ⋅l = (8)
E E⋅A

Esempio 1.
Due fili verticali di acciaio, vicinissimi, di uguale lunghezza l e diversa sezione trasversale (A1=1 cm2,
A2=2 cm2), sorreggono un peso P=2 kN. Determinare il peso sopportato da ciascuno dei due fili.
Soluzione.
Il problema è iperstatico perché l’equazione di equilibrio impone solo che la somma delle trazioni
esercitate dai due fili sia uguale al peso totale P: se X1 è la trazione nel filo più sottile, l’equilibrio impone
che la trazione nell’altro sia P-X1. È però sufficiente tenere conto della condizione di congruenza che
impone che l’allungamento dei due fili sia lo stesso (nell’ipotesi qui implicitamente assunta che i due fili
siano elastici – equazione di legame) per poter risolvere il problema. Per la (8) si può infatti scrivere:
X1·l/EA1= (P-X1)·l/EA2 da cui X1=[A1/(A1+A2)]·P
Con i dati del problema si ottiene:
X1=[1/(1+2)]·2=0.67 kN, X2=2-0.67=1.33 kN

Se anziché una sezione retta si considera una sezione inclinata di un angolo α (di normale n)
la tensione totale sarà ancora diretta lungo l’asse della trave (in modo che l’equilibrio sia
comunque rispettato) ma si potrà scomporre in una tensione normale σn e in una tensione
tangenziale τn secondo le relazioni (Figura 6):

3
La tensione è infatti un carico unitario così come la deformazione è una variazione di lunghezza unitaria.
4
Il modulo di Young è tanto più grande quanto più è rigido il materiale. Esso ha le stesse dimensioni della
tensione (essendo la deformazione un numero puro) e si misura pertanto in MPa.
Per alcuni materiali di impiego comune esso vale:
acciaio E = 205000 MPa
calcestruzzo E = 15000÷30000 MPa
legno E = 10000 MPa

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

N N
tn = = = σ x ⋅ cos α
A' A cos α
σ n = t n ⋅ cos α = σ x ⋅ cos 2 α (9)
τ n = t n ⋅ senα = σ x ⋅ senα ⋅ cos α
Per α=0 la tensione tangenziale si annulla e la tensione normale assume il suo valore
massimo σn(max)=σx; per α=45° la tensione tangenziale e la tensione normale assumono lo
stesso valore (ed è il massimo valore assunto dalla tensione tangenziale) τn(max)=σn=σx/2; per
α=90° entrambe le componenti di tensione si annullano τn=σn=0 (coerentemente con quanto
affermato nella sezione 1.1. ovvero che sulle sezioni longitudinali parallele all’asse della trave
la tensione normale è pari a zero).
N τn
α σn tn

Figura 6.

Vale la pena sottolineare che le tensioni σx agenti sulle sezioni trasversali rette della trave e le
tensioni σn e τn agenti su sezioni trasversali inclinate sono equivalenti: esse cioè
rappresentano lo stesso stato tensionale all’interno della trave, esattamente allo stesso modo
in cui una forza può essere rappresentata da diverse componenti cartesiane a seconda del
sistema di riferimento prescelto.
È inoltre interessante osservare che nei materiali poco resistenti a tensione tangenziale, come
sono tipicamente le pietre, la rottura per effetto di una compressione assiale si verifica spesso
secondo piani inclinati di 45° rispetto alla direzione dello sforzo, proprio a causa del
raggiungimento del valore massimo della tensione tangenziale.

Determinate le tensioni interne è possibile operare la verifica di resistenza della trave che
consiste semplicemente nel controllare che in ogni punto la tensione prodotta dalle forze
esterne risulti convenientemente minore della tensione che provoca la rottura.
Convenientemente minore (i) perché le massime forze agenti sulla struttura non possono
essere previste con esattezza, (ii) perché dette forze possono anche agire con non trascurabili
effetti dinamici, (iii) perché i materiali possono essere sede di difetti interni in grado di
ridurne imprevedibilmente la tensione di rottura rispetto ai valori sperimentati, (iv) perché
infine le tensioni vengono calcolate su modelli meccanici semplificati anziché sulla struttura
reale.
Per questi motivi tra la tensione di rottura (σR) di un materiale e la sua tensione ammissibile
(σadm) deve esistere un notevole margine caratterizzato dal cosiddetto coefficiente di sicurezza
(k), da taluni denominato coefficiente di ignoranza: σadm = σR/k. 5
Il coefficiente di sicurezza è naturalmente diverso per i diversi materiali e (punto iii) tanto
maggiore quanto più elevate sono le incertezze riguardanti le sue caratteristiche meccaniche:
per la muratura, le cui caratteristiche possono essere estremamente variabili, il coefficiente di

5
Per alcuni materiali di impiego comune la tensione ammissibile assume valori grosso modo compresi negli
intervalli sotto riportati:
acciaio σadm = 160÷240 MPa
calcestruzzo σadm = 7÷14 MPa
legno σadm = 8÷10 MPa

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

sicurezza è almeno 5, per il cls 3, per l’acciaio, prodotto industrialmente e soggetto pertanto a
controlli di qualità molto rigorosi, 1.5.
Per la sollecitazione di sforzo normale la verifica di resistenza è la più sicura perché la trave è
soggetta alla stesso tipo di sollecitazione usato in laboratorio per determinare la tensione di
rottura dei diversi materiali: le prove di resistenza più comuni (e più facili) sono infatti quelle
di trazione o compressione su provini prismatici. E poiché si è visto che la massima tensione
normale si raggiunge sulle sezioni rette della trave la verifica di resistenza per la
sollecitazione di sforzo normale è:
N
σ x(max) = ≤ σ adm (10)
A

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

1.4. Le travi soggette a flessione

La sollecitazione in una sezione S di una trave si riduce al solo momento flettente quando le
forze che precedono (o seguono) la sezione equivalgono a una coppia agente in un piano
normale a quello della sezione.
Supponiamo, al solito, che la trave sia prismatica e di peso trascurabile e che le forze agenti
su di essa si riducano a due sole coppie di momento M, uguali e contrarie, applicate alle
sezioni di estremità. Supponiamo inoltre che tali coppie siano contenute in un piano (piano di
sollecitazione) che contiene l’asse geometrico della trave e che la sezione della trave sia
simmetrica rispetto all’asse s in cui il piano di sollecitazione incontra il piano della sezione
(asse di sollecitazione). Sia x coincidente con l’asse della trave e y ≡ s di modo che M ≡ Mz
(Figura 4).
Poiché il momento flettente è costante in ogni sezione, quando la trave si inflette il suo asse si
atteggia secondo una curva di curvatura costante e cioè si trasforma in un arco di
circonferenza di centro O, contenuto in un piano (piano di flessione) che, in virtù della
simmetria della sezione, coincide con il piano di sollecitazione (Figura 7).
È a tale coincidenza che si deve il nome di flessione retta per il caso qui esaminato.
O

M M

s
n

Figura 7.

Anche le altre fibre della trave si trasformano in archi circolari e poiché complessivamente la
trave non è né tesa né compressa, dette fibre non possono essere tutte tese o tutte compresse.
Nella parte convessa della trave, pertanto, le fibre si allungano, nella parte concava si
accorciano e alcune conservano la lunghezza originaria: l’insieme di queste ultime incontra
ciascuna sezione trasversale lungo una retta n che prende il nome di asse neutro e che, stante
la coincidenza tra piano di flessione e piano di sollecitazione, risulta ortogonale all’asse di
sollecitazione.
Anche in questo caso, dunque, è lecito supporre che in ogni sezione retta di area A l’unica
componente di tensione diversa da zero sia la tensione normale σx; il complesso degli sforzi
derivanti da quest’unica componente di tensione deve garantire l’equilibrio del tronco di trave
individuato dalla generica sezione trasversale S e deve pertanto essere equivalente, nel caso in
esame, alla coppia di estremità Mz.

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

Le equazioni di equilibrio sono, dunque, dalle (2):

∫σ
A
x dA = 0 , ∫σ
A
x ydA = M z (11)

Come già detto per lo sforzo normale, queste equazioni non sono sufficienti a determinare la
distribuzione e il valore delle σx nella sezione e vanno perciò integrate con ulteriori condizioni
che descrivono la deformazione della trave e il comportamento elastico del materiale.

R R+η

n dx

dx+∆(η)

s
Figura 8.

Per quanto riguarda la deformazione si assume che le sezioni rette della trave rimangano
piane e ortogonali alle fibre deformate, secondo una ipotesi detta di Bernoulli-Navier o della
conservazione delle sezioni piane. Tale ipotesi implica che ciascuna sezione trasversale ruoti
attorno al proprio asse neutro (Figura 8), conservandosi piana, e che tutte le sezioni deformate
convergano su una retta ortogonale al piano di flessione e passante per O.
Se allora, considerato un tronco di lunghezza infinitesima dx, si indica con ∆(η) la variazione
di lunghezza della generica fibra distante η dall’asse neutro, tale variazione di lunghezza sarà
proporzionale al raggio della circonferenza alla quale appartiene la fibra deformata e ciò
consente di determinare la deformazione della medesima fibra (ovvero la sua variazione di
lunghezza rapportata alla lunghezza iniziale). Si può infatti scrivere:
dx + ∆( η ) R + η ∆( η ) η ∆( η ) η
= ⇒ 1+ =1+ ⇒ εx = = (12)
dx R dx R dx R
L’ultima relazione rappresenta l’equazione di congruenza per la trave soggetta a flessione
semplice.
L’equazione di legame è la stessa già introdotta per la sollecitazione di sforzo normale dal
momento che le componenti di tensione e di deformazione coinvolte sono le medesime.
Pertanto:
σ x = E ⋅εx (13)
Sostituendo la (12) nella (13):
E
σ x = E ⋅εx = ⋅η (14)
R
e questa nella prima delle (11) si ottiene:
E
R ∫A
ηdA = 0 , (15)

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Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

Questa equazione esprime l’annullarsi del momento statico della sezione rispetto all’asse n il
che significa che l’asse neutro è baricentrico. Pertanto, avendo supposto la sezione della trave
simmetrica rispetto all’asse di sollecitazione, ovvero s coincidente con uno degli assi centrali
d’inerzia della sezione (s ≡ y), ne discende che l’asse neutro - ortogonale, nella flessione retta,
all’asse di sollecitazione - coincide con l’altro asse centrale d’inerzia. In definitiva (Figura 4 e
Figura 8), n ≡ z e quindi è lecito sostituire, nella (14), all’ordinata η l’ordinata y.
Dalla seconda delle (11), tenendo conto della (14) e risolvendo rispetto a E/R, si ottiene
pertanto:
E E Mz M
⋅ ∫ y 2 dA = M z ⇒ = = z (16)
R A R
∫ y dA J z
2

(essendo Jz il momento d’inerzia della sezione rispetto all’asse neutro). Sostituendo infine
nella (14) si ottiene la distribuzione delle σx (Figura 9):
Mz
σx = ⋅y (17)
Jz

La distribuzione delle σx nella sezione è dunque lineare, con valore nullo in corrispondenza
dell’asse neutro e valori massimi, rispettivamente positivi (trazione) e negativi
(compressione), in corrispondenza delle fibre estreme (intradosso ed estradosso della trave).
La (17) è anche nota come formula di Navier.
M
σx

Figura 9.

Come già fatto per lo sforzo normale ricaviamo infine una misura globale della deformazione
della trave che in questo caso è rappresentata dalla rotazione relativa delle due sezioni di
estremità. Tenendo presente (Figura 8) che dx = R·dϕ, dalla (16) si ottiene:
1 Mz 1 Mz 1 M ⋅l
= ⇒ dϕ = dx = dx ⇒ Φ= ⋅l = z (18)
R E ⋅ Jz R E ⋅ Jz R E ⋅ Jz

espressione, come si vede, formalmente analoga alla (8).

Esempio 2.
Una trave di legno di sezione rettangolare 10x20 cm, semplicemente appoggiata su una luce l=3.40 m e
con due sbalzi lunghi a=0.80 m, sopporta alle estremità degli sbalzi due carichi P=5 kN. Determinare la
freccia massima (innalzamento) in mezzeria.
P P

a l a
Soluzione.
Il tratto centrale della trave tra i due appoggi, soggetto alle estremità a due coppie pari a P·a = 5·0.80 = 4
kN·m = 4x106 N·mm, si incurva trasformandosi in un arco di circonferenza di raggio R la cui massima
distanza dalla corda di lunghezza l è proprio la freccia f richiesta dal problema. Le tre grandezze R, f, l
sono legate dalla relazione:

14
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

(R - f)2 + (l/2)2 = R2
dalla quale, trascurando il termine in f2 si ottiene:
f = l2/8R = M·l2/8EJ = 4x106·34002/8·10000·66.67x106 = 8.67 mm

Poiché le (11) sono state scritte con riferimento agli assi definiti nella Figura 4, la (17) che
dalle (11) deriva porge correttamente valori positivi delle σx (trazione) dalla parte delle y
positive quando il momento è positivo, e cioè concorde con l’asse z (Figura 10).6 Spesso,
però, la (17) viene applicata facendo riferimento ai valori assoluti sia del momento sia
dell’ordinata, essendo immediato riconoscere quali sono le fibre tese e quali quelle
compresse.
σx (min) =
compressione max

z=n G

σx (max) =
trazione max
y=s
Figura 10.

In ogni caso i valori massimi delle tensioni, sia di compressione che di trazione, si
raggiungono nelle travi inflesse ai lembi estremi della sezione trasversale, ovvero nei punti
più lontani dall’asse neutro. Indicando con ys e yi le distanze dei lembi superiore e,
rispettivamente, inferiore dall’asse neutro, le tensioni massime sono date, in valore assoluto,
dalle seguenti espressioni:
Mz M
σ x sup = ⋅ ys = z
Jz Ws
(19)
M M
σx
inf
= z ⋅ yi = z
Jz Wi

essendo Ws=J/ys e Wi=J/yi i moduli di resistenza superiore e inferiore della sezione.


La verifica di resistenza, analogamente a quanto fatto per la sollecitazione di sforzo normale,
consiste nel confrontare la σx massima con la σadm del materiale. Tenendo presenti le (19)
detta verifica si scrive:
Mz
σ x(max) = ≤ σ adm (20)
Wmin

Se si garantisce che nei punti della sezione più lontani dall’asse neutro la σx non superi la
σadm, negli altri punti il materiale lavora meno di quanto potrebbe a causa dell’andamento
lineare delle tensioni (Figura 9, Figura 10): ciò significa che gli elementi di area prossimi
all’asse neutro contribuiscono con minore efficacia degli altri a resistere alla sollecitazione
flessionale.
6
Qualora si fosse scelto l’asse y positivo verso l’alto, nella seconda delle (11) primo e secondo membro
avrebbero avuto segno opposto. In tal caso anche la (17) si sarebbe modificata nella: σx = - (Mz/Jz)·y in modo da
fornire, per momenti positivi, valori positivi delle tensioni dalla parte delle y negative.

15
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

La forma più conveniente della sezione si ottiene dunque dislocando la maggior parte del
materiale in due nuclei il più possibile distanti da n e unendoli solo con una sottile anima (la
quale è essenziale, come vedremo, per resistere alle sollecitazioni taglianti): si perviene così
alla sezione a doppio T, largamente impiegata per la realizzazione di profilati metallici.
La maggiore efficacia della sezione a doppio T rispetto alla sezione rettangolare è quantificata
dal valore dei rispettivi moduli di resistenza: mentre per la sezione rettangolare si ha W =
bh2/6 = 0.167Ah, essendo A l’area della sezione, per una sezione a doppio T avente rapporti
dimensionali tipici dei profilati metallici in commercio si ha in media W = 0.32Ah, il che
significa che, a parità di area, la sezione a doppio T sopporta un momento quasi doppio.

Esempio 3.
Che dimensioni deve avere una trave di legno che si ricava da un tronco di albero cilindrico di diametro d
affinché risulti massimo il modulo di resistenza?

d
h

Soluzione.
Poiché in ogni caso si ha h2 = d2 – b2, risulta: W = bh2/6 = (bd2 – b3)/6.
Annullando la derivata dW/db si ottiene b = d/√3 = 0.577d.

Se il piano di sollecitazione, pur contenendo l’asse della trave, non contiene uno degli assi
centrali di inerzia della sezione trasversale, il piano di flessione non coincide più con il piano
di sollecitazione e anche l’asse neutro, ortogonale al piano di flessione, risulta in generale
obliquo rispetto al piano di sollecitazione.
In questo caso si parla di flessione deviata.
α

n My
M
z Mz

s y

Figura 11.

Una analisi dettagliata della flessione deviata esula dallo scopo di questi appunti. Ci limitiamo
a osservare che, sebbene più complesso, lo studio delle tensioni e delle deformazioni si può
effettuare ancora con le relazioni stabilite per la flessione retta semplicemente scomponendo il
momento flettente M, che rappresenta una coppia agente nel piano di traccia s, in due coppie
agenti in piani aventi per traccia gli assi centrali di inerzia della sezione, Mz agente nel piano
di traccia y, e My agente nel piano di traccia z (Figura 11):
M z = M ⋅ cos α
(21)
M y = M ⋅ senα

16
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

Ciascuno di questi due momenti produce una flessione retta, i cui assi s ed n coincidono con
gli assi centrali di inerzia della sezione: l’asse di sollecitazione di Mz è y e l’asse neutro è z,
l’asse di sollecitazione di My è z e l’asse neutro è y. Sovrapponendo gli effetti delle due
flessioni rette si può dunque scrivere:
Mz My M ⋅ cos α M ⋅ senα
σx = ⋅y− ⋅z= ⋅y− ⋅z (22)
Jz Jy Jz Jy

dove la differenza di segno tra i due contributi è legata al fatto che le tensioni positive (ovvero
di trazione) si verificano entrambe dalla parte delle coordinate positive (Figura 11) ma, nel
primo caso, per Mz positivo, nel secondo caso per My negativo (vedi nota 6).

17
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

1.5. Le travi soggette a sforzo normale e flessione

La sollecitazione in una sezione S di una trave si riduce a sforzo normale N e momento


flettente M quando la risultante di tutte le forze che precedono (o seguono) la sezione è
parallela all’asse geometrico della trave ma non coincidente con esso. Tale risultante si può
traslare fino ad applicarla sull’asse della trave semplicemente aggiungendo la opportuna
coppia di trasporto e, con ciò, la sollecitazione in esame si riconduce alla sovrapposizione dei
due stati di sollecitazione semplici separatamente analizzati nelle sezioni 1.3 e 1.4.
Supponiamo per semplicità che la risultante delle forze incontri uno degli assi centrali di
inerzia della sezione (sia, per fissare le idee, l’asse y) in modo che la flessione associata allo
sforzo normale sia una flessione retta e indichiamo, al solito, con x l’asse della trave.
N N
M=Ne
nS
n S
S0
S0 S1
e S1 no
no

(a) (b) (c) (d)


Figura 12.

Lo sforzo normale produce un accorciamento (o allungamento) uniforme di tutte le fibre


longitudinali, ovvero fa traslare la generica sezione trasversale parallelamente a se stessa dalla
posizione S alla posizione S0; il momento flettente produce invece un incurvamento delle
medesime fibre e fa quindi ruotare la sezione, dalla posizione S0 alla posizione S1, attorno a
un asse baricentrico di traccia n0 (asse di flessione) che, in assenza di sforzo normale, sarebbe
l’asse neutro e che, per le ipotesi fatte, coincide con un asse centrale d’inerzia della sezione (e
precisamente, n0≡z).
Lo spostamento complessivo della sezione, dalla posizione S alla posizione S1, è dunque una
rotazione attorno a un asse di traccia n parallelo a n0 ma non baricentrico che rappresenta
l’asse neutro per la sollecitazione composta di sforzo normale e flessione. Se nello
spostamento prevale la traslazione rispetto alla rotazione (Figura 12c) l’asse n è esterno alla
sezione, se prevale invece la rotazione (Figura 12d) l’asse n taglia la sezione.
In ogni caso la sezione si conserva piana e la deformazione di ciascuna fibra è proporzionale
alla distanza dall’asse neutro. D’altra parte, entrambe le sollecitazioni (N e M) producono solo
tensioni normali che, nell’ipotesi di materiale elastico lineare, saranno esse stesse
proporzionali alla distanza dall’asse neutro. Tali condizioni (di congruenza e di legame), una
volta inserite nelle equazioni di equilibrio (2), opportunamente specializzate al caso in esame,
consentono di ottenere la distribuzione puntuale delle σx sulla generica sezione trasversale.

Tuttavia, avendo già ampiamente discusso i due casi elementari di sforzo normale semplice e
flessione semplice, è sicuramente più agevole procedere per sovrapposizione degli effetti e
scrivere direttamente:

18
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

N Mz
σx = + y (23)
A Jz

Le tensioni normali sono quindi date da un contributo costante, dovuto al solo sforzo normale
centrato, e da un contributo variabile linearmente, dovuto al solo momento flettente; la y che
compare nella formula è dunque la distanza della generica fibra dall’asse di flessione n0≡z e
non dall’asse neutro n e, il momento d’inerzia della sezione è anch’esso valutato rispetto a z.
Se lo sforzo normale prevale rispetto al momento flettente, la distribuzione delle σx fornita
dalla (23) si presenta come in Figura 13a (nell’ipotesi che lo sforzo normale sia uno sforzo di
compressione); se invece prevale la flessione la situazione è quella descritta nella Figura 13b.
Nel primo caso la sezione è interamente compressa, nel secondo in parte compressa e in parte
tesa.
N N M N N M
M M

σx (max) σx (max)
σx (min) σx (min)

(a) (b)

Figura 13.

Una rappresentazione più chiara è fornita nella Figura 14, sempre con riferimento a uno
sforzo normale di compressione N agente sull’asse y con eccentricità e.
σx (max)

z = n0 G
σx (med)
e

σx (min)
σx (N) σx (M) σx (N, M)
y=s

σx (max)

z = n0 G
σx (med)
e

σx (min)
σx (N) σx (M) σx (N, M)
y=s

Figura 14.

Si osservi come, essendo N e Mz=N·e negativi, la tensione minima si raggiunge dalla parte
delle y positive, dove entrambi i contributi si sommano, mentre la tensione massima si

19
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

raggiunge dalla parte delle y negative dove il contributo del momento ha segno opposto a
quello dello sforzo normale. Anche qui vale, peraltro, quanto già osservato a proposito della
(17): la (23) è cioè più frequentemente utilizzata in valore assoluto, essendo solitamente
piuttosto agevole riconoscere il segno dei diversi contributi allo stato tensionale della sezione.
Indicando con b e h rispettivamente la base e l’altezza della sezione rettangolare rappresentata
nella Figura 14 e, tenendo conto dei segni in gioco si può scrivere:
− N −Mz h N N ⋅e N  6e 
σ x(min) = + ⋅ = − − 2 = − ⋅ 1 + 
A Jz 2 bh bh 6 A  h 
(24)
− N −Mz  h N N ⋅e N  6e 
σ x(max) = + ⋅  −  = − + 2 = − ⋅ 1 − 
A Jz  2 bh bh 6 A  h 
La sezione risulta dunque interamente compressa fino a che risulta:
6e h
σ x(max) ≤ 0 ⇒ 1− ≥0 ⇒ e≤ (25)
h 6
ovvero fino a quando l’eccentricità e dello sforzo normale è inferiore a un sesto dell’altezza
della sezione. Poiché la stessa limitazione, come è facile verificare, si ottiene anche quando
l’eccentricità è negativa (e quindi il momento è positivo), alla condizione che deve essere
soddisfatta affinché la sezione della trave risulti interamente compressa ci si riferisce come
regola del terzo medio: fino a quando il centro di pressione, ovvero il punto della sezione in
cui è applicato lo sforzo normale, è compreso all’interno del terzo medio dell’altezza la
sezione risulta interamente compressa.
Il discorso rimane evidentemente inalterato anche nel caso in cui lo sforzo normale sia di
trazione, nel qual caso la limitazione alla massima escursione ammessa per il centro di
trazione assicura che la sezione trasversale della trave risulti interamente tesa.
Tuttavia, la regola del terzo medio è nata storicamente con riferimento alla sollecitazione di
compressione in elementi strutturali realizzati con materiali debolmente resistenti a trazione
per i quali era essenziale riuscire a mantenere costantemente compressa la sezione trasversale
dell’elemento in modo da evitare lo sviluppo di trazioni che avrebbero potuto provocarne la
fessurazione.
Quando il materiale è non resistente a trazione la distribuzione tensionale fornita dalle (24)
rimane corretta fino a quando la sezione è interamente compressa, ovvero per valori
dell’eccentricità e ≤ h/6, ma cade in difetto per eccentricità superiori. Poiché infatti il
materiale non è in grado di esplicare le trazioni previste dalla (24), la sezione si parzializza e
l’intero sforzo normale deve essere portato dalla sola parte compressa la quale è diversa dalla
parte compressa prevista dalle (24) proprio perché non più aiutata dalla parte tesa, così come
diverso è il valore della massima compressione sul materiale.
Il caso dei materiali non resistenti a trazione è di grande rilevanza applicativa perché tali si
possono considerare i materiali con cui è realizzata la quasi totalità delle costruzioni murarie
storiche, nelle quali la stessa tecnica costruttiva conduce a elementi strutturali (pilastri, pareti,
volte, etc.) in grado di opporsi efficacemente alle sollecitazioni di compressione ma pressoché
incapaci di resistere a sollecitazioni di trazione.

20
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

1.6. Le travi soggette a taglio

La sollecitazione in una sezione S di una trave si riduce al solo sforzo di taglio quando la
risultante di tutte le forze che precedono (o seguono) la sezione giace nel piano della sezione e
passa per il suo baricentro. Se però questo avviene in una sezione, nelle sezioni vicine si ha
anche un momento flettente dovuto a tale risultante e quindi la sollecitazione di taglio è, in
generale, accompagnata da quella di momento flettente. Sulla compresenza delle due
caratteristiche è fondato lo studio elementare del problema del taglio dovuto a Jourawsky che
consente di ottenere la distribuzione media delle tensioni tangenziali lungo una generica corda
della sezione trasversale della trave con le sole equazioni di equilibrio.
Supponiamo che la trave sia prismatica e di peso trascurabile e abbia sezione rettangolare di
base b e altezza h.
Ty Ty

M M'

z x
h n n n
τyx
i i
i j
τxy σ'x
r r σx r s
b dx
sez. S S S'
y
Figura 15.

Se nella sezione S agisce il momento flettente M, contenuto nel piano di sollecitazione in cui
giace anche Ty, nella sezione S’, distante dx da S, il momento è M’ = M + dM essendo dM =
Ty·dx. Immaginiamo di sezionare il concio infinitesimo di lunghezza dx con un piano parallelo
all’asse della trave e, più precisamente, parallelo al piano xz: si viene così a isolare un solido
elementare delimitato dalla superficie esterna della trave, dalle sezioni S ed S’ e dalla
superficie iijj (Figura 15).
Detto solido elementare è scarico sulle facce corrispondenti alla superficie esterna della trave,
mentre sulle facce definite dalle sezioni trasversali S ed S’ è soggetto alle tensioni normali σx
e σ’x associate ai momenti flettenti M ed M’.7 Poiché M’ > M anche σ’x > σx e per l’equilibrio
del solido elementare è necessario che sulla faccia iijj agiscano delle tensioni tangenziali τyx
dirette come in Figura 15.
L’approssimazione alla base della trattazione di Jourawsky consiste nell’ipotizzare che le τyx
siano distribuite uniformemente sulla faccia suddetta. L’equilibrio alla traslazione lungo x del
solido elementare porge allora:

∫ (σ '
At
x −σ x ) ⋅ dA − τ yx ⋅ b ⋅ dx = 0 (26)

dove l’integrale è esteso all’area tratteggiata iirr (jjss). Tenendo presente che:

7
Vale la pena precisare che la variazione di momento nel passaggio da S a S’ è proprio legata alla presenza del
taglio, perché se fosse T = 0 si avrebbe M = cost. e sarebbe σ’x = σx.

21
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

M' M dM T y dx
σ ' x −σ x = y− y= y= y (27)
Jz Jz Jz Jz

e che Ty, Jz e dx sono indipendenti dall’area dA si ottiene:


T y dx
Jz ∫ y ⋅ dA = τ
At
yx ⋅ b ⋅ dx (28)

e da questa l’espressione delle tensioni tangenziali τyx:


T y ⋅ S zi
τ yx = (29)
Jz ⋅b

dove Szi indica il momento statico dell’area tratteggiata rispetto all’asse neutro della sezione
trasversale.
Nella Figura 15, accanto alle tensioni tangenziali τyx agenti su piani paralleli all’asse della
trave, sono anche rappresentate le tensioni τxy agenti nel piano della sezione trasversale. Così
come le prime assicurano l’equilibrio in direzione orizzontale, le seconde assicurano
l’equilibrio in direzione verticale: per la seconda delle (2) deve infatti risultare:

∫τ
A
xy dA = T y (30)

Una volta note le τyx sono immediatamente note anche le τxy per il semplice fatto che dette
tensioni sono tra loro uguali in virtù di una proprietà generale delle tensioni tangenziali che si
può enunciare dicendo che su due elementi di superficie ortogonali le tensioni tangenziali
dirette normalmente allo spigolo comune sono uguali (e entrambe puntano verso lo spigolo o
se ne allontanano).8
Pertanto anche le τxy sono fornite dalla (29). Poiché per la sezione rettangolare, al variare della
distanza della corda ii dall’asse neutro, Ty, Jz e b non variano, la legge di variazione delle τxy
coincide con quella del momento statico Szi. Essendo:
h  1 h  b h 
2
bh 3
S zi = b ⋅  − y  ⋅ ⋅  + y  = ⋅  − y 2  , Jz = (31)
2  2 2  2  4  12

risulta:
6 ⋅ Ty  h 2 
τ xy = ⋅
3 
− y 2  (32)
b⋅h  4 
ovvero la legge di variazione delle τ è parabolica (Figura 16a).
La τxy(max) si raggiunge in corrispondenza dell’asse neutro (y = 0) e vale:
3 Ty Ty
τ xy(max) = ⋅ = 1 .5 ⋅ (33)
2 b⋅h A
e cioè una volta e mezzo il valore della tensione media sull’intera sezione.
Nei profilati metallici a doppio T (Figura 16b) la brusca variazione di spessore al passaggio
tra le ali e l’anima determina una discontinuità nel diagramma delle τxy; inoltre, come si può

8
Non si riporta la dimostrazione di questa proprietà che si ottiene considerando l’equilibrio alla rotazione di un
elemento di volume infinitesimo all’interno della trave.

22
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

facilmente verificare, la differenza tra il valore massimo (che si raggiunge sempre in


mezzeria) e il valore all’estremità dell’anima è di fatto trascurabile.
Ciò consente di affermare che il taglio è portato quasi interamente dall’anima, mentre, come
già osservato, essendo modesto il contributo dell’anima al momento d’inerzia della sezione, il
momento flettente è portato quasi interamente dalle ali.

z z
n G n G
τxy(max)
i i

τxy

y y
(a) (b)
Figura 16.

La presenza delle tensioni tangenziali su piani paralleli all’asse della trave è responsabile della
solidarietà delle fibre longitudinali alla quale è anche associata una maggiore resistenza
flessionale. Se si sovrappongono, infatti, due travi uguali di sezione rettangolare (b x h), la
loro inflessione, provocata ad esempio da un carico applicato in mezzeria, comporta un
allungamento dell’intradosso e un accorciamento dell’estradosso di ciascuna trave e,
conseguentemente, uno scorrimento relativo in corrispondenza della superficie di contatto
(Figura 17).

Figura 17.

La resistenza flessionale dell’insieme delle due travi è, in questo caso, la somma delle
resistenze di ciascuna di esse presa singolarmente e il modulo di resistenza è pertanto il
doppio di quello di una sola trave:
b ⋅ h2
W =2⋅ (34)
6
Se però si impedisce lo scorrimento delle due travi o incollandole insieme o interponendo,
secondo una tecnica usuale nelle costruzioni in legno, delle biette o, più semplicemente,

23
Le tensioni interne nelle travi. Cesare Tocci

sostituendole con un’unica trave di altezza doppia, il modulo di resistenza raddoppia rispetto
al valore precedente:
b ⋅ ( 2h )2 b ⋅ h2
W= =4⋅ (35)
6 6
Ad opporsi allo scorrimento relativo delle due travi rese solidali sono proprio le tensioni
tangenziali o, meglio, la resistenza che il materiale con cui si realizza il collegamento è in
grado di opporre alle tensioni tangenziali.
La verifica di resistenza si effettua confrontando la τ massima con la τadm del materiale che è
legata alla σadm secondo relazioni che non è qui, comunque, il caso di precisare.
Ugualmente non si ritiene necessario entrare nel merito del regime deformativo associato allo
sforzo di taglio per il quale non è più lecita l’ipotesi di conservazione delle sezioni piane (le
sezioni si ingobbano).
Ci limitiamo ad osservare che così come in luogo delle tensioni normali (σ) si ha a che fare,
nella sollecitazione di taglio, con tensioni tangenziali (τ), allo stesso modo invece di
deformazioni definite in termini di dilatazione (variazione della lunghezza originaria) delle
fibre longitudinali (ε), si ha ora a che fare con deformazioni definite in termini di scorrimento
(variazione dell’angolo originario) tra le fibre longitudinali (γ); tensioni normali e dilatazioni
sono legate dalla legge di Hooke nella quale entra in gioco il modulo di elasticità
longitudinale (σ = E·ε); tensioni tangenziali e scorrimenti sono legate da una analoga
relazione di proporzionalità nella quale entra in gioco il modulo di elasticità tangenziale (τ =
G·γ).

Esempio 4.
Supponendo che le due travi sovrapposte della Figura 17 abbiano sezione quadrata di 20 cm di lato e le
biette di collegamento siano anch’esse quadrate con sezione di 4 cm di lato, determinare la massima
distanza d tra le biette nell’ipotesi che la loro tensione ammissibile a taglio sia pari a 1 MPa e il carico in
mezzeria sia pari a 10 kN. Determinare la pressione di contatto esercitata dalle biette sugli intagli nei quali
sono inserite (si trascuri il peso della trave).
Soluzione.
Lo sforzo di taglio è costante in ciascuna metà della trave e pari alla reazione di un appoggio, ovvero T =
5 kN. La tensione tangenziale sulla superficie di contatto tra le due travi è pari a:
τyx(max) = 1.5·(5000/80000) = 0.094 MPa
e quindi la forza di scorrimento agente sul tratto d relativo a una bietta vale:
τyx(max)·b·d = 0.094·200·d = 18.8·d
Poiché una bietta può sopportare una forza di:
40·200·1 = 8000 N
la distanza tra le biette deve essere di:
d = 8000/18.8 = 426 mm ≈ 42 cm
La pressione di contatto sugli intagli vale:
8000/(200·20) = 2 MPa

24

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