Lorenzotti
Il programma delle lezione sono all’internet: Appunti di diritto amministrativo.
https://sites.google.com/site/appuntidirittoamministrativo/.
In alternativa al programa de lezioni: CASSETA; FRACHIA compendio di diritto
amministrativo. Gli studenti frequentanti possono dividere a metà il programma e fare
un esame parziale su la prima parte (è aggiustabile): prima 19 lezioni.
__________________________________________________02/10/2017
➢ Lezione 1: Definizione di Diritto Amministrativo
La definizione del diritto amministrativo chi facciamo a tre elementi di cui parla
Massimo Severo Giannini:
✓ La plurisoggettiva: sono necessarie più persone fisiche e più persone giuridiche,
una pluralità. Le personne juridique sono soggetti di distinti diritti che le persone
fisiche.
✓ L'organizzazione: non basta che siano molte persone, per avere rilevanza
occorre che le persone si presentino come una organizzazione, una istituzione.
Questa organizzazione garante un minimo di solidità.
✓ La normazione: La presenza di norme giuridiche, che possono consistere in leggi
o in regolamento o in statuti. Le norme possono essere autonome (ex:
ordinamento statale) o eteronome (ex: le norme di diritto dell’Unione Europea).
Per avere un ordinamento giuridico sono necessari questo tre elementi.
Combinato con questi tre elementi, il diritto amministrativo è quella parte di
ordinamento che lavora con una plurisoggettiva organizzata con norme speciale.
Il diritto amministrativo è pubblico, con poca o nessuna applicazione del Codice
Civile, avendo leggi speciali. Il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 negli articoli 1 e
2 indica i principali integranti della amministrazione statale:
Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello
Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le
istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad
ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunita'
montane. e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli
Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non
economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli
enti del Servizio sanitario nazionale.
1
L’attività amministrativa oppure funzione amministrativa
Funzione e attività sono le stesso. Sono funzioni pubblichi quelle che devono
curare nell'interesse pubblico. Dobbiamo rifarci le lezione di Montesquieu per cui c’è
tre funzioni:
✓ Legislativa: astrattezza per fare le leggi a un numero indefinito di casi.
✓ Giudiziaria: applica le legge mediante le sentenze.
✓ Amministrativa: face le legge concreti, applicando le legge generali per curare
di concreti interessi pubblici. Provvedono alla organizzazione stessa dello Stato;
alla cura e mantenimento della sicurezza e dell'ordine pubblico; ai servizi
inerenti ai bisogni fisici, economici, morali ed intellettuali della collettività;
all’approntamento dei mezzi necessari alla difesa esterna dello Stato; ecc.
In Italia il diritto amministrativo è molto importante, ma ci sono Stati con poco
diritto amministrativo. Gli stati di “civil law” hanno molto diritto amministrativo, gli
Stati di “common law” hanno poco diritto amministrativo, ma anche in questi Stati c’è
diritto amministrativo che sta crescendo. In Italia ha una giustizia ordinaria (civile) e
una giustizia amministrativa che sono differenti.
La relazione del diritto amministrativo e il diritto internazionale
La verità è che il diritto internazionale poco influenza il diritto amministrativo,
ma c’è una influenza. In teoria conta molto, come per espropriazione applicano le norme
di diritto internazionale generalmente riconosciuta e le leggi di riscaldamento
atmosferico.
Questo occorre perché l'ordinamento giuridico italiano si conforma allle norme
del diritto internazionale generalmente riconosciute (art. 10, comma 1, della
Costituzione). Le norme internazionale generalmente riconosciute sono le
consuetudini internazionale consistono da un comportamento costante e uniforme
tenuto dagli Stati con la convinzione della sua obbligatorietà giuridica. Ex: Croce
Rossa, Immunità diplomatiche e il diritto marittimo internazionale.
La corte costituzionale dell’Italia ha detto che tutti gli consuetudini
internazionali saranno respetadas, salvo quelle che pregiudicano i principi fondamentali
dell'ordinamento costituzionale (esempio: l’Italia non accetterebbe una monarchia) e i
diritti inviolabili delle persone (esempio: l’Italia non accetterebbe la pena di morte) e
saranno applicati immediatamente e automaticamente.
Si la norma viene de trattato o convenzioni internazionali deve essere ratificata
per il congresso perché gli trattati non sono diritto consuetudinario. L’adesione dello
Stato italiano deve essere espressa in forma di legge ordinaria.
2
L’influenza del diritto dell’Unione Europea sul diritto amministrativo
Il diritto dell’Unione Europea influencia molto il diritto amministrativo
soprattutto con la tutela risarcitoria degli interessi legittimi e con una maggiore
apertura per le garanzie del cittadino nei confronti delle pubbliche amministrazioni e
dei procedimenti amministrativi.
Il diritto dell’Unione Europea ha modernizzato il diritto amministrativo italiano.
Il fondamento costituzionale della applicazione del diritto dell’UE è il articolo 11:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia
fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali
rivolte a tale scopo.
Per questo, la Corte Costituzionale ha definito que le leggi interni soltanto
prevale se c’è confronto che va contra il diritto fondamentali e la forma di
organizzazione di stato, una volta che la il discurso dell’Unione Europe ha ottenuto forza
rispetto alle regole interne.
Tuttavia, la Corte dell’Unione Europea capisce diverso della Corte Costituzionale.
Per capire che la Convenzione Europea salvaguardia i diritti dell'uomo e delle libertà
fondamentali e che questi sono parte dei principi generali del diritto dell’Unione Europea
le regole comunitarie devono sempre prevalere.
Le fonti di diritto dell’Unione Europea
I trattati sono le fonti primarie dell’ordinamento dell’Unione Europea. Loro sono:
✓ Il trattato istitutivo dell’UE de 1957 firmato a Roma
✓ Il trattato di fusione di Bruxelles de 1965 che ha creato una commissione unica e
un consiglio unico delle allora tre comunità europee.
✓ L’atto unico europeo di 1987: circolazione di merci, persone, servizi e capitale.
✓ Il trattato di Maastricht di 1992 che prevede la nascita dell’Unione Europea.
✓ Il trattato di Amsterdam di 1997.
✓ Il trattato di Nizza di 2001.
✓ Il trattato di Lisbona 2007 - Non se pò dicere diritto comunitario europeu, ma
diritto dell’UE perché il diritto comunitario è prima de questo, oggi è diritto
dell’UE.
Attualmente fanno parte dell’UE 28 stati (attenzioni al Regno Unito que uscirà
negli prossimi anni). I trattati insieme sono la costituzione Europea d’accordo con la
Corte Costituzionale Europea.
3
Ci sono, dopo, le fonte derivate perchè derivano degli trattati e sono un
corollario dell’efficacia dei Trattati: le fonti derivate sono legittime soltanto se
conformi ai Trattati. L'operatore di diritto deve prendere in considerazione tutti
queste fonti. Vediamo:
✓ Regolamenti: Sono obbligatori in tutti i loro elementi e direttamente applicabili
in ciascuno degli Stati Membri. I regolamenti non devono essere recepiti nel
diritto degli Stati Membri mediante una legge o un’altra norma giuridica, ma
generano direttamente a favore dei cittadini dell'Unione europea diritti, doveri e
altre situazioni giuridiche soggettive attive e passive. Gli Stati membri e i loro
organi e autorità sono vincolati direttamente a quanto stabilito nei regolamenti
dell’Unione europea e debbono osservare e farli osservare allo stesso modo del
diritto interno.
✓ Direttive: La direttiva vincola lo Stato membro per il risultato da raggiungere,
salva restando la competenza degli organi nazionali quanto alla forma ed ai mezzi
(i fini giustificano i mezzi). Le direttive sono soltanto immediatamente applicabili
quando: 1) non c’è sottoposizione a condizione (la direttiva non lascia margine di
discrezionalità); 2) c’è sufficiente precisione; 3) l’inadempienza dello Stato
destinatario della direttiva, in seguito all’inutile decorso del termine previsto per
dargli attuazione.
✓ Decisioni: La decisione è obbligatoria in tutti i suoi elementi per i destinatari da
essa designati. È puntuale e concreta.
✓ Raccomandazioni: Non sono vincolanti. Una raccomandazioni è un consiglio.
✓ Pareri: Non sono vincolanti. Un pareri esprimi un giudizio di una situazione
oggettiva.
✓ Le decisioni de giudici dell’UE: una sentenza della Corte di giustizia che dichiara
l'incompatibilità di una norma nazionale con gli obblighi dell’Unione è
direttamente applicabile e determina la nullità della norma di diritto interno. Si
tratta di un effetto assimilabile al controllo di costituzionalità svolto dalla Corte
costituzionale.
*La legge italiana entra in vigore in 15 giorni dopo sua pubblicazione. Il giorno iniziale
non è considerato. I regolamenti e le direttive dell’UE entrano in vigore in 20 giorni
dopo sue pubblicazioni. Il giorno iniziale anche non è considerato*
I modelli di amministrazione secondo la Costituzione
Dal quadro costituzionale emergono almeno tre modelli diversi di
amministrazione. Per lungo tempo la dottrina ha affermato che di questi tre modelli,
nessuno è prevalente, nessuno è principale. Però, dopo la riforma del Titolo V, Parte II,
della Costituzione, avvenuta con la legge costituzionale 3/2001, si può affermare che il
modello prevalente è quello autonomistico. Loro sono:
4
✓ Modello indipendente: Art. 97 e 98 della Costituzione Italiana prevede una
amministrazione efficiente e imparziale che è indipendente dal Governo perché i
pubblici uffici sono organizzati per leggi.
✓ Modello autonomistico: Art. 5 della Costituzione. È il modello del decentramento
amministrativo e della promozione delle Regioni e delle autonomie locali
(soprattutto i Comuni), capaci di esprimere un proprio indirizzo politico
amministrativo (anche conflittuale con quello del Governo dello Stato). È il
modello più forte dopo la riforma nella legge costituzionale di 2011, ma è in crisi
per le esigenze di contenere la spesa pubblica e per la crescente perdita di peso
di credibilità delle forze politiche.
✓ Modello accentrato: art. 95 della Costituzione, per il quale il Presidente del
Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile.
Egli mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e
coordinando l'attività dei Ministri. I Ministri sono responsabili collegialmente
degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.
Questa legge, quando individua la responsabilità dei ministri.
__________________________________________________03/10/2017
➢ Lezione 2: L’indirizzo politico-amministrativo e i principi
Ci sono due principali teorie per capire l’indirizzo politico amministrativo.
✓ Teoria di Mortati e Crisafulli: Non c’è indipendenza tra potere politico e
potere amministrativo. Il potere politico guida l'amministrazione
✓ Teoria di Massimo Severo Gianini e Scocca: Le due attività sono separate. La
funzione del diritto amministrativo è diverse dell'indirizzo politico perché le due
hanno regolamenti e trattamenti diverse per la Costituzioni.
➢ Un altro fondamento è l’art. 4 del decreto legislativo di 30 marzo 2001
che distingue tra funzioni di indirizzo politico-amministrativo che sono di
competenza dei politici e funzioni amministrative e gestionali che sono di
competenza dei dirigenti amministrativi. Le attività di diritto
amministrativo dei politici sono soltanto:
○ L'adozione degli atti e dei provvedimenti amministrativi, compresi
tutti gli atti che impegnano l'amministrazione verso l'esterno;
○ Le attività di gestione finanziaria, tecnica e amministrativa
mediante autonomi poteri di spesa e di organizzazione delle risorse
umane, strumentali e di controllo.
5
In resumo, la funzione dell'attività amministrativa dei politici è raggiungere
l'obiettivo dei governi. Nel frattempo, i dirigenti sono responsabili nella via
amministrativa, quindi non possono il dirigente scusarsi della responsabilità affermando
che erano sulla influenza politica. Ma i dirigenti hanno condizionamenti politici perché
sono nominati per i politici (art. 19 del d.l 165/2001). Quando sono selezionati, devono
essere por una durata adeguata agli obiettivi da raggiungere (non inferiore a tre anni e
non superiore a cinque).
Spoil system: Il comma 8 dell’art 19 del d.l. 165/2001 dice che gli incarichi dei
dirigenti statali cessano decorsi 90 giorni dal voto sulla fiducia al Governo (più
precisamente cessano gli incarichi di vertice e quelli affidati al personale non
appartenente al ruolo unico dei dirigenti). L’art. 19 riguarda la dirigenza statale, ma una
situazione simile vige anche a livello regionale e degli enti locali.
È importante sapere gli principi per capire, nell'aspetto pratico, i vizi di
legittimità che possono risultare in ricorsi amministrativi perché il vizio di violazione di
legge riguarda non soltanto il mancato rispetto di una norma di legge o di una fonte
secondaria del diritto, ma riguarda anche il mancato rispetto dei principi.
In un primo momento, molti di questi principi erano stati elaborati dalla dottrina
e dalla giurisprudenza e dopo sono stati inseriti nella Costituzione e nella legge 7 agosto
1990 (art. 28). Nel terzo momento, i principi vengono enunciati in maniera organica dal
Codice europeo di buona condotta amministrativa.
6
● Principio di responsabilità (art. 28 della Costituzione)
La pubblica amministrazione per poter svolgere la sua attività deve trovare titolo
e fondamento nelle disposizioni di legge. Nell Stato di diritto emerge la distinzione fra
il potere legislativo, quello giurisdizionale e quello esecutivo-amministrativo: l'esercizio
di quest’ultimo potere è disciplinato dalle norme di legge. Il principio è nell’art. 97
della Costituzione e nell'articolo 1 della legge 241/1990. Vediamo il articolo 1:
L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è
retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità
e di trasparenza, secondo le modalità previste dalla presente legge e
dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti, nonché ai
princípi dell’ordinamento comunitario.
Il principio di legalità ha un senso negativo, l'attività amministrativa trova limite
insuperabile nella legge, la quale può imporre divieti per determinate attività, ma ha
anche un senso positivo perché la legge può vincolare l'attività amministrativa a
determinati mezzi, finalità o forme. Questi sensi sono limiti, non devono fare credere
che l’amministrazione sia soltanto mera esecuzione della legge.
✓ Riserva di legge: La riserva di legge è diversa dello principio di legalità, La
riserva di legge esprime una riserva di competenza per determinate attività
normative a favore del potere legislativo e il principio di legalità riguarda in
primo luogo l’attività amministrativa e la sua subordinazione alla legge. Ci sono
una riserva di legge assoluta e una riserva di legge relativa:
7
○ Riserva assoluta: quando la Costituzione o altra legge costituzionale
stabiliscono che determinate materie siano integralmente disciplinate
dalla legge. In particolare, si trovano esempi in materia penale, di libertà
e di diritti fondamentali. Esempio: art. 13 della Costituzione.
○ Riserva relativa: Vi è, invece, riserva relativa di legge, allorché una fonte
costituzionale prevede che la legge disciplini i principi e gli elementi
essenziali della materia; per le parti residuali è possibile la disciplina
mediante altre fonti normative (regolamenti, ordinanze, ecc.). Esempio:
art. 23 della Costituzione.
● Principio di imparzialità e di buon andamento (art. 97 della Costituzione)
Le pubbliche amministrazioni hanno il dovere di non discriminare le situazioni dei
soggetti coinvolti nell’azione amministrativa. Esprime l'esigenza che le pubbliche
amministrazioni, nell'esercizio delle loro funzioni, valutino tutti gli interessi pubblici,
collettivi, diffusi, privati coinvolti in una determinata situazione e diano la preferenza
all’interesse maggiormente meritevole di tutela secondo l’ordinamento giuridico.
Esiste una serie di strumenti per realizzare il principio di imparzialità:
✓ Le norme sul reclutamento del personale per pubblico concorso
✓ L’obbligo della motivazione dei provvedimenti amministrativi
✓ Criteri di trasparenza dell'amministrazione
✓ La partecipazione di tutti i interessati nel procedimento amministrativo (Art. 3
e 9 della legge 241/1990)
✓ La presenza degli organi collegiali
Con una modifica, introdotta nel 2009, l’art. 22 della legge n. 241 del 1990 ha
stabilito che il diritto di accesso agli atti e ai documenti amministrativi (considerate
le sue rilevanti finalità di pubblico interesse) costituisce principio generale dell’attività
amministrativa al fine di favorire la partecipazione e di assicurare l’imparzialità e la
trasparenza.
È un principio defendido dal secolo XVIII per Alexis de Tocqueville, Georg
Jellinek e è anche uno dei fondamenti della dottrina sociale della chiesa (1931). Loro
hanno creduto che la divisione degli funzioni fa il stato funzionare meglio. Il principio di
sussidiarietà è presente nella costituzione tedesca i dopo adotado per il diritto
comunitario con il trattato di Maastricht.
Nell’Italia, abbiamo il art. 118 e l’art. 4 del decreto legislativo 267/2000.
Possiamo distinguere tra due sussidiarietà, una orizzontale e una verticale:
✓ Sussidiarietà verticale: l’esercizio delle funzioni amministrative, in linea di
principio, da parte dell’ente pubblico più vicino ai cittadini, il Comune, purché si
tratti di funzioni di rilievo non superiore alla dimensione comunale. Dice la
costituzione: Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per
assicurare l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane,
Regioni e Stato, sulla base dei princıpi di sussidiarietà`, differenziazione ed
adeguatezza.. Con la crisi politica, economica, finanziaria dello Stato italiano, il
principio di sussidiarietà verticale è del tutto trascurato dalla recente
legislazione.
9
✓ Sussidiarietà orizzontale: gli enti pubblici debbano favorire, purché si tratti di
attività che rivestano un interesse generale, l’autonoma iniziativa dei privati, sia
singolarmente sia attraverso le loro associazioni. Dice la Costituzione: Stato,
Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa
dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse
generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
Il principio di leale collaborazione impone un obbligo di cooperazione e di coesione
tra i vari soggetti pubblici, che si traduce in un metodo di lavoro che privilegia
l’interazione, lo scambio, l’intesa e, se possibile, l’utilizzo in comune di risorse, in vista
del raggiungimento di un fine condiviso.
● Principi che regolano l’attività amministrativa e il codice europeo di buona
condotta amministrativa
Il 6 settembre 2001, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con la
quale ha approvato il codice di buona condotta amministrativa. Ogni cittadino
dell’Unione, le imprese, le associazioni e i soggetti residenti nell’Unione hanno il diritto
di presentare una denuncia al Mediatore.
La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea ha indicato, come diritti
fondamentali il diritto ad una buona amministrazione (art. 41) ed il diritto di sottoporre
al Mediatore europeo casi di cattiva amministrazione (art. 43). Con l’entrata in vigore
del Trattato di Lisbona nel dicembre 2009, la Carta dei diritti fondamentali ha lo stesso
valore giuridico dei Trattati istitutivi dell’Unione europea.
Di conseguenza, ogni cittadino europeo è divenuto titolare del diritto a una buona
amministrazione delle questioni che lo riguardano da parte delle istituzioni europee. Ci
sono 9 principi nella carta (vedi articoli 4, 5, 6, 8, 12, 16, 17, 18 e 26) e molti di loro
coincidono con i principi dell'ordinamento giuridico italiano interno.
10
__________________________________________________09/10/2017
➢ Lezione 3: I principi, gli enti pubblici e suoi relazioni
11
Le pubbliche amministrazioni: Concetto ampio e generico. È preferibile parlare
“‘pubbliche amministrazione” che nel singole perché le amministrazione sono molti como
osservato dalla Corte Costituzionale e il art. 1 del decreto 165/2001. Ci sono due sensi
di pubbliche amministrazioni:
✓ Senso soggettivo: le figure giuridiche soggettive inserite nell’apparato dei
pubblici poteri. In quanto inserite nell’apparato dei pubblici poteri, le pubbliche
amministrazioni, di regola, sono titolari di potestà amministrative.
✓ Senso oggettivo: tutte quelle figure giuridiche soggettive, anche soggetti
privati, che non sono inserite nell’apparato dei pubblici poteri, però sono
ugualmente investite di pubbliche funzioni o incaricate di pubblici servizi, e
quindi tenute a perseguire interessi pubblici, secondo le norme dettate da leggi
speciali. Esempio: la Rete Ferroviaria Italiana.
Lo Stato Italiano è il primo posto di pubbliche amministrazioni in senso
soggettivo. Lo Stato ha personalità giuridica nel diritto internazionale e anche nel
diritto interno. Non c’è nessuna legge che espressamente parla della personalità
giuridica dello Stato, ma possiamo capire questo leggendo i articoli 28, 42, 114 della
Costituzione e, ancora, i articoli 276 e segg. del Codice Penale). Il Stato fa negozi
privati e pubblici.
Gli enti pubblici
I soggetti di diritto pubblico diversi dallo Stato, titolari di pubblici poteri,
assumono la denominazione di enti pubblici. Gli enti pubblici erano abbastanza limitati
fino all'inizio del sec. XX. Poi nel corso di quel secolo, con la diffusione dell’intervento
pubblico nell’economia, nella sanità, nell’assistenza, nell’istruzione, nella politica per la
casa, nonché in settori strategici vi è stata un’enorme dilatazione.
Infine, la legge 70/1975 ha cominciato a segnare l’inversione di tendenza. L’ art.
4 di questa legge fissa una essenziale regola: a partire dalla data in vigore, un ente
pubblico può essere istituito o riconosciuto soltanto in base ad una spessa previsione di
legge. L'inversione ha aumentato con la privatizzazioni a partire dal 1985.
Chiaramente gli enti pubblici vanno distinti da quelli privati. La rilevanza della
distinzione tra enti pubblici ed enti privati può riassumersi così: l'ente pubblico - a
differenza dell'ente privato - è parte della pubblica amministrazione in senso
soggettivo. Però, la legge 70 del 1975 non ha effetto retroattivo. Per gli enti possono
essere utili altre indicazioni teoriche:
✓ Teoria della potestà d’impero: sono pubblici gli enti che hanno poteri
pubblicistici. Esempio: potere regolamentare, potere sanzionatorio. Però ci sono
enti pubblici sforniti della potestà d’impero (esempio: Le istituzioni pubbliche di
assistenza e beneficenza (IPAB)).
12
✓ Teoria dell’origine dell’ente: Gli enti pubblici traggono origine dallo Stato o da
altri enti pubblici. Però ci sono enti pubblici creati per iniziativa privata como
l’Opera Pie.
✓ Teoria dei controlli: enti pubblici sono sottoposti a controlli molto piú ampi
rispetto agli enti privati però le cooperativa sono sottoposto a controlli molto più
ampi rispetto ampi rispetto a parecchi enti pubblici.
✓ Teoria del rapporto di servizio: sono pubblici gli enti che si trovano in articolare
rapporto di diritto pubblico con lo Stato. Anche questa teoria non vale i tutti i
casi perché esistono gli enti pubblici autonomi che non sono strumenti di altri
enti pubblici.
✓ Teoria del fine: Gli enti pubblici perseguono i fini dello Stato.Tuttavia, molti enti
pubblici creati da Regioni, Province, Comuni, non perseguono i fini dello Stato e
anche ci sono enti privati che perseguono fini pubblici, come le poste, le ferrovie.
✓ Teoria dello scopo di lucro: Gli enti pubblici non hanno scopo di lucro. Peró
esistono enti pubblici che hanno fini di lucro.
In sostanza, a parte la soluzione fornita dalla legge 70/1975, in base alla quale un
nuovo ente pubblico può essere istituito o riconosciuto soltanto in base alla legge, non
esistono indicazioni teoriche sempre valide per stabilire se un determinato ente sia
pubblico o privato. Le diverse teorie combinate insieme possono fornire una soluzione
altamente probabile circa l’esistenza di un ente pubblico. Possiamo classificare gli enti
pubblici in categorie diverse:
✓ Enti nazionali x Enti locali: Come enti nazionali possiamo parlare dell Istituto
Nazonale Assicuarioni infonrtuni sul lavoro (l’INAIL) e l’Istitito naznale della
previdenza sociale (l’INPS). Come enti locali ci sono le Comuni e le Province, per
esempio.
✓ Enti associativi x Istituzioni: Gli enti associativi sono creati per altri enti che
assegnano uno scopo da conseguire, predispongono i mezzi per svolgere l’attività
e le regole di funzionamento, la volontà vieni di suoi componenti. Gli enti
istituzionale o fondazioni sono rete a una volontà esteriori, si tratta di
organizzazioni per uno scopo che è deciso nell’atto costitutivo (atto unilaterale
inter vivos o mortis causa) e deve essere seguito.
✓ Enti autonomi x Enti ausiliari x Enti strumentali: Gli enti autonomi hanno piccola
soggezione ai altri enti pubblici, questi enti hanno autonomi di indirizzo, con
auto-determinazione delle linee direttive; esempio: il CONI. Gli enti strumentali
hanno massima soggezione ai altri enti pubblici, l’ente principale ha una serie di
poteri di ingerenza nei confronti dell’ente subordinato; esempio: L’ARPA. Gli enti
ausiliari sono considerati in posizione intermedia.
✓ Enti territoriali x Enti non territoriali: Negli enti territoriali il territorio è un
elemento costitutivo. L’at. 114 della Costituzione ripartisce il territorio in
Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato - loro hanno integrità
territoriale costituzionalmente garantita. Gli enti territoriali secondari derivano
dall’aggregazione dei primi.
13
Principali Caratteri degli Enti Pubblici
D’accordo con Massimo S. Giannini, l'autonomia è un concetto troppo ampio e
indistinto. L'autonomia è sempre chiarita dall’aggettivo che la segue: può esserci
autonomia normativa, statutaria, organizzativa, ecc. Vediamo alcuni autonomie:
✓ Autonomia di indirizzo politico amministrativo: significa la possibilità per gli enti
pubblici di darsi obiettivi anche diversi da quelli statali. Questo tipo di autonomia
è una caratteristica essenziale degli enti pubblici territoriali (Regioni, Province,
Comuni, ecc.).
✓ Autonomia normativa e finanziaria degli enti pubblici: L’autonomia normativa
riguarda la possibilità di dettare norme giuridiche (le Regioni possono approvare
leggi e regolamenti e i Comuni e le Province, regolamenti). L’autonomia finanziaria
stabilisce che i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno
risorse autonome, stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri,secondo i
princìpi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. (art. 119
della Costituzione).
✓ Autonomia funzionali: Il principio dell’autonomia, nei limiti fissati
dall’ordinamento, caratterizza anche la disciplina costituzionale delle Università,
delle istituzioni di alta cultura e delle accademie. Questi enti hanno il diritto di
darsi ordinamenti autonomi proprio in considerazione dell’importanza delle
funzioni che svolgono.
✓ Autarchia: l’autarchia indica la capacità di alcuni enti pubblici (enti autarchici) di
emettere atti e provvedimenti amministrativa.
✓ Autotutela: gli enti pubblici possono riesaminare i propri precedenti
provvedimenti (o i provvedimenti dei soggetti gerarchicamente subordinati)
quando ritengono che tali provvedimenti presentino vizi di legittimità o vizi di
merito. In presenza di detti vizi, possono adottare provvedimenti di autotutela,
quali: l’annullamento, la revoca, la rimozione, la convalida, la sospensione di un
precedente provvedimento.
✓ Autogoverno: non c’è nell’italia. I cittadini eleggono, per esempio, la polizia locale,
il procuratore della repubblica, ecc.
✓ Autoamministrazioni: Mentre, in base al concetto di autogoverno, i cittadini
eleggono gli organi periferici dello Stato, in base al concetto di
autoamministrazione, i cittadini eleggono gli organi delle amministrazioni locali
(Sindaco e consiglieri comunali, Presidente della Provincia e consiglieri provinciali;
Presidente della Regione e consiglieri regionali).
Sono relazioni stabili e permanenti tra gli enti pubblici quelle caratterizzate
dall’esercizio di poteri di vigilanza, di tutela, di delega, di conferimento.
14
Vigilanza: La vigilanza è una figura organizzatoria, caratterizzata da poteri di
ingerenza, costituiti in particolare dal controllo di legittimità di un ente sugli atti di un
altro ente e dalla potestà di annullare d’ufficio gli atti illegittimi (cioè viziati o da
incompetenza, o da violazione di legge, o da eccesso di potere).
○ Atti di competenza: L’ente che ha fatto l’atto non può farlo.
○ Violazione di legge: l’atto va contra la legge.
○ Eccesso di potere: il potere è usato per una finalità distinta della giusta,
per esempio, le case de bagni della Francia.
La vigilanza comprende anche la potestà che ha un ente di revocare gli organi di
amministrazione ordinaria di un altro ente, sostituendoli temporaneamente con organi
straordinari e, infine, l’approvazione da parte dell’ente vigilante di delibere
particolarmente importanti dell’ente vigilato (bilanci, statuti, regolamenti).
Tutela: La potestà con la quale un ente si riserva di approvare alcuni fra i principali atti
emanati da un altro ente, dopo aver verificato se essi rispondano ai requisiti di
un’amministrazione conveniente ed opportuna. Possiamo parlare che la vigilanza controlla
la legittimità e la tutela controlla il merito.
Delega: Con la delega, un ente pubblico conferisce ad un altro l’esercizio di propri
poteri e funzioni di carattere amministrativo. L’articolo 118 della Costituzione era la
base della delega, ma adesso l’articolo ha cambiato con la legge costituzionale 3/2001.
La delega deve trovare fondamento in una norma legislativa espressa che fissa anche
limiti e criteri per l’esercizio delle funzioni delegate. In fine, la delega deve essere
accompagnata da misure che dispongono il trasferimento del personale, mezzi
strumentali e risorse finanziarie necessarie ad esercitare le funzioni.
Conferimento di funzioni: l’art. 1 della legge 59/1997 precisa che per "conferimento" si
intende il trasferimento, la delega o l’attribuzione di funzioni e per "enti locali" si
intendono le Province, i Comuni, le Comunità montane, altri enti locali. Sono state
previste tre distinte modalità di conferimento delle funzioni:
○ Delega: il delegante è titolare di una funzione che, però, viene esercitata,
in seguito alla delega, da un altro ente.
○ Trasferimento: Trasferisce la funzione amministrativa passano all’ente
destinatario sia la titolarità, sia l’esercizio di una funzione.
○ Attribuzione di funzioni: l’attribuzione di funzioni amministrative, viene
creata da una legge una nuova funzione amministrativa che prima non era
prevista dalla legislazione. Solo con nuove leggi, a partire dagli anni 80,
sono state create nuove funzioni amministrative che sono state attribuite
dalle leggi, nella titolarità ed esercizio, ad un determinato ente. Così è
accaduto con l’art. 31 del decreto legislativo 112/1998, secondo il quale
sono attribuite agli enti locali le funzioni amministrative in materia di
controllo sul risparmio energetico.
15
__________________________________________________09/10/2017
➢ Lezione 4: Relazioni tra gli enti pubblici
16
Il sostituto opera in nome proprio e sotto la propria responsabilità, però gli
effetti e le conseguenze dell’attività del sostituto si producono in capo al sostituito.
Quindi, le fattispecie giuridiche connesse all'attività del sostituto vengono imputate al
sostituito. Ancora, uno ente soltanto può sostituire un ente più piccolo che lui stesso.
La giurisprudenza pone in evidenza che un ente può sostituirsi ad un altro previa
diffida, salvi i casi di assoluta urgenza. Prima della sostituzione deve dare informazioni,
deve impiegare sollecitazioni. L’intervento sostitutivo deve risultare necessitato
dall’inerzia dell’ente nei cui confronti viene adottata la sostituzione.
L’articolo 120 della Costituzione prevede 5 ipotesi di intervento sostitutivo:
✓ Mancato rispetto di norme e trattati internazionali;
✓ Mancato rispetto della normativa dell’Unione europea;
✓ Pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica;
✓ Necessità di tutela dell’unità giuridica;
✓ Necessità di tutela dell’unità economica.
17
dipendente dovrà eseguirlo. Tuttavia, il dovere di esecuzione non sussiste
quando si tratta di atto vietato dalla legge penale (il codice penale
responsabiliza non soltanto chi ha emanato ordine illecita, ma anche chi lo
ha eseguito, salvo in caso di errore di fatto).
○ Valutazione degli ordini da parte del dipendente: Ci sono tre teorie:
> La teoria dell'obbedienza cieca e assoluta non è accettabile in uno
Stato di diritto.
> La teoria del sindacato sostanziale dice che il destinatario può
sindacare la legittimità formale o sostanziale di un ordine perché
in questo modo l'esecuzione sarebbe affidata alla valutazione del
soggetto passivo.
> La teoria del sindacato formale defende che il dipendente può
accertare se l’ordine è data nella forma prescritta; il superiore
abbia competenza e le esecuzioni rientri nelle sue attribuzioni.
○ Altri poteri del superiore gerarchico: Possiamo parlare di 5 poteri:
> Emanare le direttive per regolare e dirigere l'attività degli uffici
inferiori, normalmente fissano l'obiettivo da raggiungere lasciando
al subordinato scegliere i mezzi.
> Potere di dirimere i conflitti di competenza e di coordinare
l’attivitÀ degli uffici.
> Decidire i ricorsi gerarchici proposti contro gli atti emanati dagli
organi o uffici dipendenti.
> Vigilanza sull’attività degli organi o uffici subordinati: può
controllare annullare o revocare gli atti emanati e svolgere attività
ispettive.
> Potere di sostituirsi agli organi o uffici subordinati
○ La crisi del principio gerarchico: Molti autori affermano che c’è una crisi
del principio gerarchico dovuta al moltiplicarsi di figure soggettive
autonome; esclusività nella attribuzione di materie; possibilità di
impugnazione diretta in sede giurisdizionale; separazione dei compiti tra
politici e dirigenti; la diffusione di figure di direzione e di coordinamento.
Direzione: La direzione è una figura organizzatoria con caratteri e peculiarità
propri. Le direttive sono tipiche del potere di direzione e fissano gli obiettivi da
raggiungere, ma lasciano al destinatario un margine di scelta sui modi e sui mezzi. Le
direttive, diverso degli ordini, non comportano nel destinatario un vero vincolo. Nei
confronti delle direttive, i poteri di autovalutazione passiva e di autodeterminazione di
chi deve attuare sono abbastanza ampi.
La direttiva può assumere diverse forme giuridiche: legge, norme, atti,
provvedimenti amministrativi, regole di condotta consensualmente stabilite. Sono
elementi caratterizzanti la direzione:
○ Posizione di sovraordinazione-sottordinazione
○ Carenza nell autorità sovraordinata delle potestà di emanare ordini, di
avocazione, di sostituzione
18
○ I controlli e le verifiche svolti dall’autorità sovraordinata non riguardano
lo svolgimento di un singolo atto, ma il svolgimento di tutta l'attivitÀ da
parte dell’autorità sottordinata
Coordinamento: Il coordinamento amministrativo è un modello in evoluzione, che
esprime la trasformazione della pubbliche amministrazioni da sistema chiuso in sistema
aperto. Gli strumenti del coordinamento sono disparati: ordini, deliberazioni, accordi,
direttive, conferenze. Ci sono due coordinamento diversi:
○ Sovra-ordinazione (coordinamento verticale): Si hanno più figure
giuridiche soggettive in rapporto, una figura titolare di situazione di
potestà e altre di soggezione. La prima coordina, la seconda è coordinata.
○ Equiordinazione (coordinamento orizzontale): Si hanno diverse figure
soggettive equiordinate, tutte ad un tempo coordinate e coordinatrici. Il
coordinamento orizzontale ha normalmente per oggetto l'elaborazione di
regole di raccordo condivise tra le autoritá amministrative.
Conferenza di servizi: La conferenza di servizi consiste in un esame contestuale
da parte di più pubbliche amministrazioni dei diversi interessi pubblici coinvolti in un
procedimento amministrativo oppure coinvolti in più procedimenti amministrativi
connessi. La conferenza di servizi costituisce una manifestazione del del principio di
semplificazione procedimentale dell'attività amministrativa e anche del principio di
concentrazione di tale attività.
Forme associative tra enti pubblici
Tra le forme associative di enti possiamo indicare:
✓ Federazioni di enti: svolgono funzioni di coordinamento e indirizzo dell'attività
degli enti federati e attività di loro rappresentanza. Le federazioni possono
essere nazionali locale. Esempio: Il CONI (comitato olimpico nazionale italiano) è
la confederazione delle federazioni sportive e delle discipline associate.
✓ Consorzi: gli enti locali creano una struttura stabile per la realizzazione di
finalità comuni a più soggetti. Il consorzio ha propri organi e servono per la
gestione associata di uno o più servizi o per l’esercizio associato di funzioni o per
la realizzazione in comune di opere.
○ Consorzi obbligatori: la legge dello Stato può prevedere la costituzione di
consorzi obbligatori per l'esercizio di determinate funzioni e servizi.
19
__________________________________________________17/10/2017
➢ Lezione 5: Le imprese pubbliche, gli organismi di diritto pubblico, i servizi
pubblici secondo l’unione europea, privatizzazione e gli organi pubblici
Le imprese pubbliche secondo l’Unione Europea
L’Unione europea, osservando la libertà di concorrenza e la libera circolazione
delle merci e dei servizi, si occupa degli enti pubblici soprattutto quando questi svolgono
attività economiche. Si occupa degli enti pubblici quando questi, di fatto o di diritto, si
avvalgono di imprese sulle quali possono esercitare un’influenza dominante. Proprio
perché c’è questa influenza dominante di uno o più enti pubblici su un’impresa, l’impresa
viene definita “impresa pubblica”.
L’articolo 2 della direttiva 80/723 stabilisce che cosa intende l'Unione Europea
per “poteri pubblici” e per “imprese pubbliche”:
✓ Poteri pubblici: Si intendono lo Stato e altri enti territoriali.
✓ Imprese pubbliche: ogni impresa nei confronti della quale i poteri pubblici
possano esercitare, diretta o indirettamente, un’influenza dominante per ragioni
di proprietà, di partecipazioni finanziaria o della normativa che la disciplina. I
poteri pubblici hanno influenza dominante quando:
○ Detengano la maggioranza del capitale sottoscritto dall’impresa
○ Dispongano della maggioranza dei voti attribuiti alle azioni o quote
○ Possano designare più della metà dei membri dell’organo di
amministrazione, direzione o vigilanza.
Le imprese pubbliche non godono di un trattamento particolare rispetto alla
generalità delle imprese e devono rispettare, come le imprese private, i fondamentali
principi della libertà di concorrenza e della libera circolazione delle merci e dei servizi.
Ancora, i finanziamenti pubblici che non sono definiti dalla normativa dell’Unione
europea come “aiuti di Stato” alle imprese sono dichiarati incompatibili con le regole e
gli obiettivi dell’Unione Europea.
I servizi pubblici nel diritto dell’Unione Europea
Nel diritto dell’Unione europea i servizi pubblici sono denominati anche servizi di
interesse economico generale, oppure servizi di interesse pubblico oppure di utilità
pubblica e sono attività economiche di interesse generale che possono essere svolte
direttamente da operatori pubblici (imprese pubbliche) oppure può essere affidata alle
imprese private.
Il trattato dell’Unione Europea prevede la possibilità di esentare i servizi
pubblici dalle regole di concorrenza e di libera circolazione delle merci e dei servizi. Le
principali esenzioni riguardano due ipotesi:
20
✓ Riferimento all’interesse generale dei servizi pubbliche: Dice l’articolo 106,
paragrafo 2 che “Le imprese sono sottoposte alle norme del trattato nei limiti in
cui l'applicazione non osti all’adempimento, in linea di diritto e di fatto, della
specifica missione loro affidata”. sempio: aziende sanitarie.
✓ Riferimento al settore dei trasporti: l’articolo 93 del trattato sul
funzionamento dell’Unione Europea ammette espressamente gli aiuti pubblici
diretti a compensare le “servitù inerenti alla nozione di servizio pubblico”. Per
servitù inerenti si intendono quelle prestazioni che l’ente pubblico può imporre ai
soggetti che svolgono l’attività di pubblico servizio.
Gli organismi di diritto pubblico
Il diritto dell’Unione europea ha portato ad una revisione del concetto di pubblica
amministrazione preferendo alla concezione formale (dicotomia pubblico privato
predominante nel diritto italiano), una concezione funzionale basata sullo svolgimento di
un'attività rivolta al raggiungimento e al soddisfacimento di un interesse pubblico
generale, realizzata sia da soggetti pubblici, sia da soggetti privati.
Gli organismi di diritto pubblico: Definiti per direttive del Parlamento europeo e
del Consiglio, gli organismi pubbliche hanno tre caratteristiche cumulative fondamentali:
✓ Sono dotati di personalità giuridica sia pubblica o privata
✓ Sono finanziati per la maggior parte dallo Stato o da altri organismi di diritto
pubblico, o la loro gestione è posta sotto vigilanza di tali autorità o organismi, o il
oro organo sono costituito da membri più della metà dei quali è designata dallo
Stato da altri organismi di diritto pubblico
✓ Sono istituiti per soddisfare esigenze di interesse generale, aventi carattere non
industriale o commerciale. La nozione di interesse generale è da intendere come
interesse della collettività, dell’intera società o ome tutela del bene comune.
Conseguenze della qualificazione di organismo di diritto pubblico: Nella
materia degli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture, l’organismo di diritto pubblico
è considerato allo stesso modo di un ente pubblico e deve rispettare le identiche regole
che sono tenute ad applicare le pubbliche amministrazioni. Viceversa, quando un
organismo di diritto pubblico riceve l’affidamento di un appalto pubblico, l’affidamento
può avvenire in modo diretto, senza necessità di gara, senza bisogno di ricorrere a
procedure di evidenza pubblica tra più concorrenti.
Gli elenchi degli organismi di diritto pubblico: Internamente, il decreto
legislativo 50/2016 allegato IV contiene un elenco esemplificativo di organismi di diritto
pubblico. A livello europeo sono organismi di diritto pubblico le Agenzie dell'Unione
Europea (esempi: Agenzia europea per i diritti fondamentali, Agenzia europea delle
sostanze chimiche, Agenzia europea dell’ambiente, Fondazione europea per la
formazione, Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze).
21
La privatizzazione degli enti pubblici economici in Italia
Gli enti pubblici economici sono enti pubblici che svolgono attività di impresa
(imprenditoriali, operando allo stesso modo delle imprese private) e sue privatizzazioni
rientra in un più ampio fenomeno di privatizzazioni, che comprende:
✓ La privatizzazione (parziale e ambigua) del pubblico impiego di cui al decreto
legislativo 165/2001.
✓ La privatizzazione dei beni pubblici .
✓ La privatizzazione degli enti pubblici non economici in soggetti privati non aventi
scopo di lucro. Il decreto legislativo 509/1994 ha previsto la trasformazione in
persone giuridiche private di molti enti che gestiscono forme obbligatorie di
previdenza e assistenza; Esempi: Cassa nazionale di previdenza e assistenza
avvocati e procuratori legali, Cassa di previdenza dottori commercialisti. Gli enti
privatizzati continuano a sussistere como enti senza scopo di lucro e rimango
titolari di tutti i rapporti attivi e passivi dei corrispondenti enti previdenziali.
✓ La privatizzazione degli enti pubblici che operano nel settore musicale in
fondazioni di diritto privato (decreto legislativo 367/1996). Esempio: Fondazione
Teatro dell’Opera di Roma.
✓ La privatizzazione degli istituti di credito di diritto pubblico (legge 218/1990).
✓ La privatizzazione degli enti pubblici economici.
Gli stessi organismi internazionali, come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale,
nell'ambito di programmi economici, avevano stimolato gli Stati ad adottare
provvedimenti in cui le imprese pubbliche svolgessero un ruolo fondamentale. Gli Stati
Uniti hanno rappresentato una vistosa eccezione al fenomeno delle pubblicizzazioni.
Poi in Inghilterra, con il governo Thatcher, negli anni 1980, viene lanciato un
massiccio programma di privatizzazioni che riguarda, all'inizio, soltanto le imprese dei
settori manifatturieri, ma che successivamente coinvolge altri settori, compresi i
servizi pubblici.
A poco a poco le privatizzazioni si diffondono su scala mondiale. Oggi le
privatizzazioni vengono portate avanti sia dai governi di destra che da quelli di sinistra.
22
Motivazioni e modi delle privatizzazioni
Tre sono le motivazione della privatizzazione degli enti pubblici economici:
✓ Le spinte provenienti dall’Unione europea che è favorevole alle privatizzazioni.
✓ le esigenze di reperimento di risorse finanziarie per il risanamento della finanza
pubblica. La privatizzazione degli enti pubblici economici è stata considerata
come uno strumento per garantire entrate allo Stato attraverso il collocamento
sul mercato di quote del capitale sociale delle società per azioni (s.p.a.).
✓ Il rompimento di i collegamenti tra partiti e finanziamenti pubblici alle imprese.
La disciplina principale della privatizzazione degli enti pubblici economici è
contenuta nelle legge 35 e 359/1992 e 474/1994, che presentano due modelli di
privatizzazione diversi:
✓ Privatizzazione in senso formale (legge 35 e 359/1992): gli enti pubblici
economici dovevano assumere una forma giuridica di carattere privatistico: la
forma delle società per azioni (s.p.a.), tuttavia, la proprietà di questi enti restava
pubblica. Da vero, la prima legge presentava un procedimento di trasformazione
abbastanza complesso e non ha accaduto nulla. La seconda legge ha impresso una
accelerazione: i più importanti enti pubblici economici sono stati trasformati, per
effetto della legge stese, in società per azioni. Però la proprietà e il controllo di
queste società restavano in grande prevalenza pubblici.
✓ Privatizzazione in senso sostanziale (legge 474/1994): si verifica quando la
proprietà ed il controllo degli enti pubblici economici oppure delle società per
azioni passano nelle mani di soggetti privati. La legge prevede tre tipi di
privatizzazione.
○ Offerta pubblica di vendita: favorisce un azionariato diffuso, con il
rischio però di tentativi di scalate. Esempio: Telecom.
○ Cessione delle azioni sulla base di trattative dirette con i potenziali
acquirenti: consente di individuare un nucleo stabile di azionisti. I
soggetti invitati devono avanzare offerte di acquisto comprensive
dell’impegno, di garantire determinate condizioni finanziarie, economiche
e gestionali.
○ Procedura mista: ricorso ad entrambe le procedure delle altre tipi.
Le anni recenti successive alla privatizzazione
In seguito alla privatizzazione degli enti pubblici economici sono nate società
totalmente private e società a totale o parziale partecipazione pubblica. Inoltre, in
questi ultimi anni, sono state create parecchie società a totale o parziale partecipazione
pubblica, senza che preesisteva un ente pubblico economico da privatizzare. Oggi ci sono
400 società con partecipazione dello Stato e si possono distinguere:
23
✓ Società a partecipazione pubblica che operano sul mercato con una significativa
presenza di capitali privati: ad esempio, in ENI s.p.a, lo Stato ha circa il 30%
delle azioni.
✓ Società che operano sul mercato con totale presenza di capitale pubblico: ad
esempio, in Rai s.p.a il Ministero dell'Economia e delle Finanza ha il 99,56% delle
azioni e la SIAE, un ente pubblico economico, lo 0,44%.
✓ Società che agiscono come “agenzie” (braccio operativo statale) e che sono
totalmente partecipate dallo Stato: ad esempio, la CONI Servizi s.p.a c’è
partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Per quanto riguarda le società che agiscono come strumenti operativi dello Stato
o di altri enti pubblici. Con la privatizzazione è accaduto che alcuni servizi pubblici, pur
ritenuti “essenziali”, siano affidati a società per azioni le cui quote sono di pertinenza
prevalente, se non esclusiva delle enti pubblici.
Questi “istituzioni pubbliche” sono soggetti alla giurisdizione della Corte dei
Conti in materia di responsabilità per danno erariale. Dunque la qualificazione di un ente
come società di capitali non è di per sé sufficiente ad escludere la natura di istituzione
pubblica dell'ente stesso. Ma si deve procedere ad una valutazione concreta in fatto,
caso per caso.
Le società a partecipazione pubblica e la spending review: Di recente l’art. 4 della
“spending review”, decreto-legge 95/2012, ha previsto nel quadro della riduzione delle
spese pubbliche, la messa in liquidazione e privatizzazione di società pubbliche, nonché
la limitazione dei loro settori di intervento e inoltre la fissazione di limiti al numero dei
componenti i consigli di amministrazione di queste società e all’entità dei loro compensi .
Disciplina giuridica delle società miste
Tutte le società in cui è presente sia capitale pubblico, sia privato possono
essere definite società a partecipazione pubblica o società miste. Per questi tipi di
società la disciplina giuridica applicabile sono le disposizioni di diritto societario
contenute nel codice civile (articolo 2449 del Codice Civile), salvo le deroghe che
risultino assolutamente necessarie per il perseguimento degli interessi pubblici.
L’OECD afferma che la regola migliore per disciplinare le società miste consiste
in una legge generale sulle società, che in Italia è costituita dal codice civile nella parte
riguardante le società. Negli ultimi anni, il Parlamento ha approvato numerose
disposizioni di diritto speciale.
“Se lo Stato o gli enti pubblici hanno partecipazioni in una società per
azioni che non fa ricorso al mercato del capitale di rischio, lo statuto può
ad essi conferire la facoltà di nominare un numero di amministratori e
sindaci, ovvero componenti del consiglio di sorveglianza, proporzionale
alla partecipazione al capitale sociale” - art. 2449 comma 1
24
La struttura degli enti pubblici
Gli uffici
Gli uffici sono unità organizzative elementari che costituiscono parte integrante
della organizzazione di ciascun ente pubblico. Più precisamente gli uffici sono unità
organizzative elementari composte di persone e di cose.
Quando la predeterminazione dei compiti degli uffici avviene per legge,
regolamento, statuto, cioè in base a norme giuridiche, si parla di competenza di un
determinato ufficio. Se, invece, la predeterminazione dei compiti è stabilita con fatti o
atti interni si parla di mera divisione interna del lavoro.
La distinzione ha importanza per i vizi di legittimità dell'atto amministrativo, tra
i quali rientra l’incompetenza, che è individuabile soltanto quando la predeterminazione
dei compiti avviene per legge, regolamento, statuto, cioè in base a norme giuridiche.
Gli organi
Gli enti pubblici, per potere essere in grado di agire e di manifestare la loro
volontà, debbono avvalersi di strumenti operativi. Ci sono teorie sulla operatività degli
organi:
✓ Teoria della rappresentanza: Adottata nel passato, la teoria parlava che le
persone giuridiche sono entità fittizie, che necessitano dell'operato di
rappresentanti. Ispirato nella rappresentanza privatistica, il rappresentante
agisce in nome e per conto del rappresentato, così che gli effetti dell'attività
svolta dal rappresentante ricadono sul rappresentato. Però la formula della
rappresentanza presentava il grave difetto di imputare all'ente i soli effetti e
non già tutta l'intera fattispecie dell'azione del rappresentante.
✓ Teoria degli organi: Secondo tale teoria le persone giuridiche non vanno
considerate entità fittizie, ma entità reali, con una propria volontà. La persona
giuridica ha capacità di agire: esprime la propria volontà operando con strumenti
adatti alla sua natura, operando attraverso gli organi. L'organo non rimane
estranea, al di fuori dell'ente, ma si immedesima nell'ente stesso, facendo sì che
la volontà e l'azione dell'organo sia un tutt'uno con la volontà e l'azione dell'ente.
È imputato all’ente l’intera fattispecie degli atti.
Non tutti gli uffici sono organi perché non sono abilitati a far direttamente
volere ed agire l’ente. Quindi, l'organo è necessariamente un ufficio, che può
manifestare la volontà dell’ente, e la fattispecie di suoi atti sono totalmente imputati
all’ente.
25
Identificazione dell’organo: Anche, ci sono due teorie.
○ Teoria soggettiva: L’organo si identifica nella persona fisica o nel collegio
che ne è titolare. La critica è che l’organo e il titolare sono entità
giuridicamente distinte. L’organo continua a esistere anche in assenza del
suo titolare.
○ Teoria composta: L’organo risulterebbe composto da un'entità oggettiva
(l’ufficio) e da un’entità soggettiva (il titolare). Questa teoria è
preferibile.
Titolarità dell’organo: I titolari dell’organo possono essere una persona fisica
(organo individuale, monocratico) o una pluralità di persone fisiche componenti un
collegio (organo collegiale). Qualche volta un organo di un ente È contemporaneamente
organo di un altro ente.
Distinzione fra rapporto organico e rapporto di servizio: Il titolare
dell'organo assume due diverse posizioni giuridiche.
○ Rapporto organico: è quella posizione giuridica in base alla quale la volontà
e l'azione del titolare dell'organo sono un tutt'uno con la volontà e
l'azione dell'ente. Il titolare dell'organo non vuole e non agisce al posto e
per conto dell'ente, non è un rappresentante, ma fa direttamente volere
ed agire l'ente. L’intera fattispecie degli atti che compie è imputata
all’organo.
○ Rapporto di servizio: il rapporto di servizio, può nascere: da un concorso
pubblico, da un incarico di lavoro a tempo determinato, da elezioni, da
obblighi disposti direttamente dalla legge (ad esempio, la vecchia
coscrizione obbligatoria nel servizio militare). Il rapporto di servizio
attiene al rapporto di lavoro che intercorre tra il dipendente e l’ente di
appartenenza
Gli organi non hanno, di regola, personalità giuridica perché la personalità è
dell’ente al quale gli organi appartengono. La questione della personalità giuridica degli
organi è storica e di stretto diritto positivo. In alcuni ordinamenti (Regno Unito) gli
organi sono normalmente dotati di personalità giuridica; nell’ordinamento giuridico
italiano l'organo di regola non ha mai personalità giuridica, salvo i casi del tutto
eccezionali in cui una legge gliela attribuisca espressamente.
Classificazione degli organi: Esistono varie classificazioni. In base alla posizione
che occupano nel nostro ordinamento giuridico, gli organi si distinguono in tre tipi.
○ Organi costituzionali: sono organi supremi, posti al vertice
dell'ordinamento. Sono in posizione paritaria, senza dipendenza fra loro,
tuttavia esiste un reciproco controllo. Esempi: Parlamento, Corte
costituzionale, Presidente.
26
○ Organi a rilevanza costituzionali: non sono in posizione di parità con gli
organi costituzionali, ma sono menzionati dalla costituzione. Esempio:
Corte dei Conti, Consiglio di Stato, Consiglio superiore della magistratura.
○ Organi ordinari: Tutti gli organi diversi dagli organi costituzionali e dagli
organi di rilevanza costituzionale.
Gli organi possono essere anche classificati in monocratici o collegiali. Alla
prima categoria appartengono gli organi costituiti da una sola persona alla seconda quelli
costituiti da più persone che concorrono alla formazioni di atti unitari. In relazione agli
organi collegiali, bisogna distinguere tra quorum strutturale e quorum funzionale:
○ Quorum strutturale o numero legale: riguarda il numero di componenti
l’organo che deve essere presente affinché la riunione possa svolgersi
validamente. Normalmente, è richiesta la presenza della metà più uno dei
componenti. L’art. 38 del decreto legislativo 267/2000 stabilisce che il
funzionamento dei consigli è disciplinato dal regolamento, approvato a
maggioranza assoluta, che prevede, le modalità per la convocazione, la
presentazione e la discussione delle proposte. Il regolamento indica
altresì il numero dei consiglieri necessario per la validità delle sedute,
prevedendo che in ogni caso debba esservi la presenza di almeno un terzo
dei consiglieri assegnati per legge all'ente, senza computare il sindaco.
○ Quorum funzionale: riguarda la validità delle singole votazione, il numero
di voti necessari perché una deliberazione possa considerarsi validamente
approvata. Il quorum funzionale richiesto nei singoli casi da una legge o
da un regolamento può essere: l'unanimità, la maggioranza qualificata, la
maggioranza assoluta, la maggioranza semplice o relativa. Quando le norme
parlano di maggioranza senza altre qualificazioni, si presume che
intendano riferirsi alla maggioranza assoluta (la metà più uno).
“L’assemblea di un ente pubblico è composta da 16 consiglieri. Viene
convocata una riunione e sono presenti 9. Il regolamento di quell’ente
richiede, per la validità, la presenza della metà più uno dei consiglieri.
Possiamo dire che la riunione è validamente iniziata. Se nel corso della
seduta, escono uno o due consiglieri, i rimanenti possono chiedere la
verifica del numero legale, con la conseguenza che la riunione non può più
validamente proseguire.” - Esempi dei quorum
__________________________________________________23/10/2017
➢ Lezione 6: Vicende degli enti pubblici, il rapporto di lavoro nelle pubbliche
amministrazioni
Vicende degli enti pubblici
Nascita: La creazione di un ente pubblico può avvenire o direttamente con legge
o con un atto amministrativo sulla base di una legge. Dopo la legge 70/1975, nessun
nuovo ente pubblico può essere istituito o riconosciuto se non per legge.
27
Modifiche: Le modifiche possono concernere la natura giuridica, lo scopo, le
strutture amministrative, il territorio e le funzioni di un ente pubblico. Molti enti
pubblici economici, per esempio, sono stati privatizzati. il legislatore non può
liberamente modificare gli scopi originari degli enti associativi, soprattutto se questi
enti sono riconducibili alle formazioni sociali di cui all’articolo 2 della Costituzione.
Estinzione: Ci sono quattro ipotesi per l'estinzione degli enti pubblici.
○ Raggiungimento dello scopo. Esempio: consorzio.
○ Impossibile attuazione dello scopo o sua sopraggiunta non perseguibilità.
○ Un diverso ente pubblico può assolvere in modo migliore le funzione.
○ L’estinzione per legge, soprattutto per ragioni di risanamento della
finanza pubblica e di riduzione delle spese e degli interventi pubblici.
La estinzione degli enti pubblici associativi può essere volontari, ma deve
rispettare eventuali imposizioni legali. Ancora, l'estinzione può essere:
○ Senza successione: estingue in modo assoluto, in quanto vengono meno il
soggetto, lo scopo, le strutture organizzative e il patrimonio. In questo
caso si procede alla liquidazione delle attività e passività dell’ente
all'eventuale assegnazione, ad opera dell’autorità pubblica competente,
dei mezzi residui a un ente con finalità identiche o analoghe.
○ Con successione: un altro ente subentra all’ente precedente. All’ente
subentrante vengo trasferiti le strutture organizzative e il compendio
patrimoniale dell’ente estinto.
> Successione universale: Il successore prende il posto del
predecessore in tutti i rapporti giuridici, poteri, diritti, obblighi, e
facoltà che formano il contenuto della detta posizione giuridica
(eccezione quelli che si estinguono necessariamente).
> Successione particolare: Il nuovo ente non subentra all'ente
precedente in tutti i rapporti che gli facevano capo, bensì in singoli
e determinati rapporti.
La giurisprudenza si è posta anche il problema dell’ente che continua ad esistere
con una qualificazione giuridica diversa: non più ente pubblico, ma persona giuridica di
diritto privato. In tale ipotesi, la giurisprudenza ha affermato che non vi è estinzione
dell’ente pubblico e creazione di un novo, ma continuazione dello stesso ente con forma
giuridica diversa. Questo significa una modifica e non una estinzione.
Il rapporto di lavoro nelle pubbliche amministrazioni
La principale disciplina dell’organizzazione degli uffici e del rapporto di lavoro dei
dipendenti delle amministrazioni pubbliche è contenuta nel decreto legislativo 165/2001.
Il decreto propone tre finalità all'organizzazione degli uffici i rapporti di lavoro:
✓ Accrescere l’efficienza delle pubbliche amministrazioni
✓ Razionalizzare il costo del lavoro pubblico
28
✓ Realizzare la migliore utilizzazione delle risorse umane nelle pubbliche
amministrazioni, assicurando la formazione e lo sviluppo professionale dei
dipendenti, garantendo pari opportunità alle lavoratrici con assenza di qualunque
forma di discriminazione e di violenza.
La parziale privatizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti delle
pubbliche amministrazioni
Questi rapporti di lavoro, infatti sono disciplinati dal codice civile. Il decreto
legislativo 29/1993 aveva inserito parecchi principi di carattere privatistico nei
rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazione. Esempi:
l’applicazione della contrattazione collettiva e l’attribuzione alle pubbliche
amministrazioni degli poteri di gestione che spettano agli imprenditori privati.
Tuttavia, il lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni non può essere
totalmente assimilato al rapporto di lavoro alle dipendenze delle imprese privati perché
il decreto legislativo 165/2001 ha diverse disposizioni a carattere imperativo che hanno
base fondamentali nell'articolo 98 della Costituzione, subordinando il rapporto di lavoro
alle esigenze di interesse generale.
Le pubbliche amministrazione fanno atti organizzativi generali per
organizzazione generale del lavoro al loro interno, cioè sono atti che definiscono le linee
fondamentali di organizzazione degli uffici. Dopo che sono stati emanati gli atti
organizzativi generali, le pubbliche amministrazioni provvedono alla gestione dei singoli
rapporti di lavoro con la capacità e con i poteri del privato datore di lavoro
Disposizioni imperative nel rapporto di lavoro pubblico: Sono contenute nel
decreto legislativo 165/2001 quelle che riguardano: responsabilità disciplinare dei
dipendenti delle pubbliche amministrazioni, il procedimento disciplinare, il licenziamento
e i controle sulle assenze dei dipendenti. Quando le disposizioni dei contratti di lavoro
violano le norme imperative il contratto si mantiene, ma le clausole contrattuali difformi
sono sostituite di diritto dalle norme imperative. In fine, i rapporti individuali di lavoro
sono poi regolati dai contratti collettivi di lavoro e dai contratti individuali.
Gli dipendenti con rapporto di lavoro non disciplinato per il CC: Rimangono
disciplinati dai rispettivi ordinamenti i rapporti di lavoro di: magistrati ordinari,
amministrativi e contabili, avvocati e procuratori dello Stato, personale militare e delle
forze di polizia di Stato, personale della carriera diplomatica e della carriera
prefettizia, personale della carriera dirigenziale penitenziaria, personale del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco (escluso il personale volontario), professori e ricercatori
universitari.
29
La distinzione di funzione tra politici e dirigenti
In passato, esisteva confusione circa i ruoli e le funzioni dei politici e del
personale amministrativo. Adesso, si distinguono nettamente le funzioni che spettano ai
politici dalle funzioni che spettano ai dirigenti. Con base all'articolo 4 del decreto
legislativo 165/2001, possiamo parlare:
✓ Funzioni dei politici: Definiscono gli obiettivi ed i programmi da attuare e
verificano la rispondenza dei risultati dell'attività dei dirigenti.
✓ Funzioni dei dirigenti: L’Adozione degli atti e provvedimenti amministrativi,
compresi tutti gli atti che impegnano l'amministrazione verso l’esterno, la
gestione finanziaria, tecnica e amministrativa, mediante autonomi poteri di spesa,
di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo. Soltanto i
dirigenti sono responsabili dell'attività amministrativa, della gestione e dei
relativi risultati.
Limitazione delle funzioni amministrative dei Ministri: I Ministri non possono
revocare, riformare, riservare o avocare a sé o altrimenti adottare provvedimenti o atti
di competenza dei dirigenti. Tuttavia, in caso di inerzia o ritardo, il Ministro può fissare
un termine perentorio entro il quale il dirigente deve adottare gli atti o i provvedimenti.
Qualora l’inerzia permanga o in caso di grave inosservanza da parte del dirigente
competente, il Ministro può nominare un commissario ad acta, dando comunicazione al
Presidente del Consiglio dei Ministri del relativo provvedimento. Ancora, i Ministri
possono procedere ad annullamento di un atto per motivi di legittimità.
Il ruolo dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni: In ogni amministrazione
dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, è istituito il ruolo dei dirigenti, che si
articola nella prima e nella seconda fascia. I dirigenti della seconda fascia sono reclutati
attraverso di concorso selettivo e transitano nella prima qualora abbiano ricoperto
incarichi di direzione di uffici dirigenziali generali o equivalenti. Sono eccezionali della
regola di condizioni di pari opportunità per promozione nella carriera, le carriere
diplomatica, prefettizia, Forze di polizia e delle Forze armate.
Il conferimento degli incarichi dirigenziali: Per il conferimento di incarico
dirigenziale si tiene conto: le attitudini, le capacità, le resultati precedenti, le
esperienze di direzione all’estero relazionata al conferimento dell’incarico del dirigente.
Al conferimento degli incarichi dirigenziali non si applica l'art. 2103 del codice civile, il
dirigente può fare mansioni diversa di quella che si è stati assunti.
Con il provvedimento di conferimento dell'incarico, ovvero con separato
provvedimento, sono individuati: l'oggetto dell'incarico, gli obiettivi osservando i
programmi definiti dagli organi di vertice, la durata dell'incarico (che non può eccedere
un termine che va da tre a cinque anni a seconda del tipo di incarico).
Gli incarichi sono rinnovabili e nel provvedimento di conferimento accede un
contratto individuale con cui è definito il trattamento economico. In fine, Gli incarichi
dirigenziali di vertice cessano decorsi 90 giorni dal voto sulla fiducia al Governo.
30
La responsabilità dirigenziale
L’istituto della responsabilità dei dirigenti viene originalmente previsto
dall’articolo 19 del Decreto del Presidente della Repubblica 748/1972 che prevedeva i
dirigenti como “specialmente responsabile” sulla responsabilità penale, civile,
contabile-amministrativa e disciplinare vigente per tutti i dipendenti delle pubbliche
amministrazione.
Tuttavia, l’istituto non era applicabile per mancanza di strumentalizzazione. Con il
decreto legislativo 29/1993, dopo sostituito per il decreto 165/2001, la responsabilità è
stata ridefinita affermando che i dirigenti sono responsabili in via esclusiva dell’attività
amministrativa, della gestione e dei relativi risultati con conseguente introduzione del
principio secondo il quale la valutazione dell’attività dei dirigenti deve avvenire in
relazione al complessivo rendimento e non singoli adempimenti.
Sono previsti quattro tipi di sanzioni per la responsabilità dirigenziale, a seconda
della gravità dei casi:
✓ Sanzione lieve: impossibilità di rinnovo dello stesso incarico dirigenziale.
✓ Sanzione intermedia: revoca dell’incarico con la collocazione del dirigente a
disposizione dei ruoli dell’amministrazione.
✓ Sanzione grave: recesso dal rapporto di lavoro.
✓ Sanzione dell’articolo 21 comma 1 bis: Il decreto legislativo 165/2001 prevede
ancora una quarta sanzione che può essere cumulata con gli altri tre. Le
pubbliche amministrazioni possono decurtare la retribuzione di risultato del
dirigente, fino ad una quota dell’ottanta per cento.
Natura della responsabilità dirigenziale: è specifica e aggiuntiva rispetto alle
altre forme di responsabilità in cui possono incorrere i dipendenti pubblici (penale,
civile, disciplinare, amministrativo-contabile), in quanto riguarda esclusivamente i
dirigenti. Questa responsabilità si caratterizza com responsabilità per risultato
negativo (carenza di efficienza), mancato raggiungimento degli obiettivi (carenza di
efficacia) che può essere, ovvero per grave inosservanza delle direttive fissate dagli
organi politici, ovvero con dimostrazione di inidoneità.
Il reclutamento del personale ed altri disposizioni sul lavoro
L’assunzione nelle amministrazioni pubbliche avviene con contratto individuale di
lavoro:
✓ Tramite procedure selettive, volte all’accertamento della professionalità
richiesta, che garantiscano in misura adeguata l’accesso dall’esterno.
✓ Mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento per le qualifiche e
profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo, facendo
salvi gli eventuali ulteriori requisiti per specifiche professionalità
31
Le procedure di reclutamento si conformano ai seguenti principi:
✓ Pubblicità della selezione e modalità di svolgimento: garanzia di imparzialità,
economicità e celerità di espletamento, ricorrendo all’ausilio di sistemi
automatizzati.
✓ Meccanismi di verificazione dei requisiti attitudinali e professionali: i
meccanismi devono essere oggettivi, trasparenti e idonei.
✓ Rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori
✓ Decentramento delle procedure di reclutamento
✓ Composizione delle commissioni: esclusivamente con esperti com competenza
nelle materie di concorso che non siano componenti dell’organo di direzione
politica dell’amministrazione, che non ricoprano cariche politiche e che non siano
rappresentanti sindacali o delle associazioni professionali.
I vincitori dei concorsi devono permanere nella sede di prima destinazione per un
periodo non inferiore a cinque anni e il concorso è rimangono vigenti per un termine di
tre anni dalla data di pubblicazione (salvi i periodi di vigenza inferiori previsti da leggi
regionali. Tutti i funzionari pubbliche devono conoscere le applicazioni informatiche più
diffuse e almeno una lingua straniera (articolo 37 del decreto legislativo 165/2001).
Contratti di lavoro flessibile: le pubbliche amministrazioni per rispondere ad
esigenze temporanee ed eccezionali possono avvalersi delle forme contrattuali flessibili
di impiego del personale previste nel codice civili e dalle leggi sui rapporti di lavoro
subordinato nell’impresa (articolo 36 del decreto legislativo 165/2001). Esempio: i
contratti di lavoro a tempo determinato, i contratti di formazione e lavoro.
Disciplina delle mansioni: Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle
mansioni per le quali è stato assunto o alle mansioni equivalenti ovvero a quelle
corrispondenti alla qualifica superiore che abbia acquisito per effetto delle procedure
selettive. L'esercizio di fatto di mansioni non corrispondenti alla qualifica di
appartenenza non ha effetto ai fini dell'inquadramento del lavoratore.
Per obiettive esigenze di servizio il prestatore di lavoro può essere adibito a
mansioni proprie della qualifica immediatamente superiore con diritto al trattamento
(anche economico) previsto per la qualifica superiore:
○ Nel caso di vacanza di posto in organico, per non più di sei mesi,
prorogabili fino a dodici qualora siano state avviate le procedure per la
copertura dei posti vacanti.
○ Nel caso di sostituzione di altro dipendente assente con diritto alla
conservazione del posto, con esclusione dell'assenza per ferie, per la
durata dell'assenza.
Fuori delle ipotesi, è nulla l'assegnazione del lavoratore a mansioni di qualifica
superiore. Il dirigente responsabile per l'assegnazione risponde personalmente se ha
agito con dolo o colpa grave.
Il whistleblower: La legge anticorruzioni (2012) altera il decreto legislativo
165/2011 e dice che il pubblico dipendente che denuncia condotte illecite di cui sia
venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato.
32
Gli uffici per le relazioni con il pubblico: Le amministrazioni pubbliche, al fine
di garantire la piena attuazione della legge 241/1990, individuano, nell'ambito della
propria struttura uffici per le relazioni con il pubblico. Agli uffici per le relazioni con il
pubblico viene assegnato, nell'ambito delle dotazioni organiche, personale con idonea
qualificazione e con elevata capacità di avere contatti con il pubblico, eventualmente
assicurato da apposita formazione.
Le pari opportunità: Le pubbliche amministrazioni costituiscono al proprio
interno il “Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del
benessere di chi lavora e contro le discriminazioni” che ha unificato e sostituito i
comitati per le pari opportunità e i comitati paritetici sul fenomeno del mobbing.
Il Comitato ha composizione paritetica ed è formato da un componente designato
da ciascuna delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e da un pari
numero di rappresentanti dell'amministrazione in modo da assicurare nel complesso la
presenza paritaria di entrambi i generi. Le pubbliche amministrazioni, al fine di
garantire pari opportunità tra uomini e donne prevedono:
○ Riserva alle donne, salva motivata impossibilità, di almeno un terzo dei
posti di componente delle commissioni di concorso.
○ Regolamenti per assicurare pari opportunità fra uomini e donne sul lavoro.
○ La partecipazione delle proprie dipendenti ai corsi di formazione e di
aggiornamento professionale.
○ Finanziare programmi di azioni positive e l'attività dei Comitati.
○ Altri misure per attuare le direttive dell'Unione Europea in materia di
pari opportunità.
Sanzioni disciplinari e responsabilità
Le disposizioni del decreto legislativo 165/2001 in materia di responsabilità
disciplinari dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni costituiscono norme
imperative. Alle infrazioni per le quali è previsto il rimprovero verbale si applica la
disciplina stabilita dal contratto collettivo e per le altre infrazioni disciplinari si applica
il procedimento disciplinare previsto dal decreto legislativo 165/2001.
Licenziamento disciplinare: Ferma la disciplina in tema di licenziamento per
giusta causa e si applica comunque la sanzione disciplinare del licenziamento nei casi:
○ Assenza priva di valida giustificazione: piú di tre giorni nell'arco di un
biennio o per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni ovvero
mancata ripresa del servizio, in caso di assenza ingiustificata.
○ Ingiustificato rifiuto del trasferimento disposto dall'amministrazione
per motivate esigenze di servizio
○ Valutazioni di insufficiente rendimento: reiterata violazione degli
obblighi lavorative, riferibile ad un arco temporale non inferiore al
biennio.
33
○ Falsa attestazione della presenza in servizio: sia con l'alterazione dei
sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente.
Esempio: certificazione medica falsa.
○ Falsità documentali o dichiarative: in occasione dell'instaurazione del
rapporto di lavoro ovvero di progressioni di carriera.
○ Reiterazione nell'ambiente di lavoro di gravi condotte aggressive o
lesive dell'onore e della dignità personale altrui
○ Condanna penale definitiva, in relazione alla quale è prevista
l'interdizione perpetua dai pubblici uffici ovvero l'estinzione del
rapporto di lavoro.
Nei ultimi quattro casi il licenziamento è senza preavviso.
Giurisdizione su controversie relative ai rapporti di lavoro (articolo 63
del decreto legislativo 165/2001)
Sono devolute al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro, tutte le
controversie relative ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche
amministrazioni, ad eccezione di quelle relative ai rapporti di lavoro esclusive del giudice
amministrativo.
Sono devolute al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro, le
controversie relative a comportamenti antisindacali delle pubbliche amministrazioni,
promosse da organizzazioni sindacali, dall’Aran o dalle pubbliche amministrazioni,
relative alle procedure di contrattazione collettiva.
Restano devolute alla giurisdizione del giudice amministrativo le controversie in
materia di procedure concorsuali per l’assunzione dei dipendenti delle pubbliche
amministrazioni, nonché, in sede di giurisdizione esclusiva, le controversie relative ai
rapporti di lavoro dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili, degli avvocati e
procuratori dello Stato, del personale militare e delle forze di polizia di Stato, del
personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia, dei professori e
ricercatori universitari.
La Riforma Brunetta
L’articolo 2 della legge 15/2009 (legge Brunetta) ha previsto la delega al Governo
per l’adozione di uno o più decreti legislativi volti a riformare, anche mediante modifiche
al decreto legislativo 165/2001, la disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti delle
pubbliche amministrazioni per il raggiungimento, principalmente, dei seguenti obiettivi:
○ Introduzione di sistemi interni ed esterni di valutazione del personale e
delle strutture.
○ Trasparenza dell'organizzazione del lavoro nelle pubbliche
amministrazioni e dei relativi sistemi retributivi.
34
○ Valorizzazione del merito e riconoscimento di meccanismi premiali per i
singoli dipendenti sulla base dei risultati conseguiti.
○ Definizione di un sistema più rigoroso di responsabilità dei dipendenti
pubblici.
La trasparenza nella Riforma Brunetta
La trasparenza costituisce livello essenziale delle prestazioni erogate dalle
amministrazioni pubbliche a norma dell'art. 117, comma 2, della Costituzione e è intesa
come accessibilità totale, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto
dei princìpi di buon andamento, imparzialità, e pubblicità.
Esempi: l’articolo 4 della legge 15/2009 (Legge Brunetta) inserisce nel codice
sulla protezione dei dati personali una eccezioni alle protezione della riservatezza
personale quando ci sono notizie concernenti allo svolgimento delle prestazioni ad una
funzione pubblica e sua relativa valutazione. Ancora, la legge anticorruzione (190/2012)
parla che la trasparenza dell'attività amministrativa costituisce livello essenziale delle
prestazioni concernenti i diritti sociali e civili.
La trasparenza è assicurata mediante la pubblicazione, nei siti web istituzionali
delle pubbliche amministrazioni, delle informazioni relative ai procedimenti
amministrativi, con eccezione delle disposizioni in materia di segreto di Stato, di
segreto d'ufficio e di protezione dei dati personali.
Le pubbliche amministrazioni assicurano i livelli essenziali di trasparenza
dell'attività amministrativa con particolare riferimento ai procedimenti di:
○ autorizzazione o concessione;
○ scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi;
○ concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili
finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere.
○ concorsi e prove selettive per l'assunzione del personale e progressioni di
carriera.
Sulla trasparenza, ritorna infine il decreto legislativo 33/2013 che definisce un
principio generale di trasparenza nell’articolo 1. In fine, sulla trasparenza è importante
anche il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici di cui abbiamo parlato nelle
lezioni precedenti.
L'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico nella Riforma
Brunetta
Il decreto legislativo 150/2009 contiene moltissime disposizioni circa il sistema
di valutazione delle strutture e dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
35
Ogni amministrazione pubblica è tenuta a misurare ed a valutare la performance
con riferimento alla propria struttura complessiva, alle unità organizzative in cui si
articola e ai singoli dipendenti. L'amministrazione pubblica deve adottare modalità e
strumenti di comunicazione che garantiscano la massima trasparenza delle informazioni
concernenti le misurazioni e deve adottare un organismo indipendente di valutazione
della performance.
L’organismo indipendente di valutazione: secondo l’articolo 14 del decreto
legislativo 150/2009, è costituito da un organo monocratico o collegiale composto da 3
componenti dotati dei requisiti stabiliti dalla Commissione e di elevata professionalità
ed esperienza, della valutazione della performance e della valutazione del personale
delle amministrazioni pubbliche. L'Organismo compila una graduatoria delle valutazioni
individuali del personale dirigenziale, distinto per livello generale e non, e del personale
non dirigenziale. Nelle graduatorie il personale è distribuito in differenti livelli di
performance in modo che:
○ 25% è collocato nella fascia di merito alta, alla quale corrisponde
l'attribuzione del 50% per cento delle risorse destinate al trattamento
accessorio collegato alla performance individuale.
○ 50% è collocato nella fascia di merito intermedia, alla quale corrisponde
l'attribuzione del 50% delle risorse destinate al trattamento accessorio
collegato alla performance individuale.
○ 25% è collocato nella fascia di merito bassa, alla quale non corrisponde
l'attribuzione di alcun trattamento accessorio collegato alla performance
individuale.
Queste regole sono differenziata nella contrattazione collettiva integrativa.
Strumenti per premiare il merito e le professionalità: Gli strumenti per
premiare il merito e le professionalità sono (articolo 20 del decreto 150/2009): il bonus
annuale delle eccellenze; il premio annuale per l'innovazione; le progressioni economiche
e di carriera; e) l'attribuzione di incarichi e responsabilità; f) l'accesso a percorsi di
alta formazione e di crescita professionale, in ambito nazionale e internazionale.
__________________________________________________24/10/2017
➢ Lezione 7: Funzionario di fatto e i beni pubblici
Il funzionario di fatto
Il titolare di un organo o di un ufficio normalmente svolge le sue funzioni sulla
base di un valido titolo di investitura (elezione, designazione, nomina a seguito di
pubblico concorso, contratto, ecc.). Eccezionalmente, l'atto di preposizione può mancare
o risultare viziato, in tali casi il titolare è un funzionario di fatto. Ci sono due tesi:
○ Cassetta: e funzionari di fatto quello che manca l’investitura.
36
○ Galateria-Stipo: ci sono due ipotesi, la mancanza dell’atto di investitura e
l’atto di investitura è viziato, sulla base di un atto invalido.
Nella mancanza di titolo di investitura, occorre distinguere:
✓ Dolo di qui assume la funzione amministrativa senza investitura: costituisce
fattispecie penale (art. 347 del Codice Penale)
✓ Necessità di sopperire alla carenza degli organi della amministrazione: in casi
di emergenza al fine di svolgere attività indifferibili e necessarie. Il
comportamento dovrebbe essere premiato in considerazione delle doti di
sacrificio e di altruismo.
Quando il titolo di investitura è viziato, si può distinguere tra:
✓ L'illegittimità iniziale del titolo di investitura
✓ L’illegittimità successiva del titolo di investitura, inizialmente valido a causa
dell’insorgenza di fatti nuovi.
La validità ed efficacia degli atti emessi dal funzionario di fatto dipende se i
destinatari dei provvedimenti sono a conoscenza della situazione di illegittimità. Se si,
gli atti del funzionario di fatto sono invalidi ed inefficaci salvo si sono atti emessi in casi
di emergenze. Se non, gli atti compiuti dal funzionario di fatto sono ritenersi validi ed
efficaci perché la dottrina e la giurisprudenza si basano sul principio dell’apparenza e
sulla tutela della buona fede (il ordinamento riconosce efficacia all'apparenza soltanto
in concorso con la buona fede dei soggetti interessati).
La Prorogatio: È vicino all’istituto del funzionario di fatto. È l'istituto in base al
quale un organo è legittimato a continuare ad esercitare provvisoriamente funzioni che
non saranno più suoi fino all'insediamento del successore. La prorogatio, tuttavia, deve
avere tempo definito come ha deciso la Corte Costituzionale (1992) per non violare il
principio della riserva di legge, di imparzialità e di buon andamento. L’istituto è ora
disciplinato dal decreto legge 293/1994 e c’è durazione di non più di 45 giorni. Si applica
agli organi di amministrazione attiva, consultiva e di controllo degli enti pubblici, nonché
delle persone giuridiche a prevalente partecipazione pubblica.
Sono esclusi dall’applicazione gli organi rappresentativi delle regioni, delle
province, dei comuni e delle comunità montane, gli organi che hanno rilevanza
costituzionale, gli organi per i quali la nomina dei componenti è di competenza
parlamentare e nelle ipotesi in cui la cessazione dall’ufficio da parte del soggetto
preposto è determinata da misure sanzionatorie.
I titolari della competenza alla ricostituzione degli organi sono responsabili dei
danni conseguenti alla decadenza determinata dalla loro condotta, fatta in ogni caso
salva la responsabilità penale individuale per la condotta omissiva.
37
Soggetti privati che esercitano per sostituzione pubbliche attività: La
sostituzione è possibile per ragioni: di necessità ed urgenza; non appesantimento
eccessivo dall'organizzazione degli enti pubblici; carena dei dipendenti dell’ente pubblico
che sarebbero necessari; sganciamento dai rischi imprenditoriali. Sono elementi
essenziali della sostituzione:
○ Le attività dal sostituto sono di competenza dell’amministrazione che ne
rimane titolare.
○ L’esercizio è normalmente attribuito a soggetti privati non inquadrabili
nella pubbliche amministrazioni.
○ I sostituti necessitano di un titolo di legittimazione (legge o
provvedimento amministrativo)
○ L’attività compiuta dal sostituto esclude in ogni caso la responsabilità
diretta dell'amministrazione.
I beni pubblici
In materia di individuazione dei beni pubblici si può impiegare:
✓ Criterio soggettivo: È pubblico il bene che appartiene ad un soggetto pubblico.
✓ Criterio oggettivo: Fondato sulla natura di interesse pubblico generale dei beni
stessi a prescindere dall’appartenenza pubblica o privata. I beni privati di
interesse pubblico possono essere assoggettati ad una serie di vincoli e
limitazioni (articolo 42 della Costituzione).
✓ Criterio misto: che tiene conto i due altri criteri.
I beni pubblici sono suddivisi in tre categorie:
✓ Beni demaniali: Gli articoli 822 (per lo Stato) e 824 (per le Province e Comuni)
del Codice Civile indicano i beni demaniali. Sono stati per tradizione
esclusivamente beni immobili, ma il codice ha incluse anche alcune universalità di
beni mobili (raccolte dei musei, per esempio).
Sono beni inalienabili, inusucapibili, imprescrittibili e inespropriabili e per
avere queste condizione alterati deve essere pronunciata la sdemanializzazioni
(per diventare loro patrimonio indisponible o disponibile)
Attualmente esiste anche un demanio delle Regioni che segue la stessa previsione
dell’articolo 822. Quindi, ci sono beni demaniali simile che sono di proprietà delle
Regioni e dello Stato. Si riferiscono al demanio delle Regioni gli Statuti delle
Regioni. Possiamo dividere i beni demaniali in due categorie:
○ Demaio necessario: Articolo 822 comma 1, devono necessariamente
appartenere ad enti pubblici territoriali (preferenzialmente allo Stato).
○ Demaio accidentali: Articolo 822, comma 2, si questi beni appartengono
ad enti pubblici territoriali sono beni demaniali.
La demanialità di un bene comporta anche la demanialità di tutte le sue
pertinenze e servitù (818, 825), tuttavia, non sono di regola considerati demaniali
gli eventuali frutti dei beni demaniali.
38
✓ Beni patrimoniali indisponibili: Diversamente dai beni demaniali non posseggono
il carattere della inalienabilità come regola assoluta. L’unica regola comune a tutti
i beni pubblici è la proibizione di essere sottratti alla loro destinazione senza i
modi che le leggi riguardano (828). Tale regola comporta la nullità di tutti gli atti
destinate ad incidere sulla destinazione del bene senza previsione legale.
I beni indisponibili soltanto possono diventare beni disponibili nei casi previsti
dalle leggi (829). La giurisprudenza ammette anche una sdemanializzazione tacita
che deve risultare da comportamenti univoci e concludenti da cui emerga con
certezza la rinuncia alla funzione pubblica del bene.
✓ Beni patrimoniali disponibili: Sono soggetti alla disciplina di diritto comune, sono
beni a titolo di proprietà civilistica. Vi rientrano i fondi rustici, gli immobili
urbani, le aziende industriali non destinate a servizi pubblici, le quote di
partecipazione in imprese private, il denaro esistente in cassa e quello di cui
l'Amministrazione sia creditrice. Possono anche essere affidati a terzi con
contratti di diritto comune (esempio: locazione) senza la concessione
amministrativa.
*La distinzione tra beni demaniali e patrimoniali indisponibili dipendono,
in fatto, da ragioni di opportunità politiche, storiche, o di pratica
convenienza, pertanto, un profilo meramente formale. Quasi sempre la
legge attribuisce il carattere della demanialità soltanto a determinati
beni degli enti pubblici territoriali. Le eccezione sono gli immobili
riconosciuti d'interesse storico, archeologico, artistico e per le raccolte
dei musei, delle pinacoteche, ecc. Infatti, sono beni demaniali che
possono appartenere a soggetti più ampi que gli enti pubblici territoriali.*
La privatizzazione dei beni pubblici: La legge 410/2001 ha stabilito che l’Agenzia del
demanio operi una ricognizione dei beni del patrimonio immobiliare dello Stato
distinguendo i beni demaniale, patrimoniali indisponibili e disponibili. Dopo
l'individuazione, i beni sono stati trasferiti a titolo oneroso alle “Società
Cartolarizzazione Immobili Pubblici” (SCIP).
Le SCIP con la tecnica di securitization trasformavano i beni immobili in prodotti
finanziari rappresentati da titolo negoziabili attraverso la loro cessione ad un soggetto
specializzato (società veicolo o fondo immobiliare).
La esperanza delle SCIP ha finita con vendita poco favorevole allo Stato in 2001
e 2002 che hanno contributo con il decreto-legge 207/2008 che ha trasferito i beni
immobili di proprietà SCIP ai soggetti originariamente proprietari degli stessi. Dopo
l'esperienza equivocata, la legge 111/2011 ha stabilito una società per azioni (SGR) che
gestirà il patrimonio immobiliare degli enti pubblici.
La SGR è posseduta al cento per cento dal Ministero dell’economia e delle
finanze e può attrarre capitali privati italiani ed esteri al fine di valorizzare il
patrimonio immobiliare pubblico, operando su due principali linee, un fondo di gestione
diretta degli immobili e un fondo di fondi immobiliari gestiti da terzi.
39
__________________________________________________30/10/2017
➢ Lezione 8: Le Regioni e gli enti locali dopo la riforma del titolo V, parte
II della costituzione e altri riforme costituzionali
Il pluralismo delle autonomie: la storia
Accanto allo Stato, esistono altri enti pubblici territoriali dotati di autonomia
legislativa, statutaria, regolamentare e amministrativa (le Regioni e le due Province
autonome di Trento e Bolzano) o di autonomia statutaria, regolamentare e
amministrativa (le restanti Province, le Città metropolitane e i Comuni) che sono
costituzionalmente garantite (articoli 5, 114 a 133 della Costituzione)
Secondo la Costituzione, la Repubblica riconosce le autonomie locali, senza per
questo perdere il carattere unitario che le è proprio. Dopo la Costituzione di 1948
vennero costituite le cinque regioni a statuto speciale:
✓ Trentino Alto ✓ Sardegna (1948) ✓ Friuli Venezia
Adige (1946) ✓ Valle D’Aosta Giulia (1963)
✓ Sicilia (1948) (1948)
Peró, soltanto negli anni 1968-1970 furono emanati i primi provvedimenti
legislativi per il funzionamento concreto delle regioni a statuto ordinario (norme
elettorali, di provvedimenti finanziari, delegazione legislativa, trasferimento delle
funzioni e del personale statale alle Regioni). Dopo, il 1977, ha avuto l’ulteriore
trasferimento alle Regioni di funzioni amministrative su tre “settori organici: servizi
sociali, sviluppo economico, assetto ed utilizzazione del territorio.
Venti anni dopo, la legge 59/1997 individuò una nuova ripartizione delle funzione
amministrativi tra Stato, Regioni ed enti locali. Il legislatore ha proceduto alla
individuazione delle funzione amministrative inerenti alle materie espressamente
riservate allo Stato, mentre le funzioni non individuate di detto modo sono da ritenersi
di competenza delle Regioni e degli enti locali.
Federalismo amministrativo: La riforma della legge 59/199 ha impiegato il
termine “federalismo amministrativo”, tuttavia sarebbe più corretto utilizzare il
termine di “decentramento amministrativo” perché il decentramento indica una formula
organizzatoria opposta all’accentramento. Il federalismo è un modello consistente nella
aggregazione di Stati indipendenti, questo non ha accaduto all’Italia.
Dopo la legge 59/1997 fu fatta la legge costituzionale 3/2001 per raggiungere
livello costituzione all nuovo disegno delle riforme. Le principale cambiamento fu la
riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione con il referendum
confermativo del 2002. Questa riforma sviluppa il principio fondamentale contenuto
nell’articolo 5, consistente nel riconoscimento di un sistema pluralistico, fondato su una
serie di autonomie territoriali: Regioni, Province e Comuni, di pari dignità costituzionale.
40
A questo principio viene affiancato un altro fondamentale principio, contenuto
nel nuovo articolo 118: la sussidiarietà. Ulteriori modifiche della Costituzione
riguardanti le Regioni e gli enti locali sono avvenute con la legge costituzionale 20/2010,
sugli equilibri di bilancio e una tentativa di nuova riforma nel 2016 è stata bloccata per il
referendum costituzionale del 4 dicembre di quell’anno.
Le Regioni e la disciplina costituzionale vigente
Il nuovo articolo 114 della Costituzione stabilisce che la Repubblica è costituita
dello Stato, delle Regioni, Province e Comuni. Quindi tutti gli enti pubblici territoriali
hanno pari dignità costituzionale.
Anche con la riforma dell’articolo 116, le regione possono negoziare con lo Stato
forme e condizioni particolare di autonomi che incidono sulle materia di legislazione
concorrente e le regioni a statuto speciale sono stati mantenuti. Anche sulla materia
legislativa, tutti gli enti territoriali e suoi legge devono rispettare la costituzione, i
vincoli derivanti dall’ordinamento, dell’Unione Europea e gli obblighi internazionali (117).
Competenza legislativa: Stabilita nell’articolo 117 della Costituzione, la
competenza legislativa può essere:
○ Esclusiva dello Stato: 17 materie che parlano su politica estera, rapporto
con l’Unione Europea, difesa, politiche economiche, cittadinanza,
ordinamento penale e civile, previdenza sociale, ecc. Soltanto lo Stato può
approvare leggi.
○ Concorrente Stato-Regioni: 20 materie che parlano su commercio,
professioni, protezioni civile, porti e aeroporti, previdenza
complementare, enti di credito fondiario e agrario, ecc. Nelle materie
concorrente le leggi statali stabiliscono i principi fondamentali validi
mentre le leggi regionali dettano le disposizioni che applicano detti
principi.
○ Esclusiva delle Regioni: Per tutte le restanti materie non comprese nei
precedenti. Anche in questo caso vengono in rilievo materie di enorme
importanza come l’industria, i trasporti, la viabilità, l’agricoltura, ecc.
Potestà regolamentare degli enti territoriali: Lo stesso articolo 117 ha fatto
una scelta di carattere regionalista allo Stato spetta la potestà regolamentare nelle
materie riservate alla sua legislazione esclusiva (senza pregiudizio di delegare alle
Regioni). Per tutte le altre materie, la potestà è attribuita alle Regioni, salvo che non sia
espressamente assegnata agli enti locali (garanzia costituzionale per la disciplina
dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzione loro proprie).
41
Partecipazione delle Regioni nella formazione del diritto dell’UE: Anche
disciplinato per l’articolo 117 della Costituzione. Le Regioni partecipano nel rispetto
delle norme procedurali stabilite con legge dello Stato. Loro partecipano alle decisioni
dirette alla formazione degli atti normativi comunitari (fase ascendente) e nella fase
discendente del procedimento di attuazione del diritto europeo provvedono
all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione
Europea. Lo Stato esercita il potere sostitutivo in caso di inadempienza delle Regioni.
Le leggi regionali sulla piena parità uomini e donne: Anche l’articolo 117
stabilisce che le leggi regionali devono rimuovere ogni ostacolo che impedisce la piena
parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica.
Il principio di sussidiarietà: con il nuovo articolo 118, le funzioni amministrative
che spettano agli enti locali di regola, vanno esercitate dall’ente locale più vicino ai
cittadini, cioè dal Comune, eccetto si ha bisogno di assicurare l’esercizio unitario delle
funzione amministrative, trasferendo i servizi agli altri enti. Ci sono due tipi di
sussidiarietà verticale e orizzontale (pg. 9-10).
Federalismo fiscale: L’articolo 119 della Costituzione riguarda l’introduzione del
principio del pareggio di bilancio e dell'autonomia finanziaria di Comuni, Province, Città
metropolitane e Regioni nella carta costituzionale.
Le regione e gli enti locali devono reggersi con la finanza propria, possono
introdurre nuove imposte e tasse se queste sono previste dalla legislazione statale,
restano, almeno in parte, con il gettito prelevato da un territorio (territorialità
dell’imposta).
Lo Stato può intervenire per compensare le situazioni territoriali meno
avvantaggiate, destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di
determinati enti locali e regioni. Le regioni e gli enti locali possono ricorrere
all’indebitamento soltanto per finanziare le proprie spese di investimento, ma non per le
spese correnti.
Divieto di ostacoli alla libera circolazione a livello regionale e l’intervento
sostitutivo del Governo: L’articolo 120 della Costituzione garante che una Regione non
ostacoli la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni. Lo stesso articolo
introduce un ampio e forte potere sostitutivo del Governo nei confronti degli organi
regionali e degli enti locali in più ipotesi, alcune delle quali abbastanza ambigue (pg.
16-17).
Gli organi, elezioni e altre funzioni degli organi della Regione: Gli articoli 121
e 122 della Costituzione garantiscono autonomie delle Regioni per disposizione
concernenti agli elezione diretta del Presidente della Giunta, prevede anche organi della
Regione e stabilisce la Giunta regionale come organo esecutivo. Ancora, la Costituzione
vieta l'appartenenza contemporanea a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una
delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al
Parlamento Europeo. In fine, l’articolo 123 prevede gli statuti delle Regione e il Consiglio
delle autonomie locali.
42
Dopo tutti questi cambiamenti, l’articolo 124 è stato abrogato e anche la prima
parte dell’articolo 125 restando di questo l'organizzazione di primo grado della giustizia
amministrativa. Al fine, l’articolo 126 parla su scioglimento del Consiglio regionale e
sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta mentre l’articolo 127 prevede un
procedimento per evitare possibili invasioni delle rispettive competenza legislative da
parte dello Stato o delle Regioni e viene abrogato anche gli articoli 128, 129 e 130.
Le autorità amministrative indipendenti
Sono autorità amministrative indipendenti quelle autorità monocratiche o
collegiali che godono di una particolare indipendenza dal potere governativo perché
riguardano settori socialmente rilevanti (teoria francesa dei settori sensibili). Le
autorità amministrative indipendenti esercitano, di regola, poteri normativi, poteri
amministrativi (anche sanzionatori) e poteri paragiurisdizionali.
Il potere di nomina dei loro organi, di regola, non spetta al governo ma ai
Presidente della Camera e del Senato che dovrebbero garantire designazioni di tipo
istituzionali. Vi sono, tuttavia, delle autorità amministrative indipendenti per le quali è
presente un meccanismo di nomina governativo. Esempio: Il Presidente dell’Autorità per
le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) viene nominato con decreto del Presidente
della Repubblica.
Sono principali autorità amministrative indipendenti:
✓ Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sull’esercizio del diritto di
sciopero nei servizi pubblici essenziali: Organo collegiale di sette componenti
(esperti tra materia di diritto costituzionale, del lavoro e di relazioni industriali)
che sono nominati con decreto del Presidente su designazione dei Presidenti delle
due Camere. La Commissione ha il compito di garantire l’esercizio del diritto di
sciopero, assicurando che le sua modalità salvaguardino settori sensibili, quali i
servizi pubblici essenziali, per esempio. La Commissione detta una serie di regole
cui le organizzazioni sindacali devono attenersi e valuta anche le cause di
insorgenza dello sciopero, ai fine della relativa legittimità.
✓ Autorità garante della concorrenza e del mercato (antitrust): Organo
collegiale i cui membri (presidente e due componenti) sono nominati d’intesa e
direttamente dai Presidenti delle due Camere tra persone di notoria
indipendenza, scelti all’interno di categorie caratterizzate da una elevata
professionalità. Svolge funzioni di vigilanza e controllo a tutela della libertà di
concorrenza nei mercati e una funzione latamente autorizzatoria qualora le
imprese che intendono realizzare una fusione o una concentrazione richiedono di
poter essere abilitate a ciò, in deroga alle norme di divieto.
43
✓ Autorità per le garanzia nelle comunicazioni (AGCOM): Organo collegiale,
composto dal Presidente e 4 componenti. Questa autorità svolge funzioni di
regolamentazione e vigilanza nei settori delle telecomunicazioni dell’audiovisivo,
dell’editoria e delle poste.
✓ Garante per la protezione dei dati personali: Organo collegiale costituito da
quattro membri, due eletti dalla Camera dei Deputati e due eletti dal Senato
della Repubblica, i quali a loro volta eleggono al proprio interno un Presidente. I
componenti vengono scelti tra persone indipendenti che abbiano comprovata
esperienza nelle materia del diritto e dell’informatica. Tipico potere del Garante
È un particolare sistema di controllo e vigilanza su procedimenti con cui si
realizza il trattamento dei dati personali. Sono altri poteri l’accertamento,
ispezione e autorizzazione.
✓ Autorità nazionale e anticorruzione (ANAC): ha il compito di prevenire la
corruzione nell’ambito delle amministrazione pubbliche e nelle società
partecipate e controllate dalle amministrazioni pubbliche. Ha assorbito anche le
funzioni e le risorse dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori,
servizi e forniture. È composta dal Presidente e da 4 componenti.
✓ L’autorità per l’energia elettrica e il gas: ha il compito di garantire la
promozione della concorrenza e dell’efficienza nei settori dell’energia elettrica e
del gas, nonché di assicurare adeguati livelli di qualità dei servizi. Le pubbliche
amministrazioni e le imprese sono tenute a fornire all’Autorità la collaborazione
per l’adempimento delle sue funzioni.
✓ Agenzia per l’Italia digitale (DigitPA): Ha il compito di garantire la
realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale italiana e contribuire
dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, favorendo
l'innovazione e la crescita economica.
✓ Il difensore civico: Organo inizialmente previsto solo da alcune Regioni. Oggi, ha
previsione che con disposizione statutaria le Province possono istituire difensori
civici (primo della legge 42/2010, le comuni potevano anche istituire difensore
civico, questo ha cambiato per il contenimento della spesa pubblica). Il difensore
ha il compito di svolgere un ruolo di garante dell’imparzialità e del buon
andamento della pubblica amministrazione comunale o provinciale. Il difensore
rappresenta uno strumento per la tutela dei diritti soggettivi, legittimi, ma anche
di interessi semplici, che come tali non hanno tutela giurisdizionale e è sprovvisto
di poteri incisivi.
✓ Commissione Vigilanza Fondi Pensione (COVIP): Ha personalità giuridica di
diritto pubblico e lo scopo di perseguire la trasparenza e la correttezza dei
comportamenti e la sana e prudente gestione delle forme pensionistiche
complementari, avendo riguardo alla tutela degli iscritti e dei beneficiari e al
buon funzionamento del sistema di previdenza complementare. Ha 3 componenti.
44
✓ Commissione nazionale per la società e la borsa (CONSOB): Organo a
struttura collegiale composto da un Presidente e due membri (prima della
riduzione per adeguamento dei conti pubblici, 2011, erano 5) nominati con
decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio
dei Ministri previa deliberazione del Consiglio stesso. La sua attività è rivolta alla
tutela degli investitori, all’efficienza , alla trasparenza e allo sviluppo del
mercato mobiliare italiano
__________________________________________________31/10/2017
➢ Lezione 9: Le Situazioni Giuridiche Soggettive
Ogni soggetto ha degli interessi in relazione a determinati beni della vita.
Tuttavia, soltanto alcuni interessi sono rilevanti per l’ordinamento giuridico, cioè che
ricevono sua tutela. Quando gli interessi dei singoli assumono rilevanza per l’ordinamento
giuridico abbiamo le situazioni giuridiche soggettive.
Se c’è un soggetto che può fare qualcosa, oppure pretendere qualcosa di altro
questo si configura una situazione attiva. Se, invece, il soggetto deve dare, fare o non
fare qualcosa, oppure deve subire il comportamento altrui ha una situazione passiva. Alle
situazioni giuridiche di vantaggio corrispondono situazione giuridiche soggettive di
svantaggio in capo ad altri soggetti, gli altri soggetti hanno il dovere di rispettare le
prime.
Sono situazioni giuridiche soggettive rilevante nel diritto amministrativo:
✓ Poteri o le potestà delle pubbliche amministrazioni: Il potere di una pubblica
amministrazione si concentra in un’energia idonea a produrre delle modificazioni
nella sfera giuridica altrui, unilateralmente, con o senza l’assenso dei soggetti
interessati, benefico o non a loro. È una attuazione di un pubblico interesse
eteroimposto dalla legge, quindi, con fondamento nel principio di legalità.
I poteri sono attribuiti ad una pubblica amministrazione per attuare un interesse
pubblico, costituisce mezzo destinato alla realizzazione di un fine pubblico
(carattere strumentale). I poteri si manifestano come provvedimenti.
○ Provvedimento: quell’atto attraverso quale la pubblica amministrazioni in
modo unilaterale, tipico e nominato, dispone, statuisce o comanda, su una
situazione giuridica soggettiva altrui di maniera immediata e diretta e con
effetti costitutivi (alcuni diventa proprietario di un diritto, esempio:
autorizzazione), modificativi (alterano i diritti) o estintivi (estinguono i
diritti, esempio: espropriazione).
Amministrazione per accordi: può avere un accordo tra i soggetti privati ed una
pubblica amministrazione prima dell’esercizio del potere. la pubblica
amministrazione può concludere accordi che integrano il contenuto del
provvedimento amministrativo (integrativi) o accordi che sostituiscono il
provvedimento amministrativi (sostitutivi).
45
Soggezione: La tipica situazione giuridica passiva corrispondente al potere della
pubblica amministrazione è la soggezione, tuttavia, al potere della pubblica
amministrazione può corrispondere anche una situazione giuridica soggettiva
attiva e di vantaggio del privato che può assumere i caratteri del diritto
soggettivo oppure i caratteri dell’interesse legittimo.
✓ Diritti Soggettivi: Situazione giuridica soggettiva attiva e di vantaggio. È diritto
soggettivo l’interesse di un soggetto ad un determinato bene della vita,
l’ordinamento giuridica realizza la forma più intensa e completa di protezione
giuridica che possa essere attribuita alla situazione giuridica soggettiva di un
privato.
Quindi, l’ordinamento giuridica riconosce determinate utilità in ordine ad un bene
e anche la tutela dei suoi interessi al bene stesso. La situazione giuridica
soggettiva passiva corrispondente al diritto soggettivo è un obbligo, un dovere
particolare. Tuttavia, il diritto soggettivo comporta per il suo titolare anche
situazioni giuridiche di carattere negativo (limiti, oneri, vincoli, condizioni, ecc.).
✓ Aspettativa legittima: Altra situazione giuridica soggettiva attiva.
L’aspettativa, però, è soltanto una situazione preliminare che anticipa o un diritto
soggettivo o un interesse legittimo. Ancora, è strumentale in quanto
direttamente finalizzata alla nuova situazione giuridica.
L’aspettativa legittima è una situazione d'attesa del soggetto cui l’ordinamento
attribuisce rilevanza giuridica. Esempio: Il titolare di una concessione per grandi
derivazione di acqua pubblica ad uso industriale, una volta scaduta la concessione
ha una legittima aspettativa al suo rinnovo.
✓ L’interesse legittimo: Esistono due fondamentali situazioni giuridiche soggettive
di vantaggio per i privati:
○ Situazione giuridiche soggettive di diritto soggettivo: riguarda i
rapporti tra i privati ed è disciplinata dal codice civile.
○ Situazione giuridiche soggettive di interesse legittimo: riguarda i
rapporti tra le pubbliche amministrazioni e i privati ed è disciplinata dal
diritto amministrativo.
Quindi, nella situazione di interesse legittimo ci sono due situazione giuridiche
attive, l’interesse del privato e il potere della pubblica amministrazione.
L’interesse legittimo, sempre collegato necessariamente ad un potere della
pubblica amministrazione, serve a contenere l’esercizio di questo potere nei limiti
delle norme e delle esigenze della funzione amministrativa. Un esempio di
interesse legittimo sarebbe la pretesa di un straniero di ottenere il visto sul
passaporto. Lo Stato valuta se concedere il visto, ma la pubblica amministrazione
è tenuta al corretto esercizio del proprio potere. L’interesse legittimo del
privato contribuisce a determinare il corretto esercizio del potere pubblico.
La giurisdizione italiana: In Italia, il giudice ordinario ha giurisdizione, di regola,
soltanto sui diritti soggettivi, mentre il giudice amministrativo ha giurisdizione,
di regola, soltanto sugli interessi legittimi. L’Unione Europea non conosce affatto
questa distinzione.
46
Gli implicazioni sulla distinzione tra diritto soggettivo e interesse legittimo
La distinzione delle due giurisdizioni, ordinaria (diritto soggettivo) e
amministrativo (interesse legittimo) è riconosciuta a livello costituzionale come si può
vedere negli articoli 24 comma 1, 103 comma 1 e 113 comma 1.
Legge 2248/1865: Con la nascita del Regno d’Italia (1861), una delle principali
questioni da risolvere venne individuata nella necessità di leggi sulla unificazione
amministrativa. Questa legge abolì i giudici del contenzioso amministrativo e ha
attribuito molte questione amministrative alle autorità amministrativa.
La legge, in fatto privava di tutela giurisdizionale e lasciava all’arbitrio delle
pubbliche amministrazioni questioni importanti. Esempio: permesso per porto d’armi, per
pubblici spettacoli, per aprire alberghi. La questione fu cambiata con la legge
5992/1989 per la tutela degli interessi legittimi.
Teorie sulla natura dell’interesse legittimo
In tema di natura dell’interesse legittimo si possono ricordare le seguenti
principali teorie:
✓ Teoria dell'interesse occasionalmente o indirettamente protetto: L’interesse
legittimo sarebbe un interesse individuale coincidente o comunque strettamente
connesso con l’interesse pubblico e protetto soltanto attraverso la tutela
giuridica di quest’ultimo.
Quindi, l’ordinamento intende proteggere l’interesse pubblico e discende, di
riflesso, anche la tutela dell’interesse legittimo del singolo. La teoria è
considerata frutto di una concezione abbastanza autoritaria. La dottrina
prevalente ritiene superata questa teoria che fa differenza anche tra interesse
legittimi e diritto affievolito dividendo quest'ultimo in due:
○ Diritti fievoli ab origine: Diritti soggettivi che dipendono giuridicamente
dall’interesse pubblico e non possono essere tutelati senza questo.
○ Diritti esposti ad affievolimento: Nascono come diritti soggettivi perfetti
ma possono affievolirsi quando entrano in contrasto con gli interessi
pubblici di cui è titolare la pubblica amministrazione. Tuttavia, si è
obiettato che tutti i diritti soggettivi possono andare incontro alla
vicenda del condizionamento per esigenze di pubblico interesse.
✓ Teoria delle norme di azione e delle norme di relazione: Secondo questa
teoria le norme che disciplinano l'attività della pubblica amministrazione si
dividono in due categorie:
○ Norme di azione: Regolano puramente l'esercizio dei poteri della pubblica
amministrazione imponendo determinati comportamenti con riferimento
diretto ed esclusivo all’interesse pubblico. Quando l’amministrazione viola
una norma d’azione può ledere un interesse legittimo, dando vita ad un
atto invalido.
47
○ Norme di relazione: Disciplinano i rapporti fra la pubblica amministrazione
ed i cittadini e pongono i limiti reciproci tra poteri dell'amministrazione e
diritti dei cittadini. Quando l'amministrazione viola una norma di
relazione, lede un diritto soggettivo dando vita ad un atto illecito.
Questa teoria è stata criticata perché, pur distinguendo chiaramente tra le due
categorie di norme non riesce a individuare, nella pratica, quali siano
effettivamente le norme di relazione e le norme di azione.
Inoltre, le norme di relazione sono al tempo stesso norme di azione in quanto
vincolano la condotta dell’amministrazione e le norme di azione sono norme di
relazione in quanto fissano relazioni tra amministrazione e soggetti privati.
✓ Teoria dell’interesse legittimo come diritto potestativo di provocare
l’annullamento dell’atto amministrativo illegittimo: Secondo questa teoria,
l’interesse legittimo acquista rilevanza giuridica soltanto in conseguenza della sua
lesione da parte dell’amministrazione. La teoria viene criticata in quanto
l’interesse legittimo è una specifica situazione che ha autonoma rilevanza anche
prima che venga lesa e anche a prescindere dal fatto che possa essere lesa.
✓ Teoria dell’interesse legittimo come pretesa alla legittimità degli atti
amministrativi: Secondo questa teoria, l’interesse legittimo è una pretesa
tutelata affinché la amministrazione (ogni qualvolta decide di attivarsi) emetta
provvedimenti legittimi. È criticata per la ragione che al dovere generale della
amministrazione di osservare le leggi corrisponde un interesse tutelato in capo a
tutti i soggetti, invece, l’interesse legittimo è riconosciuto soltanto in capo ad
alcuni determinati soggetti, direttamente lesi.
✓ Teoria dell’interesse legittimo come protezione contro i poteri della pubblica
amministrazione: Questa è la teoria più convincente, per questa teoria
l’interesse legittimo è sempre collegato necessariamente ad un pubblico potere e
serve a contenere l’esercizio di questo potere nei limiti delle norme e delle
esigenze della funzione amministrativa. In base al tipo di interesse materiale
protetto si distinguono:
○ Interessi legittimi pretensivi: In cui titolari pretendono un’attività
diretta dell’amministrazione ad ampliare la loro sfera giuridica.
○ Interessi legittimi oppositivi: Legittimano i titolari ad opporsi di fronti a
provvedimenti amministrativi riduttivi della loro sfera giuridica.
○ Interessi legittimi partecipativi: Gli interessi partecipativi sono tipici di
una società in cui i cittadini non si limitano, passivamente, ad assorbire
servizi ma sono anche inseriti, attivamente, nei circuiti decisionali
dell’amministrazione.
48
__________________________________________________06/11/2017
➢ Lezione 10: La risarcibilità delle lesioni a interesse legittimo ed i controlli
La risarcibilità stabilita per legge
Prima della sentenza delle Sezioni unite della Cassazione (500/1999), la
giurisprudenza non ammetteva l’azione di risarcimento danni per lesione di interessi
legittimi, il principio della non risarcibilità degli interessi legittimi si era formato con il
concorso di due elementi:
49
✓ Gli interventi del legislatore favorevoli alla risarcibilità in alcune materie dei
danni agli interessi legittimi culminati nel decreto legislativo 80/1998 che in
alcune fattispecie aveva attribuito al giudice amministrativo il potere di disporre
il risarcimento del danno ingiusto.
✓ Il progressivo formarsi di una giurisprudenza della Corte di cassazione volta ad
ampliare l’area della risarcibilità ai sensi dell’articolo 2043 del Codice Civile.
La sentenza 500/1999
Responsabile per cambiare l’orientamento della Corte di Cassazione su il tema,
con la sentenza la Cassazione ha ammesso che la tutela risarcitoria deve essere
assicurata in relazione alla ingiustizia del danno che può verificarsi sia nei confronti di
un diritto soggettivo, sia di un interesse legittimo.
Il risarcimento è ammissibile soltanto se l'attività illegittima della pubblica
amministrazione abbia determinato, con dolo o con colpa, la lesione di un interesse
legittimo che risulti meritevole di protezione alla stregua dell’ordinamento giuridico.
La sentenza ha anche definito l’interesse legittimo non soltanto come una
processuale di legittimazione, ma ha anche una natura sostanziale, emergendo nel
momento in cui l’interesse del privato viene a confronto con il potere amministrativo di
soddisfare l’interesse o di sacrificarlo.
La procedura del risarcimento d’accordo con la sentenza 500/1999
Qualora sia stata dedotta davanti al giudice ordinario o amministrativo una
domanda risarcitoria nei confronti di una pubblica amministrazione, dovranno
procedere:
○ Accertare la sussistenza di un evento dannoso
○ Stabilire se l’accertato danno sia qualificabile come ingiusto
○ Accertare se l’evento dannoso sia riferibile ad una azione oppure ad una
omissione della pubblica amministrazione
○ Accertare se la pubblica amministrazione aveva dolo o colpa (elementi
essenziale della fattispecie della responsabilità aquiliana). Questo
accertamento deve essere penetrante, non limitato al solo accertamento
dell’illegittimità del provvedimento amministrativo, ma estesa anche alla
valutazione della colpa o del dolo non del solo funzionario agente ma della
pubblica amministrazione intesa come apparato.
Dopo la sentenza 500/1999, per mancanza di legge, il risarcimento dei danni
poteva essere disposto soltanto dal giudice ordinario. Questo significava un meccanismo
di tutela farraginoso: il privato, prima, doveva rivolgersi al giudice amministrativo e,
dopo ottenuto l’annullamento doveva rivolgersi al giudice ordinario. Interviene sulla
questione la legge 205/2000 concedendo competenza al giudice amministrativo a
conoscere di tutte le questione relative al risarcimento del danno e agli altri diritti
patrimoniali consequenziali (art. 7).
50
Dopo la legge 205/2000 e prima del codice del processo amministrativo
(104/2010) era sorto un contrasto tra la giurisprudenza dei giudici amministrativi e la
giurisprudenza della Corte di cassazione circa le modalità di proporre e coltivare l’azione
di risarcimento danni per lesione degli interessi legittimi. Vediamo:
✓ I giudici amministrativi: Hanno seguito il sistema della pregiudiziale
amministrativa (pregiudiziale di annullamento) in cui sarebbe necessaria
(requisito di ammissibilità) la preventiva impugnazione dinanzi al giudice
amministrativo del provvedimento amministrativo lesivo rispetto alla proposizione
della domanda di risarcimento dei danni. Quindi, ci sono due fasi: annullamento
del provvedimento e risarcimento del danno.
✓ La Corte di Cassazione: Non ha ritenuto necessaria la pregiudiziale
amministrativa. Quindi, potrebbe essere chiesta al giudice amministrativa la
tutela demolitoria e, insieme o successivamente, potrebbe essere chiesta la
tutela risarcitoria, tuttavia, la parte potrebbe chiedere al giudice amministrativo
anche la sola tutela risarcitoria.
Il nuovo codice del processo amministrativo fornisce due soluzioni:
✓ Azione di annullamento del provvedimento amministrativo illegittimo: stabilita
nell’articolo 29 del codice del processo amministrativo. È la più classica delle
azioni esperibili dinanzi al giudice amministrativo. L’azione può essere proposta
nel termine decadenziale di 60 giorni per i tre vizi tipici di legittimità
(incompetenza, violazione di legge o eccesso di potere) e può essere
accompagnata da un’azione di condanna anche con risarcimento dei danni.
✓ Azione di condanna: può essere proposta anche in via autonoma. Se si sceglie
questo è previsto un termine decadenziali di 120 giorni per proporre l’azione dopo
la verificazione del fatto dannoso oppure della conoscenza del provvedimento se
il danno deriva direttamente dal provvedimento stesso.
Caso questa via sia scelta il giudice esclude il risarcimento dei danni che si
sarebbero potuti evitare usando l’ordinaria diligenza, anche attraverso
l’esperimento degli strumenti di tutela previsti (art. 30, comma 3), cioè, in caso
di azione risarcitoria disgiunta dall’azione di annullamento, la consistenza del
danno risarcibile sarà calcolata tenuto conto del concorso colposo del
danneggiato che omettendo di esperire l’azione di annullamento si sia
autoprocurato conseguenza dannose.
Interessi collettivi e interessi diffusi
Le situazione giuridiche soggettive (diritto soggettivo, interesse legittimo)
possono assumere una dimensione ultra-individuale, super-individuale, che si riferisce ad
ampie collettività (gruppi spontanei, associazioni riconosciute o non).
51
Per lungo tempo era stata negata rilevanza giuridica alla dimensione
superindividuale, avendo bisogno di dividere loro in una serie di interessi e rapporti
individuali. L’impostazione individualistica trovava il suo punto d'appoggio nell’articolo 26
del regio decreto 1054/1924. Nello stesso senso si esprimeva l’articolo 4 della legge
1043/1971.
Tuttavia, mettendo queste legge in confronti con gli articoli 2 (diritti inviolabili
dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociale) e 18 (diritto di associazione) della
Costituzione la visione diventa un pò pregiudicata. Anche la disciplina su i contratti
collettivi di lavori ha aiutato la modifica di pensiero, come, per esempio, il diritto di
sciopero il cui esercizio è determinato da interesse superindividuali.
In fine, negli anni recenti vengono sempre più di frequente sottoposti alla
decisione dei giudice interessi di gruppi e di collettività. Sono emersi anche interessi
ultra individuali rappresentati da aggregati di difficile collocazione sistematica, sono
esempi: una “class action” promossa da Legambiente (associazione ambientalista) contro
la regione di Campania, una “class action” proposta contro le lunghe liste d’attesa degli
ospedali con fondamento nell’articolo 32 della Costituzione.
Gli interessi collettivi e gli interessi diffusi
Nell’ambito degli interessi superindividuali, viene posta di regola una distinzione
tra interessi collettivi e interessi diffusi.
✓ Interessi collettivi: Interessi comuni agli appartenenti ad una ben determinata
e stabilmente organizzata categoria (gruppo individuato, ordine specifica,
collegio professionale) oppure di interessi che sono rappresentati da un
determinato ente pubblico. Questi gruppi possono avere la più varia natura
giuridica e la giurisprudenza ha precisato che l'interesse collettivo tutelato da
un ente deve identificarsi nell’interesse di tutti gli appartenenti alla categoria
unitariamente considerata.
✓ Interessi diffusi: Sono riferibili ad una pluralità indeterminata di soggetti che
sono ancora non organizzati ma sono rimasti per così dire “allo stato fluido”. La
dottrina , a proposito di questo tipo, ha parlato di interessi adespoti (senza un
padrone o senza un gruppo organizzato che li tutela). Tuttavia, anche gli interessi
diffusi sono destinati a trovare un gruppo organizzato che se ne farà il portatore
riconosciuto dall'ordinamento giuridico, trasformandosi in interessi collettivi
(possono essere tutelati in sede giudiziale solo in quanto il legislatore attribuisca
ad un ente esponenziale la tutela degli interessi).
Gli interessi diffusi non riguardano soltanto l’ambiente e il paesaggio ma anche
altri settori (difesa consumatori, associazioni femminili e femministe in processi
relativi a violenze sessuali, per esempio). La tutela degli interessi diffusi, infatti,
È maggiore nei paesi economicamente più sviluppati.
52
*La legge finanziaria per il 2008 ha istituito per la prima volta l’azione
collettiva risarcitoria a tutela dei consumatore che è stata sostituita
dalla legge 99/2009 che ha previsto l’inserimento del codice del consumo
di un nuovo articolo (140 bis) per l’appunto intitolato “azione di classe”.*
La class action contro la pubblica amministrazione
Prevista dal decreto legislativo 198/2009, la “class action” contro la pubblica
amministrazione presenta alcuni caratteristiche:
○ Chi agisce in giudizio: I titolari di interessi giuridicamente rilevanti ed
omogenei per una pluralità di utenti e consumatori direttamenti lesi dalla
condotta tenuta nello svolgimenti dei compiti dalle amministrazione e
concessionari di servizi pubblici. Il soggetto promotore non
necessariamente è un soggetto collettivo, ma può essere un singolo che si
faccia promotore degli interessi di una collettività di persone.
○ Presupposti dell’azione: deve essersi verificata una lesione diretta,
concreta ed attuale degli interessi di utenti e consumatori, dipendente:
➢ Dalla violazione di termini o dalla mancata emanazioni di atti
amministrativi obbligatori. L’azione di classe si affianca alla
possibilità prevista per il singolo cittadino di reagire
individualmente ai ritardi relativi alla sua singola pratica con il
vantaggio di richiedere anche il risarcimento del danno.
➢ Dalla violazione degli obblighi contenuti nelle carte di servizi
ovvero dalla violazione di standard qualitativi ed economici stabiliti
per i concessionari di servizi pubblici, dalle autorità preposte alla
regolazione ed al controllo e per le pubbliche amministrazioni.
○ Soggetto passivo del ricorso: Proposto nei confronti degli enti i cui
organi sono competenti a esercitare le funzioni o a gestire i servizi cui
sono riferite le violazione e le omissioni a presupposto dell’esercizio
dell’azione.
○ Soggetti esclusi dall’applicazione del decreto: autorità amministrative
indipendenti, organi giurisdizionali, le assemblee legislative e gli altri
organi costituzionali nonché la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
○ Risarcimento del danno: il ricorso non consente di ottenere il
risarcimento del danno. A tal fine, restano fermi i remedi ordinari.
○ Giurisdizione: Il ricorso è devoluto alla giurisdizione esclusiva del giudice
amministrativo e le questioni di competenza sono rilevabili anche d’ufficio.
○ Sentenza: Il giudice accoglie la domanda se accerta la violazione,
l’omissione o l'inadempimento presupposto ordinando alla pubblica
amministrazione o al concessionario di porvi rimedi entro un congruo
termine. L’amministrazione individua i soggetti che hanno concorso a
cagionare le situazioni presupposto del ricorso, e adotta i conseguenti
provvedimenti di propria competenza.
○ Regime transitorio: La concreta applicazione del decreto 198/2009 è
determinata con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri.
53
I controlli nelle pubbliche amministrazioni
Il controllo è definito come l’attività di un organo o di un ente che vigila atti o
attività di un altro organo dello stesso ente (controllo interno come il controllo di
regolarità amministrativa e contabile) o di un ente diverso (controle esterno come quello
fatto per la corte di Corte dei Conti).
Il controllo verifica se un atto o un’attività siano conformi a norme giuridiche
oppure a regole di opportunità e di convenienza, oppure agli obiettivi fissati da piani e
programmi e se conclude con la formulazione di un giudizio in seguito al quale viene
adottata una misura giuridica. Il giudizio può essere:
○ Positivo: La misura giuridica consiste nell’approvazione dell’atto
sottoposto a controllo.
○ Approvazione condizionata: L’organo di controllo può porre un visto
condizionato ogni qual volta con tale procedura garantisca la legittimità
dell’atto con un più breve procedimento amministrativo. L’approvazione
condizionata non sopprime la volontà dell’amministrazione attiva che
rimane libera di adeguarsi o contestare le osservazioni dell’organo di
controllo. In fine, l’organo di controllo non deve invadere le competenze
dell’amministrazione controllata ma limitarsi ad accertare i requisiti
stabiliti dalla legge ovvero a precisare espressioni in dubbio significato.
○ Negativo: Che può essere eseguito di tre misure giuridiche:
➢ Repressiva: Annullamento dell’atto sottoposto a controllo.
➢ Impeditiva dell’efficacia dell’atto
➢ Sostitutiva: Avviene quando un ente o un organo omette di
compiere in atto obbligatorio o ritarda ingiustificatamente
l'emanazione dell’atto obbligatoria. Il più famoso esempio è
l’articolo 120 comma 2 della Costituzione.
Sotto il profilo dell’oggetto dei controlli, viene operata una distinzione tra
controllo sugli atti e controllo sugli organi.
✓ Controlli sugli atti: Dal punto di vista temporale il controllo sugli atti possono
essere preventivo (prima l’efficacia dell’atto), concomitante (parallelamente alla
gestione da controllare) o successivo. Materialmente, possiamo dividere il
controllo in tre categorie:
○ Controllo di legittimità: Diretto a verificare che non sussistano nell’atto
uno o più dei tre classici vizi di legittimità (incompetenza, violazione di
legge, eccesso di potere).
○ Controllo di merito: effettuato verificando se nell’atto sono rispettati i
criteri di opportunità, convenienza e di buona amministrazione.
○ Controllo strategico: verifica se determinati atti conseguono gli obiettivi
previsti dai piani e programmi.
54
✓ Controllo sugli organi: Sono particolarmente importanti i controlli sugli organi
degli enti territoriali.
○ L’articolo 126 comma 1 della Costituzione prevede la possibilità di
scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della
Giunta per mezzo di decreto del Presidente della Repubblica quando si
verifica: a) Compimento di atti contrari alla Costituzione; b) Gravi
violazioni di legge; c) Esigenze di sicurezza nazionale.
○ L’articolo 126 comma 2 prevede anche un controle del Consiglio regionale
nei confronti del Presidente della GIunta, che può concretizzarsi in una
mozione motivata di sfiducia.
○ Per quanto riguarda gli enti locali, il controllo è previsto dall’articolo 141
del testo unico sugli enti locali di cui al decreto legislativo 267/200
prevede lo scioglimento dei consigli comunali e provinciale mediante
decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro
dell’interno.
Il controllo della Corte dei Conti
La Corte dei Conti è un organo a rilevanza costituzionale, del tutto indipendente
rispetto al Parlamento e al Governo, che esercita funzioni giurisdizionali (articolo 103,
comma 2 della Costituzione) e funzioni di controllo (articolo 100, comma 2 della
Costituzione). Su il controllo, possiamo dire che la Corte esercita tre funzione:
✓ Controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo: Gli atti soggetti al
controllo preventivo di legittimità della Corte dei Conti sono ora tassativamente
indicati dall’articolo 3 della legge 20/1994. Esempio: provvedimenti emanati a
seguito di deliberazione del Consiglio dei Ministri e i provvedimenti di
disposizione del demanio e del patrimonio immobiliare.
✓ Controllo successivo: La Corte svolge anche in corso di esercizio il controllo
successivo sulla gestione del bilancio e del patrimonio delle amministrazioni
pubbliche, nonché sulle gestioni fuori bilancio e sui fondi provenienti dall’Unione
Europea, verificando la legittimità e la regolarità delle gestione, nonché il
funzionamento dei controlli interni a ciascuna amministrazione. A differenza del
controllo preventivo l’esito del controllo successivo non incide sull’efficacia degli
atti ma comporta la predisposizione di relazione e osservazioni. In caso di
giudizio negativo, l’amministrazione deve attenersi alle indicazioni della Corte.
✓ Controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in
via ordinaria: Negli anni recenti a questi controlli della Corti dei Conti si sono
aggiunti: a) Controllo sulla copertura finanziaria delle leggi di spesa; b)Controllo
esterno sui bilanci di province e comuni (enti locali); c) Controllo su il mancato
funzionamenti dei controlli interni agli enti locali
Anche il Ministero dell’economia e delle finanze può attivare verifiche sulla
regolarità della gestione amministrativo-contabile di un ente locale qualora l’ente
evidenzi situazioni di squilibrio finanziario.
55
I controlli interni negli enti locali
Gli articoli 47 e seguenti del testo unico degli enti locali (decreto legislativo
267/2000) prevedono una serie di controlli interni che sono organizzati dagli enti locali
in base al principio della distinzione tra funzioni di competenza degli organi politici
(indirizzo politico) e funzioni di competenza degli organi amministrativa (funzioni di
gestione amministrativa). Per l’effettuazione dei controlli interni più enti locali possono
istituire uffici unici, mediante una convenzione. I controlli interni sono:
✓ Controllo di regolarità amministrativa e contabile: Ha il fine di garantire la
legittimità, regolarità e correttezza dell'azione amministrativa e si svolge in due
fasi:
○ Fase preventiva o di formazione degli atti: Il controllo è esercitato dal
dirigente o dal responsabile del servizio attraverso il rilascio del parere di
regolarità tecnica che attesta la regolarità e correttezza dell’atto.
○ Fase successiva alla formazione degli atti: Il controllo avviene, sotto la
direzione del segretario dell’ente, in base ai principi generali di revisione
aziendale e secondo le modalità definite da ciascun ente locale nell’ambito
della sua autonomia organizzativa. Sono soggette al controllo le
determinazioni di impegno di spesa, i contratti e gli altri atti
amministrativi. Le risultanze dei controlli sono trasmessi periodicamente
ai dirigenti o ai responsabili dei servizi dell’ente.
✓ Controllo strategico: Gli enti con popolazione superiore a 15.000 abitanti
possono essere definite metodologie di controllo strategico per verificare lo
stato di attuazione dei programmi (risultati conseguiti rispetto agli obiettivi
predefiniti, tempi di realizzazione rispetto alle previsioni, aspetti socio
economici, ecc.)
✓ Controlli sulle società non quotate partecipate dall’ente locale: Controllo
anche per gli enti con popolazione superiore a 15.000 abitanti. Per queste società
ciascun ente locale definisce preventivamente gli obiettivi gestionali a cui deve
tendere la società partecipata secondo parametri qualitativi e quantitativi e
organizza un idoneo sistema informativo finalizzato a rilevare i rapporti
finanziari tra l’ente proprietario e la società, la situazione contabile, gestionale e
organizzativa, ecc. Sulla base di tali informazioni, l’ente locale effettua il
monitoraggio periodico sull’andamento delle società non quotate, analizza gli
scostamenti rispetto agli obiettivi assegnati e individua le opportune azioni
correttive.
✓ Controllo sugli equilibri finanziari: Svolto sotto la direzione e il coordinamento
del dirigente o del responsabile del servizio finanziario mediante la vigilanza
dell’organo di revisione di ciascun ente locale. È disciplinato nel regolamento di
contabilità di ciascun ente locale ed è svolto nel rispetto delle disposizioni
dell’ordinamento finanziario e contabile degli enti locali e delle norme che
regolano il concorso degli enti locali alla realizzazione degli obiettivi finanziari.
56