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Bella con l’anima.

Marcello Bettoni, IS “Carlo Dell’Acqua”, Via Bernocchi 1, Legnano.


Marialetizia Mangiavini, Liceo Classico “P.Verri”, Via S.Francesco 11, Lodi-
Università Cattolica di Milano, SSIS

fsbet@libero.it
marialetizia.m@tiscali.it

In un progetto e-learning, la tecnologia non è tutto : deve essere


recuperata la centralità della progettazione didattica e pedagogica.
Ma come formare questa sintesi di competenze informatiche ed al
contempo didattiche?
Nella nostra storia, quella di due umanisti prestati alle ICT,
determinante è stata la libera disponibilità di LCMS e SW Open
Source.
L’O.S. è secondo noi la “chiave” per permettere, all’interno della
scuola, della Università e della formazione professionale, lo sviluppo
di professionalità “trasversali”, slegate dai canali di formazione
tradizionali, dalle clientele, dai collateralismi, dalle appartenenze,
dalle caste ed dagli ordini professionali.
L’Open Source come via ad una Open Society, più flessibile, più
aperta, più meritocratica.

1. Dalla logica proprietaria all’Open Source: l’acquisizione di una


nuova professionalità

Gli autori di questo contributo provengono dal mondo della Scuola superiore
italiana, Liceo classico e formazione degli adulti.
Grazie all’OS hanno acquisito competenze tecnologiche che li hanno portati ad
esiti professionali alquanto curiosi : dalla progettazione di contenuti didattici alla
erogazione di corsi di e-learning, dalla installazione ed applicazione di CMS e
LCMS fino al progetto di un GLSP (Global Learning Service Provider) che offra
alle scuole ed alle istituzioni tutti i servizi della filiera e-learning che
generalmente necessita loro, dalla registrazione del dominio alla formazione dei
docenti, dalla A alla Z.
Per la verità il nostro percorso è partito dalla realizzazione di un corso
multimediale su LCMS proprietario, per conto di una società del gruppo RCS.
Presto ci siamo accorti, tuttavia, che il nostro desiderio di conoscenza e il
bisogno di strumenti adeguati alle necessità didattiche sarebbe rimasto
insoddisfatto , limitato com’era agli angusti spazi delle soluzioni proprietarie
all’interno delle quali ci eravamo mossi fino ad allora. Ci pareva , infatti, che il
database della piattaforma proprietaria su cui lavoravamo fosse sottoutilizzato,
cioè non esprimesse tutte le potenzialità che intuivamo si dovessero richiedere
ad un sistema di gestione degli utenti , sia nel tracciamento delle statistiche, sia
dal punto di vista dell’assessment . Le nostre richieste di strumenti più flessibili,
come ad esempio quella di un servizio che consentisse l’inoltro via mail o via
sms dei post del gruppo di lavoro, erano destinare a cadere nel vuoto.
Il passaggio ad una fase di studio e di rassegna di (L)CMS e SW Open source
è stato dunque inevitabile, e naturale.

1.1. L’Open Source: perchè, per chi.

Ci è infatti sembrato che in una logica proprietaria la domanda e l’offerta


fossero nettamente separate, proprio perché mediate dal mercato. Ampliando lo
sguardo verso le soluzioni che il mondo dell’open source offre nel campo degli
LCMS, ci siamo resi conto che qui domanda e offerta sono integrate e
complementari. E questa integrazione è determinata dalla presenza di
community internazionali, dove coesistono programmatori e autori, tecnici e
sperimentatori didattici. In un famoso scritto Raymond ha paragonato il chiuso
mondo proprietario alla cattedrale, quello dell’Open Source al bazar. Ma ci pare
metafora più pertinente quella di Pekka, che ha corretto questa impostazione
proponendo un’altra immagine, quella dell’Accademia e del Monastero. Il bazar
, infatti, è un mercato, non un luogo in cui si produce cultura, mentre
l’Accademia richiama la “sinousya “ platonica, un luogo in cui attraverso il
dialogo critico si insegnava un metodo e si sviluppavano sapere e conoscenza
condivise. Nel monastero, al contrario, il principio base è la chiusura agli
apporti esterni, l’autorità.
Nell’OS viene distrutta l’autorità, ma non l’autorevolezza: quella dei
programmatori che sanno sviluppare le istanze di coloro che, competenti dal
punto di vista didattico, non sanno tradurle in algoritmi e in stringhe di codice,
ma che hanno comunque un ruolo fondamentale nella progettazione e nella
crescita di un LCMS. L’autorità si pone all’inizio della community, come sua
regola, e non è modificabile. L’autorevolezza si crea nel corso della vita della
community, non è “data”, ma raggiunta, è il frutto dei risultati riconosciuti e
testati dalla community stessa..
Il suo punto di forza è “la continua evoluzione ed il costante adattamento alle
esigenze di pubblicazione” .

La scoperta dell’Open Source è stata dunque per noi determinante : ha


arricchito le nostre competenze tecnologiche e ha stimolato una maggior
consapevolezza metodologico-didattica, mettendoci nelle condizioni di
sperimentale tutti i ruoli che devono essere ricoperti nella visione globale di un
project work: da quello di autore a quello di grafico, da quello di supervisore
didattico a quello di editore, da quello di tutor a quello di amministratore.
Da tutto ciò è emerso chiaramente il ruolo della tecnologia come mezzo di
secondo livello, della didattica come mezzo di primo livello, e della Human
Resource come vero cuore e fine di ogni attività di progettazione e-learning che
non voglia ridursi ad uno sterile addestramento meccanizzato. “
“Solo il riconoscimento che l’e-learning è prima di tutto
insegnamento/apprendimento, con la didattica come suo punto cardine,
permetterà la accelerazione dell’integrazione nei processi formativi aziendali,
istituzionali e privati” . E dove trovare le figure che assommino tutte queste
competenze necessarie alla progettazione , all’avvio ed alla gestione di un e-
learning project work ? Dove reperire le risorse umane, le competenze
didattiche ed informatiche necessarie?

1.2. Open Source e competitività

Secondo noi, soltanto attingendo all’enorme patrimonio di risorse umane


inutilizzate e spesso mortificate presente nel mondo della scuola è possibile
individuare le figure necessarie allo sviluppo di un progetto e-learning per la
realtà scolastica, sia di EDA, sia di scuola professionale o liceale, sia in
un’ottica di lifelong learning.
Insomma, la scuola come bacino di competenze didattiche, l’OS come via per
lo sviluppo di competenze nelle TIC e di nuove professionalità.
Sulle ragioni della mortificazione del personale docente molto ci sarebbe da
dire: dalla mancanza di un valido sistema di riconoscimento dei meriti, a una
certa diffusa mediocrità dell’ambiente, alla scarsa considerazione sociale di cui
la classe docente è fatta oggetto. Tutto ciò spesso si traduce in mancanza di
stimoli, e induce alla passività, ad una ripetitività nell’erogazione dei contenuti
formativi che - sia detto per inciso - nuoce spesso anche alla qualità della
formazione.
Qui, però ci preme maggiormente sottolineare la chiusura, la rigidità del
sistema : dai canali di formazione delle competenze, alla stessa strutturazione
dei curricula scolastici, al sistema mondo-del-lavoro-e-delle-professionalità
ancora impermeabile dall’esterno ed in buona misura dalla scuola stessa.
In questo senso, l’uso dell’OS ci ha permesso di sviluppare un’autoformazione
di skills informatici che ha bypassato tale impermeabilità del sistema.
E questo ci pare il vero nodo per incentivare la competitività del settore : la
creazione di adeguati canali di comunicazione tra la il mondo della formazione
ed il mondo aziendale e professionale, alla cui assenza l’OS,nella nostra
esperienza, ha egregiamente supplito e che, secondo noi, potrebbe essere un
modello su cui puntare per rendere la competitività del mercato del lavoro
“trasversale”, capace cioè di attingere a profili professionali “altri” , di diversa
provenienza (la Scuola, la P.A., l’Università) e di formazione non strettamente
tecnica (umanistica, ad esempio).

1.3. Bella con l’anima

Il fiore all’occhiello della nostra attività di ricerca e di creazione di valore


intellettuale è stato indubbiamente,finora, il progetto “Il latino nella rete”, un
percorso di formazione e consolidamento delle abilità di traduzione dal latino su
piattaforma, che ci ha portato riconoscimenti e soddisfazioni, ed il cui sviluppo è
ancora in corso. Senza entrare nelle specificità didattiche e pedagogiche, e
trascurando la rassegna degli applicativi utilizzati, ci preme sottolineare come
un suo merito sia stato quello di un accostamento inusuale e quasi “proibito” :
quello tra ICT e Latino, una lingua classica.
La cosa ha suscitato un interesse notevole, a livello italiano ed europeo, ma a
noi ha stupito questo stupore, ovvero stupisce come possa stupire un utilizzo
delle ICT che prescinda da uno sguardo “globale”, metodologico-didattico prima
che “tecnologico”.
Vogliamo fare della ICT una “bella senz’anima”?
Questo è emerso in particolare in un progetto forse ancor più significativo, per
questa sede : il corso “Personalizzazione ed E-teaching”, da noi progettato e
realizzato sinora in due scuole superiori lombarde . Questa attività di formzione
coinvolge docenti provenienti da 7 Istituti superiori, due Licei e 5 Istituti di
educazione degli adulti.
Come si evince dal nome, esso ha al centro la persona, l’individuo, (inteso
come studente ma anche come docente), con i suoi bisogni. La tecnologia
viene presentata come rassegna delle opportunità per rispondere a tali bisogni.
Ma più qualificante ci pare l’impostazione metodologica : non sarebbe stato
possibile progettarlo come addestramento all’utilizzo di software, senza una
prospettiva didattica e metodologica che il tecnico, solitamente, non ha.
Se è vero ,infatti, che il tecnico tende spesso a vedere lo strumento in modo
assolutistico, perdendo di vista la sua esclusiva funzione strumentale e la sua
vera natura, quella ancillare rispetto alla didattica (in questo caso dell’e-
learning), ed in qualche modo “ipostatizzandolo”, è pur vero il contrario : che
con la nostra formazione umanistica, filologica, archeologica e filosofica, ci
siamo trovati, nel mondo affascinante dell’OS, a tentare di introdurre
stringhe di codice in pagine php per adeguare una pagina html ai nostri
scopi, pur non conoscendo nulla di php e poco di html.
E lo abbiamo fatto sfruttando proprio quelle tecniche di apprendimento e di
autoformazione (l’abduzione, per esempio) che sono insite nella nostra
formazione liceale, universitaria, professionale, e che sono oggetto dei nostri
corsi (Il latino nella rete soprattutto) e della nostra riflessione didattica.

2. Il progetto GLSP (Global Learning Service Provider)

2.1. La normativa

L’ultimo scenario che si sta aprendo, e che è ancora in fase di definizione, è il


progetto GLSP, ovvero la realizzazione di un Global Learning Service Provider
in uno dei nostri Istituti scolastici (I.S. Carlo Dell’Acqua – Legnano).

Esso vuole tradurre in pratica questa necessità di un gestore unico, ed è in


linea con quanto confermato da recenti studi : un progetto E-learning deve
essere gestito da un unico attore, che metta in primo piano le esigenze
didattiche e ponga in atto le adeguate soluzioni tecnologiche .
Del resto, anche la DIRETTIVA STANCA SULL’OPEN SOURCE nelle pubbliche
amministrazioni, del 19 dicembre 2003 “Sviluppo ed utilizzazione dei programmi
informatici da parte delle pubbliche amministrazioni” (Gazzetta Ufficiale n. 31
del 7-2-2004) prevede due modelli di realizzazione di progetti e-learning
mediante l’Open Source : uno “Make” ed uno “Buy”. In particolare, nel modello
“Buy”, ” il coinvolgimento organizzativo e delle strutture dello istituto possono
essere ridotti per affidare ad una o più società esterne l’implementazione della
piattaforma e della erogazione del servizio e-learning. Questa di commissionare
all’esterno è sicuramente la scelta più indicata per un l’istituto che sia
sprovvisto di strutture e competenze informatiche al suo interno. I costi possono
essere contenuti rispetto all’adozione di piattaforme commerciali. L’istituto può
delegare in misura massima l’ azienda per la realizzazione del portale e di una
piattaforma , minimizzando così il coinvolgimento della propria organizzazione.
“Le aziende coinvolte nelle fasi di progettazione, implementazione e gestione
nell’erogazione dei servizi dovranno essere però in grado di comprendere
appieno le necessità della organizzazione commissionante ed individuare
soluzioni informatiche che valorizzino l’offerta formativa della scuola.”
E chi meglio di un’altra scuola può farlo?

2.2. Il progetto

Nel nostro progetto, che è stato presentato all’Expo del capitale umano e
dell’Innovazione (Milano, 15-18 marzo 2006), è un ente di formazione (L’IS
Carlo Dell’Acqua – Legnano) che si propone come fornitore e partner di altre
scuole per tutti i servizi che la filiera dell’e.learning richiede : dalla registrazione
del dominio, alla creazione, o all’eventuale trasferimento del sito scolastico, alla
implementazione ed installazione di un CMS ed un LCMS, alla loro
amministrazione sia a livello di interfaccia che di database, alla formazione dei
docenti, dei tutor e degli amministratori.La competitività di un GLSP realizzato
da un ente scolastico consiste nel superamento dei limiti che una società di
hosting ha inscritti nel proprio DNA: difficilmente, infatti, chi fornisce hosting è in
grado di provvedere alla installazione, alla realizzazione del sito, alla sua
amministrazione e contemporaneamente alla formazione dei docenti, nemmeno
sotto forma di addestramento, figuriamoci con un’impostazione didattica che
risponda realmente ai bisogni della scuola. Il fatto che il servizio sia fornito
proprio da una scuola, è per gli altri istituti, come si è detto, garanzia di
comprensione dei processi organizzativi reali, delle problematiche ricorrenti, dei
vincoli legislativi, della sostenibilità dei costi, delle esigenze della usabilità e
della accessibilità.
Tale progetto intende non solo anticipare i bisogni che si manifesteranno e che
in parte già si stanno manifestando, all’interno degli istituti scolastici, di ampliare
la propria offerta formativa sia nel senso della integrazione con il distance
learning che in quello del CSCL (apprendimento collaborativo in rete), ma
intende valorizzare le competenze che all’interno del nostro Istituto si sono
definite nel tempo, anche lato server, con la gestione della centrale di
simulazione “Impresa Formativa Simulata” della Regione Lombardia.
Anche qui, il solo aspetto tecnico non può bastare: è impensabile dotare una
istituzione scolastica di strumenti così avanzati per la gestione delle iscrizioni,
del registro elettronico, per la costruzione di corsi di recupero e per
l’ampliamento dell’offerta formativa senza aiutarla ad esprimere un progetto
didattico, senza mettere i docenti in grado di affrontare i forti cambiamenti che
la didattica online e l’e-learning comportano. Sarebbe davvero una “bella
senz’anima”, una terra fertile ma assolutamente incolta.

3. Open Source, Open Society?

In questa prospettiva, a noi sembra che l’open source non sia una minaccia alla
competitività, anzi la stimoli perché favorisce l’emergere ed il consolidarsi di
professionalità ad elevato profilo tecnologico, provenienti tuttavia da canali
diversi da quelli della formazione professionale e del mondo aziendale. E lo fa
NON tanto perché combatte monopoli ed oligopoli, quanto perché
combatte la società chiusa, legata alle clientele, ai collateralismi, alle
appartenenze, alle caste ed agli ordini professionali: la società italiana.

L’OS per una società “aperta”, alla Popper, più liberale, più meritocratica, nella
quale il merito ed il valore vengano prontamente riconosciuti dal mercato.

4. Bibliografia e Linkografia
Adkins, 2005, Wake-Up Call: Open Source LMS
http://www.learningcircuits.org/2005/oct2005/adkins.htm
Direttiva Stanca sull’Open Source nella P.A., 2003
http://www.osservatoriotecnologico.net/internet/e-learning/scenari_OSS_e-learning.htm
Osservatorio ANEE/ASSINFORM, 2005, “E-learning in Italia : una strategia per l’innovazione”
http://www.anee.it/ricerche/osservatorio05/default.asp
Pekka, 2003, L’etica hacker, Milano
Raymond,1998 la cattedrale e il bazar http://www.apogeonline.com/openpre, Milano
ss/doc/cathedral.html
Roellin, 2005 Gestione del “sistema” tra collaborazione e conflitti potenziali, in “E-learning”,
Roma.

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